Cool_schrank - April09 issue

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fashion, art and culture magazine family issue year 3 — n.14 April may 2009 Free i.p.



Io sono figlia di mia mamma e di mio papà, che a loro volta sono figli dei miei nonni e fratelli dei miei zii e zii dei miei cugini. Sono sorella di mio fratello e di mia sorella, che a loro volta sono marito e moglie dei miei cognati, che a loro volta sono figli e cugini e nipoti di altre persone. Mia sorella e mio fratello sono mamma e papà dei miei nipoti, che però sono nipoti anche dei miei genitori e di altri zii e altri nonni. Sono cugina dei figli dei fratelli di mia mamma e di mio papà, che a loro volta sono genitori, cugini, nuore, cognati, zii di altre persone che a loro volta sono figlie, cugine, nipoti di altre persone ancora... Dunque io sono sempre io, ma al contempo sono figlia, sorella, nipote, zia, cugina, cognata, parlando solo dei primi gradi di parentela... È una catena infinita. Se uno si mettesse a riscostruire tutto il proprio albero genalogico potrebbe non uscirne più... Anche perché oggi nelle famiglie ci sono anche i conviventi, i divorziati, i secondi mariti, le seconde mogli, i fratellastri e le sorellastre e tanti altri nuovi gradi di parentele ancora solo 50 anni fa inimmaginabili. La famiglia è una cosa grande: in senso figurato forse, in senso letterale sicuramente.


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Incerti arredi

Cringle Street

by Marco Dalbosco

by Roberto Covi

INDEX + COLOPHON

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Wardrobe

La roba di fam. Forer

Portfolio

Lino

by Silke De Vivo

Sindone-sindrome domestica

by Christina Vignocchi

Se il THE END fosse stato tragico

by Moira Ricci

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Fashion

by Alexander Erlacher

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Sunday with daddy

Think Tank

Familienzauber

by Kunigunde Weissenegger personalities

Se ascolto dimentico, se vedo riccordo, se faccio capisco

by Laura Casagranda

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personalities

50 anni e non sentirli

by Laura Casagranda fashion

Es geht nichts über die Familie – meisten zumindest

by Patrick Taschler

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spotlight

Buon compleanno

by Laura Casagranda

Parigi dice Merci

by Laura Casagranda

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Music

by Vanja Zappetti

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L'arte delle muse

address

Die letzte Miederschneiderei

by Kunigunde Weissenegger Something

Uno per ciascuno

by Simone Sbarbati

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Designer Toys

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fake design

Hans Loria

by Gabrielle Crosato Beauty

Eine weis(s)e Creme für die ganze Familie

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by Patrick Taschler Event

by Laura Casagranda

ART

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event

Das Labyrinth der Freiheit

by Patrick Taschler

Play Station. Giocare è una cosa seria

by Anna Quinz art

KunStart 2009 Uncensored: lo scandalo della verità

by Martina Albasini

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Personalities

by Kunigunde Weissenegger

Fashion

by Kunigunde Weissenegger

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Roberto Covi

La musica è protagonista a Bolzano

We are family

Photographer

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personalities

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Sono attratto dagli altri

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Agenda

by Simona Osti lookbook

by DIED LAST NICHT TRAVEL

One day in Amsterdam

by Mieszko Van Rijsewijk

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april may 2009 family issue

publisher inside cooperativa sociale editor Margit Oberhammer creative Director Anna Quinz aquinz@schrank.it Art Directors Riccardo Olocco Daniele Zanoni Graphic Martina Stizzoli Photo Director Alexander Erlacher aerlacher@schrank.it editor in chief Kunigunde Weissenegger kWeissenegger@schrank.it Photographers Tiberio Sorvillo authors martina albasini Laura Casagranda Gabriele Crosato jenny friso Serena Osti Emanuele Quinz Patrick Taschler vanja zapettti english translators Laura casagranda laura fisichella Web Designer Ines Ivkovick Assistants Carlotta Caligiuri Maarian cuccato Contributors Roberto covi Simone Sbarbati mieszko van rijsewijk Print Tipolitografia Alcione Lavis (TN) paper POLYEDRA SERIMAX (100 gsm) typefaces Chwast Buffalo, philosophia, futuresque and brevier reg. trib. Bz nr. 14/2007 del/von 15.10.2007 Special thanks eva ahsberg alissa daldossi sabina de lorenzo guido fantuzzi johanna gruber alice icardi lorenz mayr guido musante roberto quinz eva ritter franz staffler lisa stricker paola tognon info cool@schrank.it www.myspace.com/cool_schrank www.schrank.it Cover alessandro sambini detail from Famiglia #00

Despite intensive research and best intentions, it was no possible in every case to establish all the rights holders. We ask holders of such rights who feel they have not been properly acknowledged to contact us.



WARDROBE

La roba di fam. Forer Michael, Jessica Carnevale e Gabriel Anthony 1

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Photo Alexander Erlacher

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Michael: 1 Malizia: è un deodorante che uso da anni. I miei amici mi riconoscono già da lontano per questo profumo.

Gabriel Anthony: 7 Salviette umidificate: il mio giocattolo preferito, mi piace il rumore che fa ed i colori.

2 Cravatta: il look impeccabile delle mie giornate lavorative.

8 Paperetta: la porto dapperutto, nella vasca del bagnetto e a spasso nel passgino.

Jessica:

4 Sciarpa: non esco mai senza la mia sicarpa, compagna fedele sia in inverno che in estate.

5 Macchina fotografica: fotografo qualsiasi cosa, la macchina fotografica è sempre con me in borsa.

6 Dipinto: nel tempo libero dipingo, è un modo per rilassarmi dallo stress.

Jessica Carnevale ha vinto il concorso di Miss Südtirol alcuni anni fa. Ex impiegata, lavora saltuariamente come modella, a tempo pieno fa la mamma di Gabriel Anthony. Michael Forer ex giocatore professionista di Hockey su ghiaccio, ha partecipato al concorso Mister Mondo arrivando ottavo. Lavora in banca come direttore, da sette mesi è orgoglioso papà di Gabriel Anthony.

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della mia collezione.

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3 Orologio: mi piacciono gli orologi vistosi. Questo è un pezzo


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Marco Dalbosco Incerti Arredi 2005–2008 Dimensioni varie, mobili in carta

Tra le conseguenze più dirette e tangibili della globalizzazione possiamo annoverare la progressiva omologazione del gusto estetico, il quale prende forma grazie alla diffusione di un modello estetico di riferimento imposto dai mezzi di comunicazione di massa. Tra gli ambiti maggiormente interessati dal fenomeno dell’omologazione troviamo il gusto per l’arredamento. In questo ambito il livellamento nasce con l’obbiettivo di rendere accessibili ad un pubblico più vasto oggetti di design desiderabili attraverso l’abbassamento del costo degli stessi. Il progetto "Incerti Arredi" si sviluppa attraverso la creazione di una campagna pubblicitaria di un prodotto di arredo, seguendo il modello di quelle promosse da una nota ditta svedese. Tale ditta diviene il simbolo del livellamento estetico, risultato

di una globalizzazione che non lascia più scampo a nessuna identità. Il lavoro si sviluppa attraverso la creazione di una serie di mobili con dimensioni e materiali inconsueti. M.D., 1958, artista, vive e lavora tra Londra e il Trentino www.marcodalbosco.com

English Summary: The project “Incerti Arredi” creates an advertising campaign for a furniture product, following the model of those of a famous Swedish firm that becomes the symbol of aestetic levelling. The pieces of furniture of "Incerti Arredi", are yet created in unusual sizes and materials.


che diventa un gioco, se legato ad un pupazzo morbido da maneggiare e da tenere sul comodino. E chissà che in momenti di crisi come questo, non possa essere una nuova vincente soluzione, non solo per i più piccoli, per garantirsi ogni tanto qualche piccola emozione monetaria. s.d.v., 1977, artista e designer, vive e lavora tra Milano, Merano e Bolzano www.silkedevivo.com

English Summary: "Lino" is a piggybank made in pink leather. It is a little pig that takes its shape when the children fill it with their savings. It looks like the moneyboxes of our childhood, but it is soft and light and pleasant to use. A return to the origins of saving.

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Chi non ha, tra i ricordi dell’infanzia, un piccolo maiale di ceramica, in cui infilare i propri primi preziosi risparmi? I soldini dei denti caduti, contributi di nonni generosi, monetine trovate qua e là. Il salvadanaio è stato il primo oggetto della vita economica di ciascuno di noi, e forse ancora oggi molti lo rimpiangono, nella lotta con conti online, estratti conto e mille altre incombenze monetarie. Che emozione romperlo, e ritrovarsi, dopo mesi di risparmi, con un piccolo gruzzolo da usare per realizzare i propri desideri. Altro che bancomat, codici e scontrini, quella era pura gioia economica! "Lino" è un salvadanaio di nuova generazione, realizzato in pelle rosa. È un maialino che prende forma quando i bambini lo riempiono coi loro risparmi. Per riabituare i piccoli al piacere del risparmio,

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2008 21 x 15 cm, pelle

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Silke De Vivo Lino


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Cristina Vignocchi Sindone-sindrome domestica 1993 Canovaccio da cucina, cotone ingessato dipinto a mano con terre e matite

La necessità ci rende uguali, il dovere ci rende omologati, la ripetitività ci procura alienazione. L’arte è la cura. La ribellione verso ciò che ci provoca disagio deve essere palese, manifesta. L’arte è il mezzo. Se si è artisti. Per i profeti, lo era/è il martirio. Per i ciabattini la fame, produrre scarpe con chiodi rivolti all’interno… Per gli insegnanti, il silenzio… contro l’impossibilità di tramandare conoscenza. Ad ognuno la propria protesta. Un canovaccio da cucina usato abitualmente, giornalmente, per anni, alla stessa ora, per le stesse funzioni, può diventare simulacro e simbolo di una condizione di martirio… casalingo. Tempo rubato all’arte che ritorna all’arte. Non si smette di essere artisti quando, nelle funzioni “casalinghe femminili”, si asciugano o lavano i piatti. Uno straccio che diventa la sindone, la sindone che diventa uno straccio. Anche il proprio volto può essere ”testimonial”, come il “suo”, presunto, e lo straccio può diventare bandiera, dell’arte. C.V., artista, vive e lavora a Bolzano

English Summary: Art may be a treatment for alienations as martyrdom was such for prophets. A kitchen cloth may become a simulacrum and a symbol of a condition of home martyrdom. Time taken away from art and given back to art.


M.R., 1977, artista, vive e lavora a Milano e Grosseto

English Summary: The happy end of this film and of many others seen during my youth has led me to believe in loves with the same ending. If “the end” had been tragic I would have been more used to suffering for love disappointments.

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La mia ricerca è da sempre concentrata sulla rivisitazione di alcune esperienze vissute in prima persona di cui voglio tenere solo alcuni aspetti, secondo la mia visione attuale. Uno dei miei ultimi lavori “Se il ‘THE END’ fosse stato tragico, io sarei stata più abituata a soffrire per le delusioni d’amore” rappresenta quello che davvero ho pensato dopo l’ultima delusione d’amore, una situazione ben diversa dall’illusione che mi davano i film d’amore mandati in onda nella mia prima giovinezza sui principali canali della tv. Quei film che ti facevano sognare un amore della stessa intensità, dove i protagonisti si divertono e soffrono per quasi tutto il tempo e poi finiscono felici e contenti e che mi hanno fatto crescere con l’illusione di essere anch’io la protagonista, la buona, quella che soffre e poi finisce con il protagonista vincendo su tutto e su tutti. E invece nessuna delle mie storie d’amore finisce bene o finisce nel modo spettacolare in cui tutti sono contenti e i cattivi escono di scena vinti. Non è che ho visto solo quei film nella mia vita, ma fino alla mia prima adolescenza sì, e ogni volta che vivo un amore è sempre come tornare adolescente. Sento di dare una grande colpa ai cartoni animati e ai film di quel periodo e di dire che se la fine di questi fosse stata tragica anche io, oggi, prenderei in modo diverso la fine di una storia d’amore.

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2008 Elaborazioni grafiche su frame cinematografici

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Moira Ricci Se il THE END fosse stato tragico, io sarei stata più abituata a soffrire per le delusioni d’amore


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Sunday with daddy Photo Alexander Erlacher

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Styling Anna Quinz


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location Parkhotel Laurin – Bolzano

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clothes, accessories, shoes Pal Zileri – Bolzano


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Familienzauber Text Kunigunde Weissenegger

Es war einmal ein Vater, eine Mutter, ein liebliches Kind. Sie lebten in einem schönen, großen Haus. Und das liebliche Kind hatte ein gar so liebliches Pferd – hopp, hopp, hopp. Stopp!

Es ist einmal eine Mutter und noch eine Mutter und ein Kind und ein Junge und ein Mädchen. Das ist eine Familie. Eine große Familie. Sie leben in der großen Stadt, die eigentlich gar nicht so groß ist, in einer kleinen Wohnung, die eigentlich gar nicht so klein ist und die Mutter geht arbeiten und die Mutter bleibt zu Hause und schickt die Kinder in den Kindergarten, zur Schule und geht einkaufen und trifft im Gemüseladen den Nachbarn, der drei Häuser weiter mit seiner Mutter wohnt. Der Vater ist vor vier Jah-

ren gestorben und heute wünscht sich die Mutter eine Gemüsesuppe. Gemüsesuppen erinnern sie an früher. Eigentlich hätte sie lieber eine Brennsuppe, doch das ist schwierig und der Sohn mag sie nicht kochen. Das ist schwierig, meint er zur Mutter im Gemüseladen. Schwierig, denkt sie. Schwierig ist, Kinder anzuziehen, schwierig ist ihnen zu erklären, warum Gemüsesuppen gesund und wichtig sind. Schwierig ist, an Vatertag Muttertag zu feiern. Schwierig ist es, die Zeit dafür zu finden.


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eople -blog .com Photo s www. sexyp

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An Weihnachten kommt Mama nach Hause. Sie lebt einmal über den großen See. Einmal hin. Das ist irgendwo weit weg. Über den See fliegt sie, sagt Papa. Zuerst mit dem Auto vom Dorf in die Stadt, dann mit dem Zug von der kleinen Stadt in die große und dann mit dem Flugzeug von der großen Stadt in eine größere Stadt, über den See. Wisst ihr, weit weg, über den See, auf der anderen Seite. So weit könnt ihr gar nicht schauen. Und an Weihnachten kommt sie wieder und bleibt dann bis Neujahr. Dann lade ich alle meine Freunde ein und zeig ihnen meine Mutter. Damit sie mir endlich glauben. Schon sieben! Ich muss los. Sicher warten sie daheim schon auf mich. Der Tisch ist gedeckt und das Essen liegt bestimmt schon halb auf den Tellern. Elisa wird ungeduldig mit den Zehen wackeln und Tom sich inzwischen die Abendnachrichten reinziehen. Das Abendessen ist uns sehr wichtig. Wir kommen zusammen, sprechen zueinander, schließen den Tag ab. Jeder auf seine Art. Alle anders und verschieden. Zusammen. Fünf Jahre leben wir nun unter demselben Dach. Und niemand denkt ans Ausziehen. Manche Male ist es auch nicht einfach. Wie immer, wenn Menschen zusammenleben und sich mögen. Allein sein wäre vielleicht unkomplizierter, aber schwieriger.

Wir sind eine Familie, wie es viele gibt. Nichts Besonderes. Warum? Wie viele Kinder? Na, immer noch fünf. Mutter und Vater sind den ganzen Tag zu Hause. Doch. Sie arbeiten. Auf der Wiese, auf dem Feld, im Garten, im Haus, im Stall, auf dem Dach, im Wald, in der Küche, am Auto. Ich mag es nur nichts so gern, wenn sie den Fernsehraum abschließen. Manchmal möchte ich eben nicht an die frische Luft. Zuviel frische Luft, denk ich, kann auch nicht gut tun. Mein Freund Paul darf das. Er darf nicht immer müssen. Er bleibt den ganzen Nachmittag im Haus und geht nie raus. Er macht nicht Hausaufgaben. Nein! Die schreibt er am nächsten Tag von mir ab. Und dafür erzählt er mir die letzte Folge von unserer Lieblingszeichentrickserie. Er hat sie gesehen. Ich nicht. Ich war an der frischen Luft. Und wenn sie nicht gestorben sind, lesen sie sich vielleicht gegenseitig eine Geschichte vor und lachen, vielleicht auch manchmal. English Summary: Once upon a time there was a father, a mother and a sweet child. They lived in a sweet house with sweet windows too. But families change as well as times, history and stories change and go by. So this story tells about small families and big families, families with two mothers and families without a mother; with or without children. Happy families and families with problems and real trouble. But, all those families, however different they may be, are connected by one important, beautiful thing: love. .



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Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco

Text Laura Casagranda

"Capire che cos'è l'arte è una preoccupazione (inutile) dell'adulto. Capire come si fa a farla è invece un interesse autentico del bambino." (Bruno Munari)

Bruno Munari, figura poliedrica protagonista dell'arte, del design e della grafica del XX secolo, è noto anche per il suo profondo interesse nei confronti della didattica per l'infanzia. La sua visione è stata tradotta in un metodo, originariamente denominato “Giocare con l'arte”, che applica i principi della pedagogia attiva: contrario all'imposizione, propone l'apprendimento tramite il fare, la ricerca della conoscenza per mezzo della sperimentazione autonoma da parte dei bambini. Seguendo il principio didattico del “non dire cosa fare ma come”, il metodo si propone di insegnare ai bambini come si guarda un'opera d'arte, di promuovere la conoscenza e la comprensione dell'arte attraverso la sperimentazione diretta delle sue tecniche e regole, trasformate in giochi. Tramite l'azione, non mediata dalle parole degli adulti, ma al contrario basata sull'autoapprendimento, i bambini possono scoprire le diverse qualità dei materiali e degli strumenti, sviluppando così una capacità di osservazione della realtà attraverso tutti i sensi. Il Laboratorio, luogo d'incontro e formazione basato sulla didattica di Munari, offre al bambino gli strumenti per poter acquisire indipendenza e libertà di espressione e sviluppare un “pensiero progettuale creativo” fin dai primi anni di vita. Il primo Laboratorio per bambini venne organizzato a Milano, alla Pinacoteca di Brera, nel 1977. Da allora l'applicazione del metodo – apprezzato a livello internazionale – è stata portata avanti per più di 30 anni da alcune collaboratrici dirette di Munari, che oltre all'organizzazione di laboratori sia in Italia che all'estero, hanno dato vita all'Associazione Bruno Munari. Uno degli scopi dell'ABM è stato quello di analizzare il metodo, rifondarlo e sistematizzarlo. Il metodo Munari è infatti, per stessa volontà del suo ideatore, aperto agli approfondimenti, e nel corso degli anni è stato integrato con gli

apporti dell'Epistemologia Operativa elaborata da Donata Fabbri e Alberto Munari (figlio dell'artista). Si è arrivati quindi ad ottenere l'appellativo legalmente registrato di Metodo Bruno Munari®, per l'utilizzo didattico del quale è necessaria un'apposita formazione, organizzata dall'ABM stessa. L'applicazione più recente del Metodo Bruno Munari® ha avuto luogo a Roma, grazie ai laboratori organizzati parallelamente alla Mostra “Bruno Munari” tenutasi nei mesi scorsi al Museo dell'Ara Pacis. Ogni incontro ha avuto come oggetto un tema differente: ceramica, natura, texture, libri, forma e formati, etc. ed ha dato modo non solo ai bambini (a partire dall'ultima classe della scuola materna), ma anche ai genitori ed agli insegnanti, di avere un primo approccio con questa metodologia didattica. Il valore dei Laboratori va al di là del contesto artistico a cui fanno riferimento. I bambini, i grandi di domani, attraverso il gioco e la sperimentazione messa in atto con l'arte, hanno la possibilità di sviluppare una mente elastica e dinamica che sarà fondamentale per adattarsi e reagire con maggior efficacia alle situazioni difficili che potranno trovare nel corso della loro vita.

English Summary: Besides being one of the most influential figures in 20th century Italian art and design, Bruno Munari is also the originator of a pedagogic methodology for school-age children. Conceived in the 1970s, the Bruno Munari Method (R) (now a legally registered brand) is based on the belief that it is through active exploration and direct experience that children can develop independence of thought and a flexible mindset. Since 1977 the Bruno Munari Method (R) has had practical application through workshops held in museums, schools and other cultural environments, where children are invited to “play with art”. Experimenting different art techniques, materials and instruments, they learn to interpret art without following any guidelines imposed by adults, and they develop their own personal way to express creativity.


23 courtesy munlab www.munlab.it

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50 anni e non sentirli Text Laura Casagranda Photo Serena Osti

Il 9 marzo scorso, a 50 anni esatti dal suo debutto alla New York Toy Fair, Barbara Millicent Roberts, in arte Barbie, ha festeggiato il suo primo mezzo secolo di vita.

Generazioni di bambine di tutto il mondo hanno sognato di emularla in una delle sue tante vesti: dottoressa, atleta, ballerina, rock star… o di trovare il proprio Ken e sposarlo indossando un abito da fiaba come la loro bambola preferita. Dal 1959 Barbie è ovunque ci sia una ragazzina. Ne ha passate di tutti i colori, eppure è ancora in ottima forma e resta indiscutibilmente un'icona culturale, controversa ora come 50 anni fa. Grandi festeggiamenti sono stati organizzati in tutti gli angoli del globo per celebrare questo importante anniversario, dall'Australia al Messico, da San Paolo a Tokyo. A Malibu l'architetto Jonathan Adler ha realizzato una versione in scala reale della sua Dream House; il Museo della Bambola di Parigi ha allestito una mostra di 500 esemplari storici e, a dimostrazione di quanto i tempi siano cambiati, a Shanghai ha aperto le porte un megastore di quattro piani interamente dedicato a quello che, a torto o a ragione, è stato spesso considerato un simbolo del consumismo occidentale. La moda ha sempre strizzato l'occhio a Barbie (e viceversa), ben consapevole del potere commerciale di questa principessa pop. Per lei hanno realizzato abiti stupendi Versace, Armani, Givenchy, Dior, Yves Saint Laurent – solo per citarne alcuni. E naturalmente il contributo delle case di moda più famose non poteva mancare in occasione del suo cinquantesimo compleanno. Nel corso della settimana della moda di New York è andato in scena un vero e proprio Barbie fashion show, con abiti di oltre 50 stilisti abbinati a stiletto in tonalità Barbie Pantone 219 realizzati per l'occasione da Christian Louboutin. Il 9 marzo La Rinascente di Milano ha presentato in esclusiva la storica sedia Louis Ghost di Kartell in un'inedita ver-

sione rosa abbellita dal profilo “pony-tail” di Barbie; nel frattempo una speciale edizione rosa shocking della Fiat 500, accessoriata in perfetto Barbie-style, si aggirava per le strade del quadrilatero della moda. Le Galeries Lafayette di Parigi nel corso del mese di aprile dedicano a Barbie un'esposizione dal titolo “Barbie Fashion Show”, in cui sono esposte le creazioni realizzate per lei da grandi nomi come Karl Lagerfeld, Costume National, Sonia Rykiel, Christian Lacroix. Ed uno dei templi dello shopping parigino, Colette, ha ospitato una vera e propria Barbie boutique. Abiti ed accessori per Barbie in carne ed ossa, disegnati in esclusiva da Jeremy Scott, Andrea Crews, Bruno Frisoni, Goyard, Linda Farrow, Bless e molti altri. Non poteva mancare un make-up d'eccezione creato da Stila; e poi caramelle di Dylan's Candybar, stickers di Domestic ed un'edizione speciale del dessert Le Baiser di Ladurée nel menu del water-bar. Tutti rendono omaggio allo stile, al glamour e alla femminilità di questa bambola che, nonostante gli anni ed i molti tentativi di imitazione, è ancora la numero uno.

English Summary: Barbie has turned 50! Since her debut at the New York Toy Fair in 1959, she has been more than a doll to generations of young girls all over the globe. Pop princess, beauty and body ideal, controversial figure, and most of all, fashion icon. To celebrate the first five decades of the most stylish doll, special events have taken place in all five continents: from a fashion show for grown-up Barbies in New York to a “Barbie room” at Colette boutique in Paris; from a special edition of Kartell's Louis Ghost chair to Barbie-pink Louboutin's stilettos.


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Es geht nichts über die Familie – meistens zumindest

Text Patrick Taschler Drawings Laura Fisichella

Die Modewelt ist wie eine kleine, eingespielte Familie, zu der nur Geladene Zugang haben: Journalisten, Buyer, die engsten Freunde und natürlich die echten Familienmitglieder bekommen die begehrten Einladungen zu den exklusiven Schauen oder Events von Versace, Missoni und Co.

Es bleibt eben doch meist alles in der Familie, obwohl es heute oft nur noch der kreative Teil des Geschäfts ist, der in den Händen der mächtigen Familien liegt und deren Nachnamen wir stolz auf unseren T-Shirts und Unterhosen tragen. Aber wer sind die Menschen hinter diesen „wertvollen“ Familiennamen? Die Guccis, beispielsweise – die eigentlich nichts mehr mit der gleichnamigen Firma am Hut haben – sind nicht nur wegen ihrer modischen Höhepunkte aus den 50er, 60er und 70er Jahren berühmt, sondern auch durch den filmreifen Auftragsmord von Patrizia Martinelli Reggiani, die ihren Ex-Mann Maurizio Gucci am 31. Januar 1997 mit Hilfe einer Wahrsagerin, die zwei Killer vermittelt hatte, ermorden ließ. Die Familie Gucci war bereits wegen familiärer Auseinandersetzungen, Eifersuchtsdramen und gerichtlicher Streifzüge bekannt. Ursachen, die 1989 zum Untergang führten und den Verkauf des Unternehmens zuerst an die Investmentcorporation, dann an die LVMH-Gruppe

und zuletzt an den Luxusgüterkonzern Pinault-Printemps-Redoute (PPR) S.A. mit Sitz in Paris zur Folge hatten. Die Guccis waren somit aus dem Spiel. Ebenso tragisch und ebenfalls mit einem Mord endete das Leben von Gianni Versace, Aushängeschild des Made in Italy, der den Namen Versace in den Olymp der Modeszene katapultierte. Leider starb er am 15. Juli 1997, erschossen vor seinem Anwesen in Miami Beach von Andrew Cunanan, Prostituierter und angeblicher Serienkiller. Auch in diesem Fall wird gemunkelt, dass seine Schwester Donatella die Finger im Spiel hatte. Sie designte damals die hausinterne Jugendlinie Versus und war angeblich immer auf ihren Bruder eifersüchtig. Es ist bei den Gerüchten geblieben. Am Ende waren es aber nicht Donatella oder der älteste Bruder Santo, die das Vesace-Imperium erbten, sondern die damals noch minderjährige Tochter von Donatella, Allegra, die wiederum laut Gerüchten von ihrer Mutter zur Magersucht getrieben wurde und auch fast da-


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Summary in English: The fashion world is a sort of exclusive family you can access only by invitation. Just the closest friends, journalists, buyers and relatives are invited to fashion shows and events organized by big names such as Versace, Missoni, etc. Many people would do anything to be part of these families whilst probably some members of the same families would rather not be part of them. For many journalists the “fashion family” has replaced their real family, as they travel together all year long. Suzy Menkes, fashion editor of the International Herald Tribune, attends more than 600 fashion shows a year. Who knows if her colleagues can be as supportive as her real family. We should ask her!

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Jahr gemeinsam von einer Modewoche zur nächsten um den Globus jetten und eigentlich immer zusammen im selben Boot oder besser Flug sitzen. Suzy Menkes, die Moderedakteurin vom International Herald Tribune, besucht pro Jahr mehr als 600 Modeschauen und dazu kommen noch mehrere andere Termine. Wahrscheinlich sieht sie ihre Arbeitskollegen öfter als ihre Blutsfamilie und somit könnte man fast davon sprechen, dass die Modewelt eine Art Ersatzfamilie geworden ist. Ob sie sich da aber genauso geborgen fühlt? Das müsste man sie am besten selbst fragen.

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ran gestorben wäre. Aber wie gesagt: Dies sind alles nur Gerüchte. Und wurde nie bestätigt. Seit dem Tod von Gianni ist Donatella der kreative Kopf von Versace und Allegra geht es inzwischen auch besser. Ob sie ihrer Mutter den Platz irgendwann streitig machen will, wird man sehen. Weit harmonischer geht es bei den die Missonis zu. Jeder ist irgendwie in die Firma involviert. Gegründet wurde diese 1953, am Tag der Hochzeit von Ottavio Missoni und seiner Frau Rosita Jelmini. Zusammen mit der internationalen Expansion der Firma wurde auch die Familie erweitert: 1954 kam Vittorio zur Welt, 1956 Luca und 1958 Angela. Zusammen haben sie dann 1996 die Zügel des Unternehmens in die Hand genommen: Vittorio als Marketing Director, Luca als Technical Director und Verantwortlicher für spezielle Events und Angela als Creative Director. Und dass weiterhin alles in der Familie bleibt, garantieren die neun Enkelkinder von Ottavio „Tai“ Missoni und seiner Rosita. Die Älteste, Margherita, war bereits mehrfach das Aushängeschild auf Werbekampagnen des Familienunternehmens und fehlt bei keiner Familienfeier und Modenschau. Der Missoni-Clan ist immer eins. Neben anderen großen Familien, wie Cavalli oder auch Fendi, gibt es in der Modewelt noch eine andere Art von Familie: Jene der Insider – Journalisten, Presseagenten, Buyer, usw. – die das ganze


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We are family: everyone can see we're together

Kunigunde Weissenegger interviews Anna Buttignol & Daniele Pezzimenti Photo Daniele Pezzimenti

Zwei verschiedene Disziplinen, ein Thema und ein stiller Betrachter: Psychologie und Fotografie nähern sich Familien, die sich metaphorisch durch Familienbildhauerei beschreiben und fotografisch festgehalten werden.

Wissenschaft trifft Kunst: So verschieden die beiden Disziplinen Psychologie und Fotografie sind, so ähnlich sind sie sich doch wiederum: Aufnehmen, analysieren, erörtern. Den Blick heben. Distanz. Betrachten und aufzeigen. Niemals belehren. Trotz ihrer Unterschiedlichkeit haben sie vieles gemeinsam. Anna Buttignol und Daniele Pezzimenti sind Psychologin und Fotograf. Für ihr gemeinsames Projekt „Körperliche Metaphern der familiären Verhältnisse“ haben sie eine Methode der Familientherapie aus dem klinischen Umfeld geholt: Jedes Mitglied stellt der Reihe nach die anderen Familienmitglieder auf und formt sie wie Lehmmasse. Modelliert wird nach eigenem Gutdünken und je nach Beziehung und Verhältnis zueinander. Der Bildhauer muss dabei unter anderem auf Stellung, Haltung, Mimik, Gestik, Blicke achten und zum Schluss auch sich selbst in das Gebilde einfügen. Die aufmerksame Linse des Fotoapparates hält die Körperskulpturen fest. Ausserdem hat jede Familie einen für sie wichtigen Gegenstand mitgebracht. Wir haben die Psychologin und den Fotografen sowie Bildhauer zum kürzlich abgeschlossenen Projekt befragt. Was bedeutet Familie für euch? Anna: Aus psychologischer Sicht, kann man die Familie als mehr oder weniger organisierte Gemeinschaft mit engen Beziehungen und einer Geschichte definieren. Die traditionelle Familie, bestehend aus einem Paar mit Kindern, unterscheidet sich inzwischen sehr von den heutigen Familien. Daniele: Familie ist im eigentlichen Sinn eine Gemeinschaft von Menschen, die durch Heirat oder Abstammung miteinander verbunden sind. Für mich bedeutet Familie eine Gruppe von Menschen, die Liebe verbindet. Stichwort „Metapher“? Anna: „Metapher“ kommt vom griechischen Verb metà phérein –

anderswohin tragen, übertragen. Also eine Bedeutung in eine andere Sprache übertragen. Über die „körperlichen Metaphern“ hatten die Familien die Möglichkeit, sich ohne Worte mitzuteilen. Daniele: Ein Bild, das eine Situation beschreibt und über die Sprache hinausgeht. Daniele, was verstehst du unter Psychologie? Daniele: Ein Mittel, um mit Hilfe von Strategien, die uns zeigen, wie wir glücklich und zufrieden leben können, auf zwischenmenschliche Probleme zu reagieren. Was verstehst du unter Fotografie, Anna? Anna: Ein technisches Mittel, mit dem wir unsere Umgebung festhalten, betrachten, interpretieren, verändern, darstellen können. Die moderne Familie? Anna: Die moderne Familie ist manchmal weit entfernt von der traditionellen Familie: Patchwork-Familie, Alleinerziehende, homosexuelles Paar, Adoptivfamilie, Freunde, die zusammen leben und so weiter. Daniele: Ich weiß nicht... sicher sehr unterschiedlich und nie alltäglich und banal.

English Summary: Anna Buttignol and Daniele Pezzimenti are a psychologist and a photographer. Science meets art. For their cooperative project “Physical metaphors of family relations” they took out from clinical situations a method of the family therapy: Each member has to line up the other family’s members and mould them like loam, according to their mutual relations. The sculptor has to consider positions, expressions, gestures and finally he has to insert himself in this structure. The observing lens of the camera record this body sculptures.


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Anna Quinz interviews Valerio Dehò

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Dal 25 aprile a Merano nel suggestivo spazio Merano Arte (una parte dell’esposizione sarà visibile nella non lontana Galleria Erwin Seppi) la mostra “Play Station. Arte, giochi e tecnica“. La mostra, curata da Valerio Dehò, e realizzata in collaborazione con Treviso Ricerca Arte, che ospiterà la mostra il prossimo ottobre, presenta una selezione di nove artisti che si interrogano sull’universo del gioco.

Arte, gioco, giochi e moderni Peter Pan secondo Valerio Dehò. La dimensione del gioco, è sempre meno una caratteristica esclusiva del mondo infantile. I videogiochi, i giochi di ruolo, i pupazzi a volte mostruosi, affascinano sempre più il mondo adulto. C’è un perché a questo fenomeno, a tuo parere, legato forse all’evoluzione della società, che richiede sempre più vie utili all’evasione dalla quotidianità? Sì, nella nostra società non si butta via niente che non possa essere sfruttato dal punto di vista dei consumi e del ritorno economico. Quindi tutto ciò che è gioco è da sempre preda di interessi economici. In più oltre ai bambini anche gli adulti ormai giocano e sono invitati a giocare con tutto, dal sesso alla guerra. Quella che è stata chiamata “Sindrome di Peter Pan” è proprio l’idea di restare bambini, sempre, senza responsabilità. L’industria ha capito prima della psicanalisi tutto questo e offre prodotti ad hoc. Quella che è sempre stata un’esigenza basilare per l’individuo, è diventata uno stimolo indotto. Anche i bambini non giocano più con quello che capita, ma hanno giochi a norma UE tutti uguali, tutti sicuri, tutti banali.

Il concetto di gioco riporta a prima vista ad un’idea di leggerezza. Ma è proprio vero che il gioco è una cosa leggera e spensierata? No, si gioca per imparare a sopravvivere, si simula la lotta per la vita proprio per rispondere meglio da adulti alle mille imboscate e ai mille combattimenti che ci aspettano. Gli animali lo sanno e anche i bambini non sono da meno, se non vengono troppo rapidamente inebetiti e standardizzati dall’educazione. Gli artisti che hai scelto per Play Station lavorano intorno all’universo ludico, ognuno a suo modo. Si può forse ipotizzare, in senso più generale, che l’arte sia per chi la fa una forma di gioco? E per chi la fruisce? L’arte è sopravvivenza. L’artista non ne sa fare a meno. E’ un gioco nel senso che la società riconosce all’artista uno status di eterno infantilismo, ma si tratta di un modo per esorcizzare il potere e il fascino dell’arte su chi maneggia soldi e potere. “Loro sono bambini, mentre noi siamo adulti”, in questo modo il Potere si autogiustifica e autoassolve. Ma di fronte ad un artista che per tutta la vita insegue un suo sogno, una sua ossessione e che per questa

Property of the artist

Property of the artist

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Play Station. Giocare è una cosa seria


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Josef Rainer, Leather Lane Market (Photo on Alu. 100 x 100 cm) ; Left: ZugZwangZukunft, CYCLOTRON (2005 Modified Videogame. 50 x 50 x 160 cm); Antonio Riello, EX VOTO (2009. Painted missle. 280 x 12 x 12 cm)


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Courtesy Byblos Art Gallery, Verona

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Enrico de Paris, Biolandscape (2008. 11 Light boxes, mixed media, 35 x 35 cm cad); Francesco Bocchini, Eva e Adolf (2009. Oil, varnish and mirror on iron, basament’s mechanism. 48 x 78 x 40 cm)

è disposto a tutto, anche a rischiare la propria identità e il proprio ruolo sociale, allora tutto crolla. Gli artisti sono molto più seri e determinati, di quelli che ne acquistano le opere. Per questi può essere anche un gioco, come collezionare liquori mignon o annulli postali, sono ricchi e possono divertirsi con qualsiasi cosa, anche con il pensiero e la sensibilità altrui.

Tu giochi? Se si, che giochi preferisci e perchè? Scrivere, curare e organizzare mostre d’arte è un’attività che ha dei margini creativi importanti. Mi piacciono però i video games perché sono veri e propri simulacri della realtà, dei mondi possibili in cui vivere e abitare. Il mio gioco preferito però é progettare il futuro.

Il filosofo Wittgenstein, parlando di giochi, si riferisce a un “family feeling”. Puoi spiegarci la tua interpretazione di questo concetto e se e come entra in gioco nel tuo progetto curatoriale per questa mostra? Vi è un analogia tra i termini “arte” e “gioco” per quanto riguarda la definizione delle stesse parole. Non si può definire cos’è arte se non in quanto somiglianze. Cos’ ha in comune un affresco di Giotto con una scultura di Giacometti? Nulla, ma vi sono delle somiglianze a gruppi, a famiglie che li avvicinano.

English Summary: From April 25th in Merano in the attracting space of Merano Arte (a part of the exhibition “Play Station 2” will be on display in the not far Galleria Erwin Seppi) the show “Playstation. Arte, giochi e tecnica” will take place. The exhibition curated by Valerio Dehò, and carried out in cooperation with Treviso Arte shows a selection of nine artists who reflect upon the universe of the play world, since playing is no longer a children’s prerogative but more and more an adult reality, to escape responsabilities, to feel free, to be again and increasingly Peter Pan contemporaries.


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KunStart 2009 Uncensored: lo scandalo della verità Glocal, Rookie, Uncensored, Sold-out. Queste le parole chiave della prossima edizione di KunStart, la fiera d'arte contemporanea bolzanina che in questa sua sesta edizione proporrà un’ottantina tra le gallerie più attive sulla scena nazionale e internazionale, con presenze da oltre dieci paesi e per la prima volta anche da Giappone e Corea, a testimonianza dell’estrema vitalità del mercato asiatico. In questo periodo non proprio roseo per l’arte in regione, KunStart intende ripartire dai giovani istituendo a questo scopo un Premio ad hoc promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano. Con questa iniziativa, vera novità di questa edizione, si vuole premiare quello che viene definito “The Glocal Rookie of the Year”, che nella cultura sportiva e collegiale americana è la “miglior matricola dell’anno”. Le gallerie sono infatti invitate a proporre artisti under 35 non ancora noti agli operatori del settore che dimostrino grandi potenzialità e soprattutto capacità di dialogare con una realtà contraddittoria e periferica come quella altoatesina, osservandola con uno sguardo nuovo e inscri-

vendola in un orizzonte più ampio (di qui la definizione “glocal”). Il tema specifico del concorso per questa sua prima edizione è "Uncensored". Verrà premiata infatti la capacità di svelare attraverso la forza e l’universalità dell’espressione artistica i temi più scomodi della nostra società, i suoi tabù, le sue ferite aperte e troppo spesso coperte. La provocazione intelligente e non fine a sé stessa, la capacità di suscitare reazioni e accendere dibattiti sono infatti elementi che possono aiutare, spesso non senza provocare fastidi, a squarciare quel rassicurante velo di Maya che impedisce di osservare con attenzione il mondo e i suoi problemi. L’opera vincitrice diventerà l’immagine guida per la campagna di KunStart 2010 e verrà acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio, mentre il secondo artista più meritevole avrà l’opportunità di trascorrere un mese in qualità di artist in residence presso l’atelier di Kunst Merano Arte. L’altra novità di questa sesta edizione è legata alla natura fieristica di KunStart, che ha come scopo ultimo la stimolazione del mercato


poche decine di euro: un modo, anch’esso provocatorio, per appropriarsi del concetto espresso dall’artista senza affrontare, in tempi di crisi, una spesa eccessiva. Info e bando del concorso: www.kunstart.it

English Summary: The Bolzano fair of art, KunStart, at its sixth edition now, starts again from young artists offering a prize ad hoc promoted by the Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano. “Uncensored” is in fact a competition for artists under 35 proposed by the art galleries themselves. The title of the competition follows the subject given to the artists for the creation of their artistic works which will have to be connected with the most troublesome problems of our society.

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attraverso un approccio all’arte non solo culturale e di nicchia, ma anche economico e di massa. Con l’iniziativa Sold-out, KunStart metterà in palio un’opera del valore di 5.000 euro fra tutti i visitatori, che tramite un apposito coupon consegnato all’ingresso potranno scegliere liberamente fra quelle proposte e partecipare così ad un’estrazione finale. Si tratta di un concorso inusuale e irrituale, pensato per avvicinare anche il pubblico meno esperto al concetto di arte come “affare”, nonchè per sfidare le gallerie ad incontrare i gusti del pubblico – più l’opera si avvicinerà ai gusti della massa e maggiori saranno le probabilità che venga estratta. Non mancheranno diverse provocazioni, come ad esempio il multiplo proposto dal noto artista tedesco Ottmar Hörl: una serie di nanetti da giardino in posa dittatoriale, che intendono risvegliare lo spirito critico di chi si illude che una società democratica non sia comunque in grado di addormentare le coscienze, allineandole talora a scelte discutibili. I nanetti, schierati all’ingresso di KunStart, verranno venduti a

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Torna a Bolzano dal 21 al 24 maggio 2009 la fiera d'arte KunStart. Con tante novità e qualche provocazione. La città si prepari ad una nuova ondata del ciclone chiamato arte contemporanea.

courtesy Maisenbacher Art Gallery, Trier, Berlin

Text Martina Albasini

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OTTMAR HÖRL, "Dance Of The Devil", 2008 (particolare dell’installazione progettata per KunStart 2009)


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Sono attratto dagli altri

Cartoline dagli altri spazi #12, 1996

Kunigunde Weissenegger interviews Francesco Jodice Photo Francesco Jodice

… e dall’occasione che ho di fare dei progetti che iniziano un dialogo invisibile con le persone. Per me i linguaggi dell’arte sono degli strumenti di interfaccia per insinuarmi nelle case della gente e trasferire a loro le stesse domande che pongo a me stesso.

Quali sono i tuoi soggetti preferiti? Mi interessano i nuovi modelli sociali, in particolar modo quelli che vengono avviati nelle megalopoli in rapida crescita. Ad esempio sto completando un film della serie “Citytellers” su Dubai. Cerco di analizzare questa pulsione globale verso una nuova “opulenza personalizzata” (frase che campeggia sui manifesti di una importante Real Estate degli Emirati Arabi) e mi interessa la costruzione di un sistema di controllo totale dell’ “immagine” di Dubai, che ha portato all’impossibilità di “vedere” le condizioni di lavoro di pakistani, bangladesi, indiani che lavorano 12 ore al giorno senza alcun diritto sociale. In pratica sarà un film su una forma invisibile di neo-schiavismo progettato e patteggiato dall’Èlite araba degli sceiccati e le rimanenze della cultura post-coloniale britannica.


Ti piace spiare la gente? Come scegli chi pedinare e chi no? No, non mi piace ne mi interessa spiare la gente. Forse ti riferisci a “Secret Traces”. È un progetto nel quale pedino le persone in diverse metropoli, da Buenos Aires a Kitakiushu, da Bologna a New York. È un progetto sul senso della cittadinanza, sul senso di appartenenza a una data comunità. In generale mi interessa lo spionaggio della quotidianità, l’investigazione della normalità nella vita delle persone. Mi ha impressionato un tuo film: Hikikomori – stare in disparte, isolarsi. Cosa ti ha portato a filmare e elaborare questo fenomeno

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di re-azione. In fondo oggi l’arte contemporanea “riempie” diversi “buchi sociali”, uno di questi è l’informazione critica.

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In base a quali fattori scegli i tuoi progetti? Non saprei, ricordo che una volta John Carpenter scrisse che stava guardando un insipido talk-show in TV a Los Angeles, erano gli anni del così detto “edonismo reaganiano”, all’improvviso non ne poté più e pensò: ma com’è possibile che possono andare in TV e addormentarci tutti con programmi così vuoti e offensivi? E perché nessuno reagisce più?! Sentii il bisogno di fare qualcosa, una vera e propria necessità interiore, ne venne fuori “They Live” (Essi vivono), un piccolo capolavoro. Credo che per me il processo di innesco sia lo stesso. Ad esempio leggo continuamente dichiarazioni omofobiche, classiste, reazionarie, degeneranti e deliranti di Ratzinger e penso: Ma come è possibile lasciare questo pericoloso cattolico medioevale libero e gestore di un tale potere mediatico e così nasce un bisogno

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What we want, Forte dei marmi, r13, 2000


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what we want, Osaka, t49, 2008

comportamentale riguardante adolescenti e giovani in Giappone? E’ un film ambiguo e ambivalente, alcuni lo vedono come un film su di un disagio giovanile, altri come un film su una nuova e bellissima forma di resistenza sociale e civile. Mi interessano i nuovi fenomeni sociali, specialmente se legati a culture giovanili alternative. Gli Hikikomori sono un fenomeno sociale molto complesso e ben radicato nella tradizione giapponese e nell’antropologia urbana contemporanea di Tokyo, Osaka e altre metropoli. Possiamo pensare agli Hikikomori come a una nuova malattia sociale o come a un’evoluzione della specie, una forma di neo-eremitismo o un modo alternativo di ribellarsi ad un sistema sociale rigido ed oppressivo come quello giapponese. È come se centinaia di migliaia di ragazzi avessero detto: “Dunque sono queste le regole del gioco di società? Molto bene, noi non giochiamo più.”

Un’altra opera: “What We Want” – São Paolo, Oostende, Tokyo, Tulúm, Punta del Este, Napoli, Bangkok e altre 43 città. Puoi spiegare? What We Want è il mio diario di appunti, il mio Atlante dei comportamenti ed il mio archivio dei modi del vedere. È un progetto senza soluzione di continuità, infatti sto editando il secondo volume che conterrà fotografie in altre 60 metropoli. Il senso del progetto è osservare il mutamento di certi paesaggi sociali come la proiezione dei desideri della gente, solo che questi paesaggi sono molto distanti tra di loro, e What We Want diventa un atlante che compara fenomeni simili in distinte parti della terra. Cosa vuoi creare con le tue opere? Non saprei, forse non mi pongo il problema. Faccio arte per una ne-


Le tue ispirazioni? Infinite. Naturalmente su tutti mio padre, che mi ha semplicemente insegnato a vedere.

Qual è la tua massima aspirazione? Sono banale se ti rispondo un mondo migliore?

Con chi o con cosa ti piacerebbe lavorare? E viaggi anche molto. Dove ti porta il tuo prossimo progetto? Non so con chi mi piacerebbe lavorare ma ci sono diverse persone alle quali mi piacerebbe fare un po’ di domande, chiacchierare un po’, magari di notte intorno al fuoco. Sfortunatamente alcune sono già morte da un bel pezzo. Con cosa: è molto semplice, con gli stru-

English Summary: Francesco Jodice was born in Naples in 1967. Currently he lives in Milan.
 In 1995 he starts to work with photography, film, maps and writings.
 In 1996 he graduates as an architect. Major projects: Citytellers, What We Want, The Secret Traces, 100 Stories, Natura, The Gift, Hikikomori. He selected solo exhibitions in Madrid, Lugano, Tarragona, Naples, Berlin, Turin, Milan. He also took part in many group exhibitions all over the world.

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menti che la gente usa e capisce, per “incontrare” le persone. Dove: appena finito una serie di progetti in Kazakhsta, Uzbekistan e Emirati Arabi, come vedi il baricentro del mondo si sposta continuamente.

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cessità personale, e spero semplicemente di raggiungere un numero consistente e vario, diverso di persone, possibilmente persone che non fanno parte del sistema dell’arte.

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what we want, pari, t04, 2000


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ROBERTO COVI Roberto Covi nasce a Bolzano nel 1962. Si laurea a Bologna in Lingue e Letterature straniere. Scrive poesie, arrivando tra i finalisti del premio “Iceberg” nel 1994. Nel 1995 sceglie la fotografia come veicolo espressivo. Nel 2002 insegna Storia della fotografia all’Istituto Europeo di Design (IED) a Milano. Vive e lavora a Milano. Suoi lavori, pubblicitari e non, sono apparsi su Elle, Vogue Italia, Marie Claire, Numerò, Vogue Germania, Le Figaro… Da questo numero anche su cool_schrank. chi è roberto covi? sono un fotografo. Un uomo che ha scelto la fotografia come mezzo espressivo, come strumento creativo. Un immaginatore. come, dove e quando nasce la passione per la fotografia? mettete tra le mani di un uomo immaginatore una macchina fotografica, e il gioco è iniziato. A 21 anni, a Bologna, la scoperta che con la luce si può giocare, infinitamente. cosa ti affascina della fotografia di moda? mi affascinano le possibilità. La fotografia, anche di moda, mi permette di vivere, di raccontare atmosfere, fantasie, storie, ombre, momenti, scuarci di vita diversi. due parole su questo shooting… Londra. Io e la mia donna. Una storia immaginata, voluta, realizzata. Nonostante la pioggia, i curiosi, e i tre gradi di temperatura. E questa luce, alta, chiara, pura che accompagna ogni nostro respiro. perché con cool_schrank? anche cool_schrank è una possibilità, per di più nella città dove sono nato. Una realtà in crescita, che abbraccia la fotografia, la parola, e l’arte nell’insieme della loro forza comunicativa.

English Summary: Roberto Covi is a fashion photographer, born in Bolzano, at present lives and works in Milan. Some of his works, both advertising and non, appeared in Elle, Vogue Italia, Marie Claire, Le Figaro… From this number also in cool_schrank.


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Photo Roberto Covi Styling Rossana Passalacqua Hair Style & Make up Karin Borromeo

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Photo assistant Daniel Bellini


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clothes La Perla shoes Stephen Venezia


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milano

Buon compleanno Text Laura Casagranda

I 5.5 Designers, collettivo francese attivo dal 2003 con progetti dallo spirito ironico e ottimista, festeggiano i loro primi cinque anni e mezzo di vita al Centro Culturale Francese di Milano. Nell'ambito degli eventi paralleli al Salone del Mobile, lo spazio di corso Magenta renderà omaggio a questo gruppo di giovani designer con l'esposizione Joyeux Anniversaire 5.5. Una grande torta di compleanno con gli oggetti più rappresentativi della loro produzione sarà allestita nella galleria: pezzi unici, installazioni inedite, oggetti prodotti in serie o in edizione limitata, prototipi. I visitatori sono invitati a non presentarsi a mani vuote. I 5.5 Designers dedicheranno infatti uno spazio dell'esposizione ad un “muro di regali”, in cui troveranno posto tutti gli oggetti originali o curiosi donati dai partecipanti alla festa. 22–27 aprile 2009 Centre Culturel Français de Milan, Palazzo delle Stelline c.so Magenta 63 www.cinqcinqdesigners.com

English Summary: French design quartet 5.5 Designers celebrate their fifth (and a half) anniversary with the exhibition Joyeux Anniversaire 5.5 at the French Cultural Centre in Milan.

paris

parigi dice merci Text Laura Casagranda

Dopo aver vestito generazioni di bambini con lo stile classico e raffinato del marchio Bonpoint, Marie-France e Bernard Cohen hanno deciso di allargare il proprio spettro di azione. La loro nuova idea si chiama Merci, concept store di 1500 metri quadrati tra il Marais e la Bastiglia, a Parigi. Non solo moda – con pezzi in edizione limitata, vintage o a prezzo scontato – ma anche oggetti per la casa, fiori, un laboratorio Annick Goutal dove poter creare la propria fragranza personale, una collezione di 13000 libri usati da poter comprare o semplicemente sfogliare sorseggiando un caffè. Aperto il 5 marzo scorso, Merci è il primo concept store solidale. Coperte le spese ed i costi di gestione, il resto dell'utile verrà infatti devoluto ad una associazione che si occupa di donne e bambini in Madagascar. Il consumo consapevole diventa decisamente piacevole. Merci – 111 boulevard Beaumarchais, 75003 Paris www.merci-merci.com

English Summary: With its quirky mix of fashion, second-hand books, furniture, flowers and perfumes, Merci is the ultimate place to shop in Paris. Plus, it has a humanitarian twist, as profits are handed to a children's charity in Madagascar.


L’arte delle muse Text Vanja Zappetti

Musica. L’arte delle Muse, l’arte del suono distribuito nel tempo. Melodia, armonia, tono, timbro, dinamica e altro ancora. Codici e canoni si sprecano, parole e simboli utilizzati nell’improbo tentativo di decifrare la poesia di un atto primigenio, precedente ad ogni forma di linguaggio codificato. Tanto che la stessa accademia è arrivata a chiuderne il cerchio della codificabilità rendendo musica il silenzio (cfr. John Cage, 4’33’’) e dichiarando che il rumore ha la stessa dignità della nota tecnicamente meglio eseguita. Musica come linguaggio universale, ponte comunicativo tra popoli dalle tradizioni più disparate, cultura apprezzata tout court in ogni angolo del pianeta. E nell’era della comunicazione in tempo reale la musica aumenta ulteriormente il suo ruolo di media comunicazionale, materia di incontro e scambio d’opinione, occasione di crescita e confronto. Non sorprende dunque che anche nella nostra terra inizi ad essere visibile un fiorire di opportunità per chi ami andare per note, high or low culture esse siano.

Solo pochi anni fa sarebbe stato abbastanza facile redigere un piccolo organigramma della realtà musicale sudtirolese, classica, jazz o rock. Oggi è un compito assai più difficile, le band sbocciano ad ogni angolo, ci sono etichette, festival ed ogni weekend è possibile assistere ad esibizioni negli auditori, nelle piazze o nei pub. E le stelle internazionali iniziano a frequentare con una discreta assiduità anche la nostra zona. Il meglio tuttavia sta succedendo nella scena più viva, quella della musica cosiddetta indipendente, quella designata a spingere il limite in avanti di quel poco necessario a mantenere viva l’arte, a darle un senso di progresso ed evitarne i rischi di una stagnazione nella mera ripetizione di stilemi stantii. Così nasce su cool_chrank una nuova rubrica, che sono onorato di redigere e che ha il compito di tenere il lettore aggiornato sullo stato dell’arte. English Summary: A new column devoted to music starts in cool_schrank. Music: the art of the Muses, the art of the sound distributed in the time. A new route to know and follow the musical panorama in South Tyrol with its local bands, famous guests and new musical scenes, high or low culture.

Pearl Jam Ten [Reissue]

Leonard Cohen Live In London

Zu Carboniferous

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Amadou & Mariam Welcome To Mali

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Animal Collective Merriweather Post Pavillionn

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top five april 2009


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Die letzte Miederschneiderei Text Kunigunde Weissenegger Photo Alexander ErlacherPhoto Alexander Erlacher

Seit mehr als einem halben Menschenleben gibt es den Miederladen Barbetta in Bozen. Im Jahr 1955 hat Carolina, die älteste von zehn Geschwistern, in der Museumstraße begonnen, für Kundinnen Korsetts, Mieder, Miederhöschen und Büstenhalter auf Maß anzufertigen. Nach und nach sind dann die anderen drei Schwestern eingestiegen und jetzt nach 54 Jahren führt Iris, die jüngste der Barbetta-Schwestern den Laden. Vor 8 Jahren sind die Schwestern nach 46

Jahren in der Museumstraße mitsamt den Miedern und Korsetts, den beiden massiven Nähmaschinen, den Kästen und Kommoden mit den vielen Schubladen und Schachteln in die Bindergasse umgezogen. Einstmals gab es in Bozen fünf Miederschneiderinnen. Jetzt sind die Barbetta-Schwestern die einzigen in ganz Südtirol und Trentino, die Korsetts, Mieder, Strumpf- und Büstenhalter nach Maß anfertigen und reparieren. Arbeit

gäbe es genug. Auch in Zukunft, meint Iris Barbetta, wäre dies kein brotloser Beruf. Die treue Kundschaft, die in diesen 50 Jahren herangewachsen ist, nehme zwar ab, weil viele der Damen inzwischen ein stattliches Alter hätten, aber an Nachfrage mangle es trotzdem nicht. Da es immer noch viel zu tun gibt, hilft ihr manchmal auch ihre Schwester Emma noch aus. Neue Kundinnen zu erreichen, sei allerdings schwierig. Heutzutage wollen alle leichte Unterwäsche. Robuste, etwas schwerere Mieder oder Korsetts will niemand mehr tragen. Früher war das Miedertragen eine Gewohnheit, von Generation zu Generation weitergegeben. Auch junge Mädchen haben Korsetts oder Mieder getragen. Heute gefalle es den jungen Mädchen, den Bauch raushängen zu lassen, meint Iris schmunzelnd und fügt hinzu, Geschmack sei eben, glücklicherweise, verschieden. Einst haben die Kundinnen vier Korsetts im Jahr gekauft. Zu jeder Jahreszeit. Jetzt ist alles anders, im Schnitt wird alle zwei Jahre gekauft. Auch das Material hat sich geändert: Früher war alles aus Baumwolle. Heute ist das Material für leichtere Mieder Elastan. Die Farben sind seit Jahren dieselben: schwarz, hautfarben und weiß. Die Mieder sind unabhängig von Mode und Jahreszeit; nur die ganz spitzen Büstenhalter sind nicht mehr gefragt. Barbetta-Mieder sind fast um die ganze Welt gereist: Österreich, Deutschland, Sizilien, USA, Johannesburg. Einzelne Aufträge kommen auch von Theatern, die für ein Stück ein Mieder benötigen. Schade, dass heute niemand mehr Lust und Geduld hat, diesen Beruf zu erlernen. Der Beruf der Mieder- und Korsettschneiderin ist beim Aussterben. Die Kundinnen würden eine Schließung bedauern. Aber nach 54 Jahren, meint Iris, müsse man es sich genau überlegen. Die Hauptsache sei in erster Linie die Gesundheit. Solange es geht, machen die Schwestern weiter. Gedanken an ein baldiges Aufhören sind trotzdem nicht fern. Busti Mieder Barbetta Bindergasse 23 Bozen +39 0471979506 English Summary: The two Barbetta sisters in Bozen/Bolzano are the last ones in Sudtirol/Alto adige and Trentino who still make and repair corsets and corsages, brassieres and suspenders. Their corsets have already travelled nearly the whole world from Austria and Germany to Sicily, Johannesburg and USA. It’s a pity that the profession of corset maker is threatened with extinction.


Per la mamma una delle spille-lego by Kiki Monsters, realizzate da Sara Ricci, architetto milanese che in segreto sogna di tornare all’asilo. Per il papà cravatta o papillon di David Hart & Co: fantasia scozzese, ma con il livello di

saturazione oltre la soglia di sicurezza. Per i più imbranati, c’è anche il video che spiega come annodarli.

www.kikimonsters.com www.davidhartnyc.com www.BeckyM.etsy.com www.lazyoaf.co.uk

E intanto i bambini se ne stanno comodi nel passeggino, a giocare con pasta, dolcetti o verdure in feltro made in Florida da BeckyM. A proposito di Florida, le nonne di Miami, che di sole se ne intendono, consigliano di mettersi un bel paio di occhiali da sole e più assurdi sono e meglio è: con quelli di Lazy Oaf andate sul sicuro!

English Summary: From this issue the blog frizzifrizzi mentions for cool_schrank some objects for the column something. This time an object for each member of the family, including the trendiest grandmother.

DESIGNER TOYS Photo Alexander Erlacher

Pupazzi, giocattoli, piccoli mostri… Personaggi di fantasia, ma di una fantasia a volte anche spaventosa, spesso ironica, a volte spietata. Teste oversize, mucche armate, coniglietti fumatori, cactus a quattro zampe, bottiglie di latte animate, animali dalla difficile definizione… Giocattoli per grandi e piccoli, ma forse più per grandi, a tiratura limitata, che riportano all’universo infantile, ma con una non difficilmente individuabile punta di crudeltà.

per citarne solo alcuni) questi designer toys sono diventati oggetti di culto, prede di collezionisti e appassionati, nelle cui case l’invasione dei giocattoli più stylish rappresenta un bizzarro esercito in formato mignon.

Creati da designer di fama internazionale (come Simone Legno, designer romano pluripremiato creatore dei Tokidoki, o Bounty Hunter, giapponese, James Jarvis inglese o ancora Kaws e Frank Kozik, statunitensi,

A Bolzano in esclusiva presso: Mardi Gras Vis Design Architecture Art Graphic Novels Via Hofer 3 +39 0471301233

English Summary: Puppets, monsters, strange fantasy characters, the designer toys shape the oddest creatures, which are irresistible collector’s items, created big designers and world famous artists.

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Con l’arrivo di lunghe giornate di sole, fare il pieno di colore è un imperativo. Per un sicuro effetto psichedelico e relativo sfregamento d’occhi per chi vi vedrà passare per strada ecco qualche idea per tutta la famiglia.

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Text Simone Sbarbati

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uno per ciascuno


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Hans Loria Text Gabriele Crosato

C’è chi vive di stereotipi, incasella ogni cosa pretendendo che la vita sia così. Facendo tagliandi alla propria esistenza ad ogni debito causato da tutto quello che non era stato preventivato. Detto molto più semplicemente avete due scelte: la lama di un coltello o lo scomposto squarcio di una bottiglia rotta in una rissa in qualche porto dell’est. La vita taglia, bisogna solo decidere che cicatrici vogliamo. Decidere di chiudere gli occhi perché tanto sapete che non ci saranno inconvenienti oppure mettere due piccole impalcature sulle palpebre per non addormentarsi e prendere tutto. Tutto. Ogni cosa che la vita vi propone senza aspettarsi nulla in cambio. Questo penso mentre me ne sto fuori dalla porta a suonare il campanello. Al terzo tentativo sposta la tenda e mi apre. Quasi un anno fa ero in viaggio lungo la vecchia pista ciclabile che collega il sud olandese con il nord. Me ne stavo seduto su una duna a seguire i falchi mentre il mare del nord diventava grigio. Quel colore profondo che fa si che il cielo diventi un tutt’uno con

l’acqua. Quel momento preciso che ci fa diventare tutti pittori. Li l’ho conosciuto. Era immobile a qualche centinaio di metri da me e guardava fisso la sabbia. Come un bambino che cerca il gioco smarrito o più semplicemente un turista incauto che ha perso le chiavi della macchina. Quel giorno, in quell’istante conobbi Hans Loria. Allora 23enne. Gli chiesi cosa aveva perso. Lui alzò la testa e mi rispose che al contrario aveva trovato. La casa è un cubo, ogni piccola cosa è esattamente dove deve essere, dove un cieco può aspettarsi di trovarla. Hans quando eravamo nel confine tra nord e sud quel giorno di un anno fa mi disse che aveva trovato l’esatto ordine in cui si dispongono i granelli di sabbia. Per 12 mesi ad ogni ora era andato li ed aveva composto una sequenza matematica che gestiva lo spostamento dei granelli in base al vento, alle maree, al tempo. Quella era la sua inconfutabile verità. La sua vita. Incasellare. Hans Loria, unico rimasto di tutta la sua famiglia misteriosamente scomparsa ad est di Texel è il più grande esponente del

movimento “het gaat verder”, e per questo ogni cosa intorno a me non ha fine. È una linea continua che struttura ogni cosa. Tutto è modulare. Mentre mi fa vedere l’ultima pubblicazione dell’Art Museum di Chicago mi chiede se voglio un thè, gli chiedo come farà a farmelo visto che non vedo cucina. E lui nei suoi maestosi e geniali 24 anni mi dice che ogni cosa è formata da una base uguale, decidendo se ribattere o no mi accorgo che smontando una libreria, prendo la prolunga del tavolo e varie altre cose all’interno dello spazio che sto occupando costruisce una piccola cucina. Mi alzo per andare a prendere la tazza e sento rumore di vetri sotto i miei piedi, gli chiedo se ha mai frequentato bar con marinai incazzati e mi chiede come faccio a saperlo. Sorrido bevendo il mio thè.

English Summary: Hans Loria is the leading exponent of the movement “het gaat verder”. He says he has found the exact order the grains of sand arrange themselves. Classifying is the aim of his life. All is modular, everything is made up of a similar base: even from a bookcase you can make a kitchen.


Und so wird es wohl vielen Kindern seit dem Jahr 1911 ergangen sein, als die damals innovative Creme auf den Markt gekommen ist. Oscar Troplowitz, der damalige Inhaber der Firma Beiersdorf in Hamburg, hat sie Nivea getauft – abgeleitet vom lateinischen Adjektiv nix, nivis – Schnee, der schneeweißen Farbe wegen. Der eingesetzte Emulgator „Eucerit“ war damals eine Revolution auf dem Gebiet der Medizin und wurde von Troplowitz

prompt auch für die Kosmetik verwendet: Man besaß endlich einen Wirkstoff, der Fett und Wasser zu einer stabilen Salbe vereinigte, ohne Konservierungsstoffe auskam, der gut von der Haut aufgenommen wurde, diese rundum pflegte und mit Feuchtigkeit versorgte. Um auf die unzähligen Einsatzmöglichkeiten hinzuweisen, wurde 1928 auf die heute noch als Designklassiker bekannte und nur minimal veränderte, blaue Dose die Produkterläuterung „Zur Hautpflege“ und später 1931 noch „Für Haus und Sport“ hinzugefügt. 1959 konnten diese aber wieder entfernt werden, um dem Nivea-Creme-Logo mit dem charakteristischen, kursiven Schriftzug „Creme“ Platz zu machen. Jedem war inzwischen bekannt, welcher Allrounder Nivea Creme ist. Ob nach der Rasur an der Küste Australiens, auf der roten Nase während einer Kreuzfahrt zum Nordkap, bei spröden Lippen am Südkap Afrikas oder eben beim erröteten Baby-Po – sie schützt, pflegt und macht die Haut angenehm weich. Wenn deshalb Paulchen weinend

mit einer Schürfwunde am Ellbogen vom Fußballtraining nach Hause kommt, seine ältere Bergsteigerschwester Kathrin trockene Hände oder der Papa vom Unkrautjäten raue Knie hat: Mama kann mit der geschmeidigen Creme wahre Wunder wirken. Oder sind es etwa die Hände der Mama, die Heilkräfte haben?

English Summary: Who knows how many mothers have used the famous Nivea cream in the blue pot to soothe their baby's skin? Nivea cream has been used for many purposes since 1911: as an after shaving in Australia, to soothe burned skin during a cruise, or as a lip balm in South Africa. This cream nourishes, protects and keeps your skin smooth and moisturized.

beauty cool_schrank

Erinnern Sie sich noch, als Ihre Mama Ihren erröteten Baby-Popo vor dem Verhüllen mit einer frischen Windel sanft mit einer Creme eingerieben hat? Wahrscheinlich nicht. Aber vielleicht erinnern Sie sich, als sie einige Jahre später auf Ihre triefende und vom zu vielen Schnäuzen clownrot leuchtende Nase zwei weiße Cremetupfer aufgetragen hat und mit einem warmherzigen Blick, wie ihn nur die eigene Mama haben kann, zärtlich verteilt hat? Dies war wahrscheinlich Ihr erster bewusster Kontakt mit der im dezenten, blauen Döschen verpackten, klassischen Nivea Creme.

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(C) The Estate of Jeanloup Sieff

Text Patrick Taschler Photo Alexander Erlacher

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Eine weis(s)e Creme für die ganze Familie


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La musica è protagonista a Bolzano Text Laura Casagranda Photo Tiberio Sorvillo

Dopo il grande successo della prima edizione, torna Upload, festival promosso dal Servizio Giovani della Ripartizione Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano dedicato alla musica. Tre giorni – dal 3 al 6 giugno – di musica dal vivo sui prati del Talvera e molte novità caratterizzano l'edizione 2009 di Upload: premi più sostanziosi, numerosi eventi paralleli, esibizioni, incontri, proposte formative. cool_schrank ha incontrato Annika Borsetto, vincitrice dell'edizione 2008, per sentire la voce di chi l'atmosfera di questo evento l'ha vissuta in prima persona. Che opportunità ti ha offerto la vittoria di Upload '08? Il premio regalatomi è stata una Master Class con una grande cantante nonchè attrice di San

Francisco, ovvero Mary Setrakian (preparatrice vocale di Nicole Kidman nel musical Moulin Rouge). Nelle 5 giornate di workshop abbiamo fatto un duro percorso mettendoci molto in gioco, sia come cantanti che come attori. Sono sempre stata dell'idea che cantare bene non basta. Quando sali su un palco devi esserci a 360°, devi catturare lo sguardo del tuo pubblico, renderlo partecipe delle sensazioni che stai vivendo on stage.

fare cose importanti per i giovani artisti. cool_schrank ama la moda. A te piace seguirla? Non seguo moltissimo la moda. Scelgo i vestiti in base all'umore, alle fasi della vita... L'importante è sentirsi a proprio agio. I vestiti che porti rispecchiano molto la persona che sei. A volte sei “high”, altre “down”... è divertente cambiare stile in base a come ti senti.

Qual è la tua opinione su iniziative come Upload? Penso fosse giunto il momento che nella nostra regione si aprissero le porte alla musica. Con un pò di coraggio e di spirito di iniziativa – come ha avuto l'Ufficio Cultura Italiana con l'iniziativa "Upload" – l'Alto Adige può crescere molto anche nell'ambito musicale e

Info: upload.bz.it English Summary: One year after its successful first edition, Upload festival is back with a rich programme of events that will take place all over Bolzano until the final stage of the competition (June 3rd to 6th). Upload gives an opportunity to all the young people who express their talent and creativity through music. Waiting to know who will get the prize this year, we have interviewed the past edition's winner, Annika Borsetto.


Das Labyrinth der Freiheit Text Patrick Taschler

Frei zu sein ist wichtig! Und den Weg zur eigenen Freiheit zu finden ebenso. Oft stößt man dabei auf eine Sackgasse, eine unüberwindbare Mauer oder eine geschlossene Tür. Oft fühlt man sich dabei verloren und muss umdrehen, um die Suche von neuem zu beginnen, denn sie entpuppt sich oft als verwinkelt wie in einem Labyrinth. Ab dem 09. Mai dürfen Sie sich im Rahmen der Landesausstellung '09 „Labyrinth :: Freiheit“ in den endlosen Gängen, Gewölben, Lagerräumen und Kasematten der Festung von Franzensfeste verirren und anhand von etwa 200 Exponaten „vielleicht“ bzw. „hoffentlich“ wieder finden. Die ausgestellten Objekte der Alltagskultur und die eigens für den Anlass geschaffenen Kunstwerke, ergänzt durch schriftlich und audiovisuell dokumentierte Alltagsgeschichten, liefern keine Antworten,

stellen aber die Fragen, was eigentlich Freiheit und Urfreiheit sind, wo sie beginnen und auch enden. Dabei geht es in den 86 Ausstellungsräumen um die Sprachvielfalt und auch die Sprachkäfige, Bildungsscheue und Fortschrittsfeindlichkeit, Knechtung und Entmündigung, Rebellen und Abweichler, Gefangene, Grenzer und Schmuggler, Lehrer und Schüler, Künstler und Wissenschaftler und auch den Glauben. Es gibt dabei keinen beschilderten Parcour, der Ihnen den Weg zur Freiheit zeigt, denn es existiert nicht nur ein richtiger Weg. Jeder kann für sich entscheiden, wo er die Suche beginnt und beendet, alles „kann“ und nichts „muss“ angeschaut werden. Zum Entspannen und Nachdenken gibt es gemütliche Picknickplätze auf dem Festungsgelände und falls Sie am Ende keine

Antworten finden – es liegt wohl in der menschlichen Natur, immer Antworten auf Fragen zu suchen – und am Grübeln sind, denken Sie einfach an die Worte Abraham Lincolns: „Die Welt hat nie eine gute Definition für das Wort Freiheit gefunden.“ Vielleicht lässt sich die Freiheit einfach nicht definieren. Wichtiger ist aber sicherlich frei zu sein! www.lab09.net English Summary: Beeing free is very important as well as finding the way towards one’s own freedom. This way is often very complex, just like a labyrinth. Beginning from May 9th in the course of the interregional exhibition “Labyrinth :: freedom” you can get lost in the narrow tunnels of the Forte of Fortezza and find your own way again through the about 200 pieces on show representing freedom. However you will not receive answers but on the contrary you will be asked questions: what is freedom? When does it begin and where does it end? Hoping that at last you will feel free!

event

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Michael Fliri, Early one morning with time to waste (boat- nordic version), 2007 4.000 Plastikflaschen, Polyurethan Schaum, 7 x 2,5 x 2,40


ARTS

Swedish Fashion: Exploring A New Identity

Aernout Mik

May 24 2008 ≥ June 2009 Philadelphia Museum of Art Philadelphia, United States www.philamuseum.org

(C) Ditz Fejer, Walking-Chair Design Studio

Shopping in Paris: French Fashion 1850–1925 April 11 2009 ≥ October 25 2009 Philadelphia Museum of Art Philadelphia, United States www.philamuseum.org

Something to Wear: Fashion in Print 1850-1925 April 11 2009 ≥ Summer 2009 Philadelphia Museum of Arts Philadelphia, United States www.philamuseum.org

Hats: An Anthology by Stephen Jones (1)

Courtesy Peres Projects, Los Angeles et Berlin (c) Agathe Snow

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February 24 ≥ May 31 2009 Victoria & Albert London, United Kingdom www.vam.ac.uk

Seduction The first chronological exploration of the role of sexuality in fashion FIT - Fashion Institute of Technology New York, United States http://www.fitnyc.edu

Hussein Chalayan 22 January ≥ 17 May Design Museum London, United Kingdom www.designmuseum.org

Avedon Fashion 1944–2000

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Tangled Alphabets: León Ferrari and Mira Schendel (2) April 05 2009 ≥ June 15 2009 The Museum of Modern Art New York, United States http://moma.org

Martin Kippenberger: The Problem Perspective March 01 2009 ≥ May 11 2009 The Museum of Modern Art New York, United States http://moma.org

Name or number Une exposition de Ulla von Brandenburg March 18 2009 ≥ May 17 2009 FRAC Ile-de-France Le Plateau Paris, France www.fracidf-leplateau.com

© Murakami February 17 2009 ≥ 31 May 2009 Guggenheim Bilbao, Spain Guggenheim Museum Bilbao Bilbao, Spain www.guggenheim.org/bilbao

Jean-Luc Blanc – Opera Rock March 05 2009 ≥ June 14 2009 Capc, Musèe d’art contemporain de Bordeaux Bordeaux, France www.bordeaux.fr

Anselm Kiefer Hortus philosophorum April 3 2009 ≥ May 23 2009 Gagosian Gallery Roma, Italy www.gagosian.com

The Generational: Younger Than Jesus 50 artists from 25 countries all under 33 08 April 2009 ≥ 14 June 2009 New Museum Of Contemporary Art New York, United States http://www.newmuseum.org

Live Cinema/Tim Hyde: Building in Reverse March 20 2009 ≥ June 21 2009 Philadelphia Museum of Art Philadelphia, United States www.philamuseum.org

La Guerra Fredda - Cold War Arte e design in un mondo diviso 1945 – 1970 March 28 2009≥ July 26 2009 Mart Rovereto, Italy www.mart.tn.it

April 09 2009 ≥ June 07 2009 Fondazione Merz Torino, Italy www.fondazionemerz.org

Anthony McCall – Breath [the vertical works] March 03 2009 ≥ June 21 2009 Hangar Bicocca Milano, Italy www.hangarbicocca.it

This Is Not a Fashion Photograph

HF | RG

January 16 2009 ≥ May 03 2009 International Center for Photography New York, United States www.icp.org

[Harun Farocki | Rodney Graham] April 07 2009 ≥ June 07 2009 Jeu de Paume Paris, France www.jeudepaume.org

January 16 2009 ≥ May 03 2009 International Center for Photography New York, United States www.icp.org

The Colonization and the History of the Colonized April 04 2009 ≥ September 13 2009 MAK Vienna, Austria www.mak.at

Wolfgang Laib

May 15 2009 ≥ September 6 2009 International Center for Photography New York, United States www.icp.org

Edward Steichen: in high fashion The Condè Nast years 1923 - 1937

Georges Adéagbo

5 courtesy justinephotography

Hello! Fashion: Kansai Yamamoto, 1971–1973

May 6 2009 ≥ July 27 2009 The Museum of Modern Art New York, United States http://moma.org

Photo Ilvio Gallo

FASHION

February 06 2009 ≥ May 17 2009 Fashion and Textile Museum London, United Kingdom www.ftmlondon.org

Courtesy of David Dorenbaum, Photo Elaine Brodie

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Research Serena Osti

Agathe Snow, “Vues d’en haut, vertiges et constellations” (3) April 07 2009 ≥ June 07 2009 Jeu de Paume Paris, France www.jeudepaume.org

6 1 (1) Wash and Go by Stephen Jones ¶ (2) León Ferrari — Untitled from the series Relecturas de la Biblia (Rereadings of the Bible), 1986 ¶ (3) Agathe Snow — Seventeen (Snake with Metal Sculpture), 2007 ¶ (4) Intercity Berlin-Praha — Winterbadeschiff, Berlin ¶ (5) Industreal Ionna Vautrin and


Archiczech (4)

Hella Jongerius - 56 I Natura design magistra

Daidō Moriyama: Tokyo Photographs

April 04 2009 ≥ May 30 2009 Galerie Kreo Paris, France http://www.galeriekreo.com

February 28 2009 ≥ August 23 2009 Philadelphia Museum of Art Philadelphia, United States www.philamuseum.org

Design for a Living World

Into the Sunset: Photography’s Image of the American West

Le Corbusier The Art of Architecture February 19 2009 ≥ May 24 2009 Barbican Art Gallery London, United Kingdom www.barbican.org.uk

In Situ: Architecture and Landscape April 8 2009 ≥ Ongoing The Museum of Modern Art New York, United States http://moma.org

May 14 2009 ≥ January 04 2010 Cooper-Hewitt National Design Museum New York, United States www.cooperhewitt.org

Post mortem. Ten creators rethink the funerary urn

April 04 2009 ≥ June 21 2009 Fondation Cartier Paris, France http://fondation.cartier.com

Object Factory: The Art of Industrial Ceramics (5)

William Eggleston

Gord Peteran: Furniture Meets Its Maker (6) May 27 2009 ≥ July 26 2009 Museum of Arts and Design New York, United States www.madmuseum.org

Walking-Chair Happy Landing (7) Courtesy Gavin Brown’s enterprise, New York

April 15 2009 ≥ June 06 2009 MAK Vienna, Austria www.mak.at

Paper: Pressed, Stained, Slashed, Folded March 11 2009 -> June 22 2009 The Museum of Modern Art New York, United States http://moma.org

Packaging: wrapping to design March 04 2009 ≥ 01 June 2009 Mudac Lausanne, Switzerland www.mudac.ch

Il Fiore di Novembre (C) 2009, Fundación Augusto y León Ferrari. Buenos Aires, Photo Adrían Rocha Novoa

Beatriz Milhazes

-> 08 May 2009 Mudac Lausanne, Switzerland www.mudac.ch

May 06 2009 ≥ August 23 2009 Museum of Arts and Design New York, United States www.madmuseum.org

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March 29 2009 ≥ June 08 2009 The Museum of Modern Art New York, United States http://moma.org

April 04 2009 ≥ June 21 2009 Fondation Cartier Paris, France http://fondation.cartier.com

Tacita Dean – Still Life May 12 2009 ≥ June 21 2009 Fondazione Trussardi Palazzo Dugnani Milano, Italy www.fondazionenicolatrussardi.com

Jonathan Horowitz: And/Or (8) February 22 2009 -> September 14 2009 P.S.1 Contemporary Art Center New York, United States http://ps1.org

Douglas Kirkland. Portraits Aprile Fotografia. Forme dell’Identità April 04 2009 ≥ May 24 2009 Museo Civico di Piazza del Santo Padova http://cnf.padovanet.it

The Oxford Project Fotografie di Peter Feldstein, testi di Stephen G. Bloom Aprile Fotografia. Forme dell’Identità April 04 2009 ≥ June 20 2009 Galleria Sottopasso della Stua Padova http://cnf.padovanet.it

April 21 2009 ≥ May 17 2009 Triennale Bovisa Milano, Italy www.triennale.it

International Furniture Fair April 22 ≥ 27 2009 Milano, Italy www.cosmit.it http://2009.fuorisalone.it

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Mika Rottenberg February 18 2009 ≥ May 03 2009 La maison rouge Paris, France www.lamaisonrouge.org

Yael Bartana October 19 2008 ≥ May 4 2009 P.S.1 Contemporary Art Center New York, United States http://ps1.org

Minus Space October 21 2008 ≥ May 4 2009 P.S.1 Contemporary Art Center New York, United States http://ps1.org

Lutz Bacher – My secret Life February 12 2009 ≥ September 14 2009 P.S.1 Contemporary Art Center New York, United States http://ps1.org

Leandro Erlich: Swimming Pool October 19 2008 ≥ October 05 2009 P.S.1 Contemporary Art Center New York, United States http://ps1.org

Roni Horn aka Roni Horn February 25 2009 ≥ May 25 2009 Tate Modern London, United Kingdom www.tate.org.uk

John Waters Rear Projection April 11 2009 ≥ May 23 2009 Beverly Hills, United States www.gagosian.com

Munkacsi’s Lost Archive January 16 2009 ≥ May 03 2009 International Center for Photography New York, United States www.icp.org www.extremelyhungary.org

(c) Wilk-Salinas Architekten (Berlin), Photo Wilk-Salinas Architekten, Torsten Seidel

Contemporary architecture from Czechish Republic and Praha March 26 2009 ≥ May 07 2009 DAZ - German Architecture Centre Berlin, Germany www.daz.de

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Guillaume Delvigne — Panier Perce (half decorated with the Le Pot aux Roses decor), 2006 — Manufacturer: Industreal ¶ (6) Gord Peteran. Electric Chair, 2004 ¶ (7) Walking-Chair Design Studio — Sitzkiste/Seat box, 2009 ¶ (8) Jonathan Horowitz — Recycling Sculpture (World Trade Center Memorial), 2005

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PHOTOGRAPHY

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DESIGN

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ARCHITECTURE


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Travel

club trouw

One day in Amsterdam Text Mieszko van Rijsewijk

destination shop amsterdam

Enjoy a light and healthy breakfast at Latei, Zeedijk 143, www.latei.net Note: the funky wallpapers are for sale too.

Then stroll along the Waag at the Nieuwmarkt, where the ships used to come in and all the exotic goods were weighed. Now it has a cafe/restaurant downstairs and upstairs mostly cultural events are held.

Time for some fleshy facts; Amsterdam Red Light District. It is located in the heart of the oldest part of Amsterdam, covering several blocks south of the church Oude Kerk and crossed by several canals. The area where prostitutes make up for the money making is getting smaller as upcoming fashion designers, such as Daryl van Wouw, Mada van Gaans, Conny Groenewegen and END have installed their workspace in former brothels. www.redlightfashionamsterdam.nl

hotel restaurant americain

waterloopplein

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Settled as a small fishing village in the late 12th century, Amsterdam became a wealthy grand port during the Dutch Golden Age. A city that attracted free thinkers from allover the world, because of its liberal character. Nowadays local politicians are hopping between middle-class mentality and innovative cultural projects (see Red Light Fashion District) in search of a possible new identity. But most importantly Amsterdam is still a city with its own swagger where anyone can have a lot of fun‌

paradiso

Tons of vintage clothing and paraphernalia are to be checked at the large square, Waterloopplein. You can stroll along the little stalls and get yourself a bargain navy jacket or good old motor goggles. If you get hungry along the way, grab yourself a 1 euro vietnamese Loempia, and bargain hunting can continue.

Interesting photo exhibitions can be seen at FOAM, photography museum, Keizersgracht 609, Untill 13 May; Richard Avedon, Photographs 1946-2004 www.foam.nl

Although probably the most touristlike thing to do, the canals look best from the waterside. Grab a tour at Rederij P.Kooij, located Rokin opposite nr 125. If you're not into regular tourist stuff, but still want to experience the floating duck view, I recommend hooking up with a local.

Another fashion favorite, new kid in town; Destination Shop Amsterdam, Weteringstraat 46H. Served dishes: Marjan Pejoski, Kokontozai, Prisoner of Saint Petersburg and many others. www.destinationshop.nl

Located near main square Leidseplein, Hotel Restaurant Americain, Leidsekade 97, serves a great menu of wines. Interior has beautiful art deco detailing, for the imaginary rich a small step to the gay and roaring twenties.

Eat at Jo's, Marnixtraat 409, Each day brings a different fish, meat and vegetarian dish to the menu of this cheap and tasty international kitchen. Star spotters take note: whichever act is booked to play at the Melkweg popstage, Lijnbaansgracht 234a, may very well chow down here beforehand.

Time for some clubbing it is. Paradiso, Weteringschans 6 is considered as Hollands most prestigious pop temple. Once a church, now the place to go for great concerts and dj nights.

If your feet are in for some more tricky moves, head for the new club Trouw, Wibautstraat 131, located in a former newspapers office building. Youngsters and creatives give this place a fresh and jiggy vibe. www.trouwamsterdam.nl



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