FARE n. 53 - OTTOBRE 2021

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FARE 53 OTTOBRE 2021

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Dicembre Ottobre 2020 2021

in questo numero: In

AGENDA 2030 ONU ASSOCIAZIONE

L’attività di Confindustria Al via il nuovo progetto di Emilia storytelling per uno sviluppo sostenibile multipiattaforma e multilingua

PREMIO MASCAGNI ESTENSE 2020

Trentadue Nava storieconquista di tenacia, Francesca l’Aquila d’Oro 2021 e cultura d’impresa ilimpegno Granzotto ad Andrea Purgatori

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Aquila d’Oro 2020 ex aequo Si è conclusa la prima edizione di Masterclass STEAM Vecchio a Pablo Trincia for e Concetto



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sommario numero 53 ottobre 2021 DIRETTORE RESPONSABILE Raffaella Mazzali EDITORE FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 DIREZIONE E REDAZIONE Confindustria Emilia Area Centro ART DIRECTOR Lorella Luccarini - Confindustria Emilia Area Centro STAMPA LABANTI e NANNI Industrie Grafiche Srl viale Marconi, 10 40011 Anzola dell’Emilia (BO) PUBBLICITÀ FARE S.r.l. via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 PUBBLI’ concessionaria editoriale S.r.l. corso Vittorio Emanuele 113 41100 Modena tel. 059 212194 - fax 059 226627 pubbli@pubbli.it FOTO Archivio Confindustria Emilia Area Centro, Max Salani, Rodolfo Giuliani

focus

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vita industriale

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di Valter Caiumi

di Marco Taddei, Laura Ansaloni, Raffaella Mazzali, Marianna Saguatti e Generoso Verrusio

ICT, motore per l’innovazione

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Speciale Premio Estense 2021

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Francesca Nava conquista l'Aquila d'Oro. Cronaca di una vittoria

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Fare insieme

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L'impresa di Fare storytelling. Insieme

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La Bologna del futuro

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Maurizio Ferraris. "L'intelligenza educata del webfare ci salverà"

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Nuovo Polo Ematologico al Sant'Orsola finanziato dalla Fondazione Seràgnoli

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A Bologna è andata in scena "Masterclass for STEAM"

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news emilia

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rubrica a cura di Rete ICT

di Marcello Conti

di Raffaella Mazzali

di RM

di Laura Ansaloni

di Generoso Verrusio

Presidente Valter Caiumi Direttore Generale Tiziana Ferrari Sede legale e operativa: via San Domenico, 4 - 40124 Bologna tel. 051 6317111 - fax 051 356118 www.confindustriaemilia.it Autorizzazione del Tribunale di Bologna n. 6858 del 26.11.1998

di RM

di Marco Taddei e Marianna Saguatti

Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento Postale 70% Aut. MBPA/CN/BO/0008/2015. Gli articoli presentati possono non rispecchiare le posizioni di Confindustria Emilia che comunque li ritiene un contributo sul piano dell’informazione e dell’opinione

fare 3 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana



focus Cari Colleghi, a qualche mese dalla fine di un anno, che è stato faticoso e difficile, ma che ha visto, più di quello precedente, la forza della ripartenza, possiamo raccogliere qualche spunto per la nostra realtà. L’emergenza si stia avviando ad essere man mano sempre più sotto controllo. Abbiamo vissuto un’esperienza che non dimenticheremo e che richiede tempo per essere metabolizzata. Il filtro è ancora forte. Abbiamo visto le nostre imprese, la stragrande maggioranza di esse, reagire con determinazione ed energia: i mercati esteri sono ripartiti, e il trend sembra andare nella direzione giusta. Certamente, non è il momento di affievolire la nostra forza nello sviluppare, creare, collaborare per il meglio. Abbiamo la fortuna di essere parte di un territorio che, dal punto di vista manifatturiero, è una fucina di talenti e intelligenze. Quando penso all’Emilia mi piace parlare di intelligenza di comunità: una comunità, cioè, che sa mettere a fattor comune tutte le eccellenze produttive e sociali. E per questo sa essere attrattivo. Ma è essenziale il contributo di tutti, con una reale sincronia tra pubblico e privato. L’esempio più eclatante è il Pnrr, un’opportunità di portata storica che dobbiamo essere bravi ad amministrare. Tutto il Paese deve agire in un’ottica di sistema con la s maiuscola. In molti lo dicono, ma in pochi lo fanno. E non ci sottraiamo nemmeno noi a questa critica costruttiva. Serve il contributo di tutti gli attori politici, economici e sociali chiamati davvero a muoversi all’unisono per consentire all’Italia di sfruttare appieno questa opportunità e voltare così definitivamente pagina. Tutte le nostre prossime decisioni sono basate sulla transizione ecologica: nessuna esclusa. Questa è la nostra sfida e la nostra opportunità: cambiare le attenzioni che abbiamo verso il nostro pianeta. Tutto questo porterà a far emergere nuovi business, nuovi giovani, che si misureranno con nuove generazioni e nuovi talenti costruendo con leadership il mondo di domani. Buon Lavoro a tutti

Valter Caiumi

Presidente Confindustria Emilia Area Centro fare 5


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AEROPORTO DI PAVULLO CAPITALE DEL VOLO Per tre giorni Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, è stata la capitale internazionale del volo: da sabato 9 a lunedì 11 luglio scorsi, infatti, all’Aeroporto “G. Paolucci” si è svolta “VFR & FUN 2021”, la fiera internazionale dell’aeronautica. L’evento, frutto della collaborazione dell’associazione Piloti di Classe e della rivista VFR Aviation con Aero Club Pavullo, ha visto la partecipazione di oltre 60 espositori italiani e stranieri e un numero elevato di piloti, appassionati, simpatizzanti e semplici curiosi. Tre giornate all’insegna della pura passione per il volo, dell’amicizia e del divertimento, e una buona occasione per fare il punto della situazione sulla legislazione aeronautica in Italia, grazie agli incontri organizzati tra i piloti con i massimi esponenti degli enti pubblici e privati del settore. Durante la manifestazione all’interno de-

Roberto Gianaroli, presidente dell’Aeroporto di Pavullo

vita industriale gli hangar è stato possibile visitare gli stand delle aziende costruttrici dei vari modelli di aeroplani, e di quelle di accessori e abbigliamento tecnico. Sui piazzali dell’Aeroporto sono rimasti in esposizione diversi modelli di velivoli VDS e AG ad ala fissa e ala rotante realizzati dalle più importanti società di settore. Tecnam, il maggiore costruttore nazionale, ha partecipato con sei velivoli, presentando tra gli altri, per la prima volta, il bimotore 11 posti P2012 e l’ultima versione del famoso P92 con fusoliera in composito; Alpi Aviation ha esposto tutta la gamma di velivoli che produce, mentre l’azienda Diamond Aircraft ha presentato il DA50 RG 300. Molta curiosità ha destato l’arrivo del Cirrus Jet; ammirazione e stupore per l’esibizione acrobatica di Andrea Pesenato con il suo CAP231 e della pattuglia di Tecnam Sierra We Fly Roma, che hanno incantato il pubblico tenendo con il fiato sospeso e lo sguardo al cielo migliaia di spettatori. In occasione della fiera si sono svolti anche numerosi incontri e convegni di settore; tra gli appuntamenti più attesi quello che ha visto la partecipazione delle massime autorità amministrative, per approfondire tematiche inerenti la legislazione aeronautica in Italia e l’incontro sull’evoluzione della normativa sui droni, organizzato da Roma Drone Conference e Sorveglianza Aerea Territoriale; molte le autorità intervenute tra cui Giammaria Manghi, capo della segreteria politica del presidente della Regione Emilia-Romagna, il senatore Luca Briziarelli, il presidente di Aero Club d’Italia, Giuseppe Leoni, il prof. Renato Ricci, rappresentante della Presidenza del Consiglio, e in videoconferenza il direttore generale Giampaolo Miniscalco. “In ambito aeronautico, VFR & Fun è l’unica fiera internazionale che si svolgerà nel 2021 in Europa”, dichiara Roberto Gianaroli, presidente dell’Aeroporto di Pavullo, “un momento unico per tutti gli appassionati del settore, ma soprattutto per le industrie, italiane ed europee, che dopo due anni di assenza da eventi di questo spessore, hanno trovato uno spazio ideale per presentare i propri prodotti e le ultime novità tecnologiche frutto di ingenti investimenti in Ricerca e Sviluppo”. “Posso dichiarare con orgoglio che l’intervento e la capacità progettuale di lungo periodo

dell’Aero Club Pavullo hanno permesso al ‘Paolucci’ di evolvere in questi anni in termini di traffico, operatività e prestigio: il gratificante successo della Fiera VFR & FUN 2021, unitamente alla grande risposta di pubblico a tutte le altre iniziative estive che abbiamo organizzato, ne sono una tangibile conferma”, conclude Gianaroli.

AIR FRANCE-KLM, L’IMPEGNO PER LO SVILUPPO DEL BIOCARBURANTE Prosegue senza sosta l’impegno del Gruppo Air France-KLM nei programmi di ricerca e sviluppo nel campo dei combustibili alternativi. Nel 2011 le due compagnie aeree sono state infatti tra le prime a operare voli commerciali con combustibili sostenibili, dimostrando che è possibile l'utilizzo di un'energia alternativa ai combustibili fossili. Nel 2020, il trasporto aereo è stato colpito dalla più grande crisi della sua storia: nonostante le difficoltà economiche, il Gruppo è rimasto mobilitato per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi di riduzione dell’impronta ambientale. Entro il 2030, il Gruppo avrà dimezzato le sue emissioni di CO₂ per passeggero/km rispetto al 2005 e avrà raggiunto impatto zero sulle sue operazioni a terra. Per raggiungere questo obiettivo, si stanno attivando progetti a breve, medio e lungo termine, tra cui il rinnovo e la modernizzazione della flotta, l'utilizzo di carburanti sostenibili per l'aviazione e l'eco-pilotaggio. In questo contesto, nel 2020 attraverso un ‘invito a manifestare interesse’, Air France si era impegnata con i leader aziendali per sostenere sei nuovi programmi di produzione in Europa, incluso il cherosene sintetico prodotto in modo sostenibile. Lo scorso mese di febbraio, invece, KLM ha operato per la prima volta al mondo, sulla rotta tra Amsterdam e Madrid, un volo passeggeri realizzato parzialmente con cherosene sintetico prodotto in modo sostenibile. È del gennaio scorso, poi, il lancio da parte del Gruppo Air France-KLM di un programma innovativo, il primo nel suo genere, per pro-

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AIR-TEC SYSTEM, UNA NUOVA GENERAZIONE IN AZIENDA

Nadia Azale, sales director e Riccardo Zamborlini, corporate & trade account manager Air France-KLM; Marco Checchi, CEO e Andrea Angotti, marketing & communications manager Pelliconi; Cristina Lazzaroni, sales manager trade & corporate Air France-KLM

porre alle aziende di svolgere un ruolo attivo nel futuro dei viaggi sostenibili prendendo parte alla riduzione delle emissioni di CO₂ e contribuendo alla transizione verde del trasporto aereo grazie al supporto di soluzioni innovative. Si tratta del Programma SAF (Sustainable Aviation Fuel, carburante sostenibile per l’aviazione) Corporate, a cui sono invitati a partecipare i clienti corporate di Air France e KLM i quali, dopo aver stimato le emissioni di CO₂ associate ai loro viaggi, possono determinare il contributo annuale che desiderano apportare a tale programma. In Italia, già sette aziende hanno aderito con entusiasmo al programma SAF Corporate. Tra queste c’è Pelliconi, azienda bolognese punto di riferimento mondiale nella produzione di tappi a corona e uno dei principali produttori di tappi per bottiglie, che, al pari di Air France-KLM, pone la sostenibilità al centro della propria strategia. A luglio scorso, a Milano, è avvenuta la firma dell’accordo a favore dello sviluppo del biocarburante. “La produzione di carburanti sostenibili per l’aviazione è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di riduzione di CO₂ nel nostro settore. Air France-KLM non è l’unica a voler rendere le proprie operazioni più sostenibili e aziende come Pelliconi ce lo dimostrano. Grazie a questo accordo saremo in grado di raggiungere i nostri obiettivi molto più rapidamente, stimolando la disponibilità di carburante per aviazione sostenibile su larga scala rendendone il prezzo più competitivo rispetto ai combustibili fossili”, ha affermato Stefan Vanovermeir, direttore generale di Air France-KLM East Mediterranean.

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In Air-Tec System, realtà di San Giovanni in Persiceto, alle porte di Bologna, che produce ed esporta in tutto il mondo impianti per il trasporto pneumatico di materiali sfusi, fa il suo ingresso la seconda generazione imprenditoriale. Alessandro Albini, infatti, entra in azienda come vicepresidente, con ruoli di gestione degli acquisti e della produzione, e siederà nel consiglio di amministrazione accanto al padre, Rodolfo, imprenditore di successo che con tenacia e dedizione ha fondato e guidato Air-Tec System per 27 anni. “L’arrivo di Alessandro permette di tracciare una linea di continuità per l’azienda e rappresenta una nuova opportunità per il futuro caratterizzata da una nuova visione di business foriera di una possibilità di crescita innovativa”, spiega Rodolfo Albini. Giovane e dinamico, Alessandro ha già alle spalle un’importante esperienza nel settore dell’impiantistica industriale e ha a cuore la tutela dei valori aziendali. Inizia, quindi, una lenta fase di affiancamento focalizzata sulla

Alessandro e Rodolfo Albini di Air-Tec System

trasmissione dell’idea imprenditoriale e su un’attenta pianificazione volta a garantire la stabilità nella governance. Nonostante il periodo di emergenza, nell’ultimo anno Air-Tec System ha avviato un piano di crescita e rinnovamento con il trasferimento nell’attuale sede, più ampia e funzionale alle maggiori esigenze produttive. Qui trova spazio anche la startup ATS Next, laboratorio di ricerche e sperimentazioni sui materiali, fulcro del progetto che ha reso l’azienda uno dei più importanti player nel settore degli impianti industriali per la movimentazione di prodotti in polveri e granuli. In prospettiva futura, già da quest’anno l’azienda punta a consolidare la posizione acquisita grazie a un ampliamento dell’offerta commerciale e al potenziamento del servizio di assistenza post-vendita. Air-Tec System è conosciuta e apprezzata anche fuori dai confini nazionali: oltre il 70% degli impianti realizzati, infatti, viene esportato in tutto il mondo. L’azienda ha numerosi accordi per la distribuzione dei propri sistemi e ha sviluppato una tecnologia proprietaria all’avanguardia, in grado di movimentare polveri e granuli all’interno di una tubazione chiusa per distanze oltre 500 metri e portate che variano da pochi grammi a oltre 100 tonnellate orarie. “I sistemi Air-Tec System si avvalgono della metodologia di trasporto in fase densa per spingere delicatamente il materiale a una bassa velocità fino a destinazione; la tecnologia preserva la buona qualità del prodotto e salvaguarda l’integrità dell’impianto con un conseguente abbattimento dei costi di manutenzione. Queste soluzioni garantiscono un ambiente di lavoro pulito e consentono un risparmio energetico rispetto ai tradizionali sistemi di trasporto meccanici e ai sistemi in fase diluita. Inoltre, a richiesta del cliente, è possibile avvalersi del supporto tecnico dell’azienda per il dimensionamento e la progettazione della tubazione, l’assistenza e il montaggio meccanico. La tecnologia per il trasporto pneumatico Air-Tec System viene applicata con successo in numerosi processi industriali dall’alimentazione di macchine confezionatrici, mescolatori, dissolutori e reattori, alla movimentazione di piccole quantità di prodotto accuratamente dosato”, spiegano dall’azienda di San Giovanni in Persiceto.



EDIZIONE SPECIALE DI EXTRAVECCHIO PER I 130 ANNI DELL’ACETO BALSAMICO DEL DUCA Centotrenta bottigliette di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP Extravecchio, una per ogni anno di attività della famiglia Grosoli nel campo delle eccellenze gastronomiche. È così che l’Aceto Balsamico del Duca, storica azienda di Spilamberto, ha scelto di celebrare i 130 anni della piccola bottega di famiglia alle porte di Modena, dove la gente del paese poteva trovare prodotti freschi e genuini, rigorosamente artigianali. Oggi, 130 anni dopo, l’atmosfera familiare permea ogni goccia del Balsamico che esce dalle pregiate botti. “Ciò che racchiude questa bottiglietta limited edition”, spiega Mariangela Grosoli, titolare dell’Aceto del Duca e rappresentante della quarta generazione di imprenditori del settore, “non è soltanto l’oro nero dal sapore intenso e armonico: è la storia stessa del fondatore Adriano, la passione di suo figlio Mario, la lungimiranza del nipote Adriano, mio padre, nonché la mia tenacia e la dedizione di mia figlia Lucia. È il racconto di cinque generazioni, che hanno portato l’Aceto Balsamico del Duca sulle tavole di tutto il mondo e hanno reso onore a ciò che la terra di Modena dona loro ogni giorno”. Ciascuna corredata da un elegante cofanetto personalizzato in legno, le 130 bottigliette di Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP Extravecchio prodotte per celebrare questo traguardo sono quindi anche un promemoria per non dimenticare mai i valori che, per dirla con le parole di Adriano Grosoli, ultimo rimasto in vita degli imprenditori che crearono il “mito” del balsamico, ci insegna l’oro nero: la pazienza, la cura e la passione. E proprio Adriano Grosoli, presidente onorario dell’Aceto Balsamico del Duca, ha ricevuto qualche mese fa un importante attestato per il lavoro svolto come imprenditore e custode della tradizione. È infatti stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. L’imprenditore, 92 anni, ha ricevuto il prestigioso riconoscimento in Palazzo del Principe Foresto, sede della Prefettura, accompagnato dalla figlia Mariangela, che è anche presidente del consorzio di tutela dell’IGP. Adriano Grosoli è l’ultimo rimasto in vita del quartetto di imprenditori che negli anni Sessanta guidò il passaggio dell’aceto balsamico dalle cantine domestiche al mondo dell’industria, portandone il nome

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sui mercati esteri attraverso fiere in Europa e negli Stati Uniti, con intraprendenza e spirito pionieristico. “Questo riconoscimento, uno dei più alti della Repubblica per contributivi alle attività produttive, mi rende orgoglioso perché corona una vita di sacrifici e di dedizione alla qualità dell’oro nero di Modena”, commenta Adriano Grosoli. Al di là delle produzioni familiari destinate a un consumo casalingo, fino alla metà degli anni Ottanta del Novecento, l’intera produzione del balsamico era infatti appannaggio di pochissimi: insieme ad Adriano Grosoli c’erano Giorgio Fini, Elio Federzoni e Giuseppe Giusti. La sua è una storia di imprenditoria d’altri tempi: Adriano Grosoli viene chiamato a causa della guerra a occuparsi dell’attività di famiglia, iniziata nel 1891 dal nonno Adriano e insignita della medaglia d’oro all’Expo di Genova nel 1927, che comprendeva principalmente la lavorazione del maiale, la gestione della trattoria a San Donnino, alle porte di Modena, e della bottega di prodotti tipici modenesi, in primis il balsamico. È su questo prodotto, fino a quel momento legato a una dimensione esclusivamente familiare, che decide di puntare, in concomitanza con l’apertura dei primi supermercati nazionali. Nel 1965, in occasione del riassetto normativo del settore aceti, è tra i promotori della richiesta di riconoscimento e regolamentazione del prodotto: avvia le procedure per ottenere la licenza ministeriale per la produzione di Aceto Balsamico di Modena, che otterrà nel 1974, poi nel 1993 è tra i fondatori del consorzio. E mentre promuove l’oro nero anche all’estero, con frequenti trasferte oltreoceano, esporta il suo amore per la città e la sua storia (finanziando il restauro del dipinto di Velazquez raffigurante Francesco I d’Este), la passione anche per le altre specialità modenesi e lo stile di vita emiliano. “Sarebbe un ottimo risultato se riscoprissimo alcuni degli elementi indispensabili per ottenere un buon Balsamico, pazienza, cura e passione, e li utilizzassimo nella nostra quotidianità”, conclude Adriano Grosoli.



CLEMENTONI E AMMAGAMMA INSIEME PER GIOCARE CON L’AI Ammagamma, società modenese di data science che sviluppa soluzioni di intelligenza artificiale per le aziende, e Clementoni, realtà italiana punto di riferimento in Europa nel mondo del gioco educativo, hanno avviato lo scorso maggio un’importante partnership di ricerca che vedrà le due aziende impegnate in un percorso congiunto finalizzato allo studio di nuove modalità di utilizzo dell’intelligenza artificiale per attività educative incentrate sul gioco.

Pietro Monari, project manager education di Ammagamma

Questa partnership è frutto dell’incontro tra la vocazione di Clementoni, da sempre impegnata nel supportare la crescita dei bambini di tutte le età con attività di gioco coinvolgenti e innovative, e la vision di Ammagamma, che promuove una concezione umanistica della tecnologia fondata sulla razionalità sensibile e sulla capacità della matematica di valorizzare la sensibilità umana come fondamento dell’evoluzione tecnologica. E proprio il workshop “Educare a pensare”, elaborato dalla società modenese per mostrare l’umanità dell’intelligenza artificiale e patrocinato dalla Commissione Nazionale Italia UNESCO e dalla Rappresentanza Italiana della Commissione Europea, è alla base di uno dei primi passi della collaborazione tra le due aziende: le persone di Ammagamma lavoreranno a stretto contatto con la struttura di Ricerca e Sviluppo di Clementoni per dare vita a riflessioni sulla relazione tra tecnologia e divertimento, con particolare attenzione alle tecnologie “intelligenti”, per conoscere le componenti fondamentali dei sistemi di intelligenza artificiale e immaginare

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nuovi approcci cognitivi attraverso l’interazione con alcune nuove prospettive del mondo digitale. “Oggi come non mai è importante mantenere il focus sul fronte dell’innovazione per rispondere alle aspettative di genitori e bambini sempre più esigenti e in continuo movimento”, spiega Enrico Santarelli, CMO di Clementoni. “In un contesto così sfidante, collaborazione e apertura diventano, ogni giorno di più, fattori fondamentali per accelerare, specie su quelle tematiche di grande attualità, come l’intelligenza artificiale, che richiedono un mix di competenze tecniche qualificate e una grande attenzione alla customer experience. La partnership con Ammagamma e l’idea di affiancare i loro esperti ai nostri professionisti del giocattolo nasce proprio da questi presupporti e dalla comunanza di valori e vedute, elemento quest’ultimo fondamentale per la costruzione di collaborazioni di successo”. “La missione di Ammagamma è quella di aiutare la società, con un’attenzione particolare alle nuove generazioni, a comprendere e a utilizzare la matematica e l’intelligenza artificiale in modo consapevole e responsabile”, commenta David Bevilacqua, amministratore delegato di Ammagamma. “È una sfida che cogliamo con grande entusiasmo e che stiamo affrontando anche grazie al crescente interesse delle istituzioni scolastiche verso il nostro approccio educativo. Un entusiasmo che trasferiamo oggi in questa importante collaborazione con Clementoni, azienda di grande tradizione che favorisce da sempre la crescita di piccoli e grandi con esperienze di gioco in costante evoluzione”. Una volta conclusa la fase di formazione e di studio dei fondamenti di intelligenza artificiale, la collaborazione tra Ammagamma e Clementoni si aprirà all’esplorazione di possibili sviluppi e progetti di ricerca, tra cui l’ipotesi di creazione di nuovi giochi basati sull’intelligenza artificiale che aiutino i bambini a crescere, sviluppando le competenze, la consapevolezza e il pensiero necessari a rapportarsi in maniera critica con il mondo futuro, inevitabilmente sempre più digitalizzato.

ATON GREEN STORAGE ENTRA SUL MERCATO AIM ITALIA ATON Green Storage, azienda di Spilamberto, in provincia di Modena, specializzata nell’ingegnerizzazione e produzione di sistemi di accumulo di energia per impianti fotovoltaici, è entrata lo scorso 17 giugno in AIM Italia, mercato organizzato e gestito da Borsa Italiana. Creato nel 2009, AIM Italia è dedicato alle pmi dinamiche e competitive, in cerca di capitali per finanziare la loro crescita. Nella prima sessione di collocamento di ATON, sono state proposte in sottoscrizione 2,5 milioni di azioni ordinarie di nuova emissione, ma la domanda complessiva, pervenuta da primari investitori qualificati italiani ed esteri, ha superato di quasi cinque volte il quantitativo di azioni offerto. “L’ingresso in Borsa di Aton rappresenta per noi motivo di grande orgoglio e soddisfazione e, per la società, l’acquisizione di uno status che consentirà di accelerare il percorso di crescita e lo sviluppo del business”, hanno dichiarato Aldo e Vittorio Balugani, azionisti e consiglieri di amministrazione dell’azienda modenese. “Quando nel 2014 abbiamo fondato la società, eravamo già fermamente convinti delle potenzialità delle tecnologie per un miglior utilizzo delle energie rinnovabili e della necessità di dover sviluppare soluzioni che ne potessero massimizzare i benefici”. Ettore Uguzzoni, presidente e Ceo di ATON Green Storage, ha sottolineato che “il successo che l’operazione di collocamento ha riscontrato presso primari investitori istituzionali italiani ed internazionali, testimonia la validità del business model di Aton e delle strategie di crescita e sviluppo della società in un settore che mostra ampie opportunità di crescita a livello globale, che puntiamo a cogliere”. “Sin dalla sua nascita, ATON si è distinta per l’elevato know-how interno”, ha ricordato Uguzzoni, “e per la capacità di sviluppare sistemi custom-made modulari e flessibili, tecnologicamente all’avanguardia che operano quale gestore dell’intero fabbisogno energetico di un’abitazione e che consentono un utilizzo intelligente delle energie rinnovabili. Le risorse finanziarie raccolte sul mercato saranno impiegate proprio per continuare a generare in-


novazione e a sviluppare le migliori soluzioni sostenendo il percorso di crescita della società sia sul mercato italiano che sui mercati internazionali”. I capitali raccolti nell’ambito del collocamento saranno funzionali, in particolare sul fronte industriale, ad ampliare la capacità produttiva di sistemi di accumulo di grandi dimensioni per le comunità energetiche, internalizzare la progettazione degli inverter e delle batterie e sviluppare una nuova linea di business impianti di efficientamento energetico e la commercializzazione direttamente al consumatore finale. I sistemi ATON si adattano alle diverse esigenze di ciascun utente e ai requisiti delle reti elettriche. La flessibilità e la capacità di personalizzazione che contraddistingue questa tecnologia hanno consentito di accreditare l’azienda quale fornitore di sistemi di accumulo presso principali multiutility, tra le quali Enel X e Sorgenia. L’azienda modenese contava, a dicembre 2020, quasi 5.000 sistemi di storage installati, in Italia e all’estero, e ricavi pari a circa 7,2 milioni di euro, Dal 2018 al 2020 c’è stato un costante incremento, con un CAGR di oltre il 54%, a testimonianza del trend di importante sviluppo dei sistemi di accumulo per impianti fotovoltaici, un EBITDA di 97 mila euro e una Posizione Finanziaria Netta pari a circa 6,4 milioni di euro.

BRIGHT RACCONTA LA REGIONE ATTRAVERSO “HUMANS OF EMILIA-ROMAGNA” La storia di una regione attraverso la moltitudine di persone che ci vivono e lavorano, rendendola straordinaria. Il format è stato ideato e prodotto da Bright, agenzia specializzata nell'ideazione e produzione di progetti audio visivi di comunicazione, presente nel territorio da oltre 25 anni con sede a Imola, in provincia di Bologna. Si chiama “Humans of Emilia-Romagna” e mostra la nostra storia raccontata dai personaggi della regione, rappresentandone l’anima. “Produrre ‘Humans of Emilia-Romagna’ per noi è stata una sfida, un’occasione nata durante il difficile periodo pandemico del 2020, partita dal desiderio di raccontare i personaggi del territorio, i mestieri tradizionali, le sfumature di colore della regione e le esperienze di

Sopra: Vittorio e Aldo Balugani, azionisti e consiglieri di Aton Green Storage

vita”, spiega Nicoletta Mongardi, titolare dell’agenzia Bright. “Il progetto presentato all’assessorato al turismo della Regione Emilia-Romagna, oltre che una sfida dal punto di vista puramente produttivo e registico, ha come obiettivo quello di valorizzare la regione e il suo turismo attraverso le persone ‘vere’, attori della realtà e del territorio che lo vivono”. L’impegnativo lavoro di Bright, che ha visto l’attiva collaborazione di Apt Servizi ER per l’individuazione di storie, personaggi e luoghi, sempre nel rispetto della visibilità di tutto il territorio, ha portato alla realizzazione di 20 episodi da un minuto ciascuno per raccontare in pillole la vita e il mestiere di chi rende speciale questa terra. Ogni storia si concentra su un personaggio e su un territorio, valorizzandone le caratteristiche. E così vengono presentate le saline di Cervia, con Oscar che ha dedicato la sua vita al sale dolce; Maurizio, il mugnaio del mulino di Fiumicello, nell’Appenino tra Forlì e Cesena; Miro, ideatore della cineteca di Rimini, che presenta il legame tra la città e Fellini; Fabio, l’ultimo artigiano rimasto della tradizionale ocarina di Budrio; Giordano, l’enologo che rappresenta le diverse quantità e qualità di vino dal mare alla collina; Oriano, il casaro che produce il Parmigiano Reggiano Dop; Franco, il restauratore di auto d’e-

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poca della Motor Valley; Carletto, il pescatore di anguille delle valli di Comacchio; Giulia, la guida dei castelli del Ducato; Iside, la sfoglina che rappresenta la Food Valley; Rosella, che realizza, insieme al marito, teglie per piadine fatte a mano a Montetiffi; Davide, ceramista della bottega artistica di Ceramic Valley; Maurizio, Gran Maestro dell’aceto balsamico di Spilamberto; Sandro, che dedica la vita all’ecologia marittima e alla salvaguardia delle tartarughe marine; Tania, cantante lirica delle terre di Verdi a Busseto; Bruno, il liutaio dei portici di Bologna; Giuliano, capitano fluviale della nave Stradivari sul fiume Po; Arianna, la restauratrice di Carrozze a Palazzo Farnese di Piacenza; Oreste, che ha costituito una cooperativa per riqualificare il borgo spopolato di Succiso; Sara, la guida della diga di Ridracoli e del parco naturalistico delle foreste casentinesi. Il progetto, particolarmente apprezzato all’estero e sottotitolato in tre lingue, è stato trasformato in un cortometraggio turistico selezionato come finalista all’International Tour Festival di Roma. “Io mi sento una degli Humans, fiera di vivere e lavorare, raccontando il mio territorio. Sono venticinque anni che opero nella produzione di progetti per valorizzare il turismo della mia regione e questo mi rappresenta maggiormente, perché racconta la vita reale della mia terra e di chi mi sta intorno. Dopo il lockdown avevamo perso molto. In qualche modo, incontrare queste persone, ascoltare i loro racconti e le loro storie, ci ha fatto avvicinare e creare dei legami, ridato speranza. Ma ci sono tante altre storie da raccontare e siamo già al lavoro per selezionare i prossimi Humans”, conclude Nicoletta Mongardi.

CADICAGROUP COMPRA IL GRUPPO GRAFICO ETICHETTA 2000 H.I.G. Europe, filiale europea del fondo d’investimento internazionale H.I.G. Capital, ha annunciato il perfezionamento dell’acquisizione della maggioranza di Gruppo Grafico Etichetta 2000 da parte della propria portfolio company Cadicagroup, gruppo di Carpi, in provincia di Modena, specializzato nella fornitura di accessori quali etichette, cartelli-

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ni, particolari per embellishment e packaging per i principali brand dell’abbigliamento attivi nei segmenti premium e absolute luxury. L’operazione consentirà al gruppo di consolidare il proprio posizionamento nel settore del lusso, sempre più esigente ed attento alla sostenibilità dei propri prodotti. Etichetta 2000 opera attraverso uno stabilimento produttivo di proprietà dotato di macchinari all’avanguardia, ma ha anche sviluppato e perfezionato negli anni una piattaforma proprietaria per la gestione dei dati variabili su etichetta merceologica. Tale ambiente è ‘web-based’ e quindi consente di replicare il processo di gestione sui vari siti produttivi, assicurando l’integrità dei flussi di informazioni. “Etichetta 2000 porta al nuovo gruppo un organico di 80 professionisti con un know-how di oltre 30 anni, specializzati nella progettazione, realizzazione e distribuzione in tutto il mondo di prodotti e servizi di anticontraffazione unici nel loro genere, offrendo la possibilità di creare QR code, strip olografiche personalizzate, RFID, NFC su care label, cartellini ed etichette”, evidenzia Massimiliano Tempestini, presidente di Etichetta 2000. “Arricchire il gruppo con un polo a forte vocazione produttiva e tecnologica come Etichetta 2000 ci permetterà di offrire ai nostri clienti una gamma di prodotti ancor più ampia, intercettandone in maniera ancor più completa i fabbisogni in termini di creatività, qualità e servizio. È quindi con grande piacere che do il mio più caloroso benvenuto ai nuovi colleghi e all’imprenditore di Etichetta 2000, Massimiliano Tempestini, con cui non vedo l’ora di avviare il nostro progetto di collaborazione”, commenta Massimo Stefanello, amministratore delegato del Gruppo Cadica. Raffaele Legnani, managing director di H.I.G. Capital in Italia, afferma: “L’integrazione di Etichetta 2000 rappresenta una tappa significativa per il gruppo Cadica e per il

nostro progetto di aggregazione del settore al quale lavoriamo, in collaborazione con il management, da più di tre anni. Siamo convinti che l’operazione consentirà al gruppo di proseguire nel proprio percorso di sviluppo, beneficiando di importanti sinergie con l’obiettivo di migliorare ulteriormente il servizio offerto alla propria clientela”. Fondata nel 1974 a Carpi, una delle aree storiche dell’industria tessile del Nord Italia, Cadicagroup è un’azienda specializzata nella Brand Identity tramite la produzione di etichette e cartellini dedicata a player attivi nel mercato dell’abbigliamento. La società ha basi logistiche negli Stati Uniti, in Cina, Hong Kong, India, Romania e Turchia. Dal 1993, anno della sua fondazione, H.I.G. Capital ha invece investito e gestito più di 300 società in tutto il mondo. L’attuale portafoglio include più di 100 aziende, con un fatturato complessivo di oltre 36 miliardi.

CASA DI CURA FOGLIANI, ELISA NICOLI NUOVO DIRETTORE SANITARIO Elisa Nicoli, medico chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia, da luglio scorso è il nuovo direttore sanitario dell’ospedale privato accreditato Casa di Cura Fogliani di Modena. Dopo un brillante percorso formativo, Nicoli è entrata a far parte dello staff della struttura sanitaria di Via Lana nel 2007. Qui ha progressivamente assunto ruoli di sempre maggiore responsabilità, ricoprendo in particolare gli incarichi di responsabile del coordinamento e formazione progetti RCFP, di vicediretto-

Elisa Nicoli, direttore sanitario della Casa di Cura Fogliani di Modena


ANNOVI REVERBERI, TRA NUOVO HEADQUARTERS E SISTEMI BREVETTATI

Un rinnovato e più ampio quartier generale per gestire le nuove esigenze in termini di volumi e razionalizzare le operazioni di logistica, riservando un grande spazio all’R&D con un Innovation center dedicato. A realizzarlo, negli storici spazi dello stabilimento ai Torrazzi, in via Martin Luther King, a Modena, è Annovi Reverberi, storica impresa metalmeccanica specializzata nella produzione di pompe a membrana per uso agricolo, pompe industriali e idropulitrici. L’occasione per il battesimo dei nuovi spazi è stata la consegna, lo scorso mese di giugno, delle prime “Borse di studio Corrado Reverberi”, lanciate il 13 novembre 2020 in concomitanza con l’anniversario della scomparsa del fondatore a cui sono intitolate. La terza generazione della famiglia ha deciso infatti di premiare con cinque borse di studio dedicate i figli e le figlie dei collaboratori più meritevoli, in particolare i ragazzi che hanno intrapreso o stanno per intraprendere un percorso di studio presso scuole superiori e università. “Sappiamo quanto fossero importanti per un imprenditore come Corrado Reverberi lo studio e l’accrescimento culturale dei giovani, per questo motivo siamo sicuri che avrebbe particolarmente apprezzato questa nuova iniziativa. Questa è stata solo la prima edizione del contest che ogni anno vedrà premiati i migliori studenti della grande famiglia Annovi Reverberi. Congratulazioni a tutti i partecipanti”, hanno evidenziato dall’azienda modenese commentando l’iniziativa. La cerimonia si è svolta nei rinnovati spazi dell’headquarters ai Torrazzi che ora ospita gli uffici commerciali e direzionali di tutte e tre le divisioni di Annovi Reverberi (industria, agricoltura e cleaning), un unico e più esteso ufficio tecnico e un nuovo Innovation center con sale test e banchi prova a disposizione del team di R&D. Si tratta di un nuovo Innovation center all’avanguardia dove è possibile testare tutti la gamma Annovi Reverberi con impianti a circuito chiuso dell’acqua e a basso impatto energetico.

“Con l’aumento dei volumi era diventato complesso gestire la logistica tra Modena, che ospita la produzione delle divisioni industria e agricoltura, e lo stabilimento di Bomporto dove c’era anche la produzione dedicata al settore cleaning. Così abbiamo deciso di spostare tutta la parte logistica a Bomporto, acquistando un nuovo spazio di fronte alla prima struttura, e di ristrutturare e ampliare la storica sede ai Torrazzi, unificando e ingrandendo l’ufficio tecnico, con sale prova dedicate a test su prototipi e nuovi prodotti”, spiega Federica Reverberi, business development manager di Annovi Reverberi. L’azienda modenese, che conta circa 600 dipendenti e nel 2020 ha superato i 213 milioni di euro di fatturato, ha lanciato quest’anno la nuova pompa CR 1000 bar ad alta pressione dedicata ad applicazioni industriali e alle manutenzioni per i settori navali. “Negli ultimi anni ci siamo specializzati in questo tipo di pompe e abbiamo prodotto quest’ultima versione che si chiama CR 1000 in onore di nostro nonno Corrado”, spiega ancora Federica Reverberi. Tra gli altri nuovi prodotti del gruppo modenese anche due nuove idropulitrici caratterizzate da sistemi tecnologici brevettati da Annovi Reverberi. La prima è 5.0 Twin Flow, dotata del sistema DTS (Dual Tech System) che consente di modulare le performance della macchina attraverso l’utilizzo di 2 power units attivabili singolarmente, per lavaggi leggeri in modalità eco-soft cleaning, o in sinergia, in fast cleaning, con doppia portata d’acqua e dunque per lavaggi più pesanti. La seconda è DHS (Dual Hyg System), un’idropulitrice a doppia lancia: una “classica” per la tipica azione di lavaggio e una dedicata alla modalità “spraying mode”, specifica per nebulizzare, che può quindi essere utilizzata per disinfettare e sanificare.

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re sanitario, di auditor di sistema di gestione qualità e di responsabile della formazione interna. La nomina è stata deliberata dal Consiglio di Amministrazione della Casa di Cura a seguito delle dimissioni per motivi familiari del dottor Angelo Rosi; contestualmente è stato nominato come nuovo responsabile dell’area chirurgica il dottor Giuseppe Colucci. Nell’augurare un proficuo lavoro alla dottoressa Nicoli e al dottor Colucci, la direzione della Casa di Cura Fogliani ha ringraziato il dottor Rosi “per la sua professionalità e lo spirito di collaborazione mostrato in questi anni”. Di recente, l’ospedale privato modenese ha inoltre rafforzato ulteriormente la propria dotazione di attrezzature destinate alla diagnostica e all’esecuzione di esami specialistici acquistando una macchina per la risonanza magnetica di ultima generazione. “La nuova risonanza magnetica, attiva all’interno del servizio di Radiologia, vanta tre importanti punti di forza: l’elevata risoluzione delle immagini, standard di primo livello di sicurezza per pazienti e operatori e grande comfort d’utilizzo”, spiegano dall’ospedale privato modenese. La Casa di Cura Fogliani è una struttura accreditata dalla Regione Emilia-Romagna ed eroga prestazioni sanitarie di ricovero e cura in convenzione con il Sistema sanitario nazionale oltre che a pagamento. È certificata ISO 9001 dal 2015 ed è associata all’Associazione Italiana Ospedalità Privata. Nel 1997 la direzione della Casa di Cura ha avviato il “Progetto Qualità”, che ha coinvolto tutti gli operatori in un percorso finalizzato ad accrescere l’orientamento alle esigenze degli utenti, migliorare il livello delle prestazioni e dei servizi offerti, sviluppare le capacità organizzative e gestionali. L’impegno dedicato al progetto ha consentito di realizzare quegli adeguamenti organizzativi, tecnologici e strutturali necessari ad avviare nel 1999 le procedure per l’Autorizzazione Sanitaria (secondo le nuove normative emanate dalla Regione Emilia-Romagna) e di realizzare un Sistema Qualità rispondente ai requisiti per l'accreditamento definiti dall’Agenzia Sanitaria Regionale e ai requisiti delle Norme della serie UNI EN ISO 9000. Dal 2008 la direzione della Casa di Cura è coinvolta nel progetto Risk Management

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che ha permesso di effettuare una mappatura dei rischi e implementare azioni di miglioramento efficaci, mentre nel 2009 ha avviato il Progetto Sicurezza seguendo le direttive della norma OHSAS 18001:2007. Ha coinvolto figure responsabili a più livelli in un percorso finalizzato alla realizzazione di un sistema per la sicurezza che governi la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali, teso al miglioramento continuo della sicurezza in ambienti di lavoro.

scita di Project Informatica che garantirà una rilevante espansione sul territorio italiano, l’ampliamento della base dei partner tecnologici e il raggiungimento a livello di gruppo di un fatturato pari a 180 milioni di euro e una

CENTRO COMPUTER, IN ORBITA H.I.G. CAPITAL TRAMITE PROJECT INFORMATICA Un’importante operazione vede protagonista Centro Computer, società di consulenza di Cento, in provincia di Ferrara, dal 1984 specializzata in prodotti, servizi e soluzioni IT per le aziende, che a maggio scorso ha avviato le attività per essere integrata completamente all’interno di Project Informatica, primario operatore nel mercato italiano dell’Information Technology, con l’obiettivo di creare un’ampia e qualificata sinergia nella gamma di servizi offerti alle imprese. L’operazione finanziaria di Project Informatica - azienda con sede a Stezzano, alle porte di Bergamo, da luglio 2020 portfolio company di H.I.G. Europe, filiale europea del fondo d’investimento internazionale H.I.G. Capital con oltre 36 miliardi di euro di capitale in gestione - consentirà a entrambe le aziende dell’ICT di accrescere il raggio di copertura geografica. “Siamo orgogliosi di aver intrapreso questo nuovo viaggio con Project Informatica. Insieme, proseguiremo in piena continuità e nel più assoluto rispetto dei nostri valori fondanti e, grazie alle sinergie commerciali, potremo offrire ai clienti un’ampia gamma di soluzioni con attenzione ai progetti di cybersecurity, al cloud e alle tecnologie innovative a supporto della trasformazione digitale. Non c’è crescita senza cambiamento. Vogliamo inoltre emulare l’ottima organizzazione del team di Project per ottimizzare la gestione dei clienti e amplificare la vendita a valore”, dichiara Roberto Vicenzi, amministratore delegato di Centro Computer, commentando l’operazione. “L’acquisizione di Centro Computer rappresenta un passo importante nel percorso di cre-

Sopra: Roberto Vicenzi, amministratore delegato di Centro Computer. Sotto: Alberto Ghisleni, fondatore e amministratore delegato di Project Informatica

forza organica di 400 dipendenti”, sottolinea Alberto Ghisleni, fondatore e amministratore delegato di Project Informatica. Con un fatturato di circa 130 milioni di euro e 230 dipendenti, Project Informatica opera da oltre 30 anni nel panorama IT italiano e negli anni ha registrato una crescita significativa che l’ha portata a posizionarsi come partner tecnologico di riferimento di numerose aziende pubbliche e private italiane. Centro Computer, fondata nel 1984, ha una capillare presenza sul territorio e, attraverso le sedi di Cento (FE), Faenza (RA), Modena, Padova e Milano, espanderà il numero di partnership tecnologiche di Project Informatica e favorirà un ampliamento del portafoglio prodotti e servizi da offrire ai clienti grazie all’unione


delle diverse competenze sviluppate dalle aziende. L’integrazione darà ulteriore stimolo al percorso di sviluppo delle due realtà per proseguire con rinnovato impegno nell’arricchimento di expertise delle società, con l’obiettivo di identificare sinergie e competenze utili a soddisfare le esigenze sempre più diversificate dei clienti. Tra i progetti in cantiere si prevedono di avviare nuovi investimenti per arricchire le specializzazioni in ambito Artificial Intelligence e Mixed Reality per le imprese del settore manifatturiero, così come si proseguirà con l’attenzione ai servizi di Security IT e per la gestione e l’integrazione dei Data Center in Cloud. “In un Paese che attraversa un periodo di difficoltà congiunturale senza precedenti, abbiamo deciso di definire un progetto di lungo periodo insieme a H.I.G. Capital, coinvolgendo anche Centro Computer e intraprendendo tutti insieme un cammino che, siamo sicuri, ci permetterà di ampliare e rafforzare ulteriormente la gamma dei nostri servizi a valore”, conclude Ghisleni.

QUINDICI INSACCATRICI FIRMATE CPS COMPANY INSTALLATE IN SUD AMERICA Quindici confezionatrici di ultima generazione installate in tempi record in Sud America nel pieno della terza ondata di Covid-19. A terminare con pieno successo nei mesi scorsi questa brillante operazione su scala internazionale è stata CPS Company, una delle storiche società del gruppo bolognese Cassoli, nota nel settore per la produzione di macchinari e soluzioni tecnologiche avanzate di confezionamento per i prodotti home e personal care. Per la riuscita del progetto sono stati fondamentali l’esperienza consolidata dell’azienda e un impegnativo lavoro di squadra su scala intercontinentale, reso possibile anche dai dispositivi 4.0 installati sulle macchine standard del Gruppo Cassoli sin dal 2010. La loro disponibilità ha permesso al team di tecnici altamente qualificati in loco di realizzare le installazioni, a un ritmo sfidante che nei periodi più intensi ha portato al risultato di due interventi conclusi a settimana, facendo affidamento sul costante supporto da remoto

garantito dal quartier generale italiano dell’azienda. “Questo insieme di elementi e qualità ha permesso di concludere la commessa nel migliore dei modi e in tempi estremamente rapidi, con grande soddisfazione da parte del cliente, pur in un periodo particolarmente impegnativo come quello che stiamo tuttora attraversando. Un risultato che, ancora una volta, ha permesso di dare piena concretezza alla visione imprenditoriale che caratterizza il Gruppo: Consideralo Fatto. Ben Fatto. Mai Fatto Prima”, spiegano dall’azienda. Le insaccatrici installate appartengono alla serie CPS 400: quattro modelli della tipologia CPS 452 FM e undici modelli CPS 452 BD. Soluzioni appositamente concepite per il packaging secondario di prodotti destinati al personal care, come rotoli, fazzoletti e altri articoli tissue, contraddistinte da una tecnologia di assoluta avanguardia e grandissima resa. “Le macchine CPS 400 permettono infatti di ottenere un film più tirato, e di conseguenza pacchi più aderenti ai prodotti (di modo che siano più protetti pur senza essere compressi), assicurando al contempo un minore consumo di pellicola. In aggiunta, la loro tecnologia è molto tollerante ai cambiamenti della qualità del film, caratteristica che ne riduce ulteriormente il consumo e agisce molto positivamente sulle performance produttive. Oltre alle suddette qualità, tali modelli presentano l’ulteriore vantaggio di rendere più stabili i prodotti durante le fasi di pallettizzazione, diminuendo sensibilmente l’utilizzo dei materiali di imballo, con effetti molto positivi in termini di risparmio e sostenibilità ambientale”, concludono dall’a-

zienda bolognese. Dal 2002, CPS Company è sinonimo di ricerca e sviluppo, tecnologia e massima attenzione alle aspettative dei clienti. L’azienda tramanda e rinnova il patrimonio di conoscenze della famiglia Cassoli, dal 1964 alla guida di attività industriali avanzate nel campo della progettazione e produzione dei macchinari per il confezionamento, e oggi di Cassoli Group, in cui CPS rappresenta la realtà di punta per lo sviluppo di nuove tecnologie e per nuove soluzioni di confezionamento. Del Gruppo Cassoli fanno parte anche Nema Automazione, specializzata nel packaging primario, secondario e di fine linea, ed Ecocap’s, azienda rivolta a sistemi di confezionamento per il settore del beverage.

EASYSNAP ENTRA A FAR PARTE DEL MONDO GUALAPACK Easysnap Technology, azienda modenese di spicco della Packaging Valley italiana, conosciuta in tutto il mondo per aver brevettato la tecnologia Easysnap®, un innovativo sistema di apertura facilitata delle bustine, è entrata lo scorso giugno a far parte del Gruppo Gualapack. Gualapack, storica azienda italiana del settore del packaging flessibile, con sede ad Alessandria e stabilimenti in tutto il mondo, produce imballaggi per alimenti e farmaceutici, prodotti per la casa, cosmetici e fornisce inoltre soluzioni complete e tecnologicamente avanzate conosciute come Gualapack System. Già vincitrice del Premio Paolo Mascagni,

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Andrea Taglini, CEO di Easysnap

riconoscimento dedicato alle “imprese che crescono”, promosso da Confindustria Emilia, Easysnap ha sempre mantenuto il suo orientamento fortemente innovativo che le ha permesso di arrivare a sintetizzare in un unico prodotto tre concetti chiave relativi al packaging: sostenibilità, facilità d’uso e inclusività. “Il nostro obiettivo è cambiare il modo di aprire le cose in tutti i settori grazie alla caratteristica di universalità del nostro pack che lo rende accessibile a tutti: la chiave del successo di Easysnap è infatti la semplicità d’uso. Senza dimenticare che, in un mondo in cui lo spreco di prodotto è uno dei fattori più inquinanti, il concetto di erogazione della giusta dose deve essere considerato un valore. Come azienda riteniamo infatti che la sostenibilità ambientale e la riduzione dei rifiuti siano una missione fondamentale e un obiettivo primario. Inoltre, la grande esperienza del Gruppo Gualapack, di cui siamo entrati a far parte, ci sta aiutando nel percorso di riduzione della plastica utilizzata negli imballaggi, nell'utilizzo di materiali provenienti da fonti riciclate e nella creazione di materiali interamente riciclabili. Il nostro portafoglio prodotti si sta ampliando per soddisfare i progetti più ambiziosi di sostenibilità nel packaging”, dichiara il CEO di Easysnap, Andrea Taglini. Oggi Easysnap, anche grazie a questa nuova partnership, vuole diventare mainstream non solo nella cosmetica e farmaceutica, ma anche nel settore alimentare. Una crescita che non dimentica le sue profonde radici con il territorio locale, come testimonia la visita del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini avvenuta lo scorso 9 luglio. Easysnap Technology è infatti una realtà industriale del tutto “made in Emilia-Romagna” e

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che deve gran parte del suo successo al territorio in cui è nata. “Easysnap è figlia del sistema Emilia-Romagna”, ha sottolineato durante la visita Andrea Taglini. “Da un lato, per il supporto e il sostegno fornito dalle sue istituzioni, a partire dalla Camera di Commercio per i finanziamenti iniziali, i tanti aiuti del sistema regionale per l’export, i servizi e il supporto operativo di Confindustria Emilia; dall’altro, le competenze del settore del packaging e le tante imprese e persone del territorio rendono possibile innovare anche in periodi difficili. La visita che ci ha fatto il presidente Bonaccini ci onora. Tramite la sua presenza abbiamo voluto indirizzare il nostro ringraziamento alla Regione Emilia-Romagna e condividere un momento di grande soddisfazione per essere entrati a far parte del gruppo Gualapack con un prodotto monodose altamente innovativo e sostenibile”.

ENERGICA E MESSORI, UNA PARTNERSHIP MADE IN MODENA Fashion e Motor Valley corrono insieme sulla via Emilia: grazie alla partnership “made in Modena” stipulata lo scorso luglio e valida per il biennio 2021/2022, infatti, la storica maison Messori vestirà il team della squadra Energica, il team della casa costruttrice di moto elettriche ad alte prestazioni Energica Motor

Company. Tra le qualità comuni alle due società modenesi ci sono l’eccellenza dei prodotti realizzati e il forte legame con il proprio territorio d’appartenenza. I valori che più di tutti legano i due marchi emiliani, e che rappresentano fattori distintivi all’interno del loro mercato, sono l’attenzione verso l’ambiente e la proiezione verso la ricerca e l’innovazione. La maison Messori è stata fondata nel 1976 da Lanfranco Messori e Germana Martinelli che hanno sempre ritenuto il made in Italy un valore indispensabile da offrire alla clientela internazionale. Una distribuzione capillare del prodotto, la partecipazione alle più importanti fiere di settore, le sfilate, i negozi monomarca sono i valori di base su cui la maison ha costruito reputazione e affidabilità. Gli abiti sartoriali ideati e confezionati dalla maison, sono realizzati con fibre naturali e, pertanto, nel pieno rispetto dell’ambiente. “Lavoriamo solo fibre naturali, lo facciamo fare lentamente da esperte mani italiane e puntiamo sempre alla qualità; la quantità e le produzioni di massa invece fanno male all’ambiente intorno a noi”, afferma il CEO Gianmarco Messori. Energica Motor Company, dal canto suo, è la prima motor company ad aver abbracciato fin da subito la propulsione elettrica divenendo la prima casa costruttrice al mondo di moto elettriche ad elevate prestazioni e il costruttore unico della FIM Enel MotoE World Cup. Uno dei fattori che ha contribuito alla nascita di Energica Motor Company è il voler dare una risposta a chi chiede un’alternativa, su due ruote, sostenibile che non implichi la rinuncia alle elevate prestazioni. Per raggiungere questo obiettivo, Energica ha puntato molto sull’innovazione tecnologica, frutto dell’ingegno emiliano. “Nel nostro impegno in prima linea verso lo switch-elettrico, abbiamo sempre puntato sull’innovazione tecnologi-

A sinistra, Gianmarco Messori, CEO di Messori in sella ad una moto del Team di Energica


EUROSETS FESTEGGIA 30 ANNI CON UN RICONOSCIMENTO ALL’INNOVAZIONE Eurosets, azienda che fa parte di GVM Care & Research, con sede a Medolla, in provincia di Modena, nel cuore del distretto biomedicale italiano, celebra 30 anni di attività proprio quest’anno, segnato anche da un importante riconoscimento: da Frost & Sullivan, il premio Global New Product Innovation 2021 per ECMOLife, un dispositivo innovativo per le terapie ECMO in grado di sostituire temporaneamente la funzione del cuore e dei polmoni. “Ogni anno Frost & Sullivan premia le aziende che si sono contraddistinte nel campo dell’innovazione a livello mondiale. Il premio Best Practices che viene riconosciuto a ECMOLife come prodotto più innovativo nel settore biomedicale testimonia il valore del lavoro svolto sinora ed è la conferma di aver intrapreso la strada giusta. Abbiamo fatto leva sulla ricerca e sviluppo di una tecnologia all’avanguardia, ideando un prodotto innovativo che ci consente di supportare il lavoro dei professionisti sanitari nell’aiutare pazienti in condizioni critiche, portando concreti vantaggi, e che ha permesso, in questo periodo di pandemia, di salvare molte vite”, commenta Antonio Petralia, amministratore delegato di Eurosets Il premio di Frost & Sullivan riconosce le caratteristiche e i vantaggi del prodotto, individuando in ECMOLife un device innovativo su cui investire. "ECMOLife è estremamente versatile e, grazie al design compatto, è un dispositivo applicabile in diversi ambiti clinici. Nonostante sia di recente introduzione, ECMOLife è già utilizzato in 60 ospedali nel mondo. Con il giusto prodotto e un’ottima presenza sul mercato, Eurosets ha tutto il potenziale per crescere rapidamente ampliando le indicazioni cliniche per l'uso dell’ECMO”, commenta Srinath Venkatasubramanian, industry analyst, transformational health di Frost & Sullivan. Con circa 50 brevetti internazionali, Eurosets è stata individuata da Frost & Sullivan come azienda capofila nel settore dei dispositivi biomedicali per ECLS/ECMO. ECMOLife è difatti presente negli ospedali di 15 Paesi nel mondo. Ad oggi, più di 400 pazienti sono stati trattati con ECMOLife e, “grazie a questa tecnologia d’avanguardia, abbiamo la possibilità di aumentare le probabilità di guarigione e di ridurre le percentuali di mortalità in caso di shock cardiaco o affezioni respiratorie gravi, anche causate dal Covid-19”, conferma Petralia. Eurosets è specializzata nella progettazione e produzione dei di-

spositivi medici avanzati, con tre divisioni: CPB (by pass cardiopolmonare), ECLS (supporto extracorporeo alle funzioni vitali), dispositivi di drenaggio per la chirurgia ortopedica, toracica e dispositivi per il trattamento delle ulcere croniche. È imminente l’apertura di un’area dedicata al collaudo finale e alla manutenzione dei dispositivi elettromedicali. Eurosets ad oggi conta 250 dipendenti e cinque filiali in Germania, Francia, Belgio, Cina e UK. L’azienda di Medolla, grazie allo sviluppo interno dell’intero ciclo del prodotto, consente ai pazienti di avere a disposizione sempre tecnologie di ultima generazione. Fondata nel 1991, Eurosets oggi occupa un’area di 33mila metri quadrati e produce circa 500 ossigenatori, 700 filtri e 2.000 filtri a goccia al giorno con due turni di lavoro. “L’introduzione di elementi innovativi nelle soluzioni tradizionali è la nostra mission. Per noi, innovazione significa non solo creare nuovi prodotti, ma anche adottare un diverso approccio che ci avvicini al personale sanitario, diventando più ricettivi alle sue esigenze e in grado di rispondere in modo pratico alle diverse necessità”, ricorda l’amministratore delegato di Eurosets. “Ascoltando con attenzione, riusciamo ad apportare piccoli grandi miglioramenti che rendono unici i nostri dispositivi medici. Grazie a questo approccio progettiamo e realizziamo prodotti innovativi, offrendo nuove soluzioni ai pazienti che non traggono giovamento dalle terapie tradizionali”. Infine, ma non meno importante, l’attenzione alla responsabilità sociale e alla sostenibilità: “Ci consideriamo parte di una comunità globale che vuole fare la sua parte per proteggere l’ambiente. L’aspetto ambientale per noi è primario e uno dei nostri principali obiettivi aziendali è ridurre i consumi e perseguire la compatibilità ambientale. Abbiamo compiuto sforzi significativi per l’adozione di soluzioni ecosostenibili, dalla riduzione del suo impatto ambientale con l’utilizzo di soluzioni energetiche alternative, all’uso di imballaggi privi di plastica laddove possibile”, conclude Antonio Petralia.

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ca. In questo modo riusciamo ad affermarci, giorno dopo giorno, tra i leader del settore moto elettriche ad elevate prestazioni”, spiega Livia Cevolini, CEO di Energica Motor Company. Di recente, inoltre, il Consiglio d’Amministrazione di Energica ha approvato l’accordo per l’acquisizione degli immobili di Soliera, in provincia di Modena, in via Scarlatti n. 10 e n. 20. Il civico 20 è già la sede operativa di Energica, attualmente concesso in locazione, che con l’aggiunta del civico 10 andrà a raddoppiare sia l’area produttiva sia quella degli uffici. L’accordo prevede il trasferimento degli immobili e dell’officina elettrica (campo fotovoltaico) posta sui tetti dei due capannoni, per un corrispettivo complessivo fissato in circa sei milioni di euro da corrispondere entro il 30 giugno 2024. Si rafforza dunque l’identità sostenibile e green di Energica che, oltre alle moto elettriche, sfrutterà energia da fonti rinnovabili per la propria produzione.

LE SOLUZIONI DI ESTECOM AL MECSPE DI BOLOGNA Estecom, azienda di Ferrara attiva nel settore dell’Information & Communication Technology, parteciperà per la prima volta al Mecspe, la fiera di riferimento per l’industria manifatturiera in programma a Bologna dal 23 al 25 novembre prossimi. L’azienda estense dal 2018 è entrata a far parte di Eurosystem di Treviso, gruppo specializzato nella progettazione di innovative soluzioni software per la produzione 4.0. “L’ampliamento della nostra offerta con nuove tecnologie per la digitalizzazione della fabbrica è un percorso iniziato già da diversi anni e vedrà una tappa fondamentale nella nostra prima presenza al Mecspe di Bologna, la fiera dedicata all’industria manifatturiera che riunirà l’eccellenza della tecnologia legata all’industria italiana ed estera. Nel corso delle tre giornate, il nostro team di consulenti terrà sessioni demo gratuite per illustrare le nostre soluzioni per l’automazione del reparto produttivo”, spiega Giuseppe Mussi, sales director del gruppo Eurosystem. I software proposti e sviluppati dal Gruppo si integrano tra loro per fornire alle aziende una produzione che sia 4.0 sotto tutti gli aspetti:

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prio questo è quello che si riscontra quando si sviluppano progetti legati all'Industry 4.0. Siamo convinti che una volta adottate questo tipo di soluzioni difficilmente si torna indietro. Per questo le tre giornate al Mecspe saranno un’ottima occasione per far ‘toccare con mano’ a tutte le aziende che ci verranno a trovare le nostre soluzioni”; conclude Giuseppe Mussi. Giuseppe Mussi, sales director del gruppo Eurosystem

dalla pianificazione dei materiali alla schedulazione della produzione, dal monitoraggio dei dati di fabbrica alla reportistica passando per gli oggetti interconnessi. In particolare, si tratta di software gestionali, sistemi MRP (Material Requirements Planning) per rispettare le date di consegna e mantenere basse le giacenze di magazzino; soluzioni APS (Advanced Planning and Scheduling) per gestire con facilità i cambiamenti della pianificazione e MES (Manufacturing Execution System) per controllare e comunicare in tempo reale lo stato della produzione; IIOT (Industrial Internet of Things) per ottenere informazioni dagli strumenti connessi della fabbrica; BI (Business Intelligence) per analizzare i dati e trasformarli in previsioni. Tutti questi software, per la gestione avanzata della produzione, sono sistemi che consentono attività di interpretazione e interconnessione dei processi. E non è solo Estecom a sottolineare il bisogno di innovazione: la necessità che tutte le aziende manifatturiere si adattino a questi standard operativi è testimoniata infatti anche dal Piano Industria 4.0, promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico e nato con l’obiettivo di agevolare le imprese nello sviluppo di tecnologie digitali per la produzione aziendale e di favorire il processo di digitalizzazione. “Sappiamo quali possono essere i benefici per le aziende perché conosciamo e sviluppiamo le soluzioni sulla base delle loro esigenze: maggiore efficienza e competitività sul mercato, velocità, razionalizzazione dei costi e migliore qualità del prodotto. E pro-

FAAC RILEVA GLI INGRESSI DI SICUREZZA DI COMETA Prosegue spedita la marcia di espansione di FAAC, multinazionale bolognese punto di riferimento nel settore dell’automazione e controllo accessi veicolari e pedonali, che lo scorso giugno ha annunciato la sottoscrizione di un accordo vincolante grazie al quale acquisirà dalla Famiglia Anselmi la totalità delle azioni di CoMETA, primario operatore italiano nel settore degli ingressi di sicurezza. Con questa acquisizione FAAC amplia l’attuale gamma degli ingressi automatici e si arricchisce di competenze specifiche sia nella produzione sia nella progettazione di soluzioni per la sicurezza fisica (security & safety). Il gruppo CoMETA, infatti, dal 1986 progetta e sviluppa serrature di sicurezza, bussole antirapina, porte di emergenza, porte blindate antieffrazione, portali rototraslanti, revolving doors, elettromagneti e portali con sistemi a porte interbloccate, sistemi per il controllo degli accessi e software per l'acquisizione e il controllo dei dati biometrici. L’azienda, con i suoi 95 dipendenti e 14 milioni di fattura-


to nel 2020, ha il proprio quartier generale a Barberino Tavarnelle, in provincia di Firenze, dove ha sede anche il suo centro di ricerca e sviluppo, e 3 sedi operative ad Arluno, in provincia di Milano, Verona e Padova. La transazione è soggetta alle consuete condizioni di chiusura ed il closing dell’operazione è previsto entro la fine di settembre 2021. “Siamo tornati ad investire in Italia in un player di primissimo piano che opera con successo sul territorio nazionale da oltre 30 anni”, dichiara il presidente del Gruppo FAAC, Andrea Moschetti. “Con questa acquisizione ci arricchiamo di grandi competenze in un segmento di prodotti molto specifico, consentendoci anche di portare all’interno di FAAC il know how necessario per alimentare la nostra crescita nel mercato degli ingressi automatici”, è il commento di Andrea Marcellan, amministratore delegato del Gruppo FAAC. Continua dunque il percorso di crescita, sia per linee interne sia per linee esterne, intrapreso da diverso tempo dal Gruppo FAAC e che lo scorso anno si è concretizzato prima nell’acquisizione dal gruppo svedese Assa Abloy di una parte del Gruppo Agta Record e di alcune delle sue controllate dirette, operanti nello specifico settore delle porte pedonali automatiche e delle porte a scorrimento veloce, e poi in quella del gruppo TIBA, primario operatore internazionale nel settore della fornitura di sistemi completi di gestione dei parcheggi con esazione, dal fondo di private equity israeliano TENE Capital, dal gruppo Afcon e da una serie di azionisti di minoranza. Fondata nel 1965 da Giuseppe Manini a Bologna, il Gruppo FAAC oggi è operativo nei cinque continenti in 26 Paesi, con più di 50 società e otto siti produttivi principali oltre al quartier generale a Zola Predosa, alle porte di Bologna e può contare su ricavi stimati conso-

lidati per oltre 600 milioni di euro e un organico di circa 3.300 dipendenti.

13a EDIZIONE DEL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ PER FLORIM Florim, azienda di Fiorano, in provincia di Modena, che produce da quasi 60 anni superfici ceramiche per tutte le esigenze dell’edilizia, dell’architettura e dell’interior design, ha pubblicato lo scorso giugno la tredicesima edizione del Bilancio di Sostenibilità. Due i passaggi fondamentali evidenziati nel documento per il cammino dell’azienda in direzione della sostenibilità: la trasformazione in Società Benefit e l’ottenimento della Certificazione B Corp. Sotto l’aspetto economico, l’azienda guidata da Claudio Lucchese, figlio del fondatore Giovanni, evidenzia un fatturato consolidato di oltre 380 milioni di euro. Il Gruppo conta oggi circa 1.400 dipendenti nel mondo. Negli ultimi nove anni sono stati investiti 450 milioni di euro, di cui 50 in ambito green, e il 2020 ha visto rafforzata la presenza internazionale, con l’apertura dei nuovi Flagship Store a Francoforte, in Germania, e a Londra, in Inghilterra, e di uno showroom ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi. Per quanto riguarda l’aspetto ambientale, in nove anni Florim ha evitato l’emissione di 95.144 tonnellate di CO₂, di cui 12.593 solo nel corso del 2020. E riguardo all’aspetto sociale, è stato istituito il protocollo per la tutela della salute e sicurezza FLORIM CARE, mentre la Fondazione Ing. Giovanni Lucche-

se ha attivamente supportato enti e strutture sanitarie, per il contrasto della pandemia, e numerose famiglie bisognose del distretto ceramico. Tra gli obiettivi in programma per il prossimo futuro vi sono l’acquisto dell’energia esclusivamente da fonti rinnovabili, incentivi alla mobilità green, sostegno economico alle famiglie bisognose del territorio e microlearning per la crescita professionale dei dipendenti. Altro appuntamento annuale di Florim è quello con il Premio Lucchese, l’evento intitolato alla memoria del fondatore di Floor Gres, che assegna borse di studio agli studenti più meritevoli dell’IIS A. Volta di Sassuolo. Arrivato alla trentaquattresima edizione, e trasmesso per il secondo anno consecutivo in formato digitale, l’evento di quest’anno ha scelto il titolo “Ripartiamo, ripartiamo”. Con la consueta regia del giornalista Leo Turrini, i protagonisti dell’appuntamento sono stati i cinque studenti premiati da Claudio Lucchese e dalla preside dell’IIS A. Volta di Sassuolo Sabrina Paganelli. “Per questa edizione abbiamo puntato su un tema che è per forza di cose attualissimo”, ha spiegato il conduttore Leo Turrini. “Dopo tutto quello che abbiamo conosciuto nel nostro recentissimo passato, c’è un’esigenza comune di recuperare uno slancio diverso, di ricostruire insieme. In questo, la relazione tra il mondo dell’impresa e il mondo della scuola è assolutamente fondamentale e non c’è dubbio che il futuro imponga il sostanziale, fondamentale

A destra, Claudio Lucchese, presidente di Florim, sotto, i premiati dell'edizione 2021 del Premio Lucchese

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rispetto del concetto di sostenibilità”. Un concetto, quello di sostenibilità, molto caro a Florim che da anni si impegna costantemente in questa direzione e lo scorso anno ha ottenuto la più autorevole Certificazione in questo ambito diventando una delle 4.000 B Corp nel mondo. “Quello che raccomando ai giovani premiati di quest’anno è che, sia nell’ambito dello studio sia nel loro futuro lavorativo, abbiano ben presente il concetto di sostenibilità in modo che possano aiutare il pianeta e la nostra società a migliorare”, ha commentato il presidente di Florim, Claudio Lucchese.

G21, ECCELLENZA E INNOVAZIONE NEI BIOMATERIALI G21 è una delle sette aziende al mondo produttrici di cemento osseo spinale ed ortopedico, un sistema bicomponente (polvere e liquido) da miscelare al momento dell’applicazione in sala operatoria per la fissazione ossea o riempimento di cavità. Il fondatore, Maurizio Foroni, insieme al figlio Filippo Foroni, creatore della formula del cemento che porta il nome dell’azienda, ha deciso nel 2009 di aprire il primo sito produttivo nel fulcro del distretto medicale di Mirandola, in provincia di Modena: un concentrato di idee, competenze e tecnopoli che creano un terreno fertile per la crescita di qualsiasi azienda del settore. “È successo tutto all’improvviso, nel 2007 avevo bisogno di un lavoretto estivo per pagarmi l’università e finii aiuto-magazziniere in un’azienda biomedicale nella zona di Mirandola. Dato che sono curioso per natura, chiesi al titolare a cosa servissero i dispositivi medici

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che imballavo; seguirono diverse chiacchierate e ricorderò sempre cosa mi disse una volta davanti a un caffè: quelli che imballi sono aghi da vertebroplastica e sono un buon prodotto, ma il valore aggiunto è il cemento osseo. Oggi in tutto il mondo, a produrre cemento osseo, siamo solo sette: c’era spazio per innovare un settore molto di nicchia. G21 è nata così: in uno sgabuzzino, con un tavolino su cui facevo esperimenti e miscelavo i materiali”, racconta Filippo Foroni, amministratore di G21. “Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto dei miei genitori che, credendo in me e in questa idea imprenditoriale, hanno sottoscritto il capitale iniziale. Senza di loro sarebbe stato difficile ottenere credito dalle banche. Anche il nome della nuova società non è venuto per caso: una delle prime formule pesava esattamente 21 grammi e dato che si dice che sia il peso dell’anima, quale miglior scelta”, continua Foroni. È nata così G21, azienda giovane capace di offrire soluzioni innovative e affidabili nel campo dei biomateriali, con la missione di facilitare il recupero delle funzioni articolari dei pazienti, nonché di fornire risposte innovative nel campo della neurochirurgia. Anche durante questo periodo difficile della pandemia da Covid-19 l’azienda non ha mai smesso di lavorare e investire nel futuro. “Per quanto concerne l’ortopedia, G21 produce un’ampia gamma di cementi ortopedici disponibili in diverse combinazioni di viscosità e antibiotico per trattare ogni tipo di infezione. Senza dubbio il prodotto di punta è rappresentato dalla tecnologia SpaceFlex: spaziatori modulari di spalla, anca, e ginocchio specifici per il trattamento delle infezioni articolari peri protesiche da primo impianto e revisioni settiche in due stadi. Per il comparto colonna vertebrale, il portafoglio prodotti offre soluzioni costituite da cementi spinali per il consolidamento vertebrale e forniture di chirurgia mininvasiva per le procedure di cifoplastica e vertebroplastica”, sottolinea ancora Filippo Foroni. Attualmente G21 esporta in più di 45 Paesi nel mondo ed è presente in svariate aree del globo con almeno una delle due divisioni di prodotto. Entro il 2022 conta di raggiungere 55 Paesi e incrementare il fatturato di un ulteriore 50%. “Energia, en-

tusiasmo e dinamismo: sono queste le caratteristiche che contraddistinguono G21 e che le consentono di eccellere nel proprio campo di competenza e di continuare il percorso di innovazione, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti che potranno migliorare significativamente la qualità di vita dei futuri pazienti”, conclude Foroni.

GENDATA SECURITY CHECK PER SCOVARE GLI INTRUSI NELLA PROPRIA RETE La sicurezza informatica è fondamentale per preservare il business di ogni azienda. Nonostante l’attenzione nel potenziare i sistemi di sicurezza informatica, le aziende di ogni settore, sono costantemente esposte ad attacchi sempre più articolati che possono compromettere la funzionalità dei sistemi e bloccare l’attività dell’azienda. Lo sa bene Gendata, realtà con sedi a Bologna, Forlì e Arcore, in provincia di Monza e della Brianza, specializzata in soluzioni informatiche, consulenza ICT e coaching, che ha lanciato nei mesi scorsi “Gendata Security Check”. Si tratta di un servizio con cui Gendata fornisce un assessment dell’infrastruttura di rete aziendale proprio al fine di evidenziare alle imprese i potenziali problemi e le vulnerabilità presenti, permettendo di valutare il rischio al quale sono esposte e attuare tempestivamente le procedure necessarie per scongiurare eventuali compromissioni esterne. “L’analisi inizia con l’attività di Endpoint Protection Security, una tecnologia EDR di ultima generazione che tramite un agente distribuito su tutti gli endpoint, analizza il comportamento degli elementi che compongono la rete, alla ricerca dei cosiddetti IoC (indicatori di compromissione), in grado di indicare la presenza di malware avanzati invisibili agli antivirus”, spiega Emanuele Ciani, CEO di Gendata. “Se la rete e i dispositivi a essa connessi sono particolarmente estesi, è fondamentale passare a un livello di analisi ulteriore: il nostro Security Network che è in grado di effettuare Anomaly Detection e Behavioral Analytics del network per quanto esteso e complesso sia. In poche parole, uno strumento in grado di portare alla luce eventuali anomalie che deviano dalle linee guida


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standard”, prosegue Ciani. Security Network si avvale di algoritmi di intelligenza artificiale avanzati e di un’analisi di tutto il traffico generato dalla rete presa in considerazione. “Gendata, inoltre, offre un’ulteriore funzione: Security Backup, in grado di controllare le procedure di backup e configurazione in modo da contenere al minimo le possibilità di compromissione del server backup e repository. Le attività di Gendata Security Check, integrabili a seconda delle necessità aziendali, possono durare da una a massimo quattro settimane. Questo lasso temporale varia a seconda dell’estensione e delle caratteristiche del perimetro da analizzare. Il risultato finale sarà un report di tutte le evidenze riscontrate con chiare indicazioni delle azioni da intraprendere per migliorare i sistemi di sicurezza aziendali”, sottolinea ancora il CEO di Gendata. Uno specialista Gendata svolgerà attività a campione giornaliere per controllare la presenza di minacce latenti all’interno della rete aziendale. “Il nostro Security Check è la soluzione definitiva in grado di generare allarmi nel caso in cui vengano rilevate minacce particolarmente critiche. L’azienda, in questo caso, viene tempestivamente informata per attuare un’azione risolutiva tramite un servizio di Incident Response dedicato. Dal momento dell’installazione, il servizio del team di sicurezza è attivo 24/7. Gendata arricchisce la sua tecnologia di protezione dalle minacce automatizzata con i servizi di sicurezza integrati, senza costi aggiuntivi. Il gruppo operativo di analisti delle minacce e ricercatori di sicurezza, si avvale delle proprie competenze e dei feed di threat intelligence sulle minacce rilevate”, conclude Emanuele Ciani. Per info: www.gendata.it

Emanuele Ciani, CEO di Gendata

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CAMBIO DI LOOK PER L’EXECUTIVE SPA HOTEL Si rinnova completamente l’Executive Spa Hotel di Fiorano Modenese, in provincia di Modena. Quello che nel 1985 si presentava come il primo hotel a quattro stelle del comprensorio ceramico modenese, oggi, apre le proprie porte non solo agli ospiti della struttura ma anche al pubblico, consentendo di vivere una bellissima esperienza contemporanea. Oltre all’apprezzatissimo EXÉ Restaurant guidato dallo Chef Paolo Balboni, avranno accesso a un Exclusive Wellness & Fitness Center di circa 400 metri quadrati, a una Digital fitness area aperta fin dal primo mattino, al nuovo ristorante ALTO accompagnati dalla raffinata cucina dello Chef Mattia Trabetti e al cocktail bar ARIA, entrambi posizionati su un suggestivo rooftop che consente di bere e mangiare sotto le stelle. Nella sua veste moderna, l’Executive Spa Hotel vanta 64 stanze, cinque delle quali sono suite, progettate con un design che richiama gli anni ’50 nelle forme e nei materiali forniti dai più prestigiosi brand di interior design nel panorama italiano. Più che una semplice ristrutturazione, a interessare l’intero edificio è stato un profondo ripensamento in senso smart dei concetti di albergo e ospitalità, che mostra i propri effetti anche sul piano della sicurezza e delle dinamiche di accesso e prenotazione. “Una app mobile studiata ad hoc offre la possibilità di effettuare il check-in da casa, in modo da evitare code e assembramenti in reception. Automaticamente abilitato, il telefono diventa la chiave della stanza, nella quale si entra avvicinando il dispositivo alla porta. Un unico fit band consentirà inoltre di effettuare l’ingresso a Spa e palestra, controllare le macchine e aprire e chiudere l’armadietto. Tutti gli ambienti sono dotati di un sistema di filtraggio elettronico dell’aria per il controllo della contaminazione microbiologica aerodispersa, mentre in ogni camera è presente un dispositivo con tecnologia a lampade Uva per la sanificazione automati-

ca. Un lettore per il riconoscimento facciale, infine, consente l’accesso in hotel solo a chi indossa la mascherina e ha una normale temperatura corporea”, spiegano dall’Executive Spa Hotel. “Sarebbe poi ingenuo pensare che una struttura voluta da un imprenditore come Marcello Masi non abbia anche un occhio di riguardo per il turismo business e la convegnistica, che in questa versione contemporanea dell’hotel trovano uno spazio fonoassorbente in grado di accogliere fino a 120 ospiti con sala di regia collegata alle suite, un locale per conferenze e un confortevole ambiente prenotabile per meeting aziendali più ristretti”, evidenziano ancora dall’hotel di Fiorano Modenese. Infine, va sottolineato che, in un’ottica organizzativa rivolta all’ecosostenibilità, in tutta la struttura sono utilizzati detergenti e detersivi rigorosamente bio per potenziare quella filosofia completamente plastic free che ha guidato la scelta di tutti i materiali nell’ambito di una ristrutturazione straordinariamente attenta alla drastica riduzione dell’impatto ambientale e, di conseguenza, del consumo energetico.


PARTNERSHIP SU DATA ANALYSIS TRA HPE COXA E HEWLETT PACKARD ENTERPRISE IN ITALIA

“Per un’azienda, cogliere appieno i vantaggi della data-driven-era, raccogliere, organizzare e trasformare dati in insight, informazioni in grado di generare valore, richiede un mix di competenze e un’attitudine al cambiamenEsplorare insieme le nuove opportunità dell’e- to non comuni. Con questa consapevolezza ra dei dati per il settore industriale: è l’obiet- diamo vita alla partnership con HPE COXA, tivo principale della collaborazione instaurata una vera eccellenza italiana e internazionale, tra Hewlett Packard Enterprise in Italia, so- per capacità progettuale e competenze ingecietà globale edge-to-cloud platform-as-a-ser- gneristiche”, dichiara Stefano Venturi, presivice che aiuta le aziende ad accrescere i propri dente e amministratore delegato di Hewlett risultati liberando il valore dei loro dati, ovun- Packard Enterprise in Italia. que essi risiedano, e HPE COXA, azienda “La trasformazione digitale sta pervadendo modenese specializzata nei servizi di ingegne- sempre più prodotti e processi industriali; ria, progettazione e produzione di precisione sono certo che con la competenza di dominio per i settori automobilistico, motorsport, au- che ci contraddistingue, assieme al know-how e alle tecnologie di Hewlett Packard Enterpritomazione, aerospaziale e difesa. “L'iniziativa si concentrerà su progetti in am- se in Italia saremo in grado di creare innobito Data Analytics & Simulation, Artificial vazione. Siamo orgogliosi della partnership Intelligence, High Performance Computing, strategica che Hewlett Packard Enterprise in Intelligent Edge e IIoT (Industrial Internet of Italia ha voluto realizzare con noi, un’alleanThings) pensati in particolare per le aziende za che genererà sicuramente valore per noi e manifatturiere, senza però escludere settori soprattutto per i nostri clienti”, spiega Andrea come la pubblica amministrazione e quello Bozzoli, CEO di HPE COXA. bancario/assicurativo”, si legge nel comunica- La qualità dell’attività di HPE COXA, in to congiunto che le due società hanno diffuso. particolare nell’ottica di alta formazione Questa partnership nasce dalla volontà di professionalizzante per i giovani laureati, è entrambe le parti di creare un centro di ec- comprovata dai riconoscimenti che l’azienda cellenza per l’intelligenza artificiale in Italia, modenese riceve. Ultimo in termini di tempo in particolare nella Motor Valley emiliano-ro- la pergamena che Andrea Bozzoli ha avuto magnola. Il centro avrà il compito di lavorare da parte Francesco Ubertini, rettore dell’Unisu progetti di intelligenza artificiale e algorit- versità di Bologna, per aver contribuito alla mi di apprendimento automatico, sfruttando realizzazione di MEKANÉ, la prima Scuola le potenzialità del nuovo portafoglio software di Alta Formazione in High Performance Endi Hewlett Packard Ezmeral Data Platform, gineering. unite alle competenze di EVO, la business Nata dalla collaborazione tra HPE COXA e unit di HPE COXA recentemente inaugura- Unibo, la scuola di alta formazione MEKANÉ ta e dedicata a elettrificazione, simulazione e ha l'obiettivo di accrescere le competenze degli ingegneri dell’azienda modenese attraverso intelligenza artificiale. l’organizzazione e l’erogazione di una formazione specialistica avanzata post-laurea. “La collaborazione tra Università di Bologna e HPE COXA”, ha affermato il Rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini, “si è dimostrata pioneristica e ha già portato un grande risultato. Sono certo che il legame con questa importante realtà aziendale porterà in futuro Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna, e Andrea Bozzoli, altri progetti e novità da percorrere insieme”. CEO di HPE COXA

LA MODENESE OCS CAMBIA NOME E DIVENTA HYDRECO OCS, azienda di San Cesario, alle porte di Modena, che realizza cilindri oleodinamici in co-design con il cliente, con una solida storia di oltre 50 anni, cambia nome e diventa Hydreco. Una scelta dettata dalla volontà di presentarsi al mercato attraverso il brand Hydreco, che è specializzato, nel Gruppo Duplomatic, in motion solutions per il settore mobile. È stata proprio Duplomatic MS ad annunciarlo nel luglio scorso: OCS, assumendo il nome di Hydreco, rafforzerà la propria sinergia con Hydreco, il marchio di riferimento globale per le soluzioni complete per il settore mobile del Gruppo. “Dal punto di vista formale non muteranno né i dati fiscali né l’attuale sede di Hydreco.

Certamente, cambiano il nome e il logo, ma valori, persone, management restano gli stessi”, spiegano dall’azienda. OCS, storica impresa modenese entrata nel Gruppo Duplomatic nel 2015, ha continuato in questi anni lo sviluppo delle proprie competenze per la progettazione e produzione di cilindri oleodinamici personalizzati per applicazioni mobili nei settori costruzioni, ferroviario, movimento terra, minerario, siderurgico, offshore e navale. L’integrazione dell’azienda di San Cesario nel brand Hydreco, da sempre presente nel settore mobile, consente di ampliare l’offerta ai clienti di soluzioni complete, che includono anche valvole di controllo, joystick, pompe e motori oleodinamici e blocchi HIC per macchine operatrici mobili. Al contempo, questo cambiamento rappresenta un importante rafforzamento delle proprie competenze tecniche, per un servizio sempre più completo e qualificato nello sviluppo di

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GRUPPO FABBRI, NUOVO PREMIO PER IL PACKAGING COMPOSTABILE

Stefano Mele, CEO di Gruppo Fabbri

Nuovo importante riconoscimento per Gruppo Fabbri, storica realtà del mondo del packaging con sede a Vignola, in provincia di Modena, che nel giugno scorso ha conquistato il Premio internazionale “BIOPOLYMER Innovation Award” per “Nature Fresh”, il primo film bioplastico certificato compostabile al mondo per il packaging alimentare automatico. Il BIOPOLYMER Innovation Award, che è stato consegnato virtualmente nel corso del “Biopolymer Processing & Moulding Online Congress” al CEO Stefano Mele, non è il primo premio che Fabbri si aggiudica con le proprie soluzioni di packaging compostabile. Nel corso del 2020 l’azienda, infatti, aveva ottenuto anche l’Oscar dell’Imballaggio e, tramite il cliente inglese Westaway Sausages, gli UK Packaging Awards. Nature Fresh vanta inoltre il sostegno di Horizon 2020, il programma per la Ricerca e l’Innovazione dell’Unione Europea. “Il primo premio al BIOPOLYMER Innovation Award è un ulteriore riconoscimento, a livello internazionale, dell’impegno e degli sforzi che la nostra azienda compie verso lo sviluppo di soluzioni di packaging sostenibili. Dopo un anno intero dal suo lancio sul mercato, Nature Fresh è già stato prodotto in centinaia di tonnellate, con le quali sono stati immessi sul mercato globale milioni di confezioni alimentari compostabili”, ha commentato Mele. Interamente sviluppato e prodotto da Gruppo Fabbri, Nature Fresh è il primo film bioplastico al mondo per il packaging alimentare automatico, e con applicazioni anche manuali, con certificazione di compostabilità domestica e industriale (norma UNI EN 13432).

soluzioni personalizzate ad alto contenuto tecnologico. Il brand Hydreco comunica la visione della tecnologia come cuore pulsante della crescita, in mercati in continua evoluzione, e riflette una realtà che ha realizzato in questi ultimi cinque anni uno sviluppo costante, solido e sostenibile. Grazie a questa operazione, Hydreco in Italia rafforza la propria identità di

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La formulazione di Nature Fresh si basa su un grado speciale del polimero compostabile BASF ecovio®, sviluppato appositamente per Gruppo Fabbri, e sul polimero compostabile BASF ecoflex®. Nature Fresh contribuisce efficacemente all’economia circolare: si inserisce infatti perfettamente nel processo generale di compostaggio e, grazie alle caratteristiche della biomassa rimanente, il compost risultante è adatto alla crescita delle piante. Il BIOPOLYMER Innovation Award viene assegnato a prodotti o applicazioni pionieristiche di polimeri biodegradabili, composti da materiali che a fine vita possono essere metabolizzati da microrganismi in biomassa per entrare a far parte dei cicli naturali. Il Premio è promosso dall’associazione no-profit POLYKUM, e comprende una giuria indipendente con esperti di economia, scienza, politica e media. Nature Fresh è stato apprezzato dalla giuria come film estensibile per imballaggi che proteggono gli alimenti, le persone e l’ambiente: offre infatti prestazioni equivalenti al PVC e un migliore tasso di trasmissione del vapore acqueo rispetto ai film estensibili tradizionali. Ha un’elevata resistenza meccanica ed estensibilità, un’alta resistenza alla perforazione e dimostra le massime prestazioni con spessori ottimizzati in base all’applicazione, pur vantando alti livelli di trasparenza e proprietà anti-fog. Da oltre 70 anni sul mercato, Gruppo Fabbri oggi si sta dedicando allo sviluppo di altri film bioplastici per applicazioni non estensibili. Con circa 500 dipendenti, più di 120 brevetti attivi concessi e il 5% del fatturato annuale investito in ricerca e sviluppo, offre all’industria, ai trasformatori del fresco e al retail soluzioni che coprono tutti i settori alimentari. Il Gruppo comprende quattro unità produttive (tre in Italia e una in Svizzera), nove società di vendita e assistenza in Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Svizzera e Russia ed è attivo in circa 80 Paesi in tutto il mondo, grazie anche a 95 società concessionarie altamente qualificate.

azienda con diverse sedi produttive nel distretto emiliano della meccatronica: una a Vignola, sempre in provincia di Modena, due a San Cesario, di 4.400 metri quadrati nei quali operano complessivamente circa 100 persone, tra operai, ingegneri e progettisti, tecnici applicativi e personale commerciale qualificato. “Hydreco è l’evoluzione di OCS e il rebran-

ding è un importante elemento nel nostro percorso di innovazione e crescita, come partner delle aziende che cercano un pacchetto integrato per le loro macchine operatrici. Questo cambiamento evidenzia nei fatti la nostra precisa volontà di diventare una realtà di eccellenza nella progettazione e realizzazione di soluzioni complete per il controllo del movimento”, commenta Roberto Maddalon,


presidente e CEO di Duplomatic MS. Il gruppo Duplomatic ha sede a Parabiago, in provincia di Milano, e, con un fatturato consolidato di 96 milioni di euro e oltre 450 dipendenti nel 2020, progetta e produce soluzioni tecnologiche per il controllo di movimento in diversi settori. È attivo sul mercato con tre marchi: Duplomatic Motion Solutions per applicazioni industriali, Hydreco per applicazioni mobili e Continental Hydraulics per il Nord America. Il gruppo è presente a livello internazionale, con propri stabilimenti produttivi in Usa, Cina, India, Australia, Italia, Gran Bretagna e uffici commerciali nelle diverse aree nel mondo. Per info: www.duplomatic.com

GRUPPO HERA E INALCA, PARTNERSHIP PER PRODURRE BIOMETANO Il Gruppo Hera, una delle maggiori multiutility nazionali, attraverso la controllata Herambiente, primo operatore nazionale nel settore ambiente, e la società Inalca (Gruppo Cremonini), punto di riferimento nella produzione di carni e nella distribuzione di

prodotti alimentari, hanno siglato lo scorso luglio un accordo per la costituzione di una NewCo, denominata BIORG, con la finalità di produrre biometano, un combustibile 100% rinnovabile, e compost dalla raccolta differenziata dell’organico e dai reflui agroalimentari. Grazie a un investimento di circa 28 milioni di euro, sarà ristrutturato un sito di proprietà di Herambiente nel modenese, a Spilamberto; l’impianto per la produzione di biometano entrerà in funzione entro il 2022. In particolare, il gas naturale sarà ottenuto dalla digestione anaerobica di rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata del Gruppo Hera e dagli scarti derivanti dal processo di lavorazione dell’industria agroalimentare, tra cui il processo produttivo delle carni realizzato da Inalca. La produzione attesa, a regime, è di 3,7 milioni di metri cubi di biometano all’anno, che verranno immessi nella rete gas e restituiti al territorio per l’utilizzo in autotrazione. Importanti i benefici ambientali che ne deriveranno: ogni anno verrà risparmiato l’uso di combustibile fossile per circa 3.000 TEP (tonnellate di petrolio equivalente) e saranno evitate emissioni di CO₂ in atmosfera per circa 7.000 tonnellate. L’operazione consentirà, inoltre, il recupero di materia, oltre a quello energetico. Lo scarto in uscita dal processo di digestione anaerobica, denominato tecnicamente digestato solido, anziché essere smaltito verrà infatti ulteriormente recuperato, grazie al conferimento nell’impianto di compostaggio di Nonantola (Mo), oggi di proprietà del Gruppo Cremonini e che sarà conferito in BIORG, per arrivare a produrre ogni anno circa 18.000 tonnellate di compost utilizzabile come biofertilizzante in agricoltura. “Il Gruppo Hera è da sempre in prima linea per promuovere sostenibilità ambientale ed economia circolare: tutti i nostri

progetti vanno in questa direzione, favorendo al tempo stesso l’innovazione e la crescita dell’azienda e dei territori in cui operiamo”, afferma Andrea Ramonda, amministratore delegato di Herambiente. “Per quel che concerne in particolare lo sviluppo della filiera del biometano, l’accordo con un partner d’eccellenza come Inalca rappresenta per noi un ulteriore passo in avanti dopo la realizzazione a Sant’Agata Bolognese del primo impianto in Italia da parte di una multiutility per la produzione di biometano su scala industriale. Proprio grazie al know-how acquisito con questa struttura, puntiamo a sempre nuove iniziative per la transizione verso l’economia circolare, in linea con quanto previsto nel nostro Piano strategico al 2024”. “Questo accordo consolida e rafforza il modello produttivo integrato e sostenibile di Inalca”, spiega Luigi Scordamaglia, amministratore delegato della società modenese. “Infatti, il nuovo impianto consente una piena valorizzazione degli scarti di lavorazione delle nostre attività produttive, confermando l’impegno ‘zero waste’ di Inalca. Inoltre, si realizza una efficace sinergia industriale, con la produzione di biometano e compostaggio in due impianti tra loro perfettamente complementari. Per questo l’accordo con una società dotata di know-how e tecnologie di eccellenza come Hera, dimostra che solo la vera innovazione può generare quella sostenibilità competitiva che riduce l’impatto sull’ambiente e crea allo stesso tempo più valore aggiunto per l’intera filiera zootecnica”.

KIWA ITALIA OTTIENE LA NOTIFICA MDR PER I DISPOSITIVI MEDICI Kiwa Italia, gruppo specializzato nel settore delle certificazioni, ispezioni e prove e con la sua sede principale a Granarolo dell’Emilia, in provincia di Bologna, ha ottenuto lo scorso mese di luglio la designazione come Organismo Notificato dal Ministero della Salute italiano e dalla Commissione Europea per le attività di Valutazione della Conformità secondo il Regolamento Dispositivi Medici 2017/745/UE. “Questo riconoscimento giunge dopo un lun-

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go e impegnativo percorso iniziato a settembre 2018, ottenuto grazie agli investimenti fatti da Kiwa Cermet Italia e al grande impegno e coinvolgimento di tutto lo staff, che ci permettono di garantire a tutti i nostri clienti la continuità nell’erogazione dei servizi per il settore medicale”, spiega Giampiero Belcredi, Chief Operating Officer del Gruppo. “Da oggi, Kiwa Cermet Italia è in grado di fornire servizi relativi alla marcatura CE, in accordo al MDR, per una più vasta gamma di dispositivi medici, tra cui anche quelli di Classe III a più alto rischio, dispositivi che includono prodotti medicinali e apparecchiature di diagnostica per immagini a mezzo di radiazioni, garantendo dunque non solo la continuità di accesso al mercato UE per i nostri clienti, ma anche l'aumento del portafoglio servizi rispetto alla designazione MDD”, aggiunge Belcredi. Nel prossimo futuro, Kiwa intende continuare la sua espansione internazionale e completare il proprio portafoglio servizi ottenendo la possibilità di rilasciare i marchi UKCA e MDSAP, al fine di garantire ai propri clienti l’accesso ai mercati globali e di fornire un servizio di qualità a supporto di tutte le aziende del settore medicale. Il Regolamento sui dispositivi medici (2017/745/UE) pubblicato a maggio 2017 ha sostituito la direttiva sui dispositivi medici (93/42/CEE) e la direttiva sui dispositivi medici impiantabili attivi (90/385/CEE). Dopo il periodo di transizione, la piena applicazione del Regolamento Dispositivi Medici è entrata in vigore il 26 maggio 2021. Per i produttori di dispositivi medici l’MDR rappresenta una sfida, vista la necessità di apportare tempestivamente tutti gli adeguamenti necessari per garantire la Conformità

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dei Prodotti Medicali alla nuova legislazione. Ma lo stesso vale per gli Organismi notificati, per i quali sono state introdotte importanti novità circa il loro ruolo e le loro responsabilità. L’MDR, infatti, differisce significativamente dalla MDD, in quanto contiene una serie di nuovi requisiti e cambiamenti di rilievo, con l’obiettivo di migliorare la qualità, la sicurezza e l’affidabilità con controlli più severi sui dispositivi medici e le relative prove cliniche, rafforzare la trasparenza delle informazioni relative ai dispositivi medici per gli utenti finali, migliorare le attività post-mercato e la tracciabilità dei dispositivi medici. Kiwa Italia, con una vasta esperienza di oltre 20 anni nel settore medicale e con diverse migliaia di dispositivi certificati, è in grado di fornire tutti i servizi necessari per ottenere risposte complete e informazioni affidabili sull’iter di certificazione dei Dispositivi Medici.

È L’HURACÁN EVO DI LAMBORGHINI LA VETTURA “FOLLOW ME” AL MARCONI DI BOLOGNA Automobili Lamborghini rinnova per la settima volta la collaborazione con l’aeroporto Guglielmo Marconi di Bologna e consegna una nuova vettura Follow Me, una Huracán Evo, che guiderà gli aerei in arrivo e partenza verso il piazzale di sosta e la via di rullaggio fino al 7 gennaio 2022. La Huracán Evo Follow Me, supersportiva dal motore V10 aspirato da 5,2 litri e 640 CV, è caratterizzata da una

livrea appositamente disegnata dal Centro Stile Lamborghini. Sulla base Verde Turbine Matt emerge la grafica a scacchi Arancione Matt che ricorda i mezzi operativi delle aree di manovra degli aeroplani. A completare gli esterni la scritta “Follow Me in Our Beautiful Country” sottolineata dal tricolore italiano. La vettura è inoltre dotata di lampeggianti di segnalazione e radio collegata con la torre di controllo dell’aeroporto. Intanto, qualche mese fa gli stabilimenti di Lamborghini a Sant’Agata Bolognese, in provincia di Bologna, si sono aperti alla visita del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, accompagnato da Vincenzo Colla, assessore regionale allo Sviluppo economico e green economy, lavoro e formazione. I due rappresentanti della Regione hanno incontrato Stephan Winkelmann, presidente e CEO di Automobili Lamborghini, per approfondire i temi di “Direzione Cor Tauri”, il programma di sviluppo orientato alla decarbonizzazione dei modelli futuri e del sito produttivo della Casa del Toro. “La promessa che abbiamo fatto, supportata dal più grande piano di investimento della storia dell’azienda, è la prova della nostra profonda dedizione non solo verso i clienti, ma anche verso la Regione in cui siamo nati, l’Emilia-Romagna, le nostre persone e le loro famiglie, per portare sempre più in alto i valori del made in Italy ed elevare il livello di attrattività e competitività di questo territorio unico al mondo”, ha commentato Winkelmann. Il tour è partito dal MUDETEC, che ospita il nuovo allestimento dedicato al 50° Anniversario dell’iconico modello Countach, proseguendo attraverso gli stabilimenti




ING.FERRARI ACQUISISCE IL CONTROLLO DI TECHLAN Prosegue la politica di acquisizioni di Ing.Ferrari, azienda modenese fondata nel 1917 e specializzata nella progettazione, costruzione e riqualificazione di spazi industriali ad alta tecnologia, impianti tecnologici e service manutentivo, sviluppando soluzioni che rispondano alle specifiche esigenze del cliente. Nell’ambito del proprio piano industriale, che prevede una crescita costante sia per linee interne che esterne, il gruppo che comprende già dal 2018 la milanese Sae Scientifica e dall’anno seguente la bolognese Team.Clima, ha annunciato lo scorso luglio l’acquisizione del 60% delle quote societarie di Techlan, società di Carpi, in provincia di Modena, che dal 1997 accompagna realtà produttive a elevata complessità lungo il processo di trasformazione digitale. Per Ing.Ferrari l’acquisizione si inserisce in una fase di importante sviluppo, permettendo un ulteriore ampliamento nel settore dei servizi impiantistici, da sempre focus del core business aziendale. L’offerta ICT di Techlan, composta da un mix di tecnologie dei più importanti leader di mercato e di dispositivi pensati dal proprio centro di R&D, da più di vent’anni abilita l’automazione, la sicurezza, la comunicazione e l’efficienza di alcune delle principali industrie italiane. “Con l’acquisizione del 60% delle quote di Techlan, Ing.Ferrari continua il suo percorso di crescita per linee esterne iniziato nel 2018 e che da piano industriale porterà il fatturato consolidato nel 2024 a 180 milioni di euro”, dichiara Francesco Ferrari, amministratore delegato di Ing.Ferrari che chiuderà il 2021 con un consolidato di oltre 130 milioni di euro e un organico di circa 340 dipendenti. “Abbiamo fatto un ulteriore e fondamentale passo avanti nel nostro percorso di crescita e patto stilato in passato tra noi due”, spiegano Danny Bruognolo e Ciriaco Martignetti, amministratori di Techlan. “Ing. Ferrari S.p.A. rappresenta il miglior partner industriale possibile in linea con il nostro progetto di crescita per strategia, solidità finanziaria, esperienza e professionalità. Il loro investimento rappresenta per noi la conferma del valore delle nostre persone, competenze, dei

produttivi e una visita ai cantieri già aperti, che dimostrano le potenzialità attivate in questa nuova fase di investimenti. Come da autentica tradizione Lamborghini, la spinta per l’innovazione accompagnerà il processo di transizione ecologica avviato, per un futuro ancora più sostenibile. “Operazioni come quella di Lamborghini rafforzano il prestigio e la posizione predominante dei nostri prodotti sui mercati esteri, tratti distintivi che stanno rendendo l'Emilia-Romagna una delle regioni più attrattive

prodotti, delle soluzioni e dei servizi di Techlan e rafforza la nostra motivazione a realizzare il piano di crescita sia organica che per acquisizioni. Un ringraziamento a tutto il team e ai professionisti per l’instancabile lavoro svolto che ha permesso di realizzare questo importante risultato”, evidenziano commentando l’operazione. “Siamo convinti che l’integrazione delle attività core di Ing. Ferrari con quelle di Techlan, oltre ad aumentare notevolmente il portafoglio dei servizi offerti di entrambe le società, ci consentiranno di sfruttare al meglio anche le risorse presenti nel nuovo PNRR. Sono contento che i due soci attuali di Techlan rimangano in azienda con ruoli manageriali apicali per condividere e guidare lo sviluppo del brand. Techlan integrerà verticalmente i processi di Ing.Ferrari grazie al proprio know how tecnologico, che è costituito sia da hardware che da software attivi nell’Industrial IoT e nell’ambito della manutenzione predittiva e orizzontalmente incrementando i clienti serviti grazie alla rete commerciale di Ing.Ferrari. È nel Dna di entrambe le imprese lavorare con le più importanti aziende industriali accompagnandole nella trasformazione digitale attraverso una miglior gestione dei dati per migliorare i processi produttivi”, conclude Francesco Ferrari.

d'Europa”, ha ricordato il presidente Stefano Bonaccini. Ed è di alcuni mesi fa l’attività di potenziamento del brand a New York, nell’esclusivo quartiere di Chelsea, nel West Side di Manhattan. Qui Lamborghini ha inaugurato la nuova VIP Lounge: cinquecento metri quadrati di spazio privato permettono ai visitatori di immergersi nell’ethos e nel Dna del brand, all’interno di una location esclusiva, su due piani, a cui si accede esclusivamente su invito. La Lamborghini Lounge di New York con-

sente agli ospiti di ammirare in esclusiva modelli inediti, vivere esperienze gastronomiche italiane e visitare mostre personalizzate. Gli ospiti possono inoltre utilizzare questo spazio per organizzare riunioni ed eventi privati. “Sulla scia del successo delle nostre Lounge presenti in tutto il mondo”, ha spiegato il presidente e CEO Stephan Winkelmann, “questa nuova sede di Manhattan stabilirà un legame vivace e personale per la condivisione dell’identità e del lifestyle di Lamborghini, mostrando l’essenza della tradizione italiana”.

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LATTE PIÙ, DOVE NASCONO LE IDEE DI VALORE Nuova sede in una location suggestiva, una ex carrozzeria storica in Viale Reiter 151, a Modena, per Studio Latte Più, l’agenzia di comunicazione nata nel 2013 come una nuova realtà nel panorama modenese con l’obiettivo di diventare un laboratorio di idee e una fucina di creatività concreta per dare un servizio unico, efficace e travolgente che soddisfa le esigenze della clientela più differente. “Di solito le cose semplici funzionano” è il credo di Tomaso Neri, socio fondatore di Latte Più assieme al fratello Mario, mente creativa della società. Proprio grazie alla sua creatività innovativa e alla costante ricerca di un messaggio semplice, Latte Più oggi collabora con molte realtà imprenditoriali per dare un servizio che parte dal brand e trend consulting, e passa per tut-

to il mondo del web, dei social network, del digital marketing arrivando alle consulenze strategiche di mercato e prodotto. In Latte Più lavora un gruppo affiatato di creativi, grafici, fotografi, video maker, digital, social media manager, stylist tutti uniti da un credo comune per dare “innovazione e creatività di valore”. E nella nuova sede, anche grazie alla bellezza del luogo, le menti creative di tutti i collaboratori realizzano il “bello nel

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bello” in un luogo dove le idee si incontrano e si sviluppano. “Creare una comunicazione semplice, innovativa e di valore significa essere concreti e puntare al risultato, ottenendo nel tempo un ritorno degli investimenti, sia in termini di immagine che di profitti”, sottolinea Tomaso Neri. “Per spiegare cosa vuol dire innovazione di valore - che sia nella comunicazione, in un prodotto o in un servizio, poco cambia - mi piace sempre chiedere al mio interlocutore: se domani inventassi un trattamento per tessuti privo di controindicazioni per le persone, gli animali e l’ambiente, e con questo tessuto facessi, ad esempio, una camicia che non avesse più bisogno di essere lavata e stirata, una camicia che dopo essere stata indossata una giornata intera in condizioni improbabili, riposta nell’armadio la sera, la mattina dopo tornasse perfetta, come nuova e questo per sempre, tu investiresti nel progetto? Quasi tutti rispondono: certamente sarebbe incredibile, profittevole, innovazione pura! Allora poi aggiungo: e se ti dicessi però che quella camicia costa 1 milione di euro, cosa faresti? Innovazione sì, ma sempre con valore!”, continua il socio fondatore di Latte Più. E proprio questo unico credo, basato su una comunicazione innovativa, ma sempre di valore, vede impegnata Latte Più in collaborazioni che trasversalmente operano in più settori: dal fashion al food, dall’interior design fino al mondo dei liberi professionisti, del wellness, dei trasporti e molto altro.

nologico per il trattamento delle materie prime destinate a uso industriale, nel comparto ceramico ma anche in altri settori. Lo scorso giugno il gruppo, nato nel 1973 a Fiorano Modenese, che nel 2020 ha registrato un valore della produzione di circa 30 milioni di euro e a cui fanno capo Sermat, Sitec e tre filiali internazionali (LB USA, LB Spagna e LB India), ha comunicato di essersi aggiudicato la gara per l’assegnazione degli asset derivanti dalla procedura fallimentare di CMF Technology. La procedura riguarda l’acquisizione da parte di LB di tutti i diritti sulle tecnologie CMF e in particolare di tutti i beni immateriali: brevetti, software e know-how aziendali, inclusi i disegni tecnici di tutte le macchine oggetto della produzione di CMF e del sistema “Spiller”. “Acquisire nuovi brevetti e ampliare la gamma delle tecnologie significa per LB non solo avere a disposizione moltissime delle tecnologie presenti sul mercato e fare innovazione, ma anche avere un approccio orientato alla creazione di valore nell’intero processo produttivo secondo i fabbisogni del cliente, fornendo soluzioni tecnologicamente adeguate e taylor made”, sottolinea l’amministratore delegato di LB, Corrado Fanti. Pochi giorni dopo questo annuncio è arrivata la notizia del finanziamento di 6 milioni di euro, della durata di sei anni e assistito da SACE attraverso Garanzia Italia, erogato al gruppo modenese da illimity Bank. Un’operazione che, oltre a rafforzare la posizione finanziaria, supporterà gli investimenti neces-

LB OFFICINE MECCANICHE CONTINUA IL PROPRIO PERCORSO DI CRESCITA Un’acquisizione e un nuovo piano industriale che prevede di incrementare la presenza in settori diversificati, lo sviluppo di ulteriori gamme di prodotto nel mondo ceramico, la personalizzazione dell’offerta tecnologica e un approccio sempre più orientato alla sostenibilità. Sono le ultime novità targate LB, storica realtà specializzata nella progettazione e realizzazione di impianti a elevato tasso tec-

Corrado Fanti, amministratore delegato di LB


sari a conseguire gli ambiziosi obiettivi di sviluppo, consentendo al Gruppo LB di esprimere pienamente il suo potenziale. “Sono soddisfatto dell’intenso lavoro di questi mesi e della fiducia che illimity ha accordato a tutta la squadra di management. Si respira aria di ripresa nel distretto di Fiorano e a livello internazionale e sono convinto che il gruppo LB sia posizionato al meglio per cogliere le sfide del futuro, che non si giocheranno solo sul piano della sostenibilità economica, ma anche e soprattutto su quella ambientale e sociale, elementi cardine del nostro piano industriale”, rimarca Fanti. “LB Officine Meccaniche è un’azienda che si è sempre contraddistinta per la grande capacità di innovazione, riuscendo a far evolvere il proprio modello di business nell’ottica di una sempre maggiore sostenibilità. L’obiettivo di illimity è supportare aziende di questo tipo, che vogliono crescere e portare avanti ambiziosi piani di sviluppo sostenibili”, spiega Enrico Fagioli, head of growth credit division di illimity. Parole a cui si aggiungono quelle di Laura Della Chiara, presidente di LB e partner di Astraco, società che coordina il gruppo di investitori entrati nella compagine azionaria: “I traguardi raggiunti da LB sono stati il frutto di un grande lavoro di squadra. Abbiamo appena intrapreso un percorso di crescita che ci vedrà impegnati a realizzare un ambizioso obiettivo di creazione di valore per tutta la squadra di LB, i suoi azionisti e la comunità locale”.

MALETTI, IL NETWORK AGROALIMENTARE CHE INSEGUE L’ECCELLENZA Non solo salumi, ma più in generale la gastronomia italiana di alta qualità che con la logica del prodotto agroalimentare massificato e industrializzato ci vuole avere nulla o poco a che fare. Si potrebbe riassumere così la filosofia aziendale che sottostà a Maletti. Nel 1867 a Casinalbo, piccolo paese in provincia di Modena, Francesco Maletti comincia ad ampliare la sua salumeria, iniziando a produrre salami, salsicce e soprattutto zamponi e cotechini. Un laboratorio da cui nascono i prodotti che con la loro qualità fanno la for-

Maria Sabina Villani, direttrice marketing di Maletti

tuna del marchio. I salumi Maletti iniziano a diffondersi, prima in Italia, poi anche all’estero. Il laboratorio diventa un piccolo stabilimento, mentre nel negozio nasce lo spaccio aziendale per il quale tanti consumatori si spostano da Modena e da Bologna. Il Salumificio Villani di Castelnuovo acquisisce il marchio nel 2004 e ne rilancia presenza e forza sui mercati. “È il piccolo che garantisce la varietà e la qualità”, afferma Maria Sabina Villani, direttrice marketing di Maletti (8 dipendenti e 16 milioni di fatturato nel 2020). “A livello di gruppo non abbiamo uno stabilimento unico. Il prosciutto di Parma lo facciamo a Parma, il san Daniele a San Daniele del Friuli, la mortadella a Bologna, le coppe e le pancette a Castelfranco, il prosciutto cotto e i salami nella sede storica di Castelnuovo Rangone. Per tutte le specialità che non sono salumi, invece, creiamo partnership con piccoli laboratori artigianali”. Il network Maletti consta di una ventina di piccole aziende che dal punto di vista enogastronomico sono delle vere e proprie eccellenze, realtà spesso di nicchia ignote al grande pubblico. “In questo modo alimentiamo un indotto lavorativo considerevole perché quelle imprese, invece di vendere solo su territorio locale, si ritrovano in tutta Italia e presto anche all’estero. La gamma è vastissima: dalla polenta artigianale veneta alla bresaola di Fassona fino ai piatti pronti di pesce del Veneto, senza tralasciare da buoni emiliani i nostri piatti regionali”. Maletti, in buona sostanza, ha creato una rete. “Tutelando il piccolo”, continua Maria Sabina Villani, “si salvaguarda la qualità e la va-

rietà del cibo italiano nel mondo, che altrimenti morirebbe schiacciato da prodotti industriali sempre più uniformati. Di solito le acquisizioni dei marchi da parte di grosse aziende servono come ‘mucche da mungere’ per le campagne di marketing. Ma queste operazioni, alla fine, finiscono con l’eliminazione degli articoli più di nicchia: mantenere in vita certi prodotti è un dispendio economico e di tempo”. Il Covid-19 qualche preoccupazione l’ha generata. “Nel 2020, l’anno orribile della pandemia, abbiamo dovuto prendere atto della crisi del settore della ristorazione con cali di fatturato addirittura nell’ordine dell’80 per cento”, aggiunge Maria Sabina Villani. “In generale, però, la merce fresca ha visto una crescita e le persone si sono rivolte a una determinata tipologia di prodotti, prodotti pronti al consumo e da mangiare in casa velocemente perché il tempo di cucinare, nonostante le restrizioni da lockdown, non è mai abbastanza. Adesso, in questa fase di ripartenza post Covid, il negoziante 'normal trade', il dettagliante con il banco di gastronomia per intenderci, tende a privilegiare un unico ordine soprattutto se con questo ordine fa incetta di prodotti di grande qualità”. “Non siamo noi ad avere pagato le conseguenze peggiori”, conclude la direttrice marketing di Maletti, “ma l’intera filiera agroalimentare nel suo complesso. Finita questa emergenza qualcosa nel nostro comparto andrà certamente ripensato”.

MET, APPLICAZIONI ALL’AVANGUARDIA PER SFRUTTARE L’OZONO Sfruttare le capacità sanificanti dell’ozono in diversi ambiti industriali attraverso la progettazione e produzione di generatori e impianti standard o customizzati. È questa la sfida quotidiana che cadenza l’attività e la ricerca di MET, azienda bolognese presente sul mercato dal 2008. “Peculiarità e tratto distintivo dell’azienda sono, oltre alla produzione totalmente interna, un approccio esclusivamen-

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ITALPIZZA, 30 ANNI DI CRESCITA E SUCCESSI

Compie 30 anni di attività nel 2021 Italpizza, importante realtà imprenditoriale emiliana con una dimensione che nel tempo è diventata europea ed internazionale, in competizione con i più grandi gruppi della filiera agroalimentare mondiale, specializzata nella produzione di pizze di alta qualità. Il prodotto-pizza, unico nel suo genere, viene esportato in 54 Paesi del mondo, con una quota consistente destinata in particolare agli Stati Uniti. L’azienda di San Donnino, alle porte di Modena, produce oltre 120 milioni di pizze ogni anno sia a proprio brand sia a marchio dei principali retailer al mondo, impiegando oltre 1.000 addetti. Dalla sua nascita, Italpizza vanta un trend dei ricavi (oltre 170 milioni di euro nel 2020) in costante crescita con una forte solidità finanziaria e una grande competitività commerciale. Nel 1991 il fondatore Cristian Pederzini ricreò su scala industriale il processo artigianale della classica pizzeria italiana. Aprì, quindi, un piccolo laboratorio, improvvisandosi “pizzaiolo”. Le sue pizze surgelate ebbero un grande successo tra i consumatori. Nel 1998, con l’ingresso di un nuovo socio, vennero inaugurate le prime due innovative linee produttive industriali grazie alla costruzione a Modena del nuovo stabilimento di 5mila metri quadrati. Si proiettò così il progetto Italpizza verso il futuro, organizzando la produzione in serie di pizze con caratteristiche organolettiche equivalenti a quelle della pizzeria, le quali venivano poi surgelate e distribuite nella catena della grande distribuzione. Italpizza iniziò a crescere consolidando soprattutto la propria espansione nei mercati internazionali con una vocazione da private label, tanto che nel 2006 venne ampliato lo stabilimento sino a raggiungere i 20mila metri quadrati. Il successo dell’azienda, l’alta qualità dei prodotti e la posizione di riferimento conquistata nel mercato, attirarono l’interesse di investitori esteri al punto che il controllo della società passò al gruppo anglo-islandese Bakkavör. Alla guida però vollero mantenere il fondatore Cristian Pederzini. Nel 2014 la svolta strategica: Cristian Pederzini volle riportare il

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controllo della società in mani italiane riacquistandone il controllo. Subito dopo, nel 2015, nacque l’idea di cercare di conquistare il mercato italiano lanciando prodotti a proprio marchio, puntando così a diventare un modello di riferimento sia per qualità sia per innovazione. Venne lanciato il rivoluzionario prodotto con il brand “26x38”, un formato unico sul mercato, rettangolare a misura di teglia del forno domestico, interamente allargato a mano come un prodotto di sartoria. L’importante incremento delle vendite dovuto alla nuova linea di prodotti richiese un immediato ampliamento della capacità produttiva che portò all’installazione, nei successivi due anni, di due ulteriori linee produttive, consentendo di raggiungere quota 100 milioni di pizze prodotte all’anno. Nel 2018 inizia l’ampliamento della gamma di prodotti a proprio marchio: lanciando la “12x 30”, ovale e di piccole dimensioni che permette di cucinarne in casa tre in una griglia. Nel 2019 in termini di volumi prodotti Italpizza diventa il leader tra i produttori italiani. Inoltre, viene completato il processo di ampliamento attraverso l’acquisizione di una quinta linea produttiva collocata nello stabilimento Italforno di Mortara, in provincia di Pavia, raggiungendo una capacità produttiva di 120 milioni di pizze all’anno. Del 2020 sono, invece, due i prodotti innovativi lanciati sul mercato: “RusticAlta” e “Che Pinsa!”. Infine, nel 2021, sono due le novità di prodotto: “La Numero Uno” e la “26x38 Tonno e Cipolla”. “La filosofia che ha da sempre accompagnato Italpizza è puntare sull’offerta di prodotti di alta gamma, preparati attraverso un innovativo processo semiartigianale, elemento chiave del successo (lievitazione degli impasti 24/48 ore, stenditura e farcitura manuale, cottura in veri forni a legna). Allo stesso tempo, l’anima internazionale, per la quale è in corso un importante progetto di internazionalizzazione, richiede necessariamente continua innovazione tecnologica, di formato, di ricetta oltre a una struttura altamente flessibile”, spiegano dall’azienda.


te tecnico e orientato all’individuazione di soluzioni ad hoc, nonché la presenza di un team altamente specializzato e traversale dove confluiscono competenze elettroniche, meccaniche, informatiche e fisiche”, spiegano dal quartier generale di MET. Inizialmente pensato per un’applicazione nel mondo medicale, l’ozono si è dimostrato particolarmente efficace in numerosi altri settori, tra cui quello agroalimentare. Altre importanti applicazioni possono essere individuate nel settore dei trasporti e della logistica o ancora in quello del trattamento delle acque e della sanificazione degli ambienti. Tale vasto campo di azione ha così permesso all’azienda di confrontarsi con un mercato diversificato, affinando le proprie competenze ed espandendo le proprie possibilità produttive. Dall’ambito medicale a quello agroalimentare, dal settore dei trasporti a quello della sanificazione degli ambienti, Met propone un ampio ventaglio di prodotti e di soluzioni in grado di valorizzare le capacità sanificanti e deodorizzanti dell’ozono nell’ottica di un’economia e di una produzione sempre più attenta all’impatto ambientale. “Qualsiasi sia la richiesta o il settore di riferimento, l’azione di MET si contraddistingue per un approccio globale che non si limita alla fornitura di un prodotto, ma comprende un servizio qualificato e a 360 gradi nei confronti del cliente. Questo viene accompagnato in tutte le fasi del processo: dall’individuazione della problematica alla consegna della soluzione fino ad arrivare alla formazione specialistica. È questo il metodo che insieme alla competenza tecnica e alla continua ricerca, permette all’azienda di affermarsi come un partner privilegiato in quanto allenato a leggere e interpretare situazioni e necessità di ogni tipo”, continuano dall’impresa bologne-

se. La passione e la condivisione d’importanti valori etici, del rispetto dell’ambiente e delle sue risorse, continuano a essere la spinta ideale per proseguire in un percorso di sperimentazione con l’obiettivo di valorizzare al meglio le proprietà dell’ozono e consegnare al comparto produttivo soluzioni sostenibili ed efficaci a vantaggio dell’intera collettività. Su questa lunghezza d’onda si inserisce il progetto Oxir. “Grandi le potenzialità e le aspettative: si tratta infatti di una tecnologia innovativa per la distribuzione di acqua ozonizzata (O3), il controllo delle infezioni e il risanamento delle colture in serra e in campo aperto. Oxir che si presenta in due configurazioni adattabili alle esigenze degli utenti (fissa e mobile), consentirà agli agricoltori europei di risparmiare circa 6mila euro all’anno grazie alla riduzione delle sostanze chimiche e della manodopera, con un notevole beneficio non solo economico, ma anche in termini di salute, qualità della vita e del lavoro, riduzione dell’impatto ambientale”, evidenziano ancora da MET.

NEOS, NEL 2021 RADDOPPIANO FATTURATO E DIPENDENTI A fine 2021 il fatturato di NEOS, azienda di Fiorano, in provincia di Modena, attiva nell’ambito della stampa digitale a servizio dell’industria, sarà più che raddoppiato rispetto all’anno precedente: dai 4,8 milioni del 2020 si raggiungeranno i 10 milioni di euro. Nei piani del management, poi, c’è il raddoppio anche del numero dei dipendenti entro il 2022, con una crescita stimata del personale di 40 unità. L’idea imprenditoriale di NEOS nasce da un’esperienza ventennale nel mondo della tecnologia, un robusto know-how tecnico maturato nell’industria ceramica che consente ora all’azienda di fornire a diversi settori industriali la giusta soluzione alle più diverse e complesse esigenze di stampa, adattandosi a un grandissimo numero di supporti materiali: packaging flessibile, metallo, plastica, legno, carta e cartone, etichette.

Andrea Malagoli e Vincenzo Palumbo di NEOS

Il fondatore di NEOS è Vincenzo Palumbo, ingegnere, già ideatore di Projecta Engineering, definito colui che ha rivoluzionato la decorazione delle piastrelle ceramiche con l’introduzione della stampa digitale, diventata ora uno standard nel settore. Ad affiancarlo è Andrea Malagoli, manager esperto, molto noto soprattutto nel mondo delle macchine per packaging, tuttora socio del colosso bolognese IMA, già vicepresidente dell’associazione nazionale di categoria UCIMA. Mentre Palumbo si occupa dello sviluppo tecnologico e produttivo di NEOS, Malagoli gestisce la parte finanziaria e commerciale, con una forte attenzione ai mercati internazionali. “Dopo l’esperienza nel mondo della ceramica”, commenta Vincenzo Palumbo, “ho voluto provare ad applicare quanto avevamo fatto esplorando altre industrie, a cominciare da quella del mobile. Proprio ora stiamo concludendo un grandissimo progetto con un cliente tedesco del settore furniture”. Stampare pannelli di truciolato presenta infatti diverse similitudini, dal punto di vista tecnico, con le piastrelle ceramiche. A differenza dell’industria ceramica, però, altri settori hanno esigenze di stampa più estreme, sia sul fronte della risoluzione (fino a 2-3 volte più alta rispetto a quanto necessario nella decorazione delle piastrelle) sia sul fronte della produttività (linee fino a 4-5 volte più performanti): NEOS ha saputo adattarsi rapida-

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mente a standard sempre più elevati. “La stampa digitale consente un’enorme implementazione delle potenzialità grafiche, oltre alla possibilità di stampare dati variabili. Rispetto alla stampa analogica, nelle condizioni produttive attuali (aumento dei volumi globali, ma grande frazionamento dei lotti), la stampa digitale è estremamente flessibile, garantendo efficienza produttiva anche per lotti medio-piccoli. È, infine, una tecnologia che presenta costi contenuti rispetto ad altre lavorazioni del processo e al costo generale del prodotto, pur garantendo un elevato valore aggiunto sul fronte estetico e quindi commerciale”, conclude Palumbo. C’è anche un aspetto ecologico rilevante: la stampa digitale necessita di meno materiali consumabili (una riduzione del 30%) e soprattutto non ha bisogno di impianti essendo una tecnologia nativa digitale 4.0, che si basa su software e non su supporti fisici. Inoltre, un minore impatto, a tutela dell’ambiente, è ottenibile con l’utilizzo di inchiostri a base acqua, privi di sostanze volatili e solventi chimici.

NEW LIGHT SHOWS SI TRASFORMA IN ARTIGIANI DI BAULI Artigiani del baule, su misura ed ecosostenibile. È la nuova veste di New Light Shows, azienda di Castelvetro, in provincia di Modena, da 30 anni punto di riferimento nel settore dei servizi service e allestimento eventi. Con lo scoppio della pandemia e il blocco del settore eventi, l’impresa ha reinventato la propria attività, avviando la produzione artigianale di bauli su misura. A un anno di distanza la produzione è ormai a regime. L’attività di realizzazione bauli si affianca alla tradizionale attività, quella di service e allestimento eventi, ripresa in questi mesi, nel rispetto dei protocolli di sicurezza. “Tutti ricordiamo cosa è successo a marzo 2020”, spiega il titolare di New Light Shows, Francesco Meschiari. “Con lo scoppio della pandemia e le conseguenti restrizioni, il settore degli eventi privati e pubblici si è bloccato; inizialmente si pensava fosse questione di qualche mese, ma poi si è capito che le restrizioni sarebbero andate avanti per molto

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Francesco Meschiari, titolare di New Light Shows

tempo. Non potevamo più lavorare, ma non ci siamo dati per vinti. Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo deciso di reinventarci puntando tutto sui bauli”. È nata così una nuova attività, la realizzazione di contenitori per il trasporto di attrezzatura o altri oggetti, ribattezzati ora “flight case”. I famosi bauli utilizzati per spostare amplificatori, casse, consolle, luci e altre apparecchiature per concerti o spettacoli. “Il baule è un oggetto simbolo per il nostro mestiere”, ricorda Meschiari. “Tutti lo usano nel settore service ed eventi. Li abbiamo sempre avuti al nostro fianco, li conosciamo bene. E allora ci siamo chiesti: perché non costruirli?”. Il primo esperimento, in realtà, risale al 2018, quando un cliente in visita alla sede aziendale chiese dove si potevano trovare quei bauli. “Ci ha dato uno stimolo, ci ha chiesto di realizzarne qualcuno senza comprarli altrove e l’abbiamo fatto”, prosegue Meschiari. “Ne abbiamo realizzati 20, l’esperimento è riuscito e la cosa ci è stata utile per questa nuova avventura”. La realizzazione dei ‘flight case’ è diventata la principale attività fin dalla primavera 2020. Si tratta di un’attività artigianale, o meglio ‘sartoriale’. Non sono bauli standardizzati, ma realizzati su misura, seguendo le specifiche richieste del cliente in termini di forma e struttura. La New Light ha anche assunto due lavoratori esperti dedicati a questa attività, un addetto alla fase di assemblaggio e un altro al taglio pezzi. I componenti sono di provenienza tedesca. Ora che l’attività è a regime ne vengono realizzati una quindicina al mese,

puntando sulla qualità, sulla personalizzazione del prodotto e sul design raffinato. I “flight case” dell’azienda di Castelvetro, oltre al design sofisticato e funzionale, sono anche certificati per il trasporto aereo. “Utilizziamo polipropilene ecosostenibile e 100% riciclabile. Un materiale allo stesso tempo robusto e ultraleggero. A parità di robustezza, pesa il 40% in meno rispetto al legno e resiste a calore, acqua, olio e sostanze chimiche. Oltre a questo materiale, realizziamo anche bauli in legno multistrato laminato”. Oltre alla classica applicazione, quella di custodia di attrezzature per eventi, ce ne sono molte altre. Ad esempio, il settore moda, con la realizzazione di bauli per trasporto abiti ed accessori, quello della cosmetica, con la realizzazione di contenitori per trucchi e postazioni per truccatori, e quello del motorsport, con custodie per batterie per veicoli e altri componenti. Infatti, sono già stati realizzati bauli per il mondiale Motorsport Formula E. “Non puntiamo sulla quantità, ma sulla qualità del prodotto e, soprattutto, sulla soddisfazione dei clienti. La pandemia è stata l’occasione per aprire un nuovo settore di impresa. Una sfida che, si può dire, stiamo vincendo alla grande”, conclude Meschiari.

CON NEXXTA L’ODONTOTECNICA PENSA IN GRANDE Nexxta, laboratorio odontotecnico, ma anche vera e propria impresa che fornisce servizi per gli studi odontoiatrici, cliniche odontoiatriche universitarie e altri laboratori, ha ormai un fatturato di oltre sette milioni di euro e oltre un centinaio di addetti, ma soprattutto un business plan del prossimo triennio (Covid permettendo) con all’ordine del giorno ulteriori acquisizioni in diverse regioni italiane. “Nasciamo dalla fusione per incorporazione di C-oralia Srl Bologna e D-entity Srl con sedi a Modena e Rimini, e adottiamo il soggetto giuridico della società per azioni per assecondare al meglio il piano di sviluppo 2021-2023”, afferma il presidente del Consiglio d’Amministrazione Daniele Benatti. Infatti, Nexxta non è una rete d’imprese e nemmeno un grosso laboratorio, ma un progetto industriale, in campo odontotecnico, che tra i diversi obiettivi ha quello di creare


Daniele Benatti, presidente del consiglio di amministrazione di Nexxta

una nuova cultura dell’impresa, più adeguata all’evoluzione del mercato e più performante rispetto al modello individuale della dimensione artigiana. Per questo, l’azienda si è dotata di una governance manageriale composta da un consiglio di amministrazione che riporta a un comitato esecutivo di tre persone la gestione operativa della società: Daniele Benatti, presidente, Stefano Di Paolo, vicepresidente, e Piergiorgio Seganti, consigliere delegato. “Il settore dell’odontoiatria, in generale, e quello della protesica e dell’ortesica, nello specifico, hanno bisogno di risposte nuove. Non è solo il digitale che sta mettendo a sistema un diverso orientamento al lavoro, ma tutto il contesto socioeconomico che dalla crisi alla ripresa del comparto dentale ha portato al centro della nostra attività differenti modalità di approccio al clinico per servire il cliente finale o, se vogliamo, il paziente”. “Oggi, occorre essere perciò in grado di sostenere una differente e più vasta offerta allo studio odontoiatrico, che vada oltre alla realizzazione del dispositivo desiderato e che possa integrare a esso una proposta modulata sulle efficienze che alzano le sue performance”, prosegue Benatti. “Il nostro cliente, quindi, ha bisogno di soluzioni e Nexxta ha una capacità di risposta a 360° che si esprime anche attraverso il proprio pay off, ‘Nexxta Advanced dental solution’. In questa moltitudine di fattori importanti, il nostro obiettivo è di poterli soddisfare, per tutti quei clienti che vorranno confrontarsi con Nexxta non come semplice fornitore ma come partner per la crescita del proprio contesto odontoiatrico. Senza contare che, quando pensiamo alla nostra realtà imprenditoriale, abbiamo ben presenti le azioni che vorremmo attivare per il

futuro del nostro settore. La scuola, tanto per fare un esempio, è un serio e grave problema del comparto odontotecnico. Senza una formazione di livello, le aziende odontotecniche rischiano il mancato ricambio generazionale. Per questo tra i nostri obiettivi, essendo tra l’altro Nexxta tra i soci fondatori dell’ITS Maker, c’è la realizzazione di uno specifico progetto formativo avanzato post diploma che contribuisca concretamente a creare le necessarie figure tecniche per tutto il comparto”, conclude il presidente di Nexxta.

GRUPPO NORBLAST, INNOVAZIONE E TECNOLOGIA 4.0 In oltre 40 anni di esperienza il Gruppo Norblast, realtà bolognese specializzata nella progettazione e costruzione di macchine pallinatrici e sabbiatrici ha saputo sviluppare ed evolvere costantemente la propria tecnologia riuscendo a fornire la soluzione più adatta a ogni settore industriale. Dall’automotive all’aeronautica, dal settore biomedicale all’additive manufacturing, Norblast ha dimostrato una flessibilità d’intervento che negli anni non si è arrestata, ma che anzi continua ad ampliarsi raccogliendo

Stefano Norelli, direttore commerciale e sviluppatore del mercato internazionale di Norblast

nuove sfide: tra queste, la quarta rivoluzione industriale che da anni sostiene con una produzione in ottica Industry 4.0. Le macchine prodotte da Norblast, infatti, seguono le più moderne concezioni tecnologiche adottando i sistemi di lavorazione più avanzati, orientate al risparmio energetico, alla riduzione delle emissioni, al miglioramento gestionale, alla massima efficienza e al benessere degli utilizzatori, in linea con le finalità e i requisiti del piano nazionale Transizione 4.0, già Industry 4.0. “Le macchine per la sabbiatura e per la pallinatura possono rientrare pienamente nei finanziamenti e nelle agevolazioni fiscali per favorire gli investimenti nella competitività in ottica 4.0. Tra questi il Credito d’imposta Transizione 4.0 per gli investimenti in beni strumentali, ma anche il super e iper-ammortamento per l’acquisto di macchinari nuovi al pari degli investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0”, fanno sapere dall’azienda bolognese. Norblast si conferma dunque un interlocutore accreditato grazie a caratteri distintivi come qualità, flessibilità, customizzazione, progettazione personalizzata, oltre al supporto tecnico e all’ottimizzazione dei prodotti e delle loro prestazioni. “La nostra filosofia è stata sempre quella di non limitarsi a fornire macchinari, ma soluzioni in grado di risolvere le problematiche del cliente. Grazie al laboratorio di ricerca e prove tecniche interne all’azienda, siamo in grado di individuare qualsiasi tipo di criticità e risolverla attraverso processi ad alto livello tecnologico. Questa modernità non ci ha colti impreparati, anzi da tempo avevamo percorso i tempi proprio con un approccio volto all’innovazione e all’evoluzione costante di un know-how in costante ampliamento, facendo tesoro dell’esperienza e dei riscontri ottenuti dal settore ricerca e sviluppo aziendale”, spiega Stefano Norelli, direttore commerciale e sviluppatore del mercato internazionale di Norblast. Un approccio pienamente condiviso con la consociata Peen Service che ha consentito al Gruppo Norblast di espandere i propri ambiti di azione nel panorama mondiale con interventi ad alto valore aggiunto che la pongono oggi come un punto di riferimento per l’adozione di pratiche migliorative anche nei processi di lavorazione più complessi, senza alcuna limitazione di applicazioni e soluzioni.

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OPOCRIN FINANZIA UNO STUDIO SULLA MOLECOLA CHE FACILITA IL PARTO Lo sviluppo di una molecola di eparina modificata, la tafoxiparina, che apre nuovi orizzonti per l’induzione farmacologica del travaglio di parto, rendendolo più sicuro. A finanziare questa sperimentazione, condotta dalla propria consociata svedese Dilafor, c’è l’azienda modenese Opocrin, specializzata nella produzione di eparina e di altri principi attivi e che detiene il 22% delle quote della casa farmaceutica scandinava, di cui è il secondo principale azionista. Lo studio, arrivato alla conclusione della fase 2b, ha riguardato l’induzione farmacologica al travaglio di parto in donne alla prima gravidanza a termine e ha mostrato un significativo impatto positivo rispetto al placebo sulla dilatazione della cervice uterina, facilitando l’insorgenza di un travaglio fisiologico con effetti benefici sia sulle mamme che sui neonati. Circa un quarto delle donne in gravidanza è soggetto all’induzione del travaglio con metodi farmacologici e meccanici purtroppo non sempre pienamente efficaci. Questo può comportare un travaglio di parto anche molto prolungato che può aumentare il ricorso al taglio cesareo e di conseguenza rischi di compli-

Federico Saetti, amministratore delegato del Gruppo Opocrin

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cazioni per la madre e il bambino. La fase di studio 2b ha coinvolto 170 donne alla prima gravidanza che hanno ricevuto un’iniezione sottocutanea di tafoxiparina o di placebo una volta al giorno nella settimana precedente alla programmata induzione del travaglio. L’obiettivo primario dello studio era di documentare gli effetti della tafoxiparina sulla dilatazione cervicale misurandola secondo lo score di Bishop (sistema di punteggio che valuta la preparazione della cervice uterina al parto). I risultati hanno dimostrato che la tafoxiparina ha avuto un effetto sulla dilatazione cervicale nettamente migliore rispetto al placebo, con una differenza altamente significativa. Basandosi su questi risultati ampiamente positivi, la fase 2b dello studio sarà estesa per documentare l’effetto della tafoxiparina anche a dosi inferiori rispetto a quelle utilizzate e studiate finora. Analisi approfondite del mercato hanno mostrato che un farmaco come questo che induce la dilatazione cervicale e favorisce i meccanismi del travaglio di parto ha un potenziale di vendite annuali superiori - solo negli Stati Uniti - al miliardo di dollari. “Con il COVID-19 è emersa agli occhi dell’opinione pubblica l’importanza dell’eparina come molecola salvavita. Opocrin e la sua partecipata Dilafor hanno dimostrato che questa molecola non si limita alle funzioni note da tempo: c’è infatti un universo ancora tutto da scoprire e siamo la prima azienda al mondo a farlo con uno studio clinico di questa portata. Si apre una nuova era per l’induzione farmacologica al travaglio di parto, per rendere questo evento incredibile della vita di una coppia ancora più sicuro per mamma e neonato”, ha commentato Federico Saetti, amministratore delegato del Gruppo Opocrin. Opocrin, con oltre 170 milioni di fatturato e più di 350 dipendenti, rappresenta dal 1964, anno della fondazione, una realtà in continua evoluzione con un trend di fatturato in costante aumento. Sotto la guida della famiglia Bianchini-Saetti lo sviluppo aziendale ha consentito investimenti in risorse umane e strutture in modo da garantire la crescita e determinare una eccellenza degli standard di qualità. Molte aziende in Italia e all’estero si avvalgono della qualità e della professionalità Opocrin che opera con successo in tutto il mondo.

POGGI TRASMISSIONI MECCANICHE SEMPRE PIÙ ECO-FRIENDLY Nella visione di un futuro sempre più sostenibile ed eco-friendly nella produzione, Poggi Trasmissioni Meccaniche ha ampliato la copertura fotovoltaica nella propria sede di Castenaso, alle porte di Bologna, investendo contestualmente nella riduzione dell’impatto ambientale, attraverso un packaging progettato su misura, senza sprechi. L’attività di Poggi non si limita alla progettazione e produzione di organi di trasmissione, ambito in cui si distingue e che la pone tra i punti di riferimento del mercato a livello mondiale. Il processo di internazionalizzazione già intrapreso da anni comprende aspetti ben più ampi che spaziano dalla comunicazione informatica con il cliente, già gestita con soluzioni IT all’avanguardia come Eolo, Traceparts e EDI, fino alla consegna finale del prodotto. L’azienda ha deciso infatti di ampliare l’impianto fotovoltaico installato lo scorso inverno presso l’headquarter di Castenaso, confermando una visione del business virtuosa in grado di conciliare il rispetto dell’ambiente con il conseguimento degli obiettivi di ricerca e sviluppo. A inizio maggio si sono conclusi i lavori di Siat Energy realtà di spicco del settore che ha curato lo sviluppo del progetto in tutte le sue fasi, dallo studio di fattibilità alla realizzazione tecnica. Nello specifico sono stati aggiunti 360 moduli da 285 wp, un upgrade che porta l’attuale impianto a una potenza nominale che sfiora i 500 kWp per una totale complessivo di 1743 moduli. “Dopo i risultati del primo anno”, commenta il presidente Andrea Poggi, “abbiamo capito come il fotovoltaico rappresenti un asset importante e strategico, in grado di incidere positivamente sia sulla sostenibilità che sull’intera produttività aziendale. Per questo motivo abbiamo deciso con convinzione di procedere a un ulteriore ampliamento”. In effetti le performance registrate lo scorso anno, dal 13 marzo (data di entrata in esercizio) fino al 31 dicembre 2020, sono state sono state di livello e hanno rispettato i valori attesi di progetto. L’energia prodotta è stata pari a 402.383 kWh con la riduzione di emissioni in atmosfera di 233,4 tonnellate di CO₂, una cifra importante e che in maniera


MOLE MORESCHI FESTEGGIA UN SECOLO DI STORIA NEGLI UTENSILI DIAMANTATI Cento anni di specializzazione esclusiva e un presente che viaggia verso traguardi di sempre maggior soddisfazione. È la sintesi della storia di Mole Moreschi, azienda di San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, che quest’anno festeggia il suo centesimo compleanno, con un patrimonio unico per know-how ed esperienza sul campo nella realizzazione di mole e utensili diamantati per la lavorazione del vetro. “Gli obiettivi raggiunti e quelli programmati sono frutto e sintesi di tre asset fondamentali: grande capacità d’innovazione attraverso un’attività continua di ricerca e sviluppo; eccellenti qualità relazionali, capaci di creare reti sinergiche di interconnessione; forza morale, nella convinzione che l’attività aziendale non possa prescindere da valori etici e di responsabilità”, spiega il CEO Marco Moreschi. “Decisamente ‘glass oriented’, Mole Moreschi è prima in assoluto nello sviluppo delle mole resinoidi. Produce tutta la gamma degli utensili tradizionali e speciali per l’industria del vetro, offrendo una qualità molto elevata, grazie anche alla solida e pluriennale collaborazione con i principali produttori di diamante mondiali”, prosegue Moreschi. La nuova produzione, tutta realizzata in Italia nei due stabilimenti di San Lazzaro, si è specializzata in tutti i settori del vetro con mole periferiche per mole a tazza con legante metallico e resinoide. Inoltre, Mole Moreschi ha sviluppato un prodotto specifico, la mole per la sfilettatura e molatura nel settore delle finestre. “La cura realizzativa e la capacità produttiva sono tali che i prodotti di consumo Mole Moreschi sono venduti con garanzia di un anno, accompagnati da chiare informazioni sui parametri di impiego. Il nostro obiettivo è quello di intercettare tutte le necessità del cliente e di organizzare su misura le caratteristiche della produzione e della fornitura. Ecco perché sempre più le aziende del settore considerano Mole Moreschi un partner più che un fornitore”, continua ancora il CEO Marco Moreschi. Eccellenti sono le capacità relazionali dell’azienda che, nel corso del suo primo secolo di attività, ha saputo costruire una rete sinergica tra i produttori delle più importanti marche di macchinari sul mercato, gli operatori e i distributori. Interconnessioni che si

traducono in una struttura aziendale di assistenza organizzata, capace di erogare servizi di engineering commerciale e produttivo agli interlocutori. “Da San Lazzaro di Savena Mole Moreschi raggiunge tutto il mondo, grazie a una rete commerciale e distributiva capillare, la cui forza sta nella qualità e tempistica del servizio ma, soprattutto, nella preparazione tecnica degli agenti, che assistono e orientano il cliente, intervenendo sui piccoli problemi fino alla strutturazione completa di un’unità produttiva aziendale”, spiega ancora Moreschi. Ulteriore punto di forza dell’azienda è l’attenzione verso l’ambiente e la volontà di sostenere lo sviluppo delle fonti rinnovabili, considerate non un costo, ma una risorsa. La convinzione dell’impresa, infatti, è che il mercato non possa prescindere da valori etici e di responsabilità. Pe questo Mole Moreschi ha aderito a un sistema di fornitura energetica ecosostenibile, che rispetta le proprie necessità produttive e contribuisce in modo soddisfacente a un’ulteriore qualificazione del processo aziendale, permettendole di realizzare i propri prodotti con energia verde. Tra i percorsi di crescita aziendale, Mole Moreschi si avvale anche di tecnologie derivanti dal settore automotive, che consentono alla realtà bolognese di implementare le collaborazioni con Università e aziende di R&D. Negli ultimi tempi, inoltre, l’azienda sta linearizzando la produzione secondo un principio Lean che permette di controllare parti del processo e del prodotto, consentendo una qualità elevata e costante rispettando tutti gli standard elevati richiesti dal mercato attuale. “Siamo orgogliosi della nuova gamma di prodotti messi a punto dopo anni di ricerche e studi e anche gli operatori apprezzano l’elevata tecnologia e l’eccellente rapporto qualità-prezzo dei nostri prodotti 100% italiani, tutti rigorosamente marchiati e logati”, conclude il CEO di Mole Moreschi.

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più efficace si può tradurre con l’immaginaria presenza di una piccola foresta di 30.470 alberi. Una foresta destinata sicuramente a crescere e a divenire sempre più fitta grazie a questo nuovo intervento. Contestualmente, l’azienda ha deciso di arricchire la customer experience dei propri clienti aggiungendo un ulteriore tassello. La novità riguarda la progettazione del packaging per accompagnare i prodotti durante il trasporto e lo stoccaggio. In linea con una filosofia eco-friendly realmente sentita e attuata, l’impresa ha investito su materiali a basso impatto ambientale, personalizzabili e in gran parte riciclabili, realizzati appositamente sulla base delle diverse esigenze del cliente. Una formula che mira non solo a garantire un servizio customizzato anche nell’invio dei prodotti, ma anche un packaging taylor made che riduce i costi, i volumi, lo smaltimento degli imballaggi e contribuisce così a ridurre il carbon foot print aziendale, favorendo contestualmente la migliore gestione delle commesse e la ricezione delle stesse dalla parte di una clientela internazionale molto attenta anche a questi aspetti. Con questo ampliamento di servizio, dunque, l’azienda bolognese conferma la volontà di rimanere ancorata alla propria tradizione, mettendo il cliente al centro di ogni strategia e innovazione, accogliendo allo stesso tempo

le istanze per un mondo ecosostenibile e una produzione virtuosa.

POGGIPOLINI TRA LE 101 MIGLIORI STARTUP E AZIENDE DEL 2021 IN ITALIA Un altro prestigioso riconoscimento per Poggipolini, azienda bolognese da tre generazioni attiva nella progettazione e produzione di fissaggi critici, che nel giugno scorso è stata inserita dal magazine BestStartup.eu, tra le “101 Top Industrial Startups and Companies in Italy” del 2021. Si tratta di un premio assegnato a startup e aziende che si distinguono per prestazioni eccezionali in una delle categorie quali innovazione, idee innovative, percorso innovativo verso il mercato, prodotti innovativi, crescita eccezionale, strategia di crescita eccezionale, gestione ed impatto sociale “Questo riconoscimento, oltre a riempirmi di grande soddisfazione e orgoglio, conferma che le scelte strategiche compiute negli ultimi anni sono state decisive e lungimiranti per il futuro dell’azienda di famiglia”, ha commentato l’amministratore delegato Michele Poggipolini. “I bulloni ruota in titanio sviluppati dalla nostra azienda si stanno imponendo sul mercato di settore come standard in Ferrari, Lamborghini, McLaren, Ford, Mercedes AMG e Porsche. Sono previsti nei prossimi anni 25 milioni di euro in investimenti in automazioni industriali, software e Michele Poggipolini, amministratore delegato di Poggipolini

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digitalizzazione, ricerca e sviluppo di nuove soluzioni e sistemi integrati ad alto valore aggiunto per i settori automotive e aerospace. Tutto sotto il brand internazionale e vincente della Motor Valley”, continua Poggipolini. L’azienda bolognese ha chiuso il bilancio 2020 con una crescita del 7%, passando da 15 a 16 milioni di euro di fatturato e portando l’EBITDA al 28%. “Siamo riusciti sotto pandemia, oltre a mettere in sicurezza e a pensare alla salute dei nostri collaboratori, a proseguire con l’attività produttiva lavorando anche da remoto grazie agli investimenti realizzati nei sette anni precedenti in termini di digitalizzazione dei processi che hanno coinvolto non solo gli uffici acquisti, commerciale e marketing, ma soprattutto l’ingegneria e i programmatori. Il tutto nonostante la pandemia in corso e la crisi nel settore aero-spaziale da cui proviene il 70% del nostro fatturato complessivo, mentre il 20% proviene dall’automotive e il restante 10% dalla Formula1”, evidenzia ancora l’amministratore delegato di Poggipolini. “Abbiamo realizzato continui e importanti investimenti in R&S e sulla nostra ingegneria; a breve presenteremo il nuovo reparto di engineering & testing dedicato alla progettazione di sistemi di fissaggio critici e speciali”, prosegue Poggipolini. “Il nostro business plan dei prossimi cinque anni è basato sulla scalabilità del mercato, consolidando la nostra posizione di partner strategico per soluzioni di riduzione peso e fornitura di componenti critici e strutturali per tutti i nostri clienti. Guardando al 2030, stiamo creando un ecosistema, una piattaforma di tecnologie frequentata e partecipata da nostri partner quali clienti, fornitori, startup e centri tecnologici come il competence center BIREX, in cui fare ricerca industriale applicata in modo permanente e alla ricerca di soluzioni tecnologiche a favore dei clienti. Abbiamo quindi deciso di dare una casa e un luogo fisico a questo ecosistema di innovazione collocando questo laboratorio, che chiameremo Speed-Up Lab, di fronte al Manufacturing Center of Excellence, in un’area di oltre 20 mila metri quadrati dove svilupperemo e industrializzeremo il settore Fasteners (Aerospace e Automotive), il settore Precision Parts fino a offrire avanzati motori elettrici per il settore eVTOL e automotive”, conclude Michele Poggipolini.


e-bs Energy Billing Service s.r.l. via Pederzana 13 - 40055 Villanova di Castenaso (BO) - Tel +39 051 1993 2364 Email: info@e-bs.it - Web: www.e-bs.it



RELEAN, GLI SPECIALISTI DELLA CASA Dall’adeguamento sismico ed energetico di edifici alle ristrutturazioni di interni, dalle riqualificazioni immobiliari alla costruzione di nuovi alloggi di pregio. Sono questi alcuni dei progetti nei quali è impegnata attualmente Casa Relean, impresa di ristrutturazione che da oltre 30 anni opera con successo nel campo immobiliare sul territorio bolognese. “Grazie a un team specializzato di architetti e artigiani selezionati siamo in grado di fornire un servizio ‘chiavi in mano’ che va dalla consulenza sulla compravendita fino alla progettazione e ristrutturazione dell'immobile”, spiegano da Casa Relean. La società bolognese può vantare infatti una comprovata esperienza nei settori dell'interior design, delle certificazioni energetiche, delle pratiche urbanistiche e della valutazione sugli incentivi fiscali. “Tra i punti di forza che contraddistinguono l’attività di Relean ci sono la capacità di lavorare su progetti ad hoc, garantendo un referente unico al cliente, tempi di consegna puntali, capacità di realizzare progetti sia su grande che su piccola scala e la garanzia di costi certi”, continuano ancora dall’impresa bolognese. Attualmente la società sta seguendo diversi progetti tra cui quello inerente l’adeguamento sismico e energetico, con il beneficio fiscale del 110%, del cantiere edile situato a Bologna, in via Zanardi 363, e le ristrutturazioni di interni di immobili presenti su tutto il territorio bolognese.

Relean si occupa anche di riqualificazioni immobiliari tramite la demolizione di vecchi fabbricati e la costruzione di nuovi alloggi di pregio con prestazioni energetiche in classe A4. “Un esempio significativo è il cantiere situato nella zona di Funo di Argelato, ex scuole di Funo, alle porte di Bologna; il progetto, che inizierà nei prossimi mesi, prevede la demolizione del vecchio fabbricato e la realizzazione di una palazzina con sei alloggi di pregio con autorimesse. La progettazione è stata curata nei minimi dettagli sia dal punto di vista estetico, funzionale che sismico ed energetico. Inoltre, è in fase conclusiva anche un intervento a Bologna tra via Gorizia e via Piave: da un vecchio sito artigianale sono state ricavate dieci unità abitative indipendenti”, concludono da Casa Relean.

ROBOQBO, CONTINUA CRESCITA E INNOVAZIONE Tecnologia d’avanguardia, nuovi macchinari, un magazzino completamente robotizzato, stampanti 3D, taglio laser e piegatura, torni a cinque assi, robot di saldatura, impianti di elettrolucidatura. “Alla base di ogni sistema Qbo ci sono tecnologie avanzate e investimenti costanti, perché siamo i primi a fare dell’innovazione il nostro pane quotidiano”, spiega Giuseppe Malavasi, titolare di Roboqbo, azienda di Bentivoglio, in provincia di Bologna, che da oltre 40 anni si occupa della progettazione e produzione di impianti per la trasformazione, con un know-how di prim’ordine nella trasformazione

delle materie prime: una competenza che, nata e cresciuta in ambito food, sta ottenendo ampi consensi anche in molti altri settori, a cominciare da cosmetico e farmaceutico. Le origini dell’impresa risalgono al 1978, anno di nascita della Malavasi Snc, fondata da Giuseppe Malavasi, insieme al padre e al fratello. L’azienda conquista rapidamente il mercato, ma la vera rivoluzione avviene nel 1997, con lo studio e sperimentazione di Qbo Universal Processing System, il sistema di trasformazione che stravolge i processi produttivi. Una singola unità è capace di eseguire processi che normalmente prevedono l’utilizzo di diverse attrezzature tradizionali, come impastatrici, cutter, tritacarne o pastorizzatori. Su quella strada, dagli inizi degli anni 2000, parte uno ulteriore step di rinnovamento: nuovo nome, Roboqbo, nuovo marchio, nuovi sogni. L’evoluzione continua e, nel 2017, nasce la serie Qbo 4.0, che si arricchisce di una quantità di caratteristiche e dispositivi che lo proiettano nel futuro, garantendo la totale multifunzionalità: prodotti applicabili a diversi settori produttivi e su diversa scala, dalla piccola pasticceria all’azienda agricola fino alla grande industria, garantendo sempre un’elevata qualità della materia prima lavorata. “È stato uno sviluppo impegnativo ma di grande soddisfazione”, continua Malavasi. “Negli ultimi anni abbiamo dovuto ingrandire due volte la nostra sede, arrivando agli oltre 13.000 metri quadri attuali. Qui abbiamo realizzato e allestito sei laboratori, dove il reparto di Ricerca e Sviluppo, formato da consulenti, tecnologi alimentari, chef e pasticcieri, con diversi background, lavora alla tecnologia del sistema Qbo, a nuovi accessori e funzionalità, allo studio di nuovi processi”. Tra le più recenti novità, la creazione di laboratorio di analisi scientifica vero e proprio tramite il quale si potranno effettuare dei re-

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OILSAFE FESTEGGIA UN QUARTO DI SECOLO CON IL LANCIO DELL’INNOVATIVO CLEANLINESS CABINET

Una due giorni dedicata a clienti, partner e fornitori per festeggiare i 25 anni dalla nascita e presentare al mercato un rivoluzionario sistema per l’analisi della pulizia dei componenti. A organizzarla, gli scorsi 1 e 2 luglio, nella sala conferenze del museo Ferrari di Maranello, in provincia di Modena, l’azienda modenese Oilsafe, attiva nel settore della manutenzione predittiva e delle macchine e dei sistemi oleodinamici per l’industria. L’evento è parte integrante di quel percorso di sviluppo prodotto iniziato tre anni fa quando Oilsafe è salita alla ribalta nazionale grazie a Cleanliness Cabinet, un innovativo banco di prova premiato con un finanziamento di 2,5 milioni di euro dall’Unione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020, vincitore anche del premio Samoter Innovation 2020. Se il primo giorno è stato dedicato al settore manutenzione e service con la partecipazione di clienti del settore power generation, oil&gas e siderurgia, il focus del secondo è stato incentrato sulle soluzioni per l’industria. Nell’ambito della seconda giornata, inoltre, si è tenuto anche un breve momento celebrativo per festeggiare il venticinquesimo anno dalla nascita di Oilsafe nel corso del quale Filippo Forni, responsabile dell’Area ricerca, innovazione e sostenibilità di Confindustria Emilia, in rappresentanza dell’Associazione ha consegnato una targa al fondatore e general manager di Oilsafe, Alessandro Campi. L’Annual Meeting ha rappresentato anche l’occasione per presentare la vasta gamma di proposte Oilsafe per il settore industriale che spazia dalla realizzazione di banchi prova ai sistemi di trattamento fluidi fino alle soluzioni più recenti che riguardano la realizzazione di blocchi integrati e centraline oleodinamiche di alta gamma. Nelle due mattinate si sono susseguiti gli interventi da parte di manager di Oilsafe, rappresentanti di Bosch Rexroth e Moog, in qualità di partner Oilsafe per lo sviluppo di sistemi customizzati per il settore industria, e di Zeiss per i sistemi di microscopia ottica. I pomeriggi delle due giornate sono invece trascorsi tra varie attività di intrattenimento condotte sia

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all’interno che all’esterno del museo Ferrari, che hanno coinvolto anche tutti i dipendenti dell’azienda, a testimonianza dell’attenzione che Oilsafe dedica al lavoro di squadra e alla soddisfazione del proprio team, per culminare poi nei ringraziamenti e nei saluti di rito collegiali all’interno della sala Trofei. Il momento clou è stato però quello della presentazione in anteprima dell’innovativo Cleanliness Cabinet, ideato da Alessandro Campi, che ha pensato a una macchina in grado di analizzare ed emettere in autonomia un certificato di analisi della pulizia dei componenti, con un processo regolamentato dalla normativa VDA 19 per il settore automotive e dalla ISO16232 per gli altri settori: veicoli mobili, trasporti, aerospaziale, meccanico. “Si tratta di una sorta di camera bianca portatile e automatizzata che consente l’estrazione e l’analisi del contaminante di componenti meccanici, integrando per la prima volta in un’unica macchina diversi sistemi: l’unità di lavaggio per l’estrazione e la raccolta dei contaminanti, il sistema integrato di analisi delle immagini per la valutazione dei contaminanti estratti e il quadro di comando con sistema di acquisizione dati e comunicazione remota alla rete aziendale. Questa soluzione permette di aumentare l’efficienza dei test e di ridurre i costi. Cleanliness Cabinet non richiede né operatori specializzati né un laboratorio in camera bianca e presenta due vantaggi: può essere posizionata come macchina di fine linea e abbassa i costi di gestione degli impianti. Presentando molte soluzioni innovative rispetto alle soluzioni attualmente presenti sul mercato, Oilsafe, che nel frattempo ha depositato domanda di brevetto internazionale, punta fortemente sul nuovo prodotto e sull’intera gamma di prodotti Cleanliness per crescere ulteriormente sia sul mercato domestico che all’estero, a cominciare dal mercato continentale”, conclude Alessandro Campi.


port sulle materie prime lavorate in modo da dimostrare e documentare l’innovazione legata al prodotto Roboqbo. “L’affiancamento con i clienti è continuo e costante: viene garantito un servizio di formazione esclusivo e attento, basato sul patrimonio di conoscenze tecniche e tecnologiche raccolto in decenni di esperienza. I laboratori sono divisi per ambiti di sviluppo (cioccolateria, gelateria, pasticceria, gastronomia, industria e cosmetica/farmaceutica), a disposizione di clienti e visitatori per testare, sperimentare, migliorare. Il servizio di test prodotto è unico: ideato per supportare professionisti di qualunque settore e dimensione, apre la visione ad una nuova metodologia di trasformazione della materia prima e consente una verifica immediata della qualità del prodotto finito”, conclude Malavasi. E tutto questo impegno ha fruttato a Roboqbo il Premio “Leader della crescita 2020”, prestigioso riconoscimento de Il Sole 24 Ore che l’ha inserita tra le 400 aziende italiane che hanno avuto la maggiore crescita di fatturato nel triennio 2015-2018, identificandola come una tra le più dinamiche realtà nazionali.

SVILUPPO IN CRESCITA PER STEP ENGINEERING & DESIGN È a Modena dal 2013 e ha dato prova di stare comoda nella culla, insieme a Bologna, della Motor Valley emiliana, territorio ad alto valore aggiunto quando si parla di motori e di carrozzerie. È STEP Engineering & Design, società di progettazione specializzata nel settore automotive, che fa parte del gruppo STEP. Ed è occorso molto impegno per superare gli ultimi due anni, problematici per il settore, soprattutto a causa degli effetti della pandemia, ma i risultati sono positivi. Il Gruppo, che occupa oltre 460 dipendenti e più di 140 collaboratori, agli inizi degli anni Duemila era attestato a cinque milioni di euro, ma è cresciuto esponenzialmente con l’apertura delle sedi in Italia e all’estero, fino a toccare i 30 milioni nel 2015. Dopo un assestamento dell’ultimo periodo, il giro d’affari è tornato a crescere, arrivando a 32 milioni nel 2020 e, secondo le previsioni, si attesterà sui 37 milio-

ni nel 2021, mentre le aspettative per il 2022 sono di raggiungere i 39 milioni di euro. Il Gruppo STEP nasce nel 1992 e cresce a Torino, capitale dell’auto italiana e da allora ha mantenuto la sua sede principale nel cuore dell’automotive nazionale. Dal 2004 è partita la crescita sul territorio italiano ed estero: in quell’anno è stata costituita STEP SUD, con sede a Pomigliano D’Arco (NA), nel 2009 ha investito in America Latina, attivando STEP DO BRASIL presso Contagem in Brasile, mentre è del 2013 la nascita di STEP TURKEY e della sede operativa STEP Engineering & Design a Modena. “STEP nasce per iniziativa di un team di tecnici, specializzati nella progettazione di componenti in plastica, che a seguito di un importante sviluppo aziendale oggi può contare su rilevanti esperienze per soddisfare lo sviluppo di attività di ingegneria di un intero veicolo coprendo il processo di sviluppo, dal concept iniziale fino all’assistenza durante l’avvio produttivo”, spiega Sergio Costamagna, Amministratore Delegato del Gruppo STEP. Rispettando le rigide normative ISO 9001:2000, Tisax ed Ecovadis, l’azienda ha orientato le proprie scelte strategiche verso un contenuto tecnologico sempre più all’avanguardia, realizzando soluzioni e fornendo servizi che soddisfano le esigenze di importanti clienti, tra i quali si annoverano le principali aziende del settore meccanico, e non solo, nazionali e internazionali. “Nei trent’anni di sviluppo aziendale, STEP ha basato il raggiungimento dei suoi obiettivi sulla costante crescita, relativa alla qualità del servizio fornito al cliente, orientandola a soddisfare le specifiche necessità e ad aumentarne il livello di competitività”, continua Costamagna. La sede di Torino, sviluppata su 2.000 metri quadri, alla quale si aggiungono le sedi di Mo-

dena e Pomigliano, sono dedicate allo sviluppo dei progetti per i diversi clienti, mantenendo quella vicinanza logistica indispensabile per un efficace valore aggiunto, avendo a disposizione aree funzionali protette e riservate. In queste sedi vengono anche organizzati i corsi di formazione per il personale interno, tramite STEP Academy. “L’obiettivo delle imprese dev’essere quello di anticipare i tempi e rispondere nel modo più efficace e rapido possibile ai cambiamenti. In aziende come le nostre fare ricerca e innovare, significa mettere a disposizione del mercato ma anche della nostra stessa Azienda, soluzioni tecnologicamente vincenti, atte a ridurre gli sprechi e contenere i costi. Oggi il compito delle Aziende è quello di guidare il progresso con nuove invenzioni. Sono queste le voci più importante nel bilancio di STEP per garantire ai propri clienti risultati sempre in linea con le aspettative del mercato, guardando al futuro affrontando il presente” conclude Sergio Costamagna.

TAZZARI EV, NUOVI PROGETTI CON L’ACQUISIZIONE DI ITALIAN VOLT Nuovo ingresso nel mondo delle moto elettriche per Tazzari GL Imola. L’azienda fondata e guidata da Erik Tazzari che sviluppa e produce in Italia i veicoli elettrici a marchio Tazzari EV, ha annunciato infatti lo scorso giugno di aver concluso l’acquisizione sinergica e strategica degli asset di Italian Volt Custom Electric Motorcycles, brand specializzato nello sviluppo di veicoli elettrici innovativi a due ruote. Lacama (“La Camaleontica”) è la moto elettrica simbolo di Italian Volt, caratterizzata da infinite possibilità di personalizzazione per rendere ogni moto elettrica un vero pezzo unico. “Abbiamo completato il trasferimento degli asset aziendali Italian Volt negli stabilimenti Tazzari a Imola, dove da anni si sviluppa la tecnologia e si producono le citycar elettriche a marchio ‘Tazzari Zero’, che Tazzari EV vende in tutto il mondo. Grazie a questa acquisizione Tazzari Group amplia la

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14 anni da pionieri nel settore Electric Vehicles e l’esperienza come co-designer e produttori di telai e parti ultraleggere in alluminio nei settori Automotive e Motorcycle”, conclude Erik Tazzari. L’idea è di arrivare sul mercato entro il 2022, con una nuova moto, un’evoluzione tecnologica del concept oriErik Tazzari, presidente di Tazzari Group e fondatore di Tazzari EV ginale, in cui andremo ad innestare le nostre tecnologie, un powerpropria gamma di veicoli elettrici, entrando train più evoluto ed efficiente, un nuovo tenel settore delle due ruote e portando nella laio completamente in alluminio realizzato Motor Valley nuovi prodotti ad alto contenuin pezzo unico senza saldature, un’opera d’arto tecnologico e a zero emissioni, totalmente te nel suo genere, e una soluzione inedita e ‘made in Italy’, ha spiegato il presidente di molto innovativa per le batterie. Nella nuova Tazzari Group, e fondatore di Tazzari EV, Italian Volt Lacama verrà mantenuta l’anima Erik Tazzari. Tazzari Group è un gruppo di aziende fonda- “camaleontica” che permetterà di creare tutte to nel 1963 dalla volontà imprenditoriale di moto con caratteristiche da esemplari unici Giorgio Tazzari, ma è grazie ad un’idea di Erik direttamente dalla casa madre, un unicum Tazzari, presidente del Gruppo dal 2005, che nel panorama mondiale. Sarà una produzione nel 2006 prende vita il “Progetto ZERO”. di assoluta eccellenza e a tiratura limitata, un L’obiettivo sarà quello di creare un’auto elet- trionfo della tecnologia, del Design e dell’artitrica da città con caratteristiche tecniche mai gianalità made in Motor Valley, Italy. viste prima, tra cui un’innovativa tecnologia telaistica ultraleggera che utilizza fusioni di alluminio assemblate con colle strutturali aerospaziali e la più evoluta tecnologia per la gestione delle batterie al litio, per prestazioni e autonomie straordinarie. Tazzari ZERO nasce sulla base di mezzo secolo di esperienza del Gruppo nella tecnologia della fusione di alluminio e nella fornitura di componenti Automotive e Motorcycle, unita alle alte competenze maturate nei settori telaistico, elettronica, gestione batterie al litio e Design. “Vorrei ringraziare i fondatori di Italian Volt, che partendo da un incredibile viaggio in moto elettrica da Shanghai a Milano con oltre 13.000 chilometri e relativo ‘Guinness World Record’ hanno poi sviluppato con grande passione questo progetto di moto elettriche straordinarie. Ho visto nel concept contenuti unici e idee innovative, sarà nostra cura portare il brand ‘Italian Volt’ e il progetto ‘Lacama’ allo stadio evolutivo successivo di sviluppo finale, omologazione e produzione. Metteremo in campo le competenze consolidate in oltre

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TECHBOARD GROUP ENTRA NEL SETTORE DELLE MACCHINE DA CAFFÈ Nuova acquisizione da parte di Techboard Group. Nelle scorse settimane il gruppo modenese guidato dall’imprenditore Fabio Malagoli ha rilevato la ditta @spresso.it di Sant’Agostino di Ferrara specializzata nella progettazione, sviluppo e produzione di macchine a capsule per l’estrazione di caffè, tè, tisane e altre bevande. “È un’opportunità che abbiamo voluto cogliere per non disperdere il valore di una storia di successo e soprattutto un know how di notevole spessore che, tuttora, riscuote successo a partire dalla qualità delle caldaie utilizzate che, per solidità e qualità del caffè che erogano, restano un punto di riferimento per il mercato”, ha sottolineato Malagoli. L’acquisizione si inserisce in un dettagliato

progetto di rilancio che parte dalla creazione di una nuova azienda denominata Techeateasy, che va ad arricchire la galassia di Techboard di cui oggi fanno già parte realtà specializzate nella produzione di elettronica, di sistemi avanzati di videosorveglianza, un incubatore, E-HUB, dedicato alle startup nel settore dell’elettronica e Millemilia, spazio dedicato alla ricerca nel campo dell’automotive e che contestualmente può ospitare auto fuoriserie ed eventi dedicati al mondo dei motori. Nella neonata realtà imprenditoriale sono state inserite alcune figure professionali chiave e convogliate risorse finanziare che nella prima fase ammontano a 250mila euro. Sul fronte dell’occupazione si tratta di un’iniziativa che si prevede possa passare in breve tempo dal nucleo iniziale di quattro persone a una quindicina di occupati. “Ma l’elemento di maggiore novità che fa guardare al futuro con pragmatico ottimismo è la contaminazione, se così si può dire, che sarà possibile mettere in atto da subito attraverso il coinvolgimento delle altre aziende del nostro Gruppo, a partire dalla produzione di circuiti stampati sino alle applicazioni nel campo IoT, Internet of Things”, aggiunge il presidente di Techboard Group e fondatore di E-HUB. Un progetto ambizioso, con tappe ben scandite: nel mese di settembre è stato rivisto il design dei primi modelli presentati in anteprima in fiera a Milano a metà ottobre. Contestualmente si stanno sperimentando le prime soluzioni che sfruttano l’intelligenza artificiale mettendo in rete le competenze

Fabio Malagoli, presidente di Techboard Group


WELLNESS, FORMAZIONE E QUALITÀ: LE PAROLE CHIAVE DEL GRUPPO PORRINI CHE FESTEGGIA 30 ANNI Oggi il Gruppo Porrini è costituito da cinque aziende complementari, operanti nell’ambito della logistica e dei trasporti che insieme formano il Global Logistic Provider ad alta specializzazione, ma alle origini, nel 1991, a Campogalliano, in provincia di Modena, c’erano solo l’intraprendenza e lo spirito d’iniziativa con cui Massimo e Gilberto Porrini decisero di costituire un’azienda locale di riferimento nell’ambito dei trasporti, la Porrini, che in breve tempo è diventata un’affermata realtà capace di posizionarsi strategicamente sul mercato grazie all’offerta di servizi di qualità e alla capacità di anticipare le richieste dei propri clienti. “Il punto di forza del Gruppo”, spiega il CEO Massimo Porrini, “è la capacità, grazie alla sinergia di aziende con specifiche competenze tecniche e professionali, di collaborare in maniera trasversale per l’organizzazione e la gestione dei servizi attraverso l’assistenza immediata, il problem solving e l’attitudine ad accompagnare il cliente verso soluzioni ad alto valore aggiunto orientate alla maggior efficienza. Anche per questo, il Gruppo è passato da 20 milioni di lire ad inizio attività a 20 milioni di euro; ad oggi, tra lavoratori diretti e indiretti, ci sono 400 persone che lavorano quotidianamente”. Fanno parte del Gruppo la società IN.Carico che si occupa di deposito, logistica e handling con i suoi 15.000 metri quadri coperti nella zona doganale di Campogalliano, da sempre baricentrica per le attività di trasporto essendo il punto di intersezione delle due principali autostrade mediante le quali è possibile ricevere e spedire via terra in tutta Europa. Il Consorzio Handling Group, attraverso le proprie consorziate, si pone invece come interlocutore di servizi contrattualizzati da appalti certificati che garantiscono alla committenza la massima tranquillità in termini di legalità e di alto contenuto lavorativo. Ad esse si affiancano la società Incaricotech, che si occupa di consulenza logistica, vendita e assistenza di magazzini verticali automatici, e la Caramella Multimedia, nata come spin-off del reparto IT del Gruppo, che oltre a essere una rinomata agenzia di comunicazione, offre il supporto informatico alle aziende del Gruppo per automatizzare i processi e gestire le informazioni che vengono trasmesse in tempo reale sia ai clienti sia ai propri operatori. Tutte le imprese del Gruppo hanno fronteggiato questa lunga emergenza sanitaria continuando a garantire i propri servizi, rientranti nel novero delle attività essenziali. Un impegno complesso, nel clima di tensione e incertezza che ha caratterizzato questo anno e mezzo. “Ma abbiamo colto l’occasione e messo in atto

una vera e propria ristrutturazione aziendale, che è partita dall’acquisizione e realizzazione di nuovi uffici Covid-free e si è sviluppata fino all’attivazione di strategie di flessibilità, adattamento e innovazione tecnologica”, continua il CEO del Gruppo Massimo Porrini. La Porrini non ha mai smesso di pensare al benessere dei propri dipendenti e in un’ottica di welfare aziendale, adottato dall’azienda già a partire dal 2017, ha deciso di implementare i propri piani in una prospettiva di benessere psico-fisico. Grazie all’eccellenza della tecnologia dei prodotti TechnoGym, l’azienda ha realizzato una palestra in azienda a completa disposizione dei propri dipendenti. “Il welfare aziendale è ormai un pilastro fondamentale per la gestione del rapporto azienda-lavoratore. Proprio per questo, nella costruzione dei piani aziendali sono cruciali il coinvolgimento dei dipendenti e il loro benessere psico-fisico”, continua Porrini. “L’investimento verrà ben ripagato in termini di motivazione, produttività e maggiore concentrazione sul lavoro. Se si pensa a quanto la giornata lavorativa sia stressante, serrata, spesso sfiancante, non stupisce il fatto che una pausa di wellness possa diventare una boccata di ossigeno e una valvola di sfogo davvero preziosa”. Nel processo di riadeguamento aziendale non c’è innovazione e benessere senza formazione di qualità. In tal senso è stata realizzata un’Academy per formare autisti e magazzinieri e potenziare una professionalità che negli anni ha visto cambiare molti aspetti. Gli obiettivi del Gruppo sono di creare figure performanti all’altezza della nuova realtà, in grado di rispondere alle esigenze dei clienti, sempre più esigenti. La realizzazione di tutto questo ha permesso l’attuazione di diversi obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030: un impegno che ha portato al Gruppo anche un riconoscimento dalla Regione Emilia-Romagna nell’ambito del Premio Innovatori Responsabili.

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maturate all’interno del Gruppo nell’area della videosorveglianza e attraverso diverse collaborazioni con startup innovative nel campo dell’elettronica che sono ospitate all’interno dell’incubatore E-HUB, inaugurato a fine 2019. “Già da oggi l’idea è di ampliare il raggio di azione dell’attività andando oltre il solo settore delle macchine da caffè per ufficio, guardando anche al food and beverage, senza escludere la realizzazione di una linea per le famiglie. Anche per Techeateasy il quartier generale dell’azienda è a Modena in via della Scienza: questo favorirà gli scambi tra i vari soggetti coinvolti e la rapidità di condivisione di informazioni, nonché la possibilità di sviluppare la ricerca e di effettuare test. Una delle aree su cui stiamo investendo molto è la sostenibilità ambientale per cui sono allo studio soluzioni che prevedano la possibilità di recuperare e riciclare quanto andremo a realizzare: dai singoli pezzi delle macchine sino alla tipologia di cialde che utilizzeremo. Puntiamo a una economia circolare che parte dalla ventennale durata delle nostre macchine, che possono essere rigenerate, mentre la maggior parte dei componenti esausti riciclati e smaltiti nel corretto ciclo dei rifiuti, naturalmente garantendo sempre un ottimo caffè”, conclude Fabio Malagoli.

TECNOIDEAL ACQUISISCE LA PARMENSE THF Nuova acquisizione per il Gruppo Medica di Medolla, in provincia di Modena, che attraverso la propria controllata Tecnoideal di Mirandola ha annunciato lo scorso aprile di aver rilevato il 100% dell’azienda THF. Con sede a Marzolara, alle porte di Parma, THF è specializzata nella progettazione e produzione di saldatrici ad alta frequenza per film plastici, ampiamente usati anche nel settore biomedicale per la realizzazione di sacche per sangue e sacche per liquidi da sterilizzare. Nel 2020 l’azienda parmense ha fatturato 3,2 milioni di euro e oggi impiega 30 addetti nelle varie lavorazioni. “Con l’acquisizione di THF”, dichiara Luciano Fecondini, amministratore unico di Tecnoideal e presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo, “amplieremo la

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Luciano Fecondini, amministratore unico di Tecnoideal

nostra offerta tecnologica di macchinari per la produzione di prodotti biomedicali aggiungendo il settore delle saldatrici per film medicale, espandendoci verso mercati industriali che usano queste particolari tecnologie di saldatura ad alta frequenza e ad impulsi termici, e cercheremo di consolidare la presenza dei prodotti negli altri settori tradizionali di attività di THF”. Tecnoideal investirà in risorse umane ed economiche e nel potenziamento delle strutture progettuali, produttive e di assistenza tecnica nell’ottica di aumentare ulteriormente il fatturato di THF e innovare sempre più i prodotti, basati su una tecnologia all’avanguardia che i soci storici hanno realizzato in un trentennio di attività. “Attraverso Tecnoideal America, situata nel Maryland, negli Stati Uniti, e Tecnoideal Asia, a Shanghai, in Cina, contiamo di fare arrivare i prodotti THF anche sui mercati internazionali”, conclude Fecondini. ll Gruppo Medica è attivo dal 1985 nel distretto biomedicale di Mirandola. L’innovazione e lo sviluppo di nuovi prodotti per la purificazione del sangue rappresentano da sempre il core business dell’azienda. Le attività di ricerca e sviluppo sono state integrate negli anni con una capacità produttiva a elevata automazione in tre diversi stabilimenti, dei quali due in Italia e uno in Tunisia. Grazie alla controllata Tecnoideal, il Gruppo

Medica copre a 360 gradi non solo il design e lo sviluppo di dispositivi medicali monouso e di macchine elettromedicali, ma anche la fornitura delle tecnologie di automazione necessarie per la loro produzione. L’estrusione di membrane a fibra cava per emofiltrazione, plasmaferesi e ultrafiltrazione dell’acqua rappresenta il plus tecnologico dell’azienda. Tecnoideal si occupa inoltre di progettare, sviluppare e produrre l’intera gamma di macchine elettromedicali proposte da Medica. Il know-how e la capacità di sviluppo in campo elettromedicale sono al servizio di tutti gli altri prodotti del Gruppo, in un ambito di ricerca e crescita continui. L’azienda si è dotata di un sistema di gestione della qualità certificato che le consente di tenere sotto controllo i propri processi produttivi: dalla selezione dei fornitori, passando per il controllo delle materie prime fino al collaudo finale dei propri prodotti. Negli ultimi anni, infine, la spinta alla ricerca di nuovi prodotti e mercati ha portato all’apertura della Water Division, per lo sviluppo e la commercializzazione di dispositivi da filtrazione microbiologica dell’acqua, e ad avviare lo sviluppo di prodotti per la medicina biorigenerativa.

TEKAPP, DA TEL AVIV A MODENA PER PROTEGGERE LE RETI INFORMATICHE Le origini israeliane, la grande competenza tecnica e un network importante all’interno del settore informatico hanno permesso a Daniel Rozenek di fondare Tekapp, l’unica azienda italiana che può dire di utilizzare un protocollo israeliano certificato di cybersecurity per le aziende. Tale protocollo utilizza strumenti software testati e selezionati nel mondo militare israeliano per garantire alle Pmi emiliane la migliore sicurezza informatica delle proprie infrastrutture di rete, dei server e delle e-mail. Tekapp è una startup nata nel 2014 e diventata grande, una delle realtà imprenditoriali del territorio modenese più interessanti, sia per l’età anagrafica di chi lavora all’interno del gruppo sia per l’obiettivo che l’azienda persegue. Il suo fatturato annuo supera il milione di euro.


Daniel Rozenek, fondatore di Tekapp

Una sede a Formigine, alle porte di Modena, una a Roma e le radici che conducono a Tel Aviv. “Ho iniziato quasi per gioco, con qualche collaboratore e un piccolo ufficio a Castelnuovo Rangone”, afferma Rozenek. “Oggi siamo in 20 e seguiamo personalmente diverse aziende del territorio, incluso qualche grande nome”. La missione di Tekapp, ogni giorno, è quella di tradurre per una platea di imprese sempre più vasta l’importanza di una rete di protezione delle infrastrutture informatiche. “Non è semplice fare opera di divulgazione, spiegare i rischi legati alla mala gestione della propria rete informatica”, sottolinea Rozenek. “Se non vanno i computer si ferma l’azienda metalmeccanica, la ceramica, qualsiasi macchina o strumento sia connesso alla rete. Chi sta dall’altra parte e deve estorcere denaro o realizzare altre condotte illecite ai danni delle aziende normalmente ha pochi, pochissimi scrupoli. Quanto costa fermare produzione, fatturazione, spedizioni? L’imprenditore, pensiamo soprattutto alle imprese di dimensione familiare, nella sua quotidianità è concentrato a risolvere problemi legati a fisco, insoluti, gestione ordinaria. Non ha tempo di pensare alla sicurezza della sua rete informatica e non ne coglie nemmeno l’importanza strategica”. Rozenek, che ha fatto del legame con Israele il suo elemento differenziante, ci racconta qual è il suo approccio con le aziende clienti: “Noi di Tekapp non aspettiamo mai che le novità partano da Israele, che facciano il giro del mondo per poi arrivare anche in Emilia. Abbiamo rapporti diretti, mensilmente visitiamo i nostri partner in Israele e questo

ci permette di portare a Modena le tecnologie più avanzate, così da poter dare il massimo della tecnologia odierna anche alle nostre piccole e medie imprese, che sono per noi il valore più grande. Inoltre, è importante comprendere la velocità d’evoluzione delle minacce di natura informatica: gli hacker studiano e cambiano strategia in continuazione e noi dobbiamo avere la forza per restare sempre aggiornati, per contrastare ciò che ci insidia oggi, non ciò che ci poteva fare paura ieri, proprio per questo occorre tanta ricerca e tutta l’innovazione possibile”. “Prevenire è sempre meglio di curare”, conclude Rozenek. “Abbiamo settori, come la metalmeccanica, che il mondo ci invidia. Se a questa locomotiva aggiungiamo un pizzico della tecnologia di Israele possiamo andare ancora più veloci e io sono sempre disponibile per avvicinare Modena alle realtà di Tel Aviv e dintorni”.

TOSCHI VIGNOLA, LA CILIEGIA D’ORO 2020 A LUCA RICHELDI È stato conferito al professor Luca Richeldi il prestigioso Premio Ciliegia d’Oro 2020, riconoscimento istituito nel 1981 e promosso ogni anno dal Centro Studi Vignola per rendere omaggio a personalità di origini emiliano-modenesi che si siano particolarmente distinte in campo sociale, culturale, imprenditoriale, sportivo o umanitario. A sostenere anche quest’anno il Premio l’azienda Toschi Vignola, nata nel 1945 dall’idea di Giancarlo e Lanfranco Toschi di confezionare sotto spirito le famose ciliegie di Vignola, in provincia di Modena, per poterle gustare tutto l’anno e che nel corso degli anni ha ampliato enormemente la gamma di prodotti che oggi spaziano dalla frutta sotto spirito ai liquori, dagli sciroppi ai semilavorati per la pasticceria e la gelateria fino all’Aceto Balsamico di Modena IGP. Nato a Modena e laureato in medicina e

chirurgia all’Università di Modena e Reggio Emilia, Richeldi è direttore di pneumologia del Policlinico Gemelli di Roma e presidente della Società Italiana di Pneumologia, ha fatto parte del Comitato Tecnico Scientifico nei mesi più duri della pandemia ed è tra i massimi esperti di fibrosi polmonare. Il professore ha ritirato il premio nel corso della cerimonia di consegna che si è svolta lo scorso 12 giugno al Teatro Ermanno Fabbri di Vignola. Presenti all’evento tra gli altri anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico, Nicola Magrini, direttore generale dell’AIFA-Agenzia Italiana del Farmaco, e Filippo Crea, direttore del dipartimento di scienze cardiovascolari e toraciche del Policlinico Gemelli. “Ringrazio con sincera commozione la Giuria del Premio Ciliegia d’Oro per l’onore di un riconoscimento così prestigioso. Scorrendo la

Sopra: Massimo Toschi, presidente del Centro Studi Vignola Sotto: Luca Richeldi, vincitore del premio Ciliegia d'Oro 2020

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VE.BA., MEZZO SECOLO DI FRUTTA E VERDURA TRASFORMATA VE.BA., azienda ferrarese che si è affermata nella produzione di semilavorati di frutta e verdure per la trasformazione industriale, festeggia nel 2021 50 anni di attività. Nata il 22 gennaio 1971 su iniziativa di alcuni produttori locali, VE.BA. è una cooperativa ortofrutticola con sede a Gaibanella, in provincia di Ferrara, dove dispone di alcune centinaia di ettari coltivati a frutteti. Si occupa della lavorazione di frutta e ortaggi 100% made in Italy destinati all’industria alimentare e a oggi raggruppa un centinaio di soci conferitori. Le quantità trasformate ogni anno si attestano intorno alle 1520mila tonnellate di frutta fresca. L’80% della produzione viene esportato principalmente verso Germania, Austria, Scandinavia e Francia, mentre il rimanente 20% è destinato al mercato italiano. Fin dall’inizio della sua storia, VE.BA. si è distinta per il suo legame con la natura e il territorio: il piano produttivo ha sempre tenuto conto della stagionalità dei prodotti, a partire da quelli più tipici della regione Emilia-Romagna, come mele, albicocche, pere Williams, pesche e prugne. L’impegno per lo sviluppo di un intero sistema di produzione di alta qualità, in linea con gli elevati standard richiesti dal mercato e nel rispetto della naturalità del prodotto è testimoniato anche dai diversi attestati acquisiti negli anni: VE.BA. ha ottenuto infatti svariate certificazioni di rilievo nazionale e internazionale, come la certificazione Bio (ottenuta nel 1991), Bio Suisse Organic, Kosher, BRC/GSFS (Global Standard for Food Safety) e IFS (International Food Standard). “Rinnovamento e crescita sono sempre stati una costante della cooperativa, che non ha mai mancato di investire in nuovi impianti e spazi per poter rispondere in modo più efficiente alle esigenze dei clienti: riammodernamento degli uffici e dei laboratori, costruzione di nuove celle frigorifere, acquisto di nuove macchine selezionatrici di ultima generazione sono solo alcune delle misure adottate negli ultimi anni, dopo l’espansione nel 2014 con l’acquisizione di F.I.S, lo storico marchio ferrarese noto

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per il pampepato e la produzione di altri prodotti dolciari tipici”, spiegano dall’azienda. Di fatto, VE.BA. è una realtà che non si ferma mai e non si è fermata nemmeno con la pandemia da Covid-19 nel 2020. “Essendo la nostra attività legata all’industria alimentare, abbiamo potuto continuare a lavorare anche durante il periodo di lockdown”, sottolineano dalla cooperativa di via Palmirano. “Certo, la produzione e le vendite ne hanno comunque risentito soprattutto a causa della flessione del settore Horeca, ma noi continuiamo a lavorare con lo stesso impegno, pronti ad affrontare le nuove sfide dei prossimi anni”. Uno degli obiettivi per il futuro più importanti per VE.BA., infatti, è il miglioramento della sostenibilità ambientale delle proprie attività. Già da diverso tempo la realtà ferrarese si è impegnata a implementare l’utilizzo di energia rinnovabile nella produzione e il tema della riduzione dei rifiuti di materie plastiche legati agli imballaggi è molto sentito. VE.BA. è in prima linea anche nel ridurre l’impiego di sostanze chimiche nei frutteti dei soci, applicando tecniche di lotta integrata e sostenendo la strategia europea “Farm to Fork” per armonizzare agricoltura, ambiente e salute del consumatore. Sta inoltre per avviare un progetto sul tema dell’economia circolare in collaborazione con l’Università di Ferrara. “Sono sfide ambiziose”, ribadiscono dall’azienda, “ma siamo sicuri non potranno che migliorare ulteriormente le nostre produzioni, sempre in linea con i nostri valori di qualità, genuinità e praticità”. VE.BA., intanto, prepara la sua partecipazione al Food Ingredients Europe, dal 30 novembre al 2 dicembre 2021, uno degli eventi più importanti che a livello mondiale riguarda il settore food&beverage. La fiera, che se non ci saranno nuove misure di contenimento della pandemia si svolgerà a Francoforte, accoglierà circa 1.200 espositori in rappresentanza di oltre 135 Paesi e 23 mila partecipanti (in presenza e collegati da remoto).


lista dei premiati non è scontato sentirsi all’altezza di concittadini così famosi. Per un modenese questo Premio rappresenta un punto di arrivo: nel mio caso costituisce anche un momento di gioia e condivisione, arrivato dopo un periodo particolarmente difficile. Mi auguro davvero che possa rappresentare per tutti noi la rinascita tanto attesa”, ha sottolineato Luca Richeldi. “Il Premio Ciliegia d’Oro è arrivato alla quarantesima edizione, un traguardo importante che quest’anno assume un significato ancora più profondo e simbolico. La storia di questo premio vanta personaggi di grande spessore e caratura che hanno fatto tanto per il nostro paese. Un grande orgoglio poter consegnare la Ciliegia d’Oro al professor Richeldi che ha una carriera ricca di successi e conquiste in campo medico e ha ricoperto un ruolo da protagonista nel lungo cammino di uscita da questa pandemia. Un impegno con cui ci ha accompagnati nei mesi più duri. Un esempio di come professionalità, passione e serietà possano guidare le persone verso un futuro più ricco di speranza”, ha commentato Massimo Toschi, presidente del Centro Studi Vignola. “L’occasione di celebrare questo premio prestigioso oggi deve farci pensare al futuro ricordando ciò che abbiamo passato, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Un onore poter premiare insieme al Centro Studi di Vignola il professor Richeldi, un professionista serio e di grande rilievo che ha fatto della ricerca un impegno di vita per trovare risposte a situazioni in cui mancano certezze. Espressione di eccellenza del nostro territorio per tutto il Paese. Un’opportunità per ringraziare la comunità scientifica e medica che è stata in prima linea nella lotta alla pandemia”, ha aggiunto Emilia Muratori, sindaca di Vignola.

VACCARI&BOSI, I PROTAGONISTI SILENZIOSI DELL’AUTOMOTIVE In strada Barchetta, estrema periferia di Modena (quartiere Madonnina), verso la metà degli anni Cinquanta inizia il lavoro di una piccola officina meccanica. Grazie alle molte opportunità e alla straordinaria intesa tra uomini di “vecchio stampo”, comincia un’avventura imprenditoriale che, in campo au-

Paolo Bosi e Lucilla Vaccari

tomobilistico, ha scritto pagine importanti. Vissute sempre da silenziosi protagonisti. Intuire le tracce percorribili e realizzare le soluzioni tecniche più avanzate e funzionali, rendere praticabili le proposte innovative dei progettisti, curare con maniacale precisione ogni piccolo particolare di tutti i singoli passaggi del processo produttivo. Questo veniva richiesto da Enzo Ferrari e per questo William Vaccari, fondatore dell’azienda, affettuosamente chiamato “il tubista” dal Drake di Maranello, diventa dal 1956 unico fornitore ufficiale della Ferrari e dalla piccola officina cominciano a uscire i telai delle più blasonate Gran Turismo: 250 Le Mans, California, GTO, Diablo, Daytona, Quattroporte, 328, Ghibli, Testarossa, 456, F40, F50, 550 Maranello e via via fino agli ultimi modelli. All’inizio degli anni Settanta, il genero di William Vaccari, Paolo Bosi, prende le redini dell’azienda insieme a Lucilla Vaccari. “Il progresso tecnologico e culturale del settore, i nuovi clienti e le sempre più elevate prestazioni delle auto sportive ci hanno chiesto un costante miglioramento dei metodi di progettazione e produzione”, sottolinea Paolo Bosi. “Le stesse esigenze tecnico-produttive portano alla nascita di due diverse società che sfruttano al meglio sinergie e conoscenze, si integrano alla perfezione per realizzare e ottimizzare tutto il processo produttivo per la realizzazione di telai e componenti automobilistici”. Vaccari&Bosi sull’appennino modenese, a Pievepelago, costituisce la sede dell’intera

progettazione. Qui si realizzano anche le attrezzature utilizzate da tutte e due le aziende per produrre telai, leve sospensioni, collettori di scarico, silenziatori, telaietti e comandi pedali. Tre-Vi, invece, ha sede a Modena dove, oltre alla costruzione di telai e leve sospensione, vengono eseguite operazioni di lastratura e riparazione di telai incidentati. Per il gruppo Vaccari&Bosi il futuro è iniziato quasi cinquant’anni fa. Ora l’evoluzione, aggiunge Bosi, “ci richiede progetti e collaborazioni più che mai rivolti alla ulteriore crescita globale. Penso dunque a un’equipe di ricerca tecnica per rimanere ai massimi livelli di competitività, a significativi accordi con le industrie produttrici di materie prime, per essere sempre aggiornati sui nuovi materiali e le loro applicazioni”. Da qualche anno la collaborazione tra Vaccari&Bosi e Unimore ha prodotto importanti risultati, in particolare le partnership con la facoltà di Ingegneria di Modena. Sono tante, infatti, le tesi di laurea che in collaborazione con Ingegneria del veicolo, Ingegneria meccanica e Ingegneria dei materiali hanno portato nuovi e sorprendenti miglioramenti in azienda. “Fino a oggi siamo stati in grado di rispondere in maniera assai efficace alle richieste delle più blasonate case automobilistiche quali Ferrari, Lamborghini, Maserati, Rimac. Nel nuovo millennio dobbiamo però essere in grado di lanciare la sfida più ambiziosa: un reparto di costruzioni sperimentali operativo nelle nuove sedi di Pievepelago e Modena dove testare tutte le nostre idee innovative e quelle sviluppate in collaborazione con gli attuali e futuri clienti”, conclude Bosi.

VST, BENESSERE TRAMITE INNOVAZIONE Immaginiamo di poter monitore i parametri vitali di una persona con semplice ‘tocco’ delle mani: pura fantasia? No, realtà concreta grazie al dispositivo medico ButterfLife ideato dall’azienda modenese VST. VST (Vital Signals Touch) è nata da un lungo lavoro di ricerca del laboratorio Elastyc del dipartimento di Scienze della vita dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia; durante gli ultimi 10 anni il gruppo di ricerca

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diretto dal professor Fonda si è occupato della individuazione dei parametri fisiologici che portano un soggetto ad avere un aumento o una diminuzione delle proprie performance (mentali o fisiche), da qui nasce l’idea di portare sul mercato una tecnologia autonoma in grado di indicare lo stato di benessere di una persona, un dispositivo, ButterfLife, in grado di dare informazioni attraverso un set di parametri vitali. “ButterfLife si attiva con il solo tocco delle mani e monitora cinque parametri: frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, ossigenazione del sangue, pressione arteriosa (massima e minima) e temperatura corporea, oltre a fornire un tracciato ECG completo; afferrando tra le mani il dispositivo si ottiene in 90 secondi un report con le informazioni, che viene archiviato in cloud secondo la normativa per il rispetto della privacy. Il report è accessibile dalla persona che ha fatto il test, la quale può condividerlo con il proprio medico o con un sistema di telemedicina e confrontare i risultati con quelli ottenuti da test precedenti”, sottolinea Matteo Raimondi, responsabile commerciale di VST. “Ma il dispositivo ButterfLife rappresenta solo uno dei possibili modi di sfruttare le potenzialità della tecnologia VST. Pensiamo che un’idea promettente possa essere la sua implementazione per controllare lo stato di salute del guidatore di un veicolo: automobile, bus, autotreno, ecc. In questo modo VST potrebbe entrare anche nel settore ‘automotive’, in aggiunta a quello biomedicale, adattando la

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stessa tecnologia a una nuova condizione per l’acquisizione degli stessi segnali”. Questa possibilità non è rimasta una semplice idea: VST ha infatti preparato una ‘proof of concept’, con un rudimentale prototipo funzionante di volante, modificato in modo che dalle due mani del guidatore, messe sul volante, si possa eseguire il test e ottenere i risultati. “Si apre quindi una nuova opportunità, non priva di concorrenti”, continua Raimondi. “I primi tentativi di ricavare segni vitali dai guidatori risalgono a circa venti anni fa, ma la soluzione pratica, non ingombrante e poco costosa non è ancora stata raggiunta. C’è quindi spazio per investire risorse economiche, di conoscenza e di personale su questa nuova necessità, soprattutto se si considerano due cose: innanzitutto, VST ha già miniaturizzato l’elettronica del dispositivo in una scala 1:12 e, non meno importante, sta studiando per trovare il modo di ricavare dagli stessi segnali acquisiti nuovi parametri di analisi del sangue quali emoglobina, ematocrito, lattato e glicemia”. “Tecnologia, know-how e intuizione: sono queste le carte vincenti per un’azienda tutta italiana che ha come missione quella di essere leader nell’innovazione tecnologica per creare nuovi paradigmi che migliorino la vita delle persone”, conclude Matteo Raimondi.

WECITY AL FIANCO DI BPER BANCA PER LA MOBILITÀ SOSTENIBILE Un’iniziativa di mobilità sostenibile utile a ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera. È “Piantiamola di inquinare!”, il progetto avviato da BPER Banca, grazie al supporto

della piattaforma per la mobilità sostenibile Wecity, fondata a Modena nel 2014 come PMI innovativa e che nel 2020, a seguito della pandemia, si è trasformata in Società Benefit (SB). Si tratta di una competizione tra i dipendenti, che si possono recare in ufficio in bicicletta, a piedi o in monopattino: per ogni spostamento, l’app Wecity calcola la CO2 risparmiata (circa un chilo ogni sette chilometri percorsi) e crea la classifica. L’obiettivo è quello di ridurre le emissioni di CO2 della banca di almeno dieci tonnellate. A conclusione della gara i vincitori hanno in premio bonus e incentivi messi a disposizione dall’azienda. “Siamo molto orgogliosi di questo progetto e di poter contribuire in maniera attiva al miglioramento della qualità di vita delle persone”, ha commentato Giuseppe Corni, Chief Human Resource Officer di BPER Banca. “Questo rientra in un vasto programma di sostenibilità del nostro Istituto. Tra le tante iniziative introdotte negli ultimi anni, molte coinvolgono direttamente i lavoratori, che si son dimostrati sensibili alle tematiche ecologiche e comprensivi anche nel recepire eventuali disposizioni aziendali orientate in questa direzione”. In tutto questo, è risultato essenziale il supporto di Wecity, la piattaforma digitale dedicata interamente alla mobilità sostenibile. Le app per iOS e Android e la dashboard web, brevettate e uniche nel loro genere, sono frutto del lavoro di un team multidisciplinare con competenze negli ambiti dei trasporti, dell’urbanistica, dell’emission trading e della comunicazione. “La situazione eccezionale che abbiamo vissuto in tutti questi ultimi lunghi mesi ha aperto una temporanea ma preziosissima finestra di opportunità”, evidenzia il fondatore e presidente di Wecity Paolo Ferri. “Lo vediamo dal numero di collaborazioni che abbiamo avviato in quest’ultimo periodo con amministrazioni, brand e imprese; lo vediamo, pur con qualche difficoltà, dallo spuntare di nuove piste ciclabili di emergenza, dalla maggior disponibilità delle aziende allo smart working, dall’attenzione di brand e persone verso un consumo più sostenibile”. Con Wecity è possibile creare sfide e competizioni per i propri dipendenti o clienti, premiando i comportamenti più virtuosi come gli spostamenti a piedi, l’uso della bici, dei


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mezzi pubblici, di monopattini elettrici o la condivisione dell’auto (car-pooling). I dipendenti partecipano alle sfide utilizzando l’app Wecity per iOS e Android, che valida gli spostamenti fatti in base alle “regole del gioco” stabilite dall’impresa, e permette di interagire con gli altri utenti attraverso logiche di gamification e di competizione positiva. Il mobility manager aziendale accede ai dati del progetto attraverso un’apposita dashboard, che consente di comprendere al meglio le dinamiche di mobilità dei propri collaboratori e mettere in atto un vero e proprio piano d’azione, ottemperando così anche i nuovi obblighi di legge. La piattaforma Wecity è l’unica a poter vantare la certificazione internazionale ISO 14064II, rilasciata dal Rina per il calcolo delle emissioni di CO2 risparmiate, grazie al proprio algoritmo brevettato a livello nazionale. I dati raccolti possono essere utili in molti modi, dal produrre i documenti necessari a ottemperare i vari obblighi di legge (PSCL) al generare statistiche rigorose e certificate da allegare a CSR aziendale, bilancio di sostenibilità.

L’IMPEGNO DI WIENERBERGER ITALIA PER UN’EDILIZIA SEMPRE PIÙ GREEN Nel Dna ha un’attenzione costante allo sviluppo non solo di prodotti, ma soprattutto di sistemi all’avanguardia: la filiale italiana del gruppo Wienerberger a Mordano, in provincia di Bologna, è già nota per l’innovazione e la qualità dei propri laterizi, in particolare per le soluzioni rettificate della gamma Porotherm BIO PLAN che permettono di

realizzare edifici energeticamente efficienti senza l’utilizzo di materiale isolante aggiuntivo alla muratura. Fa parte del gruppo Wienerberger, player di riferimento mondiale nella produzione di materiali per l’edilizia, dai laterizi alle tubature, passando per tegole e mattoni faccia a vista. Negli ultimi anni, l’attenzione e l’impegno di Wienerberger Italia si è focalizzata sempre di più anche sui processi, orientando le proprie strategie verso la sostenibilità ambientale e mettendo sempre di più al centro del proprio core business la compatibilità tra produzione di laterizi e ambiente. Seguendo questo impegno, l’azienda ha deciso di effettuare un’approfondita analisi LCA (Life Cycle Assessment) sui processi produttivi e, conseguentemente, ottenere la Dichiarazione Ambientale di Prodotto (EPD). Questa etichetta ambientale di tipo III è una certificazione volontaria che contiene le informazioni relative alla prestazione ambientale dell’intero ciclo di vita dei laterizi, per la massima trasparenza. Con questa dichiarazione, Wienerberger Italia può garantire la conformità dei propri prodotti ai Criteri Ambientali Minimi (CAM), permettendo quindi agli operatori del processo edile di sfruttare i vantaggi del Superbonus 110%. Ma c’è di più: le caratteristiche materiche e prestazionali del laterizio garantiscono non solo una tipologia costruttiva sostenibile che consente di realizzare importanti risparmi dal punto di vista energetico, ma assicurano condizioni di salubrità, comfort e ridotti costi di

manutenzione, grazie all’eccezionale durata nel tempo dell’argilla cotta. Per questo, le soluzioni in laterizio Wienerberger contribuiscono attivamente al raggiungimento della Certificazione LEED, promossa dall’associazione Green Building Council Italia di cui Wienerberger Italia è partner. Con questa partnership l’azienda produttrice di laterizi rafforza il suo impegno nella direzione della diffusione di una cultura dell’edilizia sostenibile, al fine di generare una crescente consapevolezza negli utenti finali sull’importanza di realizzare edifici energeticamente efficienti e a impatto ambientale contenuto. “Il Gruppo Wienerberger è specializzato nella fornitura di soluzioni intelligenti per l’involucro edilizio e per le infrastrutture, è il più grande produttore al mondo di laterizi e numero uno nella produzione di tegole in cotto in Europa, nonché di pavimentazioni in calcestruzzo in Europa Centrale. Nei sistemi di tubazioni l’azienda è uno dei principali fornitori in Europa. Con i suoi 197 stabilimenti produttivi dislocati in 30 Paesi, il Gruppo Wienerberger ha generato un fatturato globale di 3,4 miliardi di euro e un EBITDA LFL di 566 milioni di euro nel 2020”, ricordano dall’azienda. Le soluzioni proposte da Wienerberger Italia spaziano dai blocchi portanti a quelli da tamponamento, orientate al risparmio ener-

getico, alla sicurezza in zona sismica, all’isolamento acustico e alla realizzazione di edifici a energia quasi zero (NZEB). L’azienda è presente in Italia con quattro stabilimenti (oltre a quello nell’imolese, quelli a Feltre, alle porte di Belluno, Gattinara, in provincia di Vercelli, e Terni), garantendo una presenza e un’assistenza capillare su tutto il territorio nazionale.

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ICT, motore per l’innovazione

rubrica a cura di ReteICT

TRASFORMAZIONE DIGITALE PER LE IMPRESE CON IL PNRR Coniugare i processi digitali con la sostenibilità oggi non solo è possibile, è addirittura necessario I motivi che rendono importante e oltremodo necessario intraprendere un percorso formativo nella propria organizzazione, soprattutto su differenti tematiche, sono molteplici e devono essere valutati caso per caso. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato ad inizio primavera la transizione 4.0 come primo pilastro strategico per l'utilizzo del Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (PNRR), approvato a fine aprile e al centro della discussione politica ed economica dei mesi estivi appena terminati. Si tratta di decine di miliardi di € messi a disposizione dell'economia attraverso sostegni e credito d'imposta. È un'opportunità da cogliere senza indugio, anche se le imprese non si sono ancora attivate davvero al riguardo. I temi sui quali punta il PNRR per lo sviluppo della digitalizzazione della PA e delle imprese sono riferiti a sostenere la transizione digitale, l’innovazione e la competitività̀ del sistema produttivo, con particolare attenzione alle PMI ed alle filiere produttive e alle competenze tecnologiche e digitali con un approccio che coniuga trasformazione digitale e sostenibilità. Sarebbe interessante soffermarsi su tutti i capitoli del Piano, ma ricordiamo ancora una volta su quali ambiti e con quale peso si concentra l’attenzione legata agli interventi per il settore produttivo e dei servizi: • Transizione 4.0 18,46 miliardi € • Investimenti ad alto contenuto tecnologico 0,75 miliardi €

• Reti ultraveloci (banda larga e 5G) 5,31 miliardi € • Tecnologie satellitari 0,97 miliardi € • Politiche industriali di filiera e internazionalizzazione 1,95 miliardi €

I fronti di sviluppo

I fronti sui quali si sviluppa il capitolo della transizione 4.0 (come si evince dai dati), sono qui di seguito rappresentati: • L’ampliamento (già in essere a partire dal 2020) dell’ambito di imprese potenzialmente beneficiarie grazie alla sostituzione dell’iper-ammortamento (che per sua natura costituisce un beneficio per le sole imprese con base imponibile positiva) con appositi crediti fiscali di entità variabile a seconda dell’ammontare dell’investimento, comunque compensabili con altri debiti fiscali e contributivi; • Il riconoscimento del credito citato osservando gli investimenti effettuati in tutto il biennio 2021-2022 (dando così alle imprese un quadro più stabile per la programmazione dei propri investimenti); • L’estensione degli investimenti immateriali agevolabili e l’aumento delle percentuali di credito e dell’ammontare massimo di investimenti incentivati: ad esempio, l’Incremento dal 6% al 15% per investimenti effettuati nel 2021 per implementazione del lavoro agile (per altri dettagli si veda https://www.mise.gov.it/index.php/it/transizione40) Nel dettaglio la misura consiste nel riconoscimento di tre tipologie di crediti di imposta alle imprese che investono in: • beni capitali; • ricerca, sviluppo e innovazione; • attività di formazione alla digitalizzazione e di sviluppo delle relative competenze. Sempre nel PNRR ricordiamo come si evidenzi una volontà cruciale: quella di favorire le imprese che intendono investire nel management delle PMI e nel reskilling delle attività a supporto della digitalizzazione, stante il perdurare di una ridotta consapevolezza in primis strategica, in secondo luogo operativa, relativamente ai sistemi completamente digitalizzati integrati con la sostenibilità.

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Un cambiamento epocale

Siamo alle soglie di un cambiamento epocale; eppure secondo un’indagine condotta dall’Università di Brescia (Aprile 2021), quasi il 50% delle imprese è di fatto impreparato o al palo rispetto a questa fase, correndo il rischio di essere in balia delle forze del cambiamento. E i mesi estivi hanno portato a pochi cambiamenti in quanto la maggior parte degli operatori si sono concentrati sulle attività operative. Noi riteniamo invece che tutte le imprese devono cogliere l’opportunità di rivedere i processi strategici e gestionali, con l'obiettivo di essere contemporaneamente efficaci ed efficienti, e nel contempo sostenibili: risultati globalmente soddisfacenti per le imprese e per la società nel suo complesso si possano raggiungere solo con una visione integrata tra trasformazione digitale, innovazione di valore sociale ed economia “che non spreca”. Questo processo si configura oggi come l'orientamento più innovativo, sia per le organizzazioni che vogliono differenziarsi sia per quelle che vogliono essere più competitive. A nostro avviso la chiave è e sarà sempre più quella dell’integrazione dei sistemi operativi e gestionali più idonei per la copertura di tutti i processi aziendali con soluzioni che favoriscono insieme digitalizzazione dei workflow, dei documenti e dei processi globali (in ambito IN/OUT) delle imprese, per i seguenti motivi: • accessibilità da qualsiasi postazione organizzativa, all’interno ed all’esterno della stessa, con la conformità ai più elevati standard di sicurezza • integrazione con le soluzioni hardware e software, con completa interfacciabilità con i principali sistemi operativi e ERP, nonché con i più diffusi sistemi di scambio informazioni nelle organizzazioni

• riduzione dello spreco in ogni azione singola dell’attività d’impresa, scelta che favorisce la sostenibilità • vantaggi economici tangibili e concreti: vari studi dimostrano che con la completa digitalizzazione, a seconda dei settori economici, si possono risparmiare fino al 33% dei costi aziendali di processo, mentre sul totale dei costi operativi i risparmi si attestano fra 5 e 8%, con punte del 10% nei casi estremi. • Il valore aggiunto di tale scelta per la gestione delle imprese è immediatamente percepibile: • maggior precisione = zero errori • maggior velocità = aumento produttività • minori ingombri fisici richiesti = minori costi • accessibilità piena da ogni postazione = agile management • costi di gestione ridotti in maniera sensibile (anche di vari punti percentuali sul totale dei costi operativi) = maggiori margini • contributo al miglioramento/riduzione dell’impatto ambientale = aumento dal valore sociale. Concludiamo ribadendo la convinzione che il tempo sia adesso: bisogna subito operare per attivare la vera trasformazione digitale avviando il percorso entro la prima metà del 2022. Le risorse pubbliche a disposizione della transizione sono consistenti ed immediatamente esigibili con la formula del credito d’imposta; questa volta la vera scarsità non è finanziaria, ma è legata alla necessità di agire con rapidità ed alla visione di sviluppo, che dev’essere non di breve periodo ma strategica e volta alla “trasformazione digitale sostenibile” di ogni singola impresa. Andrea Anderlini CEO Macro Group @Macro Group SpA www.macrogroup.it ReteICT è una associazione di imprese del settore ICT promossa da Confindustria Emilia

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premio estense Francesca Nava conquista

l’Aquila

d’Oro.

Cronaca di una vittoria di Marcello Conti - Interviste alle pagine seguenti di Generoso Verrusio

Da sinistra: il presidente della giuria tecnica Guido Gentili, la vincitrice del Premio Estense 2021, Francesca Nava, il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, il presidente della Fondazione Premio Estense, Gian Luigi Zaina, e la storica presentatrice della cerimonia del Premio Estense, Cesara Buonamici

L

a 57esima edizione del Premio Estense incorona Francesca Nava e il suo ‘Il Focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale’, edito da Laterza. La giornata conclusiva del Premio Estense 2021 inizia alle 10 al Teatro Comunale di Ferrara con il dibattito tra giuria tecnica e giuria popolare. I giurati parlano, esprimono le proprie preferenze e ognuno dei quattro libri ha i suoi convinti sostenitori. Quando arriva il momento

della prima votazione è subito chiaro verso quale lato pende la maggioranza. Risultano 22 voti per Francesca Nava, 9 sia per Walter Veltroni (con ‘Labirinto Italiano’) sia per Alessandro Sallusti (con ‘Il Sistema) e 4 per Giancarlo e Alberto Mazzuca (con ‘Gianni Agnelli in bianco e nero’). Un vantaggio già netto per Nava, ma ancora non abbastanza per vincere. Dopo il coffee break si passa alla seconda votazione che conferma la tendenza (26 voti per Nava, 9 per Sallusti, 5 per Veltroni e 2 per

Mazzuca). È quindi la volta della terza votazione, quella che con 27 voti per Francesca Nava (questa volta invece sono 11 per Sallusti, 4 per Veltroni e 1 per Mazzuca) ne decreta la vittoria. Non resta dunque che l’epilogo per il Premio Estense 2021, la cerimonia di premiazione, anch’essa al Teatro Comunale, condotta da Cesara Bonamici, che quest’anno festeggiava la sua diciottesima partecipazione. Sul palco sale il presidente della Fondazio-

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ne Premio Estense Gian Luigi Zaina che riflette su come “gli autori in gara ci hanno aiutato a riflettere sulla nostra storia e sul nostro futuro”. Con lui anche Valter Caiumi, presidente di Confindustria Emilia, che parla dell’Estense come di “una giornata culturale che si miscela con il mondo imprenditoriale del nostro territorio”. “Trovo che vi sia un significativa similitudine tra BPER e il Premio Estense: entrambi, infatti, sono nati in provincia e nel tempo hanno assunto sempre maggiore importanza”, rimarca Paolo Barchi, direttore regionale BPER Banca, anche quest’anno main sponsor del Premio Estense. Ma l’edizione numero 57 dell’Estense non ha premiato solo Francesca Nava. C’è anche il Riconoscimento Granzotto, andato ad Andrea Purgatori. “Andrea è un bravissimo giornalista”, dice Guido Gentili, presidente della giuria tecnica. “Ha saputo interpretare il cambiamento in corso nel mondo dell’informazione”. “Questa professione è cambiata”, ammette lo stesso Purgatori sul palco. “Oggi il giornalismo è troppo spesso costretto a guardare attraverso la finestra di un computer un mondo che non conosce direttamente. La Rete ha dato enormi vantaggi al giornalismo, ma bisogna fare attenzione, perché richiede un lavoro di selezione e verifica delle fonti”. È poi il momento della consegna dell’Aquila d’Oro a Francesca Nava. “Ha fatto una inchiesta molto importante, dettagliata e anche dura”, la introduce Guido Gentili. “Questo è un Paese che ha avuto 130mila morti di Covid. Lei ha fatto un lavoro che aiuterà a impedire che accada un’altra volta”. “Sono molto emozionata”, esordisce Nava. E l’emozione si vede tutta sul palco, dove non riesce a trattenere qualche lacrima. “Un ringraziamento speciale alla mia casa editrice. Loro hanno voluto fortemente questo libro che io non volevo scrivere, perché non credevo che sarei riuscita a farlo”. Le lacrime di Francesca Nava restano il più bel sigillo in conclusione di questa edizione del Premio Estense. Adesso tutto è pronto a ripartire per un nuovo anno, con nuovi libri e la stessa ambizione di intercettare e premiare il meglio del giornalismo italiano.

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Sopra: Francesca Nava, vincitrice del Premio Estense 2021. Sotto: Andrea Purgatori, vincitore del Premio Granzotto 2021, Tiziana Ferrari, direttore generale di Confindustria Emilia, Gian Luigi Zaina, presidente della Fondazione Premio Estense, Guido Gentili, presidente della giuria tecnica e Cesara Buonamici


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ALBERTO E GIANCARLO MAZZUCA

GIANNI AGNELLI IN BIANCO E NERO Baldini + Castoldi Cent’anni fa, il 12 marzo 1921, nasceva a Torino Gianni Agnelli: il primo moschettiere di quell’industria tricolore in grado di risorgere dalle ceneri del secondo conflitto mondiale. Al volante della Fiat, la più grande azienda del Belpaese, l’Avvocato è stato ed è ancora oggi il simbolo di quel 'made in Italy' che ha fatto della creatività la propria bandiera, un portacolori capace di coniugare il rigore sul lavoro, tipico del nonno fondatore Giovanni e di altri maestri, come Vittorio Valletta, con i piaceri della vita, anche attraverso la sua amicizia con molti protagonisti del secolo breve, da Kennedy a Kissinger a Truman Capote. Alberto e Giancarlo Mazzuca ne ricostruiscono luci e ombre in questo saggio.

Gianni Agnelli, il bianco e nero irripetibile di un capitano d’impresa La passione sfegatata per i colori della Juventus non è il punto di partenza del libro. Il “bianco e nero” del titolo (‘Gianni Agnelli in bianco e nero’ scritto a quattro mani dai fratelli Mazzuca) è per dire luci e ombre di un grande capitano di impresa come Gianni Agnelli. La nostra intervista a Giancarlo Mazzuca. Il primo rimando inconscio del titolo è per la fede calcistica. In realtà quel “bianco e nero” ha un significato più profondo. “L’Avvocato è stato un allenatore a tutto campo: della Fiat ma anche della squadra bianconera di cui è stato presidente. Il titolo del libro ha un significato più profondo perché cerca di sviscerare il personaggio a 360 gradi con gli aspetti positivi ma anche con qualche ombra: Gianni Agnelli in bianco e nero”. Era l’Avvocato più famoso d’Italia pur non essendo strettamente un uomo di legge. Non era un attore ma il suo volto era sulle copertine patinate. Certamente era un grande comunicatore di sé stesso. “Sono perfettamente d’accordo con queste definizioni: lui era chiamato Avvocato ma - come dirà all’arcivescovo di Torino, il cardinale Poletto - era solo un nome d’arte. E, in effetti, è stato un artista in tutti i sensi a cominciare dal fatto che era un profondo conoscitore d’arte. Montanelli dirà di lui che aveva pure l’arte di servirsi degli altri. Lui faceva lavorare i suoi principali collaboratori ma dietro c’era sempre lui e, nel momento delle grandi decisioni, interveniva direttamente. Era un grandissimo comunicatore (politica compresa) ed è riuscito a farsi percepire come il personaggio carismatico che, più degli altri, ha risollevato l’Italia dalle macerie del dopoguerra fino agli anni del boom economico”. L’orologio sopra il polsino della camicia un vezzo non propriamente da arbiter elegantiarum. “Nelle intenzioni di Gianni Agnelli era solo un modo per non sporcare il polsino, ma poi quell’orologio in evidenza era diventato una moda imitata da tutti. Ancora una volta lui era il vero arbiter elegantiarum. La sua governante inglese quando era bambino, miss Parker, gli diceva sempre ‘Don’t forget you are an Agnelli’ e lui, in tutta la sua vita,

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ha sempre tenuto a mente questo precetto. È stato un re anche dopo la caduta della dinastia Savoia. Federico Fellini diceva sempre di lui: ‘mettigli una corona in testa, mettilo su un cavallo, è un re’”. Quale fu il rapporto di Gianni Agnelli con i giornali e i giornalisti? “Aveva un rapporto speciale con diversi potenti della terra e con tante grandi firme. È stato legato in particolare a Montanelli e quando il maggior testimone del Novecento lasciò ‘il Giornale’, l’Avvocato gli offrì il 'Corriere’, con Paolo Mieli che si dichiarò pronto a dargli la poltrona da direttore, ma la trattativa non andò in porto perché Indro voleva portare con sé tutti i suoi ‘ragazzi’, i colleghi del Giornale che intendevano seguirlo: una cinquantina. Tra i due l’amicizia restò salda”. Al vertice di Fiat sono finite sempre le generazioni dispari. Mai quelle pari. “La vita di Gianni è stata disseminata dalle tragedie. Il padre, Edoardo, perì in un incidente aereo, a bordo di un idrovolante, e il figlio, Edoardo junior, morì buttandosi da un dirupo con la sua auto. Jas Gawronski, forse l’amico più vero di Gianni, ha raccontato gli attimi, tremendi, quando Agnelli seppe della morte del figlio. Da quella disgrazia non si riprese mai più. E anche per quegli eventi luttuosi, le generazioni pari degli Agnelli - la seconda e la quarta - non hanno mai preso le redini dell’azienda”. C’è qualcuno oggi che all’interno della famiglia può raccoglierne il testimone dal punto di vista del prestigio e del carisma? “Anche se John Elkann ha raccolto bene il testimone del nonno, non ha il carisma di Gianni Agnelli: i tempi sono cambiati, così come è cambiata la Fiat che, negli anni dell’Avvocato, è stata un modello del 'made in Italy’ per molti aspetti, a cominciare dai rapporti con i sindacati. L'Avvocato è stato un precursore, un pioniere imprenditoriale della fine del Novecento. Oggi lo scenario industriale è molto diverso. È difficile fare raffronti tra le figure imprenditoriali di oggi e quelle di ieri. Anche per questo, a cent’anni dalla nascita, la figura di Gianni Agnelli resta davvero unica”.


Covid-19, così il contagio non è stato fermato Francesca Nava con il libro “Il focolaio” mette in crisi le ricostruzioni ufficiali di autorità sanitarie e decisori politici. Una inchiesta per gli uomini e le donne che non ci sono più a causa del Covid e di scelte non fatte o fatte troppo in ritardo. Il 23 febbraio 2020 è la data del peccato originale e da cerchio rosso sul calendario per Alzano Lombardo e Nembro. “Quel giorno vengono diagnosticati i primi casi Covid nella bergamasca: sono due pazienti ricoverati già da giorni all’ospedale di Alzano Lombardo. Un terzo è in attesa di tampone al pronto soccorso. Verso le 13 l’ospedale viene transennato, nessuno entra e nessuno esce. Eppure, dopo poche ore arriva l’ordine da Regione Lombardia di riaprire tutto, ma reparti e pronto soccorso non vengono sanificati. Non solo, il personale sanitario e i famigliari vengono mandati a casa senza nessun tracciamento né obbligo di quarantena. Nessuno avvisa la popolazione del rischio di contagio. Il giorno dopo l’ospedale è di nuovo aperto e operativo, senza percorsi differenziati. Ed è così che scoppia una vera bomba epidemiologica. Oggi sappiamo che all’ospedale di Alzano, il 23 febbraio, c’erano già 44 dipendenti infetti, quasi il 10%, molti dei quali residenti proprio nei comuni di Alzano e di Nembro”. Due giorni prima, il 21 febbraio a Codogno, l’Italia scopriva il primo paziente affetto da Covid-19. Ma l’atteggiamento delle autorità sanitarie, in quel caso, è stato molto diverso dalla Val Seriana. Come mai? “Quello che avviene a Codogno (in Lombardia) e all’ospedale di Schiavonia (in Veneto) il 21 febbraio è cruciale per capire questa storia. Il pronto soccorso di Codogno, dove transita il paziente 1, viene sanificato e resta chiuso per 105 giorni. Contemporaneamente, l’ospedale di Schiavonia, dove muore il primo paziente covid italiano residente a Vo’ Euganeo, viene svuotato, sanificato e 700 persone sottoposte a tampone. L’area intorno a Codogno e a Vo’ diventa subito zona rossa. Il focolaio viene spento. All’ospedale di Alzano, invece, viene fatto l’esatto opposto. In Val Seriana l'ordine è di contenere il panico e non il virus. In quei giorni di fine febbraio si moltiplicano gli appelli alla normalità: 'Bergamo non si ferma'. La culla industriale della Lombardia deve continuare a produrre. Risultato: nella bergamasca in due mesi muoiono di Covid

oltre 6mila persone. Bergamo batte il record: ha l’incremento di mortalità più alto al mondo, +571%”. Nel libro raccoglie tante testimonianze tra i sanitari in prima linea e tra i familiari delle vittime. “Ho scelto di raccontare quattro storie emblematiche di morti da Covid nella bergamasca. Tutte fondamentali per mettere a fuoco quelle che considero le reali criticità del sistema. Sono quelle di Claudio, Marisa, Manuel e Giuseppe: persone dai 40 agli 80 anni. Il racconto del loro calvario e di quello vissuto dai loro famigliari mi ha lacerato a tal punto da non farmi dormire la notte. Una di queste riguarda una parte della mia famiglia: è la storia di Manuel, 47 anni, padre di tre figli, infettatosi sul lavoro a inizio marzo. Morto nel giorno della Festa del Papà. L'ho scritta piangendo di rabbia”. Più medicina del territorio è diventato un bel mantra ultimamente. “Vittorio Carreri, il padre della prevenzione in Lombardia negli anni ’80, mi ha detto: 'la pandemia è stato come un enzima catalitico che ha fatto esplodere le contraddizioni del servizio sanitario regionale'. Ecco, queste contraddizioni sono ancora lì davanti ai nostri occhi: parità tra pubblico e privato, eccellenza ospedalo-centrica, ma presidi sanitari territoriali ridotti all’osso. La sanità lombarda si regge sulla legge 23 del 2015, una riforma sperimentale scaduta a fine 2020. A partire dal 1997 la prevenzione è stata letteralmente dimezzata in Lombardia, prima da Formigoni e poi da Maroni. Il punto è che la prevenzione non fa rumore, non porta utili, ma soprattutto non crea consenso”. Il suo libro-inchiesta ma anche il lavoro di un altro collega di Bergamo, Isaia Invernizzi, dimostrano che il giornalismo può fare bene il suo mestiere quando nei territori rimane, dialoga, racconta. “Non la metterei così. Direi invece che l’informazione espleta la sua più nobile funzione quando mette a nudo le ragioni profonde di una crisi del sistema. Serve da monito e da lezione per non commettere mai più gli stessi errori. Se la politica è sorda, non lo siano i cittadini. Questo faro sull’opinione pubblica lo possono accendere tutti i bravi giornalisti, locali e nazionali”.

FRANCESCA NAVA

IL FOCOLAIO DA BERGAMO AL CONTAGIO NAZIONALE Laterza Francesca Nava è stata la prima giornalista italiana a indagare sull’epidemia di Covid-19 a Bergamo e sulle tragiche conseguenze della mancata zona rossa di Alzano Lombardo e Nembro. I suoi articoli hanno dato origine a una serie di altre inchieste e sono stati fondamentali per dare voce ai protagonisti di una vicenda che da locale è purtroppo diventata nazionale. Questo libro rimette in fila tutti i passaggi, le testimonianze, i documenti riservati e le responsabilità politiche che hanno determinato la più grave crisi sanitaria ed economica della storia d’Italia del nostro tempo. Tutto ha inizio in un ospedale in provincia di Bergamo, in Val Seriana, in una delle regioni più sviluppate ed efficienti d’Italia. Il primo, gravissimo errore: il focolaio del virus non viene isolato. Segue una catena di altre negligenze, sanitarie e non solo da cui deriva il dilagare incontrollato della malattia, con la sua scia di morti, e la chiusura di un intero Paese.

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ALESSANDRO SALLUSTI

IL SISTEMA.

POTERE, POLITICA, AFFARI: STORIA SEGRETA DELLA MAGISTRATURA ITALIANA Rizzoli Incalzato dalle domande di Alessandro Sallusti, in questo libro Palamara racconta cosa sia il “Sistema” che ha pesantemente influenzato la politica italiana. Il Sistema è il potere della magistratura, che non può essere scalfito: tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze, o magari attraverso un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato. È quello che succede anche a Palamara: nel momento del suo massimo trionfo (l’elezione dei suoi candidati alle due più alte cariche della Corte di Cassazione), comincia la sua caduta. “Io non voglio portarmi segreti nella tomba, lo devo ai tanti magistrati che con queste storie nulla c’entrano”, dice Palamara. I segreti sono tutti in questo libro.

Il Sistema opaco della magistratura È il 29 maggio del 2019 quando scoppia l’affaire Palamara. L’allora pm della procura di Roma viene raggiunto da un ordine di perquisizione e accusato di corruzione. Il suo caso travolge anche il Csm perché un Trojan registra due settimane di conversazioni, a metà maggio 2019, proprio mentre all’interno dell’organo di autogoverno della magistratura è calda la discussione sul candidato più idoneo a reggere la procura di Roma. Luca Palamara, in questo libro, asseconda la richiesta di Alessandro Sallusti: ricostruire la sua personale verità dei fatti. Pm, consigliere del Csm e presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Da ottobre 2020 solo il ritratto (un po’ consunto) di un grande ex. Che idea si è fatto di Luca Palamara? “È una persona molto ambiziosa e preparata nel suo campo. Sono due cose che ha unito per scalare i vertici della magistratura. E ci è riuscito”. Manca il movente di questa operazione però... “Vero. Sa quale è stata la sua risposta alla domanda ‘perché l’hai fatto?’. ‘Perché se non avessi fatto così non sarei durato un minuto in più’”. Come è nato il contatto? “Non lo conoscevo personalmente. Quando un anno fa escono sui giornali le famose chat sul sistema di relazioni, di favori e di scambi con il mondo politico-istituzionale, non riesco ad avere tutto il materiale che avrei voluto, idem per la mia squadra di giornalisti. A quel punto l’unica cosa che potevo fare era andare dritto dritto al bersaglio grosso: la fonte diretta. Mi sarei aspettato mi mandasse a quel paese e invece ha accettato di incontrarmi”. Cosa gli ha detto al primo abboccamento? “Invece di passarmi due scartoffie inutili o di fare una intervista altrettanto inutile, perché non proviamo a costruire qualcosa di più articolato? Professionalmente lo reputavo un uomo morto, non mi pareva possibile potesse ambire ancora ad avere un futuro radioso in magistratura. Detto ciò, gli faccio capire in modo schietto che a parer mio ha due sole strade: morire sommerso dal fango oppure provare a fare un’operazione-verità”. Scusi, ma che cosa intende dire con operazione-verità? “Qualcosa che aiuti non tanto a chiarire il contenuto delle chat, che pure ha la sua importanza, quanto piuttosto a indagare cosa sia successo negli ultimi 15 anni in questo Paese. Lì per lì non mi ha dato nessun credito. Anzi. Poi, a distanza di un paio di mesi dal

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primo incontro, mi ha richiamato e mi ha detto ok. Ci siamo chiusi in una casa per 40 giorni ed è nato il libro”. Palamara adesso si immagina un futuro in politica. “Vorrebbe trasferire la sua esperienza al servizio della politica. Bisogna capire, però, se la politica lo farà entrare. Io ho qualche dubbio”. Che Paese è l’Italia nel 2021? “Un Paese ancora e tristemente zavorrato. Un Paese in cui la democrazia esiste in forma ma non in sostanza, con problemi seri dal punto di vista della trasparenza e del rispetto delle regole. Il Sistema che raccontiamo nel libro lo dimostra. Il network-Sistema per almeno 5 volte, direttamente o indirettamente, ha fatto cadere governi democraticamente eletti”. E il giornalismo watchdog del potere? Tutta fuffa? “Il giornalismo non è né meglio né peggio delle malefatte con cui riempie la cronaca. Sulla questione giustizia qualche danno collaterale, per così dire, l’ha fatto”. Come giudica la riforma della giustizia targata Cartabia. “Aggiusta i problemi che sono a valle della catena giustizia, ovvero la lunghezza dei processi, ma non affronta ciò che sta a monte, non smantella cioè il Sistema raccontato da Palamara che è tuttora in piedi, efficiente ed efficace. I processi saranno più corti, benissimo, ma il problema descritto nel libro rimane tal quale”. Ergo una riforma dimezzata. “Onestamente non posso dare grossi carichi di colpa a questa maggioranza. Si tratta pur sempre di una maggioranza non eletta dal popolo, una maggioranza di emergenza talmente multiforme che è difficile, dal punto di vista della realpolitik, poterle chiedere di più”. Ultima domanda. Gliela pongo alla maniera di Marzullo: sono più pericolosi i vuoti di potere o i poteri malati per la democrazia italiana? “Sono pericolosi entrambi, potremmo dire diversamente pericolosi. Il vantaggio del vuoto di potere, banalmente, è che prima o poi qualcuno arriva e lo riempie. Non mi sembra però che gli italiani abbiano le idee chiare su come riempirlo, basta guardare i risultati delle ultime tornate elettorali. Se ci sono ancora persone che pensano si possa governare l’Italia al di fuori dell’Europa e seguendo la dottrina dei no-vax, beh, peggio mi sento”.


Nel labirinto della storia italiana Un viaggio a ritroso nel tempo. Nel labirinto dei ricordi e della memoria del Paese Italia. L’elenco telefonico di Roma del 1946 è l’artificio letterario, ma anche la solidissima prova documentale, con cui Walter Veltroni da l’abbrivo al percorso narrativo di “Labirinto italiano”. Che viaggio nella memoria è un viaggio in un Paese che normalmente indaga con pochissimo interesse la profondità del suo passato? “La vita di ciascuno di noi, e quella collettiva, ha senso se si sviluppa lungo tre direzioni: il passato, il presente, il futuro. Questa tridimensionalità dell’esistenza le conferisce senso e bellezza, la protegge dal rischio della banalità del vivere. Veniamo infatti costantemente sollecitati a rinchiuderci in un presente vissuto affannosamente, scandito dal ritmo battente di una comunicazione, orizzontale e verticale, che ha bisogno sempre di urlare e che fa della velocità il suo totem principale. Per questo, mentre si cammina nel proprio tempo, non è inutile ricercare i segni del cammino compiuto e le radici profonde dei valori che ci animano”. Il libro scorre attraverso una trentina di storie. Tra testimonianze e testimoni, piccole commedie e grandi tragedie, si possono contare almeno cinque cammei a impronta emiliana. “L’Emilia è terra di passioni forti, di inventiva imprenditoriale, di comunità solidali, di genio, di fantasia, di ironia. Qui il passaggio dalla società agricola a quella industriale è avvenuto senza lasciare nella terra valori antichi e si è prodotta nel segno di una umana modernità che ha modellato il profilo degli emiliani e della loro identità. Tutti i protagonisti raccontati nel libro hanno un rapporto profondo con questa parte d’Italia e ne hanno interpretato nell’editoria, nell’industria dell’auto, nella musica, nel cinema, nel giornalismo - la sensibilità e il coraggio anticipatore”. Sergio Zavoli ha incarnato un’etica del giornalismo al servizio dei più

deboli che oggi si è smarrita. Non le pare, come domanda lei stesso a Julio Velasco nel suo libro, che (anche nel giornalismo) “ci sia un po' l'autunno delle competenze”? “Per anni, quelli che abbiamo appena passato, si è teorizzato che esperienza, competenza, formazione fossero improvvisamente diventati valori desueti. Poi la materialità drammatica delle tre crisi che abbiamo vissuto - sanitaria, economica, sociale - ci ha fatto ritrovare la consapevolezza che solo la scienza e in generale il sapere è in grado di alimentare convinzioni personali e decisione politica in una società complessa. Sergio Zavoli ha faticato molto nella sua vita. Ha cominciato facendo le cronache via cavo nelle piazze di Rimini e Ravenna quando si giocava il derby di calcio, non si è sentito diminuito a cavalcioni di una moto che inseguiva l’ultimo dei gregari per raccontare la sua vita. Ha letto, scritto, raccontato ogni giorno della sua vita. La competenza, l’amore coltivato per quello che si fa, lasciano un segno. Il resto conta nella storia quanto le bollicine dell’acqua minerale”. Gli ultimi capitoli del suo labirinto parlano di Covid e soprattutto del Dopovirus. “Sempre, nella vicenda umana, le grandi crisi sanitarie hanno poi prodotto profondi e positivi mutamenti. Fu così per la ‘peste antonina’ o per quella spaventosa che precedette l’avvio del Rinascimento. Si genera, nel buio del rischio della morte, il bisogno di luce nuova. Quando l’emergenza finisce si avverte il desiderio della ‘ripartenza’. Fu così, splendidamente così, dopo l’orrore della guerra quando l’Italia distrutta, divisa, sconfitta, offesa ebbe la forza di rialzarsi e di correre verso i suoi giorni migliori. Per farlo serve spirito di coesione e capacità di far convivere il rispetto comune delle regole e la magnifica differenza dei valori. E serve stabilità di governo e una reciproca legittimazione degli schieramenti in campo che consenta l’alternanza al governo, ossigeno per una democrazia in difficoltà”.

WALTER VELTRONI

LABIRINTO ITALIANO VIAGGIO NELLA MEMORIA DI UN PAESE Solferino Un percorso originale nella nostra storia attraverso ricordi, ricostruzioni di eventi, incontri, interviste a protagonisti (e non) di ieri e di oggi per interpretare un Paese, i suoi punti di forza e le sue contraddizio­ni. Dall’Italia del dopoguerra alle vittime delle stragi negli anni di piombo, dal de­litto Lavorini al caso Calabresi, dalla tra­gedia di Vermicino al crollo del ponte di Genova, dalle mitiche figurine Panini alla lezione di Zavoli, dall’incontro con Fossa­ti al ritratto di Bertolucci, da Morandi a Velasco, dai calciatori azzurri ai Mondiali del Messico al ferrarista Villeneuve, dai femminicidi alla centralità della cultura e della scuola in un Paese che sembra aver­ le scordate, come è emerso in particolare ai tempi dell’epidemia.

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premio Granzotto Andrea Purgatori “Ho aperto

porte che oggi i colleghi più giovani faticano ad attraversare”

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lasse 1953, giornalista di razza coriacea. Per lui parlano servizi e inchieste sui temi più caldi della storia italiana. Il mestieraccio ha avuto digressioni verso cinema e scrittura (sempre con pellicole e libri che hanno messo al centro la vivisezione dei fatti). La giuria tecnica del Premio Estense ha premiato Andrea Purgatori per il suo particolare stile nel fare informazione. Una telefonata di Alessandra Sardoni lo scorso 22 giugno e la notizia del conferimento del “Gianni Granzotto” è ufficiale. La prima reazione? “Emozione. E una domanda a me stesso: me lo merito? Me la faccio ogni volta che ricevo un riconoscimento. Penso sempre che ci sia qualcuno che ha fatto più di me, meglio di me e anche che io stesso avrei potuto essere più attento, profondo, completo. Non è questione di modestia ma di realismo. Ho avuto la fortuna di lavorare a fianco di colleghi davvero grandi, ho sempre cercato di rubare i segreti del loro modo di lavorare, di scrivere raccontando o di farlo con le immagini e le parole. Certe volte ci sono riuscito, altre onestamente no. Tuttavia, questa insoddisfazione di fondo credo sia necessaria ad avere costantemente uno sguardo critico su questa professione”. Inviato speciale e di guerra, ma anche conduttore, scrittore, sceneggiatore e attore. La cifra stilistica più genuina di Andrea Purgatori qual è? “Mah, non saprei nemmeno io. Sono linguaggi diversi che si sono intrecciati in esperienze diverse e in diversi momenti della mia vita professionale. Mi intrigano tutti, ho cercato di provarli tutti. Anche in questo sono stato molto fortunato. Ho scritto per il teatro di Marco Paolini, ho imparato il linguaggio della satira con Corrado Guzzanti, quello del cinema con Ugo Pirro e Marco Risi… ho

conosciuto i più grandi scrittori di bestseller degli ultimi decenni e di qualcuno, come Frederick Forsyth o Martin Cruz Smith, sono diventato persino in qualche modo amico. Ecco, per dirla tutta, ho aperto un sacco di porte che oggi i miei colleghi più giovani faticano ad attraversare perché questa professione è cambiata, si è come ‘asciugata’, ridotta nelle possibilità e dunque nelle occasioni. Comunque, in fondo in fondo credo di essere sempre rimasto un giornalista a cui gli altri linguaggi

hanno regalato la capacità di raccontare. E che sempre per fortuna e forse per fiuto si è trovato ad assistere come testimone a eventi che sono un pezzo di storia contemporanea”. Il giornalismo è un mestiere che porta la suola delle scarpe a consumarsi parecchio. Ma le specializzazioni del “new journalism” fanno consumare soprattutto i polpastrelli delle dita. “Se avessi avuto a disposizione Internet e un computer con tutte le banche dati del mondo, non avrei impiegato anni per tante inchieste ma giorni. È un fatto e una enorme opportunità. Però vedere di persona, ascoltare, incuriosirsi dei dettagli di un luogo, dell’espressione di un testimone è qualcosa che la Rete e un computer, per quanto potente, non

possono sostituire. Questo manca e in questo è cambiata la professione giornalistica. Non si tratta di raccontare la storia di quanto eravamo bravi una volta a sbatterci per ore e giorni in mezzo alla strada, non si tratta di fare i veterani. Si tratta di far capire ai cosiddetti ‘padroni dell’informazione’ che investire sulle tecnologie è fondamentale quanto investire sui professionisti. È vero che oggi le guerre possiamo raccontarle attraverso le immagini che ci piovono da ogni fronte, ma toccare con mano quegli orrori e comprenderne le motivazioni sul campo rimane il cuore del giornalismo”. Il giornalismo di inchiesta è una corsa a ostacoli. Senza buttarla in bagarre politica, come giudica la sentenza del Tar del Lazio che ordina a Sigfrido Ranucci e alla redazione di Report di consegnare all’avvocato Mascetti gli atti relativi al servizio giornalistico che lo riguarda? “È una vecchia storia quella del potere (dei poteri) che cerca o pretende di sapere dove e da chi un giornalista ha tratto una notizia. Dovrebbero sapere, questi poteri, che per un giornalista le fonti sono il tesoro più prezioso da tutelare. Cercare di svelarle è contro ogni regola che separa appunto il potere da chi deve controllarne il funzionamento: cioè l’informazione. Mi è capitato molte volte di trovarmi di fronte a magistrati che pretendevano un nome, a chiunque faccia inchieste è capitato. E non pochi colleghi hanno preferito finire in carcere piuttosto che rivelare le loro fonti. È uno dei metodi classici per intimidire i giornalisti. L’altro sono le querele a pioggia. Non è sano quel Paese dove il rapporto tra poteri e informazione si riduce a questo braccio di ferro. Vuole sapere da che parte sto? Da quella di Report, tutta la vita”.

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Fare Insieme di Raffaella Mazzali

Al via il nuovo progetto multipiattaforma e multilingua di Confindustria Emilia per raccontare le storie di imprese, persone e comunità

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ell’associazione e nelle imprese è cresciuta nel tempo la consapevolezza che per poter essere efficaci, c’è il bisogno di essere riconoscibili come comunità e come singole imprese, rafforzando e marcando l’identità e l’unicità. Ma questo percorso è ancora lontano dall’aver dato tutti i suoi frutti. E proprio una recente indagine che Confindustria Emilia ha commissionato a Ipsos, il progetto “Bologna: Incubatore di possibilità” ha messo in luce in questi mesi come vi sia una percentuale di cittadini, e in particolare i giovani, che non conoscono molto la realtà imprenditoriale in cui sono immersi e quindi non la considerano a sufficienza. Emerge ancora una volta la necessità di una maggiore e più adeguata visibilità delle imprese associate, che sono realmente motrici dei nostri territori anche quando questo riconoscimento non arriva pienamente. Nasce anche da queste riflessioni l’iniziativa “FARE INSIEME - Storie di imprese, persone, comunità”. Con questo strumento, Confindustria Emilia si prefigge un obiettivo ambizioso, raccontare, nel tempo, tutte le nostre imprese dando risalto all’intrinseco rapporto, fortemente emiliano, tra fare impresa e fare comunità, patrimonio unico del nostro territorio. Protagonista di questo progetto, che vedrà nascere una nuova sezione dedicata appositamente a “FARE INSIEME” nel sito di Confindustria Emilia, è Giampaolo Colletti, firma autorevole del Sole 24 Ore e della rubrica Nòva, che condurrà personalmente le interviste.

Il contesto

Hanno radici ancorate alla propria terra per generare lavoro e valore, ma anche la capacità di raggiungere ogni angolo del mondo. Sono le imprese associate a Confindustria

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Emilia, un connubio di innovazione e ricerca che si articola con successo da sempre in un asse compreso tra Bologna, Modena e Ferrara: 3.483 aziende che danno lavoro ad oltre 170mila famiglie, distribuite su 20 filiere, e che contano su una rete di sensori (filiali, stabilimenti, contatti operativi) in oltre 100 paesi in tutto il mondo. Alcune sono molto famose e sono state raccontate da tempo, moltissime altre sono stimate nel proprio territorio e conosciute dagli addetti ai lavori. Sono, in ogni caso, esempi di vocazione imprenditoriale, dove si annidano storie di donne e uomini che hanno fatto impresa, ma in fondo hanno fatto comunità. In questi decenni hanno costruito una visione che ha generato una cittadinanza attiva territoriale, proponendo un welfare attivo ed inclusivo, prima del concetto stesso di welfare.

Il progetto

Con “Fare Insieme - Storie di imprese, persone, comunità” parte uno storytelling multipiattaforma e multilingua alla scoperta dell’eccellenza imprenditoriale. Un racconto multimediale che sarà composto da due storie settimanali, che si potranno leggere oppure ascoltare sulle principali piattaforme di podcast e sull'app di Confindustria Emilia. È un percorso di social storytelling: in ogni puntata vi sarà una storia di successo con intervista al fondatore o al CEO e il racconto dell’impresa: la storia, gli obiettivi, il posizionamento, l’attività dal territorio al resto del mondo. Si tratta di un innovativo progetto integrato di narrazione, che intende utilizzare tutti gli strumenti della comunicazione: per esempio, con i racconti video si possono mostrare le dinamiche di costruzione delle eccellenze, entrare dove si produce e fare vedere le cose nel loro funzionamento. Le storie scritte avranno due formati: il long form, un racconto ampio, che si prende il tempo per approfondire

il tema, e lo snack, un contenuto breve ed intenso, costruito appositamente per andare sui social. In entrambi i casi, per facilitare la comprensione l’obiettivo è arrivare dritti al punto, riuscire a far capire in maniera chiara quali sono gli elementi distintivi. Perché ogni impresa ha una sua caratteristica, un suo preciso mercato, una sua identità: in una parola è unica, e questa unicità deve essere raccontata e fatta conoscere. Ovviamente, così come già il sito di Confindustria Emilia, anche questo progetto sarà multilingua: ogni storia verrà tradotta nelle quattro lingue in cui è già disponibile la piattaforma digitale, a disposizione di pubblici internazionali. E inoltre, verrà favorito l’accesso agli stakeholder e ai giornalisti sulla piattaforma, in modo da rilanciare in modo esponenziale le storie e le informazioni.



L’impresa di Fare storytelling.

Insieme

Giampaolo Colletti, storyteller e manager, racconta l’innovativo progetto sulla piattaforma web di Confindustria Emilia di RM

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roverei a partire da questa citazione di Simon Kuper, del Financial Times: ‘La ricetta per fare innovazione in un contesto così fragile e difficile sta nel passare dalla contingenza del just in time al valore del lavoro in comunità con il just in case. La differenza la fanno sempre le persone’. Come scoprire se questo cambiamento è in atto? Forse, andando per aziende e raccontando la loro storia. È quello che si prefigge “Fare Insieme-Storie di imprese, persone, comunità”, il percorso di social storytelling che approda su una apposita sezione del sito di Confindustria Emilia”. A parlare è Giampaolo Colletti, giornalista e manager, fondatore della job-community Wwworkers.it e autore di vari manuali sull’eccellenza imprenditoriale, che collaborerà con l’associazione degli imprenditori emiliani per un progetto ambizioso. “Ambizioso, ma direi necessario”, commenta Colletti. “Perché anche la recente indagine di Ipsos a Bologna ha messo in luce quanto poco ancora sia conosciuto questo tessuto imprenditoriale. Per questo, ho raccolto la sfida e pensato a un racconto plurale, che diventa collettivo, di una realtà industriale ricca e multiforme, che parte dal territorio, quindi con radici profonde nel tessuto di provenienza, ma abbatte i confini geografici e anagrafici: ci sono aziende di successo spesso nascoste che si annidano in quella parte dell’Italia che porta l’eccellenza nel mondo, come l’Emilia, che scommette su ambiti specifici, ad alto valore aggiunto, tecnologicamente avanzati, con piattaforme evolute e competenze specifiche di grande valore”. La capacità di fare non è la sola caratteristica di questa Emilia. “Infatti”, concorda Colletti. “Questa terra si colloca, sotto il punto di vista sociale, in una logica di impegno attivo, di presenza, di ascolto delle comunità in cui si

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trova. Oggi, questa è una leva distintiva che fa la differenza. Quando parlo di comunità intendo che si parte dalle stesse persone che lavorano in quella stessa azienda. Una caratteristica che si riscontra è proprio la centralità del collettivo: in queste aziende, prevalentemente a carattere familiare, gli stessi leader d’azienda raccontano che ciò che si è realizzato è stato possibile grazie al capitale umano, quasi alla pari del capitale tecnologico che hanno accumulato. Si è superato un modello passato di fare impresa con un modello che io chiamo ‘local for local’: in fondo, la cultura vive nei territori in cui attecchisce. Abbiamo aziende capaci di scalare mercati nel mondo, partendo però da una visione che si rafforza sul territorio di appartenenza, perché la capacità di ascolto, che serve per rendere coesa la collettività, è la stessa che viene usata per inserirsi nelle realtà internazionali. E questa Emilia, che così sa creare valore, rafforza anche il proprio orgoglio. A ragione, perché è un valore specifico di alcuni contesti territoriali che riescono a legare la verticalità delle competenze con la capacità di internazionalizzazione, formando qualcosa di più di distretti territoriali: io li definisco distretti ‘reticolari’, dal territorio riescono ad andare oltre e a formare delle reti di valore che legano i vari punti nel mondo in cui sono arrivati”. E aggiunge il giornalista: “Questa attenzione alle persone, al capitale umano, l’ho percepita non tanto dalle parole ma dalle azioni. Lo spazio del racconto è lasciato ai fatti, alla disponibilità della relazione, per esempio al welfare integrativo, alle tante soluzioni che hanno permesso a molte realtà di affrontare e superare la crisi sanitaria che abbiamo appena vissuto. E poi, questa gratitudine della famiglia di imprenditori per le persone che lavorano con loro, alla fine si esplicita anche con il sostegno alle iniziative locali, nella vicinanza alla creazione di strutture di supporto di vario tipo, dall’asilo nido aziendale al sostegno alle iniziative sportive locali. L’azienda

IL PROFILO

Giampaolo Colletti è un giornalista e manager, fondatore della job-community Wwworkers.it e autore di vari manuali sull’eccellenza imprenditoriale. Ha lavorato nella Direzione Comunicazione di Vodafone, Technogym e attualmente è in Sanofi Italia. Scrive su Sole24Ore nelle pagine marketing e Nòva. Collabora con StartupItalia, Millionaire e Metro. Ha lavorato per Repubblica, Raitre, Radio24. È autore di diversi libri su cultura di impresa e tecnologia editi da Gruppo24Ore e Hoepli. Da fine gennaio 2021 è in libreria con “Spider-Brand – I trenta superpoteri dei nuovi eroi del marketing”, edito da Egea, la casa editrice dell’Università Bocconi.

in alcuni casi si affianca alle politiche sociali istituzionali, è un altro attore che contribuisce a migliorare la vita dell’intera comunità. Un modo per rafforzare ancora di più il senso di identità e appartenenza”. Nonostante tutto questo, la grande maggioranza delle aziende non riesce a farsi conoscere al di fuori dei propri ambiti. Forse anche perché non considera strategica la comunicazione. “Questo è un problema da risolvere”, avverte Colletti. “Secondo il Reputation Institute ‘oggi per le imprese, anche per quelle che


operano sul canale B2B, il silenzio non è più un’opzione percorribile’. Significa che la comunicazione contribuisce attivamente a far crescere il potenziale, la visibilità e la reputazione dell’azienda. Non è mai stato, ma tanto meno oggi, qualcosa di secondario. D’altra parte, in questo mondo interconnesso, le grandi aziende e le multinazionali tascabili e le pmi possono avere le stesse opportunità, perché il digitale abbatte le differenze di accesso e permette a tutti di fare la propria partita. E quindi la comunicazione e la narrazione sono parte integrante del business dell’azienda. Certo, questo non significa pensare che tutto si esaurisca nell’uso dei social media, anche perché vi sono effetti collaterali da gestire: i social vanno conosciuti, devono essere presidiati, quindi essere informati delle interazioni, ma non è detto che si debba sempre rispondere a quelli che ormai vengono definiti ‘disturbatori ricorrenti’. Non si può stare fuori dal palcoscenico degli strumenti di comunicazione, dalle piattaforme, ma bisogna andare oltre l’algoritmo, e quindi pensare a un racconto usando i propri strumenti, il proprio sito web, la propria app, il proprio canale di e-commerce. È necessario trovare una propria centralità e non è detto che questo debba passare attraverso i social”.

TRE CONSIGLI PER RACCONTARE L’IMPRESA Ecco su cosa Giampaolo Colletti invita gli imprenditori a riflettere per migliorare la comunicazione aziendale:

Bisogna partire dalle storie o dai numeri della propria impresa. Questo perché i numeri sono facilmente comprensibili a un pubblico allargato. Si deve riuscire a raccontare, attraverso la storia dell’impresa, gli obiettivi e i risultati ma in una maniera il più possibile semplice e comprensibile. Si deve puntare a far emergere il backstage dell’azienda. Oggi va molto di moda mostrare i retroscena degli spettacoli, delle iniziative, perfino dei ristoranti. Perché non c’è nulla che mostri meglio cosa un’azienda è davvero che vedere quanto e come le persone lavorano. È un modo di metterci la faccia; e la faccia ce la deve mettere il leader dell’impresa, ma vale la pena che ce la mettano anche le persone che ci lavorano. Gli americani lo definiscono ‘people storytelling’, il racconto delle persone: può essere vincente perché ci sono persone che in queste aziende lavorano da una vita e contribuiscono a rappresentare l’identità dell’azienda e aiutano a far sentire tutti rappresentati. Raccontare questo ‘local for local’: stiamo parlando di aziende collocate in Emilia ma che poi lavorano e hanno fabbriche in ogni angolo del mondo. Quindi, non c’è dubbio che per loro il mondo è piccolo, nel senso che ne conoscono i dettagli, perché li raggiungono e ci fanno i conti tutti i giorni. Raccontare questa esperienza, di essere radicati nel proprio territorio, a cui si è legati strettamente, ma anche di essere capaci, allo stesso tempo, di vedere, leggere, interpretare tante realtà diverse, consente di rendere più comprensibile a tutti la loro eccellenza. Anche perché, emergerà senz’altro un elemento, che ho percepito nella mia esperienza e che considero basilare: il rispetto. Così come c’è ascolto per la propria comunità, si usa l’ascolto per comprendere quelle in cui si arriva, è questa è una chiave efficace per conquistare i mercati.

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La

indagine

Bologna del futuro

Imprese, giovani, innovazione e tradizione al centro dell’indagine promossa da Confindustria Emilia, in collaborazione con Ipsos, per lasciare al nuovo sindaco della città metropolitana riflessioni e strumenti utili di Laura Ansaloni

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i è concluso lo scorso 17 settembre il ciclo di incontri “Bologna: incubatore di possibilità” promosso da Confindustria Emilia; quattro appuntamenti, da maggio a settembre, aperti alla comunità, per stimolare un percorso di confronto, in vista del rinnovo dell’amministrazione comunali di Bologna a ottobre. Idee e dibattiti che hanno preso come spunto i dati raccolti nell’ambito dell’indagine realizzata da Ipsos, con l’obiettivo di “fotografare” il capoluogo emiliano facendo emergere quelli che sono i bisogni e le priorità dei cittadini e tratteggiare la Bologna del futuro. Uno studio, realizzato tra settembre e novembre 2020, che si è sviluppato su due differenti filoni: un’indagine qualitativa sui giovani bolognesi, che ha coinvolto 26 partecipanti di età compresa tra 16 e 35 anni, finalizzata a raccogliere le loro esperienze e opinioni, e un sondaggio, su scala più ampia, rivolto alla popolazione bolognese con più di 1.300 interviste realizzate.

Tre i principali temi affrontati negli appuntamenti online, dopo la presentazione dell’iniziativa avvenuta ad aprile: i giovani e le loro prospettive, con focus particolare sulla percezione che hanno del territorio in cui vivono e del tessuto imprenditoriale, sono stati al centro del primo incontro del 18 maggio; l’innovazione digitale e urbanistica, per una città sempre più smart e green, è stato il tema del secondo appuntamento del 15 giugno, mentre il rapporto tra Alma Mater Studiorum e le imprese ha caratterizzato il terzo incontro del 6 luglio. “Con questa ricerca”, ha sottolineato il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi, “volevamo conoscere ancora di più Bologna e, in modo particolare, comprendere come viene percepita dai suoi cittadini, quali sono le sue criticità e, al contempo, capire le aspettative della comunità, specialmente di quella più giovane. Ci interessa molto sapere dove vogliono andare e come vedono in futuro questa città. Quello che abbiamo realizzato in collaborazione con Ipsos è un

progetto che vuole lasciare in dote al nuovo sindaco di Bologna e della città metropolitana riflessioni e strumenti utili sui quali confrontarci e lavorare assieme in maniera costruttiva nei prossimi anni”. E il quadro che viene fuori dalla indagine, come ha evidenziato il presidente di Ipsos, Nando Pagnoncelli, “delinea una città dalle molteplici sfaccettature, dove si denota un fortissimo equilibrio tra tradizione e spinta verso l’innovazione intesa dagli stessi cittadini intervistati come strumento strategico per affermare una certa immagine della città”. Una città, dunque, con solide radici, ma in costante cambiamento, dove la sfida è quella di trovare la chiave per coniugare il portato storico di un capoluogo dalla forte identità con le spinte necessarie per agganciare appieno l’innovazione. Accogliente, rassicurante, efficiente, questi alcuni aggettivi utilizzati per descrivere Bologna che, pur non essendo una grande metropoli alla stregua di Milano o Roma, abbonda di iniziative, eventi, dove molti servizi sono eccellenti e ci sono innumerevoli opportunità. Una realtà vissuta dai giovani attraverso un delicato equilibrio tra tradizione (cibo, cultura, inclusività) e innovazione (infrastrutture, tecnologia, sanità) che però, specialmente negli ultimi anni, presenta alcune criticità, tra cui la sicurezza, specialmente in alcune zone, il decoro urbano, delineato da un senso di decadenza e di scarsa cura, la mobilità, l’inquinamento e il gap generazionale. Se poi da tutti l’Università è considerata un punto d’eccellenza, come testimoniato dal fatto che Bologna è scelta come meta per laurearsi da tutta Italia e dall’Europa, più difficile è per i giovani rimanervi anche dopo; tra i tanti problemi il caro affitti e la difficoltà a trovare un lavoro, spesso dovuta non

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tanto a una causa oggettiva, quanto alla scarsa conoscenza che le nuove generazioni hanno del tessuto imprenditoriale locale. “La fuga dei giovani laureati da Bologna è un problema”, ha sottolineato il presidente di Confindustria Emilia, “dovuto anche alla poca sinergia che ancora c’è tra Università e imprese. Bisognerebbe creare più programmi di formazione condivisi con le aziende”. Ancora oggi, poi, da quanto emerge dall’indagine le eccellenze industriali del territorio non sono conosciute come meriterebbero dalla comunità e proprio su questo aspetto si sente sempre più l’esigenza di chiarire, specialmente agli occhi dei giovani, il ruolo centrale delle imprese, le loro attività e la rilevanza della loro presenza in questa area, uno storytelling imprenditoriale più forte e visibile potrebbe essere l’inizio per migliorare questo rapporto. Bologna necessita quindi di cambiamenti radicali? La situazione è tutto sommato positiva, i giovani non sentono il bisogno di una rivoluzione radicale, quello che serve piuttosto è rifondare strategicamente l’equilibrio tra innovazione e tradizione, capitalizzando quanto di buono ci sia nelle radici di questa città e al contempo cercando di abbracciare l’innovazione con maggiore determinazione, portando a termine progetti già avviati, soprattutto in tema di sostenibilità, e con il contributo delle imprese rendere Bologna sempre più luogo di innovazione e sperimentazione. Concretamente questo significa andare a lavo-

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rare sulle debolezze percepite e saldare i disagi interni, attraverso una progettualità condivisa tra tutti gli attori (politica, istituzioni, imprese, università, fondazioni, parti sociali) per risolvere quelli che ancora sono sentiti come punti di debolezza della città: riqualificazione urbana, piano occupazionale e abitativo a sostegno dei giovani e rilancio internazionale attraverso una ulteriore valorizzazione della attività e delle realtà che già operano in questa

direzione. E sulla necessità di portate avanti concretamente i progetti, ancora sulla carta, concorda Giancarlo Raggi presidente di Ance Emilia, che sottolinea come “il piano urbanistico abbia forti limiti e sia inadeguato ai reali bisogni della cittadinanza e che per soddisfare i bisogni abitativi sia innanzitutto necessario dare priorità al recupero degli edifici già esistenti e inutilizzati e successivamente costruire nuove case, solo aumentando l’offerta si possono ridurre i costi. Ma i tempi sono stretti, anche in vista dei limiti temporanei per utilizzare le opportunità del Superbonus e in questo la burocrazia è ancora troppo lenta”. Bologna, una città quindi dalle mille potenzialità e un incubatore di possibilità che il futuro sindaco dovrà saper valorizzare al meglio. “Il primo cittadino dovrà essere un punto di riferimento, il padre della nostra comunità, e per farlo è importante che si ponga obbiettivi ambiziosi per sapere cogliere le innumerevoli opportunità, come il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che un territorio come il nostro dovrà utilizzare a vantaggio dell’intera comunità”, conclude il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi.

MATTEO LEPORE È IL NUOVO SINDACO DI BOLOGNA Il 3 e 4 ottobre 2021 i cittadini di Bologna hanno votato per eleggere il nuovo Sindaco. Con il 61.90% dei voti è stato eletto al primo turno Matteo Lepore. Nato a Bologna nel 1980, è stato Assessore per due mandati nella giunta presieduta dal sindaco Virginio Merola: dal 2011 al 2016 ha ricoperto l'incarico di assessore Economia e promozione della Città, Turismo, Relazioni Internazionali, Agenda Digitale nel mandato amministrativo. Nell'ultimo quinquennio è stato Assessore a Turismo e promozione della città, Cultura e progetto nuove centralità culturali nelle periferie, Immaginazione civica (Fondazione Innovazione Urbana, Programma PON Metro), Patrimonio e Sport, Rapporti con l'Università. “Con un risultato elettorale che ci ha restituito immediatamente, senza passare per il ballottaggio, il nuovo Sindaco di Bologna Matteo Lepore, a cui vanno i nostri migliori auguri, abbiamo guadagnato due settimane rispetto ad altri territori”, ha commentato il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi. “Già con il nostro percorso ‘Bologna: incubatore di possibilità’ abbiamo delineato quelli che riteniamo essere i punti focali per il nuovo governo della città. Bologna ha il dovere e la responsabilità di marcare il proprio ruolo di capoluogo di regione a beneficio di tutta la regione Emilia-Romagna. La comunità delle nostre imprese è pronta a confrontarsi e mettersi sin da subito al lavoro, in maniera costruttiva e con la massima collaborazione, insieme al nuovo Sindaco”, conclude Valter Caiumi.



cultura Maurizio Ferraris “L’intelligenza

educata del webfare ci salverà” di Generoso Verrusio

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iustizia, sarà questo il tema del Festival Filosofia 2022. E nell’edizione appena conclusa, per tre giorni la cultura è tornata a essere protagonista assoluta, riprendendosi le piazze e gli spazi che si merita. La macchina organizzativa a Modena, Carpi, Sassuolo ha retto. È stata raggiunta la massima capienza in molti appuntamenti, sempre nel rispetto delle norme anti Covid: la partecipazione è stata più alta dello scorso anno con oltre 35mila presenze. Alcune mostre hanno superato i mille visitatori nei tre giorni. Insomma, numeri importanti che ricordano quelli pre-pandemia. Tra i relatori protagonisti del Festival Filosofia 2021 c’è stato anche il professore di Filosofia teoretica presso l’Università di Torino Maurizio Ferraris, autore della lectio magistralis di Confindustria Emilia “Webfare. Piattaforme, persone, valore”. Lo abbiamo intervistato. “Webfare”, ovvero piattaforme, persone, valore. Il titolo della sua lectio magistralis è quasi un calco del claim-manifesto programmatico di Confindustria Emilia (che recita ‘valori, innovazione, persone’). Quale messaggio ha inteso veicolare alla platea di piazza Grande? “Se gli umani non ci fossero, di certo non ci sarebbe il web. Non solo per l’ovvio motivo che nessuno lo avrebbe inventato ma, in modo più decisivo, perché nessuno lo alimenterebbe con le sue curiosità (intelligenti o stupide, non è questo il punto), con i suoi interessi, con i suoi bisogni. Ciò che chiamiamo ‘intelligenza artificiale’ non è altro che il distillato della nostra mobilitazione sul web, che permette alle macchine di imitare gli umani. Per risolvere i grandi problemi dell’umanità, e anzitutto la crescente diminuzione del lavoro dovuta all’automazione, dobbiamo pensare all’umano come produt-

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tore di valori, e non come produttore di beni (a quello ci pensano le macchine istruite dagli umani), ossia dobbiamo promuovere il passaggio dall’homo faber all’homo sapiens. Come? È qui che nasce la mia proposta di webfare: tassare le piattaforme che si arricchiscono così tanto perché godono dell’apporto gratuito della mobilitazione umana, e ridistribuire il valore sostenendo la formazione, l’educazione e l’invenzione. Si innesca un circolo virtuoso da cui le piattaforme non hanno che da guadagnare, perché non c’è

nulla di più economicamente redditizio, in una società in cui la forza fisica conta sempre meno, di una intelligenza educata”. Sul web, o nell’infosfera per dirla alla sua maniera, c’è una libertà pressoché illimitata. Va bene così? “Il web è solo in minima parte infosfera, lo spazio in cui si esprimono opinioni. È in larghissima parte una docusfera, la registrazione di tutti gli atti compiuti dagli umani, e che oggi vengono archiviati nel web: bigliet-


sto vale per la stragrande maggioranza delle medicine, senza dimenticare che l’effetto a lungo termine della vita è la morte, e non vale la pena di rinunciare alla libertà di vivere accampando la prospettiva di una morte statisticamente improbabile per i vaccini, e assolutamente certa per la vita di ogni organismo”.

ti comprati, ristoranti cercati, interrogazioni sui soggetti più disparati. Quello che si disegna è un capitale immenso, la mappa veridica delle forme di vita umana, ed è a questo che dobbiamo guardare invece di lasciarci distrarre dai problemi dell’infosfera, che non sono molto diversi da quelli tradizionali della libertà di espressione”. La pandemia pare abbia fatto scoprire all’Italia lo smartworking. Epperò non passa giorno in cui non ci si accapigli su senso, significato e contenuti di questa nuova libertà lavorativa. Perché? “Perché le novità fanno sempre paura, e perché è tutt’altro che chiaro che cosa si intenda con un’espressione, ‘smart’, che solitamente nasconde delle fregature: lavorare da casa, lavorare su progetti, lavorare on demand, lavorare quando si vuole o quando si può... Sono convinto che ci sia un reale disagio nell’essere raggiunti dal lavoro in ogni momento della propria vita, prima succedeva solo nelle posizioni apicali, che erano ben retribuite anche per questo. Ma sono anche convinto che nessuno sarebbe disposto ai ritmi normali anche pochi anni fa, sveglie all’alba, lavori ripetitivi, lunghe ore di pendolarismo…”. Intanto c’è chi anche nel panorama im-

prenditoriale scommette sulla dimensione salvifica dello smartworking. “Non è il mio campo, però osservo qualcosa che è sotto gli occhi di tutti. All’inizio della pandemia si prevedeva che un’ondata di povertà si sarebbe abbattuta sul mondo proprio a causa delle restrizioni imposte al lavoro. Ora si scopre invece che l’economia non va affatto male, e comunque molto meglio di quanto non si prevedesse. Il che significa che si è scoperto che c’erano molti aspetti del lavoro tenuti in piedi per semplice abitudine, come la presenza fisica, che imponeva enormi fatiche, enormi perdite di tempo, e pesava soprattutto su un paese, come l’Italia, con infrastrutture spesso poco competitive. Sarà per questo che, a quanto si dice, stiamo superando la Germania?” Che libertà è quella che stiamo vivendo condizionati dalla pandemia? “Ciò che la pandemia ci ha tolto è stato, durante il lockdown, la movida e i ristoranti, non certo la libertà di esprimere le proprie idee. Ciò che ci toglie adesso è la libertà di accedere a molti servizi se non si ha il green pass, ma si tratta davvero di una riduzione della libertà o di una abilitazione a recuperare dei diritti? Si dice che non conosciamo gli effetti a lungo termine dei vaccini, ma que-

Senta, ma come si spiega che mediamente la tecnologia piace, e non fa paura, mentre l’intelligenza artificiale terrorizza? “Perché non sappiamo che cos’è e ci immaginiamo il Golem, un grande cervello che ci rende schiavi. Possiamo esser certi che non ci sarà mai una presa del potere della intelligenza artificiale rispetto alla intelligenza naturale. L’intelligenza artificiale è infatti lo specchio e il pappagallo della intelligenza naturale, che è qualitativamente differente perché è posta in un corpo, da cui trae i bisogni, le urgenze, i fini e anche le eventuali volontà di potenza. Ecco perché ci sono dinamiche di potere tra animali e tra umani, ma non vedremo mai una macchina decidere di prendere il potere sugli umani, né tantomeno su altre macchine”. Lei a buon diritto può definirsi un decano del Festival Filosofia. Il 2021 è per lei l’edizione numero dodici da relatore. Qual è il segreto di questa kermesse così longeva? “L’accoglienza della città, la qualità dei programmi, e la singolarità dell’Italia, un paese che riserva tante sorprese, nel male ma anche nel bene. Sono pochissime le nazioni che abbiano dei festival culturali, e un festival di filosofia sarebbe inconcepibile negli Stati Uniti. Credo che dovremmo esserne orgogliosi come nazione, e grati a città e a istituzioni che, come Modena e il suo festival, se ne fanno promotori”.

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HOMO HABILIS, I GIOVANI IMPRENDITORI SI INTERROGANO SULL'EVOLUZIONE TECNOLOGICA "Homo Habilis, libertà e innovazione: le riflessioni degli imprenditori" è il talk scelto dai Giovani Imprenditori, per raccontare, all'interno del Festival Filosofia, la parabola dell’evoluzione tecnologica strettamente collegata all’evoluzione umana dalla preistoria ai giorni nostri. In autunno, in una data e in un luogo ancora da confermare, ci sarà una vera e propria installazione dal titolo "Homo Habilis". Ne abbiamo parlato con chi la mostra l'ha concretamente progettata, Vittorio Cavani e Giorgia Sarti. Come nasce Homo Habilis e con quale obiettivo? "Homo Habilis nasce nell’ambito dell’edizione 2021 del Festival Filosofia di Modena, manifestazione a cui il Gruppo Giovani Imprenditori partecipa dal 2012, organizzando eventi di carattere culturale che confluiscono nel cosiddetto programma creativo. Ogni anno la sfida è quella di declinare il progetto in base al tema del Festival, che quest’anno è stato il concetto di 'libertà'. Nella fase preliminare di ideazione, ci siamo quindi posti alcuni interrogativi: l’evoluzione della tecnica e della tecnologia, che ha accompagnato l’uomo dalla preistoria ai giorni nostri, si è effettivamente tradotta in un processo di emancipazione dal primitivo stato di natura? Oppure le più recenti conquiste legate all’innovazione ci rendono nuovamente 'succubi', per usare un eufemismo? A queste domande complesse vuole tentare di dare una risposta il progetto di mostra, grazie anche al supporto del comitato scientifico, composto da Milena Bertacchini e Vallori Rasini, docenti dell’Università di Modena e Reggio Emilia". Inserire, in una mostra che abbraccia oltre 2 milioni di anni, i concetti di cultura d’impresa e innovazione non deve essere stata una passeggiata dal punto di vista progettuale. "La società di oggi si trova in stretta connessione con una tecnologia che ha creato ambienti digitali nuovi all'interno dei quali istituzioni e imprese si trovano a vivere e convivere. Lo spirito di adattamento, frutto dell’umana intelligenza, è e sarà sempre più importante per la sopravvivenza della specie, per usare una terminologia darwiniana. L’idea progettuale nasce dunque da questa riflessione ma con la volontà di ripercorrere le più importanti fasi evolutive della tecnologia a partire dall’epoca preistorica, per esemplificare come dai primi manufatti scheggiati prodotti da Homo Habilis oltre 2 milioni di anni fa si sia arrivati alle più recenti applicazioni tecnologiche e all’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale. Questo è il percorso che porteremo in mostra mettendo a confronto manufatti, manoscritti e oggetti delle diverse epoche: una giustapposizione di reperti risalenti al Paleolitico, documenti librari del XVIII secolo e manufatti industriali contemporanei con la volontà di offrire ai visitatori un percorso di visita lineare, in grado

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di delineare una panoramica non esaustiva ma significativa di un complesso percorso di sviluppo tecnico e tecnologico iniziato nella preistoria e giunto ai giorni nostri senza praticamente soluzione di continuità. Un progetto espositivo complesso che abbraccia un lunghissimo periodo in cui si sono succedute fasi a velocità diverse, fino a giungere all’epocale transizione che oggi stiamo vivendo e che necessita di una profonda riflessione". In Homo Habilis sono coinvolte sette aziende emiliane. Come è avvenuta la cernita? "La sezione relativa alle aziende copre un arco cronologico a cavallo tra il XX e il XXI secolo e rappresenta icasticamente l’acme dello sviluppo tecnologico del territorio modenese. Idealmente si tratta anche di una citazione di 'Archivi del Futuro', il progetto presentato l’anno scorso sempre al Festival Filosofia, che già esplorava la valorizzazione del patrimonio aziendale attraverso la documentazione archivistica. Seguendo questa falsariga abbiamo individuato sette eccellenze industriali che da un lato possono vantare una storia secolare o addirittura ultrasecolare, dall’altra startup che grazie alla loro ricerca e sviluppo hanno realizzato prodotti in grado di migliorare la vita quotidiana di ognuno di noi, con l’obiettivo di trasmettere un messaggio criticamente positivo rispetto al ruolo dell’innovazione". Arte e fruizione culturale sono cambiate durante la pandemia? "Sicuramente la crisi pandemica ha provocato trasformazioni epocali nel settore turistico e culturale. Le difficoltà di spostamento a livello planetario hanno drammaticamente impattato su città storicamente legate all’incoming di Paesi come gli Stati Uniti, la Cina o la Russia. Allo stesso tempo realtà cittadine di piccole e medie dimensioni per le loro caratteristiche strutturali, spesso caratterizzate dalla vivacità di enti e associazioni culturali, hanno paradossalmente ritrovato nuova linfa. Assi fondamentali di questo scenario sono senza dubbio rappresentati dalla sostenibilità e dal digitale, che sembra finalmente aver fatto breccia anche in un settore tradizionalmente poco propenso all’innovazione come quello dei musei e dei beni culturali". E il pubblico? "La sospensione delle attività culturali ha provocato una forte mancanza. Arte, cultura e spettacolo hanno un ruolo centrale nella vita del nostro Paese, sia come fattori di coesione e inclusione sociale, sia come mezzo di trasmissione di valori. Un duro colpo al benessere sociale nazionale al quale la recente riapertura di musei e luoghi della cultura dovrà far fronte. Il pubblico è oggi più cosciente e attento, forte di una nuova consapevolezza dovuta alla prolungata assenza di proposte e contenuti".


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comunità

Nuovo Polo Ematologico al Sant’Orsola finanziato dalla

Fondazione Seràgnoli

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Da sinistra: Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, Chiara Gibertoni, direttrice generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Isabella Seràgnoli, vicepresidente della Fondazione Hospice Maria Teresa Chiantore Seràgnoli, Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna, e Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute

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traordinario. È l’aggettivo più usato per questo progetto, visto il suo valore per la sanità bolognese, regionale e nazionale. Straordinario, come in realtà si può definire quanto in questi decenni ha fatto la Fondazione Seràgnoli in termini di finanziamenti e interventi per la salute, ma a ogni ulteriore passo l’impegno si fa più rilevante e così si fa più forte il legame con la città, con gli operatori sanitari, con i ricercatori. Straordinario come, appunto, il nuovo Polo Ematologico al Policlinico Sant’Orsola di Bologna, che si realizzerà grazie all’accordo raggiunto tra Regione Emilia-Romagna, Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna - Policlinico di Sant’Orsola, Università di Bologna e Fondazione Hospice Maria Teresa Chiantore Seràgnoli. È avvenuta lo scorso 27 luglio la firma della

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convenzione che mette nero su bianco gli step del progetto: il nuovo Polo Ematologico, che si chiamerà “Lorenzo e Ariosto Seràgnoli”, sarà progettato e realizzato dalla Fondazione Seràgnoli, con un investimento di 30 milioni di euro. Sorgerà al posto dell’attuale Padiglione 7, all’interno dell’area di proprietà dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, e sarà in grado di garantire standard qualitativi nell’assistenza e nella ricerca ancora più elevati degli attuali; avrà una superficie lorda complessiva non inferiore a 12.500 metri quadrati e sarà articolato su sei livelli. È prevista anche l’istituzione di una Commissione di monitoraggio e verifica (la “CDMV”) che avrà il compito di verificare l’esatto adempimento degli obblighi contenuti nella convenzione, nonché la qualità dell’assistenza erogata dall’Azienda ospedaliero-universitaria nel corso di tutta la dura-

ta del “Progetto Ematologia” e, successivamente, nei dieci anni dalla sua conclusione. La Regione, dal canto proprio, ha già valutato il piano di fattibilità del progetto edilizio e, in particolare, del nuovo immobile, ritenendolo rispondente alle norme e alle necessità dell’Azienda ospedaliero-universitaria, anche rispetto ai tempi di progettazione, costruzione e completamento e agli schemi di appalto. A firmare la convenzione, alla presenza del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, sono stati Isabella Seràgnoli, vicepresidente della Fondazione Hospice Maria Teresa Chiantore Seràgnoli, Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna, Chiara Gibertoni, direttrice generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, e Raffaele Donini, assessore regionale alle Politiche per la salute. Nell’ambito del “Progetto Ematologia”, in


base alla Convenzione è stabilito che l’impegno e l’investimento della Fondazione Seràgnoli per il Nuovo Polo Ematologico “Lorenzo e Ariosto Seràgnoli” sono vincolati all’implementazione, da parte dell’Azienda ospedaliero-universitaria, di un modello assistenziale centrato sulla persona e sui bisogni che garantisca prestazioni di ricovero e cura di alta specialità e di ricerca avanzata. In quest’ambito l’Istituto è stato recentemente individuato come centro Hub per la Regione Emilia-Romagna nell’utilizzo delle terapie avanzate CAR-T, frutto di progressi scientifici nel campo della biotecnologia cellulare e molecolare. Attualmente, l’Istituto è in grado di utilizzare questo moderno approccio terapeutico anche in pazienti di altre sei regioni italiane. Ad oggi è il secondo centro in Italia come numero di pazienti sottoposti a terapia con CAR-T. La realizzazione del Nuovo Polo, opera pubblica a spese del privato, procederà di pari passo con il rafforzamento, da parte dell’Azienda, degli studi clinici di farmaci sperimentali di fase I-II e III nelle diverse patologie ematologiche e con particolare attenzione e rilievo nei linfomi, nel mieloma multiplo e nelle leucemie acute. Non solo: è prevista un’implementazione del trapianto allogenico, ovvero con reinfusione di cellule staminali ematopoietiche (l’Istituto rappresenta già oggi la struttura regionale che ne effettua il maggior numero) e la realizzazione di un’officina di produzione (“Cell Factory”) per la terapia cellulare avanzata (CAR-T). L’intervento attuale della Fondazione Seràgnoli è un ulteriore avanzamento di quello che è l’Istituto di Ematologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, che fa parte del Dipartimento ad Attività Integrata (DAI) delle Malattie Oncologiche ed Ematologiche ed è ospitato nel Padiglione 8 del Policlinico di Sant’Orsola. L’Istituto è intitolato a Lorenzo ed Ariosto Seràgnoli in forza del contributo scientifico ed economico offerto dalla Famiglia Seràgnoli all’Azienda ospedaliero-universitaria. Contributo che ha incluso, tra l’altro, il finanziamento del cosiddetto “Padiglione Seràgnoli”, attualmente destinato ad attività di degenza, di day hospital/day service e ambulatoriale per il trattamento delle pato-

logie ematologiche. L’organizzazione dell’Istituto di Ematologia in gruppi di assistenza e ricerca clinica, specifici per ogni patologia ematologica neoplastica ed anche per quelle non neoplastiche, consente di poter gestire qualsiasi patologia ematologica: ciò rappresenta un modello assistenziale e di ricerca che non ha simili sul territorio nazionale. Difatti, oltre il 40% dei pazienti trattati e seguiti dall’Istituto vengono da fuori regione e rappresentano globalmente 12 regioni italiane. Non a caso la direttrice generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Chiara Gibertoni ha voluto sottolineare questo rapporto con la Fondazione: “Tutta la comunità del Sant’Orsola è grata per quest’impegno della Fondazione Seràgnoli, che interviene a risolvere una situazione critica in termini di accoglienza del paziente e di infrastrutture dedicate alla ricerca in un ambito specialistico in cui il Policlinico è un riferimento a livello nazionale e internazionale. La storia dell’ematologia del Sant’Orsola, infatti, ha segnato lo sviluppo di questa specialità e oggi rappresenta il centro di riferimento per le terapie cellulari (CAR-T) che sono il fronte più avanzato per il trattamento delle patologie neoplastiche ematologiche”. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento del rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini: “Ringrazio la Fondazione Seràgnoli per il supporto che in questi anni ha sempre dato all’ematologia e che si conferma con questo importantissimo progetto. Il centro, che rappresenta già oggi una struttura strategica per la qualità dei professionisti che vi operano, potrà migliorare ulteriormente in termini di ricerca e assistenza sul piano non solo regionale, ma anche nazionale e internazionale. Un grazie particolare a Isabella Seràgnoli, che si è sempre distinta come un meritevole esempio di imprenditorialità a stretto contatto con il tessuto sociale e il territorio”. Anche il presidente

della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e l’assessore regionale alle Politiche per la salute Raffaele Donini hanno rimarcato il legame della Fondazione con la città: “Il nostro grazie va, prima di tutto, alla Fondazione Seràgnoli. Siamo di fronte a una collaborazione pubblico-privato di estrema importanza, che si tradurrà in un enorme beneficio per la nostra collettività, con la creazione di una struttura strategica per l’innalzamento, qualitativo e quantitativo, dei livelli di assistenza e di ricerca. La realizzazione al Nuovo Polo Ematologico ‘Lorenzo e Ariosto Seràgnoli’ presso il Policlinico di Bologna assume un rilievo fondamentale per il Servizio sanitario non solo regionale, ma nazionale; per l’Università di Bologna, considerando le finalità di ricerca scientifica del progetto; e per l’Azienda ospedaliero-universitaria, in ragione della sua ‘mission’ e al suo ruolo nella gestione degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS)”. La Fondazione Seràgnoli è attiva da molto tempo nel sociale, con progetti e gestione di attività di prim’ordine, come l’Hospice di Bentivoglio, una struttura d’avanguardia per l’assistenza ai malati terminali, affiancata da un’accademia per lo studio delle cure palliative, il centro Gruber per la cura dei disturbi alimentari; l’asilo aziendale della Gd aperto alle famiglie del quartiere; e, infine, il Mast, la Manifattura di arti sperimentazione e tecnologia, struttura polifunzionale a metà tra accademia, museo e centro servizi.

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Big Data per il Web Marketing: i dati che indicano la strada per il futuro Ogni persona è una media company. Ognuno di noi produce immagini, video, file, audio e testi. La quantità di dati che realizziamo è come l’Universo: in espansione.

Zettabytes: l’unità di misura del futuro Nel 2020 il mondo ha prodotto 59 zettabytes di dati. Per avere idea di quanti siano basta tener presente che un solo zettabytes corrisponde a circa centottantamila volte la documentazione conservata nella Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Anche se oggi non abbiamo grande dimestichezza con l’unità di misura zettabytes, impareremo presto ad avere una certa confidenza. Secondo il sito Data Science Central la produzione di dati è in crescita esponenziale: si stima che nel 2024 la quantità di dati prodotta a livello mondiale sarà di 149 zettabytes. A cosa possono servire i Big Data Questo andamento indica una strada ben definita: l’analisi dei Big Data diventa fondamentale per qualsiasi azienda. Comprendere il comportamento degli utenti che gravitano attorno ad un brand è di 84 fare

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vitale importanza per: • prevedere lo sviluppo degli scenari; • prendere decisione basate sui dati; • costruire modelli di analisi avanzati. Molto spesso le aziende ignorano la quantità di dati di cui sono in possesso e non attribuiscono il giusto valore a questa miniera d’oro. Analizzando i diversi punti di contatto che utilizzano gli utenti per interagire con le aziende è possibile definire e prevedere alcuni modelli di comportamento. Attraverso questo tipo di analisi è possibile scalare e riprodurre le strategie che hanno portato i migliori risultati, ottimizzando risorse e investimenti.

informazioni utili per costruire campagne di marketing adeguate al pubblico che si desidera raggiungere. Il web marketing, infatti, è una delle aree che può ricevere maggior beneficio dall’analisi dei Big Data. Inoltre è un’attività utile alla promozione di tutte le aziende, a prescindere dal settore di appartenenza. È ormai famigerata la storia del colosso danese Maersk, tra le più grandi compagnie di spedizioni marittime del mondo, diventata un vero e proprio caso di studio qualche anno fa per il successo avuto sui social e poi puntualmente tradotto in fatturato nonostante la natura B2B e l’estetica non particolarmente accattivante dei container.

Big Data solo per grandi aziende? Uno degli errori più comuni relativi all’argomento Big Data è considerarli ad esclusivo appannaggio delle grandi aziende. In realtà come detto all’inizio - la quantità prodotta da ognuno di noi permette di raccogliere moltissime informazioni. Ad esempio, uno strumento come Google Analytics permette di analizzare dati su come gli utenti interagiscono con i siti. È possibile sapere, ad esempio, l’età media degli utenti, il tempo di permanenza ma anche da quale tipo di dispositivo le persone accedono alle pagine web. L’analisi dei dati permette di definire le buyers personas e offrire

I social aziendali e il dubbio su cosa guardare Le pagine social delle aziende sono una vera e propria miniera di informazioni, se si sa bene cosa guardare. Il problema principale dell’analisi dei dati, infatti, è comprendere cosa si sta guardando. Per avere buone indicazioni, bisogna farsi le giuste domande. Questo è il primo passo da compiere per capire cosa cercare nei dati. Dalle pagine social è possibile capire i tipi di contenuti che generano maggior interesse, l’area geografica degli utenti più appassionati, le informazioni demografiche di chi interagisce con i contenuti social. Big Data e Creatività: il matri-

monio perfetto Davide Gambardella, Head of Strategy di Immaginificio, è uno dei docenti di punta di Nuova Didactica per i contenuti relativi alla SEO e all’uso avanzato di Google Analytics. Si occupa di strategie di web marketing e durante le sue lezioni analizza insieme ai partecipanti i principali strumenti disponibili per la raccolta di dati per progettare strategie che abbiano come punto centrale la creatività incardinata sull’analisi dei dati. Nuova Didactica amplia l’offerta formativa sui Big Data Già da diversi anni Nuova Didactica ritiene questo asset strategico per le proprie aziende clienti e promuove la formazione sul tema con un ventaglio di prodotti articolato e in costante aggiornamento. Oltre ai numerosi corsi brevi per le aziende, in autunno partiranno diversi percorsi importanti tra cui l’IFTS “Big Data per il Marketing”, giunto alla sua 3° edizione e composto da 800 ore (di cui 300 di stage nelle aziende del territorio) e la prima edizione del corso di Formazione Superiore sul Social Media Management che prevede 500 ore di frequenza (di cui 200 di stage). Entrambi sono completamente gratuiti perché finanziati dalla Regione Emilia Romagna. Le iscrizioni sono aperte. Per info: Simona Fontana 059/247902 cell 329 2158840 fontana@nuovadidactica.it fare 85


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formazione A Bologna è andata in scena

“Masterclass for STEAM” Lo scorso luglio 22 docenti di tutta Italia hanno partecipato alla scuola estiva dialogando con esperti europei e diventando ambasciatori dell’approccio STEAM alla didattica nelle scuole italiane

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i è conclusa lo scorso 16 luglio la prima edizione di “Masterclass for STEAM”, il percorso formativo di eccellenza ideato e promosso da Confindustria Emilia Area Centro e Fondazione Golinelli con l’obiettivo di avviare un’esperienza di formazione continua dei docenti di scuola secondaria di primo e secondo grado per la diffusione delle materie STEAM (Science, Technology, Engineering, Art, Math) nella didattica ordinaria e la creazione di una comunità di insegnanti a livello nazionale. L’idea alla base del progetto è, infatti, quella di preparare i partecipanti, insegnanti di area scientifico-tecnologica e umanistica provenienti da tutta Italia, a una progettualità didattica esperienziale, interdisciplinare e coinvolgente, allineandola alle migliori esperienze internazionali e, in un secondo momento, dare avvio a programmi di formazione tra pari affinché i docenti condividano in modo sistematico metodologie, esperienze e spunti per l’innovazione delle pratiche scolastiche. La prima fase di questo iter ha previsto a luglio la partecipazione di 22 docenti a una settimana di formazione residenziale presso l’Opificio Golinelli di Bologna; nel corso degli incontri gli insegnanti hanno avuto la possibilità di lavorare con esperti internazionali su diversi temi quali sostenibilità digitale, tecnologie come l’intelligenza artificiale, su approcci innovativi come l’information design, lo storytelling, la gamification e sull’inclusione degli studenti attualmente meno coinvolti nelle attività STEAM. Il percorso si è svolto tra lezioni ispirazionali, workshop tecnologici e laboratori condotti con un approccio esperienziale e coinvolgente. Molti gli esperti che hanno contribuito alla creazione dei materiali didattici del corso e alla fase di tutoraggio tra cui: Louise Archer, professoressa di sociologia dell’educazione all’University College London e ideatrice, con il suo gruppo di ricerca, del Science Capital,

che offre una chiave di lettura per definire come il bagaglio di conoscenze scientifiche di ognuno venga arricchito e influenzato dalle abitudini, dalla famiglia e dalla rete di contatti; Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute, che ha parlato di tecnologia digitale e sostenibilità; Ian Carnelli, responsabile del General Studies Program presso l’ESA (l’Agenzia Spaziale Europea), che ha fornito alcuni spunti di riflessione sulle sfide del futuro e sulle competenze necessarie per poterle affrontare; Fabio Cesari, Head of Research & Development di Yoox net-a-porter, che ha analizzato l’evoluzione dell’interazione tra uomo e macchina e importanti temi, tra cui il machine learning e il deep learning; Luca Scagliarini, Vice President Strategy & Business Development di Expert.ai, che ha spiegato il rapporto tra intelligenza artificiale e analisi semantica del linguaggio; Angela Morelli, CEO di InfoDesignLab e collaboratore dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) delle Nazioni Unite che ha

presentato la sua esperienza professionale internazionale. La seconda fase del progetto, tra agosto e ottobre 2021, si è sviluppata attraverso un percorso di giving back alla comunità di insegnanti nell’ambito del quale i docenti coinvolti, supportati da strumenti specifici e accompagnati da tutor esperti, hanno attuato un programma di formazione dei colleghi sul territorio di appartenenza, che consentirà di coinvolgere indirettamente in tutta Italia ulteriori 200 insegnanti e i relativi studenti. I partecipanti alla Masterclass sono diventati così veri e propri ambasciatori dell’innovazione e di un nuovo modo di fare didattica, promuovendo l’uso delle nuove tecnologie in ambito STEAM come strumento di sperimentazione verso linguaggi innovativi, in un approccio interdisciplinare e integrato, in grado di stimolare negli studenti creatività, pensiero critico e capacità di gestire problemi complessi.

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Marco Taddei Marianna Saguatti

ATTIVATI DUE PERCORSI DI APPRENDISTATO DI I LIVELLO Dall’anno scolastico 2021-22 sono due gli istituti in cui sono stati attivati, in collaborazione con l’Area Scuola e Formazione di Confindustria Emilia, i percorsi di apprendistato di I livello. Oltre che all’Istituto Professionale F.lli Taddia di Cento, in provincia di Ferrara, che già nel 2021 aveva visto diplomarsi i primi apprendisti, nove dei quattordici studenti della classe 5^M dell’indirizzo “Manutenzione e assistenza tecnica – Curvatura meccanica”, da quest’anno il percorso è attivo, infatti, anche all’Istituto Professionale Belluzzi Fioravanti di Bologna. In totale sono 25 gli studenti che hanno iniziato il loro percorso formativo ospitati da 14 aziende che hanno sede nelle due province. Le imprese della provincia di Bologna sono: Anderlini, Bierrebi, Emerson Process Management, Nuova Rivetteria Bolognese, Sipla e Toyota. Per la provincia di Ferrara hanno invece aderito: Backer Fer, B.C.R., Cigaimpianti, DNA, Motori Bonora, Elettrostamperie Poppi Ugo, Poppi Ugo Euroforge e Titan Italia. Grazie al contratto di apprendistato di primo livello le imprese possono assumere giovani studenti di età compresa tra i 15 e i 25 anni non compiuti, consentendo loro di svolgere una esperienza di lavoro all’interno del percorso di studio. Allo stesso tempo, l’azienda ha la possibilità di formare un ragazzo in maniera mirata rispetto a quelle che sono le proprie esigenze. I percorsi di apprendistato durano due anni. Le imprese assumono uno studente

frequentante la classe IV di un Istituto Professionale che prosegue il proprio percorso formativo anche l’anno successivo fino al conseguimento del diploma. Gli studenti alternano periodi di formazione “esterna”, cioè a scuola, a periodi di formazione “interna”, cioè presso l’azienda, seguendo un calendario fissato dalla scuola e condiviso con le imprese. La formazione esterna copre il 65% del monte ore dell’anno scolastico, mentre il restante 35%, che corrisponde a circa 370 ore, lo studente lo trascorre in azienda, assunto con orario part-time (36 ore settimanali), continuando la formazione anche nei mesi estivi. Per tutta la durata del progetto l’apprendista/ studente è seguito da un tutor didattico e da uno aziendale che sono individuati, rispettivamente, dalla scuola e dall’impresa.

ADDIO A EMILIO OTTOLENGHI Si è spento lo scorso 9 luglio, all’età di 89 anni, Emilio Ottolenghi, imprenditore della Petrolifera Italo Rumena protagonista dello sviluppo del porto di Ravenna e banchiere, prima del Credito Romagnolo e poi di Intesa San Paolo. Fu perseguitato con la famiglia perché di religione ebraica da fascisti e nazisti e salvato dagli abitanti di Cotignola, in provincia di Ravenna. Vicepresidente del Credito Romagnolo dal 1988, ne fu presidente dal 1993 al 1995 ed

è stato poi vicepresidente dell’Istituto bancario San Paolo di Torino nonché consigliere e poi presidente di Banca Imi. Sposato con Nicoletta e padre di quattro figli Guido, Emanuele, Alberto e Raffaella, nel 2020 aveva scritto per il Mulino a sei mani con il figlio Guido e Tito Menzani il volume “Il merito dei padri” mentre quest’anno “Ci salveremo insieme”, il diario della madre Ada.

SI È SPENTO SERGIO GUALANDI È scomparso lo scorso 16 settembre Sergio Gualandi, presidente onorario della Coswell di Funo, in provincia di Bologna. Come il fratello Paolo, fondatore assieme ad Athos Bergamaschi della Guaber nel 1961, ha legato il proprio nome all’azienda di famiglia dove era entrato nel 1975 ricoprendo il ruolo di responsabile dell’area commerciale, prima di esserne per molti anni anche presidente e poi presidente onorario. “Per tutta la vita ha rappresentato la forza propulsiva di un grande venditore. Aveva un buonumore contagioso, insieme a una carica agonistica incredibile che spingeva tutta l’azienda. Conosceva i clienti uno per uno, in un mondo che purtroppo oggi non c’è più”, racconta il nipote Andrea, oggi amministratore delegato dell’azienda insieme ai fratelli.

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10a edizione - Cerimonia conclusiva venerdì 12 novembre 2021, ore 17 fare 91


Piattaforma e-learning per condividere contenuti formativi, percorsi di retraining delle figure professionali e per accompagnare imprese e lavoratori verso la trasformazione digitale.

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Generali Shared Services | Nuovo headquarter | CCIAA Bologna


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