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Ampio raggio Esperienze d’arte e di politica Numero 7 | marzo 2017 Laminarie editrice ISSN 2037 – 3147 Direzione Febo Del Zozzo Cura Federica Rocchi, Marcella Loconte, Valeria La Corte Hanno collaborato Anna Maria Bergonzoni, Daniela Bises, Cecilia Cavalieri d’Oro, Erika Cipolla, Paola Lentini, Laura Ottieri, Diane Vandermolina Un ringraziamento ai cittadini del Pilastro Traduzioni in inglese Federica Rocchi Progetto grafico Alex Weste Le fotografie di questo numero sono tratte dagli archivi di Laminarie/Mario Carlini e dall’Archivio digitale di comunità concesse da Gabriele Lorenzini, Circolo La Fattoria, Biblioteca Luigi Spina, Palestra Boxe Le Torri, Scuola d’infanzia e nido Ada Negri, ACER. I diritti delle immagini sono di proprietà di Laminarie. Il progetto Ecuba porti e periferie del Mediterraneo è stato realizzato con il contributo di: Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna – Assessorato Cultura, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Europe Grand Central - nell’ambito del bando Europa Creativa dell’Unione Europea. Il progetto Pilastro 2016 – Archivio digitale di comunità e Vocazione al contatto sono stati realizzati con il contributo di: Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna – Assessorato Cultura, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Europe Grand Central - nell’ambito del bando Europa Creativa dell’Unione Europea.
Questo numero è stato chiuso a marzo 2017. Associazione Culturale Laminarie Corte de’ Galluzzi 11, 40124 Bologna www.laminarie.it DOM La cupola del Pilastro Via Panzini 1, 40127 Bologna www.domlacupoladelpilastro.it Abbonamenti È possibile sottoscrivere l’abbonamento a tre numeri della rivista al costo di 20 euro. Per informazioni e sottoscrizioni: info@laminarie.it | T 051.6242160
Pilastro 2016 Archivio digitale di Comunità
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Parole di Gina Tassinari, Oscar De Pauli, Gabriele Grandi Foto tratte dall’Archivio digitale di comunità a cura di Laminarie
Vocazione al contatto
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Parole di Gina Tassinari, Oscar De Pauli, Febo Del Zozzo Foto di Mario Carlini e Laminarie
Ecuba Porti e Periferie del Mediterraneo
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Parole di Anna Maria Bergonzoni, Daniela Bises, Cecilia Cavalieri d’Oro, Erika Cipolla, Paola Lentini, Laura Ottieri, Diane Vandermolina Foto di Mario Carlini e Laminarie/ Valeria La Corte
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el biennio 2015-2016, Laminarie ha ideato e realizzato due progetti che, pur con differenti caratteristiche, possono generare una riflessione circa la metodologia di lavoro seguita dalla compagnia, in particolare rispetto a quella specifica pratica messa in atto nel corso dei suoi venticinque anni di attività, che è stata definita da Claudio Meldolesi “teatro del ravvicinamento”. Il progetto triennale Ecuba porti e periferie del Mediterraneo nasce nel 2015 e prevede un intreccio tra attività di produzione, ricerca teatrale e attivazione territoriale. Un spettacolo si costituisce attraverso numerose tappe realizzate in città portuali del bacino del Mediterraneo o in aree periferiche dove è assente una proposta teatrale strutturata. In ogni città Laminarie cerca, grazie al supporto di partner locali, persone interessate a partecipare a un lavoro intensivo di circa 10 giorni con la compagnia non necessariamente professionisti, per poi portare in scena una versione specifica e particolare dello spettacolo e della figura di Ecuba. La produzione dello spettacolo, che si compone oggi di sette diverse azioni realizzate tra Barcellona, Marsiglia, Napoli, Liserna, Palermo e Bologna, procede per sovrapposizioni, accumuli e ripetizioni, cancellazioni e discordanze. La cornice resta la medesima: la stessa macchina scenografica, gli stessi costumi, la stessa drammaturgia. Eppure, ogni esito mette in scena e rappresenta tutte le necessarie riletture apportate per incontrare la sensibilità dei nuovi partecipanti, e si discosta dalle altre a partire dal respiro e la presenza che ciascuno di loro apporta alla scena. Non solo: mano a mano che procede il progetto, nonostante ci troviamo per lo più in sale teatrali e spazi chiusi, comprendiamo come anche le diverse città, i loro paesaggi e le loro geografie entrino dentro ad ogni nuovo allestimento dello spettacolo.
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A questo lavoro minuzioso ma di ampie vedute, che ha coinvolto partner in tutta Europa e cittadini di molti paesi, Laminarie ha affiancato nello stesso periodo una progettualità dagli esiti del tutto diversi ma che ha origine da uno stesso pensiero. Si tratta di una vasta ricerca-azione riassunta nel titolo Pilastro 2016, svolta nel quadro di un progetto di valorizzazione e sviluppo dell’area del Pilastro curata dall’amministrazione comunale di Bologna nell’ambito dei festeggiamenti per il 50° anniversario del rione. In questo contesto, Laminarie è stata chiamata a coordinare il Cantiere Narrazione del Territorio che, attraverso due anni di lavoro a stretto contatto con gli abitanti, le associazioni, le scuole, gli enti del territorio, ha portato alla nascita di un Archivio Digitale di Comunità e alla realizzazione della rassegna estiva Vocazione al Contatto collocata nella nuova Arena del Parco Pier Paolo Pasolini, anch’essa inaugurata in questa occasione. L’Archivio Digitale di Comunità, visibile online sul sito di Laminarie www.laminarie.it, è stato costruito attraverso la raccolta di materiale documentario (fotografie, video, articoli etc) da parte di molti cittadini del rione nonchè attraverso una parziale sistematizzazione di alcuni archivi storici presenti nella Biblioteca Luigi Spina e nel Circolo Culturale La Fattoria. Obiettivo dell’Archivio era quello di raccontare la storia del Pilastro incrociando dati biografici dei suoi abitanti con la cronostoria del suo sviluppo urbanistico e sociale. Il materiale raccolto è poi confluito in una produzione video che, in occasione della festa per i 50 anni del Pilastro, è stata proiettata sulle quattro Torri di diciotto piani che costituiscono uno dei simboli dell’area. Un progetto che ha avuto l’ambizione di intrecciare la valorizzazione della memoria e lo sguardo sul futuro, realizzando un racconto corale che allo stesso tempo marca e scompagina - circoscrive e spalanca - i confini dell’identità di quella comunità di persone che si riconosce tra gli abitanti del Pilastro.
Nel Luglio 2016, l’intero progetto Pilastro 2016 trova la sua conclusione e il suo festeggiamento nella rassegna Vocazione al contatto, curata e coordinata da Laminarie in collaborazione con il Comune di Bologna, che inaugura la nuova Arena Pasolini, uno degli interventi realizzati nel quadro del progetto di sviluppo. Uno spazio pubblico che si apre nel centro del Parco Pasolini, un pensiero da attivare e manifestare attraverso molte collaborazioni tra associazioni ed enti della città, chiamati a compartecipare della nascita di un nuovo luogo insieme ai cittadini. Vocazione al Contatto ha riunito sotto un unico calendario numerose discipline, pratiche trasversali, pubblici diversificati. Ha stretto una collaborazione con la neonata associazione Mastro Pilastro, coinvolgendo una quindicina di giovani cittadini del Pilastro in attività logistiche e di sicurezza fondamentali per la buona riuscita della rassegna. Ha portato l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna a suonare per la prima volta al completo al di fuori del centro storico, in estrema periferia, tra ragazzi, educatori, anziani, bambini, giornalisti, studenti, musicisti, operatori culturali e amministratori pubblici.
Ha messo in relazione il pugilato e la palestra di boxe - luogo di costruzione di identità per molti ragazzi del rione con il cinema d’autore. Ha raccontato la lunga spirale di cemento dell’edificio Virgolone dall’interno, portando il pubblico di Midollo, spettacolo itinerante di Laminarie, direttamente a contatto con le sue storie. Quali linee di forza si possono tracciare tra queste due progettualità? In che modo si rafforzano a vicenda o si contraddicono? A ben guardare, pensiamo che esse adottino una scala dimensionale molto diversa per espansione geografica ma condividano una stessa profondità di indagine verticale, mettendo al centro la relazione e il desiderio di ravvicinamento. A partire da questa riflessione, nasce il desiderio di pubblicare un numero speciale di Ampio Raggio, con un formato diverso dal solito “tascabile” per dare ampio spazio al racconto fotografico, punteggiato dalle voci che emergono come echi e testimonianze dei territori attraversati.
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uring years 2015 and 2016, Laminarie was engaged in two different projects that can inspire a reflection about the company’s particular practice called by professor Claudio Meldolesi “close-up theatre”. Ecuba Ports and Suburbs of the Mediterranean Sea is a cross-project that binds together theatre production and research with inhabitants involvement. It’s developed between 2015 and 2017 through several steps in ports of the Mediterranean Sea. Pilastro 2016 was a wide process of development of Pilastro area in Bologna, carried out by the local administration to celebrate the neighbourhood’s 50th anniversary. In this context, Laminarie coordinated a two-years “Narration Workshop” with the participation of inhabitants, associations, schools that led to a Community Digital Archive and to the summer festival Vocazione al contatto held in a new Pilastro’s open-air Arena.
What have these two projects in common? How do they strengthen or contradict each other? Onclose inspection, we believe that they have been working on a very different scale from the geographical point of view, but they share a similar in-depth analysis method, as they both focus on relationships and on the desire to get closer. This special issue of Ampio Raggio magazine was originated by this reflections. It features an unusual format conceived to host a photo-essay with echoes of several voices, as witnesses of Laminarie’s multiple border-crossing and travels.
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Pilastro 2016 Archivio digitale di Comunità
“Oggi ci sarebbe un grande bisogno di collegamenti, di ripensare alle persone come parte di un tutto, ma è difficile.” —Oscar De Pauli
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“Questo condominio fu costruito su iniziativa dell’Amministrazione Comunale negli anni Cinquanta. Il Pilastro era diventato un ghetto perché c’erano soltanto le case dell’Ente Autonomo Case Popolari. E così decisero di costruire dei palazzoni in aree PEEP, cercando di mescolare agli affittuari delle Case Popolari, un gruppetto di piccoli proprietari borghesucci. Il Pilastro allora non era collegato alla città come oggi. Vedevi questi palazzoni, persi in mezzo alla campagna, lontani da tutti i servizi… e così quasi tutti quelli che avevano passato la graduatoria PEEP rinunciarono!” —Gabriele Grandi
“Questo comitato inquilini allora acquistò un alone di mito, di santità (laica intendiamoci!).” —Oscar De Pauli
“Abiti al Pilastro? E come fai?”. Ma a me qui nessuno mi ha mai disturbato. Io sono stata sempre bene, andavamo tutti d’accordo e ci conoscevamo. La sera ci si metteva fuori con le sedie e si chiacchierava: c’era il cortile.” —Gina Tassinari
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“Anche i bambini quando giocano lo fanno in maniera seria…” —Gabriele Grandi
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“Le parole non bastano. Sono importanti, importantissime… insostituibili. Però se non ci si spende, se non si è conseguenti alle parole dette, non si può cambiare nulla.” —Oscar De Pauli
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“C’era allora e c’è tutt’ora un’atmosfera di collaborazione e di amicizia, uno spirito che consente anche i pensieri più strani. In effetti nel nostro condominio abbiamo affrontato davvero delle imprese mitiche. Come quella volta che abbiamo fatto diecimila tortellini a mano e poi ce li siamo anche mangiati!” — Gabriele Grandi
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“Questo consente ai condomini di sapere qualcosa degli altri, magari farsi gli auguri quando ci si incontra in ascensore: uno di quei micro passaggi di socializzazione che mantiene alto il livello positivo del vivere comune.� —Gabriele Grandi
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“E anche adesso faccio cosĂŹ, prima delle undici non vado mai a letto, mi piace ascoltare i dibattiti politici in televisione.
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Però, adesso che ci penso quasi quasi una sera posso venire a teatro da voi…” —Gina Tassinari
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“Signore e signori voi non ci crederete. Voi non crederete assolutamente possibile che in una semplice passeggiata del genere noi incontreremo giganti, avremo l’onore d’incontrare professori, artigiani funzionari di banca. Parleremo con cantanti attrici e circensi. Passeremo il tempo con intellettuali, andremo per boschi. Spediremo lettere pericolose e incontreremo cuoche e sarte ironiche. Voi non ci crederete eppure adesso tutto ciò può avvenire, e io credo che in realtà sia avvenuto. Lungo questo interminabile edificio di cemento composto da 14 blocchi e 552 appartamenti adagiato tra il parco e gli orti come un fossile di Balena come la spina dorsale di rione si trova un midollo costituito da storie immagini pensieri ombre e luci per poterlo attraversare dovrete dividervi in gruppi e avrete bisogno di guide. Ma attenzione le guide possono essere soltanto bambini nessun altro può entrare senza il loro consenso. Dividetevi secondo le parti della spina dorsale in: Cervicale, Dorsale, Lombare Sacrale e cercate la vostra guida.” —Laminarie
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“Il destino di Ecuba sembra colto da un deus ex machina che abbraccia la sorte dei vinti. …I vivi credono di piangere i loro morti e invece piangiamo una nostra morte.” —Laura Ottieri
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“Tutto cominciava a vibrare all’unisono e ad avere un ritmo; Un progetto rischioso ma maestoso.” —Paola Lentini
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“Le corde animate ed intrecciate da noi con diverso colore, dimensione e spessore andavano creando così un effetto scenico molto interessante sia dal punto di vista simbolico sia dal punto di vista della “creazione” dei movimenti scenici.” —Erika Cipolla
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“Emozionata, inciampai due volte nelle funi della sceneggiatura, mi cadde il fazzoletto insanguinato che era prova del massacro, non vedevo quasi nulla di quanto mi circondava, ma si arrivò al termine e solo l’abbraccio di Febo mi fece capire che avevo buttato fuori di me l’emozione che provavo e l’avevo trasmessa anche ad altri.” —Anna Maria Bergonzoni
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“Laboratorio aperto a tutti, portate una corda, che trovate in casa, che non sia acquistata per l’occasione. Ecuba. ...E poi: stringi la corda bianca. Trema. Stringi con forza e vedrai che tremi. Cadi. Chi lotta cade, chi è tradito cade, chi è vinto cade. Qualcuno si rialza. Ecuba. Questi sono i tuoi figli, carezzali come corde d’arpa, vedi che vibrano? E quando anche i tuoi figli uno dopo l’altro sono slacciati e sconfitti, ecco un labirinto rosso su cui si posano altre vite in equilibrio. Arrivano a richiamare cosa? A ricordarci cosa? Ecuba. È possibile una vita dopo tante perdite? Cosa insegnano la memoria, il tempo, le storie? ..Andrea e la forza che non si riconosce, Agnese e la curiosità illimitata, Sofia e l’energia che si fa largo tra capsule di calma insolita per una 13enne, Edoardo e la gentilezza più raffinata. Il teatro crea nuove famiglie e fa vivere nuove storie ed “Ecuba” con Laminarie è stato (anche) tutto questo.” —Danila Bises
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“Lo scenario è un telaio dalle dimensioni enormi, si apre e ci chiude dentro di sé, ci costringe ad essere uniti e forti per poterlo attraversare in lungo e in largo. … abbiamo paura dello scontro, sembriamo esseri delicati, siamo premurosi l’uno con l’altro e questo non funziona. … Comincio a capire che se chiedo a me stessa, alle mie braccia di resistere di più posso farcela. Il ritmo è dato dai nostri respiri, impariamo ad ascoltare la fatica. … Al buio le corde ci dirigono e la tragedia di Ecuba si narra dentro il telaio, attraverso il nostro respiro e il nostro sudore.” —Cecilia Cavalieri d’Oro
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“...creazione poetica resa forte dal pensiero giusto ma non disincantato sul mondo contemporaneo e le sue problematiche.” — Diane Vandermolina, Rmt News International, 1 gennaio 2017
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