Introduzione I ponti ad arco in muratura costituiscono una porzione particolarmente rilevante delle infrastrutture europee, ed in particolare italiane, sia stradali che ferroviarie. La percentuale dei ponti ferroviari che ricadono in questa tipologia può essere stimata nell’ordine del 60% [1]; a titolo di esempio, in Gran Bretagna è possibile trovare circa 40 000 ponti ad arco in muratura, i quali rappresentano il 40-50 % dell’intera disponibilità di ponti del paese [2]; in Italia sono circa 11 000 solamente quelli a servizio di infrastrutture ferroviarie di lunghezza superiore a 5 m [3] che diventano circa 56 370 se si considerano anche quelli di sviluppo inferiore [4]; in Spagna sono 3 000 quelli finalizzati al medesimo uso, corrispondenti al 45 % del totale [5]; in Francia sono circa 78 000, in Germania 35 000, in India 21 000 ed in Portogallo 12 000 [6]. I più antichi sono stati realizzati dai Romani, i primi a sfruttare le potenzialità dell’arco per la realizzazione dei ponti, i quali erano di fondamentale importanza per il trasferimento degli eserciti, per i commerci, per le comunicazioni, per il rifornimento d’acqua delle zone residenziali e quindi in generale per lo sviluppo e l’amministrazione dell’impero [7]. Il solo tener conto di come alcuni dei ponti che vengono utilizzati tuttora risalgano a tale epoca permette di comprenderne l’efficienza strutturale. In ogni caso, la maggior parte di essi è stata realizzata approssimativamente in un periodo che va dal 1840 al 1930 [8] ed ha quindi un’età superiore ai 100 anni tanto che il passare del tempo ha determinato dei fenomeni di degrado associati all’esposizione prolungata ai carichi da traffico, ad importanti vibrazioni, ad assestamenti fondazionali, ad attacchi ambientali associati agli agenti atmosferici e ad eventi naturali estremi come terremoti e piene [1]. L’effetto combinato di questi fattori ha indotto, in alcuni casi, il progressivo deterioramento dei materiali, lo sviluppo di danneggiamenti quali l’apertura dei giunti delle arcate, la formazione di crepe nelle pile, nei muri d’ala e nei parapetti, la perdita di mattoni e deformazioni quali distorsioni nel profilo dell’arco e rotazioni fuori dal piano dei timpani. Successivamente al periodo indicato, a causa dell’introduzione di nuovi materiali da costruzione come dapprima l’acciaio ed in seguito il calcestruzzo armato normale e precompresso, il loro sviluppo si è ridotto pesantemente. Nonostante questo, come già indicato in precedenza, in tutta Europa è possibile trovare ancora in servizio migliaia di ponti ad arco in muratura o pietra, i quali costituiscono una parte vitale delle strade, delle reti ferroviarie ed acquedottistiche europee. Per questo motivo, eventuali restrizioni associate all’operatività di tali ponti o persino la loro chiusura, anche temporanea, potrebbero determinare delle conseguenze sociali, economiche e politiche molto pesanti. Essi sono inoltre soggetti a carichi da traffico di molto superiori rispetto a quelli per i quali sono stati progettati, spesso secondo critici empirici o semplici regole di progetto ed alcuni si trovano