CNTN 16/17 anno XI

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degrado

LA VUCCIRIA AGONIZZANTE Un altro mercato storico che si estingue di F. S.

na definitiva provvisorietà”. Con queste parole, concise e amare, Giuseppe Bellafiore commenta, nella sua storica guida alla città di Palermo, la miserevole edilizia che da decenni occupa in parte gli squarci aperti dalle bombe nell’ultimo conflitto mondiale. Il visitatore che giunge via mare potrebbe in effetti credere che in questo prezioso angolo d’Europa la guerra non sia mai terminata. Ne è rappresentativo il quartiere Kalsa che (da sempre specchio della miseria delle classi più umili, nonché della scomparsa dell’aristocrazia cittadina, con i suoi palazzi patrizi fatiscenti), a mezzo secolo dallo scempio bellico non ha ancora visto l’intervento del piccone demolitore e tanto meno l’auspicato risanamento. Lo spettacolo non è molto diverso se si visita l’Albergheria, dove le ferite inferte dalle bombe e dall’incuria hanno continuato a provocare la morte dei suoi abitanti

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fino ai nostri giorni. Così è per lo storico mercato della Vucciria, oggi agonizzante, anzi: già trucidato da una catena di scelte commerciali sbagliate e dal galoppare inarrestabile del degrado. Quella del centro storico di Palermo, è una storia infinita, ricca di rimandi come di macerie, e che sembra tuttora distante da una vera risoluzione. Di risanare il centro storico si parla ormai da più di trent’anni. Da quando nel novembre del 1959, l’allora sindaco di Palermo Salvo Lima con l’appoggio dell’assessore ai lavori pubblici Vito Ciancimino, ottenne l’approvazione da parte del consiglio comunale, del piano regolatore generale. Da allora violazioni al piano, saccheggi, ricatti edilizi e distruzioni d’ogni genere continuarono per anni, sotto gli occhi complici dell’amministrazione e fra l’indignazione della stampa e della società civile. Dai travagli degli anni Sessanta, il centro storico di Palermo

ANNO XI - nn. 16-17 • 26 Dicembre 2010

avrà forse voltato pagina, ma la fine della sua estenuante odissea deve ancora essere scritta. Nel frattempo, sorgono nuovi miti urbani. E tra sogni di riscatto, esperimenti artistici e sconcertanti invenzioni spettacolari, il centro storico continua a giacere nella sua triste condizione di morte vivente. Esisteva, una volta, la Vucciria. Un mercato noto per il chiasso, la folla, l’abbondanza e il colore. Renato Guttuso ne cantò la musica e gli odori in un celebre quadro. Oggi, di quel leggendario mercato non restano che edifici squarciati, indifferenza, rovine e spazzatura. In questo teatro diroccato, qualche anno fa, ha fatto la sua apparizione l’artista austriaco Uwe Jantsch, che con le sue installazioni provocatorie ha presto conquistato la ribalta cittadina, diventando uno dei personaggi più celebrati e fotografati dal turismo. Creativo a 360 gradi, pittore, scultore, ideatore di performance surreali e architetto di installazioni artistiche tra le più sconcertanti, Uwe ha preso possesso del fatiscente quartiere Vucciria come un Tarzan nella giungla. Dalla pittura dei ruderi è passato presto alla manipolazione dell’immondizia e del ciarpame rinvenuto in strada creando un Everest di spazzatura. Incredibile monumento alla decadenza, sul quale, nel corso del suo lavoro, si arrampica (spesso rischiando anche la vita) con l’agio di un ragno nella tela. Le creazioni di Uwe sono spesso occasione di affollatissime feste in piazza (l’ultima in ordine di tempo: due serate in piazza Garraffello svoltesi il 6 e il 7 Ottobre 2006). Una via di mezzo tra la l’inaugurazione ufficiale dell’opera, l’happening teatra-


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