Premio di Poesia 2020

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Illustrazione di copertina di Massimo Sirotti. 2


THE INTERNATIONAL ASSOCIATION OF LIONS CLUB DISTRETTO 108/A – ITALY E LIONS CLUB DEL RUBICONE www.fondazionelions.org TOMMASO DRAGANI

POESIE FINALISTE XXIV Concorso Letterario Premio di Poesia “E. Cantone” riservato ai giovani 9 Maggio 2020 Rubiconia Accademia dei Filopatridi Savignano sul Rubicone 3


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PRESENTAZIONE Non avrei mai immaginato in quest'anno di mia Presidenza di trovarmi in questa emergenza pandemica che sta bloccando tutto il pianeta. Sto scrivendo alcuni pensieri per la presentazione di questa antologia che raccoglie i lavori vincitori del 24° Premio di Poesia “E.Cantone” riservato ai giovani, proprio nei tristissimi giorni del Covid-19, la pandemia che sta colpendo vigliaccamente l'intero globo e un nemico sconosciuto, il Coronavirus appunto, ci costringe ad un periodo di pausa forzata, ad uno stop degli abituali ritmi di vita che invece ci avevano abituato a correre, a non dedicare troppo tempo ad affetti e sentimenti che ci eravamo abituati a considerare scontati, perchè sempre a portata di mano, ma che scontati non sono affatto. In questi istanti, quando ti accorgi che gli eventi che si susseguono non dipendono solo da te, ritrovarsi a leggere e ad assaporare delle poesie scritte da giovani ragazzi a noi sconosciuti, che però hanno condiviso il progetto, quello del Lions Club del Rubicone, e hanno inviato i loro lavori, le loro poesie che rivelano un aspetto dei loro pensieri, sentimenti, emozioni, sogni e paure, è una sensazione molto appagante che ci soddisfa e ridà fiducia nell'umanità e in primis nei giovani di oggi, capaci di una pro5


fondità imprevedibile e graditissima. Abbiamo creduto e perseverato nell'organizzazione di questo Premio di Poesia che anche nel 2020 ha avuto una grande adesione perchè siamo convinti che la Bellezza esista, le Arti tutte la preservano e la Poesia in primis perchè ci porta a fantasticare, a sognare, a vedere con occhi differenti ciò che ci circonda, la Natura, i Sentimenti, i veri valori, ma anche a mettere in risalto le cose tristi, sofferte ma solo per trovare una via nuova per superarle. Quest'anno inoltre abbiamo condiviso la proposta di coinvolgere in questo Premio anche i ragazzi delle scuole primarie dei nostri territori, con dei lavori di classe e ringraziamo per questo le numerose insegnanti che hanno partecipato con le proprie classi al nostro concorso, per la qualità dei lavori presentati. Dobbiamo purtroppo selezionare una sola Classe per ciascun Istituto Comprensivo partecipante, ed i lavori premiati sono stati selezionati per essere pubblicati in questa antologia a futura memoria. Auguriamo a tutti i partecipanti di continuare ad amare e ad esprimersi con la Poesia, tutti i giovani poeti sono preziosi e il fatto che alcuni dei premiati delle edizioni precedenti siano poi diventati scrittori e poeti affermati rende Onore a questa manifestazione letteraria, istituita dal Lions Club del Rubicone nel 1997, nata dalla mente e dal cuore dei lions Mario Torri e Corrado Bellavista che hanno recepito questo Premio come un Service, proprio perchè permetteva di dar voce ai ragazzi col linguaggio 6


della Poesia. I lavori migliori sono stati raccolti in questa antologia, in copertina un disegno del socio Massimo Sirotti, che ringrazio. La nostra gratitudine va a tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione del Concorso, in particolare la Commissione giudicante i lavori, composta dai Sigg. Bruno Bartoletti Presidente, Marina Bellavista, Itala Cantone Dionigi, Clery Celeste, Annalisa Teodorani, Luciana Sancisi Trombetta, che ha avuto il compito non facile di giudicare e selezionare i 306 testi pervenuti, individuando, per sensibilità, originalità e versificazione stilistica, il 1° classificato, la menzione speciale “Corrado Bellavista” e i 4 finalisti ex-aequo. Meritevole e degno di attenzione è il contributo dei bambini delle scuole primarie del Territorio che, guidati da maestre sensibili, si sono distinti per la freschezza, la spontaneità e la profondità dei loro pensieri. A tutti, vincitori e non, va il mio sincero plauso.

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Risulta vincitore del Premio Poesia Lions 2020: - Giuseppe Marrone, nato a Sorrento (NA) e residente a Meta (NA) Vincitrice della Menzione Speciale “Corrado Bellavista” è: - Ilaria Piani nata a Novafeltria (RN) e residente a Rimini Risultano finalisti ex-aequo: - Davide Bosi di Cesena (FC) - Giulia Bravi di Verucchio (RN) - Livia Chiriatti di Roma - Fabrizio Sani nato a Montevarchi (AR) e residente a Roma

Il Presidente del Lions Club del Rubicone Cristina Zanotti

Savignano sul Rubicone, 9 Maggio 2020

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RELAZIONE DELLA GIURIA Vorremmo iniziare, come tutti gli anni, parlando di luce e di sole, di poesia e di parole, ma quest’anno il tempo non ce lo concede. Si sono abbassati sulla nostra fronte tristi e preoccupanti orizzonti e ci siamo scoperti più fragili. Sarebbe potuto diventare un interessante tema poetico, come la sfida del cavaliere alla morte in una memorabile partita a scacchi, o come l’attesa del tenente Giovanni Drogo nella fortezza Bastiani, invece questo tema è diventato terribilmente reale, l’abbiamo dietro l’angolo, sta per assorbirci. È vero che la poesia deve partire sempre dal reale, come affermano i poeti, e che la ricerca dal 1990 in poi è stata sempre quella di avvicinare la poesia alla realtà, farla scaturire dalle cose, anche dalle più comuni e banali, ma questa volta la realtà prevale sulla sua rappresentazione e la malattia ci ha colti tutti di sorpresa e impreparati. Così la giuria si è riunita, attenendosi alle regole, a quel metro e trenta di distanza l’uno dall’altro, e serenamente è entrata nelle pagine di questi giovani autori. Sono stati 306 i testi esaminati, presentati da 102 autori. Ancora una volta è lecito chiedersi quale sia la ragione che spinge tanti giovani a scrivere. Le risposte sono molteplici, si scrive come bisogno di espri9


mere i propri sentimenti, si scrive come sfogo o passione, si scrive come risposta a un grande dolore o a un grande amore. E tanti sono i dubbi, le incertezze, perché i giovani cercano risposte alle loro domande. Così la poesia rappresenta uno dei tanti strumenti per cercare le risposte, per scavare dentro, per ascoltare i mille dubbi del nostro animo. Oltre a rappresentare un essenziale elemento di studio e di ricerca dell’espressione e della parola, essa si pone anche nell’esigenza di dare risposte al senso dell’esistenza. C’è un mondo interiore che a volte tenta di esplodere, è giù, respira, come il Drago di cui parla Isabella Leardini, fino ad emergere. Carlo Betocchi, che era stato un grande maestro di poesia, lo aveva affermato chiaramente: “Tu hai nel petto un garbuglio di cose che ronzano come un’arnia di api al lavoro. S’apre uno spiraglio nell’arnia; il capo del verso, come un’ape d’oro, appare, sull’orlo, fremente, sta per spiccare il volo, e sdipanare il garbuglio dello sciame”.1 Il nostro Drago può essere la morte, l’ombra straniera di cui parla Giovanni Pascoli, il vischio che, dove si attacca, fa morire; o può essere l’amore o le tragedie di cui è seminata la storia. Non ha importanza il tema. Senza andare a cercare in tanti autori famosi quale sia ____________________ 1

C. Betocchi, Diario della poesia e della rima, in Tutte le poesie, Garzanti, 1996

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la loro poetica o il loro concetto di poesia, l’espressione forse più comune e normale sulla poesia ce la dà un cantautore la cui professione è quella di unire le parole alla musica. Sono le parole di Gino Paoli: “la poesia è una maniera di guardare le cose, ci sono persone che non hanno mai scritto una poesia e forse che non sanno nemmeno scrivere, ma che fanno della poesia la loro maniera di vivere”. Ecco dunque: la poesia è nelle cose, è una maniera di vivere, è dentro ciascuno di noi. Non è un caso che Giorgio Caproni parli di “poeta minatore” come di persona che scende in profondità per portare alla luce emozioni e sentimenti; è dunque un modo per conoscersi e per guardare il mondo usando delle parole il cui significato si moltiplica in rapporto ai suoi lettori. Ma, per chi vuole tentare un approccio più studiato alla poesia, come vuole essere questo premio, allora vale la pena ricordare quanto scrive in un suo piccolo libretto Cesare Viviani: “Chi ama la poesia, prima di scriverla, ne legge tanta; prima di amare la propria, amerà quella scritta dai poeti che, nei secoli, hanno fatto conoscere la loro opera. Chi scrive versi senza aver prima smisuratamente amato la poesia è un povero naufrago nel mare del narcisismo”.2 ____________________ 2

C. Viviani, La poesia è finita. Diamoci pace. A meno che…, il melangolo, Genova 2018

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Su questo principio la giuria ha cercato di selezionare quei lavori che più di altri, per originalità dei temi trattati, abilità espressive, uso sapiente di metafore, essenzialità nel linguaggio, musicalità e ritmo, hanno saputo immergersi nel reale. Ne sono emerse immagini, sfaccettature, linee interessanti, in qualche caso ripetitive, che si è voluto premiare. “La poesia è il luogo dell’inatteso, del lapsus, dello sguardo che concepisce il mondo con la coda dell’occhio e crea un ordine di esperienza”, 3 come afferma Pierluigi Cappello. E tra questi si sono presi due lavori, per forma espressiva così diversi l’uno dall’altro: quello di Ilaria Piani improntato su un lirismo studiato e ricco di metafore dai molteplici significati che rimandano sempre ad altro, a volte inafferrabili, enigmatici; quello di Giuseppe Marrone, al contrario, apparentemente semplice, lineare che proprio per questa qualità fa emergere e sottolinea la drammaticità dei temi trattati. Così scorrono esperienze personali, quelle di Ilaria, e pagine di storia, quelle di Giuseppe, come dimostrazione che si può scrivere di temi importanti lavorando sulla lingua, sulla parola. “Operaio di parole”, o meglio ancora “manovale di parole”, come si è espresso con una bella definizione un poeta. ____________________ 3

P. Cappello, Questa libertà, Rizzoli, 2013

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E questo dovrebbe essere il lavoro portato avanti dalla scuola, questa la grande scommessa per apprendere il significato della lingua, sviluppare la propria sensibilità, correggere gli errori, aprirsi al suono e alla musicalità delle parole. “Non c’è niente di più ampio dell’immaginazione dei bambini: è un cosmo che fa zampillare dal suo nero lo splendore delle stelle”, scrive nel suo libro che abbiamo già citato Pierluigi Cappello, autore tra l’altro di un bel libro di poesie scritto per la sua nipotina Chiara che ben potrebbe essere adottato nelle scuole primarie.4 Facendo nostro questo principio, quest’anno il premio è stato aperto anche alle scuole primarie del territorio. Ma essendo il primo anno e forse per mancanza di informazione, non troppi sono stati i lavori pervenuti e le scuole coinvolte. Hanno risposto positivamente alcune classi delle scuole primarie di Savignano sul Rubicone, Gatteo, Gambettola, Bellaria e Igea Marina. Sono lavori ricchi di musicalità e ritmo, di rime e assonanze, così naturale a questa età. I bambini sanno mimare il ritmo, ce l’hanno nell’orecchio, lo sentono e galoppano con la loro fantasia e la realtà si spalanca e diventa altro, in una operazione così naturale verso metafore, immagini. Ma soprattutto il lavorare sulla poesia ____________________ 4

P. Cappello, Ogni goccia balla il tango, Rizzoli, 2014

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implica essenzialità, ricerca della parola, educazione alla lingua. Scrive Chandra Livia Candiani, una poetessa che ha lavorato molto con le scuole, parlando dei suoi bambini e della sua esperienza: “Molti vengono da paesi stranieri, molti vivono qui scomodi. C'è un silenzio dietro queste voci, un silenzio che ha permesso a loro di parlare. Questo silenzio è esposizione massima al rumore delle vite degli altri. Di cosa si fidano i bambini? Si fidano del silenzio di indirizzi, di indicazioni di giudizi, si fidano del non sapere prima, si abbandonano al viaggio insieme. Per mano. Senza rete”.5 Alle scuole, agli alunni e ai loro insegnanti e a tutti i giovani va il nostro sentito ringraziamento nella certezza di continuare insieme questo viaggio, nella ricerca e nella lettura dei tanti poeti che arricchiscono la nostra storia, perché il poeta, scrive Davide Rondoni, è “una creatura precipitata qui da uno strano monte, dove i boschi si scambiano messaggi con le stelle”.6 Savignano sul Rubicone, 07 marzo 2020 La Giuria ____________________ 5 6

L. C. Candiani (a cura), Ma dove sono le parole?, effigie, 2015 D. Rondoni, e come il vento, Fazi editore, 2019

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_____________1° CLASSIFICATO____________ GIUSEPPE MARRONE La poesia di Giuseppe Marrone ha un ritmo narrativo, diremmo quasi discorsivo e affronta i temi profondi dell’esistere. Passano gli anni più drammatici, gli anni di piombo, quasi in superficie, agli occhi della madre, allora bambina, ma in superficie non sono, se lasciano strascichi profondi. La figura del padre diventa simbolo dell’indifferenza e della privazione, vittima anche lui della speculazione edilizia. E lo zio diventa metafora dell’incredulità alla notizia della caduta del Muro. Sono le persone che vivono le sofferenze e queste persone – la madre, il padre, lo zio – si ergono a simboli di tutte le persone che hanno attraversato e vissuto la storia dell’ultimo secolo. Una panoramica impietosa e amara questa sul Novecento. Ciò che colpisce è il fatto che la storia, questa lunga strada seminata di fatti e di drammi, sia trattata senza grida, quasi sottovoce, con una lingua naturale, comprensibile, scorrevole, diremmo popolare. Non è una lingua ricercata ed è proprio questa lingua così naturale e chiara che fa emergere e risaltare la tragedia vissuta.

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1° Classificato

GIUSEPPE MARRONE

Terrabisso I Mia madre non sa parlare di quando aveva dieci anni e il mondo era strano com’è strano adesso che ne ha cinquanta. Lei che stava in provincia non li vuole ricordare quegli anni che Aldo Moro a marzo era vivo e a maggio era morto, che Guerre stellari non si sapeva se avrebbe avuto successo e nemmeno ci andò a vederlo, lei, che preferiva le commedie romantiche italiane senza troppe pretese. Proprio quegli anni di piombo in cui ci si scambiava baci di piombo, il cuore era di piombo e tutti avevano addosso una cappa di piombo pure quella, e di parlare era lecito avere poca voglia con tutte le parole – manco a dirlo – di piombo che uscivano dalle bocche dei giornalisti alla televisione. Mia madre non sa parlare di quando aveva dieci anni e il mondo era strano, e confesso che un poco la capisco.

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1° Classificato

GIUSEPPE MARRONE

Terrabisso II Mio padre crebbe in una minuscola casetta con giardino che l’Ottanta buttò giù come un castello di carte di quelli anche mal fatti. Per tre mesi visse nell’automobile del padre parcheggiata in giardino, a due passi dalla casa che tanto non poteva crollar più di quanto avesse già fatto, col fratello e la sorella di un anno. Tre mesi da “pulcini di batteria” come un’avventura di privazioni da raccontarsi un giorno col sorriso, perché alla vita si sorride sempre, pure quando vuol giocare alla morte. Dov’era la casa di mio padre ora c’è un caseggiato popolare che fruttò bene a chi lo mise in piedi, non a mio padre che se ne andò via e divenne uomo un po’ troppo in fretta.

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1° Classificato

GIUSEPPE MARRONE

Terrabisso III Mio zio non la vide in diretta come tutti la caduta del Muro. Mentre il resto della famiglia stava con gli occhi attaccati al televisore, lui preparava l’esame di Analisi due nella sua stanzetta appena fuori dal mondo. Quando il giorno dopo glielo dissero, pensò a un grande scherzo e scrollò le spalle. Ma anche i giornali dicevano la stessa cosa identica, e pure al bar non si parlava d’altro, e persino le vecchie alla fermata della corriera avevan smesso i soliti pettegolezzi per quel maledetto Muro. E scoprì che il mondo intero l’aveva saputo, tranne lui, nella sua camera sospesa a pochi passi dalla Luna con la finestra affacciata su Marte.

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___________MENZIONE SPECIALE__________ “CORRADO BELLAVISTA” ILARIA PIANI La poesia di Ilaria Piani scolpisce, va in profondità, affronta i temi più importanti della propria formazione. C’è il passaggio sofferto dall’adolescenza alla gioventù nella metafora della crisalide che diventerà farfalla più matura e consapevole di esistere, ma è un passaggio sofferto e segreto, “una consapevolezza nuova” faticosamente raggiunta. C’è l’amore, porto di arrivo nella metafora del “lamento d’ala di gabbiano”, ma è un porto che, mentre lo si raggiunge, “il sale aveva già consumato gli addii” e “gli arrivi non si vestono più di carezze”. C’è il tema della solidarietà vista come incontro, perché “si nasce nell’insieme” ed è strumento per vincere il dolore e la morte nell’“irreparabile scemare delle forze”. La lingua è ricercata, studiata, si fa arida ed essenziale e lancia punti interrogativi con una venatura di pessimismo, pur lasciando trasparire dalla perdita e dal dolore il risveglio verso un nuovo mattino di speranza. Quella porta infatti deve restare “socchiusa”, la porta verso quello che siamo stati ma anche apertura verso il domani. 19


ILARIA PIANI

Menzione “C. Bellavista”

Era un modo costante quello di procedere per somiglianze: restare crisalide era la parte del gioco che le piaceva di più, sapeva di poter cambiare ogni volta seguendo la disarmonia che si contraeva in ogni tuffo del polso. Aspettare, incompleta, la metamorfosi anche in territorio straniero, come un ospite che entra senza chiedere il permesso. Restava appesa ad una cintura di seta senza preoccuparsi di ciò che non ci sarebbe stato ad aspettarla: un’altra occasione per capire il suo stesso segreto, quale forza la spingesse, sempre, a retrocedere. Il mattino si sarebbe risvegliata con gli strappi di ciò che le si era steso accanto, il freddo le avrebbe riscaldato le pieghe di una consapevolezza nuova: faticosamente andarsene via, raccogliersi senza chiudere del tutto la porta. 20


ILARIA PIANI

Menzione “C. Bellavista”

Ho smesso di cercare la linea d’orizzonte tra l’incontro del cielo e il lamento d’ala di gabbiano. Come un marinaio credevo di tornare ad imboccare il porto ancora] per l’amore di chi toglie la polvere all’attesa; ma gli arrivi non si vestono più di carezze, rimangono nudi al rumore dell’onda: il sale aveva già consumato gli addii e la mia bassa marea. Non c’è più tempo di colmarsi, intimarsi il silenzio nelle ore più calde.

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ILARIA PIANI

Menzione “C. Bellavista”

Ogni centimetro di distanza, ha inizio dall’incontro: ci si nasce nell’insieme, ma si cresce a punti, somiglianti con la precauzione istintiva delle incognite per nascondere il dolore. Come un animale, che si allontana al morire hai trasmigrato la tua accettazione, l’irreparabile scemare delle forze. Non si è più servi dell’affetto, svanisce la consapevolezza del legame che ci unisce;] cambiano le stagioni per chi, come te, crede solo al corpo. Sradichi il vizio dalla tana, allenti lo spazio del mio amore.

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__________FINALISTI EX AEQUO_________

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DAVIDE BOSI

Finalista ex aequo

L’ennesimo concerto Non è per il sudore ché a suonare blues non si fatica più: 16 misure improvvisazione ‘testosteronica’ e l’impressione che, se Eric Clapton fosse stato tra il pubblico, Forse un segno d’approvazione l’avrebbe fatto. Né tantomeno per il pubblico, assente e avviluppato nel chiacchiericcio, le labbra sudate dal pollo “Secco, troppo sale forse, come si mangia in casa comunque non si mangia da nessuna parte!”] Ma allora per quale ragione ci vediamo 3 volte a settimana, facciamo le prove montiamo e smontiamo la batteria, sotto il sole cesenaticense coi bambini che alzano la sabbia e rovinano la nostra strumentazione? 24


Forse non c’è un lieto fine, forse abbiamo sbagliato passione su cui investire le nostre preziose paghette.] Poi un signore mi guarda, mi sorride “Siete molto bravi, continuate così”. Basterà per questa sera?

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DAVIDE BOSI

Finalista ex aequo

Il blues del greco (EXPLICIT CONTENT) Com’è bello amare, andare al greco a mangiare tu col rossetto da puttana sbiadito dal vino buonissimo di terre vicine e strane. Ma quanto è bello portarti a casa, tirare fuori la chitarra Do fa sol, ingrossare la voce à la Tom Waits - canta con la tua vera! Ma non sono abituato e divento rosso. Che clown! Ridiamo e mettiamo la musica poi facciamo sesso io vengo e magari anche tu poi tu leggi, io scrivo qualche stupida poesia Melensa da far schifo.

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Che fatica ricordare la tua casa, quel microonde inutile e la televisione accesa per sentire le voci Poi la muffa sulle pareti. Quanto fa schifo Firenze! Che orrore ricominciare daccapo sperando in altri ridicoli rossetti. Magari al cinese questa volta chĂŠ il greco mi fa piangere e non voglio far brutte figure.

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DAVIDE BOSI

Finalista ex aequo

Mio fratello si è fatto monaco Mio fratello si è fatto monaco. Lo sanno tutti, anche la vicina antipatica - come è successo? mi chiedono tutti - non lo so rispondo io - Beh, l’importante è che sia felice sentenziano loro con saggezza di gandhiana memoria. Mio fratello si è fatto monaco (non frate, ma vai a spiegare la differenza!) E frega a tutti a parte me che ho perso il mio miglior amico. Per sempre in qualche landa deserta tra obesi casti immersi in dogmi e preghiere. Mio fratello si è fatto monaco Ed è felice. Ha lasciato la tristezza a casa, dove son rimasto io, solo. 28


GIULIA BRAVI

Finalista ex aequo

Una volta, in certi luoghi a noi remoti, si regalavano giardini per le nozze - vedendo il primo fiore morire imparavano il morso della sete, l’esposizione al sole. Avere cura come sapere dosare i raggi proteggersi a volte, farsi ombra innaffiatoio e non eccedere la misura consigliata. Allontanare il deserto con le mani dare da bere, placare l’arsura piantare ancora ed essere pianta humus primordiale per lui che solleva il velo nuziale ti offre il fiore del Caucaso dichiara così il suo amore e ancora non conosce l’altitudine delle tue pendici, il dislivello da colmare tra i due mari. Resta una promessa nel giardino: rendere la creazione ancora più bella nella grazia del quotidiano.

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GIULIA BRAVI

Finalista ex aequo

Ogni segno è indelebile solo in parte la matita si cancella: l’illusione della gomma, il gesto che salva, l’errore recuperabile. Ma la vedi controluce la verità che resiste nella pressione della scritta, l’incisione sulla carta e ti uccide poco a poco questa strana predestinazione delle cose che hai deciso a metà. Sarai sempre di corsa, spettinata a volte non ti riconoscerai allo specchio crederai in un cambiamento invece è quel segno cancellato senza risultato, indelebile in quegli occhi che contengono tutto e per sempre. A volte te ne accorgi in certi gesti, ti dici non sono io, non è mio poi ti ricordi da chi hai preso una parola, un tic, quel modo di camminare veloce e senza voltarti. Sono io,

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cosĂŹ imparerai a dirti quando li vedrai affiorare dal bianco, i segni che non si possono occultare.

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GIULIA BRAVI

Finalista ex aequo

In alcune lingue ti sarà permesso sbagliare e confondere il nome della melograna con la granata, aprire i frutti e succhiare l’aspro dai chicchi premerli tra dente e dente fino a disinnescare i grani perché non esplodano le parole che non dici. In alcune lingue potrai fingere di dimenticare la somiglianza, il confine sottile tra un mai più e un per sempre. Così anche gli addii saranno promesse da mantenere in un futuro non concesso. In alcune lingue la tua voce sarà diversa ma uguale quando si incrina nel sorriso o nel pianto. Capirai quel bisogno di richiamare all’ascolto, per essere in due a dirsi tutto e niente. 32


LIVIA CHIRIATTI

Finalista ex aequo

BEOGRAD In fila alla cassa Le persone sono gravi Lente, brutte. Mi danno l’idea di essere sporche E la loro bruttezza, Mi fa male. Mi sento in colpa per Avere i capelli puliti, E per giudicarli, in fondo, Perché i loro sono sporchi. Una donna con una forte ricrescita Conta gli spicci per comprare il giornale un uomo grasso non chiede Neanche la busta, Ne ha una consunta che ha portato da sé. Perché i poveri sono sempre grassi? Non lo trovo giusto, Non sono grassi per scelta, Non la si può additare come loro Responsabilità. Fuori dal supermercato Il sole scende triste sui palazzoni Di cemento. Perfino il crepuscolo si attarda, stanco, arreso, Un riflesso opaco su finestre crepate 33


E balaustre divorate dal tempo E dall’incuria. Perlomeno qui non sono arrivati i fori dei proiettili.

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LIVIA CHIRIATTI

Finalista ex aequo

Amami di un amore maleducato Amami di un amore maleducato Di un amore disordinato Volubile amami di un amore arrogante Di un amore gentile. Amami anche di un amore scostante, Amami di un amore inflessibile E non rivolgermi parola. Sorridimi con la bocca che ti fa male, Cercami con le tue mani piccole. Non guardarmi. Ridi con me senza freni. Stringiti i polsi, Aggrappati a me dentro l’acqua. Addormentati sul mio grembo in treno, Incrociamoci in stazione, E non rispondermi se ti chiedo come stai. Amami di un amore da cantautorato Di una amore da circo Di un amore teatrale Di una amore arrabbiato Di un amore calmo E terribile.

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Amami pur come vuoi Purché non mi ami, Per ciò che non sono E non sarò mai.

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LIVIA CHIRIATTI

Finalista ex aequo

Terra occitana L’aria è densa di sudore E respiri. Scivolano le note calde, Una creatura mitologica Pizzica le corde Di uno strumento antico, Canta in una lingua arcaica Il fascino della terra occitana, Canta la sua attrazione uterina. - quando ami il sud, un amore viscerale ti avvolge Detesto l’anice, Ma portami un altro pastis, Alziamo i bicchieri Alle strade bollenti, Ai muri bruciati dal sole Alle garrigue brulle Ai gamins, alle filles. All’aspetto rétro di Palavas-les-Flots. A questa terra ospite e madre.

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Portami un altro pastis, Portalo ancora piĂš dolce, Ti prego non chiudere il bar, Questa notte.

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FABRIZIO SANI

Finalista ex aequo

Una canzone triste Mia nonna è il dipinto di mia nonna. Mia nonna è l’inquilina di mia nonna. Per me era il volto della domenica mattina e qualche nascita e qualche morte e qualche eternità che rotolavano dentro le rughe di un paese senza spingersi mai oltre la vecchia chiesa. Mia nonna si avvicina lentamente, molto più lentamente di ogni altra volta. Mia nonna è il male minore di mia nonna. Mia nonna mi mette una mano sulla spalla e i capelli smorzano la carezza che dona. Mia nonna è quel gesto obliquo con cui le tengo la testa] e ci insegna che niente dà più intimità della sofferenza.] Si ricorda quella canzone triste, dice che fa: na na-na-na-na na na. Per la prima volta in una vita intera le sorrido per davvero.

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FABRIZIO SANI

Finalista ex aequo

Naupatia Mio padre aveva scarpe spesse, diceva buone per passeggiare. In tasca una castagna e un coltello che funziona, perfetto; servivano entrambi per non ammalarsi. Lui si fingeva adulto e io fingevo di crederci: solo nella finzione è potuto sopravvivere un dialogo di affetto. Mi ha sempre guardato come un battello attraverso il quale esplorare il mare, sudava freddo ai miei spostamenti attorno alla staticità dei suoi occhi, perdeva l’equilibrio al mio oscillare, e tutta quella ricerca di una trasandata libertà si è consumata sui miei argini in un indefinito malessere negoziato con le sue fragilità, le sue bugie che sono le mie.

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FABRIZIO SANI

Finalista ex aequo

Mettiamo un mattino come un altro Mettiamo un mattino come un altro, fischiettando tra i marciapiedi della tua città – fosse fine primavera – tra gli smilzi fili d'aria che la mia bocca lascerebbe cadere abbandonassi anche qualche lacrima, tu cosa raccogliesti? Mettiamo in un mattino come un altro volessimo incontrarci in un bar per il caffè – fosse fine primavera – e io mi fossi un po’ attardato. Una volta terminato il caffè, mi chiederesti, con aria immatura, di restituire quel tempo insieme che ti ho sottratto? Mettiamo, dicevo, un mattino come un altro, chiudessi i tuoi occhi e con le mani le tue orecchie su di me] – fosse fine primavera – evaporassi assieme a tutto il mondo. Supporresti che la vita procede ancora, che oltre la tua morte nient'altro morirebbe? Sapresti, con certezza celeste, di avermi davanti? 41


Vorrei sapere se un mattino come un altro, ravvisando la luce sensuale del sole – fosse fine primavera – cominceresti a pensare al caldo che si attenua in un mattino di fine estate e alla vigna dove potremmo spogliarci e baciarci, tra l'uva matura? In conclusione, mi piacerebbe capire semplicemente se posso chiamarti amore.

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_____________SCUOLE PRIMARIE__________

C’è chi ha detto che sarebbe bello e piacevole iniziare la lezione ogni mattina con la lettura di una poesia. E’ piacevole perché la poesia ha ritmo, è utile perché insegna a studiare le parole nel loro significato, è collaborazione perché le poesie non nascono mai a caso, ma una si lega all’altra come una catena, è formativa, perché insegna solidarietà e canto. Ma soprattutto il lavorare sulla poesia implica essenzialità, ricerca della parola, educazione alla lingua. In essa c’è la ricerca di suono e senso, è essenzialità e linguaggio, è lavoro, produzione del proprio io. Per queste ragioni da quest’anno il premio è stato aperto anche alle scuole primarie del territorio. Hanno risposto positivamente alcune classi delle scuole primarie di Savignano sul Rubicone, Gatteo, Gambettola, Bellaria e Igea Marina. Sono lavori ricchi di musicalità e ritmo, di rime e assonanze, così naturale a questa età. I bambini sanno mimare il ritmo, ce l’hanno nell’orecchio, lo sentono e galoppano con la loro fantasia e la realtà si spalanca e diventa altro, in una operazione così naturale verso metafore, immagini. Prevalgono negli alunni i temi della bontà, della natura, degli amici, tra questi il tema del mare e della campagna, delle stagioni, della scuola, in qualche caso arric43


chiti con disegni e immagini, temi che sono un insegnamento anche per gli adulti. Il punto di partenza è sempre la propria esperienza, ma dal proprio mondo ecco aprirsi una finestra e uno sguardo che va oltre. La metafora è proprio questo guardare oltre. Un lavoro prezioso e insostituibile quello dell’insegnante che accompagna l’alunno a scoprire nuovi mondi. A loro, agli alunni, alle loro scuole va il nostro ringraziamento.

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Scuola “G. Carducci”, Bellaria

Classe III B

Ricordi I ricordi sono foglie leggere adagiate al suolo: alcune si sgretolano, altre vengono calpestate. I ricordi sono fiocchi di neve, silenziosi la notte scendono. Sono palloncini che scoppiano, arcobaleni dopo i temporali. I ricordi sono valigie che partono, porte che si aprono e cassetti che si chiudono. Sono leoni che ti sbranano, squali che ti divorano, frecce che ti colpiscono. Spine che ti pungono e peluche che ti abbracciano. Fuoco che brucia, acqua che gela. I ricordi sono onde impetuose che ti sommergono, castelli di sabbia abbattuti dal mare impetuoso. Sono vento che spinge e trasporta, aquiloni alti nel cielo che non devi lasciare. I ricordi sono fogli bianchi dove scrivere la nostra vita. Hanno un cuore che batte sempre più forte……… 45


Scuola “A. Ferrarin”, Igea Marina

Classe IV A

Amicizia tra un bambino e il mare Seduto in riva al mare Con la musica da ascoltare Guardo l’orizzonte, i delfini vedo saltare E fin laggiù vorrei nuotare. Sento soffiare il vento E il mio cuore batte contento Sugli scogli sto attento Per non cadere nel mare agitato e violento. Con le onde del mare mi riesco a rilassare Guardando il sole tramontare Osservo i suoi raggi di rosso pennellare La luna e le stelle iniziano a brillare. Il cielo blu è ormai arrivato Il mare si è addormentato. Vorrei restare, Ma anche per i pesci è l’ora di andare a riposare.

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Scuola “G. Pascoli” di Gambettola

Classe I E

Plastic free! Ciao a tutti, ai belli e ai brutti, siamo noi di classe prima che vogliamo far la rima, per parlar di inquinamento ed affrontare l'argomento: se vogliam salvare il mondo che sia pulito e bello tondo, meno plastica dobbiamo usare, per proteggere il nostro mare; altrimenti i pesci moriranno... e questo sarebbe un gran danno. Perciò dalle borracce è meglio bere tutte le mattine e tutte le sere. Bicchieri di vetro bisogna usare e le cannucce non più comprare. Se tutti i bambini diventassero spazzini e la plastica mettessero nei cestini, potremmo avere un mondo pulito ed il problema sarebbe finito. Invece siamo qui, a preoccuparci ancora di gestire questo inquinamento della malora; ci auguriamo di riuscire a far qualcosa perché l'aria ritorni a profumar di rosa. 47


Noi bambini ci impegneremo... e... ...vedrete, ce la faremo!

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Scuola “E. De Amicis”, Gatteo

Io … nel mondo di Pinocchio Se io fossi Geppetto babbo generoso parlerei seriamente a quel moccioso! Se fossi il Grillo Parlante starei alla larga da quel birbante... Se fossi Mangiafuoco il burattinaio, al Gatto e alla Volpe farei passare un bel guaio! Se fossi il Gatto animale sciocco, alla mia lingua farei un fiocco. Se fossi la Volpe furbacchiona e malandrina, userei meglio la mia testolina. Se fossi la Fata gentile e paziente tirerei il naso al burattino che non capisce niente. 49

Classe IV A


Se fossi Pinocchio esperto bugiardo tornerei dal babbo cavalcando un leopardo!

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Scuola “D.Alighieri”, Savignano s/Rubicone Classe II A

Al ritorno da scuola Non vedo l’ora… Non vedo l’ora che ritorni… Il mio padroncino che mi accarezza il pancino… Spero che poi oggi finisca presto di leggere e di scrivere… Così corro un po’… Sono felice di sentirlo ridere… Gioco e mi diverto insieme a lui… Quando torna il mio padroncino? Voglio giocare con il nostro topolino! Sento un buon profumino di gnocchi… Faccio il musino dolce… E spero che commuovano la nonna i miei occhi… Sono felicissima quando il bimbo arriva Anche con i suoi amici… e gli altri loro cani… E vengono anche i vicini mici… Spero che finisca presto di leggere e contare… Così possiamo andare al parco A correre e a saltare Con gli altri cani giochiamo A chi corre di più… A nascondino con la pallina… Il mio padroncino la lancia… Io la prendo e la riporto… 51


Voglio tornare dal dottore… Tutto bianco… E il bimbo ride, ride… Vede e sente i miei cucciolini.. Sono cinque, tutti stretti al caldino… E ride, ride il mio padroncino… E mi accarezza ancora il pancino… Ecco… sbatte il cancello! Sta ritornando! Che bello! Che bello! Fermati cuore, sei proprio un martello! Ciao, ciao Luna bella! Mi sei mancata, mia piccola stella! Sapessi tu, mio dolce bambino… Mi ha pesato il pancino Per tutto il mattino! Ma ora è già tutto passato… Ora che mi hai accarezzato… Stanno bene i tuoi cucciolini? Stanno benissimo, stai tranquillo! Si stanno muovendo, han sentito il tuo trillo! Fammi un grattino sotto il collino! Grattin… Grattin alla mia cagnona coccolona! Ora vado a mangiare… Fai presto a mangiare… Che voglio giocare!

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Ti voglio bene, sei il mio angelo padrone… Rimani sempre con me… Per tutta la mia vita… Non mi abbandonare tra le strade… Triste, sola e smarrita… Ti darò tutto il mio amore… Il tuo mi basta già… Fa’ un dono anche ai miei piccoli… Dimmi che li curerai… Amali sempre come ami me… Trova per loro dei padroni come te… Che al ritorno da scuola Li faccian sentir dei re

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I lavori pubblicati in questa Antologia sono stati ritenuti meritevoli dei Premi e della Menzione Speciale previsti per la XXIV Edizione del Premio di Poesia “E. Cantone” riservato ai giovani La realizzazione del XXIV Premio di Poesia “E. Cantone” e della presente Antologia è stata possibile grazie al contributo di: FAMIGLIA BELLAVISTA ITALA CANTONE DIONIGI RUBEN BASTONI CON BANCA MEDIOLANUM unitamente al Lions Club del Rubicone e al Distretto 108A e di tutti coloro che hanno partecipato per il buon esito della manifestazione

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INDICE Presentazione Relazione della Giuria

Pag. 5 9

GIUSEPPE MARRONE Terrabisso I Terrabisso II Terrabisso III

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ILARIA PIANI Era un modo costante Ho smesso di cercare Ogni centimetro di distanza

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FINALISTI EX AEQUO

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DAVIDE BOSI L‘ennesimo concerto Il blues del greco (EXPLICIT CONTENT) Mio fratello si è fatto monaco

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GIULIA BRAVI Una volta, in certi luoghi a noi remoti Ogni segno è indelebile In alcune lingue ti sarà permesso

29 29 30 32

LIVIA CHIRIATTI Beograd Amami di un amore maleducato

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Terra occitana

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FABRIZIO SANI Una canzone triste Naupatia Mettiamo un mattino come un altro

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SCUOLE PRIMARIE

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SCUOLA “G. CARDUCCI” BELLARIA - Classe III B Ricordi

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SCUOLA “A. FERRARIN” IGEA MARINA - Classe IV A Amicizia tra un bambino e il mare

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SCUOLA “G. PASCOLI” GAMBETTOLA - Classe I E Plastic free!

47 47

SCUOLA “E. DE AMICIS” GATTEO - Classe IV A Io … nel mondo di Pinocchio

49 49

SCUOLA “D. ALIGHIERI” SAVIGNANO SUL RUBICONE Classe II A Al ritorno da scuola

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I CLASSIFICATI ED I VINCITORI DELLE EDIZIONI PASSATE DEL PREMIO LETTERARIO “E. CANTONE” 20 Maggio 1997 I Edizione 1° Sara Biscioni 2° Mattero Garattoni 3° Chiara Pausini 24 Maggio 1998 II Edizione 1° Giulia Lanciotti 2° Giacomo Medici 3° Roberto Freddi 21 Maggio 1999 III Edizione 1° Francesco Chiaraluce 2° Riccardo Bresciani 3° Francesco De Luigi 21 Maggio 2000 IV Edizione 1° Jonata Jencinella 2° Silvia Venditti 3° Giulia Panciotti 06 Maggio 2001 V Edizione 1° Gianluca Giordano 2° Caterina Pirani 3° Francesca Biserni 57


19 Maggio 2002 VI Edizione 1° Monica Di Genova 2° Agnese Pirani 3° Mauro Oreste Pajalunga 18 Maggio 2003 VII Edizione 1° Letizia Cesarini 2° Mauro Oreste Pajalunga 3° Carlo Damanti 09 Maggio 2004 VIII Edizione 1° Simona Polla 2° Sonia Piscaglia 3° Roberta D’Orazio 08 Maggio 2005 IX Edizione 1° Roberta D’Orazio 2° Stefania Di Buccio 3° Jonata Sabbioni 07 Maggio 2006 X Edizione 1° Elisa Brandi 2° Elisa Geroni 3° Jonata Sabbioni Menzione “Corrado Bellavista” Michele Placuzzi

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29 Aprile 2007 XI Edizione 1° Marika Ceccaroli 2° Annalisa Maroli 3° Simone Laghi Menzione “Corrado Bellavista” Jonata Sabbioni 11 Maggio 2008 XII Edizione 1° Nicola Orofino 2° Jonata Sabbioni 3° Matteo Iarlori Menzione “Corrado Bellavista” Silvio Di Fabio 29 Marzo 2009 XIII Edizione 1° Giacomo Dall’Ava 2° Alessandro Zaffini 3° Lorenzo Muccioli Menzione “Corrado Bellavista” Giorgia Cipelli 11 Aprile 2010 XIV Edizione 1° Alessandro Zaffini 2° Salvatore Saldini 3° Silvio Di Fabio 59


Menzione “Corrado Bellavista” Paolo Cerruto 3 Aprile 2011 XV Edizione 1° Gianluca Bosi 2° Clery Celeste 3° Letizia Zaffini Menzione “Corrado Bellavista” Annalisa Maroli 15 Aprile 2012 XVI Edizione 1° Simone di Biasio 2° Edoardo Gazzoni 3° Gianluca Bosi Menzione “Corrado Bellavista” Valentina Colonna 7 Aprile 2013 XVII Edizione 1° Letizia Zaffini 2° Simone di Biasio 3° Edoardo Gazzoni Menzione “Corrado Bellavista” Eugenia Galli

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6 Aprile 2014 XVIII Edizione 1° Eugenia Galli 2° Anna Paradisi 3° Alice Gori Menzione “Corrado Bellavista” Giulia Bravi 12 Aprile 2015 XIX Edizione 1° Viviana Vicario 2° Letizia Zaffini 3° Martina Abbondanza Menzione “Corrado Bellavista” Alice Gori 10 Aprile 2016 XX Edizione 1° Francesco Gallina 2° Alessia Iuliano 3° Giulia Bravi Menzione “Corrado Bellavista” Alessandra Fichera 9 Aprile 2017 XXI Edizione 1° Alessandra Fichera 2° Debora Arianna Messina 3° Lidia Dragone 61


Menzione “Corrado Bellavista” Andrea Lago 8 Aprile 2018 XXII Edizione 1° Giovanna Cristina Vivinetto 2° Giulia Bravi 3° Ilaria Amodio Menzione “Corrado Bellavista” Ivonne Mussoni 7 Aprile 2019 XXIII Edizione 1° Ilaria Amodio 2° Alice Sbrogiò 3° Anna Paradisi Menzione “Corrado Bellavista” Giovanna Cristina Vivinetto 9 Maggio 2020 XXIV Edizione 1° Giuseppe Marrone Menzione “Corrado Bellavista” Ilaria Piani

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