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Founder, Creative Director e Direttrice
Editoriale
Claudia Petrino
Direttrice Responsabile
Claudia Petrino
Contributors
Carla Danna
Noemi Privitera
Martina Sapuppo
www.thrifthrillmag.com
@thrifthrillmag
Chiuso in redazione nel mese di Settembre 2023
Stampato presso tipografia
Sgroi Arti Grafiche
ndossare un capo vuol dire veicolare un messaggio e questo è l’aspetto più singolare della moda: decidere chi si vuole essere ogni giorno e mostrarlo al mondo. Per questo motivo anche scegliere dei capi second-hand o handmade è qualcosa di più di una semplice alternativa al fast fashion o all’abbigliamento dei negozi. Vuol dire fare una scelta etica nei confronti dell’ambiente e del nostro futuro, dimostrare di essere consapevoli. Thrift Thrill ha questo scopo: rendere consci i lettori di quanto possiamo divertirci e fare della moda la nostra migliore amica senza spendere cifre spropositate o investendo in capi fatti a mano e di qualità. Per la bella stagione abbiamo deciso di portarvi nel caloroso sud, a Catania, da cui ha origine questo progetto. Anche se il second-hand e l’handmade sono ancora degli ambiti per pochi, molte sono le persone che si stanno facendo strada. Noemi Privitera e Carla Danna sono due professioniste in questo campo da diverso tempo e stanno facendo la differenza nel modo in cui il second-hand e l’handmade vengono percepiti nel territorio catanese. C’è anche chi ha fatto del thrifting parte fondamentale del proprio racconto sui social: Martina Sapuppo ci ha parlato di come l’abbia aiutata a trovare il proprio stile e di come per lei scegliere dei capi piuttosto di altri voglia dire raccontare qualcosa al mondo. C’è però un dettaglio che non può essere tralasciato nel racconto di questo numero: tutte le persone che abbiamo incontrato e tutti gli eventi a cui abbiamo partecipato ci hanno lasciato qualcosa in più di belle parole da poter mettere nero su bianco: entusiasmo, forza di volontà e voglia di fare la differenza in una terra come la nostra che spesso viene associata all’arretratezza e alla mancanza di motivazione nel realizzare qualcosa di nuovo e di significativo per il prossimo.
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Il vero prezzo del 16 15 30 Trovare il proprio stile grazie al second-hand 42 Summer essentials Thrifting 101 reversed Una favola di poliestere e sfruttamento Do it yourself: flower chocker 8-11 18 essentials essentials Vintage Market essentials reversed sommario
32 32-42 Estate 2023 22 Sellers, Creators, Eventi Il manuale della guru italiana del vintage 49 insight sellers&creators 20 sellers&creators Vinted A quale decennio della moda appartieni? 50 insight 40 La stronzetta arrogante conquista la moda insight Guida ai mercatini di catania e provincia 25 places contenuti
Cosa si nasconde dietro Shein, il colosso dell'ultra fast fashion che vuole farci credere di essere l'azienda modello ma che è sempre al centro di qualche scandalo
Arrivata sul mercato del fast fashion diverso tempo dopo altri giganti come Zara e H&M, l'azienda cinese nel giro di pochi anni è riuscita a guadagnarsi il favore della Gen Z (e non solo) grazie ad una strategia aggressiva su tutti i fronti: marketing, produzione, impatto ambientale e umano. Fondata dall’imprenditore Chris Xu nel 2008, è letteralmente esplosa nel 2020, in piena pandemia, fatturando 10 miliardi di dollari. Oggi vale oltre 60 miliardi, più di Adidas, H&M e Burberry messi insieme: un risultato incredibile raggiunto anche grazie alla cassa di risonanza che costituiscono social come TikTok. Shein si nutre di estremi: ai prezzi più stracciati mai visti fanno eco volumi di produzione (e di rifiuti) ai massimi storici. Basti pensare che ogni giorno l'azienda carica sul proprio sito tra i 2000 e i 10mila articoli e che passano soltanto tre giorni tra l'individuazione di una nuova tendenza, la produzione e la messa in vendita. agi
#sheinstolemydesign
#sheinstolemydesign
Nel corso degli anni molti sono i brand e i designer che hanno lamentato il plagio delle loro creazioni da parte di Shein. La capacità di replicare design visti in passerella a prezzi ridotti
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testo di Claudia Petrino
è invitante soprattutto per i giovanissimi, più limitati nelle spese ma comunque desiderosi di soddisfare lo standard imposto dalla società. È dal 2018 che Shein viene citata in numerose cause per violazione di copyright e proprietà intellettuale, anche da brand come Levis Strauss & Co. e Ralph Lauren che sono dotati di risorse più che sufficienti per combattere lunghe battaglie legali. Ma quale risorsa hanno i designer indipendenti? Tracy Garcia, fondatrice del brand Transformations by Tracy ha scoperto che Shein ha realizzato la replica esatta della sua produzione di camicette di seta. Solo su TikTok, ad oggi l'hashtag #sheinstolemydesign ha 2,4 milioni di visualizzazioni e il video di Garcia che spiega il suo calvario si trova in cima con 1,2 milioni di visualizzazioni e oltre 300.000 like. Alla fine, Shein ha rimosso il capo nel suo shop. Ma la storia di Tracy Garcia, ahimè, è solo una delle tante. Anche Florentine Röell, una ventiduenne che realizza dei lavori all’uncinetto e che ha iniziato a pubblicare le sue creazioni su TikTok, ha scoperto che Shein aveva rubato due modelli, uno dei quali non aveva nemmeno avuto la possibilità di mettere in vendita lei stessa. Questo evento ha scoraggiato la designer che ha deciso di prendersi una pausa.
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Come si può eticamente essere in grado di produrre 1 milione di nuovi capi in un giorno e come ciò può accadere ad un costo così basso senza che qualcuno venga sfruttato per farlo? Queste supposizioni sono state confermate quando nel 2022 la giornalista Iman Amrani ha condotto per l’emittente statunitense Channel 4 un’indagine approfondita con tanto di inviato sotto copertura. Dall’indagine è nato il documentario Untold: Inside The Shein Machine che mette in luce quanto le pratiche produttive e commerciali di Shein sfiorino l’inquietante: in una fabbrica i lavoratori percepiscono un salario mensile di poco più di 500 euro al mese per realizzare 500 articoli al giorno, mentre in un’altra il personale era pagato l’equivalente di 4 centesimi a capo, in entrambi i casi lavorando fino a 18 ore al giorno, con un giorno libero al mese e perfino massic- ce riduzioni della paga giornaliera in caso di errori, il tutto aggravato da situazioni igieniche decisamente discutibili. A tal proposito, nel mese di Maggio è scoppiato un fenomeno sconvolgente su TikTok ed Instagram che ha messo Shein al centro dell'ennesima bufera: si tratta di video che mostrano dei presunti messaggi d’aiuto nascosti nelle etichette dei vestiti come “Need your help” , “I have dental pain”, "For-
ced to work exhausting hours". Questi messaggi sono stati interpretati come prova delle condizioni di lavoro disumane degli impiegati delle fabbriche di Shein. La società ha contestato la cospirazione e ha risposto con un video TikTok che affermava che si trattasse di un semplice errore di traduzione. Tuttavia moltissime sono le persone che non credono a queste spiegazioni e sono fermamente convinte che i messaggi siano reali. Ad ogni modo, è inconfutabile che i lavoratori di Shein siano soggetti a condizioni di lavoro disumane ed è importante conoscere il costo umano dietro i prezzi imbattibili di cui si fa vanto questo colosso della moda fast.
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Se i lavoratori non sono tutelati, anche i consumatori dovrebbero guardarsi le spalle. Una recente indagine ha rilevato infatti che su 38 campioni di abbigliamento e accessori per adulti, bambini e premaman, un articolo su cinque presentava un'elevata quantità di sostanze chimiche dannose, tra cui piombo, PFAS e ftalati. Una giacca per bambini di Shein esaminata dagli scienziati conteneva quasi 20 volte la quantità di piombo che viene considerata sicura a contatto con i bambini. Non proprio rassicurante. Inoltre per via dei suoi impatti ambientali, questo modello è da considerarsi incompatibile con un futuro rispettoso del pianeta e dei suoi abitanti: per questo, deve essere fermato subito.
Shein si è ovviamente reso conto dei danni d’immagine che le sue azioni stanno causando e si premura da diverso tempo di fare greenwashing a più non posso. Una delle ultime
trovate realizzate alla fine di Giugno è stato un viaggio stampa in Cina presso gli stabilimenti di Shein per un gruppo di sei influencer americane: un tentativo miseramente fallito di indorare la pillola, cercando di rimescolare le carte e far vedere solo il bello. I contenuti che le influencer hanno prodotto infatti mostrano centri di produzione luminosissimi, gente sorridente, macchinari di ultima generazione, tutto tranne ciò per cui abbiamo conosciuto Shein in questi anni. Il tour tuttavia è sembrato una vera e propria messa in scena, i commenti ottenuti non sono stati positivi e le persone coinvolte nel progetto sono state molto criticate, tanto che alcune hanno finito per cancellare video e foto e altre, come Dani Carbonari, hanno chiesto scusa ai propri follower perdendo molto della loro fiducia. L’operazione infatti è apparsa a molti una specie di goffa messa in scena di Shein per ripulire la propria immagine. Che le terribili azioni di questo colosso dell’ultra fashion stiano finalmente creando un po’ di consapevolezza tra la gente? Staremo a vedere.
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testo e illustrazioni di Claudia Petrino
estrazione materiali
Enormi quantità di vestiti derivano da fibre sintetiche ed economiche, principalmente il poliestere, materiale non biodegradabile.
progettazione
In questa fase si progettano i capi replicando le tendenze dell’alta moda e secondo la domanda sui social media
La produzione avviene per lo più nei paesi in via di sviluppo con condizioni lavorative ed igieniche al di sotto della normalità e della legalità.
Le campagne di marketing portano a molte vendite Tra il 10 e il 60% dei capi rimangono invenduti e il 2030% degli acquisti online restituiti vengono distrutti.
Gli armadi si riempiono di nuovi articoli che diventano rapidamente fuori moda o si rovinano a causa della scarsa qualità.
Ogni secondo circa l'equivalente di un camion carico di vestiti viene bruciato o seppellito in una discarica
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il ciclo di vita dei capi
Con il termine fast fashion si intende la produzione e la vendita di abiti di bassa qualità, a prezzi estremamente accessibili e il continuo lancio di nuove collezioni con la sola priorità di trarne profitto, senza considerare le conseguenze.
2,5 3° 2°
trilioni di dollari
Genera uno dei fatturati più elevati al mondo, eppure i suoi lavoratori cuciono almeno 18 ore al giorno con paghe misere e punizioni se commettono errori.
e d'acqua
Questa tipologia di produzione tessile è water-intensive, cioè ad elevato consumo d'acqua. Si stimano all'incirca uno spreco di 215 mila miliardi di litri d'acqua all’anno.
cosa possiamo fare
più inquinante al mondo
Dopo il peltrolchimico e agrario, il settore della moda è il più inquinante. Produce il 10% delle emissioni di CO2 e più gas serra degli spostamenti aerei e navali del mondo.
i capi del nostro armadio o di qualcun'altr*
Bisogna usare o riutilizzare quello che abbiamo o al massimo rovistare negli armadi di qualcun'altr* per scovare chicche inaspettate.
vintage o usato moda etica e sostenibile
Utilizzare qualcosa che è già stato messo in circolo vuol dire dare valore alle risorse che sono già state impiegate ai fini della produzione di quel capo.
Sostenere aziende o venditori/artigiani che fanno scelte etiche sui materiali e sui procedimenti di produzione e vendita.
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già, tocca alzarsi presto pure in estate e in vacanza! Ti consigliamo di fare una colazione ricca per non svenire sotto al sole o tra le ascelle sudate degli altri intenti a rovistare tutto il banco in cerca dell’affare. Svegliarti presto ti permette di accaparrarti le cose più belle prima di rimanere a bocca asciutta o di dover fare a gara con le vecchiette.
è importante indossare vestiti comodi ma soprattutto aderenti come ciclisti o leggins e tank top (in inverno ti basta mettere una felpa sopra). In questo modo quando non ci sono dei camerini per provare i capi puoi indossarli direttamente sopra i tuoi vestiti e capirne la vestibilità.
l'ideale è una borsa di tela o uno zaino dove riporre gli acquisti in modo da non usare buste di plastica. Una borraccia d’acqua e un cappellino durante le giornate di sole sono indispensabili. Ti consigliamo di avere in mente un budget da spendere e portare dei soldi in contanti.
è giusto avere un’idea molto generica di che tipologia di capo si necessita o desidera. A partire dai colori che ti piacciono, i pattern e tessuti che ti ispirano riuscirai velocemente a fare una scrematura tra le centinaia di vestiti presenti sul banco.
oltre a verificare lo stato d’usura è bene controllare i capi con attenzione perché possono avere buchi o macchie che non si toglieranno neanche dopo il lavaggio.
ultimo consiglio, non per importanza, è fare un giro nella sezione uomo. Se hai uno stile più baggy e rilassato di certo qui potrai trovare blazer, pantaloni cargo e felpe che fanno al caso tuo.
essentials 15
testo di Claudia Petrino
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Chi l'ha detto che per essere alla moda devi comprare dei vestiti nuovi? Ecco alcune delle tendenze di quest'estate. Per fortuna la moda
è ciclica e anche per questa stagione ti basterà rovistare nell'armadio della nonna o investire su un capo handmade che possa durare nel tempo!
tendenze
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Piega il tessuto (1m x 10cm) in due in orizzontale e cucine l'estremità con una macchina da cucire o a mano
Tira tutto il tessuto dai fili all'estremità in modo da arricciarlo.
Il chocker a forma di rosa è uno dei must di quest'estate.
~tessuto nastro ago filo
Avvolgi il tessuto su sè stesso e fissalo ad ogni piega cucendolo.
A questo punto possiamo aggiungere alla rosa il nastro che farà da choker
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Perchè spendere soldi se con del tessuto e un po' di buona volontà puoi realizzarlo anche tu?!
essentials
il egno del decluttering
hi di voi non ha sentito almeno una volta il tormentone pubblicitario “Non lo metti? Mettilo in vendita” in questi ultimi anni? Eppure nonostante il fenomeno Vinted sia esploso nella nostra nazione relativamente da poco, l’azienda è nata nel 2008. Che il settore del second-hand stia vivendo negli ultimi tempi una seconda giovinezza lo sappiamo bene, anche grazie allo zampino dell'online. In principio fu Vestiaire Collective, prima piattaforma a proporre la vendita online di capi e accessori firmati vintage, un vera miniera di chicche a prezzi molto interessanti, l'ideale per scovare vere occasioni griffate. Poi sono arrivate Depop, Vinted e infine Wallapop, app facili e veloci per comprare e vendere in pochi click. Probabilmente ciò che rende Vinted così virale rispetto alle sue colleghe è il fatto di essere un’app molto semplice e intuitiva per chiunque, giovani e non. Il fatto che la piattaforma sia user friendly si capisce già dalla modalità di caricamento dei prodotti. Inoltre per orientarci sul prezzo del nostro capo l'app ci mostra articoli simili, in modo da farci subito capire a quanto vendono i no-
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testo di Claudia Petrino
stri competitor. Peccato che la maggior parte dei prodotti sia svenduta: i prezzi di vendita sono stracciati. Il punto è che Vinted è, prima di tutto, un social: gli utenti interagiscono con i contenuti velocemente, è possibile mettere mi piace agli articoli, fare delle offerte, chiedere altre foto del prodotto e c’è anche chi chiede di scambiare un prodotto con un altro. Ebbene sì: su Vinted tutto è possibile, persino il baratto. In realtà è lo scopo per cui l’app è nata che dovrebbe farci capire per quali utenti è maggiormente pensata. La sua fondatrice doveva trasferirsi per lavoro in un’altra città e durante il trasloco, ha scoperto di avere centinaia di abiti inutilizzati e così ha messo in piedi una vetrina online sperando di potersene sbarazzare. La community è abituata a prezzi bassi, anche per sostenere le spese di protezione dell’acquisto e di spedizione che sono tutte a carico del compratore. Non vuol dire che su Vinted non ci siano vestiti o accessori di livello, ma scovarli richiede una ricerca ben più approfondita. Pertanto Vinted potrebbe essere la scelta migliore per un venditore occasionale interessato a guadagnare qualche soldo extra e a fare spazio nel suo armadio, non per chi vuole fare diventare la vendita di seconda mano un lavoro; per quello sono più ideali piattaforme mirate come Depop o Vestiaire Collective. Insomma…non lo metti? Sai già la risposta.
vinted
Venditori, venditrici e creators del mese
Questa vintage seller vende capi soprattutto in stile y2k. La sua selezione è molto curata e ha delle chicche da non perdere.
@vintagella_
Una venditrice da 12 k su Instagram e 50 k su Depop. Serve aggiungere altro? Andate a dare uno sguardo.
Mariangela è una persona carismatica. Il suo shop è formidabile e i suoi contenuti social fanno la differenza.
@clochard_vintage_shop
Il progetto di Diana è nato pochi anni fa ma ha già avvicinato moltissime persone al mondo del second-hand.
Dai video Tik Tok di Carlotta traspare la sua passione per la moda. I suoi grwm con capi secondhand sono amati da tutti.
*get ready with me o prepariamoci insieme
Miriam non è solo vintage ma stile, capacità di osare e mettere insieme capi per divertirsi giocando con la moda.
*
@blondiegirl_vintage
@poorasfuckstreetwear
@burro.di.noccioline
sellers&creators 22
@indacomiriam
Eventi vintage e non solo di questa stagione assolutamente da non perdere
Pop Up Market Sicily è un progetto che si occupa di valorizzazione ed esportazione del Made in Sicily nei settori dell’artigianato, dell’arte e della creatività. L'edizione "Portobello" vi aspetta al Porto di Catania dal 30 Giugno al 2 Luglio, dalle 17 in poi con tanti stand e buon cibo e musica.
@popupmarketsicily
Maglia - Festa del riuso tessile è un progetto nato da due appassionate di moda, tessuti e riciclo; l'evento è giunto alla seconda edizione e ha come parole d'ordine la rigenerazione e condivisione. Si terrà il 7 Luglio presso Fieri con tanti workshop, aree vintage, cibo e musica.
@magliafesta
Swap Around Ct è un'iniziativa di Manuela Cristaldi. Basta presentarsi all'ingresso e dopo un controllo dei capi si ottengono dei gettoni con i quali si può effettuare lo scambio con altri abiti. Ciò che resta viene devoluto in beneficenza. Meglio di così?! Il 5 Settembre vi aspetta un'altra edizione!
23 eventi
@swaparoundct
t h r ift thrill
catani a e d tinoi
places 24
g u idaa mercatini di cia places
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Piazza Montessori ~ Catania
Piazza Carlo Alberto ~ Catania
Via Giuseppe Simili ~ Fasano
Piazza Pertini ~ Misterbianco
chiamata Fera 'o Luni: per molti il suo nome deriva dal fatto che anticamente veniva realizzata solo di lunedì; ad oggi invece si tiene tutti i giorni della settimana tranne la domenica.
spunta i mercatini a cui hai partecipato o che vuoi visitare
Piazza Fragalà ~ Barriera
Piazza G. Sapienza ~ S. Giorgio
legenda
Via Grs. Finocchiaro ~ Picanello
Viale Bummacaro ~ Librino
ben fornito grande
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Piazza Eroi D'Ungheria ~ Nesima
Via D.G. Minzoni ~ S.G. Galermo
Via Cimitero ~ Mascalucia
Piazza Vicerè ~ Canalicchio
Piazza S. Pio X Papa ~ Nesima
questo è uno dei mercati in provincia più forniti e affollati; è meglio andare presto al mattino per non trovare dei banchi sforniti
Piazza Spedini ~ Cibali
Piazza Pertini ~ Misterbianco
Via Kennedy ~ S.A. Li Battiati
queste due pagine contengono una lista di mercatini in cui si trovano banchi di vestiario. Un altro mercatino interessante che invece ha oggetti di antiquariato è quello in Via Dusmet, vicino Villa Pacini, che si tiene la domenica.
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organizzatrice evento: Sarah Spampinato | graphic designer: Giuseppe Reina
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stories
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vintage market
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intervista a cura di Claudia
Petrino
nche se si tratta di un’iniziativa nata da alcuni mesi, il Vintage Market è già giunto alla sesta edizione e ciò ne testimonia il successo e la partecipazione che ha ottenuto tra un pubblico di appassionati e non. A Catania non era mai stato realizzato un market di solo vintage e questa mancanza è stata colmata grazie al lavoro di Carla Danna e Noemi Privitera, due professioniste nel settore dello slow fashion che hanno coinvolto nel progetto anche altri vintage sellers della città. Carla è una fashion designer e con il suo brand Cool Lalla è una veterana dell’handmade; Noemi invece ha creato nel 2020, in piena pandemia, il progetto di Riciclemi, un second-hand shop virtuale e fisico che ha lo scopo di sensibilizzare agli acquisti sostenibili.
Come nasce l'amicizia tra Cool Lalla e Riciclemi e com’è diventata un sodalizio lavorativo?
Carla: Hello everybody! Il mio primo ricordo di Noemi è del periodo in cui è nato il suo progetto di Riciclemi, allora ho iniziato a contattarla e a rispondere alle sue storie. Poi ci siamo incontrate durante i Pop Up Market e il nostro rapporto è diventato sempre più stretto. Il
Vintage Market invece è nato quando Fabrizia Nardo, responsabile degli eventi di Piazza Scammacca, ha chiesto a me e Noemi di creare un evento insieme. Io sono sempre stata appassionata di vintage e l’ho sempre inserito nelle mie collezioni. In più in quegli anni ho ricevuto in regalo da mia zia, proprietaria di un negozio vintage in Piemonte, tre bancali di merce quindi alla prima edizione del market ho esposto sia vintage che upcycling.
Noemi: L’amicizia tra me e Lalla nasce innanzitutto per stima lavorativa. Mi ricordo che quando ho iniziato il progetto di Riciclemi, lei fece delle storie per promuoverlo in modo del tutto spassionato, dopo un pomeriggio in cui ci eravamo scambiate qualche parola. Da lì in poi ci siamo sempre volute bene e incontrate durante eventi come i pop-up, eventi di lancio e contesti come Punto o Lovemà...ma oggettivamente come può non stare simpatica Lalla? Sono molto felice che sia stata coinvolta nel progetto che ci ha proposto Piazza Scammacca perché anche io l’avrei fatto, è la persona giusta.
Si può dire che il Vintage Market è figlio del Pop Up Market Sicily?
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stories
Nato a Dicembre del 2022, è il primo evento di solo vintage a Catania che unisce appassionati e avvicina scettici al mondo del second-hand
Carla: No, per diversi motivi: il Pop Up Market è un evento grandissimo rispetto al Vintage Market che raccoglie soltanto vintage sellers e che quindi è più ristretto. Abbiamo preso spunto dal mood ma abbiamo creato un evento totalmente nostro e diverso. Sicuramente per il mio brand Cool Lalla il Pop Up Market è un evento importante, in quanto mi ha dato la possibilità di farmi conoscere, infatti ne prendo parte sin dalla prima edizione.
Noemi: Il Pop Up è un evento parallelo che ha caratteristiche differenti dal Vintage Market. C’è intrattenimento, food, beverage e standisti anche di handmade oltre che di vintage. Devo dire che rispetto a due anni fa, quando ho partecipato per la prima volta al Pop Up, il numero di standisti di vintage è cresciuto: se in quella edizione eravamo solo in due, nell’ultima invece ce n’erano almeno cinque o sei.
Cosa c’è dietro l’organizzazione di un evento del genere?
Avete dei ruoli definiti?
Carla: Io e Noemi ci scambiamo i ruoli facilmente durante l'evento, c’è molta comunicazione tra di noi. Per quanto invece riguarda le tempistiche, circa due o tre settimane prima dell’evento iniziamo ad organizzarlo e facciamo l’open call per gli espositori. Il Vintage Market è totalmente gratuito quindi diamo la possibilità di partecipare non solo a vintage sellers ma anche a chi ha una buona selezione e seguito sui social per far conoscere l’evento a più persone possibili. Una richiesta che facciamo agli espo-
sitori è di non portare capi fast fashion perché vogliamo delle selezioni di alta qualità e chiediamo di portare le loro relle e dei sacchetti di carta piuttosto che di plastica. Noemi: Sì, solitamente a chi partecipa per la prima volta chiediamo di mostrare qualcosa della selezione. Cerchiamo di mantenere una qualità alta per dare la possibilità agli appassionati in senso stretto dei capi con design particolari e di elevata qualità. Se c’è un capo che ad esempio abbassa la qualità del market suggeriamo di non portarlo ed evitiamo anche il fast fashion di cui purtroppo ormai anche i mercatini sono pieni. Tuttavia secondo me anche il fast fashion merita di essere acquistato second-hand in quanto ci permette non solo di risparmiare ma perchè è inevitabile che i capi provenienti dagli armadi dei nonni prima o poi si esauriranno. Non ci sono molti vintage sellers in città, ma qui a Catania pian piano si sta creando una sensibilità diversa a questo tema sia per chi vende ma anche per chi acquista. Infatti molte persone hanno cominciato a vendere o acquistare vintage grazie al Vintage Market e oltre ad aver fatto una scelta conveniente, sentono di star facendo qualcosa di utile per il pianeta.
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Per quanto riguarda la vostra selezione nello specifico, ci sono dei capi che tenete da parte appositamente per il Vintage Market?
Carla: Una volta che ho smaltito i capi vintage che mi aveva regalato mia zia ho iniziato a incentrare la mia selezione sull’upcycling. Io solitamente acquisto dei capi vintage per customizzarli o estrapolare dei pezzi di tessuto per poi realizzare altro.
Noemi: Nel mio caso la selezione dei capi è più o meno la stessa di quella che realizzo per Riciclemi. Il progetto Riciclemi ovviamente presiste al Vintage Market e io settimanalmente, se non quotidianamente, seleziono capi di buona qualità e prevalentemente di marca seguendo il mio gusto o le tendenze del momento. È molto facile trovare capi di epoche storiche diverse dalla nostra a cui i designer di oggi si ispirano e quasi sempre anche di una qualità più elevata rispetto a quella odierna che è quasi sempre composta da poliestere. Per il Vintage Market realizzo solitamente una selezione speciale e anche un po’ più grande per incentivare le persone a partecipare all’evento.
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@coollalla | ph
Marco Coniglione
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model: Valentina Valenti
vete notato dei cambiamenti nella tipologia di persone che frequentano il vintage market dai suoi esordi?
Carla: Dal primo Vintage Market all’ultimo, con mio stupore, ho notato l’afflusso di ragazzi più o meno ventenni, appassionati del vintage e second-hand. Quando avevo la loro età questa cultura non era così affermata tra i miei coetanei, invece oggi si è affermato proprio l’interesse a trovare capi esclusivi e di qualità. I fedelissimi quindi sono soprattutto ragazzi, mentre tra le generazioni più adulte sono in numero inferiore le persone che sono veramente appassionate di vintage che frequentano il market.
Noemi: Quando ho cominciato il progetto di Riciclemi vendevo cose mie o comunque non di altissimo valore, quindi i prezzi non erano molto alti. In seguito quando Riciclemi è diventata un’attività commerciale a tutti gli effetti e ho iniziato a recuperare vestiti da altre persone che vogliono una percentuale o a comprarli io stessa, i prezzi sono aumentati. Inizialmente compravano molti ragazzi e studenti che percepivano l’affare, molti hanno continuato a seguirmi perché credono nel mio progetto. Altri clienti sono subentrati successivamente perché sono interessanti a capi di marca o a trovare qualche chicca, infatti ho raggiunto anche clienti più adulti, anche di cinquanta e sessant’anni.
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Come nasce il nome Cool Lalla?
Da quando vado alle elementari tutti mi chiamano Lalla, invece Cool nasce quando avevo tra i quattordici e i quindici anni, periodo in cui ascoltavo musica hip hop e dancehall e un mio amico italo americano mi iniziò a chiamare Cool. Quindi Cool Lalla non è un brand, sono io. In automatico si è trasformato in quello che faccio. Mia madre è una parte importantissima del brand. Io faccio i cartamodelli, faccio lo styling ma quando si tratta di avere una mano nel cucire, lei riesce a rifinire tutto perfettamente. È lei che mi ha insegnato a farlo da sempre, immagina che spesso da piccola le chiedevo di rimanere a casa da scuola per cucire insieme.
Chi c'è dietro il brand oltre te?
Progetti capi ed accessori da moltissimi anni. Raccontaci un po' della storia di Cool Lalla degli esordi.
Nasco da una famiglia di sarti, quindi la moda è sempre stata nel mio DNA. La mia prima sfilata l’ho fatta a quattro anni con le Barbie che indossavano gli abiti cuciti da me, le enciclopedie come scenografie e la mia sciarpa rossa come tappeto rosso. La mia passione è cresciuta sempre di più ai tempi delle elementari e medie. Alle superiori ho fatto il mio primo corso di moda e nello stesso anno, a quattordici anni, ho fatto la mia prima sfilata e ho venduto dei bozzetti ad un atelier di abiti da cerimonia a Lentini. Ma i miei primi bozzetti li ho realizzati quando ero molto più piccola: mia nonna aveva un giornale di moda degli anni Cinquanta in cui c’erano bozzetti
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ph: Walter Russo | mua: Simona Spampinato | model: Luana De Francisci; Tatiana Cannizzo (sotto)
e cartamodelli, io li ricalcavo, scambiavo vestiti e così ho imparato a realizzarli. In seguito ho deciso di cominciare il corso di Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Catania, visto che ancora quello di Fashion Design non c’era. A Scenografia moltissime erano le materie affini al mondo della moda da cui ho ottenuto degli insegnamenti che applico ancora oggi al mio lavoro, infatti sono molto contenta di aver intrapreso quel percorso. Dopo la prima laurea ho preso la specialistica come modellista in un’accademia privata; questo mi ha portato a capire che non avrei voluto fare questo come lavoro ma mi ha aiutato per Cool Lalla perché mi ha dato diverse basi. Il primo modo per farmi veramente conoscere a Catania è stato da Kuken in Via Penninello, dove ho avuto il mio primo punto vendita. Sì, diciamo che quelli sono stati i primi anni in cui Cool Lalla ha inizia to a farsi conoscere.
Quanto è importante la creazione di contenuti nel tuo lavoro e quanto tempo ti occupa materialmente?
Importantissima. Non ho un momen to specifico in cui realizzo conte nuti perché li creo costantemente. Sono fondamentali per fare vedere i tessuti, i modelli, la vestibilità su taglie diverse. Sono sempre stata costante dal 2012 ad oggi nella creazione di contenuti e ancora prima di aprire il mio profilo Instagram avevo un sito web solo espositivo che conteneva già foto di shooting vari.
da una famiglia di sarti, quindi la moda è sempre stata nel mio DNA
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All’inizio facevo più shooting ma dal punto di vista delle vendite la gente aspettava che in dossassi io i capi. Ho instaurato un rapporto di fiducia con il mio pubblico infatti Ricicle mi è diventato un ibrido tra un brand e un influencer. Chi mi segue si fida del modo in cui indosso i capi, di quello che dico e di come lo dico. Ma è anche per una questione pratica: propongo nuovi vestiti ogni giorno quindi fare uno shooting con questa cadenza sarebbe impossibile. In una mia giornata tipo al mattino preparo gli outfit, ritiro pacchi e vado in mercatini rionali alla ricerca di qual che chicca. Durante l’ora del pranzo preparo tutti i contenuti social, perché la gente mi ha detto espressamente che subito dopo pran zo si siede con un buon caffè e guarda le mie stories, mentre nel pomeriggio vado da Pun to. Nel complesso passano le otto ore lavora tive standard. Tutto quello che vedi è venuto
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chi mi segue si fida del modo in cui indosso i capi e di quello che dico
da sé, man mano che notavo che quello che facevo funzionava ho iniziato a proporlo in modo costante. Quando vedo che davanti allo stand del Vintage Market la gente apre Instagram per vedere come quella stessa maglietta io l’ho indossata, mi fa capire che è veramente troppo importante quell’aspetto del mio lavoro.
Come nasce il nome Riciclemi?
Si tratta di un gioco di parole tra “riciclo” ed “Emi” che è il nome con cui tutti mi chiamano. Quando ho fatto i primi mercatini nel 2020, già i social erano necessari come canali di vendita, così ho pensato di creare una pagina Instagram e ho scelto questo come nome. Probabilmente se avessi saputo che sarebbe diventato un brand avrei scelto un nome più figo.
Oltre te chi c’è dietro Riciclemi?
Il progetto è mio e sono l’unica che al momento gestisce la pagina, la selezione dei capi ma anche la comunicazione e la vendita. Però devo dire che ho una super mamma che mi aiuta a lavare e stirare i vestiti, mio papà mi aiuta spesso durante i market e oltre a montare e a smontare essendo un addetto ai lavori mi fornisce tutti gli stand e manichini di cui ho bisogno. Gloria Danese è l’unica collaboratrice di Riciclemi ed è una figura indispensabile per tutti i lavori pratici. Un'altra persona che merita menzione è Marco,
il proprietario di Punto che mi ha proposto di riempire uno spazio del suo locale con i miei capi e mi ha accolto dandomi veramente molta fiducia. In generale devo dire che Riciclemi è un progetto voluto bene da tutti sin dagli inizi: c'è chi mi ha regalato shooting e chi il marchio.
Com’era percepito il second-hand quando è nato Riciclemi?
Senti sia cambiata
qualcosa da allora?
Nella mia famiglia sono tutti commercianti d’abbigliamento. Avevo gli armadi pieni di vestiti e mi capitava già nel 2014 di partecipare da hobbista ad eventi e mercatini vari per svuotare l’armadio e racimolare dei soldi. La gente che partecipava a quegli eventi non era molta e in numero nettamente inferiore rispetto a quelle che vedo oggi. Nel caso di Catania io credo che un contributo importante l’ha dato il modo in cui abbiamo raccontato il vintage e mi piace un po’ prendermi il merito di questa cosa. Sicuramente la tendenza del vintage stava già trovando la sua strada, fino a poco tempo fa era considerato solo per i fricchettoni e persone che non avevano un grande budget mentre ad oggi è proprio di moda, anche nell’haute couture si usano abiti d’archivio. Io ho cavalcato l’onda ma è merito della comunicazione che ho adottato in questi anni se ho cercato di far arrivare il vintage qui a Catania come una cosa cool e trendy, cambiando la percezione che c’era prima.
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vintage market
la stronzetta arrogante conquista
al tuffarsi nei cassonetti dietro alla panetteria per rimediare la colazione a essere eletta una delle self-made women più ricche del mondo: è la storia vera di Sophia Amoruso, giovane imprenditrice che nel 2006 ha fondato Nasty Gal Vintage, partito su eBay e diventato un sito di moda del valore di 280 milioni di dollari e definita dal New York Times «la Cenerentola del tech». Su Netflix ha debuttato la serie che narra le sue peripezie prima dell’agognato successo, dal titolo Girlboss (proprio come il suo libro autobiografico #GirlBoss: come ho creato un impero commerciale partendo dal
La serie tv ispirata alla vita dell’enfant prodige di Internet, Sophia Amoruso, che ha creato un impero commerciale del vintage partendo
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testo di Claudia Petrino
nulla), tredici episodi nei quali questa insofferente ventenne riesce ad esaudire il suo sogno: diventare il capo di sè stessa vendendo vestiti vintage online. Sophia ha poco più di 20 anni e una grande passione per la moda vintage. Non è certo una persona facile con cui avere a che fare: indipendente al limite dell’asociale, lunatica al limite del bipolare, determinata al limite del prepotente, manifesta la totale incapacità di integrarsi nella realtà odierna fatta di conformismo, carrierismo e autocontrollo che ossessionano la generazione di americani neolaureati della sua età. Sophia è eccentrica e controcorrente nel suo sistematico sforzo di esibire il peggio di sé. La comparsa di un’ernia inguinale che può curare solo se in possesso di un’assicurazione sanitaria, la costringe a prendere le distanze dal suo stile di vita precario ed escogitare un modo per trovarsi un lavoro. In questo modo la sua Girlboss si costruisce di episodio in episodio, dall'acquisto a 9 dollari di una giacca da motociclista anni '70 e la rivendita a diverse centinaia, alla scelta del nome da dare al proprio negozio online, al resoconto adrenalinico di una consegna per evitare una recensione negativa. Anche nella sua biografia, Sophia non rinuncia ad un tono vivace e da commedia per raccontare le sue (dis)avventure e riflessioni sull'essere il boss di sé stessa. Tutti abbiamo voluto prenderla a schiaffi sin dalla prima puntata ma insomma, Sophia è una girlboss e non di certo la nostra migliore amica.
Girlboss è più un sentimento, una filosofia. È un modo per le donne di costruire il proprio successo come vogliono.
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foto di Martina Sapuppo
intervista a cura di Claudia Petrino
artina si appassiona al thrifting e al second hand durante un periodo di riflessione nel corso della quarantena. Mi racconta che passava le giornate a cercare ispirazione su Pinterest e a guardare i video di una ragazza, il cui canale Youtube, Threads Obsessed, l'ha ispirata molto. In questo modo ha iniziato a frequentare il mercato e a rifarsi il guardaroba. Il second hand l'ha aiutata a trovare il suo stile, non solo grazie ai costi ridotti, ma anche perché, grazie alla sua conoscenza della moda, riesce a trovare pezzi unici come capi di collezioni che non sono più in produzione o di brand estinti. Questo indubbiamente la fa sentire speciale e non influenzabile dalle tendenze del momento dei negozi di fast fashion. A suo dire i punti a sfavore del thrifting sono inesistenti.
Ti sei mai sentita o sei mai stata giudicata per la tua scelta di acquistare capi di seconda mano?
Spesso ho pubblicato video di thrifting su Tik Tok: anche se sono andati tutti virali, diversi sono stati i commenti negativi come "Che schifo, sono cose sporche". A questi commenti mi sento di rispondere che è stupido credere che i vestiti che proviamo nei negozi fisici siano puliti. Tra gli altri commenti, sotto ad un video in cui mostravo dei brand famosi come Galliano, molti mettevano in dubbio che fossero dei capi veri e non contraffatti.
Nella vita reale non ho ricevuto tanti commenti negativi sulla mia scelta di acquistare second hand, al massimo le persone attorno a me quando mi facevano i complimenti e mi chiedevano dove avessi preso un capo si sorprendevano che l’avessi comprato al mercato e si ricredevano. In questo modo ho influenzato molte persone, come le mie amiche e anche il mio fidanzato, che spesso mi accompagnano durante le mie sessioni di thrifting.
the vacanza
Quando ho trovato la minigonna su Vinted sono impazzita dalla voglia di crearci un look. Ho giocato un po' d'azzardo accostandola ad una fantasia vivace come quella del bikini, ma l’intento era proprio quello di creare un impatto colorful, che rappresenta un'estate fresca e giocosa. La ciliegia perfeziona questo concetto infatti ne ho appositamente comprato un intero sacchetto dal fruttivendolo.
Ha studiato fashion design e la conoscenza della moda è evidente negli outfit e nei contenuti che propone sui social.
Il suo profilo Instagram non è una semplice galleria ma ogni scatto nasconde un concept pensato nei minimi dettagli
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Pensi che la tua conoscenza sulla moda influisca sulla capacità nel trovare dei buoni capi?
Sì, per me andare al mercato è come fare un viaggio mentale: mi lascio ispirare dai colori, dalle texture, dai tessuti e dai dettagli e prima di capire veramente come sarà il vestito una volta che riuscirò a liberarlo dalla massa degli altri capi sul banco, immagino già che pezzo sia, com’è il fit e come potrebbe stare con altri pezzi che ho già. Il mercato è una sorpresa: a volte può essere de ludente e il capo non è per niente come me l’ero immaginato, altre volte mi sorprendo. Per me è naturale: so dove guardare, lo sen to a pelle quando un banco ha qualcosa di interessante e quando invece è meglio la sciar perdere. Il mio processo di dei contenuti funziona infatti quando tro vo il capo che mi piace al mercato o an che da un accessorio: solitamente scelgo una location da abbinare o viceversa, trovo il luogo adatto e aspetto l’outfit giusto per scattare. Ho delle note del telefono su cui annoto tutte le mie idee: outfit, trucco, ac conciatura, accessori e location.
Hai una visione della moda abbastanza legata agli anni 2000 che ultimamente sta davvero spopolando. Ti infastidisce che oggi sia così tanto virale
Non mi infastidisce perché le mode sono cicliche, quindi è una conse guenza necessaria. Penso però che sia rappresentata male dai negozi di fast fashion e che spesso capi oggi con siderati y2k non lo siano davvero. Per di più altri pezzi iconici di quegli anni vengono ancora oggi snobbati come i jeans a vita bas sa o le gonne lunghe. Tra l'altro chi ha uno stile y2k può trova re facilmente dei capi pazzeschi al mercato.
Quali mercati frequenti?
Hai notato dei cambiamenti di qualità?
Sì, tra la fine del 2020 e per tutto il 2021 ho frequentato solo il mercato di Piazza Stesicoro e ho sempre trovato capi che mi hanno soddisfatto. Ora invece ho notato un enorme crollo di qualità, infatti si trovano sempre di
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per me andare al mercato è come fare un viaggio mentale, mi lascio ispirare da
texture, tessuti e dai dettagli
Perché hai iniziato ad esporti sui social? È una semplice passione o hai mai pensato di farlo diventare un lavoro?
Ho iniziato ad espormi sul mio account Instagram nel 2021 e sì, ho sempre avuto un po' l’idea di volerlo trasformare in una fonte di guadagno, ma non l’unica. Per me è un plus. Sicuramente cerco sempre di lavorare sul creare una community affezionata, perchè per me Instagram non è una semplice galleria ma molto di più.
Quali sono i vintage sellers o creators in questo campo che ti ispirano di più oggi?
Le mie influenze sono decisamente cambiate rispetto a diversi anni fa. Non seguo più Threads Obsessed come una volta, per me oltre agli outfit è molto importante lo stile della foto, la posa e il concept dietro, e lei ad esempio non cura più il feed come un tempo, quindi non la sento affine a me. Dal 2020 ho iniziato a seguire Coline che mi ha influenzato moltissimo, mi piace come riesce
a combinare insieme stili diversi, la reputo geniale. Ultimamente seguo invece Juliet Charlotte, mi piace davvero tanto lo stile delle foto, si vede che sono scattate con una macchina fotografica vintage e infatti sono molto coerenti tra di loro. Lei è una fashion stylist e in ogni foto si può notare la ricerca del dettaglio e per una perfettina come me è veramente appagante un feed di questo genere.
Ci sono articoli che compri di prima mano o negozi a cui non riesci a rinunciare?
In realtà no, ho comprato di tutto al mercato, anche l’intimo con l’etichetta. Gli unici articoli che non compro frequentemente per mancanza di varietà e qualità sono le scarpe. Oltre questo in generale non compro niente di prima mano o nei negozi di fast fashion. A volte mi capita di fare un giro al centro commerciale, soprattutto per fare compagnia al mio ragazzo che, anche se ha iniziato a comprare al mercato, spesso non trova ciò che gli piace. Quando entro nei negozi fast fashion in queste occasioni mi rendo sempre più conto di come i negozi si copino a vicenda e dell’omologazione.
lolita core
Questo outfit si basa su un’estetica bambinesca, giocosa e ingenua ed è ispirato all’epoca vittoriana e al periodo del rococò. Ho azzardato usando due texture differenti: il pizzo san gallo dei pantaloncini e la superficie bucherellata (fishnet), della maglia. I calzini bianchi e i fiocchi alle trecce conferiscono una nota infantile all’outfit. Infine ho accentuato il tutto con delle pose quasi artificiali come se fossi una bambola da esposizione.
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I capi che metti in vendita su Vinted hanno dei prezzi modici. È una caratteristica che ricerchi nei prodotti che compri o sei disposta a spendere di più?
Su Vinted compro per passarmi dei capricci. Non si paga solo il prodotto ma anche la protezione acquisti e la spedizione. Per quanto mi riguarda tutto dipende dal capo: per me è lecito alzare i pezzi se si tratta di un capo unico nel suo genere. Secondo me su Vinted ci si compra soprattutto per passarsi dei capricci perchè non si paga solo il prodotto ma anche la protezione acquisti e la spedizione. Per quanto mi riguarda tutto dipende dal capo in questione: per me è lecito alzare i pezzi se si tratta di un capo unico nel suo genere o magari di un brand non più esistente. Solitamente acquisto questa tipologia di capi, altrimenti se riconosco che posso trovarli al mercato lascio perdere.
Comprare capi di seconda mano a poco prezzo ti spinge a provare stili nuovi?
In ogni caso vengo attirata da capi che sono dei derivati dello stile che seguo, che hanno quelle linee e tessuti che mi fanno sentire bene. Sicuramente il prezzo basso mi ha reso più propensa a sperimentare dei nuovi capi ma sempre entro i limiti del mio stile. Grazie al mercato ho iniziato a mettere i jeans a zampa, quindi da uno stile più skinny sono passata ad uno più largo con cui mi sento più confident, invece per le magliette invece sono passata ai toni più caldi e adoro il mesh come tessuto per cui sono orientata più su questa tipologia di capi o comunque sono quelli che mi saltano sempre all'occhio, non posso farci niente!
Il nome del tuo account su Instagram era roseg4l. Che storia ha quel nome?
jaszminhe
A quale decennio della moda appartieni?
'5O
Qual è la tua icona fashion preferita?
a) Audrey Hepburn
b) Raffaella Carrà
c) Carrie Bradshaw
Scegli il tuo brano preferito:
a) Jailhouse Rock ~ Elvis Presley
b) Y.M.C.A. ~ The Village People
Quali capi sceglieresti per creare un look?
a) ballerine e foulard
b) pantaloni a zampa e zeppe
c) choker e corsetto
Scegli un'acconciatura:
a) bob con frangia o ciuffo
b) capelli lunghi con treccine
c) space buns e mollettine
a) eyeliner nero, rossetto rosso
b) eyeliner colorato, labbra nude
c) ombretto bianco, lip gloss
c) Vamos a bailar ~ Paola & Chiara '5O anni anni '7O
Se le tue risposte sono in maggioranza A, allora appartieni allo stile degli anni ‘50.
Ti piace una moda raffinata e affascinante, che segna il corpo nei punti giusti e li mette in risalto
Se le tue risposte sono in maggioranza B, allora ti piacciono le forme geometriche, i colori e non vuoi passare inosservat*
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A quale decennio della moda appartieni? quiz
'0O
Scegli un makeup tra questi:
Se le tue risposte sono in maggioranza C appartieni allo stile anni 2000. Come darti torto... chi non desiderava i space buns di Lizzie!