Progetto di tesi Lacuna

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LACUNA

COMPLETARE, RICOSTRUIRE,TRASFORMARE L’ ARCHITETTURA

PALAZZO DELLA PILOTTA F. Paciotto, S. Moschino 1602-2001 Parma



LACUNA

COMPLETARE, RICOSTRUIRE,TRASFORMARE L’ ARCHITETTURA

PALAZZO DELLA PILOTTA A PARMA F. Paciotto, S. Moschino 1602 - 2001

Università degli Studi G. d’Annunzio di Chieti-Pescara Dipartimento di Architettura Seminario di Laurea in Composizione Architettonica AA 2014/2015 Relatore: Prof. Francesco Garofalo Laureando: Claudia Carrisi



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IL MACROCOSMO FARNESIANO Un contenitore fuoriscala Il Piazzale della Pace

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IL LUOGO

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LACUNA COME CONDIZIONE STORICA Genesi dell’Eterna Incompiuta

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IL CONCORSO PER IL NUOVO TEATRO PAGANINI, 1964 Aldo Rossi: l’idea di teatro Carlo Aymonino: volumi da percorrere Gabetti e Isola: il monumento moderno

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IL PROGETTO PER LA PILOTTA La lacuna come occasione di sviluppo I percorsi L’involucro Programma funzionale Nuove atmosfere

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INTRODUZIONE Francesco Garofalo Secondo Wikipedia, nel caso in cui ci si riferisca a un manoscritto, la lacuna è la parte mancante di un testo. Degli ambiti forniti per la disambiguazione, quello della scrittura è sembrato il più pertinente per una definizione senza pretese eccessive. Il laboratorio affronta l’incompletezza in architettura. In questa fase non si fa distinzione tra incompiutezza, abbandono, sottrazione di parti per effetto di qualche evento che ne abbia comportato la distruzione. Le architetture oggetto di studio devono avere un carattere emblematico, costituire “testi” di una certa importanza, non perché il problema sia concettualmente diverso nel caso di costruzioni ordinarie o anonime che pure stiamo affrontando, ma perché la componente conoscitiva, e la cautela imposta da un oggetto investito di valore, entra a far parte del progetto aumentandone la complessità e la produttività. Il laboratorio non fa distinzione nella scelta dei temi tra edifici storici, moderni e contemporanei, e si confronta con le eventuali implicazioni di questa differenza solo in sede di valutazione e riflessione critica a posteriori. Ogni laureando svolge un progetto circoscritto a un edificio. Coerentemente con queste premesse, programma, funzione e dimensioni sono stabilite ad hoc per il singolo caso. Questo lavoro di definizione fa parte integrante dell’elaborazione della tesi, che per la prima volta introduce un embrione di ricerca nella esperienza didattica del progetto. La funzione dunque è definita e dimostrata come coerente e plausibile attraverso una attenta conoscenza del contesto in senso lato, delle intenzioni di coloro che dell’edificio sono oggi responsabili, delle relazioni con altre funzioni, e non da ultimo della compatibilità con l’organismo di partenza. Obiettivo del progetto è produrre un organismo architettonico dialetticamente coerente con il pezzo esistente, anziché una mera aggiunta. Lo svolgimento del laboratorio dimostra una ricerca sempre più ampia, e allo stesso tempo una fastidiosa dipendenza dalle fonti, e dalla possibilità di andare a documentarsi su edifici lon tani nel tempo e nello spazio. La dimensione astratta e concettuale del programma non vorrebbe dovere fare i conti a posteriori con una dimensione quasi tutta italiana, ma se così sarà, ce ne faremo una ragione. Il seminario è dunque un work in progress: da una parte vengono aggiunte architetture che costituiscono un riferimento sempre più ampio a prassi comparabili con quelle messe in atto dalla Lacuna, e dall’altro un archivio di temi viene tenuto aggiornato.

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PALAZZO DELLA PILOTTA A PARMA F. Paciotto, S. Moschino 1602 - 2001

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IL MACROCOSMO FARNESIANO Un contenitore fuoriscala Il Palazzo della Pilotta di Parma rappresenta la testimonianza più evidente e maestosa della potenza della famiglia Farnese, signori del Ducato di Parma e Piacenza nel periodo di fine ‘500. La loro influenza fu tale da permettere la genesi, seppur con una storia travagliata e segnata da consistenti incompiutezze, di un edificio in cui si accentrava non solo la sede di rappresentanza del potere , ma anche gli uffici amministrativi che lo traducevano nella pratica quotidiana. Esempio simile in Europa è riscontrabile solo nell’Escorial di Filippo II di Spagna. Oggi il ruolo della Pilotta nella realtà cittadina è quello di monumento attraversabile, cerniera permeabile che collega le due sponde del fiume, ovvero il Parco Ducale ed il suo Palazzo del Giardino con la Piazza del Duomo, segno evidente e perno all’interno del tessuto storico circoscritto dal perimetro delle mura parmensi. Definita in passato come un immenso fuoriscala urbanistico e criticata l’idea di piazza articolata da ali monumentali, il palazzo farnesiano continua ad essere un contenitore di servizi, che con il passare del tempo ed in particolare con l’Unità d’Italia sono divenuti sempre più a carattere pubblico e culturale, continuando la tradizione che vuole la Pilotta come un grande edificio visitabile e ricco di funzioni. Proprio questa ricchezza rappresenta il pregio ed il difetto di questa meravigliosa opera cinquecentesca, che si ritrova ad essere forzatamente smembrata per dar posto alle varie istituzioni. In particolare troviamo l’Accademia di Belle Arti, la Biblioteca Palatina con il Museo Bodoniano, il Museo Archeologico, la Galleria Nazionale con il meraviglioso Teatro Farnese, l’Istituto d’Arte Paolo Toschi, la Sopraintendenza per i Beni Architettonici ed Ambientali e infine l’Istituto di Storia dell’Arte CSAC. La moltitudine di funzioni comporta oggi grandi svantaggi per quanto riguarda l’aspetto museale dell’immenso aggregato edilizio, nel quale la visita risulta essere forzata e macchinosa, nonostante l’importante intervento di Guido Canali fra il 1970 ed il 1990. Solo un’attenta analisi delle carenze e delle potenzialità può condurre ad un’ottimale sistemazione de servizi al visitatore, grazie ai quali la Pilotta acquisterà la fama che merita. 10


1. Prospettiva del progetto per la Pilotta di Parma da Strada Garibaldi.

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1. Parco Ducale 2. Palazzo della Pilotta 3. Piazza del Duomo 4. Battistero di Parma 5. Cattedrale di Parma 6. Stazione Centrale Il macrocosmo farnesiano

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2. Il Palazzo della Pilotta visto da Strada Garibaldi. 3. Lacuna data dall’assenza della Chiesa di San Pietro Martire vista dal cortile della Pilotta. 4. Percorso che da Strada Bodoni conduce in piazza della Pilotta.

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Il percorso oggi g

Galleria Nazionale con Teatro Farnese Museo Archeologico Nazionale

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Biblioteca Palatina

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Istituto Statale d’Arte Paolo Toschi

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Soprintendenza per i Beni Architettonici e Ambientali Istituto di Storia dell’Arte CSAC

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Palazzo di Riserva

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Il Piazzale della Pace ‘Riconosco nella condizione di non finito della Pilotta una situazione di grande interesse e suggestione all’interno dell’attuale tessuto urbano della città di Parma’ Mario Botta L’ampia distesa verde che oggi rappresenta un prezioso vuoto nel fitto tessuto storico della città di Parma nasconde una genesi non propriamente felice. Basti pensare che quella che attualmente viene considerata la facciata principale della Pilotta era invece oscurata da una serie di edifici di grande rilevanza politica e culturale che non permettevano una vista così privilegiata del palazzo farnesiano, ma con esso costituivano il quartiere di rappresentanza. Il piazzale della Pace che conosciamo oggi è il punto d’arrivo di un lungo iter che si conclude con l’intervento di Mario Botta terminato nel 2001 dopo varie vicissitudini comunali e progettuali. L’architetto svizzero presenta un progetto nel 1986 che ha l’obiettivo di conferire al grande vuoto lasciato dai bombardamenti del 1944 la funzione di spazio verde connettivo, che vuole essere la definizione di un limite fra la condizione caratterizzata da relazioni funzionali e quella di una fruizione contemplativa del grande edificio farnesiano. Il progetto di Botta include il collegamento trasversale dal Ponte Verdi fino all’importante Strada Garibaldi tramite trottatoi che attraversano il cortile della Pilotta. In memoria del passato vengono preservati il monumento a Verdi e quello al Partigiano e sul sedime della chiesa di San Pietro Martire l’architetto pensa ad una vasca d’acqua che accoglie i platani non più originali. Un intervento, questo, rispettoso della memoria dell’area ma che di fatto non aiuta in nessun modo la fruibilità museale dell’edificio, anzi ne accentua la condizione di mero monumento. Di fatto negli schizzi preparatori di Botta vediamo la proposta di un edificio cilindrico lì dove si trova attualmente la statua del Partigiano: un nuovo teatro con un verde attrezzato che si collega ad un discorso precedente, quello che vede nascere negli anni ‘60 la volontà di restituire all’area un polo culturale perduto con la distruzione del Teatro Reinach. Un’ intenzione fallita all’epoca del concorso del ‘64 nonostante alcune proposte di personaggi illustri, fossero davvero interessanti e negata anche all’architetto svizzero, il quale si è dovuto adattare alle dinamiche comunali. 18


5. Il cortile della Pilotta con la vasca d’acqua progettata da Mario Botta, costruita sul sedime della chiesa di San Pietro Martire.

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6. Schizzi planimetrici di differenti soluzioni di evoluzione del progetto, Mario Botta. 7. Vista aerea del Piazzale della Pace oggi. 20


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IL LUOGO

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8. Il viale di attraversamento della Pilotta. 9. Il monumento a Giuseppe Verdi. 10. Il monumento al Partigiano. 22


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11-13. Viste dal cortile della Pilotta. Il luogo

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14-16. Viste dal cortile della Pilotta. 24


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17. Dettaglio del prospetto del cortile della Pilotta e del contrafforte. 18. Portico che si affaccia su Strada Bodoni. Il luogo

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19-21. Viste del cortile del Guazzatoio. 26


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22. Teatro Farnese.

23. Prospetto di Strada Bodoni. 24. Vista del palazzo della Pilotta da Ponte Verdi. Il luogo

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LACUNA COME CONDIZIONE STORICA Genesi dell’eterna incompiuta L’intera storia della Pilotta ha visto un alternarsi di abbattimenti dell’edificio stesso e di costruzione degli spazi aperti, fino ad arrivare alla configurazione attuale, ovvero quella di risulta in seguito ai bombardamenti del 1944. La ragione della sua genesi si trova nella volontà del duca Ottavio Farnese di attribuire maggiore dignità al Palazzo Ducale, sede della corte. Questo proposito viene ereditato da Ranuccio I Farnese, il quale è coinvolto in un discorso tipicamente europeo di fine ‘500, che vede la nascita di architetture essenzialmente rappresentative. L’inizio dei lavori coincide con il 1602 , con la faticosa aggregazione di corpi quali l’antico ‘Corridore’, la Rocchetta Viscontea, il Palazzo Ducale e la Chiesa di San Pietro Martire che porta allo sviluppo di tre cortili: quello della Pilotta, il cortile del Guazzatoio e della Rocchetta. Ebbe un consistente intervento di trasformazione nel 1780 per volontà del ministro Du Tillot, che intendeva realizzare una grande piazza dinanzi al palazzo della Pilotta. Nel 1833 la duchessa Maria Luigia incaricò Nicolò Bettoli di conferire dignità all’ampio spazio che i parmigiani avevano denominato “piazza dei Guasti”, nel quale era nel frattempo sorto un anonimo edificio, inadeguato al ruolo che la duchessa ambiva per la città e lo Stato di Parma. Il Bettoli si limitò a sovrapporre alla preesistente residenza Ducale una nuova facciata in stile neoclassico. Il progetto mai terminato dai Farnese continua a subire modifiche dopo l’Unità d’Italia, con l’abbattimento del complesso domenicano e della chiesa di San Pietro Martire, fino al 1944, data dei bombardamenti degli angloamericani il 13 Maggio, che hanno definivamente lacerato il tessuto urbano creando l’immenso spazio che prima di esser chiamato Piazzale della Pace era divenuto un luogo di attraversamento carrabile e parcheggio pubblico. Si tentò in varie occasioni di attrezzare l’area di un nuovo polo culturale che ricordasse l’ormai distrutto teatro Reinach, ma dal concorso del 1964 alla proposta di Botta del 1986 non si riuscì ad ottenere nessuna soluzione concreta, nonostante non mancassero proposte interessanti. 28

25. Pianta di Parma rilevata nel 1589-1592, Smeraldo Smeraldi. 1. Il Corridore 2. Chiesa di San Pietro Martire 3. Rocchetta Viscontea 4. Area della Pilotta farnesiana 5. Ponte Verdi 6.Parco Ducale


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Monumenti di Parma scomparsi 26. Il Monumento a Vittorio Emanuele II davanti al Palazzo Ducale, 1930. Al suo posto si trova attualmente il Monumento al Partigiano. 27. Il Monumento a Giuseppe Verdi prima dello smantellamento drl 1045, nonostante non si fosse lesionato gravemente. Venne salvata solo l’ara centrale, oggi situata in Piazzale della Pace. 28. Teatro Reinach, distrutto dai bombardamenti del 1944. Si trovava sulle rovine della chiesa di San Pietro Martire. 29. Il Palazzo Ducale in un acquerello di Giacomo Giacopelli. Danneggiato e poi definitivamente abbattuto in seguito ai bombardamenti del 1944.

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Pianta iconografica della Pilotta e degli edifizj adjacenti, Pietro Mazza, 1851. Parma, Archivio di Stato, Mappe e Disegni.

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30. Immagine del 1952, quando i Bergonzi, ex proprietari dell’area, in segno di protesta alzano un muro alto due metri intorno alla loro proprietà di 1800 metri quadrati. 31. Negli anni ‘50 l’odierno Piazzale della Pace funge da parcheggio a servizio del centro storico. 32. Vista aerea dell’area prima che diventasse il Piazzale della Pace progettato da Mario Botta. E’ visibile il monumento a Giuseppe Verdi.

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IL CONCORSO PER IL NUOVO TEATRO PAGANINI, 1964 Il progetto di potenziamento funzionale e di completamento della lacuna della Pilotta di Parma qui presentato si allaccia ad un precedente storico e culturale, un evento molto importante che rappresenta una testimonianza dei buoni propositi che l’architettura italiana ha spesso maturato, ma dimostra allo stesso tempo i grandi limiti che il meccanismo pubblico ha sempre posto e che hanno impedito lo sviluppo architettonico e culturale del nostro Paese nel Dopoguerra. Il concorso per la ricostruzione del Teatro Paganini, ovvero Teatro Reinach, ne è un esempio perfetto, un coacervo di grandi personalitĂ su invito di Zevi e Gardella che ha prodotto un nulla di fatto come in molti altri casi italiani.

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33-35. Disegni di progetto originali di Aldo Rossi,1964. Rossi affronta il tema in planimetria attraverso la giustapposizione di forme semplici, un’ellisse compatta che ospita il teatro e un edificio porticato rettangolare estremamente allungato, che in asse con l’ellisse ne costituisce uno sfondo o un volume di accompagnamento a seconda del punto di vista. Il concorso per il Nuovo Teatro Paganini, 1964

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Aldo Rossi: l’idea di teatro “Con il teatro di Parma mi sono posto decisamente il problema del monumento. Ho sempre pensato all’architettura come monumento; alla sua Indifferenza per le funzioni secondarie. Solo quando essa si realizza come monumento costituisce un luogo; percorrete un teatro antico, state ore diverse nel Teatro Romano d’Orange o girate per un teatro del ’700 vuoto, voi non pensate che secondariamente allo spettacolo. Il teatro può fornire l’occasione per uno spettacolo ma possiede una sua realtà architettonica. Quando l’incontro tra un regista, o un uomo di teatro, e un architetto è felice questa occasione è felice. Ma le grandi epoche del teatro non avevano bisogno di questo incontro; il teatro era là per sempre come un monumento, il teatro greco era un fatto urbano; esso conteneva una città. … Ho misurato questa idea del teatro con Parma; dapprima i teatri intorno a Parma, il teatro di Sabbioneta, il teatrino scientifico di Mantova. … Anche a Parma ho usato lo stesso metodo; ho progettato cilindri e colonne, linea e punto, e ho elevato un condotto triangolare sulla città e diversi porticati. Ho inteso cosi di fare un’architettura urbana, di dare un carattere pubblico al teatro. Qui mi trovavo veramente all’interno dì una piazza italiana e di un monumento eccezionale; il Palazzo della Pilotta. La Pilotta racchiude forse il più bel Teatro italiano: ma esso è tutto dentro l’edificio e questo resta immutato e immutabile con i suoi cortili e le sue facciate regolari e le parti non finite.” Le parole che Aldo Rossi usa per descrivere la propria proposta progettuale per la sistemazione dell’area riassumono la più vasta sensibilità dell’architetto per il tema dell’immagine urbana e della percezione dell’architettura da parte dello spettatore. L’impianto razionalista e monumentale della planimetria non viene smentito in alzato, ma il linguaggio è declinato diversamente nei due volumi. L’asse principale del corpo lungo suddivide equamente al piano terra lo spazio in un corpo chiuso e uno spazio porticato di nove campate e dieci grandi pilastri quadrati a tutta altezza che ospitano sette scale elicoidali e tre vani ascensore, ai piani superiori lo spazio chiuso si spinge in avanti fino a lambire i piedritti per consentire la funzione del collegamento verticale. I campi murari risultanti sono lisci e privi di bucature, mentre al pianterreno gli ingressi vengono nascosti in asse con i pilastri. Il colonnato è sormontato da un’imponente copertura prismatica ricavata dall’estrusione di un triangolo equilatero e investita per tutta la lunghezza da un taglio di luce su entrambi i lati inclinati. 38


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36-37. Disegni di progetto originali di Aldo Rossi, 1964. Tale assemblaggio di forme archetipiche elementari è meno riuscito nell’articolazione del secondo volume, un solido estruso a base ellittica descritto da una liscia superficie curvata che scorre in verticale: si solleva da terra mostrando la struttura di pilastrini cilindrici a creare un porticato e viene interrotta nella parte alta da un altro scorrimento che mette di nuovo in vista la struttura e un anello completo di vetrate che segnalano la galleria. Il concorso per il Nuovo Teatro Paganini, 1964

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Carlo Aymonino: volumi da percorrere “Un’architettura nuova è necessaria sola là dove altri strumenti - quali il restauro scientifico, il ripristino filologico o il recupero edilizio - non hanno senso operativo e tanto meno solutivo. Il modo che ho seguito è stato sempre quello di far del nuovo intervento occasione di restauro e di recupero delle parti storiche preesistenti, in modo che il progetto nel suo insieme fosse effettivamente completamento del luogo urbano.” La proposta di Aymonino è quella di un progetto che segue delle fasi logiche che partono dallo studio urbano della città preesistente fino alla ricostruzione delle due piazze pubbliche, ovvero Piazza della Pilotta ed il Cortile delle Vasche, ed un teatro che svolge più funzioni, dall’opera alla commedia a spettacoli vari. Il progetto nasce su due allineamenti, Pilotta e Prefettura, nella cui sovrapposizione vi è il teatro, diverse sale ed una pinacoteca. Le aree si sviluppano su differenti altezze in modo da realizzare un percorso continuo tra i vari spazi pubblici, simile a quello ottenuto al pian terreno. I volumi del corpo di fabbrica sono stati pensati strutturalmente e visivamente come elementi “puri”, leggendo facilmente in facciata le successive sovrapposizioni. Aymonino dunque pensa ad un blocco percorribile al pian terreno e che si compatta sui piani superiori e si allinea in altezza con la Pilotta. La proposta venne selezionata insieme a quella di Luigi Pellegrin, che poi vinse il concorso. 38

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38. Schizzo planimetrico, 1964. 39. Pianta del piano terra 1:500. 40. Foto plastico. Il progetto è un volume che si allinea in altezza al Palazzo della Pilotta. 41. Foto plastico. Con il nuovo teatro Aymonino chiude il cortile della Pilotta. Il concorso per il Nuovo Teatro Paganini, 1964

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Gabetti e Isola: il monumento moderno Invitati da Bruno Zevi da tempo loro estimatore, Gabetti e Isola sono posti davanti al problema dell’inserimento del nuovo edificio in un ambiente fortemente caratterizzato dal punto di vista storico, da subito nodo da sciogliere nell’ipotesi della ricostruzione. La proposta avanzata dal duo torinese parte dal tema dellinserimento urbanistico, nel quale rientrano sia il problema della circolazione urbana sia il problema dell’interrelazione tra il nuovo edificio e la circolazione e il problema della riverberazione delle preesistenze sul nuovo inserimento. La soluzione architettonica è dunque dettata dall’esigenza di inscrivere il nuovo teatro nell’architettura aulica della città, ossia nel tipo di edificio pubblico isolato distinto dalla tessitura continua e minuta dell’edilizia privata. Il teatro pensato da Gabetti e Isola è costituito da un volume cilindrico a base ellittica con asse maggiore ortogonale a Strada Garibaldi, raccordato al tessuto edilizio circostante da un basso porticato che corre lungo il perimetro di base e lungo i bordi del lotto. Il riferimento è l’antico anfiteatro romano che grazie al suo volume permette di definire il carattere monumentale dell’intervento. Parliamo di monumento moderno non solo per l’impiego di vetro e acciaio, ma anche per le funzioni previste nell’edificio: un teatro, un grande magazzino, sale giochi e parcheggi, un ristorante ed una sala da ballo. Un edificio quindi aperto tutto il giorno e che soddisfa la cittadinanza in più aspetti. Il riferimento, esplicitato nella relazione dagli stessi architettu a esempi di ‘moderni teatri dell’Europa settentrionale’ ( in particolare per la soluzione a vetri dei grandi foyers) non esaurisce la complessità dei significati depositati nella loro proposta. Nel giugno 1965 la giuria chiede ai concorrenti un ulteriore approfondimento delle soluzioni elaborate, e propone, fra le altre condizioni, il rispetto dei limiti dell’area assegnata. Dunque il progetto di secondo grado presentato dal duo torinese mantiene i criteri che avevano ispirato l’inserimento precedente. La proposta di Gabetti e Isola è stata considerata inattuale rispetto a quella degli altri concorrenti a causa della sua forte componente evocativa, ma rimane comunque un esempio interessante nell’affrontare temi quali l’uso di materiali leggeri come il vetro e l’acciaio inseriti in un ciclo edilizio industrializzato. 42

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IL PROGETTO PER LA PILOTTA La lacuna come occasione di sviluppo

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“Alla base dell’architettura è sempre un problema morale: alla base del nostro mestiere non ci sono doveri. Dalla presa di coscienza dei problemi, e soltanto qui, l’architetto potrà trarre le forme che aderiranno ai modi di vita della sua società. Dalla presa di coscienza dei problemi egli trarrà l’invenzione di nuove forme, che genereranno nuovi modi di vita.” Franco Albini L’intervento si pone come obiettivo quello di essere non solo il completamento della lacuna in senso volumetrico, ma di fatto rinnovare il modo di vivere ed interagire con il Palazzo della Pilotta. L’interazione con l’edificio è il punto chiave di questo progetto, che può avvenire attraverso percorsi, accessi e servizi, e proprio in questo si distingue con la condizione attuale in cui versa questa imponente fabbrica, essenzialmente contemplativa e così poco valorizzata. Insinuarsi nel vuoto lasciato dalle mutilazioni a cui la Pilotta è stata sottoposta è stata la tematica più difficile da affrontare, ma seguendo il naturale percorso del cittadino e dialogando con le necessità museali del palazzo farnesiano si è giunti a diversi punti di sviluppo.

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45 42. Pianta del primo piano fuori terra 1:200. Pennarello nero su lucido. 43. Schizzo prospettico dell’inserimento urbanistico. Pennarello nero su lucido, 1964. 44. Sezione trasversale 1:200. 45. Planimetria generale, primo piano fuori terra 1:500. Pennarello nero su lucido, autunno 1964. Il concorso per il Nuovo Teatro Paganini, 1964

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45. Prospetto a-a’ 1:1000 46. Planimetria Piano Terra 1:1000

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47. Sezione b-b’ 1:1000 48. Planimetria Primo Piano 1:1000

Il progetto per la Pilotta

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46. Il Palazzo della Pilotta con il progetto di ampliamento visti in prospettiva da strada Garibaldi.

I percorsi Il progetto per la Pilotta è uno spazio flessibile che fa parte di un percorso pubblico attraverso l’edicio. Rafforzare l’asse Est/Ovest che collega Strada Garibaldi, e quindi piazza del Duomo di Parma, con il Parco Ducale è fondamentale per evidenziare il ruolo cardine della Pilotta in questo snodo. Dall’incontro con gli altri percorsi, uno da via Bodoni e quello che affianca il Palazzo della Riserva, si è generata la grande piazza coperta che vuole colmare la lacuna accogliendo il monumento a Verdi, elemento preesistente di commemorazione. L’ingresso dal cortile della Pilotta rappresenta un punto di accoglienza ai visitatori del palazzo, mentre più in generale un contenitore di servizi per i lavoratori dell’area. La posizione del progetto è strategica, in quanto permette di ripensare il percorso museale che inizia dallo scalone d’ingresso del Moschino e che finisce al pian terreno in corrispondenza delle scuderie della Pilotta. In questo modo si può rimediare all’attuale problema di circolazione all’interno del vasto piano espositivo dell’edificio farnesiano, il quale comporta una circolazione macchinosa. Guido Canali si è ritrovato a fare i conti con l’impossibilità di usufruire di alcuni ambienti della Pilotta, che non è sbagliato considerare usufruibili in un futuro, data l’importanza ed il valore di ogni singolo spazio dell’edificio, vero e proprio bene comunale. Il progetto si trova ad essere punto d’inizio e di conclusione della visita museale, valore aggiunto per la bellissima Galleria Nazionale, che non viene in nessun modo sconvolta dall’intervento. I due assi, uno nel cortile della Pilotta e l’altro nel cortile del Guazzatoio, sono le vie di accesso e fine del percorso tra le meraviglie artistiche in esso raccolte.

49. Attuale percorso museale penzato da Guido Canali, con le accessibilità dal Piazzale della Pace di Mario Botta. 50. Nuove accessibilità di progetto: il progetto nasce dalla convergenza degli assi di attraversamento, e si ritrova ad essere snodo strategico di inizio e fine percorso museale. il progetto per la Pilotta

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51. Prospetto c - c’ 1:500.

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52. Prospetto d - d’ 1:500. 53. Sezione e - e’ 1:500.

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L’involucro f

L’edificio è costituito da un corpo unico caratterizzato da una grande copertura in sedum che migliora l’impatto visivo e ambientale dell’intervento, in particolare per i visitatori della Galleria Nazionale e dagli edifici di contesto. La maglia strutturale perfettamente ortogonale offre la possibilità di avere un perimetro in facciata molto leggero, costituito da una pelle in vetro - metallo, ovvero pannelli che incorporano un foglio di maglia di rame. Lievi variazioni nella composizione dei pannelli forniscono la biblioteca con una pelle differenziata ma uniforme, sottolineando la forma organica dell’ edificio. La qualità tridimensionale di questa maglia riduce il riflesso e il guadagno solare, fornendo tutte le sfumature dal sole necessarie e garantendo che la vista del parco, arricchito da una maggiore e ricca vegetazione, sia presente in ogni momento. La copertura smentisce la continuità della facciata a causa delle diverse altezze e dei lucernari, uniti al grande vuoto dato dal patio che accoglie il monumento a Giuseppe Verdi.

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1. Ingresso 2. Auditorium 3. Info point/Ticket 4. Cafè 5. Monumento a Verdi 6. Area Relax 7. Playground 8. Workshop Box 9. Exhibition Box 10. Bookshop 11. Uscita Museo 0 4

Il progetto per la Pilotta

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Programma funzionale Il progetto presenta due dimensioni e due letture: una data dai percorsi raccolti dalla pelle trasparente dei pannelli, l’altra invece data dai blocchi funzionali che costituiscono la ricchezza dell’ipotesi di ampliamento della Pilotta, uniti da un’unica copertura. I diversi box al servizio del pubblico sono: l’Audutorium, l’Info Point/Ticket, il Cafè, l’ Exhibition Box, il Workshop Box ed il Bookshop. Il programma funzionale nasce dallo studio delle carenze che attualmente rendono il Palazzo della Pilotta poco efficiente dal punto di vista museale e per quanto riguarda l’accoglienza al visitatore. Il progetto, trovandosi nel punto d’inizio e di conclusione del percorso museale, è un perfetto raccoglitore di servizi aggiunti che migliorano così la qualità dell’intera visita. Ma non solo. Le aree relax e playground, insieme alle altre funzioni, sono al servizio di tutti i cittadini e i lavoratori che numerosi frequentano il centro città. La libertà planimetrica concessa dalla struttura intelaiata con una maglia ortogonale di travi e pilastri molto regolare permette di poter disporre i contenitori di servizi per il cittadino e per il visitatore senza vincoli strutturali. I vincoli sono dati invece dal contesto ed è con esso che bisogna fare i conti. Le scatole funzionali disposte sulla piastra di progetto sono allineate in base a delle tracce date da ciò che le circonda. E’ una sorta di spazio nello spazio, piccoli contenitori di funzioni tutti all’interno di un grande contenitore di molteplici attività e possibilità. Ragionando in questo modo non viene a mancare la possibilità di usufruire dell’area come semplice percorrenza, intuizione già presente nelle ipotesi di Aldo Rossi, Carlo Aymonino e Gabetti e Isola, che nel concorso del ‘64 avevano manifestato la necessità per la Pilotta di continuare ad essere un organismo permeabile, permettendo però ai visitatori la possibilità di usufruire della ricchezza presente nell’area di attraversamento. Un piccolo auditorium, un cafè con piazza esterna, l’info point e biglietteria per i musei del palazzo, i blocchi workshop ed exhibition ed infine il bookshop sono le novità di cui la Pilotta era sprovvista. 54


56. Esplosi assonometrici dei contenitori funzionali. 1d

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1. AUDITORIUM

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2. INFO POINT/TICKET

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1a. Ingresso/Foyer 1b. Dressing Area 1c. Sala Conferenze 1d. Coffee Zone 1e. WC

2b

2a. Ingresso/Foyer 2b. Ticket 2c. Info 2d. Uffici 2e. Sala Riunioni 2f. WC 2g. Archivio

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3. CAFÈ

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4. EXHIBITION BOX

3a. Cucina 3c. WC 3b. Bar 3d. Outdoor Area

5f

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4a. Ingresso/Foyer 4b. Exhibition 4c. Magazzino 4d. WC

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5. WORKSHOP BOX 5e

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5a. Ingresso/Foyer 5b. Reception 5c. Workshop Area 5d. WC 5e. Archivio 5f. Mediateca

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6. BOOKSHOP 6a. Ingresso 6b. Bookshop 6c. WC 6d. Archivio/Magazzino 6e. Piazza della Lettura

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57. Assonometrica dell’area di progetto. 1. Strada Garibaldi 2. Ingresso 3. Strada Bodoni 4. Ingresso Pilotta 5. Uscita dal cortile del Guazzatoio 6. Palazzo dell’Intendenza di Finanza 7. Teatro Regio 8. Ponte Verdi 9. Viale Paolo Toschi 10. Piazza Pilotta 11. Monumento del Partigiano

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Nuove atmosfere Il percorso che collega il Palazzo della Pilotta ai vari percorsi ad esso collegati si arricchisce di possibilità grazie ai nuerosi servizi che il progetto introduce. Il confronto con l’esistente è sempre presente, l’intervento dialoga con il contesto avvicinandosi per mezzo dell’involucro e della copertura sfalzata, fonte di luce naturale e filtro con l’esterno. 58


Il progetto per la Pilotta

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La percezione del luogo non viene meno, il palazzo farnesiano ed il Piazzale della Pace con le sue nuove alberature sono sempre presenti grazie alla pelle in maglia di rame che non maschera l’esterno. Quello che rappresentava un monumento da contemplare diventa uno spazio da attraversare e da vivere grazie alle diverse possibilità che la nuova piazza offre. 60


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