Puglisi Se Villa Adriana muore
La dicitura “V” sta a significare che questo è il quinto elemento di un percorso iniziato qualche anno fa. Nei precedenti lavori, in cui sono stata spesso affiancata da menti speciali, ho cercato di mettere su carta il pensiero e l’occhio maturati grazie alle recenti esperienze. Volevo che fossero collezioni di fotogrammi, estratti di testi che amo, testimonianza di periodi passati in altri posti. Oggi continuo a sfogliarli, di tanto in tanto, e penso sempre che sia un bel modo di fissare dei ricordi, come le canzoni riescono a fare con dei momenti. Dopo: “A public scene - A method to apply the attitude of a theatre as an instrument to analyze the city” Ancona, 2016; ”The In-Between spaces - When the infrastructure meets the man” Karlsruhe, 2016; ”Surfaces, Landscapes, Atmospheres” Lucerne, 2017; ”Augenblick” Fano, 2017; “Se Villa Adriana muore - Una riflessione sulla rovina intesa come un potenziale non esaurito e la scommessa per un suo ritorno in vita” vuole essere la conclusione di un percorso che appartiene all’università, e altresì la base per il tuffo in quello che viene dopo. Ma sempre una scusa per combattere quel verba volant che cancella tutto. Clara Maria Puglisi
V
Se Villa Adriana muore è il racconto di un luogo che di fatto è già morto, ma che forse custodisce ancora il segreto per la sopravvivenza. Nella prima parte è protagonista il “classico” inteso come principio ordinatore e generatore di spazialità. Vengono chiamate in causa le grandi personalità del passato, che esse possano essere davvero un fondamento, qualcuno a cui fare appello, e avere sempre con sé nel momento del bisogno. È come se si cercasse di ricondursi ad una metafisica: quel sostrato che permea la sostanze delle cose. E queste cose arrivano poi, spiegando l’intervento sulla Villa. Accompagnano questa seconda parte del percorso altre personalità, contemporanee per lo più, e che, su questa fresca mente, hanno sortito particolarmente effetto. In lingua tedesca esiste un termine che descrive bene questo pensiero: “Beeindruckend”. Esso ha in sé il verbo “drucken”, ossia spingere, premere, stampare. È più del semplice “colpito”, in italiano. È più di qualcosa di segnante. È questo l’effetto che hanno suscitato. Qualcosa che rimane impresso. Con un atteggiamento ingenuo spesso, presuntuoso a volte, si riflette sulla rovina intesa come un potenziale non esaurito e si scommette su un suo ritorno in vita.
In copertina: fotogrammi di Minerva dal film Le Mépris di Jean-Luc Godard, 1963.