Donne e diamanti nora roberts

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3 Grace era sicura che sarebbe stata una prova durissima. Sapeva che sarebbe stato orribile ed era per questo che si era preparata mentalmente a sostenerla. Tuttavia si era solo illusa di poter sopportare lo spettacolo che si trovò davanti agli occhi quando vide ciò che restava di sua cugina. Non c'era da sorprendersi che i poliziotti l'avessero scambiata per lei. Il viso angelico di cui Melissa andava tanto fiera era completamente rovinato. La morte era stata crudele e aveva fatto scempio dei suoi lineamenti perfetti, ma questo non stupiva Grace. Attraverso la sua frequentazione delle corsie d'ospedale dove più si concentravano le sofferenze umane, aveva imparato che solo di rado la morte era pietosa. «È lei. È mia cugina, Melissa Fontaine.» La sua voce riecheggiò monocorde nell'ambiente freddo, asettico. «Ne è sicura?» «Sicurissima. Frequentavamo la stessa palestra e spesso facevamo la sauna insieme. Conosco il suo corpo altrettanto bene quanto il mio. Ha una piccola voglia scura su un fianco e una cicatrice sotto il piede sinistro. Quando avevamo dodici anni si ferì con un pezzo di vetro sulla spiaggia.» Seth cercò la cicatrice e annuì, confermando il riconoscimento di Grace. «Mi dispiace per sua cugina» mormorò atteggiando il viso a un'espressione formale di cordoglio. «La prego di accettare le mie condoglianze.» «Grazie» rispose Grace seccamente. «E ora, se vuole scusarmi, desidererei uscire di qui.» Detto questo s'incamminò rigidamente verso la porta voltando le spalle al corpo gelido, disteso su un tavolo d'acciaio. Era quasi riuscita ad arrivare all'uscio quando sbandò di colpo, incerta sulle gambe che non la ressero più. Seth si precipitò a sorreggerla, la scortò fino al corridoio e la fece accomodare su una sedia lì vicino. «Non sto per svenire» dichiarò Grace coraggiosamente, lottando contro la nausea e il senso di vertigine. «Come no» borbottò lui scettico. «Sono troppo sofisticata per dare spettacolo facendo una cosa così plebea come perdere i sensi» osservò lei con autoironia. «Noi appartenenti al bel mondo siamo abituati a frequentare nobildonne e mogli di politici, che effetto vuole che ci faccia un cadavere?» scherzò. Ma la sua spavalderia durò poco. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa all'indietro contro il muro, mormorando: «Melissa è morta per causa mia». «In che senso, scusi?» «Se non mi avesse odiato così tanto a quest'ora sarebbe viva e vegeta.» «Vuole spiegarsi meglio?» «Cosa importa? Ormai è morta.» Grace aprì gli occhi ma il suo pallore tradiva ancora il suo sconvolgimento. «Devo chiamare sua madre, cioè mia zia. Devo informarla dell'accaduto.»


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