THE PINK FOREST: Trittico

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MARCO CIACCI

THE PINK FOREST TRITTICO



MARCO CIACCI

THE PINK FOREST TRITTICO



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EVENTO THE PINK FOREST


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EVENTO

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DALL’ISPIRAZIONE ALL’IDEA Tra spazi esterni ho voluto rivalutare anche il giardino all’altezza del primo piano. Oltre a essere uno spazio con così tanta potenzialità da non poter essere dimenticato, ho creduto che qui potesse completarsi la metamorfosi del mio innesto, in foresta. Sono rimasto colpito dall’utilizzo dei tetti da parte del collettivo artistico Post Disaster, luoghi che diventano incontri per azioni collettive ed esposizioni. E allo stesso modo ho pensato di creare uno spazio meno formale che possa ospitare attività differenti, come ad esempio eventi. Per questo motivo l’innesto ora si sviluppa sopra il giardino, sorretto da una serie di pilastri. Tra questi crescono anche piante di bambù che sembrano prendere il posto dei pilastri, come

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l’installazione verde progettata da Michel Desvigne per l’Hangar Bicocca. Ispirato dal design dello spazio verde di Cino Zucchi alla biennale di Venezia, ho messo a disposizione una serie di tavoli che possono creare tavolate a serpentone e ospitare buffet, eventi sociali ed inaugurazioni.

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Cino Zucchi: Padiglione Italia all Biennale di Architettura di Venezia, 2014

Michel Desvigne: Hangar Bicocca, 2016

EVENTO

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VISTA SUPERIORE SCALA 1 : 250

VISTA FRONTALE SCALA 1 : 250

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VISTA ISOMETRICA SCALA LIBERA

VISTA SINISTRA SCALA 1 : 250

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Vegetazione: Tra un palo e l’altro crescono piante di bambù, che vanno a confondersi tra i sostegni della struttura, richiamano l’ispirazione formale dell’intervento e rendono l’ambiente è accogliente e completo.

Innesto: La tettoia del giardino e l’innesto si intersecano e chi si trova sull’impalcatura osserva la scena dall’alto. Può decidere se rimanere osservatore o diventar parte dell’evento.

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Tavoli: Una serie di tavoli per esterni è disposta a serpentone per ospitare un buffet, organizzato per l’inaugurazione della Pink Forest. Gli stessi possono essere riorganizzati per diverse tipologie di eventi.

Sedute: Disposti al perimetro del giardino ci sono sedute e panchine per creare luoghi di riposo e condivisione

EVENTO

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L’EVENTO Certamente il nuovo volto del Pink Pavilion ha bisogno di una inaugurazione per farsi conoscere in città. Perché non sfruttare il nuovissimo spazio in giardino? In una serata evento viene organizzato un buffet per inaugurare la Pink Forest e mettere alla prova per la prima volta i suoi spazi.

Il giardino è una terrazza sopra elevata a livello del primo piano a cui si accede attraverso il nuovo innesto oppure attraverso una scala posteriore. Lo spazio è definito da una leggera struttura di pali che è il prolungamento dell’innesto e sorregge una serie di tendaggi scorrevoli. Tra la foresta di pali bianchi sorgono anche bambù, che accentuano la metafora. Lo spazio è poi gestito con una tavolata a serpentone su cui il buffet è servito e che attraversa e definisce l’intero giardino. Infine delle sedute sono proposte ai lati di questo rettangolo tra sedie e panchine da esterni.

I tavoli possono essere disposti a piacere per andare a creare diverse situazioni

Delle tende scorrono sulla struttura per proteggere dal sole e dal brutto tempo

EVENTO

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MOSTRA THE PINK FOREST


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MOSTRA

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DALL’ISPIRAZIONE ALL’IDEA Avendo liberato gli spazi interni dalle scale avevo la possibilità di sperimentare liberamente con gli interni. Con in mente i progetti e gli studi sulla foresta di Ishigami ho deciso di sorreggere strutturalmente i piani con dei pilastri simili a quelli esterni, lasciando lo spazio interno uno open-space interpretabile a seconda dell’utilizzo. Questi pilastri disposti in modo casuale organico, permettono di rendere lo spazio funzionale e non una sterile stanza bianca. Con questo tipo di intervento qualsiasi tipo di tecnica espositiva può essere applicata: creare stanze, creare percorsi oppure esporre in grandi spazi. Dopo aver studiato la mostra verde prato di Fosbury Architecture, I quali utilizzano

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l’impalcatura come supporto espositivo, ho deciso di intervenire in un modo simile ma rendendo traslucida la superficie espositiva, in modo da poter creare stanze e corridoi. Tendendo delle vele tra questi pilastri si può creare un percorso espositivo in cui il materiale viene presentato su queste vele o su piedistalli. Il visitatore si muove attraverso gli spazi perdendo la concezione dell’orientamento. Entra ed esce dall’edificio attraverso le finestre, spostandosi sui diversi piani. Percorrere questo labirinto espositivo il visitatore ha una percezione dello spazio molto più ampio di quello che è realmente.

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Junya Ishigami: Kanagawa institute of technology campus, 2010

Fosbury Architecture: Verde prato, Verde Fabbrica Natura, 2019

MOSTRA

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VISTA SUPERIORE SCALA 1 : 250

VISTA FRONTALE SCALA 1 : 250

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VISTA ISOMETRICA SCALA LIBERA

VISTA SINISTRA SCALA 1 : 250

MOSTRA

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Vele: Tra i due pilastri inteso un tessuto traslucido bianco, facilmente montabile e rimovibile. Questo dispositivo funge due funzioni. Può essere utilizzato solo come supporto per l’esposizione di materiale dimensionale, oppure anche come divisorio degli ambienti e muro direzionale.

Ingressi: con questo tipo di allestimento le vele fungono da muri divisori e quindi si formano spazi con ingressi. Uscendo e rientrando dall’edificio attraverso le finestre, si attraversano diversi spazi seguendo un percorso espositivo. 24

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Supporti: il materiale esposto può essere disposto su differenti superfici a seconda della natura. Il materiale bidimensionale come fotografie testi e descrizioni vengono facilmente applicati sulle vele divisorie. Al contrario opere solide e tridimensionali vengono appoggiate su cilindri di diverso diametro altezza, che riprendono la struttura portante degli interni.

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LA MOSTRA La Pink Forest fin dall’inizio è stata pensata come un nuovo centro culturale ed espositivo nel centro storico di Bolzano. Per questo motivo gli interni ospiteranno spesso mostre ed esposizioni temporanee.

In modo da soddisfare questa richiesta ma non limitare lo spazio a solo questo tipo di utilizzo, o ho proposto un sistema di organizzazione dello spazio più una organizzazione stessa. Una Serie di pilastri è disposti in modo casuale sorreggono il soffitto della stanza che attraversano in tutta la larghezza verticale. A partire da questi, che rappresentano la base del sistema, muri leggerissimi possono essere intesi da un polo all’altro come si voglia. Questo permette di avere un’ampia potenzialità nella gestione degli spazi. La mostra potrebbe essere suddivisa in più stanze, oppure creare un labirinto espositivo. Non lasciando la stanza bianca, questo sistema lascia carta bianca all’immaginazione del curatore.

Stesso spazio, a seconda della disposizione delle vele può essere composto da due o tre stanze

L’ispirazione per il sistema di tendaggio e di aggancio proviene da un progetto poco noto di Achille Castiglioni del 1986, quando disegno supporti per bandiere e paravento.

Achille Castiglioni: Servento, 1986

MOSTRA

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WORK SHOP

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WORKSHOP

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DALL’ISPIRAZIONE ALL’IDEA Per dimostrare l’eterogeneità degli spazi interni voluto sperimentare con altri tipi di eventi culturali con laboratori workshop. Durante le lezioni abbiamo seguito il lavoro condotto da studio albori assieme ai migranti in Italia. È stato molto affascinante vedere diverse possibilità di dialogo attraverso l’arte il risultato che questo ha portato. Il metodo di studio albori è quello di realizzare un workshop in cui alla fine i lavori realizzati vengono esposti in una mostra collettiva. Partendo da questa modalità ho cominciato a immaginarmi come potrebbe venire un workshop all’interno della ping Forest. Già ripreso da sugli albori, ho reinterpretato il “Mile of String” di Marcel Duchamp che è diventato

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il filo conduttore dell’esperienza. Tendendo questa volta fili tra i pilastri portanti della stanza si possono creare diverse connessioni e relazioni di significato all’interno dello stesso ambiente. Contemporaneamente però ho valutato come questo filo teso possa essere anche il dispositivo espositivo per la mostra conseguente al workshop.

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Marchel Duchamp: Mile of String, 1942

Studio Albori: Exibiting Places, 2012

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VISTA SUPERIORE SCALA 1 : 250

VISTA FRONTALE SCALA 1 : 250

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VISTA ISOMETRICA SCALA LIBERA

VISTA SINISTRA SCALA 1 : 250

WORKSHOP

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Mostra: al centro della stanza, la congiunzione tutti i fili, avviene la mostra finale nella quale i lavori vengono esposti appesi al filo stesso.

Filo: ognuno dei gruppi di lavoro, oltre avere un tavolo di riferimento, anche uno dei pilastri della stanza il quale, con un filo è collegato al centro dell’ambiente dove avverrà la mostra finale.

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Tavoli: una serie di tavoli viene disposta attorno al centro della stanza. Con un po’ di sedie per ogni tavolo si creano gruppi di lavoro.

WORKSHOP

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GLI INTERNI La posizione dei pilastri all’interno della stanza non rispetta un ragionamento ben preciso e schematico, per non rendere lo spazio banale e prevedibile. Al contrario è stata assegnata da un algoritmo, che permette di generare infinite combinazioni di pilastri, tutte casuali. Non solo la composizione

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è casuale ma anche il diametro di ciascun pilastro.Ho scelto questo tipo di soluzione rispetto a una griglia rigida per creare un ambiente unico, dinamico e imprevedibile quanto lo è quello del bosco, popolato da alberi la cui posizione e diametro sono completamente casuali.

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IL WORKSHOP Oltre a eventi e mostre, la Pink Forest è in grado di ospitare eventi più partecipati, come ad esempio dei workshops. In questa comunità lo spazio viene completamente ripensato e i muri temporanei vengono eliminati, lasciando spazio a un unico ambiente molto ampio. In questo avviene il lavoro. Nel workshop che ho deciso di interpretare, l’evento è suddiviso in due fasi: una prima fase di realizzazione è una seconda di esposizione e confronto.

Nella prima fase i partecipanti lavorano in gruppi coerentemente al programma dell’evento. Ognuno di questi gruppi viene assegnato un tavolo che diventerà la loro postazione di lavoro e punto di riferimento. Ma attorno a tutta la stanza ci sono anche dei fili che partono dalla sommità di un pilastro e ne raggiungono un altro. Questi fili in realtà collegano ognuno dei tavoli a un unico palo che si trova nel centro della stanza. In questo modo ogni gruppo è metaforicamente collegato all’altro, nel raggiungimento dello stesso obiettivo, la mostra finale.

Nella seconda fase, invece, i lavori vengono presentati in una modalità collettiva. Dal pilastro centrale, altri fili più bassi sono tesi verso i pilastri più vicini in modo da creare una serie radiale di “stendi”. Nella prima fase i figli proiettavano il gruppo al centro, mentre adesso il filo stesso diventa d’appoggio per esporre il risultato di ciascuno. Ogni lavoro, come fosse un panno steso, viene raccolto in questa piccola esposizione all’interno stesso del laboratorio, concludendo l’esperienza del workshop.

WORKSHOP

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MOSTRA

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Booklet: 2/2 Student: Marco Ciacci Lecturers: Roberto Gigliotti, Nina Bassoli Course topic: Interior and Exhibit Design Course: BA Practice Based Course Year: 2021, summer semester


Sul lungotalvera di Bolzano si trova un edificio dalla forma semplice ma dal colore particolare. É rosa. A prima vista sembra essere disabitato ma non lo sarà ancora per molto… l’abbiamo soprannominato Pink Pavilion. Dopo averne studiato per quattro mesi la forma, i difetti e le sue potenzialità, ho progettato un innesto architettonico all’esterno e ripensato gli interni per poter ospitare un centro culturale e uno spazio espositivo.

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