Tcleb FotoMagazine Vol.7

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Settembre 2018 Vol. 7 Free

Tcleb

FotoMagazine


Editore

Christian Temporiti

Fotografi

Stefano Potesta’ Walter Franco

Main Partner

TIENNElab

Foto Copertina

Walter Franco

Per Sponsor , Collaborazioni, Idee tnlab24@gmail.com


Contenuti Settembre 2018 Vol. 7

Tcleb

A Proposito di ……. FotoWorldNews – Notizie dal Mondo I Grandi

Eugenia Arbugaeva Philippe Halsman

Esposizioni - Mostre - Concorsi Ospiti

Stefano Potesta’ Walter Franco

From The Group

#TempoFotoClub

„La confidenza è la quintessenza della speranza.“ (Giuseppe Allamano)


Quintessenza - Etere

L'etere sinonimo di Quintessenza era un elemento che secondo Aristotele si andava a sommare agli altri quattro giĂ noti: il fuoco , l'acqua, la terra, l'aria. Oggetto di indagine spirituale da parte di diverse tradizioni filosofiche ed esoteriche, l'etere sarebbe secondo gli alchimisti il composto principale della pietra filosofale. Aristotele ne diede una trattazione sistematica, rimasta prevalente in Occidente, sostenendo che l'etere costituiva l'essenza del mondo celeste, e distinguendolo cosĂŹ dalle quattro essenze (o elementi) di cui riteneva composto il mondo terrestre. Egli riteneva che l'etere fosse eterno, immutabile, senza peso e trasparente; proprio per l'eternitĂ e staticitĂ dell'etere, il cosmo era un luogo immutabile, o quantomeno soggetto a mutamenti regolari, in contrapposizione alla Terra, luogo di continuo cambiamento.


«La terra vera e propria, la terra pura si libra nel cielo limpido, dove son gli astri, in quella parte chiamata etere da coloro che sogliono discutere di queste questioni; ciò che confluisce continuamente nelle cavità terrestri non è che un suo sedimento. Noi che viviamo in queste fosse non ce ne accorgiamo e crediamo di essere alti sulla terra, come uno che stando in fondo al mare credesse di essere alla superficie e vedendo il sole e le altre stelle attraverso l'acqua, scambiasse il mare per il cielo» (Platone, Fedone, LVIII)

In seguito la natura dell'etere continuò a essere discussa da stoici neoplatonici, filosofi islamici, e quindi dagli scolastici medioevali, che in opposizione al meccanicismo democriteo, il quale ammetteva l'esistenza del vuoto, lo intendevano come il mezzo universale che riempiva lo spazio, attraverso cui tutto si propagava, e tutto connetteva in unità. Per la sua caratteristica di essere «forza vitale conservatrice del ricordo delle forme», o «memoria biologica» l'etere era ritenuto l'elemento costitutivo dell'Anima del Mondo, che nel sistema filosofico di Plotino rappresentava l'ipostasi preposta alla generazione della vita, subordinata all'Intelletto il quale invece era la sede superiore delle Idee e dei modelli a cui sottostavano le forme viventi


Analoghi concetti vennero espressi in età rinascimentale da Luca Pacioli, neoplatonico del XVI secolo, per il quale l'etere coinvolge anche le strutture matematiche e geometriche dell'universo: secondo il Pacioli, che si rifaceva in tal modo a Platone, il cielo, ossia il quinto elemento, aveva la forma di un dodecaedro, struttura perfetta secondo lo studioso.«Successivamente gli alchimisti medievali indicarono con l'etere o quintessenza la forza vitale dei corpi, una sorta di elisir di lunga vita. Quella cosa che muta i metalli in oro possiede altre virtù straordinarie: come, ad esempio, conservare la salute umana integra sino alla morte e di non lasciar passare la morte (se non dopo due o trecento anni). Anzi, chi la sapesse usare potrebbe rendersi immortale. Questo lapis non è certamente nient'altro che seme di vita, gheriglio e quintessenza dell'intero universo, da cui gli animali, le piante, i metalli e gli stessi elementi traggono sostanza.» Almeno fino al XVII secolo, le proprietà alchemiche dell'etere furono oggetto di studio anche ai fini della ricerca della pietra filosofale, per produrre la quale era necessaria la disponibilità del grande Agente universale, cioè la stessa Anima del mondo, altrimenti detta «Azoto», acronimo cabalistico che indicava appunto l'Etere divino di cui ogni elemento della realtà si riteneva fosse permeato: il lapis philosophorum, analogamente detto «quintessenza», sarebbe risultato dalla sintesi di due realtà contrapposte, quali il mercurio, associato all'aspetto passivo dell'etere, e lo zolfo, associato al lato attivo e solare dell'intelletto. Per il fatto che in ambito chimico la quintessenza fosse ritenuta un elisir ottenuto dalla quinta distillazione degli elementi, il termine «quintessenza» ha anche assunto un significato più ampio, quello di caratteristica fondamentale di una sostanza o, più in generale, di una branca del sapere.


A Proposito di …….

Dalle prime camere oscure fino alla metà dell'Ottocento, l'otturatore era realizzato da un semplice tappo con cui il fotografo copriva l'obiettivo e che utilizzava per regolare il tempo di esposizione, in genere nell'ordine di alcuni minuti. Il progresso dei materiali sensibili richiese tempi di esposizione sempre più ridotti e si rese quindi necessario un sistema più raffinato per gestire lo scatto. A questa esigenza William England rispose progettando nel 1861 il primo otturatore sul piano focale, montato poi nel 1883 sulla Goerz Anschutz. Questo otturatore era costituito da una tendina di stoffa che formava una fessura per la luce e che poteva raggiungere il tempo di 1/1000 di secondo. Nel 1878 Eadweard Muybridge riuscì a catturare su pellicola 12 fotogrammi raffiguranti il galoppo di un cavallo. A tale scopo utilizzò una batteria di apparecchi fotografici. Il passaggio del cavallo spezzava dei fili metallici che azionavano le elettrocalamite collegate agli otturatori delle fotocamere. Gli otturatori erano due lastre di cartone che scorrevano davanti l'obiettivo, temporizzate da un meccanismo a orologeria che, secondo Muybridge, permettevano un tempo di 1/2000 di secondo. Nel 1902 fu progettato il sistema Compound, utilizzato poi nel 1912 con il nome di Compur. ( More)


FotoWorldNews

Ogni due minuti scattiamo più foto di quante ne facesse l’intera umanità nel 1800. Si stima che siano state scattate solo poche milioni di foto negli anni 80, prima che la fotocamere fossero introdotte commercialmente. Nel 1999, nel picco dell’industria cinematografica, Kodak ha riferito che la gente ha scattato circa 80 miliardi di foto. Al giorno d’oggi è molto difficile stimare quante foto vengono scattate ogni anno, ma ci sono alcune statistiche per il 2015. Secondo Benedict Evans , le persone condividono 730 miliardi di foto all’anno su Facebook, 255 miliardi su WhatsApp e circa 22 miliardi su Instagram. Senza tra l’altro contare Snapchat, iMessage di Apple, WeChat, Telegram ed altre applicazioni di messaggistica e condivisione di foto. Possiamo solo stimare che si arriverà a scattare almeno circa 3 bilioni di foto ogni anno.

Immagine GeekWire


FotoWorldNews

Il lato sinistro dei nostri volti appare migliore rispetto al lato destro. Se questa situazione ti sembra familiare e stai cercando di comprenderne il perché , smetti di pensarci. Lo studio di Kelsey Blackburn e James Schirillo della Wake Forest University ha dimostrato che il lato sinistro dei nostri volti è percepito come più attraente del lato destro. La ricerca suggerisce che il lato Immagine GeekWire sinistro del nostro viso tende ad esibire una maggiore intensità di emozioni, che gli osservatori trovano più esteticamente gradevoli.

Immagine MakeupAndBeauty


FotoWorldNews

La fotografia più vista nella storia è lo sfondo predefinito di Windows XP chiamato “Bliss”. Fu scattata nel 1996 (anni prima che Windows XP venisse lanciato) nella contea di Sonoma, in California, da un fotografo americano chiamato Charles O’Rear. Ha scattato la foto su pellicola con una fotocamera di medio formato. Sebbene molti sostengano che la foto sia stata manipolata digitalmente, O’Rear sostiene che non lo è mai stata. In questo momento il paesaggio sembra diverso: sono state piantate delle viti sulla collina, rendendo impossibile la duplicazione di questa foto. Immagine MakeupAndBeauty

Immagine Microsoft


Evgenia Arbugaeva

Evgenia Arbugaeva e ' una giovane fotografa russa, nata a Tiksi, un piccola cittadina sull' Oceano Artico Nel 2009 si e' diplomata la Internationl Center of Photography di New York. Da allora lavora come freelance, viaggiando fra New York e la Russia. Ha vinto numerosi premi, fra cui il Leica Oskar Barnack Award al Rencontres International de la Photographie festival in Arles, Francia. I suoi progetti fotografici sono stati esibiti in tutto il mondo, e le sue foto sono state pubblicate sul National Geographic, su Le Monde ed altre prestigiose riviste. Il suo ultimo progetto fotografico, che ha riscosso successo su scala internazionale, e' un progetto fotografico su un metereologo che vive in completa solitudine in una stazione del Polo Nord. Vyacheslav Korotki e' un uomo che vive in assoluta solitudine. Di lavoro fa il trainedpolyarnik, il metereologo del Polo Nord. Negli ultimi 30 anni ha vissuto su una nave Russa e , piu' recentemente lo stato lo ha mandato nella stazione metereologica di Khodovarikhas, dove misura temperature, venti e nevicate. La stazione e' situata sall'estremita' di una penisola circondata dal mare di Barents. Il villaggio piu' vicino e' ad un'ora di elicottero.La moglie vive lontano, ad Arkhangelsk, ma Korokty va a trovarla di rado. Gli danno fastidio il rumore ed il traffico delle citta'.




Korokty ha 63 anni, e quando ha cominciato a fare questo lavoro era un romantico entusiasta, innamorato dei grandi spazi e delle condizioni meterologiche dell'Artico. Nell' unione sovietica della sua gioventu', i Polyarniki ( uomini del polo), erano considerati come degli astronauti, esploratori per conto del Soviet. MA adesso, sono sempre meno. Chi vuole piu' vivere in questo modo? Evgenia Arbugaeva ha trascorso due lunghi periodi con Korokty. " Il mondo delle citta' gli e' completamente alieno, semplicemnte non lo accetta", racconta la fotografa russa. " Sono venuta con l' idea di di incontrare un eremita che che fuggge dal mondo per qualche grosso dramma personale, ma non era cosi'. Lui non si sente solo per niente. Ogni tanto e' come se sparisse nella tundra, nelle tempeste di neve. Non ha un senso di se' come la maggior parte delle persone. E' come se lui si identificasse con il vento e con il clima di questi posti."


Philippe Halsman

Philippe Halsman ha iniziato la sua carriera fotografica a Parigi. Nel 1934 aprì uno studio di ritratti a Montparnasse, dove fotografò molti noti artisti e scrittori - tra cui André Gide, Marc Chagall, Le Corbusier e André Malraux, usando un'innovativa fotocamera reflex a doppia lente che progettò da sé. Parte del grande esodo di artisti e intellettuali che fuggirono dai nazisti, Halsman arrivò negli Stati Uniti con la sua giovane famiglia nel 1940, avendo ottenuto un visto di emergenza attraverso l'intervento di Albert Einstein.


La prolifica carriera di Halsman in America nei successivi 30 anni includeva reportage e copertine per tutte le maggiori riviste americane. Questi incarichi lo hanno portato faccia a faccia con molti degli statisti, scienziati, artisti e animatori leader del secolo. I suoi ritratti incisivi sono apparsi su 101 cover per la rivista LIFE, un record che nessun altro fotografo potrebbe eguagliare. Parte del successo di Halsman è stata la sua gioia di vivere e la sua immaginazione, unite alla sua abilità tecnologica. Nel 1945 fu eletto primo presidente dell'American Society of Magazine Photographers (ASMP), dove guidò la lotta per proteggere i diritti creativi e professionali dei fotografi. Nel 1958 i colleghi di Halsman lo nominarono uno dei dieci migliori fotografi del mondo. Dal 1971 al 1976 ha tenuto un seminario presso la New School intitolato "Psychological Portraiture". Halsman ha iniziato una collaborazione trentasettenne con Salvador Dalì nel 1941, che ha portato a un flusso di insolite "fotografie di idee", tra cui "Dali Atomicus" e la serie "Dali's Moustache". Nei primi anni '50, Halsman iniziò a chiedere ai suoi soggetti di saltare per la sua macchina fotografica alla fine di ogni seduta. Queste immagini unicamente spiritose ed energiche sono diventate una parte importante del suo patrimonio fotografico. Scrivendo nel 1972, Halsman ha parlato del suo fascino per il volto umano……..



“ Ogni volto che vedo sembra nascondersi , a volte

fugacemente per rivelare, il mistero di un altro essere umano. Catturare questa rivelazione e’ diventato l’obiettivo e la passione della mia vita”


Esposizioni - Mostre – Concorsi

Sony World Photography Awards 2018 Dal 14 settembre al 28 ottobre si potranno ammirare nella splendida cornice della Villa Reale di Monza, le fotografie vincitrici del più grande concorso fotografico al mondo. “Le sale del Secondo Piano Nobile, tra le quali si snoda il percorso espositivo, sono le quinte più preziose e scenografiche per valorizzare il contenuto degli scatti fotografici, che spaziano tra generi e tematiche diverse: dall’architettura ai paesaggi, dalla street photography agli animali selvatici, dai ritratti ai viaggi - si legge ancora nella presentazione - Una galleria di 226 immagini che documentano eventi culturali e politici internazionali, raccontano storie di luoghi e persone da ogni parte del mondo, interpretano soggetti legati alla vita di tutti i giorni”. ( More)


Esposizioni - Mostre – Concorsi

WILLY RONIS FOTOGRAFIE 1934-1998 Dal 6 settembre 2018 al 6 gennaio 2019, la Casa dei Tre Oci di Venezia rende omaggio al grande fotografo francese Willy Ronis (1910-2009). La mostra, la più completa retrospettiva del grande fotografo francese in Italia, presenta 120 immagini vintage, tra cui una decina inedite dedicate a Venezia, e documenti, libri e lettere mai esposti prima d’ora. L’esposizione, curata da Matthieu Rivallin, coprodotta dal Jeu de Paume di Parigi e dalla Médiathèque de l’architecture et du patrimoine, Ministry of culture – France, con la partecipazione della Fondazione di Venezia, organizzata da Civita Tre Venezie, presenta 120 immagini vintage, tra cui una decina inedite dedicate a Venezia, in grado di ripercorre l’intera carriera di uno dei maggiori interpreti della fotografia del Novecento e protagonista della corrente umanista francese, insieme a maestri quali Brassaï, Gilles Caron, Henri Cartier-Bresson, Raymond Depardon, Robert Doisneau, Izis, André Kertész, Jacques-Henri Lartigue e Marc Riboud….. ( More)


Esposizioni - Mostre – Concorsi

Elliott Erwitt: 70 iconici scatti in mostra a Pavia Uno dei grandi maestri della fotografia mondiale compie 90 anni. E dal 13 ottobre 2018 al 27 gennaio 2019 Pavia lo celebra con un'importante mostra alle Scuderie del Castello Visconteo E Pavia, per l'occasione, lo celebra con un'esposizione che raccoglie settanta dei suoi scatti piĂš famosi, in grado di offrire al visitatore uno spaccato della storia e del costume del Novecento visti attraverso la tipica ironia di Erwitt, pervasa da una vena surreale e romantica. (More)


Stefano Potesta’

Nella Fotografia cerco di raccontare storie , di iniziare e concludere un piccolo racconto. Il genere fotografico che preferisco e’ la Street , ultimamente pero’ mi sto concentrando su sequenze fotografiche . Da sempre ispirato ai Maestri della fotografia Duane Michals, Martin Parr e Alex Webb.

Espositore a #TempoFotoContest2018 (Milano)

Stefano Potesta’ Photography


#onda Punta Secca (RG). Libertà nel mio mare in una sera di mezza estate #Maryline Ginevra. Un incrocio di sguardi e soggetti. Mi sento presente in questo scatto, il settimo soggetto #PaneQuotidiano Milano. Osvaldo, non arriva a fine mese con la sua pensione, si fa aiutare con dignità e un meraviglioso rispetto per gli altri. Un’anima buona #FuoriOnda Milano. Un arcobaleno che cade sull’antenna RAI fra un sole brillante e un fondo di nuvole inquietanti




La sequenza Things are Queer è liberamente e decisamente ispirata dall’analogo progetto del maestro Duane Michals. Ho voluto replicare l’opera personalizzandola attratto dalla forza del progetto rappresentata dal fatto che ciò che sembra reale viene sempre contraddetto dalla fotografia successiva fino a mettere in discussione la dimensione, lo spazio e la capacità di capire cosa è vero o cosa non lo è. Un progetto nato da una mente geniale che va oltre gli scatti, oltre il canonico significato di una immagine o una serie di immagini e persino del classico racconto fotografico. Sequenza 1 presenza-assenza “Things are Queer” ecco la mia interpretazione di una situazione grottesca e surreale in uno stano circolo vizioso.





Sequenza 2: libertĂ la libertĂ in sequenza, un ritratto abbandonato che si libera della sua prigione




Walter Franco

Per me la Fotografia e’ un hobby , una passione che ho avuto sempre dentro ma solo negli ultimi anni si e’ fatta sempre piu’ sentire ed ho iniziato a dedicarmi maggiormente ad essa . Fotografare per me vuol dire immortalare un momento o semplicemente tenere traccia di qualcosa che ci sta’ a cuore .

Amo viaggiare e uso la fotografia come contenitore di situazioni e ricordi, ultimamente dopo aver fatto il mio primo corso di fotografia base mi si è aperto un mondo intorno , e’ cresciuta in me la curiosità di provare altri generi fotografici e grazie anche a grandi fotografi come Steve McCurry mi sto avvicinando a nuovi generi come la “street” , cogliere l'attimo e immortalare la spontaneità delle persone mi affascina. Viaggiatore ed amante della natura mi concentro sopratutto su scatti naturalistici , in futuro mi dedichero’ a fotografare un’ altra mia passione la “vita “subacquea.

Terzo Classificato ( pari merito) al #TempoFotoContest2018 Milano

Walter Franco Photography




Un viaggio che mi è rimasto particolarmente a cuore è quello in Marocco che ho fatto ad aprile di questo anno, è stato un viaggio di gruppo organizzato da una signora diventata ben presto mia amica Lisa che gestisce una agenzia viaggi. E' stato un viaggio con persone che non conoscevo, (tranne una mia amica), e che ho conosciuto solo in aeroporto, non sono nuovo a viaggi del genere. Partiti dall'aeroporto di Bergamo siamo atterrati a Fez, unna bellissima città murata che mi ha colpito molto sopratutto per la sua Medina piena di stradine, negozi che vedono di tutto da tappeti berberi a abbigliamento. Molto belle e conosciute solo le loro concerie, il profumo non è dei migliori ma colori e l'atmosfera mi hanno colpito. Lasciata Fez ci siano diretti a Chefchaouen, detta la “perla blu del marocco”, perchè caratterizzata da tutte queste casette di colore blu ( tendente all'azzurro ). Dopo aver visitato anche , Meknes, Ifrane, Azrou ,ci siamo addentrati nel deserto nei pressi di Merzouga passando una notte in un accampamento berbero, è stata un'emozione unica arrivare all'accampamento al tramonto, trascorrere la notte nelle loro tende dopo aver ballato e suonato i loro canti. L'indomani svegli per vedere l'alba e poi iniziare lo spostamento verso Marrakech, passando per le gole del todra dove abbiamo anche assaporato l'aria di neve per poi passare per Ourzarzate famosa per gli studi cinematografici dove sono state girate scene di film importanti come il gladiatore. Infine il viaggio si conclude nella bellissima ma forse per me troppo turistica Marrakech.

Conceria Chouara Fez


Fez By Nigth

Montagne dell ‘alto Atlante


Marrakech


Marrakech


Marrakech


Noi


F r o m

t h e

G r o u p


Joyjit Sengupta


Gunars Grinbergs

Antonietta Angelicchio Monika Berlakovich

Tatyana Eremenko


Andy Lau

Safak Yavuz

Sosaku Fujimoto


Shounchom Kamsuwon

UrbanRelics


RaffaeleDiMartino


Daniel Maier

UttamSinha


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