Tcleb FotoMagazine Gennaio 2019 Vol.11

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Gennaio 2019 Vol. 11 Free

Tcleb FotoMagazine


Editore

Christian Temporiti

Fotografi

Oscar Liu Silvia Poggiali ChrisTempo

Copertina ChrisTempo Main Partner TIENNElab Per Sponsor – Collaborazioni , Idee tnlab24@gmail.com


Contenuti Gennaio 2019 Vol. 11

A Proposito di ……. FotoWorldNews – Notizie dal Mondo I Viaggi

Praga

I Grandi

Alexander Yakovlev James Natchwey

Esposizioni – Mostre – Concorsi Ospiti

Oscar Liu Silvia Poggiali

Tcleb


Pittura Impressionista e Fotografia Il rapporto così stretto e intenso tra la pittura impressionista e la fotografia è imprescindibile: oltre a svilupparsi nello stesso periodo, uno dei più innovativi e creativi nella storia della cultura, queste due arti si caratterizzavano per il medesimo interesse primario, ovvero il trattamento della luce nella creazione di immagini.

Nel suo seminario presso la Terza Università di Roma, Patrizia Genovesi ha regalato una vera e propria lezione di storia dell’arte dall’approccio insieme rigoroso e innovativo. Nota fotografa e formatrice nel campo delle arti visive, Genovesi sfrutta la sua vasta cultura artistica e tecnica per mettere in relazione fenomeni e concetti in apparenza lontani, creando collegamenti sorprendenti. E’ il caso del rapporto tra la pittura impressionista e la fotografia: due arti con un grandissimo debito l’una verso l’altra.


Genovesi parte dalla teoria del colore. L’impressionismo si sviluppa in Francia nella seconda metà del XIX secolo sulle teorie di Goethe, Schopenhauer e soprattutto Chevreuil. Eredi delle esperienze di grandi maestri come Michelangelo, Tiziano, El Greco, Caravaggio, Rembrandt, ma anche della sperimentazione dei britannici Constable e Turner, più vicini nel tempo, gli impressionisti furono straordinari innovatori capaci di usare il colore in un modo rivoluzionario, che valorizzava la luce con una potenza sconosciuta. Questi pittori estraevano dalla tavolozza i colori “puri”, o saturi. Questi hanno la massima brillantezza: riflettono esclusivamente le radiazioni luminose del loro colore e assorbono totalmente le altre; i miscugli, al contrario, assorbono le diverse radiazioni in misure diverse, risultando in sfumature più smorte. Nella loro arte, i toni chiari contrastavano con le ombre complementari, gli alberi prendevano tinte insolite, come l’azzurro; il nero veniva quasi escluso in favore delle sfumature del blu più scuro o del marrone. Ogni cosa, perfino la neve e l’aria, aveva un colore. Quello tipico delle ombre era il violetto, complementare del giallo nella luce solare.


Gli impressionisti impararono a sfruttare l’attitudine dell’occhio umano a decodificare le immagini utilizzando i dati dell’esperienza, associando e percependo colori anche dove non ci sono. Essi dissolsero le macchie cromatiche in punti di colore puro, sostenendo che i colori dovevano mescolarsi solo nell’occhio dell’osservatore. Grazie ad una sperimentazione infaticabile e ad un continuo confronto tra le diverse esperienze, essi impararono ad utilizzare colori “puri” organizzandoli in linee, macchie, puntini, lasciando all’occhio dello spettatore il compito di creare le tinte intermedie; in questo modo massimizzarono la brillantezza dei colori senza perdere nulla della fedeltà dell’immagine. La fotografia, nuovo miracolo della tecnica creato all’incirca negli stessi anni, non poteva che attrarre spiriti così attenti all’innovazione nel trattamento della luce. Genovesi ha documentato l’utilizzo di fotografie come modelli da parte di pittori come Gauguin, Cézanne, Toulouse-Lautrec, Degas, Van Gogh. Ed è interessante notare che mentre i pittori impressionisti venivano derisi e sbeffeggiati dalla critica, la loro prima esposizione ufficiale fu allestita, nel 1874, proprio nello studio di un fotografo, il ritrattista Félix Nadar. La fotografia si proponeva agli impressionisti come uno strumento efficacissimo per studiare, innanzitutto, la composizione delle scene. La capacità della fotografia di “fermare” le scene da ritrarre era un elemento di grande importanza per artisti che dipingevano quasi sempre all’aperto e che quindi erano condizionati dal cambiamento continuo delle condizioni di luce. Inoltre la fotografia (inizialmente solo in bianco e nero) forniva al pittore una grandissima quantità di informazioni sul comportamento della luce nel passaggio da una tonalità all’altra e sulla reale intensità luminosa delle diverse colorazioni, che spesso ingannano l’occhio. Ad esempio il sole dipinto da Monet nel famoso “Impressioni all’alba”, che sembra saltare fuori dalla tela con il suo rosso fuoco, se “virato” in bianco e nero dimostra invece di possedere una luminosità non superiore a quella delle grigie nubi circostanti. Sul fronte opposto operavano fotografi straordinari, come Stiegliz, Arning, Misonne, Proessdorf, Perscheid, Job, Hudson White, Kaesebier. Impegnati nello sviluppo dei canoni di un’arte integralmente nuova, essi si ispirarono alla pittura impressionista per definire le inquadrature e le modalità di composizione delle immagini. Genovesi ha mostrato un campionario di immagini tanto straordinarie quanto poco note, in cui l’influsso della pittura impressionista è così evidente che si fatica a capire se siamo di fronte ad un quadro o ad una fotografia.


Questa confusione dell’occhio raggiunse il suo apice quando nel 1907 i fratelli Lumière, recenti inventori del cinema, svilupparono l’autocromia, una tecnica che consentiva di creare immagini a colori applicando un “filtro” a base di fecola di patate su un materiale fotosensibile. Fotografi come Lartigue, Personnaz, Kuehnutilizzarono questa tecnica per produrre immagini di grandissima qualità, capaci di rivaleggiare con quelle dei pittori a loro contemporanei (e certamente con quelle di moltissimi fotografi di oggi). A ben pensarci il rapporto così stretto e intenso tra la pittura impressionista e la fotografia non dovrebbe sorprendere: oltre a svilupparsi nello stesso periodo, uno dei più innovativi e creativi nella storia della cultura, queste due arti si caratterizzavano per il medesimo interesse primario, ovvero il trattamento della luce nella creazione di immagini. Purtroppo invece siamo vittime di un metodo di studio costruito per categorie chiuse e tra loro separate, al quale dovremmo ribellarci perché è falso e ci impedisce di cogliere la dinamica con cui la cultura evolve. L’arte, così come la scienza, si sviluppa nel confronto, grazie ad intelligenze capaci di valorizzare stimoli provenienti da tutti i mondi di creatività disponibili. Quando si incontra qualcuno in grado di proporre un metodo di studio che scardina queste distinzioni artificiose possono nascere momenti di vera cultura.

Articolo di Sara Riga Da sempre appassionata di Arte e Cultura Contemporanea , si e’ laureata alla Facolta di Lettere e Filisofia di Firenze . Scrive ,viaggia,legge,ascolta musica e tiene gli occhi aperti su tutto cio’ che la circonda .


FotoWorldNews

La stagione della balena In Alaska nella regione del North Slope, la cultura dei nativi Inupiat ruota attorno alle balene. Ogni primavera, uomini e donne passano settimane sul tuvaq - il ghiaccio vicino all’acqua - in attesa delle balene della Groenlandia che dal Mare di Bering migrano a nord verso l’Artide canadese. Appena ne viene avvistata una, una squadra spinge in acqua un umiak, la tipica imbarcazione locale. In genere c’è una sola possibilità di arpionare la balena. Se la caccia ha successo, ogni abitante del villaggio riceverà una parte della carne. Questa storica continuità culturale ha affascinato il fotografo Kiliii Yüyan, un discendente dei cacciatori e pescatori hezhen (Nanai in russo) della Cina settentrionale e della Siberia sudorientale. Le storie che dipingono le comunità indigene come degradate o indigenti mancano di complessità, dice Yüyan. «Devi stare con loro per vedere la loro grande speranza e la loro gioia».Yüyan ha vissuto per dieci mesi nell’arco di cinque anni tra gli Inupiat di Utqiagvik, accampandosi anche lui sulla banchisa per avvistare le balene e offrendosi spesso come volontario per il turno di notte. Ha imparato che quel silenzio può rompersi in un attimo: quando arriva una balena l’osservatore grida, esortando l’equipaggio a lanciarsi all’inseguimento. «Quando sono vicine si sente, eccome», dice Yüyan. «Cantano. È come un musical» (…)


FotoWorldNews

Le super tecnologie al servizio dei servizi (segreti e non solo) Robot spia volanti grandi come colibrĂŹ, missili ultraveloci in grado di raggiungere ogni punto del pianeta in una manciata di minuti, sistemi audio-video capaci di captare ogni mossa del nemico da chilometri di distanza e centri di elaborazione dati cosĂŹ grandi ed evoluti da far impallidire Google: sono le nuove armi supertecnologiche sviluppate nei laboratori del Pentagono.

Li abbiamo visti per la prima volta in TV qualche anno fa, durante operazioni militari in Medio Oriente: sono i droni, arruolati ormai stabilmente dalle forze armate di molti paesi. Defnirli semplicemente "robot" sembra riduttivo: si tratta di sofsticatissime macchine volanti telecomandate, in grado di svolgere missioni di ricognizione e sorveglianza, di pattugliare i cieli delle no-fly-zone per intercettare velivoli non autorizzati, di sorvolare miglia e miglia di mare per cercare i passeggeri di una barca in difcoltl o addentrarsi tra le montagne piÚ inaccessibili alla ricerca di dispersi. Sono equipaggiati con telecamere, macchine fotografche ad altissima risoluzione e sistemi di comunicazione e navigazione di ogni tipo: alcuni modelli possono essere programmati su rotte specifche e volare a destinazione in completa autonomia. In alternativa, le tecnologie di comunicazione via satellite fanno si che questi apparecchi possano essere pilotati controllati da operatori distanti migliaia di chilometri dalla zona di operazioni. Non mancano purtroppo utilizzi meno pacifci di queste sofsticate macchine, che possono essere armate ed (‌..)


FotoWorldNews

Predatori del microcosmo

Una serie di foto spettacolari dei piccoli cacciatori svela un mondo di aggressività e ferocia. Anche il mondo dei piccoli animali contiene molti efcienti e pericolosi predatori: una serie di sorprendenti fotografe ritrae insetti, ragni, piccoli rettili e anfii che, per sopravvivere in amiienti molto competitivi, hanno messo a punto strategie di attacco, difesa e cooperazione molto varie e spesso piÚ sorprendenti di quelle dei grandi predatori. (‌.)


Praga “rapporto”

fotografico di un breve viaggio

Ricordo la mia prima volta a Praga , una delle citta’ piu’ belle d’Europa , centro culturale e turistico di fama mondiale. Situata sul fiume Moldava (Vltava), era la primavera del 1995 sono passati molti anni da quel giorno , ricordo una Citta’ con piazze e locali stracolmi di persone , dove l’ immenso fiume sembrava la dominasse in tutte le ore del giorno e della notte . Un giorno di Novembre del 2018 pero’ insieme a mio figlio Nicholas decidemmo di dedicare qualche giorno pre-Natalizio nel visitare una capitale Europea , anche lui come me , ama viaggiare e da ormai qualche anno abbiamo abbandonato la routine delle feste “ siediti per ore e mangia “ . passandole a visitare Citta’ Italiane ed Europee assorbendo tutto cio’ che luci , suoni , immagini , mercatini e calore di questo periodo solo le grandi Citta’ possono trasmettere . Partenza 21 Dicembre….


Non vi raccontero’ questo viaggio in modo dettagliato mi limitero’ a mostrarvelo con qualche scatto proprio perche’ non sono il primo e nemmeno l’ ultimo che ha visitato e che visitera’ questa Citta’ , pero’ credetemi a Natale e’ uno spettacolo imperdibile !!!!


Tra le principali attrazioni turistiche trovate: Staré Město, alcuni luoghi legati a Franz Kafka, Malá Strana, Hradčany con il Castello di Praga, il Vicolo d'Oro (la leggenda vuole che in queste casette sghembe abbiano lavorato gli alchimisti incaricati da Rodolfo II della ricerca della Pietra Filosofale) e la Cattedrale di San Vito (dove sono conservate le reliquie più importanti della Chiesa cattolica boema: quelle dei santi Vito, Venceslao, Adalberto, Sigismondo e Giovanni Nepomuceno, patrono della Boemia), il Ponte Carlo (Karlův most; il gotico ponte Carlo è uno dei più importanti monumenti dell'architettura medievale in Boemia), il Muro di Lennon, il vecchio cimitero ebraico e il quartiere di Nové Město con il suo municipio, Novoměstská radnice.



“Praga non e’ una Citta’ lineare come NewYork , ne’si espande come Parigi in cerchi concentrici. In molte sue parti e’ simile ad un labirinto,tanto da aver ispirato con questa immagine Topica Letteratura e Poesia “ (Richard Burton)


Il nostro giro turistico, molto molto blando ( volevamo goderci la Citta’ senza orari e orologi ) e’ stato affiancato da temperature che mai avremmo pensato di trovare in quel periodo , mediamente 6/8 gradi durante il giorno e qualche pioggerellina semiinvisibile alla vigilia di Natale , senza farci mancare qualche serata in locali con musica e spettacoli a tema , divertentissima una Taverna Medievale nel centro storico chiamata “ u Pavouka ” consigliata dalla Receptionist dell’ hotel Augustus Et Otto in cui alloggiavamo , Video

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Alexander Yakovlev Alexander Yakovlev e’ un fotografo russo che vive a Mosca. Laureato in Scienze Umanistiche presso l’Universita’ Statale Russa, la sua ricerca fotografica e’ focalizzata sulla rappresentazione del movimento del corpo umano. Il fulcro del suo lavoro sono le fotografie di ballerini, dal balletto classico alla break-dance, di cui riesce ad immortalare la magia intangibile del movimento.


l fotografo russo dimostra un grande occhio per le coreografie, ed una capacita’ ineguagliabile di cogliere il movimento nell’istante piu’ espressivo. Recentemente ha dato vita ad un progetto, “Big Bang”, che attirato su di lui molte attenzioni. Si tratta di una serie di fotografie in cui utilizza la farina per esaltare e catturare il dinamismo dei ballerini.



James Natchwey fotoreporter di guerra che ha vinto due volte il Word Press Photo. Sul suo sito personale accoglie i visitatori con questa frase: " Sono stato un testimone , e queste fotografie sono la mia testimonianza. Gli eventi che ho immortalato non dovrebbero essere dimenticati e non devono ripetersi “.


Nato negli Stati Uniti nel 1948, e’ un fotografo autodidatta con una formazione in arte e scienze politiche. Inizia la sua carriera come foto- giornalista nel New Mexico, e nel 1980 si trasferisce a New York dove inizia a lavorare come free-lance. Ha dedicato la sua carriera a raccontare i conflitti e le piaghe sociali in varie parti del mondo, in particolare in Africa centrale, Medio Oriente e Cecenia.Ha vinto quattro volte il Robert Capa Award. Ha lavorato per Time dal 1984 ed e’ un membro della Magnum Photos dal 1986 . James Natchwey ha sempre raccontato come la guerra del Vietnam abbia condizionato la sua sensibilita’ politica e come gli abbia aperto gli occhi sul potere della fotografia. I reportage fotografici della guerra del Vietnam contribuirono a rivoltare gran parte dell’opinione pubblica contro l’intervento militare degli Stati Uniti. Tuttavia, sul campo di battaglia, non era sempre facile distinguere i “buoni dai “cattivi”, tanto piu’ che militari e civili erano spesso coinvolti contemporaneamente. Questa profonda ambiguita’ formo’ l’approccio di Natchwey alla fotografia di guerra. Natchwey non prende posizione, non si allinea, e non e’ interessato alle strategie geopolitiche o alla guerra in senso generale. Non cerca insomma, “la Storia con la “S” maiuscola” , come racconta lui stesso. Per lui, la guerra e’ una tragedia che colpisce l’individuo, la singola persona, la famiglia.


La sua fotografia e’ focalizzata sulle continue atrocita’ che una guerra produce e distribuisce casualmente, spesso agli individui meno coinvolti e consapevoli della posta in gioco. Natchwey ama farsi trovare pronto, vicino all’azione, come Robert Capa e Don McCullin, le sue fotografie hanno la stessa viscerale potenza capace di portare l’osservatore direttamente nella scena di guerra. Come la maggioranza dei suoi colleghi alla Magnum, prefersice scattare in bianco e nero. Le sue immagini hanno una profondita’ ed una gamma tonale tradizionalomente associate ai ritratti, come si nota chiaramente nella fotografia del Ruandese sfigurato che gli valse il World Press Photo Award nel 1995.

“I have been a witness, and these pictures are my testimony .The events I have recorded should not be forgotten and must not be repeated”



Esposizioni - Mostre – Concorsi Donne in libertà La Commissione Pari Opportunità del Comune di Pegognaga, da sempre impegnata nella diffusione di una cultura di parità per contrastare la piaga sociale della violenza e della discriminazione verso le donne, promuove dal 2017 il concorso fotografico "Donne in libertà". Scopo dell'edizione 2019 del concorso è quello di richiamare con forza l’attenzione sul tema della violenza – psicologica, economica e fisica, sino all’esito mortale– che continua ad essere non la follia di un momento, ma una situazione emergenziale in tutto il Paese. Le fotografie dovranno essere il frutto di una riflessione su questo argomento, scatti cercati e realizzati per offrire a chi li osserverà la possibilità di affrontare origini e conseguenze della violenza sulle donne: il vissuto quotidiano di mortificazione e brutalità, la paura che finisce per abitare ogni angolo; gli esiti fisici e psicologici delle aggressioni, la condizione generale di chi subisce violenza ricorrente o episodica; il desiderio di riscatto, la forza solidale tra donne; la violenza osservata che terribilmente si riflette su bambini e bambine; i fantasmi di chi agisce la violenza; il coraggio degli uomini che, a partire da se stessi, vogliono rimettere in discussione convenzioni e mentalità, parole e modalità; potenzialità e limiti dei soggetti preposti all’ascolto e all’aiuto. (…)

Possono partecipare tutti gli appassionati di fotografia senza limiti di residenza , ma con almeno 15 anni di eta’ . Non possono partecipare fotografi professionisti . La partecipazione e gratuita .


Esposizioni - Mostre – Concorsi

Il Siena International Photography Awards è oggi uno dei contest di fotografia con la più alta partecipazione internazionale. All’edizione 2018 hanno concorso circa 48 mila immagini, inviate da fotografi professionisti, dilettanti e amatori provenienti da 156 Paesi del mondo. Le iscrizioni al concorso scadranno Giovedì, 31/01/2019 Sebbene il SIPA venga considerato un evento di fama mondiale, non è questo il nostro obiettivo più importante. Vogliamo infatti rappresentare un’iniziativa da condividere prima ancora che un concorso da vincere; un’occasione capace di riunire a Siena appassionati di fotografia con una forte identità: la voglia e l’orgoglio di far parte della stessa famiglia e di essere un SIPAmate. (...)

Il fotografo Bengalese K.M. Asad vincitore dell’ edizione 2018


Esposizioni - Mostre – Concorsi

Nikon è lieta di annunciare che le candidature per il Nikon Photo Contest 2018-2019 verranno accettate dalle 06:00 del 18 ottobre 2018 fino alle 05:00del 31 gennaio 2019 (date e orari secondo il fuso orario EST). Il Nikon Photo Contest è un concorso internazionale che punta a fornire ai fotografi professionisti e amatoriali l'opportunità di comunicare e di arricchire la cultura fotografica. Dal primo Contest tenutosi nel 1969, più di 410.000 fotografi hanno inviato oltre 1.620.000 lavori. Lo scorso anno, il 36° Contest ha superato nuovi record, con più fotografi (21.511) provenienti da più paesi (170) che hanno presentato il numero di lavori più elevato (76.356) di sempre.


Oscar Liu There is not doubt the most important social function of photography is the recording, at that moment, you turn yourself into a positive part of a group of photos”. Its a memory, images can become the common memory bearer of myself, of our group and the wole society playing a role somethimes difficult to foresee for the photographer or the person photographed, with the passing of time the image value will become more significant after the precipitation of time. This also makes the photos of the past more moving (At least for me personally.) Im not a professional photographer, just an amateur, or just because i feel like a simple person who is willing to record his little life experience. No special theme research , no model or exscusive studio, is a pure no-professional “ freelance photography”. Oscar Liu Photography #TempoFotoClub Member



So, my photography, not subject to individuality and style, but simply: "I meet what I like, I feel it in me and I take the picture". I like to share my favorite things with others. I'm not a professional photographer. I have never learned knowledge and photographic skills in a systematic way. This is also the fault of my photography growth process. I know only some famous masters, equipment, parameters and so on. I have not studied them in depth. This is a very deplorable thing. My way of learning is mainly through photo magazines, internet, online media and so on (like Facebook, Instagram etc.). Fortunately, on the Internet, I have not only enjoyed and mastered many photographic masterpieces, but I have also met many friends who like photography and I have received support from friends! At the same time, I am learning from them to make up for my imperfections and to constantly correct myself. Not for others, but to make my shots better, deeper memories and share them with more people. The goal is the eye that discovers and expresses ideas. I hope I can use the camera to set up the beauty and the true and simple emotion and present my experience, the life around me, the people around me and the colorful world with the most natural, simple and uniform visual language. I certainly do not want a picture to be so complete and perfect, because what my eyes can see is incomplete or imperfect. So this is one of the motivations for which I continue to learn.


I Me et Wh at i Lik e...


I f e el it

In me


Another important method of photography for me is "See more and think more". I look at a large number of photos of my favorite photographers, be they commercial photography, fashion, natural photography, humanistic photography or anything else, "The sea can hold water from thousands of rivers, it's great for its ability. it's great when it can be tolerant and understand and learn from many other people. "Imitation, learning and recreation are of great importance to all things and to all people." I am also growing by great masters like Horst P. Horst, Vivian Maier , Peter Linbergh, Helmut Newton, Ho Fan and many friends In any case, the most important thing is to love life, to love discovery, to love memory.



Silvia Poggiali Sono nata e vivo in Toscana , in un piccolo paese della Maremma Grossetana . Ho incominciato ad interessarmi alla fotografia quando avevo circa 20 anni , leggendo libri e riviste ho Iniziato a capire ISO , Tempi e Diaframmi e nello stesso periodo ho acquistato la mia prima macchina fotografica con obiettivi intercambiabili ( sto parlando degli anni 80). Con l’ avvento del digitale ho perso l’entusiasmo ed ho abbandonato tutto per alcuni anni. La scintilla che ha fatto riaccendere in me la voglia di “Scattare” , dopo che mi e’ stata regalata una piccola compatta e’ stata l’ immediatezza nel rivedere le immagini nel Computer e la possibilita’ di correggere piccoli errori. Da li e’ stato un continuo crescere : la prima Reflex una Nikon Entry Level D40x, poi Nikon D90 , a seguire una Nikon D7100 con varie ottiche , e oggi sono passata al Full Frame con la Nikon D750 . Non sono una fotografa Professionista scatto prevalentemente durante le vacanze estive e le gite fuori porta.

Portando a casa per la maggior parte "cartoline ricordo" di paesaggi, scorci, natura, panorami, anche se ultimamente mi è capitato, (con molta fatica), di scattare qualche foto “street”, e’ per me molto difficile, avendo un carattere introverso, non riesco ad avere un approccio con le persone. Da quando ho scoperto le foto di Renato Marcialis, mi ha catturato molto la tecnica del light painting applicato allo still life.

Silvia Poggiali Photography

#TempoFotoClub Member



Amo la pittura e l'arte in generale, da piccola ho sempre disegnato e dipinto, mi piace osservare tutto nei minimi particolari, penso di avere innata la "regola dei terzi", la composizione, i colori e tutto ciò che "fa immagine", anche se ho poca fantasia e a volte mi limito a copiare. Fotografare mi emoziona, riesce a farmi estraniare da ciò che mi circonda, regalandomi piccole soddisfazioni, ma la soddisfazione più grande, è quando riesco a suscitare, a chi guarda le mie foto, la stessa sensazione ed emozione che ho provato io nel momento in cui ho scattato, così come riuscire a far risaltare particolari che molto spesso non vengono notati. Con la fotografia riesco a staccare la spina. mi rilassa, mi fa osservare, pensare, ragionare, la luce mi cattura e mi incanta. Adoro gli scatti di Steve McCurry, i suoi ritratti sono magnetici, e il minimalismo di Franco Fontana.




“Portando a casa per la maggior parte Cartoline Ricordo “


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