I RISULTATI DELLA SECONDA INDAGINE NAZIONALE SUL LAVORO E LA FORMAZIONE DEI MEDICI IN FORMAZIONE SPECIALISTICA DURANTE L’EMERGENZA DA COVID-19
a cura di ASUP – Associazione Specializzandi Università di Perugia, ASVer – Associazione Specializzandi di Verona, MeSLo – Medici Specializzandi della Lombardia, Chi si cura di te? – Coordinamento Nazionale
Indice Introduzione, pag. 3 Metodi, pag. 6 Risultati, pag. 7 1
Descrizione del campione ............................................................................................................ 7
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L’impiego dei medici specializzandi nei reparti COVID ......................................................... 8
3
I dispositivi di protezione individuale (DPI) per i medici specializzandi............................. 10
4
Quali conseguenze per la formazione pratica? ........................................................................ 12
5
Quali conseguenze per la formazione teorica? ........................................................................ 14
6
I riconoscimenti economici o “Bonus COVID” .................................................................... 15
7
Quarantena, malattie e infortuni ............................................................................................... 16
8
L'infezione da COVID-19 durante l’attività lavorativa .......................................................... 16
Discussione, pag. 17 Conclusioni, pag. 20 Ringraziamenti, pag. 20 Appendice, pag. 21
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ingiustificate”, per approfondimento consigliamo la lettura dell’articolo disponibile a questo link).
Introduzione I medici in formazione specialistica svolgono ordinariamente un ruolo fondamentale per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), ed il loro ruolo è risultato ancora più indispensabile in condizioni straordinarie come l’emergenza pandemica in corso.
Inoltre, il contratto di formazione non stabilisce quali mansioni debbano essere svolte dal medico specializzando, ed è il Consiglio della singola Scuola di specializzazione a stabilire annualmente il piano formativo in base alle direttive ministeriali sugli obiettivi formativi previsti per ciascuna Scuola. Il controllo sul rispetto dei piani formativi è demandato ai rispettivi Osservatori regionali. Tale situazione rende i percorsi formativi estremamente variabili e, soprattutto, assecondabili alle esigenze delle Aziende Ospedaliere convenzionate con le Università.
Il contratto di formazione specialistica prevede che i medici specializzandi, nel corso della loro formazione, svolgano assistenza per lo stesso monte ore previsto per i medici assunti nel SSN (almeno 38 ore settimanali). La quasi totalità dell’attività dei medici specializzandi è, quindi, di tipo assistenziale, con impiego presso Ospedali Universitari e all’interno della rete formativa. Tuttavia, questi sono inquadrati come studenti universitari. In quanto tali, ricevono una borsa di studio e non una retribuzione valida a fini fiscali e previdenziali (la borsa di studio non costituisce reddito), partecipano alla contribuzione studentesca (le tasse universitarie) e non hanno accesso ai diritti del lavoro, quali ad esempio la rappresentanza sindacale e il diritto allo sciopero (le azioni di protesta messe in atto in alcuni casi dai medici specializzandi, seppur comunemente definiti “scioperi”, in realtà si sono configurate come “assenze
Dall’inizio della pandemia i medici specializzandi sono al centro delle misure adottate dal Ministero della Salute, dalle Regioni e dalle singole Aziende Ospedaliere (AO) per far fronte alla carenza di personale. In questi mesi, infatti, i medici in formazione specialistica hanno fornito assistenza e svolto attività correlate all’emergenza da COVID-19, indipendentemente dal loro percorso formativo. Inoltre, è diventato estremamente frequente il ricorso alla contrattualizzazione dei medici specializzandi secondo DL Calabria (contratto di dirigenza a tempo determinato)
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o DL Cura Italia (Libero professionale o co.co.co.), con conseguente interruzione del percorso formativo.
Infine, lo stesso Ministero dell’Università e della Ricerca ha disposto l’impiego dei medici specializzandi per la campagna vaccinale contro il Sars-CoV-2, riconoscendola come attività formativa e sostenendo che, in questo modo, i medici in formazione specialistica potrebbero dare un “contributo diretto e fattivo in questo momento così importante per il nostro Paese”, come se questi non fossero già attivamente coinvolti.
Purtroppo, nonostante il fondamentale servizio erogato dai medici in formazione specialistica, sono state diverse le occasioni in cui tale impegno non è stato riconosciuto o, addirittura, sottostimato e svilito. È emblematico, in tal senso, l’episodio in cui un Direttore Sanitario di un’Azienda Ospedaliaro-Universitaria, accusò gli specializzandi di favorire il contagio fra operatori sanitari e pazienti.
Quanto finora descritto rappresenta, a nostro avviso, solo la punta dell’ice-berg di una globalmente diffusa condizione di scarsa considerazione del ruolo dei medici in formazione specialistica, sia della scarsa attenzione ai loro percorsi formativi, regolarmente subordinati alle esigenze delle singole Aziende Ospedaliere presso cui svolgono le loro attività.
Inoltre, anche a causa del loro inquadramento come studenti, i medici in formazione sono stati esclusi dall’erogazione dei riconoscimenti economici previsti per i lavoratori della salute attivi durante l’emergenza COVID. Solo alcune Regioni a seguito di interlocuzioni “informali” fra associazioni, singoli medici specializzandi e con l’interessamento dei sindacati hanno stanziato le risorse per includere fra i beneficiari anche i medici specializzandi. Ciò si è verificato in Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna ed è attualmente in discussione in Veneto. In ogni caso, attualmente non risulta che tale riconoscimento sia ancora stato erogato in nessuna delle Regioni sopra citate.
Per ricostruire meglio i dettagli di tale situazione, già a marzo scorso proponemmo un questionario sulla situazione dei medici specializzandi durante il COVID (i risultati sono disponibili a questo link). Con la presente indagine abbiamo voluto estendere il campione e approfondire maggiormente gli aspetti lavorativi e le ripercussioni che la pandemia sta avendo sulla formazione di questa categoria.
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Le informazioni che abbiamo raccolto non vogliono in alcun modo essere utilizzate a scopo scandalistico, quanto per definire le dimensioni delle eventuali criticità e proporre attivamente alle istituzioni soluzioni per il miglioramento delle condizioni di lavoro dei medici in formazione e dell’assistenza offerta ai pazienti.
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programma SPSS v.25 (SPSS Inc., Chicago, USA).
Metodi Il questionario è stato realizzato in collaborazione da: Associazione degli Specializzandi dell’Università di Perugia (ASUP), Associazione degli Specializzandi di Verona (ASVER), Medici Specializzandi Lombardi (MesLo) e Chi si cura di te?. Il questionario è costituito da una sezione dedicata ai medici specializzandi ed una dedicata ai medici iscritti ai corsi specifici in medicina generale (i risultati di questa sezione saranno analizzati ed esposti in seguito). Il link per la compilazione del questionario (https://forms.gle/NtnxHWSdPE9SB23f6) è stato diffuso tramite le pagine Facebook e i canali di comunicazione (e-mail, Whatsapp) delle associazioni promotrici dell’iniziativa, fra il 18 novembre e il 3 dicembre 2020. La sezione dedicata ai medici specializzandi include 23 domande a risposta multipla, una domanda a risposta aperta e tre domande introduttive (regione di appartenenza, scuola di specializzazione di afferenza ed anno di corso). Le domande incluse nel questionario sono riportate nella Tabella 1. I risultati della domanda con risposta aperta saranno riportati in forma anonima in una appendice al presente documento. I risultati saranno espressi come frequenze, percentuali ed intervallo di confidenza al 95% (IC 95%). L’analisi statistica è stata realizzata utilizzando il
Tabella 1. Le domande del questionario Sei stato chiamato a prestare assistenza ai pazienti COVID nonostante la tua area di competenza non rientri nella gestione di malato infettivo/respiratorio? Se sì, hai ricevuto la formazione necessaria prima di iniziare a fornire assistenza? Se sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID-19, ritieni che la tua formazione fosse sufficiente? Se sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID-19, pensi di avere sviluppato nuove competenze che potranno esserti utili nel tuo futuro lavorativo? Se sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID-19, ti sono stati forniti i DPI adeguati? Se non sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID, ti sono stati forniti i DPI adeguati alla mansione da te svolta? Nell'azienda in cui lavori ci sono stati trattamenti diversi nella distribuzione dei DPI fra medici in formazione e medici strutturati? La tua regione ha previsto un riconoscimento economico per gli operatori sanitari impiegati nella gestione dell'emergenza? Se la tua regione ha previsto un riconoscimento economico, lo hai già ricevuto? Se e come è stato modificato il tuo piano delle attività professionalizzanti durante l'emergenza? Saresti favorevole alla sospensione della formazione con recupero dei mesi di formazione al termine della specializzazione? Sei stato assunto ai sensi del DL Calabria o Cura Italia? Se sì, con che tipologia di contratto? Il programma di lezioni teoriche previsto per lo scorso anno accademico è stato rispettato? Per l'anno accademico appena iniziato, è stato previsto un programma di lezioni teoriche? Se hai avuto contatti con casi accertati e sei stato posto in quarantena, i giorni di quarantena sono stati considerati come: Hai contratto l'infezione COVID-19 durante lo svolgimento della tua attività lavorativa? Se sì, ti è stato riconosciuto l'infortunio su lavoro INAIL? Se sì, ti è stato riconosciuto l'indennizzo economico? Se hai contratto l'infezione COVID-19, ti sono stati riconosciuti i giorni di malattia? Se non ti sono stati riconosciuti i giorni di malattia, come sono stati considerati i giorni di assenza dal lavoro?
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Risultati 1
Tabella 2. A quale scuola di specializzazione sei iscritto? Scuola di specializzazione Anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore Medicina d’emergenza – urgenza Medicina Interna Pediatria Ginecologia ed Ostetricia Malattie infettive e tropicali Neurologia Oncologia medica Endocrinologia e malattie del metabolismo Geriatria Igiene e medicina preventiva Ortopedia e traumatologia Allergologia e Immunologia clinica Psichiatria Neuropsichiatria infantile Malattie dell’apparato cardiovascolare Malattie dell’apparato respiratorio Oftalmologia Reumatologia Anatomia patologia Ematologia Medicina del lavoro Urologia Cardiochirurgia Chirurgia generale Nefrologia Radiodiagnostica Chirurgia vascolare Dermatologia e Venereologia Farmacologia e Tossicologia clinica Medicina fisica e riabilitativa Totale
Descrizione del campione
Abbiamo ricevuto 314 risposte da 15 regioni d’Italia. La regione maggiormente rappresentata risulta il Veneto, con il 40% delle risposte (Figura 1). Fra le regioni in cui sono presenti sedi di scuole di specializzazioni, non sono rappresentate fra le risposte Basilicata, Calabria e Molise.
Figura 1. In quale ragione lavori?
Veneto Lombardia Piemonte Toscana Abruzzo Emilia-Romagna Lazio Umbria Ligura Campania Marche Friuli-Venezia Giulia Puglia Sardegna Sicilia
140 127 120 100 80 60 39 34 40 21 20 19 18 15 20 6 4 3 2 2 2 1 0
Per
quanto riguarda le scuole di specializzazione, sono pervenute risposte da 31 tipologie di scuole di specializzazione su 51 (Tabella 2). Il 54% (171 partecipanti) è iscritto a scuole non appartenenti all’area infettivo/respiratoria (I/R).
7
n
%
96
30.6
38 32 23 11 11 10 8
12.1 10.2 7.3 3.5 3.5 3.2 2.5
7
2.2
7 7 7 6 6 5
2.2 2.2 2.2 1.9 1.9 1.6
4
1.3
4 4 4 3 3 3 3 2 2 2 2 1 1
1.3 1.3 1.3 1.0 1.0 1.0 1.0 0.6 0.6 0.6 0.6 0.3 0.3
1
0.3
1 314
0.3 100.0
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L’impiego dei medici specializzandi nei reparti COVID
Stratificando in base all’anno di corso (Tabella 3), risulta che gli specializzandi sono stati impiegati nella gestione dei pazienti affetti da COVID-19, sia in forma volontaria che obbligatoria, indipendentemente dall’anno di corso frequentato. Più della metà dei medici specializzandi iscritti al primo biennio ha dichiarato di essere stato impiegato nella gestione di pazienti COVID, nonostante fosse iscritto ad una scuola di area diversa da quella I/R.
Dei 314 medici intervistati, 244 (77%) hanno prestato assistenza in reparti COVID. Di questi, 103 (42%) sono iscritti a scuole non appartenenti all’area infettivo/respiratoria (I/R). Quindi, più della metà (59%) dei 171 medici specializzandi iscritti a scuole non I/R è stato chiamato a prestare assistenza a malati affetti da COVID-19. Nella maggior parte dei casi (34%, IC 95% 26.9%-41.1%), ciò è avvenuto in maniera obbligatoria (Figura 2).
Anno di corso I-II III IV-V
% 52% 61% 66%
IC 95% 38.5% 65.2% 10.4% 71.5% 16.5% 82.1%
Tabella 3. Percentuale di medici specializzandi non appartenenti a scuole dell’area infettivo/respiratoria impiegati nella gestione di pazienti COVID divisi per bienni.
No
34%
n 54 85 32
41% Sì, come volontario Sì, obbligatoriamente 25%
Figura 2. Sei stato chiamato a prestare assistenza ai pazienti COVID nonostante la tua area di competenza non rientri nella gestione di malato infettivo/respiratorio?
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Solo il 14% dei 103 medici che hanno prestato assistenza in reparti COVID, nonostante non fosse la loro area di competenza, ha dichiarato di aver ricevuto una formazione adeguata. Quasi 1/3 degli intervistati ha invece dichiarato di non aver ricevuto alcuna formazione (Figura 3).
29%
Sul totale dei 244 medici specializzandi impiegati nell’assistenza a malati COVID, solo il 9% (IC 95% 5.8% 13.1%) è stato assunto ai sensi del DL Calabria (48%) o DL Cura Italia (52%) (Figura 4). Questa percentuale si riduce ulteriormente nel gruppo dei medici specializzandi non afferenti a scuole di specializzazioni di area I/R, assunti solo nel 3% dei casi (IC 95% 0%-5.4%).
No 100% Si
90%
57% 14%
80% 70%
Solo parzialmente
60% 50%
91%
89%
9%
11%
Totale (244)
I/R (103)
97%
40% 30%
Figura 3. Se sì, hai ricevuto la formazione necessaria prima di iniziare a fornire assistenza?
20% 10% 0%
Sì
3% non-I/R (141)
No
Figura 4. Sei stato assunto ai sensi del DL Calabria o Cura Italia?
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I dispositivi di protezione individuale (DPI) per i medici specializzandi
3.5%
Alla domanda “Se sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID-19, ti sono stati forniti i DPI adeguati?” solo il 64% (IC 95% 57.4%-70.0%) dei 244 intervistati (sia medici appartenenti a scuole dell’area I/R sia i medici specializzandi non afferenti a tali aree) ha risposto di aver ricevuto sempre tutti i DPI necessari per la propria attività (Figura 5). Nel restante 38% dei casi, i DPI non sono stati forniti costantemente e in una percentuale minore di casi sono stati distribuiti solo in forma parziale. Solo un collega, che rappresenta lo 0.4% (IC 95% 0%-1.3%) ha risposto di non aver ricevuto i DPI necessari, nonostante presti assistenza in reparti COVID. Lo stesso collega ha risposto di aver fornito assistenza in forma obbligatoria e di non aver ricevuto la formazione necessaria per farlo.
Sì 0.4% Solo parzialmente
27.0% Non sempre 63.7% 5.3%
Non sempre e solo parzialmente No
Figura 5. Se sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID-19, ti sono stati forniti i DPI adeguati?
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La situazione è significativamente diversa fra i 70 medici specializzandi che invece non hanno prestato assistenza in reparti COVID. Fra questi, solo il 36% (IC95% 18.3%-39.7%) ha dichiarato di aver ricevuto in maniera completa e costante tutti i DPI necessari (Figura 6). Il 64% dei medici specializzandi che ha continuato a svolgere attività fuori dai reparti COVID ha dichiarato di non aver ricevuto una fornitura adeguata di DPI. Fra questi, è decisamente elevata (e significativamente più alta rispetto ai colleghi impiegati nei reparti COVID), la quota di medici specializzandi che non hanno ricevuto alcun DPI, fino all’11% (IC95% 2.7%-19.1%).
Abbiamo chiesto, infine, se vi siano differenze nella distribuzione dei DPI fra i medici specializzandi e i medici strutturati. Sul campione totale dei 314 partecipanti, nel 31% (IC 95% 25.5%-35.8%) dei casi viene riferito un diverso trattamento fra medici specializzandi e personale strutturato (Figura 7). In 15 casi (5%, IC 95% 2.5%7.3%) gli intervistati hanno risposto che i DPI sono stati forniti solo al personale strutturato e non agli specializzandi. Di questi, 11 partecipanti su 15 appartengono al gruppo che ha prestato assistenza ai malati COVID.
Sì 11% 9%
36%
13%
Non sempre
31%
Non sempre e solo parzialmente 31%
I DPI sono distribuiti ugualmente ai medici in formazione e agli strutturati
5%
64%
I DPI sono distribuiti a tutti ma per gli strutturati è più facile accedervi I DPI sono previsti solo per gli strutturati ma non per gli specializzandi
Solo parzialmente No
Figura 6. Se non sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID, ti sono stati forniti i DPI adeguati alla mansione da te svolta?
Figura 7. Nell’azienda in cui lavori ci sono stati trattamenti diversi nella distribuzione dei DPI fra medici in formazione e medici strutturati?
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Quali conseguenze per la formazione pratica?
Alla domanda “Saresti favorevole alla sospensione della formazione con recupero dei mesi di formazione al termine della specializzazione?”, il 58% (IC 95% 51.8%64.2%) del campione si è espresso favorevolmente ma, nella maggior parte dei casi, sarebbero favorevole al recupero della formazione solo su base volontaria. Il 39% (IC 95% 32.9%-45.1%) dei partecipanti si è invece detto contrario a tale proposta (Figura 9).
Per quanto riguarda l’impatto della pandemia sulle attività professionalizzanti, l’83% dei partecipanti alla consultazione ha risposto di aver subito una sospensione di una o più delle attività formative previste per l’anno accademico terminato a novembre 2020. Nella maggior parte dei casi (64%, IC 95% 58.0%-70.0%) non è stato previsto un recupero per le attività non svolte. Solo il 17% (IC 95% 12.3%21.7%) del campione totale ha svolto regolarmente le attività previste (Figura 8).
3% No 39%
Ho svolto tutte le attività formative professionalizzanti (rotazioni) in programma 19%
49%
17%
Sì, ma su base volontaria 9%
Non ho svolto una o più attività formative professionalizzanti (rotazioni) e non è previsto un recupero
Sì, per tutti
Non so
Figura 9. Saresti favorevole alla sospensione della formazione con recupero dei mesi di formazione al termine della specializzazione?
64% Non ho svolto una o più attività formative professionalizzanti (rotazioni) ma è previsto un recupero
Figura 8. Se e come è stato modificato il tuo piano delle attività professionalizzanti durante l’emergenza?
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A chi ha prestato servizio in reparti COVID è stata posta la domanda “Se sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID-19, pensi di avere sviluppato nuove competenze che potranno esserti utili nel tuo futuro lavorativo?”. Su 244 intervistati, 171 hanno risposto positivamente. Tuttavia, fra questi, il 50% è rappresentato da medici della scuola di anestesia e rianimazione. Solo il 2% dei medici afferenti a scuole non I/R ha risposto positivamente al quesito (Figura 10).
Anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore Geriatria Malattie dell'apparato respiratorio Malattie infettive e tropicali Medicina d'emergenza - urgenza Medicina Interna Altre
8% 16% 50% 17% 5% 2%
2%
Figura 10. Se sei stato impiegato nella gestione dei pazienti con COVID-19, pensi di avere sviluppato nuove competenze che potranno esserti utili nel tuo futuro lavorativo?
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Quali conseguenze per la formazione teorica?
Per quanto riguarda, invece, il nuovo anno accademico (in corso), solo nel 31% (IC 95% 25.2%-36.8%) dei casi è stato stilato un programma di lezioni teoriche. Una percentuale significativamente maggiore (57%, IC 95% 50.8%-63.2%) riferisce, invece, che non è stato stilato alcun programma di lezioni mentre nel 12% (IC 95% 7.9%-16.1%) dei casi è stato approvato ma sospeso (Figura 12).
Per quanto riguarda la formazione teorica (lezioni frontali) il 43% (IC 95% 36.8%49.2%) dei medici ha risposto che il programma didattico è stato rispettato solo parzialmente mentre il 52% (IC 95% 45.7%58.3%) ha risposto di non aver svolto lezioni frontali. Inoltre, fra questi, il 29% (IC 95% 23.3%-34.7%) afferma che non era previsto un programma di lezioni per l’anno appena terminato (Figura 11).
12%
31%
No, non è stata svolta alcuna lezione
No
57%
Sì Sì ma è stato sospeso
23%
Non abbiamo un programma di lezioni strutturato
43%
29% 5%
Sì, completamente
Figura 12. Per l'anno accademico appena iniziato, è stato previsto un programma di lezioni teoriche?
Solo parzialmente
Figura 11. Il programma di lezioni teoriche previsto per lo scorso anno accademico è stato rispettato?
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I riconoscimenti economici o “Bonus COVID”
Tredici regioni sulle 15 rappresentate nel nostro campione hanno previsto un riconoscimento economico ma solo tre (Lazio, Toscana, ed Emilia-Romagna) hanno esteso il cosiddetto “bonus COVID” anche ai medici specializzandi (in Veneto era ancora in discussione quando è stato svolto il sondaggio) (Figura 13). Solo 4 degli intervistati (due dalla Toscana, uno dal Lazio ed uno dall’Emilia-Romagna) ha risposto di aver ricevuto il bonus.
20%
13%
No
Sì, ma solo per gli strutturati 67%
Sì, sia per gli strutturati che per i medici in formazione
Figura 13. La tua regione ha previsto un riconoscimento economico per gli operatori sanitari impiegati nella gestione dell'emergenza?
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Quarantena, malattie e infortuni
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Il 91% dei medici specializzandi intervistati (n = 287) hanno dovuto osservare un periodo di isolamento in seguito a contatto definito a rischio per contagio COVID-19. Fra questi, il 62% riferisce che i giorni di assenza sono stati conteggiati come giorni di malattia. Tuttavia, una quota importante (il 30%) degli intervistati non sa in che modo saranno valutati i giorni di assenza. Due medici specializzandi hanno osservato il periodo di isolamento ricorrendo ai giorni di ferie (Figura 14).
L'infezione da COVID-19 durante l’attività lavorativa
Venticinque medici fra i 314 intervistati (8% IC95% 5.0%-11.0%) hanno riferito di aver contratto l’infezione COVID-19 durante lo svolgimento delle proprie attività lavorative. In due casi i giorni di assenza per malattia sono stati considerati come giorni di ferie, in due casi i medici contagiati non sanno riferire in che modo sono stati conteggiati i giorni di assenza. A 14 dei 25 medici (56%) che hanno contratto l’infezione è stato riconosciuto l’infortunio sul lavoro. Fra questi, solo a un medico intervistato è stato riconosciuto anche l’indennizzo economico (Figura 15).
2% 6% 30%
Ferie 8%
Infortunio
No
Malattia 62%
36%
Non so
Sì
56%
Figura 14. Se hai avuto contatti con casi accertati e sei stato posto in quarantena, i giorni di quarantena sono stati considerati come:
Non sapevo di averne diritto
Figura 15. Se hai contratto l'infezione sul lavoro, ti è stato riconosciuto l'infortunio su lavoro INAIL?
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19, indipendentemente dalla scuola di appartenenza e dall’anno di corso. La metà degli specializzandi iscritti ai primi due anni di corso ha infatti fornito assistenza in reparti COVID nonostante non appartenesse a scuole di area infettivo/respiratoria, per di più riferendo di aver ricevuto una formazione solo parziale, se non nulla, nella quasi totalità dei casi. Infine, abbiamo rilevato come una percentuale estremamente bassa (9%) di chi ha prestato assistenza in reparti COVID lo ha fatto nell’ambito di un’assunzione come dirigente, libero-professionale o sotto contratto co.co.co. Il ricorso alla contrattualizzazione è avvenuto prevalentemente fra gli specializzandi iscritti a scuole afferenti all’area I/R, mentre solo una quota esigua dei restanti specializzandi ha prestato assistenza in reparti COVID come dirigente o libero professionista. Questo implica che la maggior parte medici specializzandi di area non I/R ha subito una modifica del proprio piano formativo per essere dirottato in reparti COVID, senza un’adeguata formazione e senza neanche l’accesso alle forme contrattuali previste dai decreti emergenziali. A ciò possiamo aggiungere altri due dati: 2/3 dei medici intervistati hanno riferito che nella propria scuola non è stato previsto un recupero delle attività formative perse, e solo i medici appartenenti a scuole I/R (anestesia a
Discussione Come a marzo, Ministero della Salute, Regioni e singole Aziende Ospedaliere stanno adottando misure per far fronte alla carenza di personale, il più delle volte ricorrendo all'impiego dei medici in formazione. Tuttavia, il coinvolgimento di questa categoria di medici viene realizzato attraverso iniziative non uniformi, con criteri spesso arbitrari, non sempre sulla base delle competenze acquisite per anno di corso o per specializzazione. Con questa indagine abbiamo voluto descrivere e quantificare alcuni di questi fenomeni. Il campione raccolto include 314 medici specializzandi distribuiti in tutte le regioni che ospitano sedi di Scuole di specializzazione ad eccezione di Basilicata, Calabria, Molise. Abbiamo ricevuto un elevato numero di risposte dal Veneto in confronto alle altre regioni. Ciò potrebbe rappresentare un possibile fattore confondente sui risultati del questionario, ma ci proponiamo di risolverlo ampliando il campione degli intervistati. Il primo risultato che abbiamo mostrato riguarda proprio il coinvolgimento dei medici specializzandi durante la pandemia. Più dei 2/3 dei partecipanti al sondaggio ha infatti lavorato in reparti deputati all’assistenza di pazienti affetti da COVID-
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rianimazione, medicina interna, medicina di emergenza-urgenza, malattie infettive) ritengono utile l’esperienza appresa durante il lavoro in ambienti COVID. Da ciò si deduce come l’ampio ricorso ai medici specializzandi per la gestione della pandemia abbia spesso determinato una perdita di formazione rispetto alla propria branca specialistica. Dal momento che è prevista una durata predefinita per il percorso di specializzazione, funzionale al raggiungimento degli obiettivi formativi previsti per il conseguimento del titolo di specialista, tutto ciò avrà necessariamente un impatto negativo sulla preparazione dei medici che andranno a costituire il futuro SSN.
programma di lezioni e, nel 12% di casi in cui era stato previsto, è già stato interrotto. Alcune Regioni hanno previsto un riconoscimento economico per gli operatori sanitari in relazione all’attività svolta durante l’emergenza pandemica. Tuttavia, fra le 15 ad averlo disposto, solo quattro hanno incluso anche gli specializzandi. Facciamo notare come, tuttavia, anche in queste regioni i medici specializzandi fossero stati inizialmente esclusi e siano state approvate delibere ad hoc solo dopo pressioni (anche attraverso mobilitazioni di piazza) da parte dei medici specializzandi. In ogni caso, solo 4 specializzandi hanno risposto di aver ricevuto il bonus. Si tratta questo di uno dei più emblematici esempi di trattamento diversificato fra medici specializzandi e personale assunto a dispetto della sostanziale parità di mansioni.
Non è migliore la situazione per quanto riguarda la formazione teorica. Solo il 5% degli intervistati ha riferito che il programma di lezioni è stato svolto regolarmente, mentre nei 2/3 dei casi le lezioni non sono state svolte o sono state svolte solo parzialmente. Fino a quasi un terzo degli intervistati ha segnalato come non fosse neanche previsto un piano di lezioni per l’anno accademico terminato. Il nuovo anno accademico è iniziato decisamente peggio dal punto di vista della didattica: fino al 57% degli intervistati ha risposto che non è stato previsto alcun
Altra nota dolente riguarda la distribuzione dei DPI fra i medici specializzandi. Nei reparti COVID, in meno dei 2/3 dei casi i DPI vengono forniti sempre e completamente, mentre nella restante percentuale di casi vengono forniti in maniera incostante e parziale. Per chi invece lavora in ambienti non COVID, è molto più frequente la situazione in cui i DPI non vengono forniti regolarmente (non sempre o solo parzialmente). Addirittura, nell’11% dei casi è stato riferito che i DPI non
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vengono forniti per nulla. Ci duole constatare, inoltre, come vi sia una frequente disparità di trattamento fra medici specializzandi e medici strutturati: questi ultimi accedono più facilmente ai DPI (30% casi), mentre in alcune circostanze i DPI sono addirittura previsti esclusivamente per il personale di ruolo. La quasi totalità dei medici specializzandi intervistati ha avuto contatti a rischio con soggetti positivi al virus per cui ha dovuto osservare un periodo di isolamento. Il dato rilevante in questo caso è che nel 30% dei casi i medici intervistati hanno riferito di non sapere come sono stati considerati i giorni di assenza. In due casi il periodo di isolamento è stato considerato, impropriamente, come giorni di ferie. Il ricorso ai giorni di ferie è avvenuto anche per due medici specializzandi che hanno contratto l’infezione da COVID-19. Questo rappresenta un ulteriore esempio dell’estrema ambiguità che circonda la figura dello specializzando, esposta alla discrezionalità del singolo Direttore di Scuola.
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lavorano quotidianamente i medici specializzandi, sia per quanto riguarda il rischio biologico sia per quanto riguarda i rischi professionali. I medici in formazione specialistica non sono, in nessuna occasione, venuti meno ai loro obblighi in quanto medici. Ci adopereremo affinché venga garantita loro una formazione postlaurea di qualità, nel rispetto del diritto alla salute della popolazione di oggi e del futuro.
Conclusioni Chiunque lavori in ambito sanitario è consapevole di quanto il personale medico in formazione sia fondamentale per l’erogazione delle attività assistenziali. Non parliamo solo di assistere i dirigenti medici, ma di una vera e propria supplenza alla mancanza di personale medico di ruolo. Non è infrequente, anzi, che i medici in formazione svolgano attività cliniche o chirurgiche in completa autonomia, assumendosi responsabilità che non competono loro. Inoltre, la mancanza di un inquadramento di tipo lavorativo costringe i medici in formazione a sottostare a decisioni ministeriali o dei Direttori di Scuola, con scarsissima se non nulla possibilità di discussione o contrattazione (per approfondire invitiamo alla lettura del testo in Appendice). Date le premesse, era prevedibile che la situazione di emergenza avrebbe acuito queste distorsioni. Nessuno si sarebbe aspettato che le condizioni di lavoro e la formazione sarebbero rimaste inalterate durante la pandemia, come avvenuto per qualsiasi altro settore. Tuttavia nulla è stato fatto per prevenire od attenuare le condizioni insostenibili di lavoro e l’azzeramento della formazione sperimentate durante la prima ondata, così come nulla è stato fatto per risolvere le condizioni di scarsa sicurezza in cui
Ringraziamenti Si ringrazia l’associazione Farmacia Politica per aver diffuso il questionare fra le colleghe e i colleghi della Sardegna. Si ringraziano tutte le colleghe e i colleghi che hanno dedicato il loro tempo alla compilazione del questionario.
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addirittura aprire nuovi reparti. I turni sono duplicati (soprattutto i notturni) con continue variazioni che non consentono in alcun modo di pianificare la vita al di fuori del lavoro. La regione Lazio ha stanziato bonus che sono stati attribuiti su un criterio di rapidità di presentazione della domanda cosicché persone che hanno fatto due turni in zona COVID hanno preso il bonus e persone che hanno lavorato due mesi nelle zone COVID non ne hanno avuto diritto. Colleghi assunti con il decreto Calabria sono stati relegati ai turni COVID, così da mantenere nel percorso pulito gli strutturati, caricati di festivi e notti in modo che il monte ore ufficiale risultasse di 36 ore, ma facendo in realtà almeno 50 ore impedendo la tanto millantata combinazione di lavoro e formazione. È un momento di sacrificio per tutti ma le regole devono essere omogenee per non penalizzare chi sta dando tutto se stesso in questo momento. »
Appendice Riportiamo di seguito le risposte alla domanda “Se hai commenti, esperienze da raccontare o proposte, scrivici pure qui”. Le risposte sono state anonimizzate eliminando riferimenti espliciti a sedi universitarie e luoghi di lavoro. «Le università sono state totalmente assenti. I direttori hanno disposto delle nostre collocazioni. Nessuna formazione e la più grande occasione formativa sprecata. Soprattutto per chi come me si è infettato. L’INAIL mi ha risposto prima che venissi dichiarato guarito, dicendo che non avevo diritto a nessun indennizzo in quanto dipendente da pubblica amministrazione.» «Propongo ALMENO la restituzione di tasse universitarie ed ENPAM per specializzandi per quest’anno, soprattutto in vista del fatto che siamo stati L’UNICA CATEGORIA a non ricevere bonus/indennizzi ed abbiamo lavorato esattamente quanto strutturati e personale con co.co.co. che sono stati giustamente retribuiti.»
«Come è possibile che il bonus per lavoratori in area COVID e specializzazioni affini/molto esposte vengano elargiti solo a strutturati, personale OSS, infermieristico, forse specializzandi 3°/4° anno e non ai medici in formazione al 1°/2°? Io sono a contatto 8 mesi con pazienti positivi ventilati in NIV e consulenze da PS senza tamponi (spesso), oltre ad innumerevoli
«Lo sforzo richiesto ai medici in formazione è stato maggiore rispetto a quello dei medici strutturati. Su di noi si è contato per aumentare posti letto,
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ingressi in reparto di pazienti con tampone molecolare in corso. Grazie.»
Purtroppo questa assunzione ha creato un divario di trattamento economico tra specializzandi che spesso svolgevano lo stesso lavoro, i primi pagati troppo, gli altri troppo poco (nemmeno indennizzo COVID da regione). Ripeto comunque che la criticità maggiore si configura come la sospensione quasi totale dell’attività formativa.»
«È stata richiesta la disponibilità dei medici in formazione per il COVID center del mio ospedale da parte del direttore di azienda e prorettore con una circolare ai direttori di scuole di area medica. Totale di 10 specializzandi, turni di uno specializzando ogni sei settimane. Il nostro direttore ha mandato una mail nominando lui stesso chi secondo lui dovesse andare. Abbiamo scritto una e-mail al direttore sanitario ricevendo risposte parziali. Si appellano tutti al senso di responsabilità e nella mail si dice anche che il periodo COVID potrebbe essere considerato come rotazione in tronco comune medicina interna.»
«Siamo stati obbligati a fare guardia di notte in terapia intensiva senza uno strutturato assegnato, con uno strutturato solo su due servizi.» «Tutti gli specializzandi della mia regione sono stati caldamente invitati a partecipare attivamente all’emergenza COVID, senza un documento ufficiale. La mia scuola ha tentato di opporsi, senza successo: la richiesta di un documento ci è stata negata e ci è stato “consigliato” di fornire al più presto dei turni nei reparti COVID»
«Siano utilizzati come carne da macello in reparti che non ci sono propri (pneumoCOVID/semintensiva). La formazione è andata a farsi fottere.» «La maggiore criticità nella nostra università è stata la cancellazione completa della formazione, per alcuni anni (i primi) pratica e per tutti gli anni teorica. L’assunzione degli specializzandi del quarto quinto anno con DL 8 marzo è avvenuta su base volontaria e credo sia stata una cosa positiva in quanto, almeno per la nostra specialità, eravamo le figure più affini a quella dell’anestesista rianimatore (figura richiesta).
«Nella mia regione il rettore ha appena deliberato l’assunzione dei medici specializzandi al terzo anno di specializzazione e stanno ipotizzando di “precettare” anche gli specializzandi del 1° e 2° anno da mandare nelle tende militari. È possibile fare qualcosa in merito o teoricamente l’università può obbligarci?»
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«Rifiuto i soldi dello stato per l’emergenza, pretendo un miglioramento della condizione di specializzando, i diritti i doveri la retribuzione per formare medici e persone.»
«Non essendo previsto questo tipo di impiego nel contratto di formazione, visto l’alto livello di rischio dovrebbe essere retribuito a parte (come bonus COVID). In Veneto al momento non è stato premiato il rischio effettivo che ognuno di noi corre per sé e per le proprie famiglie, senza contare le estenuanti condizioni lavorative a livello fisico e psicologico.»
«Sarebbe importante che il lavoro fosse equamente distribuito tra tutti gli specializzandi di ogni disciplina perché così come si è fatto solo alcuni hanno perso mesi di formazione già carente prima del COVID»
«L’impatto economico, emotivo, personale e sulla formazione è stato molto grande. Forse bisognerebbe riconoscere i nostri sforzi su tutti questi fronti e darci una motivazione per continuare a fare tutti questi sacrifici.»
«Fate un sondaggio di quante patologie non urgenti siano state sottoposte ad intervento chirurgico durante la pandemia e valutate la relazione “paziente privato-priorità intervento”.»
«La didattica è passata in secondo piano non tanto per rischi tangibili di diffusione del virus ma perché in un momento del genere evidentemente non si è ritenuto importante formare i giovani medici. Sono state sospese perfino lezioni online.»
«Profondamente amareggiato sul fatto di non aver avuto alcun riconoscimento (anche in termini economici) a fronte di un rischio biologico elevatissimo. Proporrei gli Enti di competenza di garantire sicurezza e sussidi maggiori ai medici in formazione specialistica impegnati nel COVID-19.»
«L’Asl ***** ci ha trattati da pari e con rispetto, non sono mai mancati i DPI. L’esperienza alle OGR è stata indimenticabile!»
«Le mie rotazioni sono state rispettate e i pazienti COVID rientrano nella mia area di competenza, ma vedendo solo questi pazienti ho perso mesi di formazione in cui avrei dovuto affrontare anche altre patologie.»
«Alla luce della disparità delle scuole di formazione credo sia importante OBBLIGARE le scuole a far fare allo specializzando, su base volontaria, almeno 18 mesi di formazione dentro o fuori dalla
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propria aerea formativa a scelta dello stesso. Non è più pensabile che una scuola di medicina interna abbia un progetto formativo completo (es. 2 anni di corsia universitaria e ospedaliera, 6 mesi ecografia a scelta, 6 mesi di ambulatorio specialistico a scelta, 6 mesi di PS, 6 mesi Stroke Unit e 1 anno a scelta dello specializzando) e un’altra nella stessa regione non permetta niente di tutto ciò.»
«Abbiamo organizzato l’attività di reparto in modo che i primi due anni, come di consueto, coprano i turni di mattina, mentre gli anni successivi stanno attualmente continuando i loro percorsi al mattino e coprendo a turno notti, pomeriggi e festivi, ma abbiamo riscontrato in alcuni ambiti delle ritrosie da parte del personale sanitario per cui ci sono stati preclusi alcuni percorsi formativi (ambulatori o reparti non COVID) in quanto considerati come “portatori” di COVID. Con un po’ di dialogo e organizzazione siamo stati ridistribuiti, ma non è previsto un recupero futuro.»
«Attualmente nella mia scuola di specializzazione tutti gli specializzandi ruotano in COVID senza alcun contributo economico e nelle altre ore seguono guardie cardiologiche e le varie turnazioni per un totale minimo di 50 ore a settimana quando va bene. Il problema è che nessuno si lamenta e anzi sono pure contenti di poter fare sia COVID che non COVID per il doppio delle ore di contratto di specializzazione. Per questo ho poche speranze di riconoscimento dei nostri diritti.»
«Assurdo continuare con attività elettive e visite nonostante l'aumento di morti, ricoveri e casi e nonostante una ordinanza regionale che le vieta.» «Mi sono offerto volontario per prestare servizio in un ospedale fuori dalla rete formativa in grave carenza di personale e mi è stata negata questa possibilità dall’università.»
«L’assunzione in massa di specializzandi del quarto e quinto anno (che escono così dai turni specializzandi, pur mantenendo la borsa) richiede agli iscritti ai primi tre anni di specialità uno sforzo notevole per coprire tutti i turni (per di più aumentati in tempi di COVID), col risultato che non si scende mai sotto le 42 ore, sforando quasi abitualmente soglia 48.»
«Abbiamo sospeso attività clinica per 3 mesi e abbiamo recuperato tutte le visite ambulatoriali e i ricoveri in DH, successivamente e oltre l’orario di lavoro.»
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«Più passa il tempo più temo che non sarà possibile recuperare i tronchi comuni previsti dal nostro programma formativo.» «I nostri spazi sono sovraffollati e senza finestre, irregolari già senza COVID, ora ancor più insalubri.»
«Sono stata chiamata a gestire la burocrazia relativa ai pazienti COVID degenti pur rimanendo nelle aree pulite (es. richieste esami, lettere di dimissione, modulistica da compilare per la dimissione dei pazienti).»
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