Esercizi di stile

Fiorella Palomba

ESERCIZI DI STILE parole in gioco

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Raymond Queneau chissà cosa aveva davvero in testa quando si è messo a compilare i suoi novantanove Esercizi di Stile (incominciando in piena seconda Guerra Mondiale, fra l’altro). Sicuramente non è un caso che proprio la frase centrale dell’esercizio centrale (il cinquantesimo, Maladroit, maldestro) nell’originale dice qualcosa che in italiano possiamo tradurre così: “E’ scrivendo che si diventa scrittoranti”.

Il cinquantesimo esercizio si ferma a metà della storiella. Il centesimo esercizio non esiste, come una pagina bianca che invita il lettore a passare dall’altra parte della barricata.

Molti hanno accettato, e fra questi la maestra Fiorella Palomba che con i suoi allievi romani ha mostrato quali tesori di fantasia docenti e scolari possano scambiarsi all’interno della scuola pubblica italiana: una scuola che a volte pensa di poter migliorare quel che non va (la sua struttura, la sua cronica mancanza di risorse) cambiando quello che va (certe esperienze didattiche, la competenza e la passione di tante sue componenti, la loro capacità di fare le nozze con i fichi secchi).

Le idee, anche le migliori, non costano nulla se non lo sforzo di metterle in pratica. I risultati di questa pratica si possono giudicare, con divertimento e ammirazione, in queste pagine.

Stefano Bartezzaghi

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Introduzione

Sono passati venti anni da quando ho realizzato con i miei alunni gli “Esercizi di stile” e nel leggerli ritrovo il piacere e la sfida di allora e il colore di taluni “testi d’epoca”. Li ripropongo sempre nei miei corsi di formazione perché, oltre al piacere di costruirli, contengono la potenza del metodo di costruzione. Per questa ragione ho voluto farli uscire dalla mia libreria senza nulla mutare del lavoro originario. Unica variante è il formato del libro: da un quaderno a tascabile.

Sono stata ispiratore e coordinatore di questo lavoro, ma devo dire che questa è un’opera collettiva di insegnanti e giovani studenti uniti in una ricerca conviviale, della quale tutti avevamo piena consapevolezza così come viene detto nella nota al lettore.

Ringrazio quanti vorranno dedicare il loro tempo a questa lettura e sollecito critiche e suggerimenti. *** Gli “Esercizi di stile” vengono realizzati nell’anno 1987 nel laboratorio di informatica da me fondato e diretto nella scuola elementare “Roma 70” di Roma. Una esperienza di grande respiro e di grande impegno che rientrava in una sperimentazione più ampia “Il giornale telematico” di rilevanza nazionale seguita da professori universitari e ricercatori informatici.

Nostro ispiratore è stato il celebre Raymond Queneau che

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con Exercices de style, pubblicato nel 1947, raccontava in novantanove modi diversi la stessa trama. Come lui siamo partiti da un breve racconto Appunti. Non un racconto qualsiasi, ma un racconto asciutto ed “equivoco” che abbiamo trattato 45 volte utilizzando figure retoriche, variazioni enigmistiche, linguaggi e gerghi, varianti testuali. Taluni sono scontati, altri geniali e potenti, ma tutti hanno un retroscena impegnativo, una ricerca e una limatura continua. Così, soprattutto i primi, seguono la traccia di Queneau; poi si diventa più esperti : si costruiscono variazioni più complesse fino ai testi tautogrammi, pubblicità, palindromi, ossimori che considero i più riusciti sia dal punto di vista del testo in sé, sia per il percorso seguito nella loro costruzione. Mi sorprendo ancora e rileggo con l’orgoglio di chi è riuscito a insegnare un metodo di lavoro che ha dato vita a belle cose non sempre semplici. Pensate quanti saperi e quanto divertimento per ragazze e ragazzi di 10 anni: scoprire figure retoriche nel loro farsi e non nel dire del docente !!!

Avremmo potuto continuare all’infinito se non avessimo avuto l’urgenza della stampa sul nostro giornale, il mitico “PassaParola”. Il lettore mi permetterà una digressione a questo proposito. “PassaParola” nasce nel 1986 per la mia caparbietà, per la lungimiranza della dirigente scolastica e per la disponibillita della Apple a fornirci il Macintosh a cui è dedicato il lavoro. Formato tabloid, dodici pagine più l’inserto, impaginato, stampato in rotativa con tre numeri annuali per sette anni. Come potete immaginare un lavoro di avanguardia.

Fiorella Palomba Roma ottobre 2008 4

scuola elementare Roma ‘70

1987

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Dedicato... a Raymond Queneau a tutti noi, insegnanti e bambini a Macintosh a tutti voi

copertina: visi di Bruno Munari 6

Al lettore

Abbiamo voluto riunire tutti gli “Esercizi di stile” apparsi sul primo e secondo numero del giornale Passaparola in un unico libro, perché riteniamo sia più agevole la lettura a quanti lo leggeranno e perché volevamo avere noi tutti, insegnanti e bambini, un ricordo del nostro lavoro racclto in un quaderno.

Se lo scrittore Raymond Queneau ci ha ispirato, se noi insegnanti abbiamo accettato questa silenziosa sfida alla costruzione di testi di uguale contenuto e diverso stile, i nostri alunni non sono stati da meno in spirito di avventura: si sono buttati a capofitto in questa impresa.

Dobbiamo dire che il prodotto finale ci piace molto e piace molto anche a chi l’ha letto.

Molti ci hanno chiesto se è tutta farina dei ragazzi e quanti sono i nostri zampini. A tutti abbiamo risposto, dalle pagine di Passaparola, spiegando che noi insegnanti lavoriamo, sia in questo frangente che normalmente, un po’ come si lavorava nelle botteghe rinascimentali d’arte in cui il maestro-artista insegnava, lavorando con l’apprendista-allievo, il mestiere e i segreti del mestiere.

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Così i primi “Esercizi di stile” sono stati realizzati insieme e un po’ per volta i ragazzi hanno acquistato autonomia, anche se il nostro contributo c’è sempre stato. Non siamo stati né ingombranti né inesistenti.

Adesso tocca a te che ci leggi, adulto o bambino, prova anche tu e imparerai la “potenza bifida della lingua italiana” come dice il professor Umberto Eco, e ti divertirai e, se ancora non l’hai fatto, leggi Queneau, ne vale la pena, credi.

Le insegnanti Roma 26 giugno 1987

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Appunti

Nel caos pomeridiano, in motorino. Un giovane dall’aria svelta, capelli a spazzola, occhiali da sole a specchio, giubbotto di pelle nera, guanti neri.

Zig-zagando pericolosamente fra le auto viene fermato da un vigile. Impreca sottovoce.

Arriva ad un portone antico. Suona.

Una vecchia signora apre e dice: -E’ troppo tardi !-

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Scambio

In un pomeriggio di pieno caos sulla sua potente moto, una vecchietta dall’aria svelta, capelli a cipolla, occhiali spessi per la miopia, giacca e minigonna di pelle, guanti mozzati con brillantini, corre all’impazzata per le vie del centro.

La vecchietta fa zig-zag fra le auto e viene fermata da un giovane con giubbotto di pelle e jeans blu, capelli con gelatina effetto bagnato, occhiali neri che le domanda: - Dove vai, bella pupa? La vecchia mormora sottovoce parole incomprensibili, arrossendo come ai vecchi tempi.

Arrivata al portone di un palazzo antico, bussa, esce un vigile in divisa che le dice: - Mi dispiace è troppo tardi, sarà per la prossima volta, mi scusi tanto. -

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Opposto

In una calma mattina, a piedi. Un vecchio dall’aria lenta, capelli quasi tutti bianchi, occhiali a doppia lente, pastrano marrone spigato, dita incappuciate da guanti di pelle, cappello a falde grigio.

Camminando lentamente in linea retta tra le biciclette, viene investito da un pirata della strada. Il vecchio si alza senza lamentarsi.

Arriva ad una porta a vetrate di un palazzo modemissimo, bussa. Una giovane, alta, bella e bionda apre e gli dice: - E’ troppo presto! -

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Incerto

Era mattina... no, forse era pomeriggio, non mi ricordo bene se era sera, no, probabilmente era in prima mattinata. C’era un ragazzo ventiseienne, no, forse era un trentenne o forse un quindicenne, non ricordo. Era vestito alla moda, con qualche capello tinto. Mi pare di ricordare che andava in motorino, poteva essere un “Ciao”. Credo che avesse i guanti mozzati. Nel porta pacchi aveva un pacco legato con una corda, no, no... era un elastico..., non può essere..., ma si... era una fune. Non sono certo, senza dubbio, non so bene se... zigzagava tra le macchine. Se non ricordo male un vigile gli aveva fatto una multa.

Ho l’impressione che arrivando ad un portone di un palazzo abbia suonato. Una vecchia... o era una giovane?... aprì e disse: - Mi sembra che sei arrivato troppo tardi, oppure mi sbaglio? -

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Precisazione

Alle 17 e 33 minuti, 2 secondi e 5 decimi di secondo, a Roma, in piazza del Popolo, all’incrocio della via del Corso, al primo semaforo a sinistra.

Un giovane ventiseienne dall’aria svelta con capelli a spazzola alti centimetri 2,5 occhiali a specchio alti e larghi entrambi centimetri 4,1 giubbotto di pelle nera a vita con spalle larghe. Le sue mani curate portano al dito un diamante di 5 carati e guidano sicuramente il motorino “50” G.L.X. Il motorino fa zig-zag tra le automobili a 1 metro e 45 centimetri a destra e 1 metro e 72 centimetri a sinistra.

Il ragazzo viene fermato da un vigile alto 1 metro e 83 centimetri e largo 30,1.

Il motociclista arriva in un palazzo antico. Suona.

Una vecchia di 65 anni, alta 1 metro e 64 centimetri e larga 42 apre e dice: - E’ troppo tardi, sono le 18 e 21 minuti-

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Superstizione

Era un tragico Venerdì 17: iella nera! Un giovane postino di circa 17 anni, con capelli a spazzola, occhiali a specchio e giubbotto, saliva sul motorino per andare a consegnare un pacco in via della Sfortuna al numero 17. - Oh che iella, il motore non parte! La maledizione mi perseguita...Ahimè! - imprecò lo sfortunato postino.

Appena il motore finalmente partì, un gatto nero gli passò davanti, facendolo zig-zagare tra le macchine.

Sfortuna delle sfortune il vigile lo multò.

Allora si munì di un grosso corno rosso e così arrivò sano e salvo fino al portone. Citofonò alla signora Amelia Scalogna. Dopo 17 piani di sudore arrivò finalmente all’ultimo. Una rugosa signora, pallida in viso, lo guardò con severità, dicendo: - E’ troppo tardi!- Il postino svenne. Che iella!

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Deformità

- Sput! Creck! Sput! Sput! - Un vecchio motorino cigolante, con a bordo un giovane postino percorreva le vie tortuose, strette, malandate e gremite in modo inpressionante dei bassifondi di una città malfamata. Il giovane dall’aspetto scheletrico, brutto come la fame, aveva un paio di occhiali a specchio con una lente rotta, un giubbotto di pelle nera sbrindellato e puzzolente e i pantaloni rattoppati. Cominciò a zig-zagare tra quei vecchi catorci di macchine creando un caos terribile.

PO PO! PE PE! Un vigile, con i denti gialli e cariati, lo fermò soffiando come un trombone nel suo fischietto arruginito. Il postino, bestemmiando infuriato, continuò la sua strada.

Arrivò al portone di una vecchia casa diroccata. A furia di pugni, scardinò la porta. Terrorizzata apparve sulla soglia una vecchia signora grassa come una botte, con le orecchie a sventola e gli occhi storti. Il postino le consegnò il pacco, ma la grassona scosse la grossa testa con la grazia di un ippopotamo e disse con voce rauca sputacchiando di qua e di là: - Mi dispiace... mi dispiace, ma è troppo tardi II postino le voltò le spalle facendole una pernacchia.

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Avarizia

Nel caos pomeridiano, Mario Spilorcetti, un giovane avaro, partì con la sua lambretta riciclata tre volte. Il giovane era vestito con un giubbotto di finta pelle comprato a Porta Portese e aveva i capelli unti di olio di frittura, in ricordo di un invito a cena. I suoi pantaloni erano tappezzati con toppe di vari colori.

Aveva appena incominciato il suo viaggio, quando incontrò una lunga discesa. Rimase perplesso, poi decise di spegnere il motore per risparmiare la miscela.

Alla fine della discesa si mise a zigzagare pedalando faticosamente fra le macchine. Un vigile lo fermò. Il giovane, visibilmente agitato, gli disse: - Il tempo è denaro, mi lasci andare via... Arrivato a destinazione, in via Avarizia numero zero, decise di salire le scale a piedi, tre scalini alla volta, per non consumare la suola delle scarpe. Decise anche di non suonare il campanello per non sprecare corrente e bussò. Una signora aprendo disse: - Molto male! Lei è in gran ritardo! Niente mancia! Il nostro avarone la guardò con ammirazione ed esclamò: - Brava, ha risparmiato! 16

Balbettio

Nel caos pomeridiano in motorino. Un giovane dall’aria svelta, capelli a spazzola, occhiali da sole a specchio, giubbotto di pelle nera, guanti mozzati come se glieli avessero tagliati.

- Qua-qua-qua-quanto so-sono be-be-bello! - dice zigzagando pericolosamente fra le auto.

- Qua-qua-qua-quanto so-sono ve-ve-loce - e viene fermato da un vigile.

- Ma-ma pro-proprio a-a me-me doveva ca-ca-pitare - impreca sottovoce.

Il vigile dice:- Mo-mo-mo tè faccio a multa Arriva al portone di un palazzo antico.

- Mo-mo-molto antico sta ca-cadendo a-a pezzi - mormora il ragazzo. Suona e una vecchia signora apre.

- Guarda oh!-oh! ru-ru-rughe da tu-tutte le-le parti cacapelli bi-bianchi - dice il ragazzo tra sé e sé.

La vecchia lo guarda e.... - E’ troppo tardi - Ho fa-fatto ta-tanta strada i-i-inutilmente pe-pe anda in-in una casa ch-che sta a ca-ca cascà a pezzi - esclama il ragazzo.

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Pessimista monologo interiore

Avanzo lentamente per l’autostrada. Forse corro troppo, la velocità è pericolosa. Se mi si buca una ruota la moto può sbandare e andare fuori strada. Guarda qui sotto c’è un burrone. Se cado qui nessuno potrebbe mai sentire il mio grido di aiuto. Meglio caminare più adagio. Guarda un po’ quello dell’altra corsia, corre come un pazzo: potrebbe perdere il controllo della macchina correndo cosi. Che cosa ci vuole, rompe il guarde-rail e mi piomba addosso e io sulla moto muoio sul colpo.

Sono sicuro che quel vigile ora mi ferma. Sicuramente ora si accorge che il mio casco non è omologato, che non ho la ruota di scorta; chissà quante altre cose che non vanno scoprirà! Fortunatamente non è successo niente, sono arrivato finalmente a destinazione. Sono sicuro che in casa non c’è nessuno, ho fatto tutta questa strada inutilmente.

Busso. Fammi stare attento, in una villa così grande facilmente ci può essere un cane sciolto. Apre una vecchia ed esclama: - Peccato è troppo tardi ormai non mi serve più. Mannaggia, lo sapevo, chissà il capo che mi dirà, è tutta colpa mia, questo ritardo lo dovrò pagare caro!!!

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Ottimista

A un tizio un po’ strano capita che a metà strada finisce la miscela della sua moto e così esclama:- Poco male, la miscela si ricompra -. Dopo aver rimesso la miscela ricomincia la corsa. Arrivato a destinazione, fa un acrobatico zig-zag tra le macchine, così si becca un spaventosa multa. Il tizio esclama : - Non importa, i soldi sono fatti per essere spesi -. Poi entra nel giardino di una villa e una vecchia lo accoglie dicendo:- E’ troppo tardi - e richiude la porta. Il giovane dice: - Non importa, ho fatto una passgiata-

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Visivo

Il ciclo era azzurro limpido, splendeva un sole luminoso i cui raggi si riflettevano sulla superfìcie degli autobus. I motorini sull’asfalto si notavano come dei bagliori somiglianti a pozze d’acqua. Da lontano si scorgeva una motocicletta che appariva tremolante nell’afa pomeridiana.

Un motorino blu metallizzato, tappezzato con svariati e colorati adesivi, avanzava e si avviava verso un piccolo viale alberato di un verde riposante.

Si avvicina, poi, ad un palazzo grigio cupo mal tenuto che sembra dormire con le sue finestre socchiuse. Suona. Una vecchina assonnata si affaccia e spia da una piccola fessura e sbadigliando con la sua faccia rosea e tranquilla fa cenno al ragazzo di andare via.

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Uditivo

Lo schiamazzo assordante del traffico cittadino percuoteva i timpani dei passanti. Il postino mise in moto il suo rombante “Ciao”. Il vento scompigliò frusciando i suoi capelli ingelatinati. Accelerò e il motore ruggì come un leone, GRRR... GRRR... GRRR... Partì e, sorpassando a destra e a sinistra, assordò i guidatori delle macchine vicine con un lamentoso sibilo, GNAAN...

GNAAN...

L’orecchio del ragazzo fu colpito dal fastidioso, acuto, prolungato fischio di un vigile che aumentò il frastuono.

Poi fu subito silenzio. Il vigile si avvicinò al ragazzo borbottando come una pentola di fagioli. Lo richiamò con tono severo. Il giovane grugnì tra i denti.

Al portone di un palazzo antico le nocche del postino bussarono risuonando nel silenzio: -Toc... Toc... Toc...Una vecchia signora dalle ossa scricchiolanti aprì la porta che cigolò. Con una voce acuta e scocciata che avrebbe infastidito anche il più incallito cantante rock, disse: - E’ trooooppooo taardiiii!!! -

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Pettegolezzo telefonico

Drinn, drinn. Suona il telefono.

- Pronto Caterina, sono Antonella, come stai? - Ah, ciao Antonella, lo sai, oggi ho visto dal balcone un ragazzo. Era su un motorino rosso e vestiva alla moda... vedessi... indossava una giacca di pelle nera e un paio di “jeans 501”. Che capelli stupendi! Sembrava che avesse un intero barattolo di gelatina spalmata in testa. Peccato, però, a causa dei suoi occhiali scuri, non ho potuto vedere i suoi “magnifici” occhi. - Ah, si? Che “sballo” sarebbe stato uscire una sera con lui! - Lo sai, Caterina, ti devo dire una cosa molto speciale: si è fermato proprio sotto il nostro portone! - E... a chi ha citofonato? - Che rabbia! E’ andato dalla signora Carmen Russo!

Io mi sono lanciata subito verso la porta e, attraverso lo spioncino, ho visto Carmen Russo aprire in vestaglia trasparente... Con voce seducente ha detto: “E’ troppo tardi, wow!!” -

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Arsenico e vechi merletti

Nella notte di Hallowen, la notte delle streghe. Un giovane dall’aria sospetta, capelli neri, giubbotto nero con dietro un teschio disegnato, guanti neri per non lasciare impronte. (sospiro) Cammina lentamente, si gira sospettoso per vedere se qualcuno lo segue. (sospiro) Il ragazzo chiede ad un vigile dove si trova la casa della vecchia miliardaria. L’agente lo informa dei troppi delitti inspiegabili avvenuti nella zona e gli suggerisce di stare molto attento. (sospiro) Guardingo il ragazzo si avvicina alla casa e suona. Apre un impeccabile maggiordomo. La vecchia miliardaria riceve il giovane vestita con una lunga vestaglia arricchita da vecchi merletti al collo e ai polsi. Gli offre una coppa di champagne.

Dopo un po’... il giovane si riversa sul divano... Le sue ultime parole sono: - E’ troppo tardi... l’ho scoperto... dopo... -

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Formula 1

Sulla pista di Hochenheim, in Germania. Alla partenza ci sono 32 bolidi. Le macchine accendono i motori. Tutti alla partenza. Rosso... giallo... verde...

Partiti!!!!!!

L’aria comincia a scaldarsi. Due bolidi si tamponano formando scintille. La Ferrari comincia a zig-zagare tra le macchine ad una velocità impressionante. Lo starter la ferma e rimprovera il pilota per aver mandato fuori strada una macchina. La Ferrari riparte. Alla curva prima del traguardo deve cambiare le gomme. Pochi attimi... e la corsa riprende. Al traguardo lo starter dice al pilota: - Sei arrivato fuori tempo -

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Cronaca sportiva (istruzioni per l’uso: leggere con la molletta al naso)

L’incontro del secolo: in diretta dalla scuola elementare Roma 70 di Roma. Postino contro Tempo, commentato da Bruno Pop-Corn.

Mancano pochi secondi all’inizio della partita 5...4...3...2...1... Fischio del vigile! Parte il nostro postino. Bravissimo! Fa un dribling bellissimo! Si smarca da una Renault 11. Stupefacente, meglio di Maradona!

E’ solo davanti alla porta, ma una Polo e una 500 cercano di fermarlo in area di rigore. Ma slitta! E’ solo!

Tira e ... No! Peccato non è goal. Poteva vincere la coppa PELE’ Arriva a destinazione. Suona. Risponde con una rapida azione una vecchietta che dice: - Mi dispiace, ma la coppa PELE’ l’ha vinta la Juventus! -

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Fiabesco

C’era una volta, nel paese di Beoz, un giovane dai capelli turchini e dagli occhi dorati che viveva in una casetta dal tetto rosso. Un giorno il sovrano di Beoz incaricò il giovane dai capelli turchini e dagli occhi dorati, di recarsi nel castello della maga Maligna per liberare sua figlia, la principessa Viola e uccidere la maga con un filtro magico. - Devi, però, evitare di guardare in viso la maga altrimenti diventerai di ghiaccio - disse il sovrano.

Il giovane partì con un cavallo bianco. Arrivato al paese di Zurret, nella piazza principale, trovò un torneo. Zigzagando tra cavalli e cavalieri, con un po’ di difficoltà riprese il suo camminno.

Arrivato al castello stregato il giovane nella fretta scordò l’avvertìmento del re. Appena incontrò la maga e la guardò in viso divenne di ghiacciò. La maga Maligna capì la ragione dell’arrivo del giovane e imprigionò, nella torre più buia del castello, la principessa Viola.

Era mezzogiorno: un raggio di sole si posò sul corpo del giovane, lentamente sciolse il ghiaccio e il giovane riprese i sensi. Ricordandosi dell’incarico, andò alla 26

ricerca della principessa e la liberò. Poi intrufolandosi nella cucina, scambiò il vino della maga con il fìltro malefico. Quando la maga Maligna, durante la cena bevve, morì all’istante.

Il giovane montò con la principessa in groppa al fedele cavallo e uscì dal terribile castello. Siccome il giovane era bello e buono e siccome la principessa si era innamorata di lui, il re consentì loro di sposarsi.

Agli altri pretendenti la mano della bella principessa il re disse: -Sono rammaricato, è troppo tardi! -

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Poetico Lamento poco serio per un pacco in ritardo

Alle cinque della sera.

Eran le cinque in punto della sera.

Un giovane postino, in motorino.

Alle cinque della sera.

Capelli a spazzola, giubbotto di pelle.

Alle cinque della sera...

Occhi coperti da occhiali a specchio, guanti mozzati.

Alle cinque della sera.

Il motorino zig-zagava tra le macchine.

Alle cinque della sera...

Venne fermato da un vigile.

Imprecava sottovoce.

Ah! Che terribile cinque della sera.

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Un portone antico lo attendeva inesorabilmente.

Alle cinque della sera...

Il postino suonava il campanello.

Alle cinque e uno della sera...

Una vecchia rispondeva Ah! Che terribile minuto di ritardo!

Era le cinque e uno nell’ombra della sera!

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Dramma appunti per una sceneggiatura proverbiale “Meglio tardi che mai”

Personaggi Narratori Non c’è due senza tre Coro L’unione fa la forza Il giovane motociclista Ogni scarafone è bell ‘a mamma soia Il vigile burbero ma benevolo Can che abbaia non morde La signora in verde Chi di verde si veste di sua beltà si fida Costumi L’abito non fa il monaco

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Scenario Rosa la mattina bufera s’avvicina

Atto primo PRIMO NARRATORE Nel traffico mattutino, un giovane motociclista, con un pacco nel cesto, avanza con spavalderia.

MOTOCICLISTA: Chi non risica non rosica.

PRIMO NARRATORE II giovane arrogante tenta di passare con il rosso.

CORO: II troppo stroppia.

Atto secondo SECONDO NARRATORE Il vigile severo lo ferma fischiando VIGILE: Chi la fa l’aspetti SECONDO NARRATORE Il vigile vorrebbe multarlo, ma è commosso dalla sua giovane età.

CORO: Can che abbaia non morde.

VIGILE: Chi va piano va sano e va lontano, chi va forte va incontro alla morte.

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Atto terzo TERZO NARRATORE Il giovane arriva a destinazione. Prende il pacco e cerca l’abitazione.

CORO: Chi cerca trova TERZO NARRATORE Arriva ad una vecchia casa, in una via silenziosa.

CORO:Il silenzio è d’oro TERZO NARRATORE Suona. Un’affasciname signora in verde guarda dallo spioncino.

LA SIGNORA: Fidarsi è bene non fidarsi è meglio.

TERZO NARRATORE La signora apre.

LA SIGNORA: Chi tardi arriva male alloggia.

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Commedia

Personaggi in ordine di apparizione: Mario: postino motorizzato, uomo di fiducia del barone Cesare: il vigile La Baronessa Elisabetta: sempre pronta a spendere soldi per i gioielli *** Atto primo Scena I L’azione si svolge in città nel caos pomeridiano IL POSTINO (guardandosi attorno disperato): - Oh, povero me! Devo attraversare tutta la città, per poi arrivare al palazzo della Baronessa che sta in campagna, (cambiando il tono della voce). Il mio padrone si è innamorato della Baronessa, per questo le vuole inviare un gioello di gran valore. Devo fare presto, perché ci sono altri corteggiatori che la vogliono sposare. -

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Scena II Il postino zig zagando fra le macchine viene fermato dal vigile IL VIGILE: - Fiiiuu! Alt! Tu vai a più di cento all’ora!

Per questo ti devo fare la multa! IL POSTINO (in tono disperato): - Ma io vado di fretta!

Devo assolutamente andare a casa della Baronessa Elisabetta per portarle un gioiello! Non voglio perdere tempo con lei, mi faccia passare, per favore! Atto secondo Scena I Il postino arriva al palazzo della Baronessa, per la consegna delpacchetto) - Driiin! LA BARONESSA (appare sull’uscio, nell’abito da festa): - Buongiorno! IL POSTINO (intimidito): - II mio padrone... vi ha mandato questo pacchetto... -

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LA BARONESSA (con grido di rimprovero):- Ormai è troppo tardi!

Ho già preso un impegno con un principe, molto più ricco del tuo padrone! IL POSTINO: - La supplico, se non prenderà il pacchetto il barone se la prenderà con me! LA BARONESSA (con tono superbo): - Ma se ne vada via! Io non ho tempo da perdere con un barone qualunque, io diventerò principessa!!! -

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Volgare

Ner mascello pommeridiano de Roma, su quer cesso de ‘na motoretta che se ne va per i cavoli sua, un burino cor vestito alla punk, con un giubbotto molto sciccosissimo de colore nero e i guanti che pare je l’hanno mozzicati, an’ hai capito?

An vedi!... come zig-zaga tra le macchine quello s.... come litiga con quer poro disgrazziato der vigile che so sett’ora che sta a fischià a quell’altri co’ quattro rote sotto er c...

Arriva a na’ catapecchia antica stracolma de tarli pe’ consegnà er pacco. Sona an campanello che pare er campanone de’ San Pietro, manco fossero sordi.

Sortisce fora ‘na signora che pare ‘na befana, sai de quelle racchie baffute e che je manca ggiusto la scopa pe’ pijà er volo.

- Er pacco, signò! - disce er giovanotto.

- Ma ‘nartro pacco!... Ma va’ moriamazzato! -

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Paninaro

Nel casino della city, quando tenebra, un galloso metropolitano, giaccone ramboso di pelle zippata, jeans “El Charro�, rajban a specchio, TROPPO TOZZO!, si scheggia con il suo ferro, ALLA GRANDE! Una mezza tarda dopo, un vigile megaincazzato luma il paninaro e gli schiaffa una compiladon di rimproveri e lui si cucca la predica borbottando e skizza via col ferro.

Arriva ad un palazzo antico, suona e dalla tana esce una sapiens, TROPPO SCARSA! Lo luma attentamente e dice: - TROOOPPO GIUSTO! -

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Puffante

Nel puffoso pomeriggio estivo, un ragazzo con la sua moto andava puffando di qua e di là con una giacca puffmodel, jeans pufforiginal e capelli a spazzola.

Viene puffato da un vigile che gli dice:Puffavi troppo forte e ti puffi una multa!- E lui se la puffa.

Dopo parecchie ore il ragazzo puffa a un palazzo puffoso. Puffa al campanello. Una signora puffando la porta apre e dice: - Troppo puffo! Il ragazzo risponde: - Puffa sarà lei!!! -

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Farfallino

Nefel cafaofos pofomeferifìdifìafanofo, ifin mofotoforifìnofo.Ufun gifiofovafanefe dafall’afarifìafa svefeltafa, cafapefellifì afa spafazzofolafa, ofocchifìafalifi afa spefecchifiofo, gifìufubbofottofo difì pefellefe neferafa, guafantifì mofozzafatifì cofomefe sefe l’afavefesseferofo tafaglifìafatifi.

Zifigzafagafandofo peferifìcofolofosafamefentefe trafa lefe afaufutofo vifiefenefe fefermafatofo dafa ufun vifìgifìlefe. Ifimprefecafa sofottofovofocefe.

Afarrifiafavafa afa ufun pofortofonefe afantifìcofo. Sufuofonafa. Ufunafa vefecchifìafa sifignoforafa afaprefe efe dificefe: - E’fe trofoppofo tafardifì! -

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Diario

Caro diario, oggi, 22 gennaio 1987, è una giornata molto importante per me, perchè il pacco che aspettavo con impazienza è finalmente arrivato. Questo pacco doveva giungere entro le 17,30 se no... addio festa!

Guardando dalla finestra avevo visto un ragazzo in motorino. Era bellissimo! I suoi capelli neri a spazzola spalmati di gelatina, gli occhiali da sole a specchio che riflettevano il traffico pomeridiano, un giubbotto di pelle nera, lo rendevano molto attraente.

Il giovane, zig-zagando fra le automobili, era stato richiamato da un vigile che, per fortuna, non lo aveva multato. Alle 17,25 però il pacco non era ancora arrivato, quella benedetta sarta non era ancora puntuale nelle consegne. I minuti trascorrevano velocemente...

Tic-tac, tic-tac... Ero sempre più nervosa.

Appena suonò il campanello, andai ad aprire e... chi mi ritrovai davanti? Il bel giovane che avevo visto dalla finestra. Mi porse il pacco che aspettavo con ansia, lo afferrai con energia e guardai l’orologio.

Mi sbiancai in viso e gli dissi con le lacrime agli occhi: - Mi dispiace, ma ormai è troppo tardi! 40

Snob

Nella confusione di viale Diamanti-persi, tra le vetrine piene di abiti firmati Gucci, un distinto postino dalla giacca stile Missoni, doveva consegnare un pacchetto in via Soldi-da-baciare al numero 4. I raggi del sole pallido illuminavano i petali dei fiori che si cullavano al vento.

Il giovane sulla sua moto Kavasaki ondeggiava tra le macchine a tempo di valzer: sembrava un ballerino. Un vigile alto e smilzo, berretto bianco, giacca nera, bottoni dorati scorse il postino che zigzagava tranquillo, lo fermò minacciando di multarlo. Finalmente il postino arrivò in via Soldi-da-baciare, numero 4. Suonò al portone. Venne ad aprire il maggiordomo impeccabile nella sua divisa con un cravattino nero che risaltava sulla camicia bianca.

Chiamò la contessa Fiorella De Magnaghis. Questa venne subito. Indossava un abito scollatissimo color pianto-di-ver -me-nero, con rifiniture a singhiozzo-ditartaruga. Il cappellino aveva sfilature d’oro e merletti a più non posso dal cui centro spuntavano due piume

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di struzzo. Le mani erano colme di anelli, per ogni dito c’era una pietra preziosa: uno zaffiro nell’indice, un topazio nel medio, un rubino nell’anulare, un diamante nel mignolo. La contessa con tono seccato disse: - Garçon, n’est pas possible! E’ troppo tardi!-

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Telegiornale

“Signore e signori buonasera! Vi trasmettiamo ora l’ultima notìzia di cronaca della giornata.

Un ragazzo che guidava un motorino, con capelli a spazzola, occhiali a specchio, giubbotto nero e con un paio di guanti mozzati, zigzagava pericolosamente tra le auto. Fermato da un vigile che gli contestava l’andatura, rispose in malo modo; ne nasceva una discussione animata.

Poco dopo il ragazzo proseguiva per la sua strada. Attraversata la città, arrivava davanti a un palazzo antico e suonava a un portone. Una vecchia signora si affacciava e gli diceva: - Ragazzo mio sei venuto troppo tardi, non ci si può proprio fidare dei giovani !..Evidentemente il divario tra le generazioni è in aumento.”

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Pubblicitario

Una nuova voglia di guidareAlfa 33. Un giovane tenero, mai grasso che si spezza con un grissino, capelli studio line scolpisce i tuoi capelli, occhiali elasta Safilo, mai fuori posto, giubbotto morbido lavato con nuovo Perlana liquido, non solo per lana, morbidezza sempre più imbattibile, con una camicia pulito sicuro senza strapp, il piacere del pulito, avanza in un mondo a colori. Si avvicina un vigile, il mago della bontà che sta mangiando i crackers che si sfogliano in bocca.

Pronto soccorso alito, con un gesto della mano, chiede i documenti. Lui, l’uomo che non deve chiedere mai, prende il blocchetto delle multe, il posto più morbido dove mettere il naso. E........ spara, non si appiccica e si ricarica. Ma il giovane, più lo mandi giù e più si tira su, continua la sua corsa, perché Duracell dura di più.

Arriva ad un palazzo, dieci piani di morbidezza dieci rotoli di convenienza. Si affaccia una dama, Malizia profumo d’intesa. Paulista l’amore che conquista, amore a prima vista che provo per te. Che formaggio ragazzi, si scioglie in bocca non in mano!

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Telegramma

CAOS POMERIDIANO MOTORINO STOP GIOVANE SVELTO CAPELLI SPAZZOLA GIUBBOTTO NERO STOP FERMO SEMAFORO ZIGZAG PERICOLOSO MANCATA MULTA STOP ARRIVO PORTONE SUONA STOP VECCHIA APRE STOP TROPPO TARDI STOP PECCATO STOP

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Azioni

Andavo, giravo, mi pavoneggiavo, zigzagando.

Mi fermava, mi multava, imprecavo.

Arrivato, mi fermavo, suonavo.

Si affacciava, mi guardava, mi squadrava, mi riconosceva, mi apriva, mi diceva:- Hai tardato! -

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Salti di stile

precisazione Alle ore 16,183 e 50 secondi del 29 febbraio del 1984, anno bisestile, secolo XX d.C. Un giovane di 18 anni, maggiorenne da 2 giorni e 34 minuti, percorreva, su un motorino CIAO, acquistato alla concessionaria Piaggio ad una velocità di 50 km, via degli Orologiai. ampolloso II cortese giovinetto, dall’aspetto folgorante, capelli mossi come onde agitate dal vento impetuoso, occhi profondi e sconfinati come la notte ammantata di stelle, con una giacca rosa, simile all’aurora nascente, saettava come fulmine a ciel sereno. Venne fermato dall’acutissimo sonaglio del fischietto di un irascibile, brusco e quanto mai subdolo vigile. medico L’uomo, giallo per l’itterizia, appena dimesso dal Policlinico, dopo un delicato intervento alle vie biliari, con voce compromessa per una laringite cronica, multò con mano incerta, per un incipiente stato febbrile, il giovane “paziente” ormai sull’orlo del collasso.

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cinematografico Per la prima volta sui nostri schermi, la Metro Gold Meyer presenta “II postino suona sempre due volte”, destinato a spettatori desiderosi di forti emozioni. analisi del periodo Il giovane giunse a destinazione (frase principale) e bussò alla porta di un vecchio caseggiato (frase coordinata alla principale) che era abitato da una vecchia signora (frase relativa). interiezione Ahh! Era ora!! Perbacco! Corbezzoli! Ma ahimè! E’ troppo tardi!!!

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Spaziale

Nella lontana galassia, un robotino postino di nome Tilt percorre con la sua navicella una arteria principale molto trafficata. E’ un robot a forma di palla e in testa ha molte antenne. “Proprio intelligente! BI-BI, a tutto turbo, BI-BI, sto correndo, BI-BI, quante navicelle!

BI-BI quanti floppy disk devo ancora consegnare! BIBI meglio correre! BI-BI” A un blocco spaziale viene fermato da una torre di controllo e viene multato perché corre troppo. Riprende la sua corsa e si ferma in una base spaziale.

Una robot molto carina con le antenne arricciolate, gli dice: “BI-BI è troppo tardi... BI-BI è troppo tardi... “ Tilt rispose: “Peccato, peccato BI-BI!”

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Polo nord

Nel freddo rigido e pungente del Polo Nord, un eschimese, sulla sua slitta, doveva consegnare una borsa di acqua calda ad un suo amico malato. L’uomo indossava un eschimo di pelle di foca, i capelli erano spalmati di grasso di balena, il suo colorito olivastro era impallidito per via del grande gelo. La slitta era trainata da alcuni cani forti e robusti, abituati a sopportare grandi fatiche.

Un orso imponente si fermò davanti all’uomo.

L’eschimese rimase sbalordito, poi cercò di allontanarlo, ma quello rimaneva lì, fisso e immobile. Allora l’uomo tirò fuori da un sacco una aringa affumicata e la lanciò all’orso affamato. L’animale un po’ indeciso, prima la annusò, poi la mangiò con avidità, infine sazio, se ne andò via. Allora l’eschimese proseguì il suo cammino.

Arrivato a destinazione, l’uomo entrò nell’igloo dell’amico e subito gli consegnò la borsa d’acqua ormai non più calda. L’amico con tono dispiaciuto disse: - E’ troppo tardi!! L’acqua è ormai congelata con 50 gradi sotto zero!!! 50

Polo sud

Il vento ululava sul ponte della nave. Robert Scott e la sua truppa ammiravano gli immensi iceberg antartici.

Sapevano che raggiungere il polo sud per primi non era un impresa facile...

Scott vestiva con una pellicia bianca, un paio di guanti pesanti e sul capo aveva un cappello di lana azzurra.

La nave zigzagava pericolosamente fra gli iceberg, quando venne bloccata da un’orca assassina. L’orribile cetaceo vedendola fece strani e paurosi versi, però dopo qualche ora lasciò che proseguisse il suo cammino. Ormai Scott era conscio di essere in ritardo.

Camminava ansiosamente avanti e indietro sul ponte della nave. Ogni tanto fissava il pacco che conteneva la bandiera inglese...

Nonostante cinque mesi di corsa sfrenata, di sofferenze e di bufere, arrivò settantaquattro giorni dopo Roaid Amudsen. La truppa impallidì quando vide sventolare la bandiera norvegese piantata già da un mese dal rivale. Scott si mise le mani nei capelli e urlando disperatamente disse: - E’ troppo tardi! 51

Deserto

Da una piccola oasi assolata del Sahara centrale, un beduino parte per una missione molto importante: deve consegnare urgentemente dei medicinali in un piccolo villaggio vicino ad Arak, dove c’è un’epidemia.

Sul suo cammello biondo avanza lentamente. L’arabo veste con veli neri, ha un sciabola ricurva al petto, il capo coperto da un turbante di mussolina, occhi infuocati come tizzoni ardenti.

Zig-zagando fra le dune incontra un tuareg e rischia di essere sgozzato. Il beduino ringrazia Allah, pregando sottovoce. Arrivato al villaggio non trova nessuno. Il vento crea mulinelli di sabbia e fa sbattere le porte delle misere abitazioni. Da una casa si ode un lamento.

Entra e trova un vecchio che sta scrivendo su una tavoletta:- E’ troppo tard...-. L’epidemia ha fatto la sua ultima vittima.

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Far west

Nel Far West un cow boy doveva portare a tutti i cittadini di Goston-city un messaggio molto importante.

L’uomo indossava una camicia scozzese, dei pantaloni di pelle sfrangiati ai lati, un fazzoletto annodato al collo.

Sui suoi capelli biondi vi era un cappello di cuoio forato da una pallottola. Il cow boy era accompagnato dal suo fedele cavallo Fulmine. L’uomo scorse una diligenza, cercò di superarla, aumentando da cinquanta a cento galoppi all’ora. Uno sceriffo lo vide e sconvolto dalla sua velocita, minacciò di rinchiuderlo in prigione. Il cow boy gli spiegò che aveva fretta, perché doveva annunciare a tutta la città il prossimo attacco degli indiani. L’uomo, arrivato a Goston-city, trovò tutti morti: gli indiani erano arrivati prima di lui. A terra il giudice Smith, ancora in agonia, sospirò: - E’... troppo ... tard ... - e morì.

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Preistoria maccheronica

L’eruzione di un vulcano rimbombava nella valle. Un Austrolopiteco si preparava a portare una fiaccola accesa al capo tribù. L’ominide dall’aspetto scimmiesco, orecchie a sventola, corpo peloso, vestiva con una pelle di ghepardo fermata su una spalla da un dente di tigre.

Salendo sul suo fedele brontosauro si avviò verso la caverna sacra affrescata da pitture rupestri. Durante il percorso incontrò un tirannosauro facendolo cadere con frastuono.

Quando arrivò alla caverna sacra la fiaccola si era ormai spenta. Il capo tribù gesticolando furiosamente gli disse: - Uh, uuuh, uh, uuuh....adera drobbo tardi, aclino le plitre frocaie - (traduzione:- è troppo tardi, abbiamo già scoperto le pietre focaie -).

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Antico Egitto

Tutankhamen, faraone egiziano, morì molto giovane.

Fu sepolto nella tomba più piccola della valle dei re.

Fu portato nell’aldilà su una barca, accompagnato dal dio Horus, la guida dei morti. Tutankhamen ben sapeva che avrebbe dovuto rivelare agli dei tutti i peccati che aveva commesso nella sua vita, perciò si sentiva molto angosciato.

Arrivato nell’aldilà, Thot, lo scriba degli dei, gli fece leggere le regole per come comportarsi al cospetto delle divinità. Il giovane faraone eseguì gli ordini. Intanto il dio Anubis, dalla testa di lupo, mise il suo cuore in un vasetto e subito lo pose su un piatto della bilancia.

Tutankhamen attendeva il responso, tremando di paura.

Se il suo cuore pesava più di una piuma, che rappresentava la verità, il suo corpo sarebbe stato divorato da una divinità con la faccia da coccodrillo e con le sembianze di un leone. Se, invece, il cuore pesava quanto la piuma, il defunto avrebbe potuto godere della vita eterna.

Disgraziatamente il cuore del faraone risultò più pesante della piuma. Tutankhamen supplicò singhioz-

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zando Osiride di perdonarlo, ma il dio fu irremovibile e rispose freddamente: - Mi dispiace, ormai è troppo tardi! Il tuo destino è segnato! - E il terribile mostro lo inghiottÏ in un sol boccone.

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Apocope

Nel caos pomeridian in motorin. Un giovan dall’aria svelt, capell a spazzol, occhial da sol a specchio, giubott di pel ner, guant mozzat come se glieli avesser tagliat.

Zigzagand pericolosament fra le aut vien fermat da un vigil; imprec sottovoc. Arriv al porton di un palaz antic.

Suon. Una vecchia signor apr e dic:- E’ trop tard -

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Metafora

Era una giornata con i fiocchi. I raggi del sole picchiavano sui tetti delle macchine. Un giovane nel fiore degli anni, folta capigliatura che lo faceva sembrare una foresta vergine, naso a patata, vestito alla carlona, doveva consegnare un enigmatico pacco. Si era imbattuto in questa impresa perché non aveva un becco di un quattrino, ma sapeva di essersi imbarcato in una situazione che faceva acqua da tutte le parti.

Il giovane fusto salì subito sulla sua moto fìammante, nuova di zecca che partì filando a gonfie vele. Impennandosi con la moto perse l’equilibrio e, slittando tra le macchine, s’imbattè in uno scorbutico vigile dal dente avvelenato. Il ragazzo con una voce stridula disse: - Io non sono una lumaca! - Ma non faccia la volpe! Non trovi scuse! Lei cerca di salvare capra e cavoli! - tuonò il vigile con voce da gorilla. Il ragazzo ripartì con la coda fra le gambe.

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Finalmente arrivò sotto il portone di quel paradiso di casa. Suonò.

Una vecchia signora con la puzza sotto il naso, rispose

con voce squillante. Lo fece attendere per parecchio tempo. Lui stava sulle spine. Quando finalmente la vecchia signora scese, un po’ seccata disse: - E’ troppo tardi! - A quella risposta il giovane impietrito sentì naufragare tutte le sue speranze e crepò di rabbia.

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Lipogrammi

Lipogramma in a Un giorno di pomeriggio in motorino. Un uomo svelto con peli lunghi, lenti con lo specchio, giubbotto color nero, tutto coperto meno che le unghie.

Percorre velocemente i piccoli pertugi delle inďŹ nite code di veicoli. Lo sorprende un vigile che gli dice sottovoce: - Sei scoperto e paghi un indennizzo! Giunge in un portone di un ediďŹ cio vecchio. Chiede del tenente. Un tizio viene e gli dice: - Sei fuori tempo!Lipogramma in e In un caos, sopra il motorino. Un ragazzo con abiti alla moda, occhiali scuri, con stivali imbottiti di lana.

Pian piano il motorino si avvicina ad un palazzo. Il ragazzo suona, da il pacco, ma la signora fa un movimento indicando di andar via. Il ragazzo va via molto dispiaciuto.

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Lipogramma in i Nel caos, dopo pranzo sulla moto. Un ragazzo dall’apparenza svelta, dal capello a spazzola, lente da sole speculare, cappotto-pelle-ne-ra con manopole

mozzate come se le avessero strappate. Facendo dello slalom velocemente fra le auto, la motoretta è fermata da un agente urbano. Parla sottovoce.

Sotto al palazzo remoto, al portone, suona. Una matusalemme apre e parla: - E’ davvero tarda l’ora! Lipogramma in o Nei disastri stradali mattutini, in vespa. Una ragazza dall’aria svelta, capelli alla punck, para-raggi scuri, giacca di pelle nera e guanti tagliati.

Zig-zag tra le macchine, rischia una multa dal vigile e impreca nella sua mente.

Arriva ai cancelli della villa e bussa. Una vecchia le apre e dice: - E’ arrivata tardi, mi dispiace! Lipogramma in u II giovane dall’aria svelta, capelli a spazzola, occhiali da sole a specchio, giaccone di pelle nera, manopole mozzate come se gliele avessero tagliate, zig-zagando pericolosamente fra le macchine e viene fermato dal vigile. Impreca sottovoce.

Arriva al portone del palazzo antico, citofona. La vecchia signora apre e dice: - E’ troppo tardi -

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Tautogramma in p

Nel pasticcio pomeridiano del paese, un pazzo sul Piaggio con pantaloni pellegrini e pendenti e con un piumino perduto nelle penne, pettinato con perversa permanente, parlava petulantemente con il panettiere che paniďŹ cava nella panetteria sulla piazza.

Sul passaggio pedonale un poliziotto perplesso patteggia parecchio col pazzo per il pagamento della penalitĂ per la patente persa. Pagata la penale, il pazzo piglia il Piaggio e percorre la piazza piroettando sul ponte precipitandosi precipitevolissimevolmente a un palazzo pregiato. Preme il pulsante prepotentemente, premurosa la perpetua si precipita alla porta e prontamente pronuncia: - Proprio il pacco di paramenti per il priore porti, per prodigio! -

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Tautogramma in m

Nel macello mattutino, un maschio col Moncler marrone, montatura magica, moto metallizzata, mettendosi in mostra nella metropoli maledetta, è multato maledettamente da un megalomane multagente. Il moretto mimetizzandosi fra le le macchine a malavoglia, maldestramente monta sul marciapiede. Mantenendo la media di un miglio al minuto, mira alla meta: il maniero misterioso del marchese morente. Martellando con la mazza, la merce mostra al maggiordomo: medicine al mentolo. Il maggiordomo mormora: - Il marchese è morto per malocchio molesto -

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Palindromi

Nell’ attica città, un’avida diva, su i treni inerti. I treni stavano partendo. Anna, avida diva è nome di demone, rivestita di oro, manteneva la linea gig. Incrocia un altro treno. Radar segnala S.O.S. e i ligi vigili li hanno visti. Arriva ad un palazzo, sale al quinto piano, interno otto.Un’eco, vana voce, risponde: - E’ l’amore vero male! Anna risponde: - E’ Roma l’amore e poi oro vale lavoro e mi deve pagare -

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Ossimori

Un una notte chiara di una fredda estate un pallido negro avanzava nel sonoro silenzio della città immersa in un tacito tumulto assorto in pensieri vuoti.

Dopo una rapida frenata, fu fermato da un vigile distratto. Per proseguire si giustificò con una vera menzogna. Fu un attimo eterno di sicura incertezza. Come un morto vivente arrivò a destinazione.

Una lucida pazza gli aprì la porta. Vide il suo volto illuminato da un oscuro chiarore. Si fissarono in un eloquente silenzio. Il pallido negro vedendola provò un’amara dolcezza, un amore odioso. Un urlo silenzioso echeggiò nella stanza: - E’ troppo tardi! Il poverino fu percorso da un brivido caldo di freddo equatoriale.

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Esercizi di stile

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