Newtra_Thesis project_Design for Innovation_Politecnico di Milano

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Te s i d i La u r e a M a g i stra l e

Chiara G e rv a si

Facoltà del Design Corso di Laurea Magistrale Design del Prodotto per l’Innovazione A.A. 2016/2017

Newtra: servizio commerciale semiautomatico di coltivazione e vendita di insalate pronte al consumo tramite serra idroponica Relatore: Francesco Zurlo Tesi di: Chiara Gervasi

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F OOD D E SI G N Is simply the connection between food and Design. Food Design is the design process that leads to innovation on products, services or systems for food and eating: from production, procurement, preservation, and transportation, to preparation, presentation, consumption, and disposal.

Francesca Zampollo

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A B STRACT

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L’analisi dei trend è uno strumento di ricerca sempre più utilizzato dalle aziende moderne. In particolare queste si soffermano sull’osservazione e la comprensione di quelle tendenze definite megatrends che modificano le nostre vite in modo profondo e ridefiniscono tutto l’ambiente circostante. Dall’analisi di questi fenomeni è possibile mappare diverse aree che evidenzino interessanti input di progetto. Ogni settore filtra queste macrotendenze, traducendole in al-

trettanti trends meno rilevanti, ma decisivi per quanto riguarda l’andamento dei mercati. In particolare il settore del Food, ricopre un ruolo molto importante in questo momento storico, che si appresta ad affrontare grandi cambiamenti in ambito agro-alimentare per cause di sostenibilità ambientale. Le nuove metodologie di coltivazione fuori suolo, rappresentano proprio uno di questi trend, che assume il nome di Urban Farming. All’interno di questo scenario vediamo protagoniste le entità astratte di Natura e Tecnologia, costantemente percepite come antagoniste le quali suscitano quesiti in ambito etico, inerenti il loro ruolo.

In questo quadro si inserisce Newtra, un progetto di prodotto/servizio che si propone di promuovere la tecnologia di coltivazione idroponica e di educare riguar-

do le sue pratiche. Il progetto si basa su una “semplice” strategia: l’integrazione di una pratica così poco compresa all’interno di un contesto di vita quotidiana rappresentato dalla città, le sue strade ed i suoi spazi commerciali.

Il servizio si basa sulla progettazione di una smart green-house che permetta la coltivazione e la vendita di insalate pronte al consumo, all’interno di locali commerciali. Newtra mira alla sensibilizzazione riguardo scelte alimentari più consapevoli, adottando un approccio educativo che mostri e promuova la trasparenza e la qualità dei processi produttivi della coltivazione idroponica.

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IND I C E Abstract Indice

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1_FUTURE ORIENTED 1.1 Approccio 1.2 Megatrends 1.3 Urbanisation 1.4 Connectivity 1.5 Health 1.6 Neo-Ecology

8 9 12 14 20 28 33

2_FUTURE FOOD 2.1 Tomorrow’s Meatball 2.2 Food Report 2.3 The Future of Food 2.4 Case Study

38 40 44 48 50

3_HYPERNATURE 3.1 Intro 3.2 Next-Nature 3.3 Natura si trasforma in cultura 3.4 Cultura si trasforma in natura 3.5 Piramide della tecnologia

60 61 66 68 71 78

4_SOILLESS CULTURE 4.1 Contesto 4.1.1 Contesto agricolo 4.1.2 Contesto demografico 4.2 Soilless Culture 4.2.1 Fasi storiche 4.2.2 Sistemi idroponici 4.2.3 Substrati 4.2.4 Soluzione nutritiva

88 89 91 93 95 96 101 111 116

4.2.5 Ruolo illuminazione 4.2.6 Fasi di coltivazione

121 123

5_NEWTRA PROJECT DEVELOPMENT 5.1 Premessa e intento progettuale 5.2 Concept 5.2.1 Obiettivi 5.2.2 Visualizzare il progetto 5.3 What 5.3.1 Risorse 5.3.2 System Map 5.3.3 Touchpoints 5.4 Who 5.5 Where 5.6 How 5.6.1 Branding

130 131 133 135 136 137 138 140 143 144 149 152 152

5.6.2 Naming & Logo 5.6.3 Website 5.6.4 Shop 5.6.5 Green-House 5.6.5.1 Struttura 5.6.5.2 Greens 5.6.5.3 Tecnologia/UI 5.6.6 Packaging 5.7 Business Model Canvas 5.8 Conclusioni

153 156 158 170 176 189 193 206 209 215

Indice immagini Bibliografia Sitografia Ringraziamenti

218 224 227 230

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F U T U R E O R I E N T E

D

1.1

APP R OC C I O Future Oriented

Questo progetto di tesi è frutto di innumerevoli suggestioni inerenti al “Food” ricevute durante la mia esperienza di tirocinio in Germania presso la De’ Longhi Braun Household GmbH. La ricerca di un tema, è nata proprio in questo momento. E’ per questo che ho basato le prime fasi, su una approfondita analisi dei trend che segnano il mondo contem-

poraneo e sono inevitabilmente legati al Food Design. Ritengo utile intraprendere un progetto partendo da questo tipo di analisi, in quanto consente di mappare le tendenze ed avere chiaro lo scenario in cui muoversi per poter sviluppare un prodotto o un servizio che sia in linea con il mondo attuale e che permetta di anticipare quello futuro. Gli strumenti che ho utilizzato sono piattaforme di trend forecasting e sono stati utilizzati in diversi modi in azienda; per questo ho ritenuto opportuno basare la mia analisi su alcuni di questi:

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Lo ZukunftsInstitute è uno dei più importanti think tank che si occupa di trend e “future research”. Il team è composto da ricercatori e consulenti che si occupano di esaminare quali cambiamenti, quali tendenze e megatrends stanno modellando il nostro presente e quali conclusioni possono essere tratte da questo per il futuro dell’economia e della società.

In particolare tramite questo strumento ho avuto la possibilità di approfondire l’identita dei megatrends più attuali, importanti per la comprensione dell’andamento e la trasformazione dei mercati.

Un altro mezzo interessante del quale sono venuta a conoscienza è TrendTablet: una piattaforma online gratuita progettata e curata da Lidewij Edelkoort.

Spiega come le tendenze crescono, si

1.1.1 / Trend Tablet, piattaforma online sui trend correnti

evolvono e scorrono. Il linguaggio da lei utilizzato è strutturato in modo tale da rendere facile la comprensione di come queste tendenze interagiscono nella nostra vita quotidiana, infatti ne tratta per descrizione di casi reali ed esistenti, veri casi studio. Le sue ricerce mi hanno informata più strettamente riguardo il settore del food.

Inoltre interessante è stato il contributo di Space10, un laboratorio di ricerca e innovazoine associato al brand di IKEA, che risiede a Copenhagen. Il loro compito è quello di indagare sul futuro della vita urbana individuando le grandi sfide che hanno impatto sulle persone su scala globale ed esplorare le possibili soluzioni. Raccoglie esperti, capi di pensiero e menti brillanti da tutto il mondo per

ideare, creare soluzioni per il futuro, modelli di business innovativi e responsabili che consentano una vita piÚ significativa e sostenibile. Tutti i concetti da loro esplorati sono esposti al pubblico presso la loro sede nonchè condivisoi online attraverso articoli.

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1.1.2 / Space10 Copenhagen

1.2

ME GAT RE NDS

CYC L ES

micr o tr e nd s

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p r od u ct s

ma rket tr e nd s

consumer trends

Future Oriented

m a r ke t s

soc i oc ul tura l trends

e con om y mega tre nd s max 5 0 ye ars l o ng l astin g

te chno tr e nd s

t e ch n ol og y

ci v i l s a t i on meta trends

nature

TIME

Cosa sono i megatrends?

Sono motori del cambiamento, i driver dell’innovazione. Sono metamorfosi che modificano le nostre vite in modo profondo e ridefiniscono tutto l’ambiente circostante. Sono essenzialmente trend, ma non trend da predire, perchè sono già lì a segnare i cambiamenti che hanno dato forma al nostro presente e che continuano a influenzarlo. Costanti di svilup1.2.1 / Categorie di trend analizzate da ZukunftsInstitute

po della società globale che coprono diversi decenni. A differenza di altri tipi di trend, come mostra il grafico, questi sono definiti “mega” proprio perchè coprono gran parte degli ambiti sociali.

Hanno influenza su ogni singolo individuo e segnano il mondo dell’economia come della politica, della scienza come della tecnologia e della cultrura. Per capire meglio di cosa si tratta basti pensare a quelle macro-tendenze che l’istituto di ricerca ha definito per noi, che hanno un forte impatto sul’evoluzione in questi ambiti sociali, riportate qui accanto. Noi approfondiremo solo alcune di queste, maggiormente inerenti al tema trattato, e che fungeranno da driver per lo sviluppo del progetto: urbanisation, connectivity, health e neo-ecology.

GLOBALISATION global culture new localness multicultural fusion kitchen megacities on-demand business near-shoring decentralisation fair-trade

SILVER SOCIETY downaging livelearning ageless consuming ambient assisted living restless retirement robotics smart senior devices

NEO-ECOLOGY nose to tail eating cradle to cradle home gardening seasonal food bio-boom sustainability share economy reuse of things recycling, upcycling

CONNECTIVITY internet of thing smart devices big data wireless phygital sensor technology multitasking solomo e-commerce vending culture

HEALTH DIY-food slow food vegetarian/vegan fresh & healthy qualitytime nutritional knowledge work-life balance self tracking

INDIVIDUALITY 3D printing molecular cooking living apart together knowledge culture single homes talentism selfness nichemarkets feedback society

URBANISATION urban nomadism urban farming urban gardening smart cities mega-cities to go

MOBILITY speed & slowdown drink/food to go car/bike sharing bike boom 24/7 e-mobility m-commerce

GENDER SHIFT emancipation autonomy retraditionalising womanomics new men relationship patterns

1.3

URBANISAT ION Future Oriented

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Parlare di crescita della popolazione dei prossimi anni in gran parte significa affrontare il tema dell’urbanizzazione. La predizione dei prossimi millenni, indica che la popolazione raggiungerà gli 8,6 miliardi nel 2030. Attualmente le stime dell’ONU mostrano che la popolazione rurale del mondo ha gia smesso di crescere, a discapito di quella urbana che prevede di raggiungere quasi 1,5 miliar-

1.3.1 / Immagine ambientata a NY tratta dal libro “the urban Yoga” dell’architetto Anja Humljan

di di individui nei prossimi 15 anni e i 3 miliardi entro il 2050, residenti solo nei centri urbanizzati.

Per quale motivo?

Per molte persone, le città, rappresentano un mondo di nuove opportunità, compresi i posti di lavoro. C’è una potente connessione tra l’urbanizzazione e la crescita economica. In tutto il mondo, città e città sono responsabili di oltre l’80% del prodotto nazionale lordo.

Inoltre i centri urbani offrono maggiori opportunità di mobilitazione sociale e di valorizzazione della figura professionale nonché di quella femminile in generale.

Le aree urbane offrono un maggiore accesso ai servizi, di cui fondamentali quelli educativi e sanitari.

Premettendo quindi che una delle pa-

role chiavi di questo fenomeno sia “ accessibilità” è chiaro che comporti un afflusso maggiore di individui verso i centri nevralgici delle attività.

La vita all’interno delle città si riorganizza con la nascita di nuove dinamiche che ci guidano verso il futuro. Assistiamo a nuovi modelli di comportamento che spaziano dal modo in cui abitiamo al modo in cui ci muoviamo e in cui organizziamo la nostra intera vita.

Le infrastrutture urbane sono tra le prime ad essere toccate da questo cambiamento, per un’ovvia questione di numero e spazio. Assistiamo quindi alla rivoluzione di luoghi che mutano la loro essenza avvicinandosi sempre di più verso quello che è “l’open-space” per garantire una corretta e fluida accessibilità al cittadino.

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I locali ampliano le possibilità di vivere lo spazio in modo versatile, non più specifico ad un determinato compito, bensì permettono la gestione di diverse attività per le diverse esigenze. Questi posti adottano i principi del fenomeno che chiamiamo Sharing economy.

Le abitazioni private sono le prime, in quanto è il concetto stesso di abitare che si è ampliato e diversificato. La tecnologia che ci ha permesso di aumentare le nostre possibilità ha garantito l’aumento delle attività possibili all’interno dello spazio privato, generando nuovi bisogni e nuove opportunità, definendo una apertura della casa verso spazi e servizi condivisi, situati al di fuori dell’abitazione. La quotidianità è più efficiente dal momento in cui lo svolgimento delle attività dell’abitare sono possibili anche

1.3.2 / Lavanderia: The collective Old Oak di Londra

senza avere nella propria casa tutto ciò che serve. Questo nuovo modo si pone alla base di una mediazione tra lo spazio pubblico e quello privato, potenziando la relazione con il quartiere. Stiamo parlando di Social Housing, ovvero nuclei abitativi che accolgono comunità attive ed interagenti con l’obiettivo di costituire degli hotspot di vicinato. Un esempio è “The Collective Old Oak” di Londra, un co-living space che risponde al problema della difficoltà di risiedere, lavorare e conoscere persone, soprattutto per brevi periodi, in una città costosa come Londra, mettendo in relazione e facendo incontrare le esigenze del concetto di abitare e lavorare.

Questi nuovi modelli di comportamento

1.3.3 / Bike city., complesso abitativo di Vienna, progettato da Königlarch Architekten. Immagine di Rupert Steiner

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favoriscono una certa fluidità sia urbana che sociale, permettendo e facilitando interazioni con individui che vivono molto diversamente tra di loro e che appartengono anche a strati sociali diversi. Ne consegue che in una città caratterizzata da questa facilità di “movimento” la vita lavorativa ne giova. Diventiamo protagonisti di una sorta di “Nomadismo Urbano”, che ci porta a spostarci spesso sia fuori che all’interno della città ed a non avere più luoghi fissi, né abitativi, tantomeno lavorativi. Pratichiamo una “danza” urbana di cui “mobilità” è la parola chiave.

Gli abitanti cittadini come reagiscono a tutto ciò?

Questa crescita e il cambiamento che comporta è fin troppo spesso connessa

ad una dinamica che opprime le persone. Essere in grado di affrontare ogni giorno la grande giungla, è percepito come un onere, come stress quotidiano.

Non sorprende che sempre più abitanti della città cerchino un contrappeso al lavoro prevalentemente digitalizzato e allo stile di vita frenetico. Questo desiderio di una vita semplificata, caratterizzato da una stretta vicinanza alla natura e alla sostenibilità, sta acquistando sempre più spazio nello sviluppo urbano. Per questo si è cominciato a parlare di “slow city” (letteralmente: città lente), che vogliono soddisfare proprio queste esigenze e contribuire quindi ad un notevole aumento della soddisfazione e della qualità della vita urbana. Il movimento Cittaslow è nato in Toscana in Italia, nel 1999, con l’obiettivo di allarga-

re la filosofia di Slow Food alle comunità locali e al governo delle città, applicando i concetti dell’ecogastronomia alla pratica del vivere quotidiano in diverse città che potessero sottostare a queste regole. Quindi la decelerazione e la sostenibilità sono i principi fondamentali che questi luoghi si sono dedicati, agendo dalla promozione di artigianato locale, passando per l’agricoltura biologica e l’uso di avanzate tecnologie ambientali, ai sistemi di trasporto a basso impatto ambientale. L’approccio di Slow city mira a difendere l’identità locale e regionale degli spazi urbani, contagiando il resto del mondo che si sta popolando di imitatori dall’Australia alla Cina, in Sud Africa e Nord America. La città austriaca di Hartberg lo presenta sotto lo slogan “CIttà Slow demonstrates Smart City”, infatti

cerca di creare soluzioni più intelligenti, adattando le moderne tecnologie a mobilità, energia ed edifici entro l’anno 2040.

E’ dunque cosi che scopriamo che, legate al processo di urbanizzazione, esistono numerose risorse ed opportunità per la sostenibilità, se vengono messe in atto le politiche giuste. La vita urbana ha il potenziale necessario per utilizzare le risorse in modo più efficiente, per creare un uso più sostenibile del territorio e per proteggere la biodiversività degli ecosistemi naturali.

1.3.4 / Copertina del libro “New slow city” scritto da William Powers

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1.4

CONNE C T IVIT Y Future Oriented

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Connettività: connessione funzionale o strutturale. Derivante da “connettere”: Unire insieme, collegare, mettere in relazione due o più cose.

La connettività oggi rappresenta la nuova organizzazione dell’umanità in reti di connessione.

Abbiamo cominciato imparando a connetterci ad internet e abbiamo scoperto

1.4.1 / Census Urban Area Thematic map realizzata da Geography Division nel 2010

l’intero mondo virtuale legato ad esso.

Abbiamo conosciuto il Cloud, inevitabile, conseguente, banca di risorse informatiche, come l’archiviazione, l’elaborazione e la trasmissione di dati che ci ha garantito la possibilità di relazionarci alle nostre cose, ai nostri dati, in un modo prima ineguagliabile, rivoluzionando il concetto di spazio ed abbattendo ogni sorta di limite legato all’accesso. Abbiamo compreso le potenzialità dei social, imparando ad interagire e quindi ancora una volta, connetterci alle persone in modo diverso, mutando i presupposti dell’identità personale, in un nuovo tipo di società, quella online e contribuendo alla ridefinizione di quella fin ora conosciuta. Stiamo parlando di un fenomeno che sta cambiando l’intero mondo di connessioni che ci circondano, da quelle umane a quelle non umane.

“Phygital: prepariamoci ad incontrare sempre più spesso questa parola” Qualche anno fa, la Momentum Worldwide (agenzia di marketing globale) ha coniato il termine Phygital, parola composta (physical + digital) che descrive la convergenza, l’interazione, del mondo fisico (analogico) e digitale. Questa rivoluzione è nata con la trasposizione di tante attività e funzioni di “vita reale” che da tempo sono possibili in un’entità digitale.

E’ impressionante notare come oggi la tendenza sia anche quella inversa, sempre più evidente; il virtuale comincia a rivelarsi all’interno del reale, analogico.

Ciò che è virtuale e ciò che è digitale si è letteralmente intrecciato nelle menti e nella vita quotidiana delle persone, o meglio Utenti, in una misura tale che tutti noi nati dopo il 1990 non distinguiamo più tra i due.

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Come accennato poco fa, la costruzione di sé, dell’identità personale, sta diventando sempre più concettuale piuttosto che naturale. Esattamente come il famoso curatore Jeffery Deitch profetizzò nel 1992, che tutta la nostra comprensione del significato di vita privata è stata completamente ridefinita. Inoltre sembra che l’elemento chiave della coscienza collettiva della società occidentale, sia proprio il desiderio di cogliere ed incarnare letteralmente i nuovi costrutti sociali, guidati dall’innovazione tecnologica, all’interno di oggetti ed esperienze. Sono un esempio i pannelli con filtro di Instagram fisici che inquadrano i panorami di Londra piuttosto che opzioni di pulsanti interattivi presenti negli annunci pubblicitari cartacei, in modo che gli utenti possano interagire con

1.4.2 / Installazione “Real-Life Instagram” a cura dell’artista Bruno Ribeiro

informazioni digitali in modo tangibile.

E’ facile intuire come si passi da questo a parlare di Internet of Things, fenomeno che si contraddistingue per la capacità di posizionarsi ad un terzo livello nella rete di connessioni descritta fin ora. Se i protagonisti di questa rete sono Utenti e Smart Device e fin ora si è manifestato l’intreccio del mondo digitale e del mondo fisico tramite l’interazione diretta tra questi, è impressionante osservare com’è possibile adesso, grazie alle tecnologie legate ai sensori, che gli oggetti, gli smart device, si relazionino da soli, interagiscano tra di loro in maniera intelligente per elaborare dati che soddisfino i bisogni e le necessità dell’utente.

Internet of Thing infatti sta per “internet delle cose” può essere descritta come un’infrastruttura virtuale che collega i

1.4.3 / “Beck’s playble posters” realizzati da Novalia per il New Zealand Music Month

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componenti fisici e virtuali in modo interattivo. L’obiettivo principale è l’automazione della raccolta di informazioni, l’elaborazione e la fornitura di questi dati per creare un’efficace interazione autonoma tra i partecipanti dell’infrastruttura. Alcuni esempi di questo tipo di approccio possono esser prodotti come Nest il termostato, piuttosto che Anova Precision Cooker. Il concetto è sempre lo stesso, avere a che fare con un prodotto intelligente, che impari autonomamente le abitudini dell’utente e si setti da solo, avendo la possibilità di controllare tramite sensori quando non si è in casa e quindi spegnere automaticamente il riscaldamento, o semplicemente essere programmabile e gestibile a distanza (tramite uno smartphone) per la cottura perfetta di una bistecca, che

1.4.4 / Nest Thermostat

grazie a sensori interni rivela e mantiene costante la giusta temperatura di cottura. La chiave di questi sistemi sono infatti i sensori che rivelano e trasmettono dati, che vengono elaborati e inviano output.

E’ molto interessante anche il tipo di prodotti o sistemi B2B (Business-to-business) che usufruiscono di questa tecnologia perché sono in grado di gestire realtà di dimensioni considerevoli come il funzionamento di un’ industria. Un esempio esplicativo è quello del Digital Farming, fenomeno che introduce all’interno dell’arte della coltivazione, sistemi intelligenti dotati di sensori e capacità di comunicare e ricevere informazioni importanti come lo stato metereologico, o l’allerta per un fungo che potrebbe danneggiare il raccolto e grazie a questi dati dosare le giuste quantità di risorse

1.4.5 / Anova Precision Cooker gestibile da remoto tramite app.

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Eleven trillions dollar added value until 2025

Health Care 1,6 trillion

Factories & Productivity 3,7 trillion

Trade 1,2 trillion

Smart Home 300 billion

Smart Cities 1,6 trillion

Vehicles & Navigation 1,5 trillion

necessarie (come acqua o fertilizzante) da impiegare per le specifiche zone di un singolo campo. E’ il caso di Xarvio Digital Farming Solutions ad esempio.

Esistono diverse di queste realtà che permettono di velocizzare, incrementare la produttività in diversi settori, non solo quello agricolo. Per questo infatti, studi come quello McKinsey, individuano un gran movimento economico a favore di questo tema, nel settore delle industrie e della produttività come mostra lo schema.

Per meglio comprendere la posizione dell’utente in questo contesto, che può essere confusa, in una tale ridefinizione dei ruoli, è opportuno chiarire la duplice identità di cui si costituisce.

In questo scenario l’utente non smette di essere il protagonista, infatti rimane

1.4.6 / Mappa illustrante il potenziale impatto economico dell’IoT entro il 2025 sugli studi Mckinsey

Just things

07:00

fruitore e consumatore del servizio offerto, ma assume anche il significato di una risorsa, di un collettore e riportatore di dati necessari al funzionamento del network. Essenzialmente può esserlo in due modi, partecipando attivamente alla comunicazione dell’input al device oppure partecipando passivamente tramite l’automatica raccolta di dati grazie a sensori appositamente pensati per questo network.

human to machine communication

“the ability to exchanging data makes devices smart” Internet of things

07:00

human to machine communication

1.4.7 / Schema illustrativo IoT

07:00

machine to machine communication IOT

1.5

HE ALT H Future Oriented

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La salute non è più solo l’opposto della malattia, ma la consapevolezza di un equilibrio che stabilisce l’energia di un individuo. Dovuto ad una capacità di informazione diffusa, sicuramente legata al potere di internet e alla grande accessibilità che caratterizza il mondo di oggi, un individuo, è consapevole ed aggiornato sulle dinamiche che influenzano il proprio stato di salute.

Di conseguenza la medicina stessa non è più identificata all’interno di un unico grande settore specializzato che si pone al servizio del consumatore al bisogno.

L’attenzione al benessere è un modello di comportamento che da tempo ha permeato tutte le aree della vita e del consumo, si pensi alle grandi aziende e all’attenzione che riserva per i propri lavoratori promuovendo attività ed abitudini che investano sullo stato di salute aziendale.

Il benessere e la serenità di un individuo sono considerati una attitudine mentale che porta ad un senso olistico di salute e quindi alla vera soddisfazione. La serenità è più un’abilità che un momento psichico: si tratta di sapere cosa apporta soddisfazione personale, come si possono migliorare elementi positivi nella

propria vita e lasciare cadere coscientemente gli altri, mantenendo questo fluido equilibrio. Ecco che vediamo nascere tendenze di comportamento all’interno di abitudini alimentari che ogni singolo individuo adotta affinché possa raggiungerlo. “Siamo quello che mangiamo”. La scelta del cibo è fondamentale, per questo vediamo sempre più individui adottare abitudini come quelle della comunità vegetariana-vegana o della tendenza DIY (Do it yourself).

La nostra generazione è nata in un’era particolare nella quale tendiamo ad essere consapevoli delle dinamiche e delle politiche delle grandi multinazionali che letteralmente nutrono la popolazione. Questa coscienza legata alla conoscenza delle proprietà nutrizionali degli alimenti e di come questi influenzino il

1.5.1 / Flacone mistura N.1 della linea Raw Complexion prodotto da Skintox

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nostro organismo, ci porta a scegliere “con la nostra testa”, rimanendo immuni ai meccanismi, alle strategie tradizionali di business dei grandi distributori di cibo.

Per questo sempre più spesso sentiamo parlare del fenomeno DIY. Il controllo della nostra salute è passato dalle mani di enti governativi e dalle loro politiche, ai singoli individui e alle proprie scelte, grazie anche all’ondata tecnologica che permette di informarsi, di monitorarsi quindi misurare parametri utili alla gestione di diete o esercizio fisico. Ultimamente sono in fase di sperimentazione nuove tecnologie che permetteranno di misurare anche i livelli nutrizionali di prodotti alimentari di ogni genere per essere certi di quello che si assume. Un’altra tendenza che rientra nella rivoluzione DIY è “Grow It Yourself”, ovvero la possi-

1.5.2 / Immagine promozionale di Care/of con dose di vitamine personalizzate

bilità di produrre da se e quindi coltivare, frutti, verdure, erbe ed altre piante curative per la gestione totale di ciò di cui ci nutriamo.

La grande distribuzione ora è volta a puntare proprio su questa trasparenza che i nuovi consumatori (consapevoli) richiedono, per la provenienza dei prodotti, i processi che li elaborano e la freschezza che li caratterizza. Diverse realtà aziendali si stanno muovendo in questa direzione per settori che non sono solo alimentari. Ecco alcuni esempi: “Skintox” basa la sua politica sulla purezza e la naturalezza della provenienza per i suoi prodotti che mirano a disintossicare e pulire il nostro corpo dall’interno, con tisane, polveri per succhi e frullati o dall’esterno con sali da bagno e maschere per il viso.

Care/of è una società che tramite una piattaforma online vende pacchetti di vitamine personalizzate per il proprio stile di vita. La produzione è sotto gli occhi di tutti a partire dalla ricerca delle sostanze naturali, passando per la loro elaborazione e distribuzione, puntando sulla trasparenza e l’onestà del marchio.

I casi più particolari invece riguardano quelle tecnologie che permettono grazie all’IOT di interagire con il nostro organismo in modo diretto, come il caso della start up Chaotic Moon Studios la quale ha progettato un tatuaggio che tramite led, micro controllori e inchiostro conduttivo, si trasforma in un circuito stampato sulla pelle in grado di fornire informazioni come la frequenza cardiaca, i livelli di stress, la pressione sanguigna ecc, inviando dati direttamente allo smartpho-

1.5.3 / Prototipo di un tatuaggio tecnologico, progettato da Chaotic Moon

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ne. Oppure il caso di Thync, un wareable device che si adatta al corpo e tramite piccoli elettrodi invia impulsi chiamati neurostimolatori ed aiuta a rilassarsi e combattere lo stress per dormire meglio.

Quasi spaventoso, ma vero, che in tal caso un elemento esterno e tecnologico del genere possa aiutarci in modi piĂš naturali delle pillole e dei loro componenti chimici, in quanto si occupa di attivare quelli che sono meccanismi naturali del corpo capaci di rilassarci e “guarirciâ€?.

1.5.4 / Thync relax pro, posizionato in zona cervicale

1.6

N EO - E C O LOGY Future Oriented

Sotto le mutevoli condizioni della globalizzazione, i cambiamenti climatici, la scarsità di materie prime e la maggiore consapevolezza dei consumatori per l’ambiente e la loro responsabilità, il futuro sarà caratterizzato da un nuovo mix di economia, ecologia e impegno sociale. Protezione ambientale, conservazione delle risorse, risparmio di CO2, responsabilità sociale delle imprese, che viaggiano verso una nuova morale

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aziendale, sono i protagonisti di un megatrend che sta cambiando i mercati e il comportamento dei consumatori.

Primo tra tutti il fenomeno della Share Economy sta permeando e cambiando il significato di molti settori diversi. Con questo termine si intende che le priorità di varie realtà imprenditoriali possono essere sintetizzate in riuso, riutilizzo e condivisione. Utilizzano le tecnologie per un modello di economia circolare.

In questo modo vengono incentivati stili di vita nuovi che riescono a favorire il risparmio o la ridistribuzione di denaro, la socializzazione e la salvaguardia dell’ambiente. C’è chi afferma che l’era in cui viviamo segna un vero e proprio passaggio da quella che poteva essere considerata l’era del possesso ad un’era della condivisione.

1.6.1 / Piattaforma online di Airbnb

Questo metodo di economia circolare si applica a varie forme tra cui, chiaramente, in senso stretto, la divisione di beni di proprietà, come una casa o un’auto. Si pensi a servizi come Airbnb o Car-sharing. Il primo rappresenta diverse società che si basano sull’home sharing che secondo alcune statistiche del gruppo Cleantech, incoraggiano i viaggi in modo sostenibile, in quanto appurato che emettano il 66% in meno di CO2 rispetto ai viaggiatori che utilizzano hotel.

Questo perché meno risorse vengono utilizzate per la cura dei viaggiatori. Un chiaro esempio è la quantità d’acqua utilizzata dagli hotel per la pulizia, bucato, cucina e attività correlate, che nei servizi di home sharing manca. Di fatti, in un solo anno, gli ospiti americani che utilizzano Airbnb hanno metaforicamente

salvato 270 piscine olimpioniche colme d’acqua e gli europei 1100. La riduzione delle emissioni è anche correlata a una diminuzione delle nuove costruzioni alberghiere che comporta una minor pressione sulle aree storiche caratterizzate da risorse naturali che rimangono intatte. Anche la preparazione del cibo può incidere pesantemente sull’ambiente. Inoltre i viaggiatori che scelgono gli “home exchange” sostengono le imprese locali impiegando i loro fondi economici in svariati luoghi ed imprese della zona, non solo per una notte in hotel.

Questo modello di economia si apre a diverse forme di “share” che spaziano dal crowding, esempio di crowfounding e crowdsourcing al Bartering, inteso come vero baratto tra privati e aziende ed Il Making, inteso come fai-da-te. Ad

1.6.2 / Filtro in ceramica per la purificazione dell’acqua, realizzato da Unfold, progettato per adattarsi al bollitore d’acqua realizzato sulla griglia di Openstructures da Thomas Lommèe

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esempio Thomas Lommèe, è un designer internazionale che lavora spesso a tematiche sociali, e vede nel concetto di “modulo” il segreto per venire incontro alle necessità attuali di sostenibilità ambientale e mobilità. Nel progetto “Openstructures” esplora le possibilità di una costruzione modulare nella quale ognuno progetta sulle basi di una griglia geometrica condivisa. Questo sistema permette l’inizio di una realtà collaborativa in cui esiste un “meccano” al quale tutti possono contribuire aggiungendo parti e componenti inevitabilmente compatibili in modi diversi tra loro, in quanto progettati sulla stessa griglia. Questo approccio contribuisce ad una visuale futura nella quale i prodotti possono riadattarsi tra loro in modo sempre nuovo, evitando una massa di sprechi e rifiuti

1.6.3 / Griglia di Openstructures

che danneggerebbe solo l’ambiente.

Per quanto riguarda le risorse primarie come il cibo, diverse tendenze incoraggiano gli individui a fare più attenzione alle scelte alimentari che facciamo, tenendo conto non solo della nostra salute ma di quella dell’ambiente, ecco perché cominciare a preferire cibo locale e stagionale. Meno cibo deve viaggiare per raggiungerci, meglio è per l’ambiente, se pensiamo al quantitativo di emissioni inquinanti rilasciate dal trasporto in aerei, camion o navi. Sicuramente è un modo per supportare economicamente le aziende agricole della zona e i piccoli produttori, ma soprattutto, mangiando stagionale, è possibile supportare la conservazione della biodiversità dei terreni agricoli.

La biodiversività agricola (relativa solo

alle piante coltivate e agli animali allevati) consiste nella varietà di esseri viventi che popolano la terra, in questo caso il terreno agricolo. Dovuto all’epoca del colonialismo, la naturale biodiversività delle coltivazioni, fù ribaltata dall’esigenza di colture intensive di prodotti che mancavano su territorio nazionale per ovvi motivi climatici. Ragione per cui si diffuse nei secoli scorsi la tendenza a praticare la monocoltura che sfruttando malamente i terreni coltivabili, non rendono più come una volta. Per questo, diverse sono le imprese che oggi mirano a riportare i terreni alla loro naturale predisposizione. E’ il caso di progetti come quello di “Future market” che propone prodotti alimentari a base di biodiversività esistenti in natura quali la tripletta “mais-fagioli-zucca”, dal nome le “Tre Sorelle”.

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F F

U T U R O O D

E

In questo capitolo l’analisi dei trend si restringe, e si concentra maggiormente sul food, per meglio mettere a fuoco quello che il settore sta filtrando, dell’ondata di stimoli ricevuta dai megatrend precedentemente citati. In questa fase vengono presi in analisi, diversi articoli e progetti di ricerca, nel tentativo di identificare alcune categorie di tendenze, verso le quali, tutto il mondo del food design, sta volgendo attenzione. Ognuno di questi lavori di ricerca elabora un proprio modo di comunicare questi trend, ma come vedremo, molte categorie si ripetono, in quanto forse riguardano temi più imminenti, o comunque che inevitabilmente attirano l’attenzione di tutti.

2.1 / Progetto “Eating and Design” di Marije Vogelzang.

2.2 / Confezioni di cellophane biodegradabile, organiche inventate da WikiFoods, contenenti alimenti.

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2.1

TO M O RROW ’ S M EATB A LL Future Food

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Tomorrow’s meatball è un progetto di ricerca, realizzato da Space10, che esplora visivamente il futuro del cibo, mostrando i molti modi in cui potremmo mangiare in un futuro non troppo lontano. Il focus riguarda ingredienti alternativi, innovazioni tecnologiche e territori gastronomici sinora inesplorati, che dobbiamo considerare per combattere, ad esempio il nostro insostenibile appetito verso la carne

(uno dei drammi attuali sulla scena della produzione industriale) o comunque per sostenere una domanda sempre più elevata, dovuta all’aumento della popolazione. Si pensi che entro i prossimi 35 anni avremo bisogno del 70% in più di prodotti. Il progetto invita a riflettere sul bisogno di essere più intelligenti ed efficienti nel modo in cui produciamo, ed ad essere mentalmente più aperti riguardo la diversità di offerta di cui disponiamo.

Non manca di ricordare che nonostante l’umanità abbia sviluppato un sorprendente sistema di produzione alimentare, in grado di garantire grandi quantità di cibo anche a basso prezzo, questo si basa sull’utilizzo di prodotti chimici e consumo di carburante, una delle cause principali del cambiamento climatico.

Senza tralasciare che un terzo del pro-

“ T H E R E ’ S H A R D LY A N Y C U LT U R E T H AT D O E S N OT C O O K

M E AT B A L L S – F R O M T H E S W E D I S H M E AT B A L L , TO I TA L I A N / A M E R I C A N S PA G H E T T I M E AT B A L L S TO S P I C E D U P

“

dotto realizzato, va poi sprecato prima di raggiungere la bocca dei consumatori. Spreco dovuto a diversi fattori, tra cui il facile deterioramento e la sovrapproduzione del cibo. L’apporto creativo più interessante, è la forma con qui queste proposte vengono visualizzate. Nel tentativo di rappresentare gli scenari futuri di alimentazione, che possono sembrare complicati, incomprensibili, strani, semplicemente non familiari, il team ha scelto di utilizzare come formato comune, il concetto della polpetta. Il motivo?

Nelle loro ricerche e considerazioni, hanno riscoperto che la polpetta, nel mondo culinario, è l’elemento più comune che ci sia, nonostante le numerose culture molto diverse tra loro. Di seguito, il “menù” di polpette del futuro..

M I D D L E E A S T E R N KO F TA .

Il cibo in polvere ha recentemente raggiunto gran successo. La sostituzione del pasto è disponibile sia in forma liquida che in polvere e comprende tutti gli elementi necessari ad una dieta sana: proteine, carboidrati, grassi insaturi, oltre a tutte le vitamine e i minerali. Già oggi, questi prodotti ricchi di sostanze nutritive, sono diventati un punto di svolta nel trattamento della grave malnutrizione nei paesi in via di sviluppo.

La carne artificiale è un tipo di prodotto che a tutti gli effetti è composto da carne animale, coltivata però all’interno di un laboratorio. Il primo hamburger di manzo coltivato in laboratorio è stato presentato nel 2013 ed è costato circa 325.000 dollari. Oggi, lo stesso hamburger ne costa solo 10. La carne artificiale è un’alternativa fattibile, per il futuro

prossimo, alla pratica sempre più insostenibile dell’agricoltura bovina.

L’agricoltura urbana sta esplodendo, sempre più persone al giorno d’oggi stanno coltivando cibo che sia il più possibile locale. Rappresenta una seria alternativa al modello industriale/alimentare globale. Riduce miglia percorse, offre prodotti freschi tutto l’anno, genera impieghi lavorativi, crea greenbelts (norma che regola il controllo di una fascia di zone verdi all’interno di una città) e rafforza la resilienza delle città ai cambiamenti climatici.

Cereali, legumi e noci continuano a guadagnare reputazione in campo sanitario, grazie alla presenza di abbondanti proteine e micronutrienti. Nel prossimo futuro, sempre più agricoltori locali genereranno nuove varietà di cereali per

2.2.1 / Le prime quattro polpette presentate nel progetto “Tomorrow’s meatball” sul sito di Space10

prosperare nelle loro regioni, sposando la classica selezione di semi alle moderne tecnologie.

Secondo l’ONU fino ad un terzo di tutto il cibo viene rovinato o sprecato prima che venga consumato. Gli sforzi contro lo spreco alimentare sono importanti per combattere la fame, migliorare la sicurezza alimentare nei paesi più poveri del mondo e preservare l’ambiente. Ridurre questa perdita è un passo fondamentale verso la garanzia di cibo sufficiente per una popolazione mondiale in rapida crescita.

Il consumo di insetti è comune a molte culture nella maggior parte del mondo.

Nell’80% del mondo, vengono mangiate oltre 1000 specie diverse. Gli insetti in genere contengono più proteine e sono meno grassi rispetto alle carni tradizio-

nali, garantendo un’efficenza di conversione del cibo circa 20 volte superiore, rendendoli un valida aggiunta al nostro menù.

Le alghe sono gli organismi vegetali che crescono più rapidamente in natura e costituiscono una fonte alternativa di vitamine, proteine e minerali. Per questo motivo, le alghe acquatiche ad esempio hanno un gran potenziale come fonte nutritiva che può essere coltivata ovunque, spesso in vasche di fermentazione verticali, senza utilizzare gran quantità di terra o acqua.

La stampa 3D è arrivata anche nel mondo alimentare, rivoluzionando la produzione del cibo, convertendo proteine provenienti da alghe, barbabietole o insetti, in deliziosi piatti. Inoltre apre le porta alla personalizzazione, sia del cibo stesso, che del nutrimento desiderato.

2.1.2 / Le altre quattro polpette presentate nel progetto “Tomorrow’s meatball” sul sito di Space10

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2.2

FOODREPORT Future Food

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Ogni anno, l’istituto Zukunftsinstitute, pubblica il “Food Report”: un libro mirato a focalizzare e prevedere le tendenze imminenti dell’anno in arrivo. L’autrice di questo libro, è Hanni Rutzler, rinomata esperta internazionale di prodotti di consumo come cibo e bevande. Ogni anno analizza e riflette sull’importanza del movimento dei trend, garantendo orientamento ed ispirazione a tutto il

2.2.1 / Copertina dell’ultimo Food Report del 2018

settore dell’industria del food: dagli operai industriali, alle società di catering, agli esperti di hospitality, e a tutti coloro che di fatto, modificano le carte in tavola. I report presi in analisi in questo caso sono quegli degli anni correnti: quello del 2017 e del 2018.

Il primo, identifica quattro macro tendenze. Comincia col notare un notevole interesse nella riscoperta degli aromi e dei gusti, chiamato “New Flavoring”, dove l’autirice spiega che nonostante mangiamo piatti aromatizzati, sempre, mai come quest’anno si è investita così tanta energia, in cucina, nella rivalutazione di gusti dimenticati, o nuovamente proposti.

“Convenience 3.0” invece approfondisce il tema dei pasti pronti, e di come tendenzialmente sia l’unico modo per mangiare comodamente piatti freschi

senza sforzo. In questo caso, il report, sottolinea come dai pasti pronti, si stia lentamente slittando ad un altro tipo di convenienza, quello delle consegne a domicilio. Ovvero una valida alternativa, sulla quale i fornitori stanno spingendo sempre di più, con soluzioni tecnologiche ed intelligenti.

Al terzo posto si parla di “Brutal Local” titolo che fa pensare a come il mangiare regionale, sia diventato quasi un marchio inflazionato. L’avanguardia di produttori e cuochi, ha affinato la tendenza di nutrirsi di cibo locale, permeando di nuova importanza anche il termine “stagionale”. Per ultimo, ma non meno rilevante, il capitolo “Beyond Food” che sta per “oltre il cibo comune”. In questa caso è buffo vedere come poco prima spieghi che cibo locale, stagionale o na-

turale, siano ancora tendenze centrali nella nostra cultura, ma come in tutte le tendenze, esistono le contro-tendenze.

Ovvero ci parla di come si stiano effettuando tentativi alternativi e più artificiali, per il raddoppiamento del cibo (la carne artificiale ad esempio o le coltivazioni fuori solo di verdure). Ebbene, anche questi stanno diventando parte del mainstream.

Il report dell’anno in arrivo invece, si divide in tre macro trend, un pò diversi da quelli passati. Più orientati verso questioni connesse al mondo del cibo, invece di concentrarsi su nuovi prodotti.

“Meet Food” apre le porte all’attenzione verso diversi modi di consumare il cibo.

Piuttosto che consumarlo infatti si parla di incontrarlo, conoscerlo. In questa parte l’autrice si concentra su come sia

2.2.2 / Carne artificiale su vetrino da laboratorio prodotta da Memphis Meats

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sempre più di tendenza, sperimentare il cibo, attraverso tutti i sensi, e quindi vivere piuttosto un’esperienza. Questo trend, apre l’opportunità ai produttori di dimostrare la loro padronanza nell’artigianato culinario e di valorizzare la qualità dei loro prodotti.

Particolare interesse si sta muovendo, riguardo il momento della colazione. “The new breakfast” ci racconta come per la gastronomia e l’industria alberghiera si evidenziano nuovi standard per la preparazione del primo pasto della giornata: individualità, stile casual e internazionale sono le parole chiave di questi standard.

Non è un caso che si dica “il primo pasto è quello più importante”. Adesso in molti si affidano a queste parole per concentrare le energie nella preparazione di colazioni salutari, e ricche dei nutrienti necessari.

Porridge e Pudding improvvisamente, arrivano in ogni angolo di mondo, portando con se tutte le loro qualità.

Infine, quasi inevitabile, parlare di ascesa femminile, nel capitolo “Female connoisseurs”, tradotto: “intenditrici femminili”. Sarà il gusto femminile a guidarci verso il futuro? Sicuro la loro influenza sta plasmando la nostra cultura gastronomica. L’autrice dei Food Report, ne è sicuramente un esempio.

2.2.3 / Progetto “Tableware as Sensorial Stimuli” realizzato dalla designer Jinhyun Jeon - 2.2.4 / Pudding di semi chia, proposto dalla food blogger Jessica Hoffman, nel suo blog “ChoosingChia

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2.3

TH E FU TU RE OF FOOD Future Food

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Trend Tablet, la piattaforma online curata da Lidewij Edelkoort, ha pubblicato un’articolo intitolato “the future of food”.

Questo articolo si occupa di citare e mostrare diverse realtà imprenditoriali, progetti di ricerca, pratiche culinarie, che stanno nascendo in luoghi diversi del mondo, e che stanno imponendo il loro know how, anticipando i trend emergenti.

Di tutto l’articolo, ho ritenuto opportuno,

fare un sunto, identificando delle categorie che riassumessero molte dinamiche simili presentate. Per permetterne una buona comprensione, ho associato a ciscuna, immagini esplicative ed intuitive, nella scheda di fianco.

Alcune di queste di maggior interesse ed ispirazione, le ho prese in considerazione, in seguito, come casi studio.

2.3.1 / Immagini estrapolate dai casi presentati nell’articolo “ The future of food” di TrendTablet

URBAN FARMING

MEAT CONSUMPTION

ORIGINS CONNECTION

EXPERIENCE FOOD

PORTIONS

CONSCIOUSNESS

BIO MANIPULATION

DIGITAL FABRICATION

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SUSTAINABLE

MULTICULTURAL

ALTERNATIVE FOOD

SHARING MOMENT

2.4

C A S E S T U D Y

F REI G H T FA R M S E’ una startup che ha sviluppato un sistema di agricoltura idroponica chiamato The Leafy Green Machine, in grado di trasformare vecchi container in unità mobili da 320 metri quadri, per coltivare tante piante quante ne crescerebbero in due acri di terreno. I semi sono piantati in vassoi esposti a LED fino alla fase di germogliazione, quando vengono trapiantati in “fioriere” verticali ed alimentate da acqua e fertilizzante, che fluiscono dall’alto. Grazie ad una app sviluppata per smartphone, monitorano a distanza i livelli di luce, temperatura, umidità ecc, fondamentali per la crescita.

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GOOD BANK

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Situato nel quartiere Mitte di Berlino, è un locale che serve insalate e verdure coltivate per 28 giorni nel ristorante stesso. Le insalate servite, sono prodotte da un complesso di scaffalature efficienti e ventilate che consentono alle piante di crescere grazie ad illuminazione LED e tecnologia idroponica. Grazie a questo sistema, Good Bank è in grado di garantire ai propri clienti prodotti freschi e privi di sostanze chimiche, riducendo al minimo l’impatto ambientale dell’impronta di carbonio e degli scarti. “Porta il cliente più vicino alla natura, dandoci la sensazione di appartenere nuovamene ad esso”.

S I LO Il locale di Douglas McMaster, in Gran Bretagna, cabia completamente il modo con cui i ristoranti acquistano, cucinano e vendono il loro cibo. Vengono serviti solo prodotti locali e stagionali; niente viene buttato, perchè Silo minimizza fino al 95% i comuni rifiuti, reinserendoli nel ciclo vitale del locale. Macinano farina, fanno lo yogurt, coltivano funghi, curano la carne, si occupano direttamente degli agricoltori e compostano in casa tutti gli avanzi. Inoltre usufruiscono di una nuova tecnologia che tratta l’acqua da rubinetto, producendo una soluzione acida e alcalina che pulisce le superfici eliminando il 99% di batteri, senza l’utilizzo di prodotti chimici.

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FUTURE SAUSAG E

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Progetto di tesi della studentessa Carolien Niebling, presso l’università ÉCAL, in Francia. Prendendo a cuore i problemi ambientali di riscaldamento globale e consumo della carne, la studentessa, riprogetta la salsiccia. Ha analizzato la storia della produzione dei salumi e si è interrogata su come il design potesse aiutare nel proporre suggerimenti innovativi pur mantenendo vive le tradizioni alimentari come questa (fondamentali per paesi come la Germania ad esempio). In questo progetto ha ridotto il contenuto di carne del 30%, utilizzando alternative come puree di piselli o patate, insetti e legumi.

ALGA E D OM E Lo studio Space10, ha progettato questa struttura per la produzione di micro alghe, come quelle che tipicamente si trovano nei sistemi di acqua dolce e marina (la spirulina è un esempio), basandosi sul medoto di un sistema chiuso, connesso ad un foto-bioreattore. Si immagina che in futuro, diverse specie di microalghe possano essere utilizzate per una varietà di scopi diversi: fonte di cibo ricco di sostanze nutritive, come sostituto delle proteine di soia nei mangini, nello sviluppo di biocarburanti, o come metodo di trattamento delle acque reflue indusriali. Sono 50 volte più ferrose degli spinaci e soprattutto, per crescere, si nutrono di gas serra, migliorando la qualità dell’aria locale.

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VE SSYL MUG

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I device che monitorano salute e fitness sono eccezionali, ma il punto dolente è che la maggior parte richiede ancora di registrare manualmente ciò che si sta mangiando e bevendo. La Mark One insiema a Yves Behar, vuole cambiare le cose. Insieme stanno lavorando a questa travel mug, che tramite sensori è in grado di esaminare i prodotti che contiene, a livello molecolare, permettendoci di registrare: calorie, zuccheri, proteine ecc. Per il momento è un concept in fase di sviluppo, ma nel frattempo Vessyl Mug esiste sotto il nome Pryme e fornisce assistenza, per misurare il livello di idratazione giornaliera.

SCIO Scio è uno spettometro palmare di raggi infrarossi, realizzato da Consumer Physics, una startup israeliana che, tramite una applicazione che sfrutta il database sul cloud, è progettata per consentire ai consumatori di comprendere il contenuto e la composizione degli alimenti o prodotti di consumo. Gli spettometri ricevono la luce riflessa delle molecole sulla superficie di un oggetto e la convertono in uno spettro che tradotto da un linguaggio codificato, arriva a noi, dando informazioni utili per l’analisi dei materiali in campo agricolo per esempio, permettendo il controllo della qualità in modo molto più veloce.

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F OOD DIST RIC T

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La struttura di questo supermercato digitale esplora il modo in cui la tecnologia può cambiare le nostre interazioni quotidiane col cibo. “Ogni prodotto ha una storia precisa da raccontare. Oggi, questa informazione raggiunge il consumatore in modo frammentato, ma nel prossimo futuro saremo in grado di scoprire tutto ciò che c’è da sapere sulla mela che stiamo guardando”. Configurato per promuovere abitudini di consumo consapevoli, mentre i visitatori navigano tra prodotti diversi, le informazioni sono visibili sugli specchi sospesi, integrati, con i dati dei prodotti in digitale.

A TA B LE F OR L I V I NG Ikea Concept Kitchen 2025, è risultato di una collaborazione con IDEO. Nasce da alcune considerazioni socio-economiche sul contesto attuale e futuro della vita quotidiana in cucina, ad esempio nel frigo: se i cibi non sono in vista ti dimentichi di averli. Ragiona sulla futura funzionalità delle cucine che grazie ad una tecnologia intuitiva ed integrata, permetterà agli elettrodomestici di comprendere i gesti quotidiani, le attività e i modi di esprimersi delle persone. Il concept prende queste rifessioni e le concretizza, con una cucina semplice ed essenziale a livello di forme, ma molto complessa e integrata a livello di funzionalità.

Questo tavolo ne è un esempio.

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H Y P E R N A T U R E 60

N A T U R E & T E C H N O L O G Y C O M P A R E D

3.1

I N TR O Nature & Technology

I capitoli precedenti, riguardanti l’analisi dei trend che maggiormente guideranno il nostro mondo verso il futuro, mi hanno permesso di esplorare, prima quelle Macro dinamiche che stanno permeando ogni ambito della nostra vita, e in seguito, come si traducono nello specifico settore del “Food”, andando a definire altrettante tendenze. Avendo più o meno già chiaro, a questo punto, il tema

che approfondirò e che mi porterà come risultato alla definizione di un progetto, ho ritenuto opportuno indagare su una questione fondamentale e fortemente attuale. Una costante che si ripete non solo negli scorsi capitoli, ma in generale, nelle questioni inerenti il ruolo del design alla luce dei fatti più recenti e rilevanti, nei confronti della responsabilità dell’uomo verso un futuro ottimale. Questo capitolo cerca di esplorare e definire il rapporto tanto complesso che c’è tra quella che noi chiamiamo Natura e la Tecnologia. Rapporto che in un certo senso, sarà al centro del mio progetto..

In primo luogo viene spontaneo tentar di chiarificare cosa è l’una e cosa è l’altra, ma vedremo poi che quello che realmente sono, non è ben compreso.

3.1.1 / Installazione intitolata “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living”, realizzata da Damien Hirst nella mostra “Post Human” del 1992

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Natura s. f. [lat. natūra, der. di natus, part. pass. di nasci «nascere»].

Il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate, che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi. Quindi:

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_La volontà stessa di ordine che si manifesta in quelle leggi, come principio vivo e operante, forza generatrice di tutte le cose. _L’universo considerato nei suoi fenomeni, nelle sue attività, nel suo ordine, come una realtà oggettiva che l’uomo contempla, studia, modifica.

Tecnologìa s. f. s. f. [comp. di tecno- e -logia (dal greco «trattato sistematico»).

_Vasto settore di ricerca, composto da diverse discipline, che ha come oggetto l’applicazione e l’uso degli strumenti tecnici in senso lato, ossia di tutto ciò (ivi comprese le conoscenze matematiche, informatiche, scientifiche) che può essere applicato alla soluzione di problemi pratici, all’ottimizzazione delle procedure, alla presa di decisioni, alla scelta di strategie finalizzate a determinati obiettivi. _In antropologia culturale, l’insieme delle attività materiali sviluppate dalle varie culture per valorizzare l’ambiente ai fini dell’insediamento e del sostentamento; in questo senso generale la tecnologia costituisce una branca fondamentale della cultura.

Date per coerenti ed estremamente chiare, le definizioni del vocabolario Treccani, andiamo a vedere perché queste due entità sembrano essere percepite così diverse tra di loro, e addirittura, in certi casi appaiono opposte.

La percezione che gli individui hanno del concetto di Natura, fa riferimento all’insieme di elementi (anche detti esseri viventi nello specifico ambito terrestre), che popolano il nostro pianeta e universo, e che rimangono incontaminati dagli artifici dell’essere umano, che in un certo senso, comporta. Parliamo quindi di quella visione sentimentale e idealizzata che abbiamo della Natura, come entità nutrice che è armoniosa, calma, pacifica, intrinsecamente legittima e onnicomprensiva, “buona per te”. Questo atteg-

giamento vagamente politicizzato sulla natura, non viene dalla natura stessa. E’ stato generato culturalmente. E’ paragonabile ad un marchio di fabbrica, un marchio di identità, che la Natura stessa, non ha ottenuto fino allo scoppio della rivoluzione industriale. Momento in cui poeti, filosofi e umani, poterono cominciare a vivere in città fitte e ben fornite, dove sarebbe stato possibile rielaborare il concetto di Natura da una certa distanza intellettuale. Prima di quella enorme effusione d’arte organizzata, la gente viveva molto più vicina al suolo. Questi agricoltori parlavano raramente di “natura” in senso astratto. Erano troppo profondamente coinvolti in una lotta di sopravvivenza continua con eventi naturali come il tempo inclemente, i cattivi raccolti, le erbacce, i parassiti e i danni.

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Certamente non hanno mai scambiato il loro attuale stato di cose per l’Eden biblico: quella utopia teologica in cui la natura è sempre armoniosa, calma, pacifica e buona.

D’altra parte la tecnologia è figlia dell’uomo, che per necessità di sorpavvivenza, soprattutto nei confronti della Natura e della sua indomabile essenza, ha adottato metodi di riparo e di padronanza di certe dinamiche appartenenti ad essa.

Così nasce la capacità dell’uomo di costruire ripari per tenersi lontano dalla pioggia e dal vento, o di accendere un fuoco per riscaldarsi quando fuori fa freddo. Di cucinare, anche questa una tecnologia, che ha la capacità di farci assumere più calorie in minor tempo e di rendere il cibo più facilmente digeribile.

Senza di essa ognuno di noi dovrebbe mangiare 5 chili di sostanze crude per garantire un normale fabbisogno calorico.

Con la rivoluzione industriale l’uomo è riuscito a padroneggiare non solo questioni di primaria necessità come quelle elencate fin ora, ma ben oltre. Ha permesso l’evoluzione tecnologica, che arriva sino a noi, oggi, con possibilità di interventi tecnici, biochimici, genetici, robotizzati, nano-tecnologici, che risultano inoltre poco compresi, per quanto specifici ed evoluti. Non arrivano alle menti di tutti con la semplice intuitività dei primi uomini che accendevano fuochi e si riparavano in capanne fatte di legno.

Tutti questi interventi tecnici possono, ora, interferire radicalmente in ciò che interpretiamo come “ordine naturale”

3.1.2 / Immagine realizzata dal team di Next Nature, per la visualizzazione dell’evoluzione della sfera terrestre.

delle cose. Cambiano la Natura più velocemente di quanto le nostre idee sulla Natura possano cambiare.

Per meglio comprendere il nostro rapporto con la Natura, dobbiamo tornare indietro e cominciare dall’inizio, quando cinque miliardi di anni fa il nostro pianeta ha cominciato ad esistere. All’inizio era solo una massa di roccia chiamata Geosfera, che impiegò altri tre miliardi di anni per raggiungere lo stato di Biosfera, con un ecosistema di flora e fauna stabile. Un miliardo di anni dopo emerse l’essere umano e con esso una nuova sfera in seguito, che possiamo chiamare la Tecnosfera. La sfera di tutte le tecnologie umane.

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3 .2

N EX TN ATU RE Nature & Technology

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Koert van Mensvoort, artista, filosofo e scienziato olandese, teorizza ed affronta proprio questo tema, concentrandosi su quella che lui chiama “Next Nature”, la prossima natura, identificando con questo nome quell’insieme di tecnologie causate dall’uomo che, per nulla sono distanti dalla vecchia e originaria concezione di Natura, bensì sono solo l’e-

voluzione di essa. Una natura che come quella del fuoco, rischia di essere pericolosa se ne perdiamo il controllo. Dunque sotto il regime emergente di questa Next Nature, il potenziale per la natura di comportarsi in modo dolce e temperato è stato tolto di mezzo. La signora sta scatenando una febbre sempre crescente di cambiamenti climatici e non ci sono paesaggi che rimarranno illesi. Siamo entrati nell’epoca detta “antropocenica” (termine usato in geologia), il cui l’umanità e i suoi strumenti sono la forza geologica più potente e ineguale. La maggior parte della luce solare e del terreno disponibili, vanno per le colture. Il numero sempre crescente di uomini e donne supera tutti gli altri mammiferi selvatici. La natura e la cultura allora si legano in modo indissolubile. La prima diventa un sottoinsieme

della cultura, piuttosto che viceversa.

Molti concordano sul fatto che la natura stia scomparendo. La natura incontaminata è sempre più rara. Ma mentre le terre selvagge si ritirano, anche i rigidi confini tra natura e cultura scompaiono.

Si pensi al mercato azionario e come sia controllato da un ecosistema di programmi computerizzati autonomi. Un pomodoro “naturale” è una meraviglia dell’ingegneria genetica. Forse non stiamo cercando la Natura nei posti giusti. Improvvisamente vecchi concetti come natura e cultura, umani e animali, corpo e mente sembrano inadeguati per comprendere noi stessi e la società tecnologica in cui viviamo. Tulipani arcobaleno, topi transgenici affetti da cancro cronico per servire la scienza medica, sono naturali o culturali? In

senso evolutivo, ogni distinzione tra natura e cultura ha qualcosa di arbitrario, entrambe fanno parte della stessa macchina evolutiva dai tempi di Darwin.

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3.2.1 / Pomodoro geneticamente progettato e coltivato

3 .3

NATURA SI TRAS FORM A IN CULTURA Nature & Technology 68

La linea divisoria tra natura e cultura è difficile da tracciare. Quando un uccello costruisce un nido lo chiamiamo Natura, ma quando un essere umano costruisce un condominio, all’improvviso è cultura.

Alcuni cercano di aggirare il problema sostenendo che la natura è solo una costruzione culturale. Ma già al tempo dei

greci la distinzione tra natura e cultura era considerata importante. Si pensi alla parola stessa. Natura deriva dalla parola latina “natura”, che era una traduzione della “physis” greca. Il termine è da sempre legato ai termini latini che significano “nato” e a quelli greci che stanno per “crescita”. Da allora varie cose sono cambiate; la natura nel senso di materia fisica inalterata dagli esseri umani, difficilmente esiste più. Viviamo in un mondo di cosmetici petrolchimici, microprocessori e abbigliamento sintetico.

Centri commerciali, siti Web e aeroporti dominano il nostro ambiente. C’è solo una piccola Natura preziosa che è rimasta intatta ed incontaminata: una parte nell’oceano, qualcos’altro al Polo Sud. La nostra immagine della Natura è molto

cambiata nel corso dei secoli ed è probabile che in futuro la adatteremo ulteriormente, ma questo non ci libererà dal bisogno di continuare a cercare il nostro posto nella Natura. Un approccio alternativo consiste nel distinguere tra processi naturali e processi artificiali. Alcuni possono aver luogo a seguito dell’azione umana, altri no. Una stanza può essere illuminata attraverso la luce di un interruttore o di un’alba. La prima è artificiale, la seconda è un processo naturale.

In questa prospettiva i processi culturali sono le chiare conseguenze dell’azione umana intenzionale, e la cultura è qualunque cosa gli esseri umani inventino e controllino. La natura è tutto il resto. Ma gran parte della cosiddetta “natura”, nelle nostre vite, ha assunto un’autenticità

artificiale. I pomodori manipolati geneticamente sono più rossi, più arrotondati, più grandi e forse anche più sani di quelli nei nostri giardini. Il design umano ha reso la natura più naturale della sua natura stessa: ora è ipernaturale. E’ una simulazione di una natura che non è mai esistita. E’ meglio della cosa reale; ciò che è ipernaturale è sempre solo un po’ più carino e sicuro del vecchio tipo.

Siamo onesti: questa è, a tutti gli effetti, ormai Cultura. Più impariamo a controllare alberi, animali, atomi, il clima e più perdono il loro carattere naturale ed entrano nel regno della cultura.

Prendiamo per esempio un frutto come la banana. Guardando una banana dal punto di vista del design, si nota immediatamente che la forma è altamente er-

3.3.1 / Comune banana marchiata “Del Monte”

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gonomica e sofisticata: le banane stanno perfettamente nella mano dell’uomo, hanno una superficie antiscivolo, una confezione biodegradabile facile da aprire e soprattutto smart, in grado di comunicare solo tramite il colore quando il prodotto è pronto per il consumo o è troppo tardi. Questo prodotto è pensato cosi bene che viene spontaneo meravigliarsi pensando a come “madre natura” o chi per essa, abbia avuto tanta capacità nel pensarlo in questo modo. Quello che ignoriamo è che la forma della banana, che la prima natura ci ha dato, non è quella che conosciamo oggi. Quello che vediamo oggi, piuttosto, è il risultato di migliaia di anni di addomesticamento da parte delle persone. Prove archeologiche suggeriscono che la coltivazione

3.3.2 / Frutto: Musa Balbisiana, antenata della comune banana

della banana risale almeno al 5000 a.c..

Le banane “progettate” che mangiamo oggi non possono nemmeno “riprodursi” senza la mano dell’uomo, in quanto non hanno semi. Sono tutti cloni, il che rende la specie altamente vulnerabile alle malattie. Nasce spontaneo pensare subito ad interventi di ingegneria genetica (OGM), tramite i quali nascono prodotti di migliore qualità in diversi aspetti.

Eppure, l’uomo prima dell’ingegnerizzazione, è intervenuto per millenni sulla genetica di questi alimenti, attraverso incroci e lenti processi di selezione che hanno portato le ancestrali “Musa Acuminata” e “Musa Balbisiana” (antenate della banana) alla banana moderna che conosciamo oggi.

Un esempio un po’ più recente potreb-

be essere il caso dei produttori di Car Fresheners, che tendenzialmente imitavano profumi tradizionali ed esistenti in natura come il pino, la lavanda, la ciliegia, la pesca.. Tuttavia poiché l’intero spettro dei profumi naturali è stato ricreato e trasformato in merce, ora stanno espandendo la propria gamma di prodotti con la creazioni di profumi come “Moonshine”, “Mondrian”, “karma” ecc, che sono artificiali ma allo stesso tempo autentici. Ci forniscono un’esperienza olfattiva di fenomeni che prima esistevano solo nel regno visivo, concettuale. Mentre con la foresta di pini e i profumi di ciliegie la simulazione non era altro che un derivato inferiore, ora diventa una forza creativa inter-sensoriale.

3 .4

CULTURA SI TRAS FORM A IN N ATU RA Nature & Technology 71

Finora non è stato detto nulla di particolarmente nuovo. Tutti si accorgono di come la Natura viene sempre più radicalmente “coltivata”, strumentalizzata in un certo senso. Tuttavia, la domanda è: è possibile anche il contrario? Che la cultura diventi in certo senso una nuova natura?

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Si dice che il fondatore della Microsoft, Bill Gates, viva in una casa senza interruttori della luce. La sua casa del futuro è piena di sensori e software che regolano l’illuminazione. Natura o Cultura?

Nella lotta contro la natura, gli esseri umani sono diventati sempre più indipendenti dalle condizioni fisiche, è vero, ma allo stesso tempo stanno diventando più dipendenti dai dispositivi tecnologici, dalle altre persone e da loro stessi.

Si pensi alla dipendenza che deriva dalla guida di un’auto. Abbiamo bisogno di autostrade, per le quali paghiamo la tassa di circolazione. Di luoghi dove fare rifornimento per la benzina. Quando siamo sulla strada, dobbiamo concentrarci in modo da non finire contro il guardrail.

E’ necessario tenere conto degli altri

conducenti costantemente e per questo abbiamo bisogno di una patente di guida. Tutto ciò è necessario, solo per portare il nostro corpo da un punto A ad un punto B in modo più rapido. Ormai è “scontato”.

Forse il modo in cui tracciamo il confine tra natura e cultura sta cambiando..

Il dominio di ciò che è “nato” in origine, apparteneva alla Natura, mentre la cultura abbracciava il dominio di ciò che è “fatto”. Grazie allo sviluppo della scienza e della tecnologia, questa distinzione, ora, non è più cosi netta. Ciò che è originario, gioca un ruolo sempre più piccolo nell’esperienza umana, perché sappiamo che tutto è una copia di tutto.

Ma siccome tendiamo sempre a fare una distinzione tra natura e cultura, traccia-

3.4.1 / Stampa digitale intitolata “Overstepping” realizzata da Julie Rrapp nel 2001

mo la linea tra “controllabile” ed “autonomo”. La cultura è ciò che controlliamo.

La natura è tutte quelle cose che hanno una capacità autonoma e non rientrano nell’ambito del potere umano. In questa nuova distinzione, i pomodori da serra appartengono alla categoria culturale, mentre i virus informatici ed il traffico sulle nostre strade, posso essere considerati fenomeni naturali.

Perché dovremmo chiamarli naturali?

E’ confusionario. Li classifichiamo come naturali perché funzionano come la natura, anche se non sono verdi. Le azioni umane non sono la natura, ma possono causarla: la vera natura sta nel suo funzionamento, con tutte le possibilità e i pericoli che comporta, non nel suo colore. Infatti nonostante tutti i nostri ten-

tativi ed esperimenti, è ancora impossibile progettare e controllare la vita. Ogni volta che la natura sembra essere stata conquistata, alza nuovamente la testa su qualche altro campo di battaglia. Forse non dovremmo vederla come un dato statico, “nato”, ma come un processo dinamico, che cambia insieme a noi esseri umani, mentre evolviamo.

Proviamo a vedere meglio, come si manifesta questo cambiamento..

Attualmente ci preoccupiamo di più dei prezzi delle azioni e dei tassi del mutuo rispetto alla frequenza degli uragani. L’economia globale sembra autonoma, con le sue dinamiche e i suoi disastri naturali.

Proprio come la vecchia natura, l’economia opera in uno spazio amorale, crudele e gentile in egual misura. Dovremmo

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iniziare a considerare l’economia come qualcosa di vasto e imprevedibile, piuttosto che un’istituzione umana governata dal pensiero razionale? Allora gli economisti dovrebbero diventare più simili agli agricoltori. Entrambi preparati all’imprevedibile.

I computer contemporanei sono dispositivi complessi anche per gli specialisti e completamente misteriosi per l’utente medio. Tuttavia anche un computer apparentemente sano può essere infettato da parassiti. I virus possono creare il caos attraverso lo spamming per migliaia di utenti innocenti. La parte più inquietante di Internet, a malapena controllata dai software, viene considerata come una forma di vita indipendente. Tutti fenomeni “autonomi” e quindi forse, naturali.

Se ci fermiamo a riflettere sull’intimità con cui la tecnologia sta entrando nelle nostre vite, appare tutto più chiaro. Non è certo una coincidenza che lo scarabeo della Volkswagen sia cosi carino e tondeggiante da volerlo abbracciare, o che quei fari BMW nello specchietto retrovisore sembrino ringhianti. Il frontale delle auto mostra le loro personalità, la loro espressione. Proprio come una persona può avere molte facce diverse. Uno studio del 2008, pubblicato sulla rivista Human Nature, ha confermato che le auto sembrino avere tratti di personalità associate ai propri conducenti. E se ci pensiamo bene, il volto, il carattere di una macchina è molto rilevante nel momento in cui la scegliamo, perché sarà come una seconda pelle nel mondo della strada.

Verremo percepiti aggressivi , dominanti e arroganti con una macchina che nasce con questi tratti. Nel vicino futuro la personalizzazione delle vetture potrebbe assumere forme estreme? Manderemo foto di noi stessi ad un produttore, per avere le luci, il logo e le griglie plasmati sulla nostra immagine?

Il cellulare (smartphone), è diventato il nostro quinto arto? Un recente rapporto sulle tendenze di Internet, elaborato da Kleinert Perkins Caulfield & Byers, ha reso noto, che una persona controlla in media il proprio smartphone 150 volte al giorno. La natura “sempre attiva” del mezzo consente di essere connessi col mondo e agli altri, in modo visibile e trasparente in qualsiasi momento e luogo.

Lo portiamo anche in bagno, sotto la

doccia se necessario. Può capitare che il telefono venga perso, ed in quelle occasioni ci comportiamo come se avessimo perso un braccio, l’intera vita che ci abbiamo messo dentro. C’è tutta una fascia di utenti nati prima degli anni Settanta, che sapeva benissimo cosa significa vivere senza cellulare, e hanno imparato in seguito ad utilizzarlo e a renderlo una parte intima della loro vita, a tal punto da non saper più viver senza.

E questi sono tra gli esempi più comuni e intuitivi che si possano fare, ma sono diversi i campi in cui ci si interroga su questa possibilità. Tomas Maldonado ad esempio, è tra i primi, che affronta in modo più approfondito come le tecnologie avanzate abbiano implicazioni sulla vita e sulla natura del nostro tempo. In

3.4.2 / Tecnologia di accesso e sblocco smartphone, dal nome del brevetto “Fingerprint Biometric Sensor Including Drive Signal Level Updating”, lanciata insieme all’uscita dell’Iphone 5S, da Apple.

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particolare analizza la sofisticazione delle tecniche di simulazione della realtà, che comportano l’accesso alla “realtà virtuale”. In modo più scrupoloso descrive la natura dei rapporti con cui interagiamo con essa e di come, tramite mondi illusori, l’operatore-osservatore diventa invece attore, vivendoli come se fossero reali. C’è qualcosa di più intimo di una realtà vissuta cosi da vicino? Forse si. Una valvola cardiaca ad esempio.

Normalmente, in chirurgia, le valvole danneggiate o malformate vengono sostituite, tramite un trapianto, da altri tipi di valvole “naturali”, comportando per il paziente tutta una serie di attese per la selezione e compatibilità della valvola. In seguito assumono farmaci per la precauzione di rigetto dell’organo. Oggi

i ricercatori britannici stanno creando valvole viventi, posizionando cellule staminali su strutture di collagene. Potrebbero essere in grado di coltivare le valvole cardiache sostitutive dalle cellule di un paziente, eliminando la necessità di farmaci e lunghe attese. In futuro, la tecnologia delle cellule staminali potrebbe essere in grado di ricreare interi cuori.

Entrando in campo medico, apriamo una parentesi che ragiona su tutti quegli interventi e apporti tecnologici all’interno del corpo umano, che comportano la presenza di individui detti “cyborg”.

La possibilità di supportare tecnologicamente una forma di disagio all’interno del nostro organismo, pone inevitabilmente la questione. Ad essere messi in discussione ora, sono gli esseri umani.

3.4.3 / Valvola cardiaca, cresciuta in laboratorio tramite l’utilizzo di cellule staminali

Una volta “ingegnerizzati”, “hakerati”, possono ancora definirsi naturali? Se seguiamo il filo logico che ci ha portati qui fin ora, probabilmente, la tecnologia applicata all’uomo, è solo l’ennesima dimostrazione della coesistenza delle due cose. Natura e Cultura. Neil Harbisson è la prova vivente: riconosciuto legalmente come il primo cyborg esistente.

Da bambino gli venne diagnosticata l’acromatopsia, ovvero l’incapacità di distinguere i colori, che ha risolto sapientemente, anni dopo, scegliendo di farsi impiantare permanentemente nel cranio, un’antenna da lui progettata, che trasforma le onde dei colori in onde sonore. E’ lui stesso ad identificarsi come un cyborg, siccome ha “naturalizzato” la tecnologia che lo accompagna in ogni

momento, grazie alle possibilità che questa gli concede. Nel 2010 ha fondato la “Cyborg Fundation”, un’organizzazione internazionale che mira ad aiutare umani come lui affinché diventino cyborg, difendendo i loro diritti e promuovendo questa realtà come un movimento sociale e artistico. Sembra quasi di trovarsi all’interno della mostra Post-Human, di Jeffrey Deitch, del ’92, che indagava proprio le tematiche inerenti l’ibridazione tra uomo e macchina. Ma quello che ne segue è semplicemente la deduzione che la tecnologia, e quindi la cultura, è destinata a diventare fin troppo intima da non poterla considerare naturale.

3.4.4 / Jeffrey Deitch

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3 .5

PIRAMIDE DEL L A T EC NO LO G I A Natura & Tecnologia

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Technology wants to be …

From stone-axe to mobile phone – throughout human history we’ve given maginare un mondo senza tecnologia. birth to a wide range of technologies that extend our given capabilities. It Tuttavia nonostante il nostro rapporto is almost impossible to imagine a world without technology. Yet, despite our symbiotic relation with technology and the fact that we are irrevo profondamente radicato con la tecnolocably surrounded by it, we are still relatively unaware of how technology seeps into our lives. Inspired by the classical Maslow hierarchy of human gia, molti di noi sono ancora relativamenneeds that describes requirements like nutrition, security and love in sub sequent stages, the pyramid of technology describes the six levels te inconsapevoli di come le nuove tecat which technology may operate. |KVM|HJG nologie vengano introdotte, accettate o scartate all’interno della nostra società.

Se camminando per strada, chiediamo a qualcuno di descriverci la tecnologia, probabilmente menzionerà cose che sono state recentemente introdotte nelle loro vita: smartphones, tablet, internet, computer. Molti di noi hanno una concezione di tecnologia come “tutto ciò che è stato inventato dopo la nostra nascita”. Solo quando iniziamo a riflettere, capiamo che si tratta anche di: abitazioni, strade, automobili, ruote, abbigliamento, denaro, scrittura, agricoltura ecc. Un po’ come il pesce che non sa di essere baMASLOV STYLE PYRAMID OF TECHNOLOG Y

SIMILAR TO MASLOW’S PYRAMID, LOWER STAGES NEED TO BE FULFILLED BEFORE THE NEXT STAGE

CAN BE REACHED. THE BASIC LEVELS SHOW THAT TECHNOLOGY NEEDS TO BE FUNCTIONAL BEFORE IT

Abbiamo appurato come nel corso della storia le persone abbiano dato vita ad una vasta gamma di tecnologie che estendono le nostre capacità fisiche e mentali, e come oggi siano così legate al nostro modo di essere naturali. Due realtà talmente unite, che è impossibile im-

CAN BE APPLIED AND BECOME ACCEPTED. AT THE HIGHER LEVELS, A TECHNOLOGY MAY BECOME

VITAL, OR EVEN INVISIBLE, DENOTING THAT IT IS NO LONGER EXPERIENCED AS TECHNOLOGY.

BACK TO THE TRIBE 459

TECHNO NIRVANA ?

AT THE TOP OF THE PYRAMID, TECHNOLOGY BECOMES INDISTINGUISHABLE FROM NATURE. LIKE IN MASLOW’S ORIGINAL PYRAMID, HOWEVER, THIS SUMMIT IS RARELY ATTAINED. MOST TECHNOLOGIES CLIMB NO HIGHER THAN HALFWAY THE PYRAMID BEFORE THEY STABILIZE OR ARE PUSHED BACK TO LOWER LEVELS BY NEWER, EMERGING TECHNOLOGIES.

gnato, siamo sommersi da essa, eppure relativamente ignari della sua onnipresenza. Passiamo dal gadget al gadget, percependo il nostro ambiente un passo alla volta, ma senza una chiara visione su come far fronte alle tecnologie emergenti e a dove queste ci porteranno. Se si vuole tracciare un percorso verso un futuro tecnologico desiderabile, è importante sviluppare una comprensione più profonda di come essa si sviluppa e quale ruolo svolga nella nostra esistenza. Per questo, sempre Koert van Mensvoort propone una rivisitazione della Piramide di Maslow (“Gerarchia dei Bisogni”), tramutandola in un modello per descrivere i vari livelli in cui la tecnologia può funzionare nelle nostre vite. Analogamente a Maslow, che descrive le esigenze umane come nutrizione, prote-

3.5.1 / Piramide della tecnologia, rappresentata dal team Next Nature

zione, sicurezza e amore, le tecnologie possono muoversi su e giù, attraverso vari livelli della piramide, mentre gli stadi inferiori devono essere soddisfatti prima che possa essere raggiunto lo stadio successivo. E’ un utile strumento per coloro che necessitano di posizionarsi nel campo di applicazione dello sviluppo tecnologico, come scienziati, ingegneri, designer. Passando per i sette stadi impariamo che la nuova tecnologia può sembrare artificiale all’inizio, ma dal momento in cui sorge dalla base della piramide verso l’alto, può diventare cosi accettata che la viviamo come una parte vitale o naturale della nostre vite.

Partendo dalla fase iniziale, prima della base, qual’è il livello di fondo assoluto a cui la tecnologia può funzionare?

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VISIONARIA Il livello primordiale è quel livello in cui la mente umana prevede ed immagina.

Prima dell’ingegneria, della produzione e dell’accettazione di qualsiasi tecnologia, dev’esserci un’idea, un sogno, o una visione di come le nostre capacità esistenti possano essere estese. Molte delle tecnologie che oggi sono comuni hanno trascorso una grande quantità di tempo in questa fase. Pensiamo ad esempio, ai satelliti di comunicazione geostazionari che consentono le odierne reti di comunicazione globali. Lo scrittore di fantascienza Arthur C. Clarke propose questa ipotesi nel 1945. Nel 1964, la Sycom 3, lanciò il primo satellite. Alcune tecnologie ci mettono anni a diventare reali, altre non escono mai da questo

stato di “vision”, ma siamo certi che sia la camera di nascita di tutta l’evoluzione tecnologica.

OPERATIVA / FUNZIONALE La base della piramide rappresenta il primo stadio in cui la tecnologia può esistere a livello operativo. Qui esiste un prototipo o una dimostrazione del concetto, ma non è ampiamente applicato, per non dire accettato. La carne cresciuta il laboratorio ad esempio (fogli di muscoli prodotti da cellule animali coltivate), attualmente risiede al livello operativo.

Alcuni ricercatori prevedono un futuro radioso per la carne in vitro come alternativa sostenibile e compatibile con gli animali in allevamento. Sebbene sia attualmente possibile coltivare piccoli pez-

zi di tessuto muscolare in laboratorio, rimane estremamente costoso ed elaborato. Sono necessarie ulteriori ricerche e finanziamenti prima che la carne cresciuta in laboratorio possa raggiungere il livello successivo.

APPLICATA Questo è lo stadio in cui la tecnologia una volta uscita dal laboratorio, entra nella società, raggiungendo il livello di una tecnologia applicata. Un esempio recente sono i Google Glass: occhiali dotati di componenti elettroniche e di una interfaccia visiva semitrasparente che aggiungono informazioni alla normale visione. Nonostante alcuni fortunati abbiano avuto la possibilità di provarli, resta da vedere se presto indosseremo

occhiali intelligenti. La fase di transizione tra invenzione e accettazione è spesso sottovalutata. Innumerevoli tecnologie sono bloccate nella fase di applicazione per decenni prima di passare ad un livello più elevato di accettazione o di tornare ad un livello puramente operativo.

A volte una tecnologia è bloccata nella fase applicata per motivi economici. Le celle fotovoltaiche, ad esempio, sono state di uso marginale per anni prima che diventassero sufficientemente convenienti da essere ampiamente applicate. Altre tecnologie sono bloccate a causa di questioni di principio, come l’energia nucleare, ampiamente applicata, ma mai stata accettata veramente a causa delle obiezioni morali contro i possibili rifiuti nucleari. L’auto elettrica è un altro

3.5.2 / Immagine promozionale dei Google Glass

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esempio. L’opposizione dell’industria di veicoli a benzina, ha fatto sì che passasse molto tempo prima di permetterne la reale applicazione. Tutti esempi che mostrano che le tecnologie non entrano nella piramide in modo isolato, bensì si muovono sempre all’interno di un contesto più ampio di tecnologie concorrenti.

Inoltre mentre le tecnologie che salgono alla stadio successivo, sono ancora percepite come nuove, quelle che scivolano giù dalle zone più alte sono considerate nostalgiche ed obsolete. Esempi di tali tecnologie possono essere: il lume a candela, treni a vapore, dischi in vinile, fax, mongolfiere. Tutte cose che spesso si possono incontrare e farne ancora uso, ma non fanno più parte della nostra esistenza quotidiana.

ACCETTATA Dagli autoveicoli, ai telefoni, dai bancomat al GPS, le tecnologie accettate son parte della nostra vita quotidiana. Queste tecnologie hanno raggiunto un livello significativo di riproduzione, standardizzazione e familiarità all’interno della società. Diversamente dai livelli inferiori della piramide, l’ingresso nella fase di accettazione dipende principalmente dal modo in cui una tecnologia viene percepita dai suoi utenti. A questo livello, il ruolo sociale e culturale è di grande importanza. Quando la tecnologia raggiunge la fase di accettazione, passa dall’essere vista come nuova e artificiale, ad essere vista come normale e familiare. Mentre le tecnologie come l’energia nucleare hanno grande difficoltà ad entrare in questo livello, altre tecnologie

come la televisione, i cellulari e i forni a microonde, hanno guadagnato la loro accettazione quasi senza sforzo. Questo perché si collegano perfettamente con le abitudini e le tradizioni dei propri utenti, essendo un chiaro vantaggio rispetto a quelle esistenti come cinema, telefoni fissi o stufe. Chiaramente la misura con cui le tecnologie sono accettate è in gran parte definita dalla cultura.

Mentre alcune persone possono vedere la lavastoviglie coma una dotazione di base della routine quotidiana, in molte zone del mondo è ancora percepita come un macchina meravigliosa, lussuosa e stravagante. Come regola generale, le tecnologie accettare fanno parte della nostra vita quotidiana, ma non son ancora diventate uno stile di vita. Non appena queste diventano parte obbligatoria

delle nostre vite, salgono al livello successivo.

VITALE In questa fase diventano vitali, a tal punto da percepirle come una seconda natura.

Solo pochi decenni fa, i cellulari erano una nuova tecnologia sconosciuta. Oggi tuttavia, fanno parte della nostra routine quotidiana come fossero parte del nostro corpo. Una dinamica simile, forse, avverrà con i Google Glass?

Una tecnologia passa dalla fase di accettazione a quella vitale quando la sua scomparsa causerebbe una crisi tale da cambiare lo stile di vita per i suoi utenti.

Queste tecnologie sono essenziali ed indiscusse. Le grandi città ad esempio, dipendono dall’acqua e dai sistemi fognari. La città stessa è sul punto di diventare

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una tecnologia vitale, con circa il 70% della popolazione mondiale che vivrà in aree urbane. Altri esempi includono l’elettricità, il denaro, gli antibiotici, probabilmente internet. Il confine tra il livello accettato e quello vitale è in genere vago, a causa di differenze personali e culturali. Una volta che ha raggiunto il livello vitale, è radicata nella società. Al livello di accettazione possono ancora facilmente scivolare ad un livello inferiore, spinte da nuove tecnologie emergenti che le superano. Al contrario, solo i principali cambiamenti culturali guideranno le tecnologie vitali verso l’alto della piramide. Poiché la fase vitale è irreversibile, dobbiamo considerare attentamente la desiderabilità di tali tecnologie prima di renderci dipendenti da esse. Perciò è opportuno sviluppare una buona pano-

ramica dei pro e dei contro di qualsiasi tecnologia che sta bussando alla porta.

INVISIBILE La tecnologia di vero successo, in seguito, diventa invisibile. Non è più riconosciuta come una tecnologia. Piuttosto è intrecciata nel tessuto della vita di tutti i giorni a tal punto da diventare indistinguibile da essa. Come la scrittura. La capacità di catturare la lingua parlata in una rappresentazione simbolica ha reso i nostri pensieri permanenti. Oggi la scrittura è onnipresente nella maggior parte dei paesi. Non solo libri, giornali, riviste e schermi digitali trasmettono informazioni scritte, ma anche cartelli stradali, pubblicitari, graffiti.. E’ difficile immaginare la vita moderna senza di essa. Non la riconosciamo nemmeno più come una

tecnologia. Cosi come il denaro, l’abbigliamento, l’agricoltura, sono diventate invisibili. Invece sono state inventate migliaia di anni fa e hanno avuto un impatto notevole sulla vita dei nostri antenati.

All’interno del livello invisibile, la tecnologia si sposta dal regno cosciente, dove la riconosciamo come un strumento da usare deliberatamente, al regno dell’inconscio, dove diventa un partner invisibile nella nostra esistenza.

NATURALIZZATA Il livello massimo che una tecnologia può raggiungere è quello di diventare naturale. Come per la piramide originale di Maslow, tuttavia, questo livello è raramente raggiunto. La maggior parte delle tecnologie non si arrampicano oltre la metà della piramide prima che si stabilizzino o

ritornino ai livelli inferiori. Le tecnologie naturalizzate sono andate oltre il vitale o l’abitudine all’interno della società: sono così integrate nelle nostre vite che le consideriamo parte della natura umana. Forse il miglior esempio è proprio la cucina. Qui, la cottura non si riferisce a tecnologie di cottura specifiche come quelle del forno a microonde, ma al principio base del riscaldamento degli alimenti. Oggi pensiamo di cucinare come un aspetto universale della natura umana, ma i primi esseri umani la vedevano come una tecnica estremamente innovativa. Se ci pensiamo bene, la cucina ha cambiato il corso della storia umana. Una seconda natura diventata prima natura.

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“

PEOPLE ARE

TECHNOLOGICAL BEINGS,

BY N AT U R E , 86

AND WE ARE DOING THE SAME THING ALL OVER AGAIN: P L AY I N G W I T H F I R E .

BORN AND MADE ARE FUSING. W E A R E C O - E V O LV I N G W I T H N AT U R E .

WE MUST LEARN TO CO-EXIST WITH E N V I R O N M E N T I N A S TA B L E W AY, S O TECHNOSPHERE CAN BE UNITED WITH IT COULD BE A SINGLE SPHERE..

“

BIOSPHERE, AND TOGETHER

Koert van Mensvoort

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S O I L L E S S C U LT U R E

Il percorso intrapreso finora, mi porta a soffermarmi principalmente su un certo ambito di innovazione, quello legato all’agricoltura e ai mezzi che utilizzeremo per sfamare le popolazioni del futuro. Per questo il mio progetto si focalizza su nuovi metodi di coltivazione, che seppur conosciuti da tempo, emergono ora, per far fronte agli innumerevoli problemi che le comuni pratiche dell’agricoltura stanno evidenziando: le coltivazioni fuori suolo.

La rivoluzione industriale ha aperto la strada a metodi agricoli che hanno reso la produzione più rapida in modi che prima non erano possibili. I metodi convenzionali dell’agricoltura sono stati accelerati usando combustibili fossili e terre alluvionali (precedentemente scoperte)

utilizzate per creare spazi dove coltivare alla massima efficienza. Continuando ad innovare, nascono nuove possibilità a livello economico tramite la ricerca biologica che porta a grandi scoperte nella genetica delle colture. Questo permette la creazione di razze di piante resistenti alle malattie che in seguito massimizzano i rendimenti e alimentano più persone. Ma a causa della dipendenza mondiale dal terreno su cui coltivare, negli anni, le terre agricole hanno dovuto aumentare il consumo di fertilizzanti per la necessità di proteggere le piante dalle erbacce, dai parassiti, e da altri elementi durante la coltivazione. Per far fronte a tali esigenze, sono stati prodotti e commercializzati agrochimici fondamentali alle aziende agricole, che con i costi in

4.1 / Immagine raffigurante quattro piante di verdura da foglia, coltivate con tecnologia idroponica

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4 .1

CON T E STO Soilless culture

4.1.1 C O NT E STO AGRICOLO

4.1. 2 CONTESTO D E MOGRA FICO

4.2

S O I L L E S S C U LT U R E Soilless culture

4. 2.1 FASI STORICHE 4. 2. 2 S ISTE M I IDRO PO NICI 4. 2. 3 S UB STRATI 4. 2. 4 S O LUZIO NE NUTRITIVA 4. 2. 5 RUO LO IL LUMINAZIO NE 4. 2.6 FASI DI COLTIVAZIONE

aumento, unitamente agli effetti del cambiamento climatico e della siccità, hanno un impatto negativo. Tutto ciò unito alla questione dell’incremento demografico e a un rapido impoverimento del suolo e delle risorse idriche, oltre che ai cambiamenti climatici, segna un momento di passaggio, in cui qualcosa, nel sistema fin ora utilizzato, deve cambiare. La chiave di volta, pare essere legata alla scoperta (in parte riscoperta) di questi metodi di coltivazione alternativi che non comprendono il suolo.

Prima di approfondire questa tecnologia, come nasce e come funziona, è bene chiarire, a livello agricolo e demografico, in quale contesto si posiziona, per permetterci di figurare in termini numerici, un quadro generico del futuro che ci prepariamo ad affrontare.

4 .1.1

C O NT E STO AG R I C OLO Urban cultivation systems

L’ invenzione dell’agricoltura risale a circa 10000 anni fa, ed è sorta offrendo uno stile di vita migliore. A quel tempo la popolazione era stimata intorno ad 1 milione. Negli scorsi millenni ha fatto passi da gigante ed ha raggiunto un livello di crescita tale da cambiare definitivamente il volto della terra. Tuttavia per migliaia di anni, fino ai tempi moderni, l’agricoltura è stata praticata sostanzialmente allo stesso modo dell’antichità: scavare un buco, piantare un seme, concimare,

irrigare, eliminare le erbacce, raccogliere il raccolto, trasportarlo e venderlo. Certo, l’avvento di sistemi di irrigazione avanzati, concimi moderni, pesticidi, erbicidi, ha avanzato notevolmente questa antica pratica in termini di rese annuali e ha rimosso il cibo come fattore limitante per la crescita della popolazione umana. Come risultato diretto, noi ora contiamo circa 7 miliardi di individui, la maggior parte dei quali risiede in regioni densamente insediate. Al fine di fornire cibo sufficiente per tutti, attualmente la comunità agricola globale coltiva circa il 40% della terraferma (Smart agricolture, Enea, 2017), senza contare la terra utilizzata per pascolare gli animali, con enormi differenze di quantità tra i paesi coinvolti. Ad esempio l’India utilizza oltre il 60% della sua superficie, mentre il Canada solo il 7%.

4.1.1.1 / Mappa realizzata da “the world bank”: quantificazione delle aree adibite alla coltivazione nel pianeta. Anno 2015. La sfumatura di colore varia in base alla percentuale: rosso chiaro 1% di terra coltivata, rosso scuro 88% di terra coltivata.

91

92

4 .1. 2

C O NT E STO DEMOG R A F I C O Urban cultivation systems

Quanti potremmo essere, allora, tra 40 anni? Saremo troppi? E come cambierà la popolazione del nostro pianeta? Possiamo azzardare previsioni, considerando che entreranno in gioco molte variabili. Secondo le stime elaborate dall’ONU (World Population Prospects: The 2017 Revision), si prevedono tre diversi scenari, chiamati varianti bassa, media e alta, di cui si ritiene più opportuno seguire quella media.

Considerando che negli scorsi 12 anni il mondo ha aumentato la sua popolazione dei circa 1 miliardo, oggi contiamo appunto 7,6 miliardi di individui. Il 60% del mondo vive in Asia (4,5 miliardi), il 17% in Africa (1,3 miliardi), 10% in Europa (742 milioni), 9% nell’America Latina e Caraibi (646 milioni), e il restante 6% nell’America del Nord (361 milioni) e Oceania (41 milioni).

Ad oggi l’intera popolazione del mondo continua a crescere, anche se in modo più lento rispetto al passato. Dieci anni fa, la popolazione mondiale è cresciuta di 1,24% l’anno. Oggi cresce del 1,10%, aumentando di circa 83 milioni di persone ogni anno. La predizione dei prossimi millenni, indica come la popolazione aumenterà di poco più di un miliardo nei prossimi 13 anni, raggiungendo gli 8,6 miliardi

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18 16

High

14 12

Medium

10 8 6 4 2 0

Low

nel 2030, per aumentare ulteriormente a 9,8 miliardi nel 2050 e 11,2 miliardi entro il 2100.

Quali sono i fattori che influenzano la crescita della popolazione? Sostanzialmente due: il tasso di fertilità e il tasso di mortalità. Entrambi influenzati da molte variabili. Le statistiche fin ora riportate si basano principalmente sull’evidenza attuale e ipotesi futura di un declino della fertilità per i paesi dove vi sono ancora grandi famiglie ed un lieve incremento della fertilità in diversi paesi dove le donne hanno in media meno di due figli nel corso della loro vita. I tassi di sopravvivenza sono proiettati ad aumentare in tutti i paesi in quanto i tassi di mortalità continuano a diminuire per tutta la fascia di età.

4.1.2.1 / Crescita popolazione globale fino al 2100; ONU

4.2

S OI L L E SS C U LT U R E Urban cultivation systems

Le “colture fuori suolo” sono rappresentate da tutte le coltivazioni condotte in assenza di terreno agrario, impiegando substrati o particolari sistemi di coltivazione, in cui le piante traggono per intero il loro fabbisogno in acqua ed elementi minerali da una soluzione nutritiva opportunamente calibrata. In particolare parliamo di Idroponica, parola che deriva dal greco: composta da “idros”, ovvero

“acqua” e “ponos”, che significa “lavoro”.

E’ possibile interpretarla quindi come “il lavoro dell’acqua” o “acqua che lavora”.

Vi sono diverse tecniche sotto il grande cappello dell’Idroponica, ma quello che rimane costante è l’utilizzo di acqua per somministrare nutrimento alle piante, senza bisogno del terreno agrario.

Come nascono queste coltivazioni?

4.2.1 / Esempio di impianto per coltivazione idroponica di lattughino verde

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4 .2.1

FASI STORICHE Urban cultivation systems

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La storia che caratterizza la tecnologia idroponica, ritengo, si possa dividere in poche fasi distinte che aiutano a comprendere meglio come la sua evoluzione sia nata di pari passo alle famose scoperte in campo di fisiologia vegetale e come quindi queste realtà siano inevitabilmente connesse. _ Primi approcci con la coltivazione di pi ante estrapolate dal suolo agrario.

_ Scoperte scientifiche a livello fisi co-chimico dopo il Rinascimento. _ Affinamento della specifica tecnica in diverse configurazioni di sistemi e solu zioni nutritive.

Per quello che la maggior parte della gente sa, per coltivare una pianta, servono: terra, acqua, luce e le giuste condizioni climatiche. Che sia in un vaso o a terra, è indifferente. Ma il fatto che sia indifferente per noi oggi, implica che qualcuno molto prima abbia scoperto non fosse necessario il terreno al suolo per coltivare una pianta, ma fosse comunque fattibile, utilizzando un vaso con poca terra al suo interno. E’ cosi che comincia la storia che ci porterà alle coltivazioni fuori suolo, con gli egizi, che per primi,

4.2.1.1 / Graffito storico recuperato nel tempio di Hatshepsut, Deir el-Bahari.

Prima testimonianza storica delle pratiche di travaso di piante dal suolo, per l’importazione in regge Europee.

nel 2000 a.c. circa, misero una pianta in un vaso, fatto documentato grazie alla scoperta (nel 1913) di antichi murali all’interno del tempio di Deir el Bahari. Dovrà passare molto tempo prima di arrivare a parlare effettivamente di Idroponica, ma questo fatto rappresenta un primo passo: l’estrazione di una pianta dal suolo, per la prima volta.

Vi sono altri casi interessanti che prima del rinascimento destarono curiosità e interesse, sto parlando dei famosi giardini pensili di Babilonia del 600 a.c. e delle isole galleggianti chiamate “chinampas” nell’America del Sud ma anche presenti in Cina, tra il 1100 e il 1300.

Il primo esempio è interessante perché rappresenta il primo grande sistema di irrigazione integrato ad un palazzo (che utilizzava terra all’interno di canalette), il secondo per la metodologia di coltiva4.2.1.2 / Rappresentazione dei giardini pensili Babilonesi

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zione, che si basava su delle sorte di zattere galleggianti fatte di canne e giunchi, che ricoperte di fango vulcanico (molto fertile) permettevano alle piante di ricevere nutrimento dal fango e dal lago sottostante (grande risorsa di sali minerali e ossigeno), forse la prima vera applicazione della tecnologia idroponica.

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Dovremo aspettare il XVII secolo per raggiungere risultati più concreti, con il naturalista John Woodward, che dimostrò come le piante crescessero meglio utilizzando acqua di fiume piuttosto che acqua distillata (1699), e per far questo si avvalse proprio di alcuni tipi di esperimenti che venivano condotti con tecnologia idroponica. Quello che ne seguì fu la certezza che non solo le piante assorbissero nutrimento dall’acqua, ma che utiliz-

zando anche della terra crescessero meglio, grazie ad elementi presenti al suo interno che contribuivano al nutrimento assieme all’acqua.

Dopo questo esperimento, le ricerche nel campo della fisiologia vegetale vennero approfondite, sino a guidarci alla scoperta da parte di Joseph Priestley dell’ossigeno e di come le piante contribuissero alla produzione di questo elemento, oltre alla successiva scoperta da parte di Ian Ingenhousz del processo di fotosintesi e di come la luce fosse fondamentale. Quindi all’inizio dell’XIX secolo si conoscevano quasi tutti gli elementi necessari alla crescita della pianta, è per questo che cominciò ad essere studiata la prima formula di una soluzione nutritiva che disciolta in acqua avrebbe permesso la coltivazione.

4.2.1.3 / Parte di un diorama del museo Te Papa Tongarewa, in Nuova Zelanda, raffigurante ricostruzioni delle antiche chinampas

E’ cosi che gli eventi ci guidano agli anni 20/30 del XX secolo, quando il Dr. William F. Gericke (insegnante all’università di Californa, Berkeley) diventa protagonista dello scenario, coniando il termine che utilizziamo oggi: idroponica. I suoi studi permisero di provare le potenzialità di questo tipo di coltura rispetto alla normale coltivazione a suolo (a livello di quantità di prodotto e di velocità di crescita) e per questo il suo contributo fu decisivo, in quanto la coltivazione idroponica smise di essere utilizzata solo per esperimenti da laboratorio, ma divenne un’operazione commerciale. Nonostante questo primato le iniziative commerciali da lui intraprese non portarono a buon fine in quanto la soluzione nutritiva promossa necessitava di qualche perfezionamento. Perfezionamento che fu

eseguito parallelamente dallo scienziato Dennis R. Hoagland che affinò una soluzione che prese il suo nome e che ancora oggi viene spesso utilizzata perché estremamente facile da recuperare.

La prima vera applicazione dell’idroponica in grande scala si ebbe negli anni 40 del Novecento sulle isole del Pacifico durante la guerra, per ovviare al grave problema di alimentazione dei soldati, dove non c’erano terreni facilmente coltivabili. Dopo la guerra comincia una fase in cui le scoperte fatte in campo industriale, soprattutto per quanto riguarda nuovi materiali, porta ad un susseguirsi di diverse configurazioni e metodologie di gestione del processo. In questo periodo nasce un sistema chiamato “Flood and Drain” o detto “Ebb and flow” che prevede cicli alternati di allagamento e

4.2.1.4 / William F.Gericke e la moglie, mostrando una coltivaione di pomodori in serra idroponica

99

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lento drenaggio dei vasi. L’introduzione della lana di roccia come materiale più qualificato per la realizzazione di substrati che risultassero meno compatti e pesanti di ghiaia e sabbia. Negli anni 70 la scoperta delle prestazioni della plastica. Negli anni 80 il coinvolgimento delle ricerche portate avanti dalla NASA con la proposta di soluzioni nutritive aggiornate e l’introduzione del concetto di “grow room”, ovvero impianti idroponici industriali che non superassero le dimensioni di una camera di coltivazione urbana, che permisero a questa tecnologia di aprirsi anche al mondo delle coltivazioni domestiche. Arrivando sino ad oggi con l’introduzione di altri tipi di configurazioni e sistemi che spiegherò nel capitolo successivo.

4.2.1.5 / Coltivazione idroponica di verdure per la NASA

4 . 2. 2

S I ST E MI I DRO P ON I C I Urban cultivation systems

Un sistema idroponico è un sistema di coltivazione che si basa su impianti che sono composti più o meno dalle stesse parti: un serbatoio, una struttura che permetta l’alloggiamento e dia sostegno alle piante (il substrato), un sistema di erogazione per l’acqua e la soluzione nutritiva, e una vasca di coltivazione. E’ bene spiegare che esistono diversi tipi di impianti, diverse varianti di progetto e

organizzazione dei vari elementi. Questo perchè si distinguono principalmente per obiettivi ed efficienza diversi. Non tutte le piante sono uguali, non tutti i cicli di coltivazione sono gli stessi, nè tantomento il tempo e le varie fasi. Per questo elencheremo diversi tipi di impianti tra i più conosciuti ed utilizzati. Principalmente è opportuno fare una distinzione, per quella che viene definita “idroponica passiva” o meglio definita come “idrocoltura” o “wick system” (a stoppino). Il motivo per cui viene definita passiva è l’assenza di una pompa per la circolazione del flusso d’acqua. In questo caso la pianta assorbe il nutrimento necessario sempre dall’acqua, ma per capillarità, per mezzo di stoppini, corde in nylon che inumidiscono gli strati del substrato del

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Piante

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Vaso con substrato

Serbatoio

Stoppino in nylon

vaso in cui cresce la pianta. Questa tecnica è usata principalmente per le piante da appartamento che sono ornamentali, quindi da foglia e che crescendo molto lentamente, sono le uniche che riescono a sopravvivere in questo modo con un apporto così lento di sostanze nutritive. Non è comunque considerato un sistema efficente se si utilizza un tipo di substrato inerte (che non sia la terra ad esempio) in quanto lo stoppino da solo non è in grado di mantenere l’apparato radicale sufficientemente umido. E’ utile però citarlo come un primo esempio che ci aiuta ad essere introdotti ad un tipo di coltivazione dove la protagonista, è l’acqua assieme alle sostenze nutritive disciolte all’interno.

Il primo metodo tra i sistemi “attivi” è sicuramente quello chiamato “Flood and

4.2.2.1 / Illustrazione di impianto passivo: wick system

Drain” o detto “Ebb and Flow” (flusso e riflusso). Il suo nome è abbastanza chiaro, indica una azione di inondazione e successivo drenaggio del substrato con la soluzione nutritiva. Il motivo per cui questo viene fatto è legato alla grande importanza che ha il fenomeno dell’ossigenazione nella coltura della pianta.

L’ossigenazione è importante perchè innanzitutto permette di accelerare il metabolismo della pianta, e quindi della crescita, inoltre perchè nel momento in cui si ossigenano le radici, vengono espulsi essudati radicali (eventuali gas presenti). E’ proprio lo scopo di questo sistema. Quando l’acqua viene drenata, si crea nella zona radicale, una corrente di aria fresca che ossigena le radici e quando l’acqua inonda il substrato successivamente, sciacqua le radici dall’aria

4.2.2.2 / Illustrazione di impianto di tipo Flood and Drain

Vasi con substrato

controllo livello d’acqua

103

Vasca di coltura

pompa

104

ormai stangnante. Generalmente questo tipo di impianto viene realizzato tramite sovrapposizione della vasca di coltura sul serbatoio d’acqua e soluzione nutriviva (fertilizzante). La pompa è collegata ad un timer che spinge la soluzione dal serbatoio verso la vasca di coltivazione e lentamente allaga il substrato ogni tot tempo. Di norma un ciclo si aggira intorno ai 25 minuti: 10 minuti di irrorazione continua e 15 minuti di drenaggio e pausa. La frequenza dipende anche dal tipo di substrato utilizzato e dalla velocità di drenaggio che comporta. Uno dei vantaggi di questo sistema e’ la presenza di un raccordo secondario posto nella vasca, permette il controllo del livello dell’acqua e la conseguente espulsione qualora superi il livello e allo stesso tempo fa sì che rimanga un po’ d’acqua sul

fondo tra una irrigazione e l’altra, garantendo così l’umidità necessaria all’apparato radicale.

Un’altra tecnica molto popolare fu introdotta da Allen Cooper in Inghilterra negli anni Sessanta, La “Nutrient Film Technique (NFT)” che prende il nome dalla peculiarità di mettere in cirlolo un sottile “film” di acqua all’interno di una canaletta. Ricordiamo che negli anni 60’ si cominciava a fare uso dei fogli di plastica, per questo la parola “film”. Questo impianto è costituito da una canaletta lievemente inclinata, con una pendenza che varia dal 2 al 3%, sulla quale sono installate le piante o radicate ai singoli “cubetti” di substrato o nel caso in cui non siano usati, semplicemente installate all’interno di vasi reticolati che danno

il sostegno necessario. All’interno della canaletta scorre questo sottile film di acqua arricchita di fertilizzante, con una portata di circa un litro al minuto, che viene pompata all’estremità alta della canaletta dal serbatoio posto al termine della parte bassa, affinchè facendola defluire per gravità vi ritorni spontaneamente, garantendone il circolo continuo.

E’ suggerito per tutti i casi di apparati radicali esposti alla luce, utilizzare una copertura che le protegga, con appositi fori per la fuoriuscita delle piante durante la crescita. Le peculiarità di questa tecnica sono: la capacità di ossigenazione data dalla grande quantità di superficie di contatto tra il film sottile di acqua e l’aria sovrastante e il notevole vantaggio economico dell’impianto. Quello che la penalizza dall’altra parte è la difficoltà

4.2.2.3 / Illustrazione di impianto Nutrient film technique

Vasi reticolati

Radici

105 canale di deflusso Canaletta

pompa

106

di permettere una struttura efficace alla pianta, che la sostenga durante la fase più evoluta della crescita in altezza e il rischio che il peso possa poi schiacciare l’apparato radicale. Un apparato radicale troppo compatto rischia di bloccare il flusso dell’acqua o comunque di rallentarlo e non permettere di conseguenza a piante situate più in fondo di assumere la stessa qualità e quantità di nutrimento necessario. Questo è il motivo per cui in generale questo tipo di impianto è utilizzato maggiormente per le colture a ciclo breve, come quelle per insalate e erbe aromatiche. Una versione più aggiornata della NFT è la DFT (Deep Flow Technique), che sostanzialmente tramite un canale più profondo permette di aumentare il flusso d’acqua e così ottimizzare i rischi connessi alla uniformità e stabilità

in termini di Ph della soluzione nutritiva.

In questo caso la canaletta non avrà più la necessità di essere inclinata perchè il flusso sarà abbastanza forte da raggiungere la parte finale.

Più o meno nello stesso periodo in cui si affermava la NFT per colture a ciclo breve e piante piccole, prendeva piede nel resto della serricoltura, la tecnologia dei Sistemi a Gocciolamento. Con l’invenzione della lana di roccia come nuovo substrato (roccia vulcanica fusa e ridotta in fibre successivamente tagliata in blocchi), nasce questo tipo di impianto che garantisce una maggior struttura per piante che diventeranno più alte, come per esempio quelle da pomodoro e soprattutto ha un elevato potere di assorbimento, evitando marciume radi-

cale. Le piante radicano inizialmente in blocchi più piccoli e successivamente vengono trasferite su blocchi più grandi, distanziati alla stessa distanza e rivestiti da fogli di plastica, poi successivamente collegati ad un sistema di irrigazione che presenta un ugello per ogni singola pianta e che connesso alla linea di erogazoine principale, gocciola lentamente sostanza nutritiva alle piante. D’altra parte questo substrato è caratterizzato da una forte ritenzione idrica e quindi comporta la necessità di sciacquare via i sali minerali che rimangono all’interno del substrato, facendo ammontare la soluzione nutritiva in eccesso a circa il 2530% del volume totale e quindi comporta la necessità di essre filtrata, analizzata e ribilanciata prima di essere rimessa in circolo se si sta coltivando a ciclo chiuso,

4.2.2.4 / Illustrazione di sistema a gocciolamento

sistema di irrigazione connesso alla pompa

Blocco di substrato

ugello gocciolamento

107 canale di deflusso

pompa

pompa ad aria

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scelta sicuramente più sostenibile. Questo processo alza i costi di un impianto che nasce abbastanza economico, e quindi spesso si manifesta uno spreco, evaquando totalmente l’eccesso di soluzione, che in termini economici risulta più comodo rispetto ad una rimessa in circolo. Questo substrato garantisce una maggior protezione delle radici per quanto riguarda temperatura e umidità, ma dal punto di vista dell’ossigenazione non è certo favorevole, per questo in questo tipo di impianti, come anche in altri casi, vengono utilizzate delle pompe ad aria all’interno del serbatoio che ossigenano previamente l’acqua.

Il metodo con effetto ossigenante più estremo, al momento, è stato raggiunto dall’Aeroponica, appunto dal nome, un metodo che nebulizza la soluzione nu-

tritiva e la diffonde sulle radici creando un’umidità che risulta quasi impercettibile e per questo riduce il rischio di diffusione di muffe e funghi dovuti normalmente al ristagno dell’acqua. Ha la caratteristica di distribuire gocce molto piccole, intorno ai 2,5 micron, che vengono quindi immediatamente assorbite dalle radici. I primi esperimenti sono stati effettuati negli anni ‘50 e la tecnica ha preso piede negli anni ‘80. Con questo metodo la pianta cresce a radice libera, ovvero senza la presenza di un substrato, e quindi il sostengo è dato da un pannello appoggiato su di una canaletta all’interno della quale arriva la soluzione nebulizzata. Con questo metodo, in circa 10-15 giorni le piante radicano le talee (parte fondamentale della radice. Frammenti di radici capaci di generare altre

piante) e continuano a crescere protette all’interno della canaletta, garantendo un metabolismo di crescita della pianta abbastanza veloce, e ben monitorato. E’ una tecnica che richiede particolare attenzione ed esperienza, infatti si hanno opinioni constrastanti ed alcuni esperti ritengono che sia consigliabile per la radicazione delle talee, ma non per il resto della coltivazione in quanto la velocità di crescita delle radici va a scapito della parte aerea della pianta.

La tecnica più semplice, economica e sostenibile invece è la “Deep Water Cultivation”. Consiste nell’alloggiare le piante in vasi reticolati e installarli su di un pannello appositamente forato che si appoggia sopra vasche rettangolari riempite di acqua e soluzione nutritiva (non molto forte). Questo tipo di impian-

4.2.2.5 / Illustrazione di impianto di tipo aeroponico

Nebulizzatori d’acqua connessi alla pompa

canaletta di nebulizzazione

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canale di deflusso

serbatoio pompa

Pannello forato con alloggi per piante

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to è a ciclo chiuso, senza il ricircolo di acqua ed è utilizzato per piante a ciclo breve, ad esempio insalate o verdure simili, comprese le erbe aromatiche. L’acqua viene solo aggiustata di sali minerali ed in alcuni casi ossigenata tramite una pompa ad aria. I cicli industriali gestiscono la raccolta in modo molto semplice, in un ciclo di circa 30 giorni (per questo tipo di piante). Ogni giorno viene raccolta la fascia di quelle più anziane e quindi mature, lasciando posto alle nuove in arrivo sopra la vasca. Per questo tipo di impianti esistono molte varianti di dimensioni, per ospitare più piante o per singoli vasi.

pompa ad aria

4.2.2.6 / Illustrazione di impianto Deep Water Cultivation

4 . 2. 3

S UB ST R AT I Urban cultivation systems

Il substrato rappresenta la zona e la materia, nella quale la pianta affonda le sue radici e quindi si stabilizza durante la crescita. Per intenderci, nelle coltivazioni comuni, il substrato è la terra. In base a ciò che è stato detto nel capitolo precedente, inerente al modo in cui le radici crescono in spazi ristretti, la scelta del substrato è molto importante. Soprattuto è importante comprendere come la frequenza delle irrigazioni, vari in base

al tipo di substrato. Il giusto substrato è quello che permette un’equilibrio tra la capacità di accogliere acqua e drenarla, così da permettere l’ingresso di nuova aria ricca di ossigeno, vitale per le piante. Gran parte dei substrati ha una porosità che supera quella di qualsiasi suolo: mediamente del 35% in più. Una porosità maggiore comporta un livello di ossigeno più alto nella zona radicale. Inoltre le radici si fanno strada, più facilmente che nel terreno, risparmiando energia a favore delle zone superiori della pianta.

Senza contare che se il substrato è inerte (quindi diverso dalla terra), non dovrà nemmeno faticare per la sopravvivenza contro insetti, batteri, e varie forme di “attacco” esistenti nel suolo.

Un buon substrato deve possedere alcuni requisiti: non deve contenere elemen-

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ti potenzialmente nocivi o tossici (come metalli pesanti) per la pianta ed essere resistente nel tempo senza trattenere sali minerali in eccesso. I parametri più importanti da tenere sotto controllo in un substrato sono: la capacità di ritenzione idrica, ovvero la quantità d’acqua che un determinato volume di substrato può assorbire e il potenziale idrico (facilmente confondibile col primo) ovvero la forza con il quale il substrato trattiene l’acqua, che tradotto implica la forza con cui le radici la assorbono. E’ fondamentale che un buon substrato, possieda un equilibrio di questi due parametri, affinché si garantisca alle piante un ambiente umido, pur mantenendo una buona ossigenazione, muovendo aria e acqua all’interno. Inoltre, altra cosa importante è il pH, che deve essere il più possibile neu-

4.2.3.1 / Cubi di lana di roccia o rockwool

tro, evitando di influenzare la soluzione nutritiva e la qualità dell’acqua. Possono avvenire diversi tipi di reazioni, secondo alcune particelle dotate di cariche elettriche presenti nel substrato, che si legano in modo non neutro, a determinati ioni della soluzione nutritiva, oppure reagendo, tendono a creare fosfati e solfati (accumuli di sale) che potrebbero “ostruire” tutto il processo.

Principalmente i substrati si dividono in quelli inorganici e organici. La differenza è chiara, ma vediamo alcuni esempi e le loro caratteristiche. Tra quelli inorganici abbiamo ad esempio la lana di roccia o lana di vetro (molto simile). Detta industrialmente anche rockwool, è un materiale altamente utilizzato in campo edile come isolante, che è stato poi introdotto nelle coltivazioni indoor tra gli

anni ’70 e ’80. E’ composto da rocce calcaree e basaltiche, che vengono mescolate e fuse ad una temperatura di circa 1600°C. Quando il miscuglio è ancora caldo, viene ridotto in fibre e sagomato a piacimento: pannelli, cubi, lana sfusa. E’ un substrato leggero ed ha una elevata porosità (il 98%), e nonostante contenga molti metalli, alla reazione con l’acqua risulta un materiale neutro. E’ stato sinora il materiale più utilizzato in sericoltura, in quanto molto economico. Ma è caratterizzato da diversi difetti, tra cui il principale: l’acqua non si diffonde in maniera omogenea nel volume. Quando viene irrigato, lo strato più basso si satura d’acqua a tal punto da non lasciare più spaio all’aria, mentre lo strato superiore si asciuga molto velocemente. Quindi ha elevata capacità di ritenzione idrica, ma

basso potenziale idrico. Inoltre, la superficie, asciugandosi così in fretta, causa accumuli salini che vanno eliminati mediante risciacqui eccessivi, comportando uno spreco sul piano ecologico.

Un’altra tipologia tra i substrati inorganici, sono le pietre laviche, delle quali esistono varie qualità anche a seconda della provenienza. Sono in generale molto leggere e caratterizzate da un buon 80% di porosità, ma in alcuni casi possono contenere quantità significative di alluminio che potrebbe essere assorbito dalle piante. Sto parlando principalmente di: pomice, perlite, vermiculite ed argilla espansa. Le prime due si assomigliano molto, differiscono principalmente per il colore (la perlite è più biancastra) e per capacità di ritenzione idrica: la seconda è elevata, la prima invece un po’ bassa e

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per questo viene usata principalmente in alcuni mix di substrati che si bilanciano tra di loro compensando i difetti. Entrambe vengono prodotte a seguito di attività vulcaniche nelle quali, le grandi emissioni di gas, comportano la porosità del materiale. La vermiculite è un minerale argilloso che viene frantumato e riscaldato intorno ai 1000°C, creando così scaglie o granuli di questo materiale molto leggero. L’argilla espanda invece viene ricavata riducendo la comune argilla in granuli, e cuocendola ad alta temperatura in modo che i gas si espandano e creino porosità. La capacità di drenaggio di questo materiale, è tale che l’irrigazione potrebbe essere continua, caratterizzata da pH neutro, non sottrae ioni alla soluzione nutritiva ed inoltre si può riutilizzare pulendola semplicemente.

4.2.3.2 / Granuli di Perlite

Tra i substrati organici abbiamo: torba, segatura e fibra di cocco. La torba si forma dentro bacini poco profondi chiamati torbiere (ambiente umido, acido e con poco ossigeno), diffusi nell’emisfero settentrionale (Canada, Scandinavia ecc). In questo tipo di habitat, l’attività microbica è ridotta e la vegetazione, costituita soprattutto da muschi, tende ad accumularsi in strati compatti di materia vegetale, parzialmente decomposta, trasformandosi cosi in torba. Una volta prelevata e lasciata essiccare, le sue caratteristiche variano molto in base alle specie vegetali di cui è composta, ma mantiene l’acidità da cui è nata, quindi è utilizzata per lo più per bilanciare mix di substrati squilibrati. Anche la segatura non viene usata quasi mai da sola. E’ ricavata dal legno duro e sottoposta a compostaggio.

Possiede elevata capacità per l’aria ma scarsa capacità di ritenzione idrica, dunque richiede irrigazioni frequenti. Il vantaggio è quello di essere un materiale organico e quindi favorisce la presenza di microrganismi sani. Per ultima, la fibra di cocco, molto utilizzata recentemente. Il substrato è ricavato dai gusci delle noci di cocco separando la fibra. E’ un sottoprodotto della fabbricazione di corde, zerbini, scope e quant’altro. Lo scarto di lavorazione è costituito da impurità, fibre corte e la parte tenera del guscio, detta “midollo”. Questo composto viene essiccato e pressato, trasformandolo in mattoni, lastre o dischi. Un problema di questo substrato è l’elevata presenza di cloruro di sodio, ovvero il comune sale da cucina, causato dal modo di raccolta dei gusci, che avviene su spiagge ocea-

niche (ambiente altamente salino) e per la lavorazione in acqua salmastra in cui vengono tenuti. In ogni caso, la fibra di cocco, può essere trattata in modo che scambi gli ioni di sodio con quelli di calcio, e dopo questo trattamento può essere tranquillamente utilizzata anche in un sistema a ciclo chiuso. La parte più bella di questi materiali organici è che, nel momento in cui non sono più utilizzabili, sono biodegradabili, quindi non comportano danni all’ambiente.

4.2.3.3 / FIbra di cocco prima di essere pressata

115

4 .2.4

S OLU Z ION E N U TRITIVA Urban cultivation systems

116

La soluzione nutritiva per la crescita delle piante, viene disciolta nell’acqua che bagna le radici, ed in questo modo le nutre. Prima di parlare dei nutrienti di cui è composta, ritengo opportuno aggiungere che il primo elemento da prendere in considerazione, è proprio l’acqua. Senza entrare troppo nei particolari chimici, ci basti comprendere che l’acqua ha un ruolo fondamentale, perché non solo

apporta alcuni dei nutrienti essenziali alla crescita, come idrogeno ed ossigeno, ma deve essere equilibrata tra alcuni parametri. Questo affinché sia adatta all’abbinamento con quegli altri nutrienti che gli andremo ad aggiungere tramite una soluzione apposita. I parametri importanti dell’acqua, stanno nel controllo del pH, che per vari motivi, deve essere più o meno neutro, quindi vicino ad un livello 7 o lievemente acido come ad un livello 6.

L’alcalinità, che detto in modo molto sintetizzato, comporta la presenza di carbonati (come esempio principale, ma anche di altri composti) importanti per garantire un certo “effetto tampone”.

L’effetto tampone, descrive una situazione di equilibrio in cui un composto, tende a mantenere stabile il pH, quan-

do nella soluzione vengono aggiunti (per processi naturali di reazione) acidi o basi. Fondamentale, se vogliamo mantenere il pH stabile ad un livello come quello citato prima.

La durezza, che misura il livello di calcio e magnesio disciolti in acqua. Questo fattore è importante perché il calcio è fondamentale alla crescita delle piante, ma troppo non andrebbe bene, quindi è importante conoscere il suo livello in acqua, affinché la soluzione nutritiva aggiunta in seguito, non comporti uno squilibrio. Anche per questo è opportuno usare soluzioni nutritive che si adeguino alla durezza dell’acqua utilizzata nel ciclo produttivo.

La salinità è un ulteriore parametro da tenere in considerazione nel momento della scelta di una soluzione nutritiva.

Anche qui, come in tutto del resto, si parla di equilibrio. Boro e Sodio servono alle piante, ma nella giusta quantità e soprattutto abbinati ad una soluzione nutritiva adatta alla coltivazione in idroponica. Alcuni processi che avvengono in coltivazioni sul suolo, si verificano in modo diverso nel mondo dell’idroponica. Parlo di processi biologici che avvengono grazie ai microrganismi presenti in terra e che ovviamente mancano nei substrati inerti utilizzati nelle coltivazioni fuori suolo. Per quanto riguarda l’acqua, questi sono i parametri da tener in considerazione, ma generalmente gli impianti che utilizzano acqua municipale, sono meno complessi, perché l’acqua risulta adatta e non necessita di grandi modifiche o controlli. La questione si complica nel momento in cui l’acqua proviene da

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pozzi o da altre fonti naturali.

Una volta chiarificato il ruolo dell’acqua, è il momento di comprendere quello dei nutrienti. I nutrienti che vengono utilizzati per le coltivazioni idroponiche, sono gli stessi delle coltivazioni in suolo. A prescindere da dove la pianta cresca, avrà sempre bisogno degli stessi elementi.

Come assimila questi elementi la pianta? Tutto ciò di cui si “ciba”, lo fa sotto forma di ioni disciolti in acqua. Nel terreno, i minerali di cui ha bisogno, si trovano sotto forma di complessi organici, molecole provenienti dalla decomposizione di organismi presenti, composte da vari elementi come: carbonio, idrogeno, minerali e metalli. La vita all’interno del terreno, se ne ciba, li elabora in un certo senso, prendendosi le parti che gli interessano e liberando gli ioni minerali

e metallici che servono alla pianta. Nel momento in cui vengono disciolti dalla presenza dell’acqua, vengono assorbiti dalle radici. Dove al posto del terreno c’è un substrato inerte, non c’è possibilità di elaborare questi complessi organici, perché non c’è “vita”. Per questo in idroponica vengono utilizzate soluzioni nutritive minerali e non nutrienti organici. Queste soluzioni sono composte da sali già “elaborati”, (già digeriti in un certo senso) e devono solo disciogliersi in acqua per essere assimilati. Questo è uno dei motivi per il quale in coltivazione idroponica, la crescita è più veloce, perché metà del tempo che serve al suolo per processare questi nutrienti organici, viene saltato.

Cosa c’è in queste soluzioni nutritive?

Una classifica (a livello di indispensabi-

lità) di diversi tipi di elementi. I macroelementi sono: azoto, potassio e fosforo, rispettivamente importanti per: la crescita della struttura della pianta (fusto, foglie); controllo del movimento dell’acqua all’interno della pianta e garanzia di resistenza al freddo; immagazzinare l’energia luminosa convertita in energia chimica e contribuire nei processi di fioritura, germinazione e crescita radicale.

I macroelementi secondari invece sono: calcio, magnesio e zolfo. Come si intuisce, sono richiesti in quantità minore rispetto ai macroelementi primari, ma comunque in modo maggiore rispetto ai Microelementi. Sono considerati Microelementi quelli come: ferro, rame, zinco, manganese, boro, molibdeno e cloro.

Sono scritti in ordine di importanza, ma tendenzialmente sono considerati meno

essenziali perché non fanno parte della struttura della pianta, ma intervengono nelle reazioni enzimatiche. Sommando a questi 13 elementi, i 3 portati dall’acqua (ossigeno, idrogeno, carbonio), si ottiene un totale di 16 elementi, più o meno essenziali. Il motivo per cui esistono diverse “formule” di soluzione nutritiva, è dovuto al fatto che ci sono diverse opinioni riguardo cosa di questi elementi è essenziale e cosa lo è di meno. Ma generalmente i 16 citati prima rimangono quasi costanti, poi ne esistono di altri che possono essere presi in considerazione o meno a seconda delle varie opinioni.

Il grafico accanto mostra la differenza tra i concimi per le colture in suolo e quelle fuori suolo. Quelli destinati al terreno, sono scarsi di nutrienti che la terra già possiede e saranno in grado di comple-

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tare, una volta uniti, un buon apporto nutritivo. Quelli delle coltivazioni idropiche invece devono permettere di coltivare soltanto in acqua, coprendo tutti i fabbisogni, con una formula gia completa e bilanciata.

Concime per suolo

N

Mg

P

Cl

K

Ca

Fe

Zn

Mo

120

Concime per fuori-suolo

B

N

Mg

P

S

Cl

K

Ca

Mn

Fe

Cu

Zn

Mo

4.2.4.1 / Illustrazione di composizione delle formule per concime da coltivazioni in suolo e fuori suolo

4 . 2. 5

R UO LO I L LU MI N A Z I O NE Urban cultivation systems

Le piante crescono e si sviluppano grazie ad un processo fotochimico chiamato fotosintesi clorofilliana. Questo processo garantisce che, per mezzo di energia luminosa, l’anidride carbonica (CO2) venga trasformata in materiale organico (carbonio, proteine e zucchero). Una sorgente luminosa può essere considerata una fonte di rilascio di particelle di energia, che viene assorbita at-

traverso speciali proteine presenti nella pianta, chiamate cloroplasti, che contengono molecole di clorofilla. Dello spettro luminoso, non tutta la luce viene assorbita dalla clorofilla, bensì solo una porzione di esso, principalmente rosso e blu, mentre l’assorbimento della parte verde è invece nullo; per questo motivo qualunque cosa contenga clorofilla (erba, foglie ecc) ci appare verde, a causa della lunghezza d’onda che piuttosto d’essere assorbita, viene riflessa. Ci si spiega perché in autunno le foglie si colorano di rosso, marrone e giallo, in quanto degradandosi, la clorofilla, mostra i colori che sono al di fuori della parte verde dello spettro. Le caratteristiche che dunque si richiedono ad una sorgente luminosa per essere adatte allo scopo, sono principalmente due: un alto rendimento

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122

in termini di quantità di luce emessa per potenza assorbita (numero elevato di fotoni diretti alla pianta) e un’emissione di luce concentrata nella bande che comprendono gli intervalli da 450 a 475 nm (luce blu) e da 620 a 750 nm (luce rossa). La scelta delle lampade a LED, non a caso è tra le migliori, perché questo tipo di sorgente luminosa implica diversi vantaggi. In primo luogo è possibile trovare in commercio LED che sono in grado di emettere luce alle sole lunghezze d’onda di interesse (citate previamente) e in secondo luogo, la bassa dispersione di potenza comporta risparmio. Inoltre il minor calore emesso, favorisce un clima stabile che non viene alterato da picchi di temperature elevate, consentendo lo sviluppo delle piante, senza il bisogno di sistemi di raffreddamento.

4.2.5.1 / Intervalli di lunghezza d’onda assorbiti dalle piante

4 . 2.6

FASI D I C O LT I VA Z I O N E Urban cultivation systems

Come abbiamo visto, tra un tipo di coltivazione in suolo e fuori suolo, vi sono diverse differenze. Oltre al tipo di substrato, che quindi, in una include sostanze organiche e nell’altra invece è inerte, la differenza principale è nella velocità di crescita. Con le tecniche idroponiche le piante crescono molto più velocemente, per tutti i motivi citati previamente. Di conseguenza per alcuni tipi, i cicli di approvvigiona-

mento nutritivo, vanno riadattati durante la crescita, ma più che altro questo avviene per piante più complesse, come quella da fiore o da frutto, che nell’ultima fase hanno bisogno di più assistenza per un buon raccolto. In idroponica si possono coltivare quasi tutti i tipi di piante, fatta eccezione per radici e tuberi come carote, patate ecc. che richiedono impianti diversi e molto più specifici. La prima fase di coltivazione si ha con la semina. Questo avviene in modo tradizionale, quindi inserendo il seme nel substrato, che mantenuto umido e ad una temperatura non superiore i 22°C circa (una buona media tra le varie specie), intraprende un processo di imbibizione, dove viene reidratato al fine di favorire la germinazione.

Durante la germinazione, il seme emette una protrusione, la cosiddetta radichet-

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124

ta, che rappresenta la prima forma radicale della pianta che la renderà perciò autonoma nell’assorbimento delle sostanze nutritive. In seguito si sviluppa la parte aerea della pianta, ovvero tramite le foglie embrionali, due foglioline particolarmente piccole, che permettono di introdurre nel processo di crescita, la fotosintesi, la quale garantirà la produzione di sostanze organiche. Queste due foglioline non assomigliano ancora alla forma di quelle caratteristiche della pianta, infatti questa fase si raggiunge con la ramificazione della radice primaria che cresce e consente alla prima foglia vera di apparire. In seguito sia l’apparato radicale continua ad allungarsi e a ramificarsi, sia le foglie tipiche della pianta aumentano di dimensione e si definiscono nella forma. In questo momento nell’ap-

parato radicale si è formato il cosiddetto fittone, ovvero l’asse principale dal quale diramano tutte le altre, e che garantisce riserva di energie e forza di ancoraggio al terreno. Da qui in poi, nuove foglie nascono e si moltiplicano, fino ad arrivare ad uno stato vegetativo maturo.

Questo percorso è quello che ci ha portato dalla fase della semina alla fase vegetativa della pianta, in cui la parte vegetale è formata, ed eventualmente si trattasse di una pianta come le verdure da foglia, sarebbe pronta per la raccolta e la consumazione. Qualora stessimo parlando di piante da frutto o da fiore, ad esempio, a questo punto non avremmo ancora raggiunto lo stato di maturità, che ci permetterà di passare alla raccolta. Infatti per queste piante, subito dopo la fase vegetativa, c’è quella della fiori-

4.2.6.1 / Coltivazione in kit Krydda venduto da Ikea. Fase di germinazione in lana di roccia: emissione radichetta e foglie embrionali

125

126

tura o della fruttificazione. Cosa comporta questo passaggio? Il calo delle ore di luce a cui sono esposte. Nella coltivazione idroponica, tendenzialmente, le piante vengono tenute alla luce per circa 18 ore al giorno (di media). La maturazione si innesca nel momento in cui riduciamo il ciclo di ore di luce, ad esempio passando a 12. In questo momento, la pianta, si prepara ad arrestare la sua fase vegetativa (cosa molto utile, se si tiene conto anche delle dimensioni, in quanto possiamo gestire la grandezza massima della pianta in base al nostro desiderio, considerati ad esempio, gli spazi ridotti di serre a più piani) per entrare in quella della fioritura.

Per terminare l’avanzamento di crescita vegetativa, la pianta, impiega circa 2 settimane ed è poi pronta a fiorire e fruttificare. Nell’ultima fase di maturazione è

4.2.6.2 / Fase vegetativa in atto, all’interno del Kit Ikea Krydda 4.2.6.3 / Kit Krydda prodotto da Ikea con incubatrice a parte

127

128

opportuno calibrare la soluzione nutritiva affinché si adatti al fabbisogno, per il coinvolgimento di tutte le energie nella produzione di frutti.

Per quanto riguarda la fase iniziale della pianta, quella della semina e della germinazione, vanno dette alcune cose.

Alcuni tipi di impianti per coltivazione idroponica, non coinvolgono la fase di germinazione, che invece può avvenire all’esterno dell’impianto, in postazioni che possono essere definite “incubatrici”. Solo quando è presente il germoglio con le prime foglie, viene trapiantato all’interno dello spazio in cui verrà coltivato. Altri impianti invece prevedono la nascita e la crescita nello stesso luogo, per questioni di comodità e per possibilità.

Inoltre è da aggiungere che la semina, non è l’unico modo di iniziare la coltiva-

zione di una pianta. Alcuni tipi di coltivazioni idroponiche (non quelle più industrializzate e con fini di commercio all’ingrosso diciamo), preferiscono l’utilizzo della clonazione tramite trapianto di talee. La talea è un frammento di pianta appositamente tagliato e inserito nel substrato o nell’acqua, per la rigenerazione di un proprio apparato radicale e aereo. In tal caso, si definisce clonazione perché coinvolge una “pianta madre” appositamente coltivata per la generazione di talee e quindi di altre piante figlie, che avranno un vantaggio di tempo rispetto a nuove piante che vengono prima seminate. Ma non è il caso più comune.

4.2.6.4 / Talea gia radicata di Salvia Divinorum in provetta ,per clonazione, venduta online

129

N E W T R A 130

P R O J E C T D E V E L O P M E N T

5 .1

PREM E SSA & I N TE NTO P R O GETTUALE Newtra / Project development

L’intento progettuale si pone al centro di una questione molto delicata: da un lato la necessità del sistema agroalimentare di cambiare approccio, per motivi che abbiamo visto essere svariati, che vanno dall’aumento della popolazione, all’impoverimento del suolo e delle sue risorse. Dall’altro, la sensibilità e la paura che comporta l’apertura a nuove tecnologie, che consentono la manipo-

lazione della natura (in parte) e permettono l’introduzione di pratiche di coltivazione che alterano la tradizione e la cultura legate ad essa.

L’analisi del contesto preso in considerazione, suggerisce una direzione univoca che non può essere ignorata dai designer contemporanei. La realtà della tecnologia idroponica, si sta diffondendo sempre di più, in svariati paesi, primo

131

132

tra tutti la Cina, avanguardista e pronta ad accogliere soluzioni innovative. Il motivo lo abbiamo visto: l’agricoltura fuori suolo sfrutta gli spazi in modo efficiente, consentendo ai produttori di costruire su più piani piuttosto che in orizzontale.

L’agricoltura verticale, come viene quindi definita, si adatta in particolare alle aree urbane dove si prevede che si concentrerà una grande percentuale della popolazione mondiale nei prossimi decenni. La sua sostenibilità sta in svariati motivi, che la rendono anche per il resto del mondo, un’interessante soluzione.

Diminuisce il consumo idrico di circa 10 volte rispetto alle tecniche tradizionali e riduce ulteriormente il consumo utilizzando acqua riciclata (l’esempio lo troviamo proprio in Cina, con la Sky Greens che usa un sistema idraulico di questo

tipo). I sistemi idroponici controllano meglio erbe infestanti e parassiti, diminuendo e in alcuni casi eliminando, l’utilizzo di pesticidi e prodotti chimici. Inoltre la diffusione dell’agricoltura fuori suolo potrebbe creare nuove opportunità per gli investitori: le aziende che producono tecnologie e attrezzature necessarie.

Per non parlare del fattore Km0 o filiera corta, che avvalorano la validità di questo metodo alternativo, in tutto il mondo.

Durante la ricerca e lo sviluppo del progetto Newtra ci si è interrogati sul ruolo del design all’interno di un fenomeno come questo, della sua influenza su modelli di impresa e sulla possibilità di comunicare i valori delle tecniche di coltivazione idroponica ad un pubblico eterogeneo. Le filosofie di “traspa-

5 .2 renza di mercato” e di “consapevolezza” con la quale acquistiamo prodotti, sono reali tendenze, che abbiamo visto e compreso nel primo capitolo. Dunque alla luce dei risultati ottenuti in fase di ricerca, si ritiene interessante, sviluppare un servizio che si posizioni a metà tra le esigenze socio-ambientali e le tendenze di mercato, permettendo quindi la diffusione del sapere “fuori suolo” ad un pubblico più ampio.

CON CEPT Newtra / Project development

Il progetto Newtra si pone l’obiettivo di diffondere ed educare riguardo la pratica delle coltivazioni fuori suolo in tecnologia idroponica applicando, da un lato, la filosofia della filiera corta e dall’altro, adottando una strategia di coinvolgimento dell’utente, che miri ad insegnare e promuovere i vantaggi di una soluzione alternativa di coltivazione, garantendo un’esperienza completa ed empirica al consumatore. La soluzione adottata nel progetto Newtra

133

134

si concretizza attraverso lo sviluppo di un servizio, un’ impresa, in grado di promuovere quanto detto. Durante la progettazione di un Product Service System è necessario prendere in considerazione l’esperienza dell’utente durante tutto il suo utilizzo. Per questo in una prima fase, sono state delineate singolarmente le caratteristiche, gli obiettivi del servizio ed in seguito riuniti in un modello di business che permettesse di porre l’enfasi sull’esperienza del consumatore. Con questa motivazione si è scelto di optare per un’impresa a scopo commerciale, tramite la quale si distribuiscono insalate confezionate, pronte al consumo. Prodotte in modo “trasparente”, grazie alla tecnologia idroponica, nello stesso locale di distribuzione dei prodotti, quindi a Metro 0. In particolare grazie ad una ser-

ra appositamente pensata per il servizio, è possibile garantire un output di prodotti freschi ogni giorno. In questo modo si permette al consumatore di mangiare un pasto ed allo stesso tempo di informarsi sulla metodologia con il quale è stato prodotto, mostrando il processo di produzione al pubblico.

5 . 2.1

E D UCARE tramite l’informazione e la comunicazione dei processi presenti alla base della metodologia di coltivazione idroponica

S E N S IB IL IZZARE riguardo le questioni ambientali legate alla cattiva impostazione di produzione industriale in campo agroalimentare

P ROM UOVE RE

o b i et t i v i / WH Y

i vantaggi della tecnologia di produzione in idroponica legati alla sostenibilità, al risparmio, al controllo totale delle sostanze chimiche utilizzate, e alle possibilità che fornisce

E N FATIZZARE

l’importanza delle scelte dei consumatori tra le offerte di mercato, in quanto incidenti sulla sostenibilità ambientale e sulla nostra salute

M OSTRARE la trasparenza e l’incontaminazione del processo produttivo, sottolineando le neccesità dei greens nelle fasi di sviluppo, spiegando la metodologia e le sostanze impiegate nel ciclo produttivo

136

v i s ual i zz a r e i l p r o g et t o

5 .2 .2

W HAT

W H E RE

un servizio/prodotto che tramite la vendita di insalate pronte al consumo, mostra in modo trasparente il processo produttivo di coltivazione (in tecnologia idroponica) e preparazione dei prodotti all’interno di shops in città. Possibile grazie ad una smart-greenhouse, progettata appositamente per il servizio.

pone le basi in Italia, in particolare, nella città di Milano, in quanto ambasciatrice di visione, innovazione e tendenza, caratterizzata da un contesto culturale particolarmente adatto, ma si sviluppa in un’ ottica di scaling up futuro . Il servizio si divide in 5 punti vendita, posizionati in locazioni strategiche della metropoli.

WHY

H OW

facilitare l’approccio e la comprensione, da parte del consumatore, di questa nuova tecnologia di coltivazione, che rappresenta buona parte del futuro agroalimentare, ma che rischia di essere giudicata negativamente in modo precoce, se non veicolata in modo strategico.

W HO il servizio è rivolto all’intera comunità cittadina, ed in particolare orientato verso i valori determinanti della generazione Millennials. Mira a tenere in considerazione consumatori, geneticamente inform-ivori, alla ricerca di nuove esperienze, consapevoli del valore delle loro scelte ed immuni ai meccanismi tradizionali di business.

lanciando sul mercato un nuovo marchio dal know how esclusivo, riconosciuto e sperimentato, che si concretizza in una serie di locali commerciali di categoria catastale C3, contraddistinti dallo stesso format, divisi in due zone connesse: un laboratorio di produzione caratterizzato da una serra per coltivazione idroponica di greens selezionati ed un distributore automatico a ricarica posteriore. Una zona addetta alle vendite, che permette la fruizione della user experience: visione del processo di crescita delle piante in serra, acquisto dei prodotti tramite distributore, ed interazione con le interfacce digitali di comunicazione presenti nella serra e nella vending machine.

5.3

W H AT Newtra / Project development

Per la progettazione di Newtra è stato opportuno applicare alcuni strumenti appartenenti al metodo “service design thinking”, in quanto, mettendo al centro il cliente o utente, cercano di capirne profondamente le esigenze, attraverso strumenti comunicativi che permettono al designer di avere un quadro complessivo delle relazioni tra gli attori e di visualizzare l’esperienza degli utenti.

Questo è importante perché permette di verificare che gli attori di un servizio (clienti, staff, manager fornitori, partner-

ship) si muovano all’interno di processi dinamici in modo fluido, affinché le fasi di fruizione di questo, influenzino positivamente il cliente, per un’ esperienza indimenticabile.

Gli strumenti presi in considerazione per la progettazione di Newtra riguardano l’analisi degli Stakeholders (portatori di interesse), ovvero gli attori che si muovono all’interno del servizio/ sistema e che influenzano e permettono la riuscita degli obiettivi prefissati.

5 .3 .1

W H AT/ RIS ORS E Newtra / Project development

138

Essendo dunque chiamati a riflettere sui possibili protagonisti di questo progetto, una delle prime cose a cui pensare quando si cerca di definire un modello di impresa che funzioni, sono le cosiddette risorse chiave: ovvero quella serie di beni o risorse, quegli assets strategici, di cui una realtĂ imprenditoriale deve disporre, per dare vita e sostenere il proprio modello di business. Questo tipo di

risorse, sono generalmente categorizzate in tipologie: risorse fisiche, risorse intellettuali, risorse umane e finanziarie.

In particolare quelle di tipo intellettuale rappresentano i beni legati al possedimento di brevetti, marchi o conoscenze proprietarie, copyright, ecc. Quelle di tipo umano invece, come dice il nome, sono letteralmente legate alle persone che sono coinvolte nel servizio e che permettono il funzionamento del sistema.

Nel caso di Newtra, l’ipotesi di una possibile partnership, rientra tra le risorse di tipo intellettuale, che gli permette di legarsi con un ente esterno che si occupi nello specifico, della progettazione e produzione di una serra per coltivazione idroponica, adatta alle esigenze commerciali del servizio. Questo perchÊ sono poche le aziende che pos-

siedono tutte le risorse o sono in grado di compiere direttamente tutte le attività previste. Piuttosto, esse ampliano le proprie capacità affidandosi ad altre realtà aziendali come potrebbe essere la Infarm (Indoor urban farming GmbH) per l’ideazione e la realizzazione della serra.

L’azienda in questione è sitauta a Berlino ed nata sottoforma di start-up. Formata da un team eterogeneo di botanici, robotici, designer, maghi dell’IT, architetti, futuristi e chef, si occupa appunto della progettazione e produzione di impianti verticali per coltivazioni urbane. Intraprende collaborazioni con diverse realtà imprenditoriali affiancandole come principale risorsa e fornitrice di impianti pensati ed installati ad hoc, secondo le necessità dei loro clienti. Inoltre, Infarm, dalla solida value proposition, dedica

molta della sua attività, collaborando con progetti di sensibilizzazione e divulgazione del metodo di coltivazione. Rappresenta una proposta decisamente coerente, dal momento in cui, condivide gli obiettivi e i valori del progetto Newtra.

Per quanto riguarda le risorse umane del progetto, la principale fonte, viene da un team di dipendenti qualificati (che nel progetto chiameremo Utenti Newtra), che operano all’interno del brand, a livello esecutivo, dedicando il loro tempo nello shop. Circa 2/3 ore al giorno alla gestione della serra, alla preparazione e composizione delle insalate pronte al consumo, per garantire prodotti freschi ogni giorno.

5.3.1.1 / Impianti di produzoni INFARM

139

5 .3 .2

W H AT/ SYSTEM M A P Newtra / Project development

140

Un secondo passaggio è dunque dato dall’identificazione degli Stakeholders, citati previamente, e dalla delineazione del loro profilo, che permetta di avere chiari i singoli interessi, in seguito mostrandone la loro influenza all’interno del sistema. Il metodo di cui sto parlando è definito System map e serve a fornire un quadro chiaro del tipo di scambi che avvengono tra gli elementi chiave del

sistema. Questa sorta di mappatura permette di avare una visione completa e chiara del modello relazionale esistente tra gli attori e le entità coinvolte, facendo emergere ruoli, tipologia di interazioni, flussi di comunicazione e scambi monetari. Generalmente viene fatta una distinzione in tre macro-aree: quella inerente alle interazioni con l’utente finale (front-stage), quella delle relazioni di backstage, quindi tra il servizio e i suoi attori gestionali ed esecutivi, e quella delle interazioni con enti esterni (supporto). Le relazioni tra i soggetti mappati sono state codificate in una legenda attraverso linee grafiche che identificano: scambi di tipo materico (ovvero che implicano passaggio di prodotti o elementi tangibili), di tipo informativo (dati rilavanti al funzionamento del servizio), di tipo economico e scambi di vantaggi.

4.1

FINAL USE R

ru ol i e r es p on sa bilit à

user

NEWTRA TE AM

FU RN ISH E R S

lo user o meglio, utente finale, è il consumatore: colui che usufruisce del servizio, che compra i prodotti venduti ed interagisce con il sistema, compiendo l’esperienza progettata.

E’ il soggetto a cui è rivolto il servizio Newtra, il nostro WHO.

I N FA R M PA RTN E R

Infarm è l’azienda partner di Newtra, indispensabile per garantire prodotti a km0, in quanto si occupa della progettazione ad hoc, produzione, distribuzione e manutenzinoe della tipologia di serra per coltivazione idroponica, pensata per il servizio offerto.

questa coppia di utenti sono una delle risorse chiave del progetto. Coloro che si occupano ogni giorno del laboratorio, della serra e della gestione degli shops, curando la coltivazione dei greens per la preparazione delle insalate da dover inserire nella vending machine. Rappresentano gli operatori di uno shop semi-automatico, e si dedicano a questa attività circa 2/3 ore al giorno per shop.

I ST I T U Z I O NI PUBBLICHE

le istituzioni pubbliche potrebbero essere interessate al progetto per organizzare workshop o campagne di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e delle smart cities. Inoltre il progetto Newtra, garantisce loro la possibilità di guidare la città verso l’integrazione di innovazioni volte all’attenzione ambientale e alla promozione di modelli di comportamento sani ed ispiratori.

sono quei soggetti economici (marchi ed imprese) che si occupano dell’approvvigionamento delle risorse primarie del servizio: coloro che riforniscono Newtra di semi e fertilizzanti, altri che si occupano di procurare la quantità di packaging necessaria, i fornitori di condimenti per insalate, i produttori di distributori automatici, e anche gli affittuari che permettono l’affitto dei locali commerciali.

SPONSORS

gli sponsor sono attori importanti nel sistema, possono essere compagnie private, ad esempio marchi di ambito alimentare che promuovono nuovi condimenti per insalate, e condividono gli stessi valori promossi dal brand Newtra. Tramite questo servizio hanno la possibilità di presentare i loro nuovi prodotti ed ottenere visibilità, inserendosi in un giro di stakeholders che potrebbe dar vita a collaborazioni.

141

flusso di materiale

4 .1

flusso di dati flusso economico

NEWTRA TEAM

I N FA R M PA RTN E RS H IP

F U RNIS H E RS

flusso di vantaggi

user

s y s t em m a p

FIN A L U S E R

front-stage

backstage IST IT U ZIONI PU B B LIC H E

supporto SPONSORS

5 . 3. 3

W H AT / TOU C HP O I NTS Newtra / Project development

Un’altro strumento utile, è quello inerente la delineazione dei touchpoints del progetto. I touchpoints sono letteralmente i punti di contatto che esistono tra il servizio offerto e l’utente finale: ovvero quei momenti in cui avviene ogni sorta di interazione (includendo punti di contatto che non implichino solo interazioni

fisiche, ma anche digitali), che possa influire sui sentimenti e le sensazioni, che il customer prova riguardo il prodotto, brand, servizio offerto. Sono quei momenti salienti in cui si concretizza la User Experience (UX).

Nel progetto Newtra i touchpoints sono rappresentati da interazioni di tipo fisico ed alcune di tipo digitale. Per quanto riguarda le interazioni di tipo fisico si intende: In primo luogo il negozio, in seguito la serra, la vending machine (fornita da esterni) ed il prodotto di consumo (l’insalata acquistata). Per quanto riguarda quelli digitali si fa riferimento principalmente al website, ed in particolare all’ interfaccia digitale caratterizzante la serra all’interno dello shop. In seguito ci soffermeremo meglio su questi elementi affinché si comprenda meglio la user experience che il servizio mira ad offrire.

GRE E NH OU S E

VENDING MAC H INE

S H OP

UX

WE B S IT E

143

SA L A D PACK AGING

5 .4

WHO Newtra / Project development

144

Benché il servizio miri a coinvolgere tutta la varietà dei tipi di utenti che popolano la città, è bene fare un breve focus sulla generazione più rilevante per il progetto, in questo momento storico, in quanto rappresenta la fetta più ampia della fascia di lavoratori / studenti verso la fine del corso di studi. Stiamo parlando della generazione Millennials: termine coniato nel 1987 per la prima volta da Strauss e Howe, indicando quella generazione di bambini nati dopo gli

anni ’80 e che avrebbe iniziato ad esprimere il suo potenziale successivamente agli anni 2000 (Howe, N., & Strauss, W. Anno 2000. Millennials Rising The Next Great Generation). In seguito il termine ha assunto designazioni diverse, come Next Generation o Generation Wierd, o la più comune, Generazione Y, che deve il suo nome alla semplice successione nei confronti della Generazione X (I nati dalla seconda metà degli anni ’60 e i primi anni ’80, influenzati nella loro crescita da eventi epocali come la Guerra in Vietnam), sostanzialmente differenziando diverse sfumature temporali all’interno di questa grande macro categoria. Di fatto i Millennials , attualmente, rappresentano circa 1,8 miliardi di persone, e per questo sono protagonisti di un grande impatto sull’economia mondiale, oltre a rappre-

sentare la prima generazione nata in un mondo che sottolinea un coinvolgimento di tipo globale (United Nations Department of Economy and Social Affairs, Programme on Youth: 2005, World Youth Report). In ambito sociale, si distinguono per una grande inclinazione verso l’attivismo, e la lealtà verso famiglia, amici e comunità. Tendenzialmente abituati a lavorare in gruppo fin dai primi anni e disponibili alla collaborazione, sono propensi all’interesse verso il benessere della società (Carol Phillips, 2007. The Millennial Handbook: A snapshot guide to everything Gen Y). Sono soprattutto autonomi nei confronti delle realtà aziendali, immuni ai meccanismi tradizionali di business, e invece consapevoli del valore delle loro scelte, per questo spesso la componente etica si sovrappone a ca-

ratteristiche come la qualità o il prezzo, generalmente prioritarie, nella decisione di acquisto da parte dei consumatori.

Inoltre per quanto riguarda la loro relazione con i brand, questa generazione rientra perfettamente in quel fenomeno per il quale Alvin Toffler, (saggista americano, solito auto definirsi futurologo), introdusse il termine “Prosumer” nel libro The Third Wave del 1980, intento proprio a descrivere quel nuovo ibrido che avrebbe preso il posto dell’obsoleto concetto di Consumer, ovvero una fusione di Produttore e Consumatore, che secondo lui, avrebbe caratterizzato il mercato di un vicino futuro. Non a caso questa generazione è fortemente coinvolta nei processi creativi che ampliano il fare design ad un approccio più collaborativo. Percepiscono il brand come

145

146

un’estensione dei loro valori e della propria personalità, per questo è importante che questi, compiano azioni concrete rivolte alle cause che sostengono.

Compreso questo, è chiaro che per quanto Newtra non sia indirizzato ad un bacino d’utenza specifico, è realisticamente plausibile che il servizio venga maggiormente fruito dalla generazione in questione, anche perché la componente digitale e tecnologica del progetto (che ritroviamo nell’ interfaccia digitale della serra) rimanda a caratteristiche che permeano maggiormente la generazione X ed Y. Per meglio comprendere con chi abbiamo a che fare, sono state create delle Personas. Le Personas sono una sorta di archetipi dei tipi di utenza identificati

come possibili fruitori del progetto, che rappresentano profili immaginari, ma incarnando caratteristiche di gruppi sociali esistenti e che ci permettono di mantenere il focus sull’utente (User Centered Design) ed inoltre avere una maggior possibilità di successo. Per la loro ipotesi, si è cercato di prendere in considerazione utenti di provenienza e residenza diversa in modo da mantenere più ampie le possibilità di progetto e sono state considerate diverse categorie per garantire la copertura di caratteristiche demografiche di diversi tipi di generazione: millennials (generazione Y), generazione X, baby boomer.

Anna

nome:

25

età:

4.1

residenza:

Freelencer Copenaghen

Joshua non ha orari, il suo lavoro gli permette di gestire liberamente il suo tempo. Se riesce la mattina comincia con una sana nuotata in piscina e poi si dedica al lavoro. Accanto al suo laptop c’è sempre una tazza di caffè americano che sorseggia durante la giornata. Per pranzo preferisce uscire fuori e mangiare qualcosa nei dintorni, per cambiare un po’ aria, e tendenzialmente predilige la cucina asiatica. Nel tempo libero gioca a basket con gli amici, nonostante il ginocchio dolorante, che una volta a settimana lo porta dal fisioterapista in serata, ma l’amore per i giochi di squadra è troppo forte e non sa resistere! Quando non è fuori, la sera passa il suo tempo con la moglie, guardando le nuove serie di Netflix.. sempre se non è tempo di consegne importanti ed imminenti.

importanza valori etici dei suoi acquisti

Vive a Copenaghen e da 4 anni lavora come libero professionista presso alcuni editoriali e studi di zona, alternando il lavoro da casa o presso i suoi clienti. Joshua convive da 5 anni ed è sposato da 2, non ha figli e conduce uno stile di vita molto tranquillo. Ama gli sport, e non si perde un evento! Spende la maggior parte delle sue risorse economiche viaggiando e vestendo marchi di tendenza, ma sempre particolarmente sportivi. E’ appassionato di sneakers e non manca di sfoggiarle tutti i giorni. Ha comprato recentemente una Polo Wolkswagen, ma la usa prevalentemente per weekend fuori porta assieme alla moglie o per viaggi di lavoro. Ha l’abitudine di provare la cucina di nuove aperture locali. Gli piacciono i sapori stranieri e per quanto tenti di riprodurli a casa, spesso ricorre alla consegne delivery per rimediare alle preparazione di cene fallite.

apertura nuove tendenze

La sveglia suona alle 7.30 del mattino, così riesce a rubare il bagno prima delle coinquiline e ad essere in ufficio per le 9.00. In pausa pranzo a volte mangia qualcosa fuori, a volte preferisce portarsi qualcosa da casa per risparmiare, ma tendenzialmente a pranzo preferisce tenersi leggera. Generalmente si muove in bici, ma solo quando c’è bel tempo, perciò capita che dopo il lavoro vada ad un aperitivo con delle amiche che conosce da tempo, e spesso è lei a proporre posti nuovi da provare, magari un po’ alternativi e perché no, anche vegani. Siccome cena tardi, 2 volte a settimana fa un’oretta in palestra verso le 20.00.

interesse questioni ambientali

Studentessa di Economia all’ultimo anno di studi, si è trasferita da poco a Milano per un tirocinio curriculare presso il dipartimento marketing di una azienda multinazionale. Ora che vive fuori casa si gode questa esperienza come un modo per sperimentare di più sulla sua persona e capire quali sono le sue priorità in fatto di scelte quotidiane. E’ una golosa, ama mangiare e sperimentare in cucina, per questo segue diversi blog sui social che le permettono di ampliare la sua conoscenza e scatenare la fantasia. Adora gli animali ed è particolarmente decisa ad intraprendere un percorso di ri-educazione alimentare, nel tentativo di variare il più possibile la sua dieta a favore della biodiversità, ma allo stesso tempo anche tenersi in forma e perdere quel chiletto di troppo per sentirsi meno a disagio d’estate.

disponibilità economica

giornata tipo

importanza valori etici dei suoi acquisti

overview

apertura nuove tendenze

giornata tipo

interesse questioni ambientali

overview

disponibilità economica

p er so na s

occupazione:

Milano

residenza:

Canada

origine:

Studente

occupazione:

38

età:

Italia

origine:

Joshua

nome:

Camila

nome:

32

età: occupazione:

Lione

Germania

occupazione:

Dipendente

residenza:

Francoforte

La giornata di Marc comincia molto presto, verso le 5.00 del mattino. Questo gli permette di dedicarsi al suo benessere facendo yoga ed una breve sauna. Per andare in ufficio usa la macchina siccome deve fare un po’ di km, e durante il viaggio segue un corso audio di spagnolo. Arriva in ufficio per le 7.30, così si concentra maggiormente dato che gli altri dipendenti arrivano per le 8.50. Questo implica che vada la pausa pranzo abbastanza presto, utilizzando i buoni pasto nei locali di zona.

La sua giornata lavorativa finisce abbastanza presto rispetto alla norma, infatti alle 19 è già a casa, pronto a dedicarsi alla sua famiglia, al figlio più piccolo che ha 12 anni e non se la cava molto bene in matematica!

importanza valori etici dei suoi acquisti

Marc è capo del dipartimento di ricerca e sviluppo di un’ impotante azienda che produce componenti meccaniche per veicoli. Il suo lavoro implica grandi responsabilità, ma questo non lo stressa in quanto è una persona particolarmente organizzata e dal sangue freddo. E’ sposato da 25 anni ed ha 4 figli, due dei quali sono appena usciti di casa e questo comincia a farlo sentire un po’ avanti con l’età, ma lui si mantiene giovane tendendo a praticare uno stile di vita sano e ad essere sempre aggiornato sulle nuove tecnologie e sulle questioni di attualità. A casa è la moglie che cucina, anche se lui a volte si diletta nella preparazione del pesce (che ama particolarmente) e nella selezione dei vini. Un buon vino nella sua cantina non manca mai! Vive in campagna, lontano dalla vita frenetica della città per scelta.

apertura nuove tendenze

La giornata per lei comincia in tarda mattinata, siccome il negozio apre alle 10.00. Passa la maggior parte del tempo ad accogliere clienti e ad archiviare nuovi ordini di produzione. E’ molto dolce con le persone, ma sempre attenta a non dare troppa confidenza. Per la pausa pranzo preferisce mangiare fuori, ma non sempre ha tempo o se lo può permettere, quindi a volte si porta in negozio un po’ di riso o un po’ di pasta preparata la sera prima, da poter scaldare al microonde. Nel tempo libero ama bere con le amiche o fare shopping con il fidanzato.

interesse questioni ambientali

Camila si è trasferita in Francia per un’erasmus e successivamente si è fermata nel paese per proseguire gli studi di un Master di un anno.

Successivamente ha trovato lavoro come titolare di un piccolo atelier di gioielli fatti a mano.

Non è esattamente quello che vuole fare nella vita, ma per il momento le permette mantenersi in modo discreto. Vive da sola in un monolocale vicino al lavoro, ma di fatto dorme metà della settimana dal fidanzato che vive in periferia e per fortuna la accompagna a lavoro in macchina tutte le mattine. E’ una donna che ama la compagnia, la musica ed il cibo, ma non ama cucinare in quanto è un po’ pigra e non troppo creativa. Quando mette qualche soldo da parte, preferisce spenderlo per mangiare fuori ed investirli in nuovi capi d’abbigliamento.

disponibilità economica

giornata tipo

importanza valori etici dei suoi acquisti

overview

apertura nuove tendenze

giornata tipo

interesse questioni ambientali

overview

disponibilità economica

148

origine:

Commessa

residenza:

56

età:

Brasile

origine:

Marc

nome:

5.5

WHERE Newtra / Project development

Newtra sceglie di nascere nella città di Milano, in quanto città ambasciatrice di visione, innovazione e tendenza.

Secondo una classifica internazionale (elaborata dalla Camera di Commercio sui dati Innovation City Index 2015), Milano rientra nel 10% delle città più innovative al mondo: esattamente alla posizione numero 49°, tra le prime 50, su circa 500 città. La classifica internazionale di innovatività è costruita prendendo in considerazione tre tipologie di dati: dati

culturali (designers, gallerie d’arte, sport, musei ecc), infrastrutture (trasporti, università, affari, spazi per uffici, governo, tecnologia ecc) e Networked Markets (condizioni di base e connessione per l’innovazione come la localizzazione, economie di scala ecc). Due terzi delle imprese milanesi si ritengono “smart” in quanto utilizzano i nuovi strumenti, soprattutto per i rapporti con i clienti (40%), i contatti con l’estero (30%) e per una maggiore rapidità nell’organizzazione (20%). Infatti la città, contribuisce, creando 128 miliardi di fatturato annuo su un totale di 460. In sintesi, il settore milanese delle imprese “smart” vale quasi un terzo dell’Italia. In secondo luogo, un’indagine del Cultural and Creative Cities Monitor, sostiene che Milano sia la capitale culturale per eccellenza. Opi-

149

150

nione che si basa sulla considerazione di parametri come: creative economy, vitalità culturale ed opportunità strutturali di sviluppo a disposizione. Queste caratteristiche la rendono una delle metropoli più gettonate per posti di lavoro, opportunità di studio, eventi e non solo.

La scelta di una città come questa, amplia le possibilità di successo dell’impresa, ponendosi come obiettivo, l’ipotesi di scaling up (fattibilità di crescita di una impresa, in termini di dimensioni, fatturato ed investimenti).

Per quanto riguarda la posizione dei singoli shops, è stata fatta una breve analisi dei luoghi più qualificati, sulle basi di metodi di geo-marketing, tenendo in considerazione diversi criteri. In primo luogo è

stata data grande importanza agli snodi più importanti della rete dei trasporti, in quanto rappresentano punti di connessione e quindi caratterizzati da grande affluenza, per questo sono state ipotizzate locazioni nella Stazione Centrale e nell’aeroporto di Linate. Successivamente sono state prese in considerazione quelle zone definite “aree di interesse” (evidenziate in rosso), ovvero punti in cui sono presenti numerosi esercizi commerciali ed attività da svolgere. In questo caso, è opportuno considerare inoltre quelle zone caratterizzate da un alta densità di lavoratori (con alta presenza di uffici o locali commerciali) e studenti (in vicinanza di università).

Stazione Centrale

151

Aeroporto Linate

M I L A N O

5 .6.1

H OW / B RAN DIN G Newtra / Project development

152

Nella fase di progettazione, è stato utile partire dagli obiettivi prefissati, per delineare la “proposta valore” che caratterizza Newtra. La proposta valore rappresenta il tipo di valore offerto alla clientela, ovvero descrive l’insieme di prodotti e servizi che creano significato per uno specifico segmento di consumatori. Possono essere valori di tipo quantitativo (ad esempio, il prezzo, la veloci-

tà del servizio) o qualitativo (quelli più incentrati sulla customer experience).

In questo caso ci siamo occupati della progettazione dei singoli touchpoints, ponendo attenzione al tipo di valori qualitativi che Newtra offre. Inoltre, tutto ciò che l’impresa comunica e che i consumatori percepiscono usufruendo del servizio / prodotto, rappresenta esattamente quella che viene definita “Brand Identity”. La filosofia che sta alla base del progetto deve riflettersi nell’identità del marchio del servizio, che durante la sua fruizione si trasforma in esperienza. Ciò avviene attraverso i singoli touchpoints, che per questo devono essere coerenti tra di loro, comunicando sempre con lo stesso linguaggio, se pure per forme differenti, affinché l’esperienza dell’utente finale risulti fluida, semplice e scorrevo-

5 .6.2 le. Nel nostro caso si sono tenuti a mente i valori che Newtra vuole comunicare, attraverso la progettazione dei rispettivi punti: il naming ed il logo, il website, il format degli shop, la serra, ed infine il packaging delle insalate.

H OW / N A M IN G &LOGO Newtra / Project development

Il logo di Newtra ha lo scopo di rendere riconoscibile il marchio e di uniformare quindi i diversi touchpoints dell’intero sistema, dalle insalate vendute, al sito, allo shop. In questo caso si compone di una parte tipografica (la scritta leggibile e pronunciabile) e di un pittogramma (la foglia stilizzata intorno). La parola Newtra è una parola composta, che rimanda a diversi significati: sta per “new

153

33x 7x

2x x

7x

4x

8x 154

33x 5x 8x

x

38x

- tra”, come “nuova - tradizione”, nel tentativo di rimandare ad uno degli obiettivi preposti in fase di brainstorming, quello di permettere alla tecnologia idroponica di inserirsi nella cultura del tradizionale processo di coltivazione.

Inoltre, ricorda la parola “nutraceutica” (“nutraceutical” in inglese), un neologismo che unisce “nutrizione” e “farmaceutica”. I nutraceutici sono quei principi nutrienti contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute.

Il pittogramma a forma di foglia stilizzata, che lo circonda, è stato pensato per comunicare in modo diretto il tipo di prodotti coltivati, che sono appunto, esclusivametne verdure da foglia.

In seguito sono state definite le proporzioni e scelti i tre colori utilizzabili nella comunicazione del servizio.

33x 7x

2x x

7x

4x

FONT LOGOTIPO

ABCDEFGHIJkLMNOPQRSTUWVXYZK 1 2 3 4 5 6 7 8 9 ! ç £ %POSITIVO &*() NERO

7x

2x x

33x

38x

5x

C O N S O L AS - R E G U L A R - S PAC E 0

ABCDEFGHIJkLMNOPQRSTUWVXYZK 12 3 4 5 67 8 9 ! ç £ % & * ( )

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33x

x

x

7x

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2x x

7x

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4x x

8x

FONTS WEBSITE 8x

8x

NEGATIVO SU NERO

EFGHIJkLMNOPQRSTUWVXYZK 56789!ç£%&*()

7x x

POSITIVO VERDE PASTELLO

ABCDEFGHIJkLMNOPQRSTUWVXYZK 33x 38x 123456789!ç£%&*() 5x A B C D E F G H I J k L M N O P Q R S T U W8xV X Y Z K C O N S O L AS - R E G U L A R - S PAC E 0 A 133x 2B3C4D5E6F7G 8 9H!I çJ k£L%M & *N(O ) PQRSTUWVXYZK 122x3 47x5 67 8 9 ! ç £ % &*() A B C D E F G H I J k L MxN O P Q R S T U W V X Y Z K A4xB C D E F G H I J k L M N O P Q R S T U W V X Y Z K a b 3c 4 d 5e 6f g7h8i9j k! lçm£n%o& p rstuwvxyzk 12 *q () 12 3 4 5 67 8 9 ! ç £ % & * ( ) 12 3 4 5 67 8 9 ! ç £ % & * ( ) 8x F Ub Ae-E 100 A BT UcCRdD FEG LM QwRvSxTyUzW a fMg hD IiUH j kMIlJ-mkS PAC n o EpN qO r sPt u k VXYZK 12 3 4 5 67 8 9 !33xç £38x% & * ( )

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8x

23 4 24 2 21 4

7x

4x

x

F U T U R A - M E D I U M - S PAC E 100

5.6 . 3

HOW/ WE BSIT E Newtra / Project development

Il sito online, rappresenta il mezzo tramite il quale l’utente può comprendere meglio il marchio ed approfondire i valori trasmessi. Per questo è stato pensato in modo che risulti estremamente intuitivo, e che ponga particolare attenzione agli obiettivi del progetto, mostrando la trasparenza del marchio e la motivazione della sua esistenza. Tramite questo strumento gli utenti possono comprendere meglio il mondo di Newtra e della tecnologia idroponica.

Why

How it works

Our products

157 Where we are

5 .6.4

H OW / S H OP Newtra / Project development

158

Lo shop Newtra rappresenta uno dei touchpoint più significativi del progetto, in quanto spazio principale in cui si concretizza la user experience. In questo caso, la value proposition del marchio, a livello di branding, passa attraverso la disposizione degli spazi, la scelta dei materiali e delle loro finiture. Per questo è utile visualizzare tramite una moodboard (collage di immagini iconiche, che

evocano l’effetto visivo desiderato di un concept) l’insieme delle scelte volute, affinché suscitino quelle specifiche sensazioni. In seguito una pianta raffigurante la divisione principale degli spazi .

La progettazione dei locali di Newtra, segue un format unico che si ripropone nelle diverse zone della città di Milano.

Perciò è stata fatta una progettazione del locale “tipo” adatto alle caratteristiche e alle necessità del brand. Essendo un tipo di negozio semi-automatizzato, è stata fatta previamente una ricerca ed una analisi mirata, sulle dimensioni medie (in metri quadrati), dei locali commerciali automatici presenti in Italia. Alcuni studi di settore (Studi di settore VM86U: commercio effettuato per mezzo di distributori automatici. Agenzia delle Entrate 2013-2015), concordano su una media di

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40 metri quadri. Il locale tipo progettato, si basa quindi su queste dimensioni.

Una linea netta (un muro di vetro satinato) divide il locale in due spazi principali: uno accessibile al consumatore e uno accessibile esclusivamente agli addetti alla gestione delle insalate in serra. Di fatti il locale progettato appartiene alla categoria catastale C3: immobili ad uso terziario e commerciale con presenza di laboratori interni per arti e mestieri. Il muro di vetro permette al cliente di intravedere e comprendere la presenza di un laboratorio retrostante nel quale viene gestita la preparazione dei prodotti di consumo che può acquistare. Per questioni di norme edili, è stata prevista la presenza di un’anticamera e di un bagno di servizio, ad uso esclusivo del team di operatori Newtra. Infatti lo shop

è stato pensato e progettato come uno spazio a singolo scopo commerciale, quindi esclusivamente mirato alla vendita dei prodotti e non al loro consumo in loco. La parete principale di cui stiamo parlando, assume un duplice scopo, nel momento in cui, oltre a fungere da divisione degli spazi, assume la valenza di superficie di interazione per l’utente finale. Incassate in questo vetro, sono presenti la serra idroponica (adibita alla coltivazione) e la vending machine (adibita alla vendita delle insalate pronte).

La progettazione dello spazio ha seguito di conseguenza priorità diverse: da una parte vige la praticità, la comodità di usufruire lo spazio “laboratorio” per lo staff di utenti Newtra, dall’altra la comunicazione della value proposition del brand, nei confronti dell’utente finale, e

SERVIZI

+ +

LABORATORIO

+

ANTICAMERA

+

SERRA 161

+

VENDING MACHINE

+

MURO VETRO DIVISORIO

+

AREA UTENTE FINALE

+ INGRESSO

162

la loro interazione con il luogo. A livello di branding, Newtra, punta sulla trasparenza, sulla chiarezza e sulla purezza dei suoi prodotti. Il luogo pensato per il consumatore deve trasmettere gli stessi concetti. Il concept che sta alla base del locale commerciale, infatti, rappresenta una sorta di riproduzione, in scala umana, della serra idroponica. Il claim del servizio, “feed yourself as we feed our greens”, invita a far riflettere il consumatore sulla qualità delle sue scelte alimentari, e suggerisce quindi, di “scegliere con la stessa cura e attenzione con cui Newtra coltiva e produce le sue insalate”. Questo tipo di concetto, desidera, volutamente, paragonare il consumatore al prodotto di consumo venduto. Con queste motivazioni, tutto lo shop cerca di riproporre questo concetto in termini

di gestione dello spazio e di scelta dei materiali, proponendo un suolo che rimandi al substrato di coltura, e ricreando uno spazio fisico che imiti la vasca di coltivazione dei greens all’interno della serra. La pavimentazione è realizzata in lastre di vetro sospese, che permettono di vedere della terra inerte sottostante.

La parte verticale dello spazio è caratterizzata dalla vetrina con ingresso, dalla parete di interazione frontale e dalle pareti laterali. La scelta del vetro come materiale principale, permette da un lato di comunicare “trasparenza”, dall’altro di far passare la luce, sia naturale dell’esterno, sia artificiale dell’interno: quella stessa luce che nella coltivazione idroponica è fondamentale per la crescita dei greens. Ai lati dello spazio sono stati pensati due interspazi di vetro satinato,

all’interno dei quali sono montate delle forme di vita vegetale a muro, dei greens, che retroilluminati, diffondano il verde e la luce di quella componente vitale, protagonista della coltivazione idroponica: le piante. In questo modo l’utente finale si muove in uno spazio che rimanda in ogni sua forma alle vasche di cultura della serra, immedesimandosi letteralmente, nelle singole piante di insalata e microgreens, coltivate al suo interno.

La vetrina dello shop è caratterizzata esclusivamente da due lastre di vetro trasparenti, fisse, che lasciano un’ingresso sempre aperto nel mezzo, ed una insegna luminosa raffigurante il logotipo del brand, affissa sul vetro, realizzata in neon.

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VISTA “A”

+ 164

VISTA “B”

LABORATORIO VISTA “A”

LABORATORIO VISTA “B”

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+

VISTA “C”

+ 166

VISTA “D”

LABORATORIO VISTA “C”

CONSUMER AREA VISTA “D”

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+

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+

VISTA “E”

+ 169

VISTA “F”

5 .6.5

H OW / G REEN - H OU S E Newtra / Project development

170

La serra idroponica, rappresenta il cuore di questo progetto. E’ scopo e mezzo per il quale Newtra esiste. Ma in cosa consiste esattamente una serra per coltivazione idroponica?

Abbiamo visto nel capitolo delle soilless culture che esistono svariati tipi di impianti idroponici, ma quello che non abbiamo ancora approfondito è l’ambiente della serra. Infatti gli impianti di cui ab-

biamo parlato, per essere veramente considerati “serre”, devono essere isolati in un ambiente che ricrea le condizioni ideali di crescita delle piante. Ciò che differenzia un vaso per coltivazione idroponica da una serra è proprio l’ambiente controllato che lo caratterizza. Oggi è possibile isolare e controllare l’ambiente grazie a diversi sistemi automatici, che tramite sensori specifici, monitorano, e in alcuni casi, gestiscono la produzione.

L’automazione in questi casi è presente anche per quanto riguarda l’erogazione e il controllo dell’acqua con soluzione nutritiva e soprattutto per il fattore “luce”, che grazie alla presenza dei LED, riproduce lo spettro ideale per la crescita delle piante. Per essere definita “serra” sostanzialmente è necessario possedere requisiti come: spazio verticale suffi-

ciente, isolamento termico, disponibilità di acqua (canale di rifornimento diretto e continuo), canale di scarico, areazione, illuminazione ed accesso agevole. Due esempi interessanti sono la serra MEG, realizzata dallo studio Yradia e Linfa, realizzata da Robonica. Entrambe serre semi automatizzate per coltivazione indoor, con possibilità di controllo remoto.

Per comprendere meglio il processo di automatizzazione dei diversi elementi, è stato utile, ai fini del progetto, visualizzare il “software” (possiamo così definirlo) che una generica serra idroponica deve includere, per poi riconfigurarlo all’interno della struttura progettata per la Newtra greenhouse.

Il cervello del sistema, tramite un chip appositamente progettato, controlla i diversi parametri dell’impianto: la luce,

5.6.5.1 / MEG: serra per coltivazione indoor. Yradia

171

172

che si accende e si spegne nei momenti settati, ed i motori e le valvole che regolano il flusso d’acqua tra serbatoi e vasche di coltura. I serbatoi necessari, sono essenzialmente due (mixing tank, recycled water tank): quello che miscela l’acqua alla soluzione nutritiva, pronta per essere mandata in circolo, e quello che raccoglie l’acqua drenata dai cicli di irrigazione. Infatti le serre idroponiche di questo genere, tendenzialmente sono a ciclo chiuso: il principale motivo per il quale questo tipo di coltivazione comporta è un grande risparmio d’acqua rispetto alle coltivazioni di tipo tradizionale. Il terzo serbatoio presente nello schema (new water tank), rappresenta il canale di carico d’acqua “nuova”, proveniente dalle tubature municipali. I tre piccoli serbatoi rappresentati con N1,

5.6.5.2 / Linfa: serra per coltivazione indoor. Robonica s.r.l

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N1, N2, N3: Principal nutrients tank (potassium, phosphorus, azote) T, EC, Ph: Some of principal sensors : Manual and solenoid valves : M1, M2, M3 (motors)

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N2, N3, rappresentano delle miscele di fertilizzante, caratterizzate principalmente dai 3 macro-nutrienti, azoto, fosforo e potassio, che riforniscono la tanica di miscelazione, nel momento della calibrazione, prima di essere rimessa in circolo. All’interno di questo serbatoio sono presenti infatti dei sensori che rilevano i parametri fondamentali al monitoraggio della soluzione: temperatura, conducibilità elettrica e pH. Grazie a questi sensori, il sistema ricalibra alla perfezione la miscela di acqua nuova e acqua reciclata, per un corretto bilanciamento di soluzione nutritiva.

All’interno della serra Newtra, il chip di controllo, i serbatoi ed i rifornimenti di macronutrienti, sono posizionati alla base della struttura, chiusi e nascosti

agli occhi dell’osservatore (il consumatore), ma accessibili agli operatori, tramite le aperture laterali della struttura. Le vasche di coltura (vasche di allagamento della soluzione nutritiva) sono posizionate a 4 livelli. Il primo subito sopra i serbatoio, grazie ad appositi vassoi scorrevoli, coltiva insalate per la durata di 14 giorni (14 postazioni) e quello sovrastante, prosegue nella coltivazione delle stesse insalate (grazie all’operazione manuale degli operatori che spostano ogni giorno i vassoi di coltura) per arrivare ad un totale di 28 giorni di maturazione. Il terzo e quarto livello, utilizzano lo stesso tipo di vasca di coltura, ma con vassoi diversi, per la coltivazione di microgreens (microvegetali: giovani minuscole verdure commestibili somiglianti a dei germogli) che maturano in 14 giorni, terminando la

loro coltivazione sullo stesso livello.

Anche l’illuminazione a LED è presente su ogni livello, sotto forma di tubolari fluorescenti posizionati subito sotto le vasche di coltura delle coltivazioni del piano superiore.

I tubi che inondano e drenano di soluzione nutritiva le vasche, passano all’interno della struttura metallica, collegandole direttamente al serbatoio di miscelazione.

Allagamento e drenaggio (detto anche Flood and Drain come citato nel capitolo delle soilless culture), caratterizzano il tipo di impianto idroponico, per un’ ottimale gestione delle radici, che crescono con una favorevole ossigenazione.

175

5 .6.5 .1

STRU TTU RA Newtra / Project development

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Per quanto riguarda la progettazione della struttura della serra, quella che possiamo definire il nostro “hardware”, è stata seguita una logica modulare, nel tentativo di realizzare un prodotto estremamente industriale, quindi, da produrre tramite processi poco complessi, da assemblare in modo pratico ed economicamte poco oneroso. Per questo motivo, la serra è realizzata prevelentemente da semilavorati.

La struttura è stata realizzata in base alle esigenze del brand, inerenti la quantità di insalate pronte da vendere al giorno e so-

prattutto ponendo particolare attenzione alla praticità di utilizzo e di movimenti da parte degli operatori (team Newtra) nelle mansioni quotidiane.

Infatti la serra è pensata per un utilizzo che potremmo definire “input-output”.

Ogni giorno è prevista l’aggiunta di nuovi semi ed ogni giorno è prevista la raccolta delle verdure mature, quindi la disposozione deve permettere una zona di ingresso e una zona di uscita, garantendo uno scorrimento delle piante coltivate sopra un’unica vasca di coltura che si riempie di acqua e soluzione nutritiva.

Per meglio comprenderne la composizione della struttura, di seguito sono state illustrate le singole componenti e la loro disposizione all’interno della serra.

Rispettivamente della struttura generale ed in seguito dei ripiani di coltura.

COMPOSIZIONE STRUTTURA ESTERNA

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M ONTA NT I I montanti sono elementi metallici, realizzati tramite estrusione di profilati cavi a sezione quadrata e successivamente saldati insieme. Sono di due tipologie: tipo A (che si ripete due volte all’interno della serra) e tipo B, per un singolo elemento. x2 A

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x1 B

BARRE / LAMIE RE Le barre sono estrusi metallici, ai quali sono saldate delle placche di fissaggio con ingresso per la vite, che permettono di fissare i montanti e creare un appoggio. Le lamiere sono laminate e successivamente tranciate e piegate, hanno lo scopo di coprire la zona sottostante le vasche di coltura, dove sono storati i serbatoi e gli impianti di controllo.

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x24 x1

VEN TO L E La ventilazione dell’intero ambiente della serra viene calibrata grazie ai sensori che rilevano l’atmosfera e attivano di conseguenza le ventole. Questo tipo di ventole si trovano in commercio, realizzate appositamente per le coltivazioni indoor.

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x4

VE T RAT E Le componenti che isolano l’atmosfera interna alla serra sono delle vetrate.

Ai lati corti della serra, sono presenti due “porte-finestre� per garantire l’accesso agli operatori. Ai lati lunghi invece sono presenti dei vetri protettivi sottoforma di lastre.

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x2 x1

COMPOSIZIONE RIPIANI DI COLTURA INTERNI

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LE D / VASC HE COLTURA Le barre LED per coltivazione idroponica si trovano in commercio appositamente fabbricate e sono installate nella serra ad ogni ripiano, subito sottostante il ripiano successivo. Le vasche di coltura sono elementi plastici che si allagano di soluzione nutritiva e sono realizzate in plastica, tramite processo di termoformatura.

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x48 x8

TU B I / BINARI I tubi permettono di collegarsi alle vasche tramite delle valvole a sifone che garantiscono l’ingresso ed il drenaggio dell’acqua al loro interno. I binari sono elementi che permettono lo scorrimento dei vassoi contenenti le piante e sono posizionati ai lati delle vasche di coltura.

x32

x32

185

VAS S OI COLTURA I vassoi su cui sono inseriti i substrati e piantati i semi, sono di due tipi: A, per la coltivazione della lattuga (con vasetti reticolati stampati in plastica), B per la coltivazione dei microgreens (vaschette forate stampate in plastica). La quantitĂ corrisponde per livello, al numero di giorni di coltivazione delle piante.

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A

B

x56

x56

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TRAM I T E LE P ORT E S C O R R E VO LI SI H A AC C E S S O A L L’ I N T E R N O DELLA S E R R A E D E ’ P O S S I B I L E INSER I RE E D E ST RA R R E I VASSOI CH E S C O R R O N O S U L L A VASCA D I C O LT U R A

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I VASS OI VE N GON O E ST R AT T I TRAM I T E U N GE STO D I S O LLEVAME N TO G R A Z I E A D U N A FESUR A P RE SE N T E S U L L’ E S TREMI TA’ DE LLA VAS CA S OT TO STANT E

5 .6. 5. 2

GREE NS Newtra / Project development

La serra è stata progettata in base alle esigenze del brand inerenti gli obiettivi prefissati. Per garantire un’esperienza completa, Newtra mostra la tecnica di coltivazione in modo trasparente, coltivando prodotti che poi possano essere effettivamente consumati e quindi in un certo senso anche testati. La scelta dei greens coltivati è direttamente influenzata dal tipo di prodotto che si vuole vendere. Avendo ipotizzato di posizionare i locali comemrciali in zone alta-

mente frequentate, la scelta è ricaduta su insalate pronte al consumo, complete di tutti i nutrienti necessari ad una pasto veloce ma gratificante. Inoltre la componente più importante di questo tipo di pasto, è proprio la foglia da insalata, che permette di dar maggior valore e spazio alla qualità del suo metodo di coltivazione. La serra è divisa in 4 livelli, ognuo caratterizzato da 14 vassoi di coltura, quindi 14 giorni di coltivazione. I primi due livelli sono adibiti alla coltivazione della lattuga. Questa in idroponica impiega poco tempo a crescere, circa 14 giorni, ma per raggiungere un peso di circa 200 gr, impiega il doppio del tempo (28 giorni). Ecco perchè per quanto riguarda la lattuga, comincia il pimo giorno in basso a sinistra nel primo livello e termina il ventottesimo giorno alla fine del secon-

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Microgreens Lattuga

190

do livello. Quindi gli operatori dovranno estrarre le insalate pronte dal secondo livello, spostare quelle a metà ciclo dalla fine del primo all’inizio del secondo, ed inserire all’inizio del primo un vassoio appena seminato. Possono essere coltivate diversi tipi di lattuga, con l’obiettivo di ipotizzare come pasto venduto una misticanza di due lettughe diverse. I due ripiani superiori invece, coltivano microgreens. Questo tipo di greens sono veri e propri microvegetali, verdure di specie, giovani e particolarmente tenere che insaporiscono i piatti in modo molto deciso (illustrati nella pagina accanto sono presenti alcune specie). Rappresentano il boom del trand “Flavoring” di cui si è parlato nel capitolo Future Food, infatti sono sempre più apprezzati dai consumatori grazie al loro incredibile gusto ed

Watercress

Thai Basil

Rocket

Red Vein Sorrel

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Red Amaranth

Radish

Pea Shoots

Mustard Leaf

Mizuna

Micro Rocket

Garlic Chive

Coriander

elevato contenuto di minerali, vitamine e diversi composti antiossidanti, considerati benefici per la salute. Questo tipo di vegetali è pronto per la raccolta in soli 14 giorni, quindi a differenza della lattuga dei piani inferiori, entrambi i due livelli superiori garantiscono una raccolta e una semina al giorno.

Anche il metodo di semina delle due tipologie cambia, per questo i tipi di vassoi di coltura differiscono tra i due livelli inferiori e quelli superiori. La coltivazione della lattuga è caratterizzata da vassoi contenenti vasetti reticolati, all’interno dei quali, vengono posizionati i cilindretti di substrato previamente seminati. La semina consinste nel l’inserire il seme all’interno del substrato e di pressarlo lievemente, per poi inserirlo nel ciclo di coltura ed aspetare che germogli. Per

quanto riguarda invece la coltivazione dei microvegetali, i vassoi di coltura sono caratterizzati da una singola vaschetta forata sul fondo, che accoglie il substrato sottoforma di panno sottile. Questo perchè per ovvi motivi di dimensione e leggerezza, possono essere coltivati in modo aggregato e poco profondo. Infatti la semina avviene inumidendo il substrato ed in seguito cospargendolo a pioggia con i semi, che cresceranno insieme creando un effetto da “prato erboso”.

5.6.5.2.1 / A sinistra le due tipologie di substrato per la rispettiva coltivazione di lattuga e microvegetali.

5 .6. 5. 3

TEC N OLO G I A / UI Newtra / Project development

La serra idroponica Newtra, oltre a produrre i vegetali coltivati, ha un secondo scopo: informare i potenziali consumatori sul funzionamento della tecnologia che utilizza e diffondere maggior consapevolezza a riguardo. Per questo motivo è stato ipotizzato che il vetro protettivo frontale della serra (quello posizionato nella consumer area) integri una tecnologia OLED, in grado di proiettare

193

194

T-Oled Aluminium housing Touch sensors Protective glass

un video dalla breve durata, che spieghi i punti salienti del funzionamento.

La tecnologia in questione permette di visualizzare informazioni dinamiche ed interattive su un vetro di superficie trasparente. Si tratta di un display rivoluzionario che consente agli utenti di visualizzare ciò che viene mostrato su uno schermo video, pur essendo in grado di vedere attraverso di esso. Grazie a questa tecnologia è possibile sovrapporre delle infografiche e contenuti video su oggetti fisici e scene subito retrostanti, animandole e rendendole in un certo senso vive e capaci di spiegarsi.

Normalmente si ha bisogno di una retroilluminazione per poter visualizzare delle immagini su un display, come ad esempio fanno gli schermi LCD, ma in questo caso la tecnologia OLED (Orga-

nic Light Emitting Diode) è così all’avanguardia da eliminare questa necessità essendo dotata di pixel autoillumimanti.

In questo caso a differenza degli schermi LCD, i contenuti neri o scuri appaiono trasparenti mentre quelli bianchi o illuminati sono opachi.

E’ inoltre possibile inserire all’interno dello schermo una tecnologia touch (come mostra l’esploso nella pagina accanto), in grado di rendere il vetro sensibile al tocco di un potenziale utente.

Sono diverse le realtà che permettono questo risultato. Nel settore degli schermi ad alta risoluzoine, c’è molta ricerca per quanto riguarda tecnologie touch che non interferiscano con la qualità della risoluzione, ad esempio, nel momento dello zoom, rendendo quasi obsolete tecnologie tra quelle più conosciute (ad

esempio la “P-Cap”, introdotta con l’Iphone della Apple). Bensì dal momento in cui l’obiettivo dello schermo di Newtra è quello di comunicare tramie infografiche semplici e senza la necessità di uno zoom, è ipotizzabile l’uso di una tecnologia meno all’avanguardia e più adatta a schermi di grandi dimensioni (non è il caso della P-Cap). Una valida scelta, potrebbe essere la tecnologia IR-Touch, che grazie ad una cornice ospitante dei sensori IR e tramite l’iniezione di luce ad infrarossi dalla parte superiore del vetro, rileva la posizione del tocco su tutta l’area dello schermo.

Di seguito, sono mostrate alcune schermate in ordine cronologico che la serra proietta nel momento dell’avvio.

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Il video ipotizzato è stato diviso per contenuti che siano in grado di raccontare in poco tempo i punti salienti, come risposta a comuni dubbi di un utente tipo, nei confronti della tecnologia idroponica. Il primo momento, fondamentale, è quello dell’avvio, ovvero, come fare a richiamare l’attenzione dell’utente per invitarlo ad agire nell’intento di far partire il video?

Ad intervalli di breve tempo, lo schermo si attiva autonomamente visualizzando un elemento grafico che viene comunemente detto Trigger (grilletto), ovvero quell’elemento chiave che invita l’utente al compimento di un gesto o un’azione, in grado di attivare una reazione. In questo caso lo schermo chiama l’utende ad un chiaro invito al tocco, nella zona evizenziata, per avere la possibilità di scoprire di più riguardo la serra che ha

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198

davanti. In questo momento il vetro si anima, letteralmente raccontando in ordine di senso logico, la sua storia. In questo caso appaiono delle schermate che hanno lo scopo di contestualizzare quello che attualmente stanno coltivando. Lo schermo si oscura nella zona superiore, mettendo in luce i due livelli di coltivazione della lattuga, comunicando la quantità totale di piante coltivate all’interno, evidenziando tramite delle piantine iconografiche il numero di file che si estendono in profondità , ciascuna contenente 8 cespi.

In seguito passa alla spiegazione dei due livelli superiori, adibiti alla coltivazione dei microgreens, quantificando il peso totale che la serra si impegna a coltivare in due ripiani.

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200

Successivamente spiega come ed in quanto tempo avviene la crescita dei vegetali che coltiva, quindi cominciando con quella della lattuga, mostra come l’input avvenga da sinistra, con l’inserimento di nuovi semi e come l’output avvenga a destra nel ripiano superiore.

Mostra infatti una differenza di tempo tra la lattuga ed i microgreens, in quanto la prima impiega il doppio del tempo dei microgreens (28 giorni) per poter raggiungere il peso ideale alla preparazione del giusto quantitativo di insalate pronte. Si intuisce pertanto che al termine della coltivazione nel primo livello, il vassoio venga spostato alla sinistra del ripiano successivo, per proseguire nella crescita, in termini di dimensioni e peso.

E’ chiaro quindi che ogni giorno, sia per la coltivazione della lattuga, che dei microgreens ai piani superiori, entrino lo stesso numero di nuovi semi delle piante pronte ad uscire per la loro preparazione.

201

Una volta spiegato quello che viene coltivato, la serra comincia a spiegare i principi fondamentali della tecnologia, ovvero come funziona. Spiega innanzitutto come la serra garantisca un clima controllato ed inerte rispetto alle condizioni climatiche dovute al susseguirsi delle stagioni, garantendo cosĂŹ un clima ideale alla crescita dei prodotti coltivati.

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I principi di coltivazione della serra sono raffigurati tramite icone che sintetizzano il funzionamento dell’impianto, mostrando come sia possibile coltivare delle piante fuori suolo senza la terra, grazie ad acqua ricca di nutrienti, luce LED, monitoraggio, senza l’utilizzo di nessuno tipo di pesticida, garantendo il prodotto piÚ controllato e incontaminato possibile. In altri termini, questa schermata mira alla spiegazione di come sia possibile riprodurre in modo controllato il normale processo di coltivazione che si effettua in suolo, solo evitando diversi tipi di controindicazioni e sprechi.

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Per questo la fase successiva mira al racconto dei benefici che una coltivazione di questo tipo comporta. In particolare è estremamente ridotta la quantità di acqua utilizzata rispetto a delle coltivazioni di tipo tradizionale, infatti il risparmio ammonta al 90 % in meno.

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Inoltre tramite un processo di crescita che non implica la terra, ma che utilizza l’acqua e fertilizzanti appositamente calibrati, le piante impiegano effettivamente meno tempo a crescere, in quanto non impiegano energie nella ricerca del nutrimento tramite le radici nel terreno, ma piuttosto la sfruttano per concentrarsi maggiormente sullo sviluppo della parte vegetativa, le foglie.

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5.6 .6

PACKAGING Newtra / Project development

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L’ultimo touchpoint del progetto riguarda il packaging e la composizione dell’insalata, ovvero l’effettivo prodotto di consumo del sistema. Al termine della user experience, il consumer può acquistare tramite la vending machine nel negozio, una delle misticanze di insalate pronte, coltivate un metro accanto.

Questo tipo di prodotto alimentare mira ad avvalorare la qualità del suo contenuto, tenendo sempre conto delle linee guida della brand identity, mettendo in luce le caratteristiche sostenibili e la tra-

sparenza della loro percorso. Sono stati ipotizzati quindi cinque mix per riportare qualche esempio. All’interno di ciascun packaging sono presenti le componenti vegetali coltivate nella serra e altri tipi di ingrendienti (condimenti di vario genere) che vengono forniti dalle aziende partner come tonno, pollo grigliato, mais, carote, pomodorini ecc, tutti prodotti provenienti da produzione in filiera corta.

La componente dei microgreens è fondamentale in quanto rende il prodotto decisamente più ricercato, nel momento in cui segue uno tra i trend più emergenti (Flavoring: Future Food pag 40), conferendogli un tocco gourmet e garantendo un prodotto di consumo dal sapore unico ed esclusivamente vincolato alle ricette Newtra.

Ciascun packaging pesa 150 gr (una

media rispetto alle insalate pronte che si trovano in commercio, che forniscono un pasto completo e condito) ed al suo interno comprende condimenti di vario genere e posate di plastica Materbi (bioplastica completamente biodegradabile e compostabile). L’intero packaging è realizzato in due parti: una vaschetta di plastica reciclabile, trasparente, che ne permette la visione del contenuto ed un cartoncino che nell’avvolgerlo fornisce le informazioni essenziali del prodotto (realizzato in carta reciclata). I singoli mix vengono composti dagli operatori (utenti Newtra) e inseriti nelle confezioni tramite delle macchine industriali che le sigillano in atmosfera modificata, rendendole così a norma per la vendita all’iterno di distributori automatici.

Anche il concept che è alla base del

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pack riprende i temi toccati da quello dello shop e della serra. Sempre ricollegandosi al claim di Newtra, “feed yourself as we feed our greens”, propone dei prodotti dal nome particolare. Infatti Allegra, Ingenua, Indecisa ecc, sono tutti aggettivi che descrivono le peculiarità di una persona. Proprio come una persona, ciascun mix, riporta la sua identità sul packaging, mostrando ovviamente gli ingredienti di cui è composta, ma anche una sorta di carta di identità, la sua parte più importante: la quantità di acqua risparmiata nella sua produzione, la quantità di emissione di Co2 che ha comportato, l’utilizzo di 0 pesticidi, il suo peso e la sua data di nascita, ovvero la sua freschezza, in quanto sempre realizzata 24h prima.

5 .7

BUS I N E S S M OD E L CA N VAS Newtra / Project development AttivitĂ chiave Partner chiave

Nel tentativo di riassumere lo sviluppo del progetto, è stato deciso di utilizzare un altro service design tool, quello del Business Model Canvas: strumento ideato da Alexander Osterwalder che consente di descrivere e visualizzare il sistema pensato, in modo intuitivo e riassuntivo, sottoforma di nove elementi costitutivi.

Qui accanto è rappresentato graficamente attraverso i suoi blocchi distintivi.

Relazione con i clienti Valore offerto

Segmenti di clientela

Risorse chiave

Canali

Struttura dei costi

Flussi di ricavi

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210

Partner chiave Quella rete di partner e fornitori che permette al modello di business di funzionare. Newtra è un’impresa che usufruisce di partnership di natura diversa.

Alleanza strategica tra non-concorrenti o joint venture per nuovi business, rappresentano quelle tipologie di accordi che Newtra stipula con Infarm nell’interesse della progettazione e realizzazione della serra idroponica. I fornitori di distributori automatici, packaging, macchine per la sigillazione di prodotti in atmosfera modificata, semi, fertilizzanti, susbtrati e condimenti delle insalate, fanno parte di un contratto che regola una semplice relazione acquirente-fornitore.

Valore offerto In questo blocco sono presenti quegli

elementi di valore (intrinseco ed intangibile) che vengono proposti al cliente dal marchio Newtra, nonchè la user experience. Quell’insieme di benefici che un’azienda offre e rappresentano valore per uno specifico segmento di clientela.

Newtra sicuramente punta sulla novità legata alla tecnologia promossa, sull’unicità dei sapori proposti, quindi sul design dei prodotti, sulla loro trasparenza e sul valore della sostenibilità ambientale che promuove.

Attività chiave Le attività chiave rappresentano quelle attività strategiche che si compiono per garantire la proposta di valore offerto al cliente, ovvero per permettere al cliente di completare la user experience. Le attività che Newtra compie sono principal-

mente di tipo produttivo e di gestione.

Dalla produzione dei vegetali in serra, alla composizione delle confezioni, passando per la gestione del locale commerciale, della serra e della vending machine. Inoltre si occupa di raccogliere dati utili alla coltivazione e alla composizione delle insalate. Promuove il proprio marchio attraverso operazioni di marketing, legate principalmente al sito ed ai social.

Risorse chaive In questo elemento sono presenti quelle risorse di varia natura citate nella definizione dei ruoli del sistema (Risorse Chiave, pag. 140), che si dividono in diverse categorie e permettono al sistema di funzionare. Risorse fisiche che comprendono i beni materiali utili per produrre e

distribuire i mix di insalate a partire dal locale commerciale stesso; intellettuali, che implicano le partnership citate previamente ed il know-how del marchio Newtra; umane, in quanto il marchio si basa sul supporto degli operatori (utenti Newtra) che si occupano degli shop e della gestione del servizio; risorse ti tipo finanziario come linee di credito o contanti veicolate dalla vending machine.

Segmenti di clientela Quei gruppi mirati di clienti ai quali Newtra si rivolge, mettendo a fuoco le loro esigenze (Who, pag. 146). I diversi segmenti di clientela sono individuati in base ai loro bisogni. Tali bisogni giustificano la proposta di valore del marchio e quindi identificano il mercato al quale si rivolge. Nel nostro caso, il marchio si

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rivolge ad un mercato di tipo segmentato: un mercato di nicchia per coloro che scelgono i prodotti Newtra in quanto consapevoli delle sue pratiche sostenibili, e un mercato di massa poichè vende prodotti di consumo in zone altamente frequentate, che possono procurare un pasto veloce a chiunque apprezzi i mix di insalate offerti.

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Relazione con i clienti Questo elemento descrive i tipi di relazioni che l’impresa stabilisce con i segmenti di clientela. Eistono diverse tipologie che mirano principalmente o all’acquisizione di clienti, o alla fidelizzazione, o all’incremento delle vendite.

Il marchio Newtra stabilisce un tipo di relazione detta Self-service poichè non mantiene alcun tipo di relazione diretta

con i clienti, ma fornisce loro tutti i mezzi necessari affinchè possano arrangiarsi da soli. In questa maniera non interferisce in nessun modo con la creazione di un’opinione da parte del cliente, nonostante abbia come fine ultimo quello di acquisirne di nuovi. Inoltre l’esclusività del servizio offerto fa sì che si alimenti un senso di appartenenza ad una community di persone che prendono scelte consapevoli a livello alimentare e che quindi si riconoscono in questo gruppo.

Canali I canali descrivono il modo in cui un’azienda comunica con i propri utenti e gli permette di vivere la user experience.

Rappresentano l’interfaccia ed i punti di contatto (Touchpoints, pag. 145) che esistono tra il marchio e i consumatori.

Possono essere di tipo diretto (gestiti dal marchio stesso) e di tipo indiretto (concessi in gestione ai partner). Newtra struttura i propri canali in un compromesso tra i due: i canali proprietari diretti, sono il sito web, lo shop, i social network ed il servizio clienti; i canali partner indiretti, si identificano nei canali di comunicazione online dei partner (ad esempio i loro website possono citare il marchio Newtra, con cui collaborano).

I canali sono caratterizzati da fasi distinte: shop, website e social proprietari, guidano l’utente nella fase di consapevolezza e valutazione del servizio offerto; lo shop inoltre permette anche la fase di acquisto e distribuzione dei prodotti, cosÏ come anche assieme al servizio clienti, garantisce la fase di post vendita.

Struttura dei costi La struttura dei costi definisce tutte le spese che si devono sostenere per far funzionare il modello di business. Questi possono essere calcolati in modo intuitivo, dopo aver definito le risorse chiave, le attivitĂ chiave, e le partnership chiave.

Generalmente si distinguono due grandi classi di modelli di impresa: quelle basate sui costi e quelle basate sul valore.

Newtra è meno interessata alle implicazioni dei costi, concentrandosi maggiormente sulla creazione del valore offerto attraverso un servizio esclusivo.

La struttura dei costi si divide in costi di avvio, fissi ed economie di scala o di gamma. Tra i costi di avvio rientrano quelle spese effettuate in fase di lancio del marchio, ovvero: sviluppo website, spese lagali, spese assicurative, acqui-

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sizione dei distributori automatici, delle macchine per confezionamento in atmosfera modificata, degli impianti di gestione del laboratorio (serra inclusa) e le spese di ristrutturazione degli shop.

Tra le spese fisse si evidenziano quelle di mantenimento: le forniture di utenza generica dello shop (affitto, luce, acqua, gas), le forniture di materiale come packaging, semi, fertilizzanti, substrati e condimenti, e gli stipendi degli operatori (utenti Newtra). Le economie di scala o di gamma rappresentano quella riduzione dei costi di cui l’azienda gode nel momento in cui aumenta il suo raggio di azione (obiettivo di scaling up) ed aumenta le sue dimensioni, assicurandosi ad esempio, prezzi all’ingrosso per forniture tangibili.

Flussi di ricavi L’elemento relativo ai flussi di ricavi rappresenta il denaro che un’azienda ricava dai segmenti di clientela, ma può allargarsi anche a singole occasioni di sponsorizzazione per marchi esterni. Il modo tramite il quale, Newtra, genera flussi di ricavi, è la vendita di beni: ovvero tramite la vendita dei mix di insalate, attenendosi ad un prezzo fisso.

Inoltre possono verificarsi momenti di sponsorship, in cui Newtra riceve delle quote, garantendo la sponsorizzazione di nuovi prodotti, che mirano ad inserirsi nel mercato sottolineando la loro value proposition (ad esempio prodotti realizzati in filiera corta), affidandosi al marchio già consolidato di Newtra.

5.8

C O NC LU SI ON I

Alla luce dell’analisi effettuata sul contesto sociale ed agroalimentare è stato possibile evidenziare la nascita di comportamenti ed esigenze inerenti i più grandi cambiamenti che questo secolo si trova ad affrontare. L’ambito del Food Design può, in un primo momento, passare per uno dei tanti ambiti che questi cambiamenti vanno ad influenzare, ma quanto mostrato sin ora, sottolinea come rappresenti uno dei settori più sensibili di questo momento storico, perchè indissolubilmente legato alle bocche di

tutto il mondo ed al bisogno fisiologico di nutrirle in modo cosciente, sia per la nostra salute che per il pianeta.

Per questo motivo, il ruolo del design, mira ad influenzare positivamente i modelli di impresa esistenti e quelli avvenire, per trasmettere valori fondamentali allo sviluppo, che implichino la presa di coscienza delle priorità di questo secolo. Per far sì che le cose cambino, deve cambiare l’approccio sia da parte dell’offerta che da parte della domanda, ovvero sia da parte della produzione che del consumatore. Per questo abbiamo positivamente osservato come in diversi ambiti e modi, si stia colmando quel gap, inizialmente esistente, tra le due posizioni, puntando sia sulla trasparenza dei prodotti che degli intenti delle aziende, molto più mirate a scelte

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di natura etica. Inoltre grazie alle possibilità di informazione che abbiamo oggi, anche il consumatore ha la possibilità di coprire un ruolo attivo, scegliendo in modo più consapevole. Come in un vero e proprio ecosistema, tutti gli attori devono lavorare per uno stesso fine, pur sempre nutrendo i propri interessi, ma pensando alle esigenze comuni.

Un altro elemento fonamentale legato all’evoluzione, abbiamo visto essere la tecnologia ed i suoi sviluppi, che insieme agli interessi citati prima, muovono verso il futuro. Nel corso della mia ricerca ho riscontrato come spesso le nuove tecnologie vengano fraintese da parte del consumatore, perchè poco cimorensibili e poco ben veicolate, facendo sì che questi, non ne tengano presente nelle loro considerazioni in fase di sele-

zione dei prodotti. Le coltivazioni fuori suolo sono solo un piccolo esempio, ma emblematico, poichè proprio quando si tratta di scegliere prodotti che verranno assimilati dal nostro corpo, il consumatore tende a scegliere per ciò che ritiene più sicuro. Purtroppo molto spesso, non ha totale coscienza e consapevolezza di ciò che seleziona per il suo benessere.

Inoltre la generica chiusura mentale che popola le menti dell’utenza media, non permette di considerare opzioni alternative, che forse non sono conosciute, ma se si approfondissero, cambierebbero la loro opinione.

Ecco perchè in fase di progettazione, ho ritenuto interessante realizzare un progetto che puntasse sull’educazione e la divulgazione della pratica di coltura idroponica, fin troppo fraintesa come qual-

cosa di distante dalla natura e quindi “cattiva”, poco salutare. Il motivo per cui Newtra ha assunto questa forma di business è dovuto al pensiero che una banale ma funzionale strategia, sia quella di rendere qualcosa che non conosciamo, improvvisamente parte e abitudine del nostro scenario di vita quotidiana, come può essere la città ed i suoi luoghi di attività commerciale che offrono un pasto, in questo caso, diversamente nuovo.

Sembra quindi che il futuro della tecnologia idroponica ricopra un ruolo fondamentale per quanto riguarda la produzione di massa, ma non solo.

Quest’affascinante pratica, ha già cominciato ad avvicinarsi verso ulteriori scopi. Infatti la ricerca sta investendo su pratiche di coltura sempre più estre-

me, per quanto riguarda la gestione dei parametri di crescita, nel tentativo di testare la possibilità di controllare il sapore dei prodotti. Tutti i dati che i sensori raccolgono durante la crescita delle piante, permettono oggi di identificare con precisione alcuni comportamenti che queste hanno in reazione ad alcune pratiche. Ad esempio è possibile rendere una specie vegetale più piccante o meno piccante, modificando variabili come l’intensità o la quantità della luce ed i nutrienti che riceve. Il futuro sembra puntare sulla personalizzazione dei sapori, in base alle esigenze del cliente, tema che abbiamo visto essere già particolarmente caldo in fase di ricerca dei Megatrend. Forse tra qualche anno avremo la possibilità di acquistare pomodori personalizzati e curativi...

217

IND I C E IM M AG I NI 1.1.1 / Trend Tablet, piattaforma online sui trend correnti 1.1.2 / Space10, Copenhagen 1.2.1 / Categorie di trend analizzate da ZukunfsInstitute 1.3.1 / Immagine ambientata a NY tratta dal libro “the urban yoga” dell’architetto Anja Humljan 1.3.2 / Lavanderia The collective Old Oak a Londra 1.3.3 / Bike city, complesso abitativo di Vienna, progettato da Königlarch Architekten.

Immagine di Rupert Steiner 1.3.4 / Copertina del libro “New slow city” scritto da William Powers 1.4.1 / Census Urban Area Thematic map realizzata da Geography Division 2010 1.4.2 / Installazione “Real Life Instagram” a cura dell’artista Bruno Ribeiro 1.4.3 / “Beck’s playble posters” realizzati da Novalia per il New Zealand Music Month 1.4.4 / Nest Thermostat

10 11 12 14 16 17 19 20 22 23 24

1.4.5 / Anova Precision Cooker gestibile da remoto tramite App 1.4.6 / Mappa illustrante il potenziale impatto economico dell’IoT entro il 2025 sugli studi Mckinsey 1.4.7 / Schema illustrativo IoT 1.5.1 / Flacone mistura N1 della lina Raw Complexion prodotto da Skintox 1.5.2 / Immagine promozionale di Care/of con dose di vitamine personalizzate 1.5.3 / Prototipo di un tatuaggio tecnologico progettato da Chaotic Moon 1.5.4 / Thync relax pro, posizionato in zona cervicale 1.6.1 / Piattaforma online di Airbnb 1.6.2 / Filtro in ceramica per la purificazione dell’acqua, realizzato da Unfold, progettato per adattarsi al bollitore d’acqua realizzato sulla griglia di Openstructures da Thomas Lommèe 1.6.3 / Griglia di OpenStructures

25 26

2.1 / Progetto “Eating and Design” di Marije Vogelzang 2.2 / Confezioni di cellophane biodegradabile organiche inventate da WikiFoods, contenenti alimenti 2.1.1 / Le prime quattro polpette presentate nel progetto “Tomorrow’s meatball” sul sito di Space10 2.1.2 / Le altre quattro polpette presentate nel progetto “Tomorrow’s meatball” di Space10 2.2.1 / Copertina dell’ultimo Food Report del 2018

38 39

27 29 30 31 32 34 35 36

42 43 44

2.2.2 / Carne artificiale su vetrino da laboratorio prodotta da Memphis Meats 2.2.3 / Progetto “Tableware as Sensorial Stimuli” realizzato dalla designer Jinhyun Jeon 2.2.4 / Pudding di semi chia, proposto dalla food blogger Jessica Ho man, nel suo blog “ChoosingChia” 2.3.1 / Immagini estrapolate dai casi presentati nell’articolo “The future of food” di TrendTablet

45 46 46

3.1.1 / Installazione intitolata “The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living”, realizzata da Damien Hirst nella mostra “Post Human” del 1992 3.1.2 / Immagine realizzata dal team di Next Nature per la visualizzazione dell’evoluzione della sfera terrestre 3.2.1 / Pomodoro geneticamente progettato e coltivato 3.3.1 / Comune banana marchiata “Del Monte” 3.3.2 / Frutto: Musa Balbisiana, antenata della comune banana 3.4.1 / Stampa digitale intitolata “Overstepping” realizzata da Julie Rapp nel 2001 3.4.2 / Tecnologia di accesso e sblocco smartphone, dal nome del brevetto “Fingerprint Biometric Sensor Including Drive Signal Level Updating”, lanciata insieme all’uscita dell’Iphone 5S, da Apple 3.4.3 / Valvola cardiaca, cresciuta in laboratorio tramite l’utilizzo di cellule staminali 3.4.4 / Jeffrey Deitch

61

48

64 67 69 70 72 75

76 77

3.5.1 / Piramide della tecnologia, rappresentata dal team Next Nature 3.5.2 / Immagine promozionale dei Google Glass

79 82

4.1 / Immagine raffigurante quattro piante di verdura da foglia, coltivate con tecnologia idroponica 4.1.1.1 / Mappa realizzata da “the world bank�: quantificazione delle aree adibite alla coltivazione nel pianeta. Anno 2015. La sfumatura di colore varia in base alla percentuale: rosso chiaro 1% di terra coltivata, rosso scuro 88% di terra coltivata.

4.1.2.1 / Crescita popolazione globale fino al 2100, ONU 4.2.1 / Esempio di impianto di coltivazione idroponica di lattughino verde 4.2.1.1 / Graffito storico recuperato nel tempio di Hatshepsut, Deir el-Bahari. Prima testimonianza storica delle pratiche di travaso di piante dal suolo, per l’importazione in regge Europee 4.2.1.2 / Rappresentazione dei giardini pensili Babilonesi 4.2.1.3 / Parte di un diorama del museo Te Papa Tongarewa, in Nuova Zelanda, raffigurante ricostruzioni delle antiche chinampas 4.2.1.4 / William F. Gericke e la moglie, mostrando una coltivazione di pomodori in serra idroponica 4.2.1.5 / Coltivazione idroponica di verdure per la NASA 4.2.2.1 / Illustrazione di impianto passivo: wick system

89 91

94 95 96

97 98 99 100 102

4.2.1.5 / Coltivazione idroponica di verdure per la NASA 4.2.2.1 / Illustrazione di impianto passivo: wick system 4.2.2.2 / Illustrazione di impianto di tipo Flood and Drain 4.2.2.3 / Illustrazione di impianto di tipo Nutrient Film Technique 4.2.2.4 / Illustrazione di impianto di tipo a gocciolamento 4.2.2.5 / Illustrazione di impianto di tipo aeroponico 4.2.2.6 / Illustrazione di impianto di tipo Deep Water Cultivation 4.2.3.1 / Cubi di lana di roccia o rockwool 4.2.3.2 / Granuli di perlite 4.2.3.3 / Fibra di cocco prima di essere pressata 4.2.4.1 / Illustrazione di composizione delle formule per concime da coltivazioni in suolo e fuori suolo 4.2.5.1 / Intervalli di lunghezza d’onda assorbiti dalle piante 4.2.6.1 / Coltivazione in kit Krydda venduto da Ikea. Fase di germinazione in lana di roccia: emissione radichetta e foglie embrionali 4.2.6.2 / Coltivazione in kit Krydda venduto da Ikea. Fase vegetativa in atto 4.2.6.3 / Kit Krydda prodotto da Ikea con incubatrice a parte 4.2.6.4 / Talea già radicata di Salvia Divinorum in provetta, per clonazione, venduta online

100 102 103 105 107 109 110 112 114 115 120 122 125 127 127 128

5.3.1.1 / Impianti di produzione Infarm 5.6.5.1 / MEG: serra per coltivazione indoor Yradia 5.6.5.2 / Linfa: serra per coltivazione indoor Robonica s.r.l.

5.6.5.2.1 / Due tipologie di substrato per la rispettiva coltivazione di lattuga e microvegetali

139 171 172 192

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RIN GRA Z IAM ENT I

Quest’anno è stato particolarmente movimentato, ho avuto modo di imparare molte cose nuove, grazie a tante esperienze diverse, che in un modo o nell’altro trovano un punto di incontro in questo progetto di tesi. Questo è stato possibile solo grazie alle tante persone che mi sono state accanto, mi hanno spronata, mi hanno supportata, mi hanno permesso di vivere tutto questo.

Grazie al professor Francesco Zurlo, che si è reso disponibile ad accompagnarmi

come relatore in questo percorso, per avermi seguita ed aiutata nei momenti di totale incertezza, ma soprattutto per avermi spronata ad allargare sempre un po’ di più i miei orizzonti, dandomi ogni tanto quel pizzico di sicurezza che non guasta mai.

A tutto il design team della De’ Longhi Braun (Phong, Markus, Sven, Dennis, Mani, Julia), che mi ha assunta per un tirocinio di 6 mesi in Germania. Sei mesi, che sono stati per certi aspetti, i più dif-

ficili di questi 25 anni, ma che mi hanno insegnato molto, sia a livello professionale che personale. Ho conosciuto sei persone di cuore che hanno avuto pazienza nell’insegnarmi il mestiere e che mi hanno introdotta al mondo del lavoro in modo piacevole, che sono sempre state e restano sempre disponibili per un consiglio od un po’ di supporto. In particolare mi hanno permesso di esplorare un settore nuovo, che ho scoperto di apprezzare molto e che mi ha spinto ad intraprendere questo percorso di tesi.

Soprattutto grazie a Julia, che è stata ad ascoltare memo vocali fin troppo lunghi, per darmi un consiglio o qualche parola di conforto nei momenti di difficoltà, e che forse senza saperlo, continua ad insegnarmi.

Grazie alla mia famiglia, per avermi permesso questi anni di studi, per avermi supportata nelle mie scelte e per aver, spesso, anteposto le mie necessità alle loro, affinché potessi vivere al meglio questo tempo, anche se un po’ lontana da casa. Grazie per gli sforzi e per l’amore che vedo nei loro gesti. Soprattutto, grazie per non aver ancora perso la pazienza, nel cercare di capire di cosa mi occupo.

Grazie a Filippo Franchini, che mi ha aiutata nel lavoro, permettendomi di usufruire delle sue capacità da “smanettone”, come piace dire a me, e che mi ha supportata nell’esecuzione dei render dei modelli 3D.

Grazie a Paola e Leonardo, per esser stati dei meravigliosi compagni di viaggio in questi anni di Magistrale, con i quali ho avuto lo stupendo piacere di lavorare in gruppo, per diversi progetti universitari e che mi hanno insegnato cosa vuol dire lavoro di squadra. Con loro ho imparato quanto è fondamentale saper lavorare in team e quanto questo sia gratificante. Non avrei potuto avere compagni migliori. Grazie per la loro amicizia e per aver continuato ad essere un team anche usciti dalle lezioni del Poli, che mi ricorda sempre che “ La forza del lupo è il branco e la forza del branco è il lupo”.

A Leo, compagno di studi, amico e compagno di vita, senza il quale oggi, probabilmente non sarei qui. Grazie per avermi supportata, soprattutto assecon-

data nei momenti di gioia e sopportata in quelli di delirio. Per avermi bilanciata, dove io non ero in grado di saper fare e per aver reso i pesi di questo percorso, una meta condivisa.

A Meggy e Sere, che hanno caratterizzato un buon 70% delle mie giornate, che mi hanno accolta in casa e anche “un po’” adottata e mi hanno permesso di vivere in un ambiente familiare, allietando le mie giornate monotone davanti al PC. Soprattutto grazie per i tortellini.