Fruit-pedia

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Fruit-pedia, un progetto grafico a cura di Chiara Claus, testo tratto da Wikipedia.

Questo documento nella sua totalità è da considerarsi sotto la licenza CREATIVE AND COMMONS (BY-NC-ND).



Albicocco Prunus armeniaca

Introduzione - L’albicocco è un albero appartenente alla famiglia delle Rosacee. È una pianta latifoglia e caducifoglia di media grandezza, alta dai 5 ai 7 metri, con alcune eccezioni di 8.5 metri. Tuttavia, le piante coltivate raramente raggiungono i 3 metri, al fine di facilitare le operazioni di raccolta. Le foglie sono cuoriformi con il margine doppiamente seghettato. I fiori sono dotati di calice e corolla pentameri, sono bianco-rosei, unici o appaiati. La fioritura avviene, come in tutti i Prunus, prima della fogliazione. Frutto - I frutti sono delle drupe vellutate di colore giallo scuro-arancioni, con tendenza al rosso sbiadito nei frutti più maturi. Come per tutte le piante da frutto, questi ultimi sono verdi, duri e difficili da staccare dall’albero in condizioni di scarsa o nulla maturazione della drupa. Coltivazione - L’albicocco è una pianta originaria della Cina nordorientale al confine con la Russia. La sua presenza data più di 5000 anni di storia. Da lì si estese lentamente verso ovest attraverso l’Asia centrale sino ad arrivare in Armenia (da cui prese il nome, ancora oggi in Liguria vengono chiamate in dialetto “ Armugnin” e in dialetto di varie zone del Veneto vengono chiamate “armeini”) dove, si dice, venne scoperta da Alessandro Magno. I Romani la introdussero in Italia e in Grecia nel 70-60 a.C., ma la sua diffusione nel bacino del Mediterraneo fu consolidata successivamente dagli arabi: infatti “albicocco” deriva dalla parola araba al-barqūq. L’albicocco crescerebbe selvatico in natura in Cina da ben 4 000 anni. Oggi è diffuso in oltre 60 paesi e viene coltivato in climi caldi o temperati e relativamente asciutti. Utilizzo - Le albicocche vanno scelte ben mature e consumate entro pochi giorni dall’acquisto poiché sono frutti deperibili. Proprio per questa loro fragilità vengono conservate o trattate in numerosi modi: essiccate (specie negli Stati Uniti d’America), sciroppate e conservate in lattine o congelate. Altrettanto comuni sono i prodotti derivati: il succo, la marmellata e la gelatina di albicocca, molto usata in pasticceria per apricottare (da Apricot, il nome in inglese di tale frutto) torte e pasticcini. L’apricottatura consiste nello spennellare la superficie di una torta di gelatina di albicocche prima di glassarla. Un esempio classico di questa tecnica, molto diffusa, è la famosa torta Sacher.

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Ananas Ananas

Introduzione - L’Ananas appartiene ad un genere di piante Monocotiledoni della famiglia Bromeliacee, con poche specie, dell’America tropicale; si coltivano per i frutti, per ornamento e per le fibre tessili delle foglie. Si tratta di una pianta perenne con foglie lunghe, generalmente aculeate al margine, ha fiori in ricche spighe, stipati attorno all’asse, ciascuno all’ascella di una brattea. L’ovario è infero, i sepali e i petali sono liberi. Frutto - Il frutto, lungo fino a 35 cm, è un sincarpo, simile a una pigna, sormontato da un ciuffo di foglie (corona); è formato dai singoli frutti (bacche), saldati fra loro e con le brattee, fattesi carnose, delle quali sporgono solo le estremità; è dolce-acidulo, profumatissimo, ricco di vitamine; si raccoglie quando è ancora abbastanza duro ed è appena iniziata la colorazione in giallo, perché resista al trasporto. Coltivazione - La coltivazione ha dato origine a varie razze, diverse l’una dall’altra per il frutto più o meno grosso (cilindrico o conico, giallo, rossiccio, violaceo ecc., più dolce e più acido), o per le foglie spinose o inermi ecc. L’esponente più noto del genere, A. sativus, è coltivato in molti paesi tropicali (Hawaii, Messico, Brasile, Costa d’Avorio, Thailandia, Filippine, India ecc.) o subtropicali (Azzorre, Natal, Queensland). Utilizzo - Olio essenziale di a. Soluzione alcolica di butirrato di etile, non estratta dal frutto, ma preparata artificialmente; per il gradevole odore di a. è usata in profumeria e in pasticceria.

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Arancio Citrus aurantium

Introduzione - Questo albero appartiente alla famiglia delle Rutacee ed è alto fino a 12 m, con getti giovani verdi, non rossastri, foglie ovate, con picciolo più o meno alato, petali bianchi anche all’esterno. Frutto - Il frutto si presenta globoso a bacca (esperidio) con buccia e polpa di colore aranciato. Si distinguono due varietà (o specie secondo alcuni): l’a. dolce e l’a. amaro. Varietà - L’ a. dolce, o melarancio, o portogallo (Citrus aurantium varietà dulcis o Citrus sinensis), ha frutto con polpa agro-dolce ed è l’agrume più diffuso nel mondo. Originario della Cina, introdotto in Spagna e in Portogallo all’inizio del 14° sec. (però secondo alcuni era noto già ai Romani nel 1° sec. d.C.), è coltivato in tutte le regioni agrumicole in numerose varietà, distinte per forma e grandezza del frutto, per maggiore o minore dolcezza del succo, per colore della polpa (per es. nell’a. sanguigno è rossa, e spesso anche la buccia è sfumata di questo colore; le altre razze si dicono invece bionde), per precocità, per numero di semi. Delle circa 20 razze coltivate in Italia le più caratteristiche sono: belladonna, biondo, calabrese o ovale, moro, sanguigno, sanguinello, tarocco. L’a. dolce si consuma quasi esclusivamente come frutto fresco; dalla buccia del frutto, dalle foglie e dai fiori si estraggono essenze; si utilizzano anche il succo per bevande e i semi per estrarre olio. In Italia l’a. rappresenta più del 60% di tutta la produzione agrumicola. L’ a. amaro, detto anche a. forte, cedrangolo, melangolo, è la varietà o sottospecie amara (Citrus aurantium varietà amara, Citrus bigaradia, Citrus vulgaris); si distingue dall’a. dolce per lunghe spine all’ascella delle foglie inferiori, per fogliame più scuro e più aromatico, piccioli più largamente alati, buccia del frutto più ruvida e più intensamente colorata, polpa acido-amara; presenta anche una varietà a frutto dolciastro. Originario probabilmente dell’Asia sud-orientale (Cocincina), coltivato in Arabia dalla fine del 9° sec., in Sicilia dall’anno 1002, si coltiva un po’ dappertutto nelle regioni agrumicole. Utilizzo - Il frutto si usa per canditi; la buccia serve per preparare liquori amari (curaçao e altri); con la polpa si preparano marmellate e conserve. Per la sua maggiore resistenza al freddo e alla gommosi, l’a. amaro è usato quale portainnesto di quasi tutte le specie di agrumi.

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Avocado Persea gratissima

Introduzione - Avocado è il nome dell’albero della famiglia delle Lauracee, originario del Messico, ora coltivato in tutti i paesi tropicali, particolarmente in America. È alto fino a 20 m, sempreverde, con foglie coriacee, lunghe sino a 20 cm, fiori piccoli, gialloverdastri, in pannocchia. Frutto - Il frutto è piriforme, grosso come un pugno, con buccia coriacea, di colore variante dal verde al gialliccio con sfumature rossastre o bruno-nere, polpa di consistenza butirrosa, gialla o verdognola, con odore di pinolo o di noce, facilmente staccabile dal nocciolo, che contiene un seme. Varietà - Affine all’a. è Persea drimyfolia, considerata anche quale varietà della precedente, originaria degli altipiani del Messico e coltivata per i frutti in California, Cile e Africa settentrionale; si distingue dall’a. per i frutti più piccoli, anche essi gustosi e nutrienti ma con buccia sottile, e per l’odore di anice che emanano le foglie, se sfregate. Utilizzo - L’avocado è un alimento assai diffuso e apprezzato nelle regioni calde d’America: la sua composizione chimica è data da 20% di grassi, 7% di carboidrati e 2% di protidi e da notevoli quantità di vitamine A e B. L’olio di a. Si ottiene per macinazione e successiva pressatura delle fette di polpa dopo disidratazione a caldo (130 °C) in atmosfera inerte (di azoto o di anidride carbonica); è impiegato come olio commestibile e anche nell’industria cosmetica per le sue buone proprietà di penetrazione nella pelle.

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Cocco Cocos nucifera

Introduzione - La palma tropicale è alta sino a 40 m, con foglie lunghe 3-4 m, pennate, spadici ramosi, con un solo fiore femminile, alla base dei rami, che portano più numerosi fiori maschili. Frutto - Il frutto, detto noce di c., è ovoide, lungo 20-30 cm ed è in media di 1,5 kg, consta di un pericarpo assai spesso, distinto in epicarpo sottile, mesocarpo fittamente fibroso, ed endocarpo osseo (noce propriamente detta) avente tre fiori germinativi basali di cui due obliterati; contiene un solo seme voluminoso, di caratteristica conformazione: l’albume consta di una parte esterna solida, la polpa di c., che ha 1-2 cm di spessore e delimita una cavità piena di un liquido zuccherino, il latte di c.; l’embrione è piccolo, posto in vicinanza al foro germinativo pervio. Data la quantità dell’albume, la piantina germinata se ne nutre per diversi anni. Coltivazione - Il c. è diffuso, specie presso il mare, in tutte le regioni tropicali e probabilmente è di origine asiatica. Utilizzo - Il tronco si utilizza come legname; le foglie per vari usi; i giovani germogli sono consumati come ortaggi (cavoli di palma); il succo che sgorga dagli spadici recisi serve alla preparazione di una sorta di vino; le fibre del frutto, assai resistenti, vengono filate e tessute. Dalla polpa (contenente il 50-70% di olio) fresca o seccata (copra) si ricava per pressione l’ olio di c., massa semisolida di color bianco o giallo, costituito da una miscela di gliceridi; l’olio migliore, raffinato, ha uso alimentare, l’altro ha impiego nell’industria dei cosmetici, dei saponi, prodotti farmaceutici ecc. Per macerazione del guscio, dalle noci di c. si ricava anche una fibra vegetale, usata in marina nella fabbricazione di cavi molto robusti e resistenti all’azione dell’acqua di mare.

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Cocomero Citrullus vulgaris

Introduzione - Cocomero è il nome comune dell’erba annua della famiglia Cucurbitacee e del suo frutto, detto anche con variante regionale anguria. La pianta ha fusto ramoso, prostrato, con grandi cirri semplici, foglie a contorno cuoriforme, profondamente divise, fiori monoici a corolla gialla. Frutto - Il frutto è una falsa bacca (­ peponide) globosa (diametro fino a 40 cm, talvolta di oltre 20 kg) o ellissoidale, liscia, verde o con strisce chiare, con buccia r­ elativamente sottile e polpa zuccherina rinfrescante, bianca nella parte più esterna, rossa o, di rado, giallastra nel resto; semi numerosi, di colori diversi: nero, bianco, rosso, bruno ecc. Varietà - Originario dell’Africa, il c. è coltivato in tutto il mondo in numerose varietà, distinte in base alla precocità, alla forma e al colore del frutto. C. asinino Erba perenne (Ecballium elaterium), chiamata anche elaterio o sputaveleno, delle Cucurbitacee, comune nei luoghi ruderali della regione mediterranea. È tutta scabra, compreso il frutto, che somiglia a un piccolo cetriolo e alla maturità si stacca dal peduncolo lanciando con violenza un succo amaro e i numerosi semi. Tale succo drastico e irritante era usato in medicina come emetico.

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Fragola Fragaria

Introduzione - Fragola è il nome comune delle piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Rosacee. Le f. sono erbe con breve rizoma, generalmente stolonifere, con foglie trifogliate, a foglioline obovate, inciso-dentate. Gli scapi portano un corimbo di pochi fiori, i quali hanno un calicetto di 5 pezzi, 5 sepali, 5 petali generalmente bianchi, molti stami, e numerosi pistilli unicarpellari inseriti su un ricettacolo conico o ovato, accrescente. Frutto - Il cosiddetto frutto è costituito dal ricettacolo molto ingrossato, globoso, ovoideo, cuoriforme o allungato, rosso, in alcune razze bianco, a polpa succosa e profumata, sul quale stanno i veri frutti, che sono piccole noci, brune, volgarmente ritenuti semi. Varietà - Le specie spontanee sono 7 dell’emisfero settentrionale e 1 del Cile: la più nota è Fragaria vesca (v. fig.), dei boschi dell’Eurasia temperata, comune anche in Italia, caratterizzata dai frutti piccoli, staccantisi facilmente dal resto del fiore e da foglioline laterali subsessili. Con la coltura e l’ibridazione si sono ottenute molte razze, che si riuniscono in 2 gruppi principali: a frutto piccolo e a frutto grosso. Le varie razze si distinguono poi per la forma del frutto, per il suo colorito più o meno carico, per differenze nel sapore e nel profumo. Utilizzo - I frutti si consumano freschi o servono per marmellate e confetture



Limone Citrus limon

Introduzione - Questo agrume è caratterizzato da un frutto dalla buccia di color giallo pallido, profumata, e dalla polpa giallognola, acidissima. La pianta, appartiene alla famiglia Rutacee, è un alberetto di 3-6 m, con germogli giovani e petali violacei, piccioli delle foglie non alati, frutto ovoide, spesso con umbone apicale. Frutto - I frutti hanno forma ovale o allungata, buccia più o meno sottile, liscia o rugosa, di colore variabile dal giallo al verde; risultano formati da circa il 40% di buccia, dal 5758% di polpa e 2-3% di semi. Varietà - Ne esistono numerose varietà: a frutto globoso, piriforme, senza umbone, a polpa sanguigna, dolce, a foglie strette ecc. È rifiorente in condizioni climatiche adatte, come quelle italiane, dove i frutti maturano per gran parte dell’anno; i più importanti per la produzione sono i primifiori, che provengono dalla fioritura di aprile-maggio. Con una pratica di forzatura si ha una fioritura in settembre, destinata a produrre i verdelli, che maturano da maggio a settembre (maggiolini o verdelli primaticci, bastardi o verdelli tardivi). Oltre a questi si distinguono i l. invernali, quelli comuni raccolti da novembre ad aprile; i lunari, allungati, con scorza grossa e rugosa, poco acidi, che maturano normalmente nei mesi di luglio-agosto ma che, in climi adatti, possono fruttificare a ogni luna, cioè tutti i mesi. Utilizzo - Le scorze sono utilizzate sia per l’estrazione dell’olio essenziale sia per la preparazione dei canditi; il succo viene utilizzato per la preparazione di bevande (agro crudo) oppure, concentrato, per l’estrazione dell’acido citrico, come bevanda ecc. (agro cotto). Dai limoni si ricavano inoltre pectine, olio (dai semi) e pastazzo (ciò che resta della lavorazione e serve per l’alimentazione del bestiame).

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Kiwi Actinidia chinensis

Introduzione - Questa pianta fa parte della famiglia delle Actinidiacee. Ha foglie cuoriformi verde scuro, è rampicante e può raggiungere 8-10 m di altezza. Frutto - I frutti ovoidali, sono ricoperti di peluria marrone, hanno polpa verde di gradevole sapore acidulo e sono ricchi di vitamina C. Coltivazione - La pianta, originaria della Cina, è coltivata in vari altri paesi, tra cui l’Italia che è il maggiore produttore mondiale con 480.000 t l’anno, avendo soppiantato la Nuova Zelanda (280.000 t), la cui produzione ha subito pesanti contraccolpi in conseguenza del verificarsi di anomalie climatiche. Tra le regioni italiane prevalgono, per quantità prodotta, il Lazio, il Piemonte e l’Emilia-Romagna.

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Melo Malus domestica

Introduzione - Il melo è un albero delle Rosacee, alto 3-10 m, con rami lucidi, rosso-bruni e gemme pelose; le foglie hanno il picciolo a metà della lamina; i fiori riuniti a 3-6 in corimbo, sono pentameri, e hanno petali bianchi con sfumature rosse all’esterno. Frutto - Il frutto (mela) è un pomo globoso, depresso, ombelicato alle due estremità, con polpa croccante e buccia di colore variabile dal giallo al bruno. Il m. fiorisce in marzo-aprile e matura i frutti, a seconda delle varietà, in estate, autunno o inverno. Varietà - Il m. coltivato comprende un gruppo di ibridi di parecchie specie (v. tabb. 1, 2, 3), tra le quali Malus sylvestris (v. fig.) dell’Europa centrale, Malus dasyphylla e Malus tomentosa dell’Asia occidentale; queste specie sono quelle di più antica coltivazione, che dall’Asia centrale e occidentale sono arrivate fino in Europa. Il m. è molto diffuso in tutto il mondo, poiché resiste in Europa anche a 67° di latitudine e in America nelle parti più settentrionali del Canada, mentre il limite meridionale è il 37° parallelo (Sicilia), dove prospera solo in montagna. Coltivazione - È la pianta da frutto più diffusa nelle posizioni alpestri riparate dai venti (Alto Adige). Predilige terreni freschi, di medio impasto, ricchi di humus, con contenuto in carbonato di calcio non superiore al 12-15%, anche non profondi, poiché ha radici piuttosto superficiali. Si propaga per seme e per innesto. Utilizzo - Oltre che per consumo diretto, le mele servono per fare marmellate, gelatine, sciroppi, sidro (100 kg di mele danno 55-75 l di succo, con 4-6% di alcol dopo fermentazione), aceto, bevande.

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Melograno Punica granatum

Introduzione - Arbusto detto anche melagrana o granato, della famiglia Litracee. È alto fino a 5 m, cespuglioso, con rami terminanti in una spina; ha le foglie opposte o fascicolate, di forma varia, lunghe 5 o più cm; i fiori sono solitari o riuniti a 2-3, con calice di 5-7 sepali triangolari e carnosi, petali (5-7) rossi (bianchi o gialli in certe forme coltivate), stami numerosi, ovario infero con vari carpelli in 2 piani sovrapposti. La corteccia dei rami e specialmente della radice contiene diversi alcaloidi (pelletierina, isopelletierina, metilpelletierina ecc.), molto velenosi. Frutto - Il frutto (detto balausto) è una sorta di bacca sferica, coriacea, giallo-rossastra, sormontata dal calice, la quale si apre irregolarmente mostrando i numerosi semi che hanno il tegumento distinto in 3 parti, come una drupa, sono subprismatici, succosi, di colore rosso granato, con un buon sapore acidulo-dolciastro. Coltivazione - Originario del Mediterraneo, in Italia è coltivato per i frutti e per ornamento, spesso in una forma a fiori stradoppi, ed è anche inselvatichito. Utilizzo - La polpa dei semi si impiega per preparare gelati e sciroppi. Si usavano un tempo la corteccia del fusto e dei rami e la buccia del frutto, nonché i bottoni fiorali come astringenti (tannino); la buccia del frutto serviva anche alla concia dei cuoi e a fabbricare inchiostro.

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Melone Cucumis melo

Introduzione - È un’erba annua della famiglia Cucurbitacee, originaria dell’Asia e dell’Africa tropicale, coltivata in tutti i paesi caldi e temperati. Il m. è la più esigente delle Cucurbitacee: richiede calore e copiosi concimi organici ed esige continue cure (annaffiature, cimature ecc.). Ha fusto strisciante, ramoso, munito di cirri semplici, scabro come le foglie, che sono cordate, angoloso-lobate, e fiori monoici, gialli. Frutto - Il frutto, che è un peponide, ossia una falsa bacca corticata, è ovato-globoso, ha polpa succosa, dolce e profumata e contiene numerosi semi giallicci. Varietà - Le diverse varietà, distinte per la forma e la grandezza del frutto e per i caratteri della buccia e della polpa, si possono raggruppare in 3 tipi: cantalupo, frutto sferico a spicchi pronunciati, con buccia grossa, rugosa o bernoccoluta, polpa gialla; reticolato (o retato) sferico-ovoidale, con buccia verde sulla quale vi è un reticolo biancastro rilevato, polpa bianca, gialla, o verdiccia; liscio: sferico-ovoidale con buccia liscia; a questo tipo appartiene il m. giallo, con polpa bianca o aranciata, profumatissima; si conserva facilmente nell’inverno.

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Pero Pyrus

Introduzione - Il pero è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Rosaceae, comprendente specie arboree e arbustive con fioritura delicata e variamente colorata. Sono alberi di medie dimensioni, che raggiungono i 10-17 metri. La maggior parte dei Pyrus sono decidui, ma una o due specie nell’Asia sud-orientale sono sempreverdi. Le foglie sono lunghe circa 2-12 cm, di colore verde lucido in alcune specie, argenteo-pelose in altre; la forma delle foglie varia dall’ovale al lanceolato stretto. I fiori sono di colore giallo o rosa bianco e raramente tinto, di diametro 2-4 cm e hanno cinque petali. Sbocciano fra aprile e maggio, fino ad una quota di 1.000 metri. Frutto - Il frutto, pera, è grande come una mela, con diametro di 1-4 cm, ma in certe forme coltivate è lungo fino a 18 cm e largo 8. Il frutto del pero, pomo di forma caratteristica, più o meno allungata (definita genericam. piriforme, e con più precisione, nelle sue varietà, cidoniforme, doliforme, maliforme, ovoidale, ecc.), con residuo di calice all’estremità, detto calicetto: ha buccia di color verde, giallo, chiazzato di rosso o più o meno rugginoso, polpa fondente oppure croccante in cui sono sparsi numerosi granelli duri, dati da sclereidi, e semi racchiusi a 2 a 2 in cinque logge. Coltivazione - I peri sono natali delle regioni temperate del vecchio Mondo, dall’Europa occidentale e dall’Africa del Nord fino all’Asia. Gran parte delle specie tollerano il freddo polare, con temperature fra -25 °C e -40 °C in inverno, tranne le specie sempreverdi, che tollerano solo temperature fino a -15 °C. Utilizzo - Le diverse qualità (p. bergamotta, butirra, cosima, decana, kaiser, ruggine, spadona, William, ecc.) vengono consumate al naturale, in conserve, gelatine, marmellate, sciroppi, o essiccate per preparare il sidro: sbucciare, mangiare una p.; p. cotte, al forno o lessate, un tempo anche vendute da venditori ambulanti.

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Pesco Prunus persica

Introduzione - Il pesco è una specie della famiglia Rosaceae che produce un frutto commestibile chiamato pesca. É un albero originario della Cina, dove fu considerato simbolo d’immortalità, e i cui fiori sono stati celebrati da poeti, pittori e cantanti. Dall’oriente il pesco giunse in Persia, donde giunse in Europa; dalla Persia deriva quindi il nome della specie, con significato di “della Persia” (ripreso ancor oggi in molti dialetti italiani come per esempio nel romanesco “persica”, o del genovese “persiga”). Il pesco è un albero di dimensione che può raggiungere un’altezza di 4-8 metri, con corteccia leggermente scabra di colore marrone. I giovani getti sono di colore verde, spesso sfumato di rosso. Le foglie sono lanceolate appuntite, alterne, i fiori ermafroditi sono portati in zona apicale sui rami giovani, ma non sui polloni di sviluppo. I fiori sono di colore rosa, ma esiste una notevole differenza tra le varietà, i petali possono essere piccoli e stretti, o ampi e larghi; se hanno all’interno dei petali di colore più scuro-aranciato, si avranno frutti a polpa gialla, se l’interno dei petali, pur sempre rosa, è sfumato in chiaro i frutti saranno a polpa bianca. Frutto - Le pèsche sono drupe carnose, succose e zuccherine, hanno la buccia di colore giallo-rossastra ma anche bruna, che può essere sottile e vellutata o liscia (nettarine). La polpa è dolcissima e profumata e, secondo la varietà, può essere gialla o bianca con venature rosse più evidenti in prossimità del nocciolo. Sono state selezionate varietà a polpa bianca con il colore rosso esteso a tutta o quasi la polpa. La polpa può essere aderente al nocciolo (pesche duracine o “percoche”), o non aderente (pesche spiccagnole). Utilizzo - La pesca viene mangiata a morsi o sbucciata, da sola o in macedonie di frutta. Viene impiegata per fare succhi, marmellate e anche dolci (Pesca Melba). Può inoltre essere consumata, sempre come dessert, con vino, zucchero e qualche goccia di limone. Una ricetta tradizionale piemontese è quella delle pesche ripiene (in lingua piemontese: persi pièn) con un composto a base di uova, zucchero, amaretti sbriciolati e cacao.

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