Sussidio per lo studio della storia della lingua ceca - 2

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2 L’epoca hussita e l’umanesimo

II/1 Sussidio per lo studio della Storia della lingua ceca

L’epoca hussita e l’umanesimo (XV-XVI sec.)

In questo periodo si consolidano i mutamenti linguistici iniziati già nel sec. XIV. La diffusione della conoscenza della Bibbia ha come conseguenza il successo dello stile e degli schemi linguistici utilizzati nelle Sacre Scritture. Il latino viene limitato agli ambiti scientifico, teologico ed accademico. Il ceco viene usato nella letteratura religiosa di tipo missionario e omiletico, nella satira, nei canti e anche nella liturgia. È grazie all’opera di Jan Hus se la lingua nazionale viene avvicinata e semplificata a quella parlata. Anche con Hus permane la tendenza ai neologismi su base latina, per es. ukázka (ostensorio), prˇísˇtie (avvento), bdeˇnie (vigilia), cˇtena (lettura), péro (lancetta), hlasuplod/samohlas (vocale), hlavizna (capitolo). Hus introduce la formazione aggettivale in -vy´, -tedlny´ e -dlny´ (bublavy´, neporusˇedlny´). Nei suoi discorsi accademici in latino inserisce anche frasi ceche. Nell’opera a lui attribuita De orthographia (1406 o 1411) viene introdotta l’ortografia con i diacritici, segnando la palatalizzazione con un puntino sopra c˙, s˙, z˙, ˙l ("l" dura poi scomparsa definitivamente); le vocali lunghe invece portavano un accento acuto. Dal punto di vista fonologico, Hus è conservatore: scrive ó, á, y´ e non uo, au, aj (ej). Nella morfologia è più innovativo, mantiene aoristo e imperfetto solo nelle citazioni bibliche, mentre nella prima persona del presente usa già l’uscita in -m.

Durante l’umanesimo cresce il numero dei lettori, grazie soprattutto alla diffusione della stampa (il primo libro in terra ceca viene stampato a Plzenˇ dopo il 1468).

Questo "secondo umanesimo" (dopo quello dell’epoca carolina) ha un carattere soprattutto didattico, e va alla ricerca dell’antica cultura classica greca e latina.

Molti autori scrivono in latino. Contemporaneamente cresce l’interesse per il ceco, come testimoniano alcune "grammatiche "del XVI sec., compilate soprattutto in ambiente utraquista. Questi testi hanno come caratteristiche comuni il rifarsi al latino e al greco come lingue modello, si occupano perlopiù di fonologia e ortografia e manifestano la loro stima verso la lingua nazionale. Le tre grammatiche più importanti dell’epoca sono la Gramatika cˇeská di Benesˇ Optát, Petr Gzel e Václav Filomates (1533), la Deklarací na grammatiku cˇeskou di Jan Blahoslav (1571) e la Grammaticae bohemicae libri duo di Vavrˇinec Nudozˇersky´ (1603).

La prima di esse cerca di fissare le regole dell’ortografia, necessità sentita in ambito editoriale; i nessi ie, uo non vengono più registrati e compaiono già í e u˚, consigliano l’uso di y al posto di g (=j) e la distinzione dell’accusativo e dello strumentale femminile con ú e au (Acc. krásnú, Strum. krásnau). La terza singolare del passato è ormai fissata senza ausiliare jest: rˇekl e non rˇekl jest.

La Deklarací di Blahoslav, è una specie di appendice al primo testo menzionato e contiene osservazioni maturate dalla traduzione dei testi biblici. Blahoslav lamenta il cattivo stato del ceco e rimpiange gli autori più antichi, difende l’ausiliare jest e jsou rispettivamente alla terza sing. e terza plurale del passato, e respinge a ragione la distinzione contenuta nella Gramatika dell’accusativo e dello strumentale (v. sopra). Blahoslav si rifà principalmente alle convenzioni utilizzate dalla Bibbia di Kralice, piuttosto conservatrice: non vi compare ad es. il passaggio di y´ in aj (ej), la chiusura di é in í, e viene mantenuto il doppio suono di l, forte e debole.

Il terzo testo ricordato, rispetto agli altri due, è quello più sistematico e risente maggiormente dell’influsso del tempo: viene registrato il passaggio di y´>aj>ej, la chiusura di é in í. Il primo testo contenente i paradigmi di sostantivi e verbi è invece del 1577 con la grammatica di Matousˇ di Benesˇov, detto Philonomus.

All’inizio del XVI sec. appare il vocabolario latino-ceco Lactifer di Jan Vodnˇansky´, ma più importanti sono quelli della seconda metà del secolo, come i due Dictionarium latino-bohemicus (del 1560) e Dictionarium bohemico-latinum (1562) di Tomásˇ Resˇel (Reschelius), e soprattutto il Nomenclator tribus linguis, latina, bojemica et germanica di Daniel Adam di Veleslavin (del 1586), e l’edizione del 1598 in quattro lingue con l’aggiunta del greco; dai materiali di Veleslavin attingerà poi anche Josef Jungmann.

L’influsso sulla lingua dell’Unione dei Fratelli boemi (1579-93) è fondamentale.

Per quanto riguarda l’ortografia, si introduce l’uso del gancetto sulle palatali al posto del puntino (cˇ, ma a volte nei manoscritti compare cz, rˇ, a volte rz, zˇ), ma la "sˇ" si scrive ∫∫. Per indicare la "j" la grafia dei Fratelli boemi si adegua alla consuetudine del latino medievale in cui la "g" si scriveva "j"; alle volte, come nel prefis-

Jan Hus predica alla popolazione (1500 ca.)

Il frontespizio della Bibbia di Kralice, 1596..

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so del superlativo, compare la y (ney-); per indicare la g dura velare, si usava il diacritico gˇ. Dopo le consonanti c, z, ∫ si scriveva sempre y (cyzy´, ∫y´la), mentre la congiunzione "i" si scriveva "y". Le vocali lunghe si scrivevano con l’accento acuto, mentre la í era indicata con j. La palatale d', t', nˇ davanti a "e" era indicata come oggi col diacritico (eˇ). La "v" si indicava spesso come w. Il dittongo ou si scriveva au, anche se dall’inizio del secolo veniva letto già ou come oggi.

Gli influssi latini permangono in tutto l’umanesimo, e si riscontrano per lo più nella costruzione della frase complessa, nello spostamento del verbo alla fine della frase, nelle costruzioni participiali e nell’uso del passivo: nel XVI sec. una costruzione come jest souzen è già sentita come passivo presente, mentre ancora nel XIV sec. jest súzen veniva percepita come passivo passato. La terminologia latina passa attraverso la scuola (regula, phrasis, figura, forma, partes, praeceptor), la farmacia (puls, konfekt, pilule, purgací, komplexí, exponovati, mutovati), la giurisprudenza (proces, reces, relací, impugnací).

Nel XVI sec. entrano anche termini dalle lingue romanze, per es. dalle descrizioni dei viaggi parole italiane come nave (!), patron, kapitán, port, temon, strom (nel senso di albero di nave), marynárˇ. Nel periodo della costituzione dell’esercito asburgico, iniziano a penetrare termini franco-spagnoli, per es. armáda, jenerál, kapitán, kury´r, kvarty´r, oficír, lajtnant, soldát. Importante anche l’influsso germanico, in quest’epoca riferito a termini cavallereschi e giuridici della lingua scritta.

Per quanto riguarda la presenza di dialetti, Blahoslav constata nellasua grammatica che i moravi parlano ceco ma non altrettanto correttamente, che il ceco migliore è parlato nelle zone di Nymburk e Boleslav, Hradec Králové fino a Litomysˇl; distingue le parlate della zona del Rˇíp e di Plzenˇ.

Fonologia e morfologia A livello fonologico, già dall’inizio del XVI sec. è terminato il mutamento di ó>uo>ú, come testimonia la grafia u˚.

La y´ in Boemia e in parte in Moravia muta in ej anche nella lingua scritta specialmente all’interno di parola, in un primo momento raramente alla fine, poi se ne diffonde l’uso nella corrispondenza epistolare.

A livello morfologico, nella formazione dello strumentale plurale dei maschili e neutri si diffonde l’uscita in -mi. Si diffonde la formazione aggettivale in -ity´. Nella lingua parlata si usa alla terza plurale dei verbi l’uscita in -ejí, si conserva il genitivo negativo (nedeˇlal jsem toho), l’assenza di inserzioni eufoniche in casi come synem = s synem, u padla stolice = s stolice, l’antico accusativo nei nomi degli animali (koupil ku˚nˇ), la declinazione aggettivale dei cognomi come Jan Vávrového.

La prima pagina del primo libro stampato in ceco, la Kronika trojánské (1468?).

Influssi cechi sul polacco Dal X e dall’XI sec., con l’arrivo del cristianesimo, passano dal ceco in polacco termini cristiani di origine latina o tedesca (byrzmowanie, dziekan, szatan), nel XIII sec. passa la terminologia amministrativo-militare (komnata, komora, palac, barwa, koruna). Nel XIV sec. c’è l’influsso culturale dell’Università carolina a Praga, frequentata da studenti polacchi, e la presenza di docenti e studenti cechi successivamente a Cracovia. Durante il periodo hussita passa in polacco la terminologia militare. Fino alla metà del XVI sec. si può parlare di influssi del ceco scritto sul polacco scritto ancora in via di consolidamento. Dall’ortografia dei Fratelli boemi il polacco prende nessi e diacritici come rz, dzi, z˙ < z˙y.

Canzoniere dei Fratelli Boemi, 1564.

II/3 Sussidio per lo studio della Storia della lingua ceca

ANTOLOGIA Dal Viaggio da Praga a Veneziaâ&#x20AC;Ś di VoldrË&#x2021;ich di Vlkanov (1546)

Dalla grammatica di Jan Rosa (1672, traslitt.)