Giornale Febbraio

Page 20

Storia

STORIA

del

Febbraio 2013

20

territorio di Rinaldo Dal Negro

©

1848 - Verona con la guerra alle porte

Il 1848 è stato l'anno dei motti insurrezionali in tutta Italia contro i regnanti stranieri. Per quanto riguarda il Lombardo-Veneto, dominato dagli austriaci, vedi per esempio quelli di Milano dove il 18 marzo l'insurrezione popolare costrinse gli austriaci a rifugiarsi a Verona e nelle altre località del Quadrilatero di Venezia che il 22 marzo riuscì a sbarazzarsi dello straniero e a proclamare la Repubblica di S. Marco; di Brescia che il 23 marzo insediò un proprio autonomo governo, dichiarando decaduta l'autorità austriaca. Verona, dove in quei giorni era giunto il vicerè austriaco Ranieri con le sue truppe, cosa fece? Purtroppo rimase"sonnolenta" ovvero non raccolse l'occasione per ribellarsi e si limitò invece a istituire una Commissione Civica che risultò in pratica ad agire in accordo col Comando Militare austriaco! Così facendo si diede la possibilità al vicerè Ranieri, che nel frattempo aveva fissato il suo alloggio e comando presso il Reale Hotel Due Torri, di calmare le tiepide proteste popolari e di richiamare a Verona le truppe del suo generale Daspre, cacciate dall' insorta Padova. A partire dall’l aprile a guidare il Comando generale austriaco e il relativo imponente

esercito giunse a Verona il feldmaresciallo Radetzky che il 3 aprile pose in stato di assedio la città. Ciò comportò, tra l'altro, lo scioglimento della Guardia Civica nonché la consegna di tutte le armi in possesso dei cittadini, passibili di pena di morte in caso di trasgressione. Pochi giorni prima, precisamente il 23 marzo, il re di Sardegna e Piemonte Carlo Alberto di Savoia aveva dichiarato guerra all'Austria e si accinse ad entrare in Milano, già liberata dagli insorti, intenzionato a liberare tutto il LombardoVeneto, se non tutta la Nazione. In ciò ebbe subito il sostegno dei vari regnanti in Italia nonché la "benedizione" ed approvazione del papa Pio IX per lo Stato del Vaticano. Quest'ultimo però, esortato da Vienna, si smentì e il 29 aprile ritirò i suoi soldati. Carlo Alberto comunque varcò con le sue truppe il confine Lombardo-Veneto, attraversò vittoriosamente la Lombardia fino a portarsi, con i suoi 30.000 uomini, nelle vicinanze del Mincio e di Verona. Quindi, malgrado la guerra fosse stata dichiarata con notevole ritardo rispetto le aspettative e la logica militare, la campagna iniziò con alcune vittorie alla porte di Verona, città che i piemontesi intendevano occupare

con un "colpo di mano". Il piano d'azione aveva previsto l'assedio di Peschiera reso possibile il 30 maggio dopo aver travolto gli austriaci a Pastrengo con la famosa "carica dei carabinieri a cavallo" avvenuta il 30 aprile, a cui aveva fatto seguito la battaglia di Santa Lucia, avvenuta il 6 maggio e che, seppur vittoriosa, costò alle sue truppe ben 110 caduti e circa 800 feriti. A questo punto merita cenno un altro sanguinoso e grave episodio accaduto 1'11 aprile a Castelnuovo. Circa 350 volontari lombardi guidati dal patriota Luciano Manara, partiti da Salò e sbarcati a Lazise, decisero di far saltare in aria una polveriera sita nelle vicinanze di Castelnuovo, dove riuscirono a disarmare anche un centinaio di austriaci. Avuta notizia, il Comando austriaco di Verona inviò sul posto migliaia di soldati al comando di un generale e con l'ordine di "riportare l'ordine con qualsiasi mezzo". Risultato? Dopo una impari battaglia, gli austriaci per rappresaglia compirono una vera strage con cioè centocinquanta volontari lombardi e una quarantina di inermi abitanti trucidati sul posto nonché con l'intero paese distrutto e dato alle fiamme. Tornando alla guerra fra i due opposti eser-

La battaglia di Santa Lucia del 06/05/48

citi è da dire che con la vittoria di Santa Lucia i piemontesi si erano aperti la porta per entrare a Verona, dove gli austriaci si erano ritirati. Purtroppo a questo punto Carlo Alberto, dopo giorni di indecisioni e tentennamenti, anziché forzare l'assedio su Verona, decise inopinatamente di ritirare le sue truppe, pensando che dovesse essere la popolazione ad insorgere e liberarsi da sola dagli austriaci. In città non ci fu invece alcuna sommossa e pertanto il tergiversare e il colpevole comportamento dei piemontesi consentì agli austriaci di riorganizzare le loro forze militari e di passare al con-

trattacco. Infatti il 23 luglio, dopo aver avuto adeguati rinforzi militari, travolsero la linea piemontese Sommacampagna-Sona e dopo tre giorni di combattimenti a Calmasino e su altri paesi posti sui colli morenici a ovest di Verona, nonché nelle vicine Valeggio, Salionze e San Giorgio in Salici, affrontarono e vinsero la decisiva battaglia di Custoza. Da qui l'umiliato esercito piemontese si ritirò a Villafranca e a Goito e poi, dopo altre sconfitte, abbandonò del tutto il Lombardo-Veneto. Con ciò ebbe termine la Prima Guerra Risorgimentale che tante vittime costò e dopo questo

grave smacco Carlo Alberto, definito "il re tentenna", abdicò a favore di Vittorio Emanuele II. Conclusione. Le speranze dei veronesi dunque deluse sul nascere, con la città arresasi senza neanche combattere. Evidentemente dopo gli eventi sommariamente sopra descritti il ruolo di Verona andò incontro a una profonda e negativa trasformazione politico-amministrativa. Subì inoltre ritorsioni di ogni genere con, tra l'altro, la polizia austriaca che stroncava sul nascere, anche con condanne a morte, movimenti insurrezionali e in special modo i comitati clandestini mazziniani.

Il Congresso di Verona che determinò le sorti politiche – territoriali dell’Europa Tramontati, dopo le batoste subite nel 1815, i poteri napoleonici e, più in generale, della Francia, i principali regnanti europei (in particolar modo di Austria, Prussia e Russia) fautori della"Restaurazione", cioè intenzionati a riportare in Europa confini e condizioni politiche antecedenti la Rivoluzione

Francese,si ritrovarono a Vienna per riunirsi in patto definito della "Santa Alleanza". Le prime cose deliberate da questa alleanza furono l'accordo di reciproca assistenza e l'impegno di ritrovarsi in congresso qualora una della nazioni associate fosse in pericolo oppure quando venissero meno

fratellanza, pace e giustizia tra di loro. Ci furono pertanto, dopo la riunione di Vienna del 1815, i Congressi di Aquisgrana nel 1818, di Troppau nel 1820 e di Verona nel 1822. Di quest'ultimo ne abbiamo già fatto cenno in un numero precedente (nella Cronaca 1821-1840) e pertanto quanto segue è un

doveroso approfondimento data la sua grande importanza. In quella circostanza il Comune di Verona non badò a spese (si indebitò per i tre anni successivi!) nell'addobbare a festa la città con archi trionfali, luminarie artistiche sempre accese e balconi fioriti. Inoltre, onde rendere gradevole il sog-

giorno degli ospiti, organizzò grandi spettacoli di ogni genere, alcuni aperti anche al pubblico. Vedi, per esempio, la grandiosa manifestazione coreografica-musicale tenuta in Arena con, nella platea, una statua alta 25 metri raffigurante la "Concordia" , in tabellone musiche appositamente scritte da Giacomo Puccini e, alla fine, estrazioni a premi per il pubblico. Già il 12 ottobre i primi invitati giunsero in città e furono il vicerè del Lombardo-Veneto Ranieri, i Granduchi di Toscana e il duca di Modena. I giorni successivi arrivarono l'imperatore d'Austria Francesco I, lo zar di Russia Alessandro, il re di Prussia Guglielmo III, il re di Sardegna Carlo Felice, il re delle Due Sicilie Fernando I, il plenipotenziario d'Inghilterra duca di Wellington, altri sovrani, principi e diplomatici, quasi tutti accompagnati dalle relative consorti e assistiti da corpose

delegazioni. Furono talmente tanti che per alloggiarli tutti necessitarono una sessantina di case e/o palazzi del centro cittadino. Il Congresso si chiuse in dicembre, dopo aver confermata la "Restaurazione", ovvero il nuovo assetto politico-territoriale europeo (Che per Verona nulla mutò) tenuto conto dei"particolarismi" di alcuni singoli Stati e dell'esigenza di rispettare le aspirazioni massoniche in atto e in particolare non accolsero le esigenze della Grecia (non furono neanche accolti in Congresso i suoi delegati), rea di aver proclamato la sua indipendenza dall'Impéro Ottomanno; venne tolto il veto alla successione nel Regno di Sardegna di Carlo Alberto di Savoia; diedero alla Francia il mandato di reprimere i movimenti democratici e repubblicani sorti in Spagna onde restaurare in quel paese il regno di Ferdinando VII.


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.