Giornale Villafranca

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Salute & Sanità

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A cura di Diego Cordioli

Sprechi nella sanità pubblica e dubbi sul PSSR: ce ne parla Tabarelli L’Ugl Sanità ha fatto due conti ai costi della sanità pubblica veneta. Il portavoce del sindacatoTabarelli rende pubblico il documento presentato alla V commissione per dimostrare che “il vero sperpero non è, ad esempio, Isola della Scala ma è dato dalla macchina amministrativa che pesa su ogni Ulss”. Mentre da una analisi del PSSR 2012 - 14 si evidenziano alcune criticità ed alcune ombre... “Nel Veneto ci sono 23 Ulss e 2 aziende ospedaliere integrate. I direttori generali sono in tutto 20: di questi, 17 percepiscono uno stipendio da 154.510 euro l’anno (per la durata triennale dell’incarico la spesa è di 7milioni e 880 mila euro) mentre 3 dg guadagnano 123.510 euro (nel triennio il totale è di 1 milione e 111mila euro)”. Considera Tabarelli. Morale:“I direttori generali delle Ulss venete costano in un triennio 8 milioni e 991mila euro.A loro vanno aggiunti i direttori sanitari, amministrativi e del sociale”, ricorda Tabarelli,“i primi, ad esempio, sono 20 e per stipendiarli spendiamo 6 milioni per mandato a cui bisogna aggiungere i costi delle altre due categorie di manager.Troppe Ulss, il che significa costi enormi: basterebbe averne una per provincia, il risparmio sarebbe milionario. E questo non è il primo vero grande spreco?”. Anche l’analisi del PSSR 2012 - 14 rivela alcune problematiche. “Il PSSR, infatti, non individua in modo chiaro i processi di valorizzazione e di autonomia per quanto riguarda tutte le professioni sanitarie. Infatti non si trova traccia (è presente solamente in un paio di passaggi) di tale processo e permane soltanto un modo idealistico di previsione, senza individuare in che modalità queste valorizzazioni devono essere affrontate. In previsione della legge regionale sulle dirigenze delle professioni sanitarie, era necessario dare un mandato chiaro per dare autonomia e professionalità nell’individuare un inserimento di tale figura in essere. Si parla poi di osservatori come modalità di consultazione per il governo clinico, visto che assistiamo quotidianamente ad un abusivismo delle professioni sanitarie che espone al pericolo i cittadini utenti e visto che tale PSSR è impostato sulla centralità della dirigenza medica, si ritiene opportuno che siano istituiti l’Osservatorio delle professioni sanitarie e l’Osservatorio per gli operatori socio sanitari. Il primo deve avere mandato per combattere l’abusivismo, analizzare i fabbisogni professionali e formativi, monitorare e valorizzare i corsi di laurea sanitari, individuare i processi per la formazione ECM e essere modalità consultiva per quanto riguarda i processi di valorizzazione delle professioni stesse. Il secondo deve monitorare i processi di formazione, individuare il fabbisogno assistenziale di base sul cittadino utente e essere partecipe dei processi di valorizzazione della professione. Non si individua inoltre all’interno del Piano Socio Sanitario nessuna modalità o processo per quanto riguarda gli sprechi, visto l’attuale momento economico e soprattutto non è stata fatta una riforma strutturale per la riduzione delle ASSL da territoriali a provinciali e per la creazione di Dipartimenti interprovinciali, che avrebbero comportato in modo significativo una riduzione della spesa in tutti i settori, a vantaggio del cittadino utente, come ad esempio il Dipartimento di prevenzione.Visto poi che l’aspettativa di vita si è allungata, si propone che l’assistenza primaria sia diversificata per una migliore prevenzione attraverso una riorganizzazione istituzionale ed informatica, cioè se il pediatra assiste dai 0 anni ai 16 e il medico di base dai 17 a tutta l’età lavorativa, sarebbe importante creare il geriatra familiare che avrebbe in carico il cittadino dall’età pensionabile, con un’attività di prevenzione mirata. Considerato infine che all’interno del PSSR si parla di strutture per malati terminali, crediamo che la via per la creazione di queste strutture sia la riconversione strutturale di eventuali stabilimenti ospedalieri che saranno dismessi o non saranno più strutture per la fase acuta.”

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