Giornale Villafranca

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“Angelo, il gigante buono” Cari amici, care amiche, al “fubal” torneremo fra qualche numero e con “i pezzi da 90” del nostro paese, ma oggi parleremo di “boxe”. Questa volta tocca al pugile “Angelo, il gigante buono”, riportarci nella “Villafranca de na’ ‘olta”. Angelo Tumicelli, classe 1920, del casato dei “Panara” alias Barabba (come lo avevano soprannominato gli amici, per aver interpretato in Arena la parte di un gladiatore in un kolossal degli anni ‘50) è stato per Villafranca un indiscusso campione nello sport e nell’impegno politico. Iniziato giovanissimo al pugilato, da subito si mette in luce per le sue eccezionali doti fisiche e di carattere .“Peso massimo” per naturale struttura fisica, raggiunge ben presto il vertice del campionato italiano dilettanti, memorabile una finale nazionale disputata a Lucca dove è battuto ai punti da tale Bastiani, non senza però le veementi proteste del pubblico, come ricordano ancora alcuni suoi tifosi accorsi da Villafranca a sostenerlo. Negli anni ‘30 e ‘40 il pugilato, esaltato dalle imprese oltre oceano di Primo Carnera e ben pubblicizzate dalla propaganda del Regime Fascista, era diventato sport di massa che attirava agli incontri folle di appassionati. Nella foto all’Arena di Verona, il pubblico delle grandi occasioni per l’incontro Tumicelli – Berzan. Purtroppo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale impedisce ad Angelo di diventare professionista. Chiamato alle armi ed inviato a Rovereto, il 9 di settembre 1943 è catturato dai tedeschi e deportato in Germania. Il pugilato è tuttavia per lui la salvezza. In campo di concentramento deve esibirsi in innumerevoli combattimenti e con i più disparati sfidanti, ma per questo gode di un trattamento speciale, vitto sufficiente ed alloggio separato. Angelo, finita la guerra e rientrato in Italia, torna sul ring, come pure torna in Germania e questa volta come componente della rappresentativa italiana. Ma ormai per lui gli “anni buoni” sono passati e così mette a frutto la sua esperienza e diventa allenatore federale di pugilato. Sotto la sua guida viene realizzata a Villafranca una scuola di boxe frequentata da numerosi concittadini. La palestra è dapprima in uno scantinato di una casa privata “ai Tubi” (in via Grezzano) e poi, negli anni ‘50 quando è costituita la società “Pugilistica Villafranchese” (il cui primo presidente è stato Franco Dal Gal) viene spostata in un locale dell’albergo ristorante Due Torri in via Messedaglia. Nel 1951 si sposa con l’amore della sua vita, Bruna Bocchio, che gli darà le amatissime Vanna e Mirka. Si ritiene che l’apice del movimento pugilistico villafranchese sia stato raggiunto nel febbraio del 1957 quando nel salone del Superdancing viene disputato il campionato veneto. In quell’ occasione Angelo è l’allenatore dei “pesi welter pesanti” Mazzi e Mazzurega e Biasi, e del “peso massimo” Bulgarelli. Poi però per l’intero movimento pugilistico villafranchese arriva un rapido ed inarrestabile declino. Le cronache dell’epoca riportano come, per rimanere a Villafranca, Angelo rifiuti buone proposte da allenatore a Milano e siccome bisogna pure mangiare, per lui arriva un lavoro alla SAIRA che coincide con l’inizio del suo intenso e travagliato impegno politico. Impegno che lo porta anche a sedere in Consiglio Comunale, ovviamente tra i banchi dell’opposizione. Iscritto sin da giovane al Partito Comunista, di cui rimarrà sempre fervente attivista, alla SAIRA entra subito nel comitato interno di stabilimento trovandosi per questo ad organizzare scioperi ed a presidiare picchetti. Il suo attivismo però non è affatto gradito dalla direzione che non potendolo per questo licenziare direttamente trova la soluzione: lo trasferisce alle fucine e dopo qualche mese lo licenzia per chiusura reparto. Angelo non molla, trova lavoro come metalmeccanico prima a Sant’Antonio di Mantova e poi alla OVER Meccanica di Verona, luoghi di lavoro che lui, privo di patente raggiunge ogni giorno, e con ogni tempo, in sella al suo “moschito”. Semplice come è sempre stato sin da ragazzo, mai altezzoso, buono oltre misura e disponibile verso chiunque ne abbia bisogno, si prodiga per il funzionamento della locale sezione del partito. E’ celebre, in quel periodo la risposta che lui, tra il serio ed il faceto e con in bocca la sua inseparabile pipa, dava a chi gli chiedeva “Angelo sa fasìo a la OVER?” e lui di rimando: “Cingoli par i cari armati russi”. Oppure quando, irrigidendo gli addominali, invitava qualche amico a sferragli un pugno allo stomaco: “ daghe forte”, preoccupandosi poi di chiedergli “te seto fato mal?”. Era la “ Villafranca de ‘na ‘olta”, quando “no g’era né sponsor né television” ed anche se eri stato un vero campione arrivato ai vertici nazionali poi, per vivere, dovevi ” ‘ndar a laorar”. Alla prossima. Rico Bresaola

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