This orient project

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_cĂŠsar meneghetti


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Em um mundo que é todo a portada de mouse e links que ligam e evidenciam quase todos os lugares do globo, a questão ligada a um determinado lugar geográfico pode ser emprestada como sinédoque. O Atlas geográfico tradicional, agora quase esquecido pelo imediatismo das imagens de satélite que liga cada ponto na superfície da Terra aos nossos monitores coloca THIS_ORIENT como uma indagação de um não-lugar simbólico, um universo antropo-geográfico único e que tem vida somente ao interno do White Cube. Imagens captadas e fotografadas durante uma viagem entre Hong Kong (PRC) e Hanói (Vietnã) e o voltar ao Brasil depois de um longo período foram o ponto de partida deste trabalho. A dualidade de significados do título do Inglês "This_Orient" (este Oriente), mas também “disorient” (desoriente/desorientar), desviar o que estava orientado, mudar, desencaminhar, confundir, embaraçar, desnortear, perturbar está ligado aos conceitos de incerteza e indeterminação. Os dois conceitos são colocados em questão mas não apenas como um discurso tradicionalista delimitado a um determinado lugar geográfico mas que se estende a todos os lugares do planeta na era contemporânea, ou até mesmo a um não-lugar onde a perda real de "orientação,” e a busca de solidezes, é neste paradoxo, o verdadeiro foco do trabalho.

A urgência da questão de pertencimento a algo maior que não um simples um lugar geográfico no mundo se impõe não só em si, mas também como uma metáfora da conexão original que une cada indivíduo ao seu contexto, seja ele real ou ideal, material ou cultural. Essa harmonia profunda entre individuo e oikos ao longo do tempo na cultura ocidental, por vezes, impulsionada pelos ventos do sul ou do oriente, e múltiplas interpretações, porque a comparação é mais interessante do que as diferenças entre semelhanças. César Meneghetti



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Il lavoro di César Meneghetti assomiglia a una costellazione addensata attorno al tema centrale del confine, inteso come separazione e passaggio da una condizione ad un’altra, e di cui lo split-screen si fa tropo. La linea – che sullo schermo separa la zona a colori da quella in bianco e nero, ad esempio, o che divide la ripresa naturalistica da quella con gli effetti digitali, o ancora delinea inserti cromatici applicati simulando il collage – è permeabile, cosicché le immagini trascorrono liberamente dall’una all’altra metà. Più simile a una frontiera che non un fronte, si potrebbe dire , con un’immagine forse cara all’artista italo-brasiliano che, sovente, si concentra sulle tracce del passato recente e si muove a suo agio fra tecniche, linguaggi e ruoli professionali differenti, tanto che nella sua ricerca film, video e fotografia sembrano passarsi il testimone. Lo split-screen (schermo diviso), soluzione stilistica reiterata da Meneghetti, diventa metafora anche della dicotomia fra l’abbandono del naturalismo e l’attrazione per l’immediata eloquenza della realtà. L’autore cattura quest’ultima con la macchina fotografica e la telecamera, di cui si serve per esplorare contesti sociali o far vivere i ricordi con la stessa «distratta attenzione» che gli permette di assorbire le atmosfere dei luoghi, di oltrepassare le diffidenze per entrare in contatto con gli altri, alla ricerca di ciò che si nasconde sotto la superficie: tensioni e paradossi, ossimori e analogie, relitti di un mondo ridotto al silenzio da condizioni storiche, sociali o culturali. Nonostante le distinzioni dei generi, infatti, una medesima inquietudine attraversa sia i lavori documentari, sia quelli creativi. Più che di duplice ispirazione, si tratta piuttosto delle due facce del medesimo foglio, come mostra This Orient (2010) , opera costituita da quattro video, nati dal primo soggiorno di Meneghetti in Estremo Oriente. Il paesaggio urbano e quello naturale, i volti come i suoni sono trasfigurati dagli effetti digitali – sovrapposizioni, rallentamenti, solarizzazioni, disturbi indotti o casuali, pixellizzazioni e filtri – che sospingono gli scenari originali oltre i limiti della riconoscibilità, verso esiti astratti. I fili elettrici sullo sfondo del cielo, ad esempio, si fanno qui sbarre di una gabbia, là pieghe di tenda, più oltre selva di pellicole mosse dal vento degli elettroni: velo allo sguardo, barriera oltre la quale spingersi o dietro la quale trincerarsi, rete comunicativa tra le cui maglie, tuttavia, scivola via il tempo. I ritmi lenti e il sonoro avvolgente di William Basinsky (con soundscape di Matthew Mountford) sottolineano l’aspetto meditativo del polittico elettronico che, nella forma della ripetizione differente , sfiora esiti ipnotici. Un invito a inoltrarsi in profondità, dunque, e a sottrarsi al fascino dell’esplorazione estensiva formulato soprattutto nell’ultimo video della serie in cui, non a caso, anche la pressione del reale si fa più palpabile. Questa volta César Meneghetti sembra essere stato catturato da una melodia interiore, come da un vortice che lo ha condotto verso una rigenerazione della visione, verso pure immagini: eludendo così le apparenti lusinghe del titolo sotto cui si cela invece un’assonanza rivelatrice. Francesca Gallo

Roma, 2010


2010 THIS ORIENT, Roma AOFC58 GALLERY, April 2010. 41°54’ N - 12°28’ E project


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video frames


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video monitors



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video monitors





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video proiezioni



2011 THIS ORIENT, Salvador, Bahia ACBEU GALLERY, November 2011. 12°59 23’ S - 38°31 27’ W project


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fotografie



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this_orient project Artista: César Meneghetti Titolo mostra: this_orient Testi: Francesca Gallo Ref. web artista: http://cesarmeneghetti.net Ref. web opera: http://thisorient.blogspot.com/

OPERE VIDEO  this_orient V.1.0 this_orient V.2.0 this_orient V.3.0 this_orient V.4.0 this_orient V.5.0 this_orient V.6.0 this_orient V.7.0 this_orient V.8.0

OPERE FOTOGRAFICHE Stampa su carta fotografica kodak mettalizzata SERIE HK da 1 a 25 SERIE VN da 1 a 25

links: this_orient V.1.0 this_orient V.2.0 this_orient V.3.0

http://vimeo.com/16472493 password: meneghetti http://vimeo.com/16473524 password: meneghetti http://vimeo.com/16474955 password: meneghetti

scheda tecnica




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