Giornalino dell’Associazione 180amici Puglia e del gruppo studio e ricerca del Centro “Marco Cavallo” di Latiano -BR-
910 ottobre 2012 Dicembre
2012
Editoriale di Alessandro Taurino Nuovi linguaggi per nuove culture Il linguaggio veicola messaggi, permette la comunicazione, apre lo spazio della relazione tra le persone. Senza le parole le nostre vite sarebbero in parte private della possibilità di narrarsi, raccontarsi. Le parole, integrando il linguaggio non verbale del corpo, consentono alle emozioni, ai vissuti, ai sentimenti e alle sensazioni di prendere forma per gli altri e con gli altri. Il linguaggio costruisce la realtà. Nominare qualcosa vuol dire dare esistenza a ciò che viene nominato. Nel linguaggio si rivelano universi di significato da scoprire ed attraversare. Le parole però, se non adeguatamente analizzate, possono trasformarsi stereotipi che reiterano pregiudizi. Il linguaggio può essere anche una trappola, lo strumento di una paradossale incomunicabilità, il luogo di un tradimento. Ed è proprio intorno a questa doppia matrice del linguaggio che ruotano la maggior parte delle testimonianze presenti in questo numero. In molti contributi le parole (e soprattutto gli universi di significato ad esse collegati) diventano oggetto di riflessione critica, di discussione, di decostruzione. E soprattutto la parola "utente". Chi è l'utente? E' giusto definirsi utenti? Cosa c'è nella parola utente che potrebbe tradire il vissuto e le emozioni di quanti hanno esperienza diretta del disagio psichico? Il termine utente viene dal latino utor e vuol dire usare, adoperare, impiegare, servirsi, fare uso di. Per estensione il significato di questa parola è diventato anche avere, possedere, godere, disporre di, praticare, trattare, essere in relazione con. Se ci fermiamo alla prima accezione, applicare in modo acritico la parola utente all'ambito della salute mentale, potrebbe celare il rimando ad un utilizzo passivo, non partecipato dei servizi, all'interno di una dinamica di potere in cui vi è una radicale asimmetria tra chi dà e chi riceve, chi consente l'utilizzo e chi utilizza. In questo senso la parola utente tradisce potentemente il modello della psichiatria di comunità e soprattutto il senso della sperimentazione del nostro centro "Marco Cavallo"; sperimentazione orientata a mettere al centro dell'intervento di un servizio di salute mentale la condivisione di vissuti ed esperienze di vita, la progettazione concordata, il fare condiviso, il protagonismo, l'abbattimento di ruoli rigidi e strutturati, la valorizzazione delle risorse e delle competenze di tutti, al di là di ogni possibile/eventuale disagio e/o malessere. Ne consegue che la parola utente ha bisogno allora di dotarsi di un'anima nuova, di nuove qualificazioni, di nuovi significati; quei significati che potentemente si rivelano nelle tante esperienze raccontate e condivise in questo numero. La discussione sulla parola utente, la restituzione di quanto avvenuto sia a Roma alla riunione delle tre associazioni 180 Amici, sia a Modena al Coordinamento Nazionale Utenti, i contributi di alcuni dei maestri d’arte che gestiscono i laboratori del “Marco Cavallo”, e le testimonianze presenti sono l’importante segno di un agire comune e condiviso, nell’ottica del superamento del pregiudizio, attraverso la personale espressione di sé, non permettendo che le (poche) buone prassi nel campo della salute mentale non vengano comprese o, ancor peggio, distorte nella loro portata rivoluzionaria. Gli affascinanti stimoli che i diversi contributi offrono danno la possibilità di riflettere sul potere delle parole e delle testimonianze di dare vita a nuovi saperi e nuovi discorsi in grado di abbattere barriere, esclusioni, discriminazioni. Nuovi saperi per l'affermazione del potere della relazione, dell'accoglienza, dell'inclusione, dell'ascolto, dell'empatia, della condivisione, della connessione emotiva, dell'appartenenza, della comunità, della reciprocità. Nuovi saperi per nuove culture. Nuovi saperi per una cultura delle differenze che necessariamente passa attraverso la partecipazione, la relazione, l’incontro, il dovere al rispetto della dignità dell’altro, la garanzia del diritto inalienabile di ogni persona alla realizzazione del proprio desiderio di autenticità nell’espressione di sé e del proprio valore.