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Periodico

180

M E RA V I G L I E n°17

dell’Associazione 180amici Puglia e del gruppo studio e ricerca “Marco Cavallo” di Latiano (BR)

Luglio 2014

EDITORIALE A cosa serve tanta ricerca?

Partendo da un breve excursus cronologico sul fare, che va dall’organizzazione dei seminari con il Professor Cendon e con il Dottor Serrano e la Dottoressa Del Giudice, alla costituzione dei nuovi laboratori del Centro, si giunge ad una serie di riflessioni sul senso di tutto questo che si riassumono nella domanda…”perché tanta ricerca?”.

180amici Puglia

Centro Sperimentale Marco Cavallio

c/o centro Marco cavallo

Via c.Scazzeri 41 bis

Via c. Scazzeri 41 bis

72022 Latiano /BR)

72022 Latiano (BR)

marco.cavallo2009@libero.it

180amicipuglia@libero.it

0831/727722

0831/728948

I N D I C E Pag. 3 Editoriale “A cosa serve tanta ricerca?” di Carlo Minervini Pag. 4 “Nuova organizzazione e filosofia dell’Associazione” di Cosimo Venerito, “Riparte la sfida”di Gennaro Dinota Pag. 5 “Verso una società competente che sappia sviluppare la Salute Mentale di comunità”- Riflessioni finali sul corso di Veronica Pesari Pag. 6 “Riflessioni personali sulle due giornate alla facoltà di Psicologia dell’Università di Bari” di Anna Mevoli Pag. 7 "Il protagonismo nella Salute mentale di Comunità: storie di vita, esperienze ed emozioni a confronto" di Alessandro Taurino, “Le impressioni delle studentesse”di Valentina e Valeria Pag. 8 “Ai ragazzi del marco Cavallo” poesia di Rosaria Pag. 10 “Al Centro Marco Cavallo discutendo della Legge180. 36 anni e non mostrarli” di Giovanna Del Giudice Pag. 12 “Un lungo viaggio per la Salute Mentale” di Alessandro Lorato Pag.14 “Arriva la Delegazione cinese” di Gennaro Dinota Pag. 15 “Sperimentiamoci” – Laboratorio Teatrale del Marco Cavallo di Rosario Diviggiano Pag.16 “Prova Aperta di Teatro del 25 Giugno 2014” di Antonella Gallo Pag.17 “Laboratorio “180ortaggi” di Antono Friolo Pag.18 “Tutti al mare!” di Cosimo Belluscio Pag. 19 La “testa nel pallone” anche quest’anno… di Annamaria Coluccia e Noemi Albanese Pag.20 “Le valutazioni dell’allenatore” di Fernando Argentieri Pag. 21 “Lo sportello informativo: una nuova scommessa” di Simona Annè e Augusta Caforio Pag. 22 “Convegno "Limiti e rischi degli psicofarmaci: i dati emersi dopo anni di pubblicità a senso unico" di Davide Monte Pag 23 “Convegno AIRSAM: le buone pratiche di salute mentale di comunità di Davide Monte Pag.24 “Lavoratori alla pari” Appunti dal Congresso AIRSAM a Matera” di Carlo Minervini Pag.25 Interventi dei nostri S.E.P.E. al convegno “Quali possibilità alternative per l’abitare nella salute mentale...in Puglia?”

Pag. 27 Le ricette di Lori

Questo è il periodico del Centro Sperimentale di Ricerca e Studio per la Salute Mentale di Comunità “Marco Cavallo” e dell’ Associazione 180amici Puglia.

Un centro del servizio Pubblico (Unità Operativa di Salute Mentale Mesagne / San Pancrazio - A.S.L. BR ) cogestito con l’Associazione.

Un impegno collettivo per la costruzione di un percorso di salute mentale di comunità e, nel contempo, un tragitto che porta a riconquistare i diritti di cittadinanza e renderli realmente esigibili per tutti.

Nel periodico riportiamo le esperienze di tutti i protagonisti organizzate e vissute all’interno e all’esterno del Centro.

COMITATO di REDAZIONE Gennaro Dinota Simona Annè Augusta Caforio Veronica Pesari Alessandro Taurino Beatrice Solito Cosimo Venerito Davide Monte Maddalena Guida Maddalena Sterlicchio Marguerite Chirico Piero Di Stefano

e con la partecipazione di tutti coloro che hanno qualcosa da dire

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Editoriale A cosa serve tanta ricerca?

Negli ultimi giorni il nostro cavallino (o la nostra cavallina?) ha galoppato come e più del solito e noi nel tentativo di stargli/le dietro siamo con il cuore a mille e la lingua di fuori!!!

Dobbiamo riconoscere, purtroppo, che questo è un periodo storico in cui si fa leva sulla paura e sull’insicurezza per erodere diritti e spazi di democrazia! E’, anche, un momento di crisi economica, relazionale e di valori e, se vogliamo continuare a sognare di poter trasformare ed innovare, forse dobbiamo andare al massimo?

So bene, però, che andare sempre al massimo non è una cosa buona: infatti, per affrontare un lungo e faticoso viaggio, bisogna utilizzare, di norma, una andatura media, lasciando per i momenti di emergenza la possibilità di “spingere al massimo”!

In poche settimane abbiamo realizzato gli ultimi seminari del Corso di sensibilizzazione/formazione e informazione costruendo, in particolare, il seminario aperto e a carattere dipartimentale sull’amministratore di sostengo con il Prof.

Cendon (padre della relativa legge) al quale sono seguiti in coda l’incontro con Giovanna Del Giudice in occasione del 36° anniversario della 180 (13 maggio 1978 – 13 maggio 2014) e il convegno con Mario Serrano sull’Abitare in salute mentale.

Se non bastasse, siamo riusciti anche ad organizzare la partecipazione al Congresso nazionale AIRSAM a Matera.

Contemporaneamente abbiamo portato avanti, “all’interno”, il corso sulla costruzione collettiva del nostro sito web, il gruppo “eventi” settimanale, il laboratorio 180ortaggi nel terreno concessoci da Rosa e da sua sorella, la costruzione dello spettacolo teatrale, in libera elaborazione del dialogo tra Marco Cavallo e il Drago, l’allenamento bisettimanale di calcetto (e la partecipazione a diversi tornei) che da metà giugno si svolge al mare nella nostra “sede estiva” di Pantanagianni, etc….

Importante da ricordare, “all’esterno”, i due seminari/lezione tenutisi in Maggio all’Università di Bari con il Prof. Taurino, con gli studenti del 3° e del 5° anno di Psicologia. Inoltre, in questi giorni, riprendiamo il percorso con la cooperazione internazionale in Egitto; la nostra Sepe Maddalena è lì a rappresentare il nostro lavoro sul Protagonismo e sulla Recovery!

Quindi tanto … forse troppo.

Credo sia necessario e giusto, a questo punto, che ognuno di noi rifletta su quanto stiamo pensando, elaborando, sperimentando, producendo…

Anche io sento il diritto/dovere di esprimere quello che in questo periodo mi frulla in testa.

Cercherò, come mio solito, di esplicitare il nocciolo delle questioni, la semplificazione dei concetti e del linguaggio, in altre parole, il succo delle cose, per poter dare un mio contributo nella nostra continua ricerca di un modo di fare salute mentale più vicino ai bisogni di tutti noi.

Perciò, da un po’ di tempo, mi sono più volte chiesto: a cosa può servire tutto questo “sperimentare” dentro e fuori del “Marco Cavallo”?

E mi sono risposto, provvisoriamente, questo: credo serva a fare dei passi avanti proprio nell’elaborazione di nuovi concetti, nella verifica, positiva o negativa, della pratica in corso, nel provare nuovi percorsi, o riscoprirne di “vecchi”, magari con nuovi significati. Vedere come altri parlano di stesse pratiche con parole diverse o, al contrario, utilizzano gli stessi vocaboli ma fanno cose che assumono altri significati; come alcuni termini siano inflazionati e quindi perdano il loro significato iniziale ed il loro valore trasformativo, etc…

Infine, voglio cogliere l’occasione, per esporre alcuni concetti a cui sto pensando da qualche tempo e di cui voglio rendervi partecipi:

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Il privato occupa lo spazio che il pubblico lascia libero: l’equilibrio tra privato e pubblico dipende dalla posizione che entrambi gli attori assumono! Per questo, io credo che il pubblico deve saper assumere il ruolo di responsabilità e di regia che gli spetta. Su questo tutti si professano d’accordo ma, poi, poco si fa per metterlo in pratica quotidiana … è difficile?

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Il metodo che potrebbe realmente scardinare vecchie pratiche fondate sul “posto letto” che hanno sempre più ingessato il circuito riabilitativo pugliese (come dice Marisa De Palma) è quello del “budget di salute”, costruito come un abito su misura su ognuno di noi. Io me ne convinco sempre più e del resto è stato ribadito anche a Matera. Questo forse cozza con interessi forti?!?

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Infine, credo che dobbiamo tutti sforzarci per trovare un equilibrio nuovo attraverso un’opera di pacificazione tra tutti i soggetti in campo nella questione della salute mentale: questo ci riporta al “Fareassieme” ed è l’unica possibilità positiva che abbiamo, io la penso così, anche per rispondere alle esigenze di sicurezza.

Carlo Minervini

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Associazione 180amici Puglia Nuova organizzazione e filosofia dell’Associazione Il 24 maggio scorso ci sono state le elezioni per il rinnovo del consiglio direttivo dell’Associazione 180amici Puglia. Sono stati eletti 9 Consiglieri, alcuni confermati dal precedente direttivo, contenti di aver fatto bene e di avere ancora la fiducia per i prossimi 2 anni, altri eletti per la prima volta, ma sempre contenti di cimentarsi in questo nuovo ruolo. La novità più importante in questa nuova organizzazione è, senza dubbio, una nutrita presenza, nel direttivo, di persone con esperienza diretta di disagio psichico. Questo può essere colto sia come un segno di un buon lavoro di consapevolezza e partecipazione attiva all’interno del Centro Marco Cavallo, sia come segno di una buona volontà a sperimentarsi all’interno del Centro e a credere nella ripresa, nella Recovery. Oltre i passaggi burocratici per rendere operativo il nuovo direttivo, si è continuato a lavorare nella direzione della tutela delle persone con esperienza di disagio psichico, puntando sulle loro capacità e credendo nella possibilità che una serena convivenza con il disagio possa mettere in campo tali potenzialità. Ne è la dimostrazione il passaggio, nel giro di 2 anni, da una gestione del Centro demandata principalmente agli operatori per professione a una co-gestione tra ASL BR e Associazione 180amici Puglia che responsabilizza i soci alla presa in carico di 3 servizi principali (pulizie, trasporto, preparazione pranzo) oltre che la ricerca, secondo le norme firmate nella convenzione tra le 2 parti.

Questa responsabilizzazione all’interno di un ambiente stimolante e partecipativo aiuta nel reinserimento socio-lavorativo.

Tutto questo, nello spirito del “fareassieme” e della collaborazione costruttiva tra amici e colleghi, che rende più forte l’Associazione e, di conseguenza, anche i suoi soci che continuano a fare dei passi in avanti verso la guarigione, almeno quella sociale.

Cosimo Venerito Presidente Associazione 180amici Puglia

Riparte la sfida Il 24 maggio 2014 si sono svolte le elezioni per il rinnovo del Consiglio Direttivo della nostra Associazione. Momento importante, perché trascende il mero aspetto burocratico per diventare occasione di confronto e bilanci, come si conviene ad una realtà davvero partecipata. È stato il momento per guardarsi in faccia, chiedersi dove si volesse andare, dando voce al collettivo, come d’abitudine. Le defezioni sopraggiunte in seno al vecchio Direttivo sono state occasione di sprone per altri associati affinchè entrassero nella “sala dei bottoni”, assumendo responsabilità, magari impensabili, sino a qualche tempo fa. Tutto ciò, a riprova della vivacità della cittadinanza che reclama un posto al sole nella costruzione del processo verso una salute mentale davvero comunitaria.

Salute mentale di comunità che, stante una fisiologica diversità di vedute nelle proposizioni affinchè si attui (tipica di un consesso eterogeneo), è la stella polare che deve indicare il nostro cammino, la nostra meta. E su questo sono convenuti tutti i soci, giacchè il rischio di appiattirsi ed adagiarsi sull’esistente è sempre dietro l’angolo.

Parafrasando Franco Basaglia, la Salute Mentale di Comunità non è uno stadio immanente che si conquista una volta per tutte; bensì un modo di agire e di pensare che modella la realtà giorno per giorno e che dal 24 maggio ha ripreso, semmai si fosse affievolita, ad ammantare lo spirito della nostra Associazione.

Gennaro Dinota Tesoriere emerito Associazione 180amici Puglia

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Informazione e prevenzione

“Verso una società competente che sappia sviluppare la Salute Mentale di comunità” Riflessioni finali sul corso Il 14 Novembre 2013 ha avuto inizio il secondo corso di sensibilizzazione, informazione e formazione sulla salute mentale organizzato dal Centro Marco Cavallo. Un’avventura durata circa sei mesi, che ha comportato uno sforzo organizzativo da parte di tutti. L’intero collettivo è stato coinvolto: dalla segreteria organizzativa, impegnata a preparare i documenti da sottoporre ai partecipanti, le slides per i relatori interni, e i fogli di partecipazione, alla cucina, dedita alla preparazione dei rinfreschi, ai tecnici audio e video che hanno garantito la trasmissione delle lezioni in videoconferenza. Si è trattato, dunque, di un evento che ha messo alla prova la collaborazione e le capacità dei S.E.P.E. (Soci Esperti Per Esperienza). Obiettivo finale, suggerito dal titolo del corso “Verso una società competente che sappia sviluppare la Salute Mentale di Comunità”, era quello di sensibilizzare cittadini e operatori alle buone pratiche della Salute Mentale di Comunità e alla conoscenza del disagio psichico; meta non facile da raggiungere poiché passaggio imprescindibile è quello dell’abbattimento dello stigma.

Si è quindi iniziato con l’analisi della follia attraverso la storia, dei vari modelli che si sono alternati per dare una spiegazione alla malattia mentale, per poi affrontare quelle che sono le difficoltà soggettive o oggettive di chi vive il disagio e di chi gli sta accanto. Infine, si sono presi in considerazione tutti quei percorsi e quelle pratiche che permettono l’inclusione sociale quali l’auto-aiuto, il fareassieme, l’inclusione lavorativa. Fare formazione sulla salute mentale vuol dire spogliare quel velo di pregiudizio che copre gli occhi della maggior parte delle persone appartenenti ad una comunità; così, di lezione in lezione, abbiamo visto attuarsi una trasformazione nello sguardo di chi ascoltava le parole dei nostri S.E.P.E. e abbiamo letto, nelle risposte ai questionari finali, il passaggio della considerazione da malato a persona, da disabile a risorsa, la valutazione del disagio psichico come momento critico da superare e non come motivo di esclusione dalla società.

Gandhi disse “sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”,così, noi del Centro Marco Cavallo, abbiamo cercato, attraverso questo corso, di innescare un processo di cambiamento nella società e in particolare in un territorio come il nostro che, a distanza di più di 30 anni dalla Legge 180 e dalla chiusura dei manicomi, guarda ancora con paura verso il mondo del disagio psichico. A dimostrazione di ciò, vi sono ancora molte strutture residenziali nelle quali si attuano pratiche filo-manicomiali e la famiglia non è ancora inclusa nel processo di recovery. La nostra speranza è che la persona con disagio psichico, il familiare e soprattutto l’operatore seduti al nostro corso possano essere usciti dal Centro Marco Cavallo con una nuova prospettiva ricca di possibilità e che possano portarla altrove così che il cambiamento di uno possa divenire il cambiamento di molti.

Veronica Pesari

La segreteria organizzativa del corso Marisa De Palma relatrice alla prima lezione del corso 5

Anche quest'anno il Centro Marco Cavallo con i suoi S.E.P.E, ha offerto la propria esperienza con due seminari formativi e informativi sulla Legge180 e sulle possibili buone pratiche in Salute Mentale, agli studenti di psicologia dell'Università "Aldo Moro" di Bari. Le due lezioni formative si sono tenute il 19 e il 29 Maggio 2014. due eventi importanti ed emozionanti che hanno smosso gli animi, aperto le menti e toccato la sensibilità di tutti. Ciò è stato fattibile grazie al consenso e lo straordinario sostegno del Professore Alessandro Taurino che, anche lo scorso anno, ha permesso la realizzazione di questi seminari, indubbiamente importante per gli studenti, perché vengono direttamente a contatto con esperienze e testimonianze di vita, in ultima analisi con una delle possibili e positive realtà, anche se ancora eccezionale e sperimentale, che si vive sul territorio del distretto del Centro di Salute Mentale di Mesagne e S. Pancrazio.

Riflessioni personali sulle due giornate alla facoltà di Psicologia dell’Università di Bari

Per me è stata una bella esperienza parlare del centro sperimentale Marco Cavallo agli studenti della facoltà di Psicologia dell’Università di Bari.

Gli studenti soprattutto quelli della laurea specialistica erano molto commossi, tanto che mi sono commossa anch’io, erano molto interessati e per loro è stata una bella esperienza ascoltare le testimoniante di noi che frequentiamo il centro sperimentale Marco Cavallo.

Alla fine quando ci sono stati gli interventi degli studenti, un ragazzo è rimasto molto colpito da una parte del discorso che ho letto che riporto di seguito: “ Il primo incontro con il Dott. Minervini (psichiatra e psicoterapeuta di riferimento) al Marco Cavallo dapprima mi lasciò perplessa: strano, pensai, un Dottore che non mi parla solo di farmaci e di piani terapeutici; alle sue spalle non vedevo diplomi e specializzazioni esposti nelle cornici in bella mostra e sulla scrivania non c’erano le tante scatolette colorate di farmaci che di solito era abituata a vedere quando parlavo con un dottore.”

Penso che per tutti noi utenti del centro sperimentale Marco Cavallo e anche per gli studenti della facoltà di Psicologia sia stato un grande momento di arricchimento. Ringrazio in particolare il Professore Alessandro Taurino che ha reso possibile questi incontri, in cui gli studenti vanno oltre quello che si studia sui libri, hanno ascoltato le esperienze di persone con disagio mentale ed è stata molto interessante la proiezione di alcune parti del film “C’era una volta la città dei matti”, di seguito riporto la trama.

Girata nel 2009, la fiction, presentata in occasione del Bari International Film & TV Festival il 25 gennaio 2010 al Teatro Petruzzelli, è andata in onda su Rai Uno il 7 e l'8 febbraio dello stesso anno Lo psichiatra Franco Basaglia, insegna all'Università di Venezia. Personalità forte e indipendente, alle prime piccole ribellioni accademiche, viene mandato a dirigere l'ospedale psichiatrico di Gorizia. Il contatto con il sistema 'sanitario' del manicomio lo traumatizza al punto da imporre l'eliminazione di ogni tipo di contenzione fisica e la sospensione delle terapie di elettroshock. Con il sostegno della moglie Franca Ongaro, rompe il muro divisorio tra maschi e femmine, apre le porte del giardino e organizza assemblee democratiche dove tutti (medici, infermiere, pazienti) possono esprimersi liberamente. Così pazienti (tra i quali spiccano Margherita e Boris) e personale medico si uniscono nella stessa battaglia contro la carcerazione del manicomio per riacquistare l'umanità perduta. Dal piccolo gesto di una carezza iniziale alla vittoria politica con il varo della legge 180/78.

Anna Mevoli

Anna Mevoli riporta la sua esperienza agli studenti di psicologia 6

"Il protagonismo nella Salute mentale di Comunità: storie di vita, esperienze ed emozioni a confronto" Anche quest'anno, nelle giornate del 19 e 29 maggio 2014, presso l'Università degli Studi di Bari e in modo specifico presso il Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia e Comunicazione, ho avuto il piacere e il grande onore di ospitare due importantissimi seminari di studi per gli studenti e le studentesse, rispettivamente, dei corsi di base e specialistici di Psicologia, ossia i seminari su "Il protagonismo nella Salute mentale di Comunità: storie di vita, esperienze ed emozioni a confronto", tenuti dal Centro Marco Cavallo. Per il secondo anno questa esperienza ha toccato il cuore e le menti degli allievi e delle allieve.

L'esperienza vissuta ha offerto la possibilità di comprendere che per un/una bravo/a psicologo/a è fondamentale riuscire a cogliere, al di là della patologia, il vissuto delle persone, assumendo un approccio mentale e simbolico teso ad interiorizzare che non è giusto e non è possibile fare appello solo ed esclusivamente a categorie nosografiche che poco lasciano spazio alla soggettività, al vissuto profondo, alle emozioni dell'altro, superando le gabbie e le strettoie della diagnosi psichiatrica.

Questa esperienza ancora una volta ha consentito di cogliere il senso profondo del disagio da parte di chi il disagio lo vive e lo combatte (riuscendoci) in ogni istante della sua vita, portando nel contesto accademico la testimonianza innovativa e sperimentale del centro Marco Cavallo di Latiano, creando una fondamentale occasione per ascoltare le parole, le narrazioni, i sorrisi, le storie di vita dei SEPE che in tale centro vivono una quotidiana buona prassi di reale terapeuticità, protagonismo, salute, contrasto del pregiudizio, riuscita, successo, affermazione, raggiunta autonomia, autenticità, cambiamento culturale.

Tutto questo, ancora una volta, ha permesso a noi tutti e tutte di vivere un intenso e densissimo momento formativo, ma soprattutto un'occasione per crescere come persone, come cittadini, come futuri professionisti, in grado di contrastare il rischio di cadere nelle trappole dello stigma e della discriminazione.

Concludo questo breve scritto con le parole di tre studentesse che hanno partecipato a questa straordinaria esperienza di vita.

Alessandro Taurino Il Professor Taurino introduce la lezione

Le impressioni delle studentesse Il 29 Maggio 2014 abbiamo avuto un regalo speciale. Dopo anni di teoria, studio e rituali canonici, tipici da clima Universitario, abbiamo incontrato delle persone meravigliose, che con la loro testimonianza diretta, ci hanno donato, oltre a preziose ore del loro tempo, emozioni indescrivibili, trasmettendoci forza e coraggio per affrontare ogni difficoltà e guardare avanti, oltre agli stigmi sociali, che, come inutili barriere offuscano la ragione e intralciano la libera espressione personale.

Ci sentiamo di inviare un ringraziamento speciale agli Amici del Marco Cavallo, che con la loro dolcezza, mista a grande forza d'animo, ci hanno permesso di confermare l'Amore per la nostra professione, essendo testimoni che nulla è determinato in modo irreversibile, che il potenziale umano consiste nel cambiamento e che le sfide della vita possono essere affrontate se alla base di tutto c'é la volontà di crederci.

Porteremo sempre con noi questa lezione di vita, certe del fatto che è necessario guardare nella stessa direzione, camminando uno accanto all'altro, senza assumere ruoli sociali, per affrontare il tunnel oltre il quale è possibile scorgere la luce.

Come hanno suggerito gli Amici del Marco Cavallo “La vita non è una questione di sopravvivenza alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia”. Noi ci crediamo. Grazie a tutti Voi. Con Affetto, Valentina e Valeria, studentesse di Psicologia Clinica

Gli studenti socializzano con i nostri S.E.P.E. (Soci Esperti Per Esperienza) 7

L’angolo della poesia Ai ragazzi del Marco Cavallo Se ne incontrano tante di persone gente in cornice cornici senza gente molecole disperse senza un volto.

Ho visto, un giorno, una piccola folla a vene srotolate - sangue in comune arterie in risonanza.

Ognuno custode di un segreto nascosto fra l'ombra e la sua luce.

Un torrente di indomita speranza. Augusta.

Lo sguardo di chi non si rinnega. Maddalena.

Una voce che grida: libertà.

Se ne incontrano tante di persone certe restano dentro ed è un segno, una traccia, un girare l'angolo verso un posto perduto dove ritornare.

Rosaria

Il buffet offerto dagli studenti dell’Università di Psicologia di Bari 8

Foto ricordo delle due giornate all’Università di Bari

La locandina dell’evento realizzata dal Collettivo del Marco Cavallo con il disegno di Vincenzo Malorgio

La Dottoressa Guida introduce la lezione

I nostri S.E.P.E. ( Soci Esperti Per Esperienza) riportano le loro esperienze di vita agli studenti di psicologia

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Il “dentro” del Marco Cavallo Il 13 Maggio 2014 il Centro Marco Cavallo e l'Associazione 180amici Puglia hanno tenuto un'importante conferenza sulla Legge 180 ricordandola nel giorno del suo 36° anniversario. Ospite d'eccezione è stata la Dott.ssa Giovanna Del Giudice che, da giovane, ha direttamente collaborato con Franco Basaglia. Ha reso omaggio con la sua testimonianza, preziosa e consolidata esperienza di psichiatra, facendo emergere tematiche ancora attuali sulla Legge 180 a 36 anni dalla sua promulgazione. Tutto ciò si è concluso con un interessante e vivace dibattito dei cittadini presenti che hanno avuto la fortuna di avere dirette e sagge risposte dalla Dott.ssa Del Giudice.

Al Centro Marco Cavallo discutendo della Legge180. 36 anni e non mostrarli Il 13 maggio, per testimoniare i 36 anni delle legge 180, sono stata al Centro Marco Cavallo di Latiano. Ero lì per la prima volta. Sono arrivata all'ora del pranzo. La scalinata mi accoglie con un Marco cavallo azzurro. Poi le ampie e luminose stanze, ognuna con una propria funzione, ognuna con un proprio gruppo di lavoro. Carlo mi viene incontro, mi presenta e mi racconta di quello che mi circonda. Alla fine andiamo insieme nella bella ed accogliente sala da pranzo. Siamo in tanti. Si pranza molto bene: piatti sapientemente cucinati da un ottimo cuoco. In un'atmosfera di scambi e relazioni, all'interno dei quali sembrano passare sempre contenuti e riflessioni critiche. È anche questo momento un percorso condiviso in una quotidianità comune.

Nel pomeriggio è organizzato il corso di sensibilizzazione ed informazione sull'attualità della legge 180, a 36 anni dalla sua promulgazione.

Mi si chiede di testimoniare il mio percorso a Trieste dal 1971, quando, appena laureata in medicina, iniziavo a lavorare nell'équipe di Franco Basaglia.

Basaglia dall'agosto aveva preso la direzione dell'ospedale psichiatrico provinciale di Trieste: un grande ospedale con 1200 internati, per la maggior parte coatti. Porte e cancelli chiusi, soggiorni affollati da uomini e donne deprivati di diritti, storia, soggettività, potere, desideri, competenze in un declino inesorabile verso la cronicità. Letti a rete, camerini di isolamento, separazione tra i generi, segregazione ed esclusione dal contesto della città.

Con Basaglia lavoriamo da subito per la chiusura del manicomio e per l'organizzazione di pratiche e di servizi nella comunità che nei fatti ratifichino il superamento del paradigma dell’internamento e affermino la possibilità di cura e di cittadinanza delle persone con disturbo mentale, oltre le mura, nei diritti.

Nel gennaio del 1977 Basaglia, in una conferenza stampa, annuncia la prossima chiusura dell'ospedale. A Trieste nel territorio sono già attivi cinque Centri di salute mentale che si fanno carico dei dimessi dall'ospedale psichiatrico e della domanda di cura di un territorio dato.

Nel maggio 1978 la promulgazione della legge di riforma psichiatrica che sancisce la fine di un percorso speciale del malato di mente e la sua entrata nella cittadinanza sociale.

Ad aprile 1980 l'ospedale psichiatrico di Trieste è definitivamente chiuso e i servizi di salute mentale comunitari si fanno carico di tutta la domanda di salute del territorio. Trieste è una città senza manicomio ed ancora oggi continua il suo percorso nella deistituzionalizzazione.

Ma oggi, a 36 anni dalla promulgazione della legge 180, non possiamo non riconoscere come in Italia i servizi di salute mentale stiano, per la maggior parte, vivendo una situazione fortemente critica e di grave regressione.

Sul piano dell'organizzazione e gestione: basti pensare agli accorpamenti dei Centri di salute mentale, sotto il peso della spending review, che vanno ad operare su territori anche superiori ai 200mila abitanti, perdendo così totalmente il radicamento territoriale, e al fatto che molte regioni, tra cui la Puglia, spendono il 60/80% del budget della salute mentale per la residenzialità "pesante", mentre i servizi territoriali si impoveriscono perdendo la capacità di farsi carico delle persone negli ambienti naturali di vita.

Sul piano etico: è significativamente affievolita la spinta etica e permangono nei servizi pratiche coercitive e lesive della dignità e dei diritti delle persone in cura.

Sul piano del paradigma: ritorna ad essere predominante il paradigma biologico-organicista, che sostiene il modello organizzativo ambulatoriale, la preponderante risposta farmacologica, la centralità del medico.

Ma nonostante questo, che va denunciato, non è possibile non riconoscere che è cambiato per sempre il destino di migliaia di uomini e donne con esperienza di disturbo mentale e dei loro familiari. Oggi forte è il protagonismo delle persone con esperienza a testimoniare percorsi di ripresa, di emancipazione, di piena cittadinanza. Come significativamente e con forza si ha esperienza e si dimostra nel Centro Marco Cavallo di Latiano.

Ancora, in molte parti del nostro paese sono presenti buone pratiche nella salute mentale, dentro e fuori il servizio pubblico. Molti sono le operatrici e gli operatori, i cooperatisti, i professionisti, i cittadini che, a volte in solitudine, continuano nel percorso della 180, coniugando insieme livello tecnico e livello politico, per tracciare percorsi di possibilità, di partecipazione, di diritto per tutti.

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Oggi risulta fondamentale riconoscere, valorizzare, mettere in sinergia queste pratiche affinchè facciano massa critica e divengano modello di riferimento.

Come questo sia possibile, mi aspetto che la forte esperienza del vostro Centro sperimentale, con la potenza della vostra testimonianza concreta di uomini e donne con esperienza che hanno ripreso in mano la loro vita ed insieme lavorano in un progetto comune, partecipato e comunitario, lo dimostri, indicando una via possibile per altri.

Giovanna Del Giudice Presidente Conferenza permanente Franco Basaglia

Ieri e oggi in Salute Mentale

Giovanna Del Giudice racconta la sua esperienza a Trieste nell’équipe di Franco Basaglia

25 Febbraio 1973- Franco Basaglia e la sua équipe sfondano i cancelli del manicomio di Trieste

I nostri S.E.P.E Davide e Maddalena riportano la loro esperienza di vita

Giovanna Del Giudice partecipa al pranzo preparato dai S.E.P.E. del Marco Cavallo

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Anche quest’anno Italia e Cina si confrontano per discutere di Salute Mentale. Appuntamento annuale ormai consolidato nel tempo, a riprova della validità del nostro modello e dell’importanza della diffusione di questo nel mondo. Occasione per esportare le buone pratiche comunitarie e per ricordare che la Salute Mentale riguarda tutti, senza distinzione di etnia, sesso, religione, genere o orientamento politico.

Un lungo viaggio per la Salute Mentale

Nel mese di maggio 2014 una Delegazione di operatori sanitari cinesi si e’ recata in Italia, nelle citta’ di Brindisi, Trieste e Albese (CO), per seguire un corso di formazione sulla deistituzionalizzazione e sul modello di psichiatria comunitaria introdotto in Italia nel 1978 con la famosa Legge Basaglia.

Gli operatori sanitari provengono da due distretti della Cina, che sono stati inclusi nella seconda fase di un progetto di psichiatria comunitaria di base, finanziato dall’Unione Europea, implementato dall’ONG di Bologna “Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau” (AIFO), in partenariato con l’ONG di Viterbo “Solidarieta’ e Servizio” (SoliS), con “l’Istituto di Salute Mentale dell’Universita’ di Pechino/Sesto Ospedale”, in Associazione con l’ONG cinese “Aid and Service” e l’Associazione di Trieste “Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo” (CoPerSaMM). L’obiettivo principale del progetto è di promuovere la psichiatria comunitaria in Cina, attraverso l’apertura di Centri di Salute Mentale Comunitaria e di Centri Residenziali Aperti che portino progressivamente al superamento dell’ospedale psichiatrico tradizionale.

La Delegazione dei due distretti ha visitato i Dipartimenti di Salute Mentale di Brindisi e Trieste per studiare il modello italiano di psichiatria comunitaria. La visita ha permesso loro di conoscere l’accesso dei pazienti ai servizi di salute mentale a livello distrettuale (primo contatto); i percorsi di diagnosi e cura; la cura e la gestione delle urgenze; il management delle cooperative sociali e delle attività generatrici di reddito; di conoscere le case-famiglia nella comunità; d’incontrare le Associazioni di utenti e familiari.

Nell’ambito di queste visite e di questi incontri, la delegazione cinese ha avuto l’opportunità di recarsi due volte al Centro Marco Cavallo di Latiano. La visita del Centro, l’incontro con gli operatori e gli utenti, il pranzo preparato da questi ultimi e la condivisione del cibo nella sala da pranzo, sono stati momenti indimenticabili per gli operatori sanitari cinesi, oltre che un’ottima occasione per vedere “in presa diretta” l’organizzazione e la vita quotidiana di un Centro Sperimentrale, che dovrà poi essere replicato nei loro rispettivi distretti in Cina.

Il primo momento forte, dopo la visita del Centro, è stato l’incontro con gli operatori e gli utenti in una delle sale della struttura. Ci siamo riuniti in cerchio e saremo stati almeno 30-40 persone. Dopo l’introduzione fatta dai responsabili del Centro, gli utenti, i familiari e gli operatori cinesi hanno preso liberamente la parola, raccontando le proprie esperienze, impressioni, emozioni, senza divisioni gerarchiche e senza distinzione di ruoli. La Delegazione cinese è rimasta particolarmente colpita da un’utente, che non solo ha raccontato con parole toccanti la sua esperienza personale, ma ha anche spiegato dettagliatamente e con competenza come funziona il sistema sanitario distrettuale e, soprattutto, ha mostrato molto interesse su come i cinesi vivono e praticano la propria professione in un ambiente storico, economico, culturale e sociale così diverso da quello di Latiano. L’incontro e l’interesse degli utenti verso il lavoro e le esperienze degli esperti cinesi sono stati un momento molto forte, in seguito analizzato e rielaborato dagli psichiatri, psicologi, assistenti sociali e infermieri della Delegazione, che hanno capito quanto sia importante il “Fareassieme”, una delle metodologie promosse dal progetto in Cina ma per ora conosciute solo attraverso i corsi di formazione in aula. Questo metodo di riunione collettiva è, infatti, ancora inesistente in Cina, dove il modello psichiatrico si basa sulla divisione dei ruoli tra operatore sanitario e utente, tra medico e ammalato, e dove spesso l’utente non ha nessuna possibilità di intraprendere un percorso di riabilitazione e reinserimento sociale, trovandosi segregato e abbandonato nell’ospedale psichiatrico come in Italia cinquanta anni fa.

Altre attività del centro, come il laboratorio di letture, dove quotidianamente si organizza un incontro per la consultazione dei giornali con scambio d’idee su diversi temi, sono parse molto interessanti ai professionisti cinesi. Questi momenti di confronto, di riflessione, di scambio d’idee e opinioni, sono percorsi di riabilitazione ancora lontani dalla realtà quotidiana dell’ospedale psichiatrico cinese. Lo stesso discorso va fatto per altre iniziative del Centro Marco Cavallo, come il laboratorio di web design, il laboratorio fotografico, la visione comune di film che trattano problemi legati alla salute mentale, l’organizzazione di un piccolo concerto rock e tanti altri eventi culturali e sociali che sono organizzati mensilmente e che rappresentano importanti momenti di condivisione e di crescita personale.

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Non poteva ovviamente mancare l’innamoramento dei membri della Delegazione per la cucina italiana, pur così diversa da quella cinese. I cinesi sono rimasti molto colpiti dalla destrezza degli utenti tra pentole e fornelli in cucina, dalla pulizia degli ambienti, dalla qualità del cibo comprato e cucinato. La preparazione del pranzo è stata fatta in un clima festoso, così lontano dalle tristi cucine e sale mensa degli ospedali psichiatrici cinesi. E’ poi impensabile (oltre che vietato) vedere in Cina un utente che maneggia con tanta nonchalance coltelli e altri utensili affilati in mezzo a operatori, conoscenti e ospiti del Centro.

La visita è stata suggellata da un pranzo buonissimo, condiviso da operatori, utenti e amici cinesi in una tavolata infinita, tra una babele di lingue che comprendevano il pugliese, il milanese, l’inglese e il cinese. E’ stato un vero spettacolo vedere gli utenti comunicare a parole e a gesti con gli operatori cinesi, facendosi capire benissimo. La visita è terminata con la foto ricordo all’ingresso della struttura, dominata dal cavallo blu, tra calorosi abbracci e l’invito fatto a operatori e utenti del Centro Marco Cavallo di venire in Cina per ricambiare tanta sincera e spontanea ospitalità, così sacra per la cultura cinese.

Il mio sogno, come coordinatore dell’Azione che stiamo portando avanti in 4 distretti della Cina fino al 2017, è che le autorità governative distrettuali, i manager e gli operatori cinesi coinvolti dal Progetto possano, se non replicare, almeno avvicinarsi al modello del Centro Marco Cavallo di Latiano. Nella futura visita dei nostri amici del Centro Marco Cavallo, sarà la volta degli utenti cinesi di preparare ravioli ripieni, involtini, fiori di loto, tofu e altre pietanze locali nel nuovo Centro Residenziale Aperto promosso dal progetto, senza più barriere, stigma, superstizioni e pregiudizi che ancora tanto colpiscono le persone con problemi di salute mentale in Cina.

Alessandro Lorato Coordinatore AIFO in Cina

Condivisione del momento del pranzo nella cucina del Centro Marco Cavallo

Uno psichiatra cinese partecipa al laboratorio di pasta fresca aiutato dalla S.E.P.E. Franca

La Delegazione cinese partecipa al “fareassieme” 13

Arriva la Delegazione cinese Anche quest’anno il Dr. Colizzi (direttore del Centro di Salute Mentale di Brindisi), forte della sua pluriennale collaborazione col Ministero della Salute Cinese, ci ha dato l’opportunità di ricevere una delegazione di operatori della Salute Mentale del paese orientale.

La visita si è svolta con le peculiarità del nostro fareassieme; assemblea paritetica che ripropone il caos della vita mettendo da parte rigide divisioni gerarchico-professionali.

Nonostante lo spaesamento iniziale dovuto ad un approccio probabilmente diverso nel modo di lavorare, gli operatori cinesi si sono calati presto nell’atmosfera del fareassieme; grazie anche all’ottimo lavoro svolto dalla traduttrice, sono riusciti a cogliere i tratti caratteristici del nostro modo di lavorare. In un gioco di domande e risposte, è emerso lo sforzo del governo cinese di attuare una riforma della psichiatria in senso comunitario.

La notevole valenza politica dell’intento dell’esecutivo cinese, spesso accusato di essere refrattario alle istanze che riguardano i diritti civili, è stata fatta propria dagli operatori nostri ospiti: la partecipazione ai nostri principi è stata sentita, entusiastica, non formale.

Miglior augurio che la Salute Mentale di comunità possa affermarsi anche in Cina, come previsto dall’incipiente legge, non poteva esserci.

Gennaro Dinota

Foto ricordo della delegazione cinese e del collettivo del Marco Cavallo lungo la grande scalinata del Centro con il Marco Cavallo azzurro

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I laboratori del Centro Marco Cavallo Il “fare” del Centro Marco Cavallo è in continua trasformazione poiché segue le evoluzioni e i passi avanti della ricerca.

In tal senso i laboratori che si sono svolti quest’anno, hanno messo in gioco il protagonismo e le abilità dei partecipanti, la coesione di gruppo e il significato del raggiungimento di un obiettivo finale per la realizzazione personale.

Il laboratorio teatrale, in tal senso, ha portato alla creazione di una rappresentazione finale non fine a se stessa ma che trasmette un messaggio sociale che può e deve essere divulgato il più possibile.

“Sperimentiamoci” – Laboratorio Teatrale del Marco Cavallo Una storia sospesa nel tempo, un sogno comune di libertà e diritti umani messo in scena dal gruppo teatrale del Centro “ Marco Cavallo” al termine del laboratorio teatrale “Sperimentiamoci”.

La storia nasce al termine di un percorso laboratoriale iniziato il 6 Ottobre 2013 e terminato a fine Giugno 2014.

Da un testo di Luciano Comida e Peppe Dell’ Acqua ha preso forma una rappresentazione teatrale che ha coinvolto tutti in egual modo e che ha reso protagonisti i teatranti prima il 25 Giugno c/o il Salone Basaglia del Centro Marco Cavallo e in seguito il 03 Luglio c/o il Santuario di S. Francesco in c.da Sardedda a Latiano.

3.500 parole , così si chiama lo spettacolo, coinvolge lo spettatore in un sogno senza tempo che inizia con l’ immagine forte di un gruppo di internati che si svegliano in un ospedale Psichiatrico Giudiziario e che comunicano l’ assurdità di questi luoghi di contenimento. Attraverso vari quadri cuciti dalle parole di 3 narratori si scopre come può essere facile giudicare gesti e agiti che possono condannare per sempre una persona ; un sistema giudiziario normalmente lento e tortuoso diventa incredibilmente veloce e spietato senza tener conto di contesto sociale e bisogni di un essere umano.

Una sorta di viaggio scortato da due figure che predominano anche visivamente la scenografia: il Marco Cavallo e il Drago di Montelupo, la speranza nuova che guarda al passato con la certezza che le proprie idee non sono complesse utopie.

Il gruppo teatrale del Marco Cavallo si è messo alla prova con un argomento importante che impegna emotivamente sia lo spettatore che l’ attore stesso. Un esordio che ha messo in risalto la grande voglia di riscatto che il gruppo possiede e una armonia e complicità create settimana dopo settimana all’ interno del laboratorio.

Ora la nascente compagnia sarà chiamata a comunicare il proprio lavoro ad altre platee e a trasmettere ancora emozioni che solo chi realmente le prova sul palco potrà donare con sincerità e genuinità.

Rosario Diviggiano

La compagnia teatrale del Marco Cavallo; in primo piano il maestro d’arte Rosario Diviggiano; alle spalle la scenografia preparata da Vincenzo Malorgio e Piero Di Stefano raffigurante il Marco Cavallo e il Drago di Monte Lupo 15

Prova Aperta di Teatro del 25 Giugno 2014 Tra le tante attività del Centro Marco Cavallo, quest’anno abbiamo avuto l’opportunità di sperimentarci seguendo il laboratorio di Teatro, con la finalità di portare in scena uno spettacolo che riguardasse la “salute mentale”. In particolar modo raccontare le condizioni disumane in cui vivono gli internati nei manicomi giudiziari in Italia.

Questo tipo di teatro di denuncia denominato anche Teatro Sociale si può definire come strumento di formazione ed emancipazione delle persone. Suscita interesse perché mette in luce le contraddizioni che ancora oggi viviamo e l’importanza del riconoscimento dei Diritti Umani inalienabili per ogni essere vivente.

Questa rappresentazione ha un valore “terapeutico”, perché all’interno del gruppo si è venuto a creare una sorta di complicità e perché affrontando temi di questo genere , ho potuto constatare una maggiore maturità e consapevolezza da parte di tutti. Si, perché il teatro riesce a far questo: unire e rafforzare i rapporti.

Lo spettacolo è stato articolato con varie sequenze, di movimento, sketch comici, momenti riflessivi; dove io, insieme a Davide e Gennaro, raccontiamo da narratori il dialogo tra il Marco Cavallo e il Drago di Monte Lupo, introducendo delle considerazioni sul tema della chiusura degli OPG e comunque del disagio in salute mentale.

Tutto questo per far conoscere e raccontarsi attraverso una forma d’Arte, quale è il Teatro.

Antonella Gallo

La compagnia mette in scena un balletto nel tentativo di affrontare con un po’ di leggerezza un tema importante

La compagnia teatrale riproduce la quotidianità degli O.P.G., azioni stereotipate in un’atmosfera monotona e senza tempo

Mettiamo in scena la realtà dell’OPG Ci sono posti, come il carcere, che hanno obiettivi punitivi ma anche educativi e ci sono, poi, posti come gli OPG, Ospedali Psichiatrici Giudiziari, che spesso hanno funzione esclusivamente punitiva trascurando le esigenze curative dei detenuti, nei quali “si sa quando si entra ma non si sa quando si esce”.

Il 25 Giugno 2014 noi del gruppo teatro del Centro Marco Cavallo abbiamo messo in scena una rappresentazione su questo tema dal titolo “3.500 parole…”

Da tre mesi proviamo per la recita finale e, finalmente, abbiamo messo in atto una prova generale aperta a tutta la cittadinanza. Il pubblico è stato contento poiché siamo riusciti anche a farlo sorridere con degli sketch comici. Da parte mia, non vedevo l’ora di mettermi alla prova insieme al regista Rosario e ai miei compagni fra i quali vi erano Antonella Gallo, Antonio Gennaro, Beatrice Solito, Cosimo Belluscio, Davide Monte, Donato Bruni, Francesco D’Errico, Francesco Trono, Gennaro Dinota, Luigi Rogoli, Pietro Distefano, Rosa D’Angelo e Veronica Pesari. Io mi sono divertito moltissimo a fare l’attore. È stato un modo per conoscere meglio i miei compagni e per farmi conoscere. Vi è stato molto impegno tra di noi e con tanta pazienza sono passati mesi di lavoro ma il risultato finale, secondo me, è stato molto soddisfacente.

Francesco Trono 16

Al fine di valorizzare l’antica cultura della coltivazione della terra, il collettivo del Centro Marco Cavallo si è sperimentato nel laboratorio “180ortaggi”, per la realizzazione del quale è stato necessario un lungo periodo di riflessione e di confronto con la famiglia d’Angelo, proprietaria del fondo e in particolare con Rosa, frequentatrice del Centro, che ha gentilmente concesso, in comodato d’uso, parte della sua proprietà. Occuparsi dell’orto vuol dire piantare, far crescere, prendersi cura di un qualcosa che, una volta nato, sarà il frutto del proprio lavoro e della propria fatica proprio come, in Salute Mentale, la guarigione, è il frutto di un lungo percorso di recupero fatto di sacrifici e di buona volontà.

Laboratorio “180ortaggi” Il mio nome è Antonio, ho 33 anni e frequento il Centro Sperimentale di Ricerca sulla Salute Mentale Marco Cavallo di Latiano, una struttura che si occupa della tutela della salute mentale, del percorso di recovery e della reintegrazione sociale di persone con disagio psichico.

Avendo vissuto un’ esperienza di disagio psichico, in passato mi sono recato da vari psicologi e psichiatri per curarmi, senza mai riscontrare grandi miglioramenti, fino a quando non sono stato indirizzato verso il Marco Cavallo. Qui si svolgono varie attività e laboratori, fra i quali quello di orto, al quale io partecipo. Questo laboratorio consiste nella coltura biologica di frutti di stagione.

La famiglia di una nostra compagna,Rosa, proprietaria di un appezzamento di terra a poche centinaia di metri dal Centro, ci ha concesso di svolgere il laboratorio di orto su questa proprietà.

Vi sono due gruppi: uno si occupa principalmente della semina, della piantagione e della cura dell’orto; l’altro, invece, svolge un lavoro di ristrutturazione e pulizia di una piccola costruzione presente nella proprietà. Ovviamente, visto che siamo in tema di reintegrazione sociale, c’è molta elasticità e collaborazione fra i due gruppi. Proprio per questo motivo io, pur facendo parte di coloro che si occupano della manutenzione della“casetta”, mi cimento anche nella coltura. Essendo, però, inesperti in questo campo, abbiamo incaricato una persona esterna al Centro per darci dei consigli ed aiutarci nella realizzazione dell’orto. Questa persona si è occupata della fresatura, aiutato da noi nella piantagione, nella concimazione, nell’irrigazione e nella costante cura del terreno. Così abbiamo raccolto i primi frutti. È meraviglioso coltivare la terra, poiché anche se richiede molta fatica e sudore, come qualsiasi lavoro, alla fine regala molte soddisfazioni.

Il gruppo manutenzione alle prese con la ristrutturazione della casetta

Il gruppo del laboratorio 180ortaggi mentre lavora la terra

Antonio Friolo

Foto ricordo della grigliata in campagna con tutto il collettivo del Marco Cavallo 17

“Fareassieme” vuol dire anche svolgere attività ludiche in un clima di leggerezza ma sempre di condivisione. Durante la stagione estiva, dunque, il nostro “fare” continua al mare. Con l’avvicinarsi della bella stagione, infatti, l’associazione 180amici Puglia ha scelto di affittare un piccolo spazio in un campeggio che affaccia sull’Adriatico, nel quale la squadra di calcio del Centro continua a svolgere attività sportive e l’intero collettivo gode del piacere del sole, del mare e della compagnia così da non interrompere rapporti e legami che contribuiscono, in gran parte, al benessere di tutti.

Tutti al mare!

Il 10 giugno del 2014 Marco Cavallo ci porta al mare in quel di Morgicchio. Il primo giorno di mare abbiamo preparato il telo e il gazebo, con l’aiuto della nostra S.E.P.E. Veronica Pesari e dei suoi genitori, nostri vicini di piazzola.

Raggiungiamo Pantanagianni in compagnia del tecnico Fernando Argentieri, che durante l’inverno ha coordinato il laboratorio di calcetto.

Laboratorio che prosegue anche d’estate, con esercizi ginnici in acqua: tuffi, giochi con le palle ecc.

Mi sono portato il costume da bagno e il ricambio per poter fare la doccia; spesso, dopo averla fatta, il mare si agitava e le persone uscivano dall’acqua. A volte il mare è anche sporco.

Appena entro in acqua, avverto il freddo che per un istante mi scoraggia dal rimanerci; ma poi, mi scaldo con il sole e tutto diventa più gradevole.

Ci si diverte mangiando crackers, giocando a bocce, nonostante la vittoria vada sempre alle donne.

Cosimo Belluscio

Il gruppo del marco cavallo durante le attività sportive a Pantanagianni

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Lo Sport del Centro Marco Cavallo La “testa nel pallone” anche quest’anno…

Dal 27 al 31 Maggio 2014 si è svolta la 3° edizione del Torneo Internazionale di calcio a 6 a Sant’ Isidoro, organizzata dal DSM e dal Comitato Provinciale ACSI di Lecce. All’evento hanno partecipato varie squadre provenienti da 20 regioni italiane e da 6 paesi europei con la presenza di circa 600 persone. E così, anche quest’anno, per noi del Centro Marco Cavallo, è iniziata una nuova avventura.

Tutti pronti per il torneo! Facile a dirsi… ma occorre tanta preparazione atletica, migliorata grazie al supporto tecnico dell’allenatore Fernando Argentieri, ed anche organizzativa nell’arco dell’intero anno. Sveglia ogni dì alle ore 6:00. Tutti (o quasi tutti) puntuali per la partenza prevista per le ore 7:00. Abbiamo avuto a disposizione due pulmini e ogni giorno, durante il tragitto ci siamo caricati di aspettative, abbiamo stabilito le posizioni in campo e le tattiche di gioco, abbiamo cantato ed ascoltato musica per far sembrare più corto il viaggio, ci siamo raccontati…

Giunti a destinazione i nostri atleti hanno indossato la divisa sportiva e hanno fatto il riscaldamento per la prima partita. Nel pomeriggio della stessa giornata le varie squadre sono state invitate a partecipare alla partita “Tutti in campo” nella quale si riunisce un gruppo di 100 giocatori provenienti da ogni squadra, presso lo stadio di Nardò. La partita è stata arbitrata dal conduttore televisivo Gianni Ippoliti e trasmessa in diretta sul programma di Raiuno “La vita in Diretta”. Il giornalista Rai Gianfranco Agus ha intervistato le varie squadre tra le quali la nostra. Le gare calcistiche della nostra squadra si sono svolte nelle mattinate dal 27 al 30 contro le seguenti squadre: Bari, Piacenza, Genova, Litz (Austria) e Torino. Goal subiti ma anche tante reti segnate; tra una partita e l’altra si esultava per i goal segnati e si rivedevano gli errori tattici al fine di produrre miglioramenti. Anche quello del pranzo diventava un momento di condivisione, confronto, scambio di idee ed osservazioni. Nel pomeriggio di sabato 31 si sono disputate le gare finali alle quali hanno assistito tutte le squadre partecipanti al torneo, al termine di quest’ultime vi è stata la premiazione. La serata è stata allietata da musica dal vivo ed animazione. Con grande gioia e stupore la squadra del Marco Cavallo ha ricevuto la “Coppa Salento” aggiudicandosi il terzo posto. Conclusasi la premiazione, gli organizzatori dell’evento hanno deciso di salutare le squadre allestendo un buffet con l’augurio di rivedersi tutti quanti anche il prossimo anno.

Nel viaggio di rientro abbiamo raccolto le impressioni finali, le emozioni rispetto all’intera esperienza; tutti stanchi ma al contempo entusiasti e grati di aver potuto ri-sperimentare il benefico connubio tra salute mentale di comunità e sport nonché l’arricchente scambio umano, emozionale, relazionale, con le altre squadre.

Annamaria Coluccia e Noemi Albanese

La squadra di calcio del Centro Marco cavallo

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Le valutazioni dell’allenatore Siamo arrivati alla fine della stagione calcistica. Un resoconto finale molto positivo. Il gruppo ha partecipato al torneo internazionale di S.Isidoro (LE) con la voglia di fare ma soprattutto di fare bene. Non è stato facile alzarsi tutte le mattine molto presto e andare a giocare ma tanto entusiasmo ha fatto si che andasse via la fatica. La finale ci è valsa il terzo posto fra la gioia di tutti. I nostri 9 calciatori sono felicissimi per ciò che hanno realizzato. In quanto allenatore, ho notato dei miglioramenti costanti di tutto il gruppo dal punto di vista motorio ma anche relazionale: è migliorato il dialogo fra i giocatori, vi è molta allegria e motivazione nell’attività sportiva.

Fernando Argentieri Allenatore squadra calcio del Marco Cavallo

Premiazione finale - I nostri giocatori ritirano la coppa

Foto ricordo della squadra prima della partita

Stadio di Nardò- partita “Tutti in campo”

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Il “fuori” del Marco Cavallo Lo sportello informativo: una nuova scommessa Lo sportello informativo, che è già operativo dal 17 Aprile 2014, presso il Municipio di Latiano (Br), è diventato finalmente una realtà concreta. Esso è stato fortemente voluto dai soci dell’Associazione 180amici Puglia che hanno stilato un protocollo d’intesa con il Comune di Latiano, ampiamente condiviso e apprezzato, fin da subito, dal Sindaco e dal consigliere delegato ai servizi sociali. Lo sportello è operativo tutti i giovedì dalle ore 10.00 alle ore 12.00 all’interno del Municipio. Tale servizio è svolto gratuitamente dai soci. Esso si prefigge di sensibilizzare e informare la cittadinanza tutta sui temi della Salute Mentale e servizi annessi. Si preoccupa, inoltre, di portare avanti la dura battaglia della lotta allo stigma e al pregiudizio offrendo ascolto e vicinanza alla comunità che ne usufruisce, facendo sentire le persone meno sole ed, eventualmente, indirizzandole ad avere un primo approccio con i servizi meno traumatico ed accessibile, quindi più attraversabile. Da quando è attivo, ci siamo resi conto ancor di più che la Salute Mentale non è da trascurare e che, poiché in molti lamentano e raccontano una qualche forma di disagio, sia pur non segnalato ufficialmente come patologia, essa appartiene davvero a molti se non a tutti.

A riprova di ciò ci convinciamo sempre più dell’importanza dell’esistenza dello sportello e della sua validità ed efficacia affinché la gente possa sempre più condividere e non chiudersi in se stessa.

Simona Annè e Augusta Caforio

Pippi al comune Vignetta realizzata da Augusta Caforio

Il Sindaco di Latiano Antonio De Giorgi con il Presidente dell’Associazione 180amici Puglia Cosimo Venerito, durante la conferenza stampa indetta in occasione dell’apertura dello sportello informativo

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Viaggi - Studio La condivisione e la diffusione del sapere in Salute Mentale è una tappa imprescindibile del percorso di consapevolezza e di formazione sia delle persone con disagio psichico che degli operatori della Salute Mentale e dei cittadini tutti. Per questo motivo i nostri S.E.P.E. (Soci Esperti Per Esperienza) intraprendono dei viaggi - studio, a volte molto lunghi, per portare altrove la loro esperienza ma anche per apprendere nuovi modi di fare Salute Mentale da importare, poi, nel nostro territorio. In questa sezione del periodico vi sono le testimonianze dei convegni che si sono tenuti a Roma, a Matera e a BrindiConvegno "Limiti e rischi degli psicofarmaci: i dati emersi dopo anni di pubblicità a senso unico" Il 5 Maggio 2014, a Roma, si è svolta una giornata articolata da spunti di riflessione interessanti. Il dibattito viene aperto dall’intervento del Dott. Marcello Macario che pone una importante domanda: ‘’Cosa si può fare nella psichiatria territoriale per il movimento nazionale degli uditori di voci?”.

Altro aspetto emerso è stato quello riguardante gli psicofarmaci attraverso una domanda diretta di Robert Whitaker: “Quali benefici e quali rischi presentano a lungo termine?” È importante chiedersi come i farmaci interagiscono, quali sono gli effetti della loro assunzione a lungo termine e quanto la sola terapia farmacologica sia efficace. È necessario capire, lavorare e studiare sulla definizione di recovery. Le persone che assumono molti farmaci hanno la tendenza ad ammalarsi ulteriormente ricorrendo, di conseguenza, a dosi più elevate. L’obiettivo dovrebbe essere quello di una diminuzione graduale delle dosi auspicando l’uscita dal circuito psichiatrico, lavorando sulla propria esperienza e mettendola a disposizione di coloro che ne hanno bisogno, anche nei servizi stessi. Robert Whitaker ha aggiunto che vi sono stati casi in cui si è riusciti ad aiutare delle persone mediante interventi che hanno dato la possibilità di reinserirsi nella società, senza ricorrere necessariamente all’uso del farmaco e che, in tali casi, non si sono presentati aggravamenti (esperienza che la Finlandia porta avanti). Si è parlato anche di prevenzione nella salute mentale di comunità dove c’è la presenza di gruppi attivi nei servizi con partecipazione diretta di persone, familiari, operatori, volontari e cittadini. Ron Coleman afferma nelle sue riflessioni: “Si nega alle persone di sperare e le si etichetta con la stessa diagnosi per troppo tempo”. Il ruolo dei servizi non dovrebbe essere solo quello di mantenere le persone nella malattia, ma di avviarle alla salute, restituendo loro la vita. È necessario capire cosa può fare la psichiatrica in alcuni contesti. C’è bisogno di cooperative per creare delle alternative. L’attuale sistema della salute ha bisogno di un cambiamento. Ron Coleman dice che la recovery è il risultato di buone pratiche di salute; è come intraprendere un viaggio con se stessi. La recovery, infatti, richiede onestà verso se stessi e la volontà di cambiare.

Per la guarigione la gente necessita di un sistema che interagisce con le famiglie, con gli operatori e con i cittadini, così da non sentirsi isolati. Basaglia parla di un rientro nella società in quanto cittadini. Come la storia ci insegna, perché ciò avvenga, è necessario un cambiamento della psichiatria; guardare alla recovery come una responsabilità sociale. Salute e benessere sono imprescindibili; ancora oggi continuiamo a vedere persone obbligate a stare in comunità e ad assumere troppi farmaci. È tempo, quindi, di cambiare; è tempo, come dice Ron Coleman, di “… passare dalla paura alla liberta!”.

Davide Monte

Robert Whitaker: Giornalista scientifico indipendente, Boston; Autore di “Anatomy of an Epidemic” 22

Convegno AIRSAM: le buone pratiche di salute mentale di comunità A Matera tra il 19 e il 21 Giugno 2014 si è svolto un Congresso dal titolo ‘’Salute mentale bene comune: una cultura che cambia in Europa e nel mondo’’ su iniziativa dell’AIRSAM (Associazione Italiana Residenze/Risorse per La Salute Mentale).

Si è trattato di tre giornate articolate in dibattiti e interventi durante le quali sono state riportate esperienze internazionali come quella della Mental Healt Europe sulla recovery, riguardante i percorsi e il protagonismo degli utenti in salute mentale e, in generale, le strategie adottate dalla OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). In Inghilterra è stato creato un social network che coinvolge gli utenti come soggetti protagonisti con l’obbiettivo di creare contatti, sviluppare un dialogo, scambiare informazioni e progetti per avere una comunicazione attiva sul mondo della salute mentale. Vi sono stati anche resoconti italiani (Roma, Sicilia e Firenze) con testimonianze. Molto importante nell’esperienza di Firenze la presenza di Maria Grazia Bertelloni, persona con diretta esperienza di disagio psichico che si occupa della diffusione del mutuo aiuto in un contesto nazionale. Molto interessante il contributo di Maria, utente siciliana che oggi offre la sua esperienza di disagio psichico come competenza all’interno dei servizi, a supporto di chi vive la sua stessa situazione. Sono emersi aspetti molto importanti fra i quali l’importanza dello sviluppo della cultura del mutuo aiuto attraverso la costruzione sul territorio di una rete di associazioni con un coinvolgimento pieno anche dei cittadini; il coinvolgimento continuo degli utenti nelle scelte terapeutiche superando il paternalismo dei servizi. Un altro aspetto è quello della creazione nel tessuto comunitario di contesti di vita alternativi nei quali la persona lavora, si relaziona e vive in delle residenze all’interno del percorso terapeutico e la valorizzazione delle proprie risorse personali e sociali. Ancora, un altro aspetto emerso ha riguardato il tema della costituzione di cooperative sociali con la necessità di valorizzare la voce degli utenti. Nel processo di recovery ed empowerment il diritto al lavoro diventa un dovere della società ma è, prima di tutto, necessario indagare i bisogni del territorio,investire in progetti di cooperazione e avere una buona qualità nei servizi grazie al Welfare. Ultimo aspetto emerso è quello della ricerca e della formazione per professionisti e operatori che deve essere maggiormente incentrata sul linguaggio e la comunicazione piuttosto che sulla somministrazione di farmaci. Il racconto delle esperienze dirette degli utenti è molto importante; c’è bisogno di una buona salute mentale di comunità nella quale i servizi considerino le persone con disagio psichico come risorse e come cittadini. In tal senso io e Cosimo Venerito, quel giorno, abbiamo scelto liberamente di iscriverci al congresso come cittadini piuttosto che come utenti, pagando la quota di iscrizione che per questi ultimi non era prevista. Una tale scelta è dettata dalla consapevolezza del fatto che portare avanti un percorso di recovery, auspicando di uscire dal circuito psichiatrico ed essere parte integrante della comunità, vuol dire non solo riappropriarsi dei propri diritti ma, anche e soprattutto, rispettare i doveri di cittadino.

Davide Monte

La locandina del Congresso

Spilletta donataci dal sindaco di Matera per promuovere la città come capitale della cultura europea 2019. Il programma include la promozione della Salute Mentale in Europa.

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“Lavoratori alla pari” Appunti dal Congresso AIRSAM a Matera

Siamo tornati ieri da Matera dove abbiamo partecipato al Congresso AIRSAM (Associazione Residenze/Risorse in Salute Mentale) e quindi ciò che dirò è preso dagli appunti di queste giornate nei punti, per me, maggiormente stimolanti:

1. Peer Workers: se ne è parlato molto. Sono i “lavoratori alla pari” del mondo anglosassone che corrispondono, più o meno, ai nostri UFE o SEPE o PEPE ed anche ai FACILITATORI presenti soprattutto in Toscana (e di cui ci parla spesso Maria Grazia Bertelloni). Si tratta di persone con esperienza diretta di sofferenza psichica che entrano a far parte, in qualche modo, delle équipe dei servizi di salute mentale. Molti studi, ormai, dimostrano, come ci ha ben spiegato il Prof. Shepherd, che lì dove i servizi sono stati permeabili a questa pratica, gli stessi si stanno profondamente modificando: soprattutto si trasforma l’impostazione dei professional ma anche dei decisori politici e amministrativi! Infatti, attraverso l’ingresso dei peer workers in campo, tutti questi soggetti si rendono pian piano conto delle reali capacità delle persone con esperienza che dimostrano non solo di poter fornire un importante contributo all’organizzazione ma di provocarne una trasformazione culturale e realizzare una potente spinta verso lo sviluppo e l’innovazione! Quindi, l’inserimento o meno dei peer workers nei servizi fa’ la differenza! La loro presenza attiva, inoltre, contribuisce in modo importante a cambiare lo stesso linguaggio operativo e le modalità di comunicazione tra i diversi soggetti. Per questo è ormai necessario che vi sia un riconoscimento legislativo dei “lavoratori alla pari” (questo è già diventato realtà per esempio a Saronno).

2. Si è, anche, sottolineato più volte, in particolare vi ha insistito Tibaldi di Biella, che “bisogna saper scoprire le risorse nascoste” che sono lì pronte e in attesa … risorse nascoste nelle persone ma anche risorse nascoste nella comunità.

3. Altro stimolo per me assolutamente importante è venuto da una persona con esperienza, Maria, rappresentante di un gruppo di automutuoaiuto del sud (“Crisalide” di Caltagirone). La stessa ha affermato con energia vitale: “io so come essere aiutata”. A nome di tutte le persone con esperienza presenti ha, quindi, lucidamente lanciato a noi operatori il messaggio che le stesse persone possono dire molto su quanto è utile e quanto no nei percorsi di aiuto e quindi come non si possa fare a meno di essere alleati e “complici”.

4. Altro punto fondamentale, che tra l’altro ci rincuora (noi del “Marco Cavallo”), di star procedendo nel senso giusto, è che da parte di tutti i partecipanti è stato sottolineato che ormai è chiaro che se si vuole fare buona salute mentale bisogna attrezzarsi per lavorare insieme operatori, pubblici e del privato sociale, persone con esperienza, familiari, cittadini interessati.

5. E ancora, sono stato d’accordo con l’affermazione che le capacità di ognuno aspettano di essere scoperte e sostenute.

6. E’ stato dimostrato anche che la sofferenza psichica è transitoria (due terzi delle persone con diagnosi di schizofrenia guariscono spontaneamente!): questa consapevolezza porta a scardinare il pregiudizio della inguaribilità! Infatti guariscono molte più persone di quanto è nell’immaginario sociale ed in particolare in quello degli stessi operatori!

Ultima suggestione: comincia ad essere presente in alcuni servizi la pratica delle “direttive anticipate del trattamento”: tutti gli attori, con in testa la persona con esperienza, attraverso una metodologia di co-protagonismo nel percorso di cura, concordano e condividono la responsabilità dello stesso percorso anche in vista di eventuali periodi di “scompenso”: questo si avvicina ai “percorsi di cura condivisi” che gli amici di Trento sperimentano da circa 10 anni.

Devo dire che, comunque, ci è sembrato che le parole ed i concetti più importanti siano gli stessi su cui lavoriamo al Marco Cavallo (del sud): possiamo dire che parliamo la stessa lingua?

Per questo abbiamo chiesto a Giuseppe Salluce, segretario e lucano, di continuare a lavorare insieme: lui ha promesso che verrà a trovarci e noi di iscriverci all’Associazione.

22 giugno 2014 Carlo Minervini

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Proponiamo qui di seguito alcuni degli interventi dei nostri S.E.P.E. al convegno “Quali possibilità alternative per l’abitare nella salute mentale...in Puglia?”

Intervento di Maddalena Parto dal presupposto che noi persone che abbiamo attraversato periodi di difficoltà, come tutti, possiamo godere di diritti ed abbiamo dei doveri nei confronti della società; di conseguenza, ritengo che la Regione Puglia dimostrerebbe di essere una regione con un alto grado di civiltà se riuscisse a mettere, pian piano, in atto delle trasformazioni in ambito psichiatrico, riconvertendo quelle risorse economiche che vengono,invece, sempre più investite nelle strutture residenziali che, a mio avviso, sono cronicizzanti. In Puglia, generalmente, chi si imbatte nell’incubo del disagio psichico è spesso costretto a trovare, assieme ai suoi familiari, delle soluzioni perché i CSM propongono, sempre più, solo trattamenti farmacologici.

Si dimentica che, dietro ai sintomi, c’è una persona che ha diritto di essere aiutata attraverso il reinserimento lavorativo, l’incontro quotidiano con gli operatori che non dovrebbero essere troppo oberati di lavoro. Alcune idee: più visite domiciliari, frequentazione di luoghi stimolanti e accoglienti dove coltivare amicizie anche con volontari, piccole accortezze che non fanno sentire le persone escluse dalla società ma parte attiva di essa. Ognuno di noi ambisce, nel corso della propria vita, a coltivare degli affetti (amicizie, partner, hobbies, legami con animali). Quasi tutti cerchiamo lavoro per condurre la nostra esistenza in modo dignitoso. A tutti noi è necessario un tetto sotto il quale trovare conforto. Queste esigenze sono valide anche per chi sta attraversando un periodo di disagio.

C’è stato un periodo della mia vita nel quale, in seguito a tre ricoveri ospedalieri, non ero ancora riuscita a ritrovare me stessa. Ricordo che in ospedale mi proposero di passare un periodo in una struttura residenziale h 24. Io ,madre di tre figli, ero fiduciosa che questa esperienza mi sarebbe servita a stare meglio. Purtroppo non è andata così. Appena entrata in comunità mi sono sentita ferita per non essere riuscita a rientrare con le mie forze a casa. Non conoscevo quel luogo e quelle persone, le avevo incontrate solo una volta perché prima di trasferirmi mi avevano portata a visitare la struttura. Ho avuto il terrore che la mia permanenza li si sarebbe prolungata per il resto dei miei giorni perché c’erano altri ospiti che ci abitavano già da anni e che venivano da altre comunità quindi, da anni di reclusione. Posso dire che il mio soggiorno nella comunità residenziale è stato utile alla mia famiglia perché mio marito era molto impegnato con i figli e il lavoro e non aveva la sicurezza economica che gli avrebbe permesso di prendersi una pausa per occuparsi di me. Inoltre, se fossi tornata a casa, io e la mia famiglia non avremmo potuto usufruire di un supporto continuo del CSM di riferimento poiché, nella nostra regione, è previsto che essi svolgano questo tipo di attività ma di fatto ciò non avviene, anzi, i CSM sono sempre più sforniti di personale e sovraccaricati di lavoro. Sono convinta che i CSM diventerebbero più forti ed efficienti se restassero aperti 24 ore e se riuscissero a collaborare con i familiari, volontari e persone con esperienza diretta. In questo modo i familiari si sentirebbero rasserenati e sarebbero molto attivi perché direttamente coinvolti. I volontari potrebbero essere degli intermediari e le persone con esperienza supporterebbero gli operatori per le nuove prese in carico. Ci tengo a ricordare che tutto ciò avviene al Marco Cavallo in via sperimentale. Per aiutare le persone a superare momenti difficili è fondamentale guardare alle risorse che essi hanno così che possano utilizzarle per andare avanti. Luoghi chiusi, ospitanti circa venti persone, che vengono private della loro facoltà di pensiero poiché uniformate alle regole dell’istituzione che le accoglie, permettono agli operatori di gestire più facilmente i propri assistiti. Quello che, però, avviene alle persone che in teoria dovrebbero trarre giovamento dalla persistenza in questi luoghi, si rivela l’esatto contrario. Le persone non possono essere uniformate ad un unico stile di vita.

Ognuno di noi è unico ed irripetibile e quindi, necessariamente, diviene utile trovare, assieme al diretto interessato, le soluzioni che dovrebbero aiutarlo a stare meglio. Continuare a rinchiudere le persone nelle comunità residenziali non le aiuta a stare meglio. La Puglia sta riproponendo delle realtà manicomiali. Dovremmo prendere esempio dalla realtà di Livorno che propone più attenzione alle esigenze dei singoli individui. Mi sembra un passo verso la civiltà proporre alle persone di scegliere con chi dividere un appartamento o aiutarle a restare a casa propria, potendo contare sul supporto di un CSM sempre aperto e su un’osmosi tra vita esterna ed interna, riproponendo così la Salute Mentale di Comunità.

Maddalena Sterlicchio

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Intervento di Piero Per me un eventuale ingresso nel gruppo appartamento rappresenterebbe la possibilità di rimettermi alla prova nella ricerca del mio percorso di autonomia, fruendo del valore terapeutico della rete di rapporti sociali, costituita sia dai miei coinquilini che dal tessuto sociale del quale l’appartamento è parte integrante.

Infatti, nonostante possa sembrare un accorgimento di poco conto, il fatto che sul citofono siano apposti i nomi degli inquilini e non un’asettica sigla, che rimanda a chissà quale istituzione, ha un grande valore simbolico.

Sta a significare che quella casa, al di là di ogni etichetta precostituita, è abitata da PERSONE.

Piero Di Stefano

Il Dottor Serrano legge con attenzione il periodico 180Mervaiglie del Centro Marco Cavallo

Intervento di Donato Ho maturato la decisione di provare l’esperienza del Gruppo Donato Bruni interviene al seminario raccontando la sua nuova Appartamento confrontandomi con chi negli ultimi tempi mi ha incoraggiato ed aiutato, prospettandomi i benefici di cui esperienza in un gruppo appartamento avrei potuto godere, in termini di autonomia personale ed autostima, nell’abitare in un gruppo di convivenza.

La mia condizione precedente, dal punto di vista abitativo e sociale, mi rendeva insoddisfatto, ed aveva ripercussioni negative sul mio umore.

Poter condividere la quotidianità della gestione di un appartamento ha un grande valore terapeutico; grande importanza, in questa prospettiva è importante anche che la casa è situata in pieno centro, a sottolineare una maggiore integrazione nel contesto della comunità.

Donato Bruni

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Le ricette di Lori In questo numero vi sono alcuni articoli che fanno riferimento alla cucina del Centro Marco Cavallo. Il momento del pranzo è condivisione, scambio di esperienze e incontro di diverse culture ma soprattutto manifestazione di accoglienza dell’ospite tipica di una comunità aperta all’Altro. Includiamo, dunque, una delle ricette della nostra cuoca Loredana.

Calamari ripieni al forno

Tempo di realizzazione 50 minuti Tempo di cottura 30 minuti Ingredienti per 4 persone  8 calamari,  2 spicchi d'aglio (facoltativo),  1 mazzetto di prezzemolo,  100 g di pangrattato,  1 cucchiaio di capperi,  vino bianco secco (facoltativo),  olio extravergine d'oliva,  sale,  pepe

Preparazione "Calamari ripieni al forno" Tritate i tentacoli e le alette, rosolateli in due cucchiai di olio per circa 10 minuti e trasferiteli in una terrina.

Tostate il pangrattato nella stessa padella unta d'olio; lasciatelo raffreddare.

Aggiungete il trito ai tentacoli rosolati, aggiungendo anche il pangrattato tostato e mescolate il tutto.

Quindi salate e pepate il ripieno.

Aiutandovi con un cucchiaino, incominciate a riempire le sacche dei calamari.

Richiudete i calamari con lo stuzzicadenti e disponeteli in una teglia da forno.

Irrorateli con un bel giro d'olio e salateli.

Mettete in forno a 200°C per circa 20 minuti.

A metà cottura, bagnate i calamari con il vino bianco.

Sfornate i calamari, bagnateli con il fondo di cottura e spolverizzateli con il pangrattato, aggiungendo un filo d'olio extravergine di oliva.

Quindi, rimettete in forno al massimo della temperatura per circa 3-4 minuti o fino a doratura.

Servite i calamari a fettine accompagnandoli, a vostro piacimento, ad una insalatina di pomodori.

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Centro Sperimentale Marco Cavallo Associazione 180amici Puglia Via C. Scazzeri 41 bis 72022 Latiano (BR)

CALENDARIO PROVVISORIO EVENTI IN PROGRAMMA Settembre 2014 

11 Settembre – Rappresentazione teatrale 3500 parole- Centro polivalente, San Pancrazio

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18 Settembre - “Fareassieme”

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25- 27 Settembre- Impazzire si può...a Settembre- Viaggio studio a Trieste

Inoltre vi sarà l’inaugurazione del nuovo sito web del Centro Marco Cavallo, risultato del laboratorio collettivo tenuto dai tutor della società “progetti per comunicare”.

Il Centro Marco Cavallo e l’Associazione 180amici Puglia vi augurano buone vacanze. Arrivederci a Settembre.

Contatti: Marco Cavallo Tel/Fax : 0831727722 e-mail: marco.cavallo2009@libero.it Associazione 180amici Puglia Tel/Fax: 0831728948 e-mail: 180amicipuglia@libero.it

L’intero periodico è ideato, elaborato e stampato dal Collettivo del Centro Sperimentale Marco Cavallo 28