internazionale

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Cultura

Libri Dalla Gran Bretagna

I libri italiani letti da un corrispondente straniero. Questa settimana Jennifer Grego, del Financial Times.

Dall’invenzione all’industria

ANTONIO SCURATI

Gli anni che non stiamo vivendo Bompiani, 304 pagine, 19,50 euro ●● ●●● Perché non siamo più felici? Perché la vita è diventata così diicile per i trentenni-quarantenni di oggi? Questi adulti eternamente giovani sono senza ideali, pieni di bisogni (soddisfatti) e incapaci di fare piani per il futuro che vadano oltre il weekend. “Schiacciati tra il giovanilismo e la gerontocrazia”, disillusi e divorati dall’ansia. Scurati riconosce la fondatezza di alcune preoccupazioni ma non è questo il punto. Per l’autore, siamo diventati consumatori di violenza attraverso il web e la tv. Siamo diventati passivi, voyeuristi e incapaci di vera indignazione morale. Il libro non si concentra troppo sulla politica, ma Scurati analizza come i settori corrotti della stampa sostengano politici senza scrupoli attraverso un’aberrante adulazione. Potrebbe sembrare che Scurati sia un saccente moralista, ma non è così. Ci sono capitoli esilaranti su un orrendo centro benessere e sull’estasi dell’outlet. Le parti divertenti del libro si alternano a quelle serie: in altri capitoli sostiene che la legge sull’aborto non andrebbe toccata, che le ragazze madri dovrebbero ricevere l’otto per mille, e che il Vaticano farebbe meglio a concentrarsi sulla parte attiva della vita, invece che sul suo inizio e sulla sua ine. Tutto molto condivisibile.

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Una storia della stampa nel rinascimento può dare qualche indicazione sul futuro dell’editoria Prima che nascesse la sua celebre Bibbia, Johannes Gutenberg aveva già usato la macchina a caratteri mobili per stampare un piccolo libro di grammatica usato nelle scuole. Ne rimangono solo pochi frammenti, perché nessuno ha pensato che valesse la pena conservarne una copia. “Se Gutenberg avesse continuato a stampare libri così, non avrebbe avuto problemi”, spiega Andrew Pettegree, professore di storia moderna all’università di St. Andrews e autore di The book in the Renaissance. Mentre l’ambizioso progetto per stampare la Bib-

JACoB J. GAyer (NATIoNAL GeoGrAPhIC SoCIeTy/CorBIS)

Italieni

bia lo portò praticamente alla rovina. I libri stampati, in principio, erano considerati brutti in confronto a quelli realizzati dai copisti. I libri si ordinavano. Non si compravano quelli già pronti, che un tipografo aveva deciso di stampare.

Questo fa rilettere. Nell’era dell’iPad chi sarà disposto a comprare dei libri stampati? Il libro di Pettegree esplora un’era di grandi cambiamenti e fornisce spunti interessanti. Tom Scocca, The Boston Globe

Il libro Gofredo Foi

Lo specchio dell’orrore ALTAN

Terapia Salani, 151 pagine, 11,00 euro Sessant’anni fa un critico straniero chiese a Cesare Pavese chi fosse il miglior narratore italiano e lui rispose che era Vittorio De Sica. C’era da dubitarne. Mentre se oggi chiedessero ad alcuni di noi la stessa cosa non avremmo dubbi: Altan. Lo conferma questa raccolta di vignette, di un libro prezioso e mal rilegato, le cui pagine si staccano facilmente. È vero però che così ci si può portare appresso o appendere al muro

Internazionale 864 | 17 settembre 2010

quella che meglio ci ricorda la nostra umana, o forse animale, italica miseria. Sono disegni poco vari, personaggi ripetuti, degli assolo o delle coppie (spesso adulto-bambino) che dicono imperturbabili opinioni brucianti, scomode. Di queste si ride e poi, ripensandoci, si rabbrividisce, tanto precisa è l’analisi antropologica e politica che ci propongono: uno specchio del quotidiano orrore che ci travolge, delle viltà, menzogne, banalità, schifezze di noi tutti o quasi. Sono divise

per temi: famiglia, certezze, coppia, crisi, lavoro, inanza, razza, governo, tv, rete, eccetera. La più atroce è forse, non a caso, l’ultima: la bella signora opulenta che guarda in macchina ci dice che “si deve vivere intensamente, sennò ci si accorge di esistere”. Un’Italia senz’anima, senza memoria, senza progetto, dove la farsa scivola nella tragedia del conoscere, e del sofrire che ai pochi ne viene. Perché Altan, dice Benni, “sbaglia una vignetta su cento” (ma c’è da dubitarne). u


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