Architetture mandaliche: modulo e proporzioni nell’architettura templare induista
“Sono convinto che il crescente impoverimento di simboli ha un significato; che questa evoluzione ha una sua intima coerenza. Tutto ciò di cui non ci si dava pensiero, e che perciò è rimasto privo di un nesso coerente con la coscienza nel suo processo evolutivo, è andato perduto. Quando abbiamo cercato di coprire la nostra nudità con sfarzosi abiti orientali, come fanno i teosofi, siamo stati infedeli alla nostra storia; non ci si riduce prima alla mendicità per poi posare da re indù da teatro. Sarebbe cosa molto migliore, mi sembra, riconoscere decisamente la nostra povertà spirituale, conseguente alla mancanza di simboli, anziché arrogarsi una illusoria ricchezza della quale assolutamente non siamo eredi legittimi. È ben vero che siamo gli eredi legittimi del simbolismo cristiano, ma abbiamo in certo qual modo sperperato questa eredità. Abbiamo lasciato crollare la casa che i nostri padri hanno costruito e ora cerchiamo di fare irruzione in palazzi orientali che essi non hanno mai conosciuto”
Mattia Da Riol 280492 Andrea Guardigli 280006 Caterina Rigo 280415
Università Iuav di Venezia | DCP Corso di Disegno | prof. G. D’Acunto
Jung, 1934 1
Nella storia dell’umanità la geografia celeste ha sempre avuto un ruolo cruciale, per i miti e le leggende che vi sono legati sin dall’antichità, ma soprattutto per i tentativi di interpretazione che ne sono derivati in diverse civiltà. Sia nelle culture orientali che quelle occidentali vi è un continuo rimando all’ipotesi della città terrena come una sorta di traduzione o proiezione della città celeste. In molte di queste civiltà la stessa struttura urbana delle città e la disposizione dei principali edifici sono un continuo riferimento allo studio dei rapporti astrali e delle leggi cosmogoniche. Lo studio filosofico degli archetipi, afferendoci ai testi di Carl Gustav Jung, ci dimostra come nella storia dell’uomo il cielo sia stato rappresentato sovente come un luogo ideale per accogliere le proiezioni umane. In senso psicologico, la volta celeste si configura come un’origine archetipica comune a tutte le civiltà che si sono succedute sul nostro pianeta. Mentre nel mondo occidente è possibile osservare che il passare del tempo ha progressivamente relegato questi esempi di architettura celeste, spogliandoli del loro significato più profondo e trasformandoli in monumenti di un’epoca passata, in Oriente (ad esempio in India e Cambogia) essi trasmettono ancora un’aura di antica grandezza, non tanto per lo stato di conservazione, peraltro spesso pessimo, degli edifici sacri, testimoni di questo secolare studio del cosmo, quanto per l’importanza che tuttora rivestono per la popolazione che continua a viverli come luoghi di incontro spirituale. Gustav Jung, Gli archetipi dell’inconscio collettivo, 1934-54 1 Carl
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