LAS ALFOMBRAS DE FLORES EN PORTICI

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QUADE~NI PORTICESI

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Stanislao Scognamiglio "

Il tappeto di fiori a Portici Quaderno n.9 a cura di Giuseppe de Simone Anno 1999 Libreria S. Ciro Editrice in Portici

SOMMARIO

Introduzione Premessa

pag.7 »

9

n culto di San Ciro e la tradizionale festa - n tappeto

»11

Gli esecutori

» 14

La competizione - I Nostri

). 16

Fase progettuale I Meteriali

»

18

}) 19

Fase preparatoria

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Fase esecutiva

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Fase finale

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Tabelle

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Fotografie

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Bibliografia

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INTRODUZIONE Per chi si arrampica lungo il dolce pendio collinare dove sorge l'eremo camaldolese di S. Alfonso de' liguori a Torre del Greco e si ferma ad osservare la valle sottostante, resta ammaliato nel vedere il festoso luccichio argenteo che, trasmesso dal riVerbero del sole, si estende lungo tutta la vallata fin su le rive del mare. Sono le coperture poste a protezione delle numerose serre nelle quali si pratica una coltura che nel territorio vesuviano ha trovato il suo habitat naturale: quello dei fiori.

In verità, nelle nostre contrade la fiori coltura, e così dicasi per la coltura delle piante ornamentali, è stata, da sempre, un'attività che al di là delle ragioni economiche e commerciali, ha avuto un risvolto legato al buon gusto, all'estetica, alla gaiezza Se solo ci fermiamo a considerare la vicenda dell'antica Pompei, ebbene, dai reperti archeologici rinvenuti è stato possibile ricavare la tipologia delle piante ornamentali che arricchivano i giardini delle sontuose dimore dei pompeiani, a significare come quella gente amava ingentilire la propria casa.

In altra epoca e ci riferiamo a quella settecentesca, non è un mistero che l'illuminato monarca Carlo di Borbone, affidandosi al Capo giardiniere Francesco Geri, ed alla supervisione di Luigi Vanvitelli, volle che in molte zone del Parco che circondava la Reggia di Portici, dovessero sorgere ameni e leggiadri giardini che venivano alimentati dai vivai reali del Bosco inferiore, laddove era un Jaghetto artificiale.

Non da meno fu Gioacchino Murat che ispirato dalla consorte Carolina Bonaparte, non solo conservò, ma ampliò le colture serricole di fiori del Bosco di Portici.

Infine, è connaturata al carattere delle ville vesuviane della costa, quelle del periodo settecentesco, la denominazione di ville di delizie e ciò perchè le splendide fabbriche erano circondate da lussureggianti giardini dove regnava da regina la camelia.

Era pertanto inevitabile che da questi retaggi storici si sviluppasse, con l'andare del tempo, ancora di più nelle terre vesuviane, la fioricoltura, un'attività agraria specifica, la quale al giorno d'oggi, per la sua consistenza qualitativa e quantitativa, rappresenta un valore economico di non trascurabile importanza. E non solo. E' risaputo, infatti, che questa attività oltre a produrre un reddito soddisfacente rappresenta una buona valvola di sfogo per quanto riguarda l'occupazione.

Nell'andare del tempo !'incremento delle colture fioricole crea la premessa per un serie di manifestazioni dimostrative attinenti aUa qualità ed alla diversità delle specie coltivate ed anche quale metro dimostrativo della professionalità degli addetti.

Una fra le più spettacolari dimostrazioni è certamente quella del tappeto confezionato con petali e foglie. La policromia dei colori, la fantasia dei soggetti rappresentati, la maestria delle composizioni, sono elementi importanti e di grande effetto e richiamano l'attenzione dei più.

Manifestazioni di questo genere si svolgono in Italia, e si fa l'esempio di San Valentino Torio e di Genzano, ed all'estero, e ci si riferisce a queUe di Bruges in Belgio.

Recentemente, il 29 del mese di maggio di quest'anno, 1'Associazione culturale L'Accademia ha organizzato con il contributo dell'Assessorato all' Agricoltura e dell'Ente di Sviluppo Agricolo, ERSAC, della Regione Campania e con il patrocinio del Comune di Portici, il Convegno Salutiamo la Primavera con i nostri fiori, per fare il punto della situazione sulla produzione floricola del versante Vesuviano. Le brillanti relazioni svolte da docenti della Facoltà di Agraria di Portici, da funzionari regionali e dal rappresentante del Mercato dei Fiori di Ercolano hanno posto in evidenza la potenzialità di un settore che tuttavia ha problemi da risolvere ed in particolare non riesce a decollare per quanto riguarda l'immagine permancanza 7

di un proprio marchio e per la carenza di grandi iniziative nel settore delle sponsorizzazioni.

Altro argomento trattato è stato quello dei parassiti, delle micosi e degli insetti nocivi che non poco danno arrecano alla produzione. h vero che non manca l'assistenza scien tifica e tecnica degli organismi preposti, è vero che le ditte produttrici di fitofarmaci moltiplicano i loro sforzi nel campo della ricerca, ma è altrettanto necessario che bisogna insistere perchè il settore fioricolo essendo fonte di ricchezza e di occupazione non può essere trascurato.

Nella premessa che segue, è detto che il tappeto dei fiori è un'autentica, antica tradizione porticese. Secondo alcuni l'usanza sarebbe nata a seguito dell'iniziativa estemporanea dei giardinieri reali di Carlo di Borbone e continuata nel tempo in forma di artigianato di alto livello dai giardinieri di Portici. E non solo dagli addetti ai lavori, infatti, negli elenchi che pubblichiamo, si nota, fra i nomi dei giardinieri, la presenza di autodidatti, cioè di persone che "lavorano" i fiori una sola volta l'anno: quann' esce San Ciro.

E già perchè a Portici 1'omaggio floreale reso in forma così plateale quale è il tappeto, è dedicato al Santo Patrono della città ed è stato per lunghi anni un appuntamento fisso al quale fiorai, fioristi ed appassionati non volevano mancare per nessuna ragione.

11 collegamento della manifestazione floreale con un evento religioso ci induce ad alcune considerazioni relative al grande fenomeno della devozione verso S. Ciro di Portici, il medico alessandrino che curando il corpo salvava anche le anime dei suoi concittadini, e tanta intensa era la sua professione di fede, che per non rinnegarla sacrificò la vita.

Grande fenomeho di fede quindi, ed infatti, nei due momenti in cui si celebra il ricordo annuale di San Oro, il 31 gennaio e la prima domenica di maggio, ininterrotto e corposo è la presenza dei fedeli che arrivano da ogni luogo.

Per i porticesi "veraci" poi la festa di San Ciro è un appuntamento irrinunciabile. Si torna da paesi lontani, si rinviano impegni, si rimandano affari e si corre. Si corre e si indossa un indumento qualsiasi, un vestito, una camicia, una sciarpa, un fazzoletto, un distintivo che abbia lo stesso colore del manto del Santo. E si è presenti in piazza, di buon mattu'ì.o, per assistere all'uscita della statua dalla chiesa, e si percorrono le strade cittadine in pellegrinaggio, avanti, dietro ed intorno al simulacro, e si ritorna in piazza quando ormai è notte fonda, per non mancare di salutare l'entrata in chiesa di San Ciro, alimentando nel proprio cuore la speranza di essere presenti, ancora una volta, il prossimo alUla. E se qualcuno è purtroppo consapevole che la sua presnza terrena è per terminare, non ha timore perchè sa che il santo protettore non lo lascerà solo e lo accompagnerà nel suo ultimo viaggio.

Ecco questo è il significato di una festa legata ad una professione di fede che i giardinieri di Portici solevano esprimere nel miglior modo possibile: con i fiori.

Il rievocare queste memorie è stato un impegno, cqe abbiamo molto apprezzato, del nostro amico Stanislao Scognamiglio, le cui ricerche storiografiche apportano un contributo notevole alla conoscenza di quest'arte, particolarmente quando ricorda le varie fasi che precedono la progettazione e la confezione del tappeto e quando cita la ricca e colorita nomendatura, riferita ai fiori ad agli attrezzi nel linguaggio paesano. Da non dimenticare la citazione accanto ai nomi dei protagonisti,. dei vari soprannomi, altrimenti detti "strangianomi" con i quali venivano familiarmente riconosciuti gli addetti ai lavori.

Scognamiglio ad un certo punto della descrizione individua in una famiglia, che chiama i nostri, il prototipo delia tradizione e ricordandone i nomi, le origini ed i motivi dell'impegno che hanno assunto, fa riviviere i vari tempi della- preparazione del tappeto così come avrebbe potuto descriverli un cronista inviato sul posto dal "suo" giornale per un servizio giornalistico.

E' nostra ambizione che questa pubblicazione possa essere di buon auspicio affinchè neUa nostra città si faccia rivivere il momento gioioso del tappeto dei fiori, beninteso manifestato ad livello professionale ed artistico di un certo valore.

Giuseppe de Simone 8

PREMESSA

TI tappeto di fiori è un'antica tradizione porticese che si è accompagnata per molti anni alla processione di San Ciro, patrono della città. La manifestazione ~e è indubbiamente un atto dì devozione al Santo, è nello stesso tempo un'ottima occasione per far conoscere la valentia dei giardinieri cittadini Nonostante queste buone premesse, a partire dalla prima metà degli anni settanta il festoso e colorito rituale .non si è più rinnovato.

Nelle prime pubblicazioni che riguardano la storia di Portici, ed anche in quelle più recenti, si è scritto di rutto, ma non è stato mai trattato l'argomento tappeto di fiori.

Non ne fa cenno Nocerino nella sua La Reai Villa di Portici del 1787, non ne scrivono Jori (Portici e la sua storia, 1882), Rapolla(Memorie storiche di Portici, 1891) e Venditti, Storia di Portici illustrata, s. d. ). Nelle edizioni più recenti, a partire da quella di Asciane, (Portici, notizie storiche, 1963)e passando attraverso Formicola, La bella Portici, 1990; Gargano, Portici, storia, tradizioni e immagini, 1985; FeUeca, Portici ieri ed oggi, 1990; Gatto, Portici ed il suo Patrono San Ciro, 1990; Volpe, Portici riscapre Portici, 1994, non vi è alcuna traccia dell'argomento.

Solo recentemente in Metamorfosi di un territorio (1997) della collana Quaderni Porticesi di G. de 5imone se ne dà notizia per la prima volta(I).

Evidentemente la mancata riproposizione della tradizione ha contribuito a far perdere la memoria.

L'umbro Giuliano Sazi, autore de Le infiorate di Spello (989)(2} nel descrivere l'origine ed il significato dell'infimata, riporta un lungo elenco di località italiane dove vengono organizzate queste manifestazioni, quasi sempre collegate a quelle a carattere religiose. Nell'elenco che egli fa, stranamente, non sono citate le località campane.

Eppure, solo facendo riferimento a quelle a noi più vicine, basta ricordare le manifestazioni che si svolgono ad Ercolano in occasione della festa dell'Assunta a Pugliano, quella di Portici legata alla processione di S. Ciro, quella di S. Giorgio a Cremano per la festa 'nopp'a lava, e quella di Torre del Greco per il Corpus Domini, festa più nota come quella dei Quattro Altari (3) celebrante l'affrancamento dalla sen,itù feudale (4).

Per quanto riguarda la tradizione porticese dei tappeti di fiori, è da dire che nasce da lontano, come dice de Simone, nel '700 periodo nel quale Carlo di Borbone soggiornava nella Reggia di Portici.

Nel tempo a noi più vicino, secondo antiche memorie, sono i fratelli Angelo, Antonio e Ciro Scognamiglio, unitamente a Giovanni Iannone, che danno inizio al tradizionale rituale operando in virtù di un progetto secondo il quale era possibile articolare la manifestazione in una serie di modelli riproducenti, di volta in volta, un disegno di fantasia oppure geometrico, ma avendo quale base sempre un tema di carattere religioso.

E' evidente che con il passare del tempo alle prime iniziative se ne aggiunsero altre. Lo spirito di emulazione solletica l'interesse dei più e così quella che poteva restare una iniziativa isolata diventa per la città di Portici una vera e propria consuetudine.

Con questa pubblicazione non solo si intende richiamare alla mente un ricordo cercando di tramandame la memoria, ma si vuole anche rendere testimonianza ed omaggio ai giardinieri di Portici, artefici provetti di quest'arte artigianale legata alla produzione fioricola, esaltandone la valentia.

In mancanza di probanti documentazioni scritte, si è dovuto far ricorso ai ricordi delle famiglie di giardinieri del passato, incontrando quelle che, facendo capo agli antichi ceppi, conservano, molto gelosamente, un ricca documentazione grafica e fotografica. Dai reperti e·

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dai loro ricordi sono emersi anche notazioni relative alle fasi preparatorie ed alle tecniche usate per la realizzazione dei manufatti. Notizie che giudichiamo molto interessanti dato che la nostra ricerca non è limitata al solo ricordo di un momento espositivo, ma è estesa ad altri momenti dell'operazione, quelli di base, che sono prerogativa dei suscitatori di immagini, quali possono essere i progettisti ed i disegnatori, personaggi senza i quali difficilmente si può superare la fase progettuale ed arrivare aUa conclusione.

Con l'aiuto di queste documentazioni e con l'aggiunta delle testimonianze verbali, si è potuto così ricostruire non solo le varie fasi relative al tempo della progettazione, a quella della raccolta dei materiali, ed a quello esecutivo, ma si è potuto anche memorizzare la colorita nomenclatura riferita ai personaggi, agli attrezzi ed agli strumenti necessari per la realizzione del tappeto.

Un ringraziamento va rivolto quindi a tutti quanti hanno contribuito con tanta sponaneità a questa ricerca ed in particolare si ricordano i fratelli Ettore e Mario Gargiulo, il primo ferroviere, il secondo giardiniere, e le signore Angela Petraglia e Giuseppina lzzo, rispettivamente vedove di Guido Gargiulo e di Nicola Di Dato. Dai loro album è stata ricavata una preziosa documentazione fotografica.

Uguale ringraziamento è dovuto ai signori Angelo Di Napoli (5), Ciro Mondanaro, Gaetano Caramielld61 e Franco Naldi, elettricista e appassionato fotografo amatoriale, per la documentazione fotografica relativa ai tappeti che hanno realizzato negli ultimi dieci anni, e per aver concesso la riproduzione fotografica di alcune immagini della processione patronale di San Ciro.

Per la parte grafica si ringraziano sentitamente Helga Pontillo(7) e Gilda Sorrentino(81.

1)

DE SIMONE,G. - Metamorfosi di un territorio in Qu.1derni Porlicesi, Portici,. 1998, pago 55-56 ~ ... n 29 .1goslo 1875 nella spianata meridionale del605<:oenei fabbricati later,lIi viene inaugurata la prima esposizIone del Concor;.oAgrarioReglOnale alla presenza del pincipe ereditario Umbeno I. Sulla spianata meridionale del bosco borbonico i giardinieri realizzarono un artistico tappeto di fiori ... L·esposizione mette in evidenza la bravura dei giardinieri porticesi: fiori a mazzi. a ceste,a tavolino ed inoltre uno speuacolare tappeto di fiori Il tapp<.-to di fiori è un·antica tradi:done portlcese che trae origine dall'omaggio che i giardinieri borbonici solevano rare alll.'Carlo in particolari occasioni quandu acrompagnandosi a personalità straniere di rango,attraversava il bosco per raggiungere il Granatello. I giardinieri spargevano per alcuni tratti dei viali variopinti pelali di fiori misti a fogliarne vario.La lradizione è stato! mantenuta viva fino agli anni 196Q.17 dai giardinieri di Portici ma non pii! in omaggio ad un regnanle ma in onore di un s"nto,5an Ciro,in occasione clelia processione annuale ...

2)

SOZI.G.• Infior.1le a Spello,1989. A pago 2S si legge: Tom<mdo al centro del mondo cattolico,doè [·ltalia,non sar~ inutile elencare akun~ fr.1 le numerosi5Sime infiotate span;e in tulto il territorio nazionale. Poi viene aggiunto che essendo la materia vastissima,quasi ine5p[orata,non è possibile la compilazione di un elenco romplrlo.

3)

DE GAETANO, E -II Ri&Calto di Torre del Greco, ResilUl. Portici c 1<1 fesla dei QuattroAltari,Tone ùelGreco, 1957. AI cap. VI. par. 13, pago 186 riporta: ··Da quanto si facciano non toso. Padre Bemurdino della Torre parla di arazzL l' se furono effettivamente arazzi e non tappeti vuoi dire che questi sono posteriori al 1794. Pare che i primi tappeti fossero fatti di veri fiori e foglie sistemati per le strade, come si pratica a!'lcon altrove, e ne ho visti a Portid. Poi vennero eseguiti nelle chiese ancora e sempre di fiori veri, mentre la carnagione delle figure vlò'niva realizzata con biocc(l!i di lana colorata; fra gli eSI'<:Utori di que~ti tappeti si ricordano: il canonico don Ciro Torrese coadiuvato dal fratello Vin~-enzo; Michele Raiola e Antonio Ascione il quale. fu il primo a farli nel 1878 ron i criteri e i materiali odierni. Di certo si sa che nella festa del 1899 furono ammirati i pregevoli lavori in fiori eseguiti nelle chiese, come si legge in una relazionI:' al Consiglio Municipale de! 17 agosto del detto anno.

R.

Attualmente i tappeti sono realizzati, neIrinlemo delle chiede con l'impiego di segatura, di posa di caffè, polveri colorate naturali o miste ad a1t.-e sostanze. Tutti questi elementi vengono distribuiti sui disegni tracciati sulla carta che è incollala a terra. Non mancano fiori freschi ed il rosmarino.

npii! delle volte i bouetti sono originali e sono realizzati nelle chiese: San Filippo Neri. dell' Assunta, di S. Giuseppe Calasanzio, del Rosario, di S. Michele Arcangelo. I tappeti sono sottostanli ad un tavolato per consentire al visitatore di v!'derli dall'alto.

Fra i pii! notieserutori, gli anziani. si ric:ordano: Rait3eleSamman:o, Giovanni Palomba, Francesc:oAlvino, F. Paolo Formisano.

Giuseppe Ascione, Raffaele Sorrentino, Vincenzo Salerno, Edoardo Pane, Francesco Sorrentino, Raffaele Raia, Salvatore Viliello, Lorenzo Garoialo.

Fra i moderni segnaliamo: Salvatore D'Amato, Giovanni Noto, Luigi De Marco. Antonio Sardella. Ciro BorrieUo, Antonio D' Auria, Stanislao Ascione, Vito Fonnisano, Giuseppe D1stria, Raffaele Ascione, Giuseppe Ciavolino, Antonio Velardi. Raffaele Guarracino, Nicola Consiglio, Francesco Scognamiglio, Antonio Bigliardo, Salvatore Seme, Vincenzo De Sioml'. Gennaro Martino, Gennaro Nobile.

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4)

ALAGI, C. - la processione di Sal! Giorgio a San Giorgio a Cremallo, Napoli, s.d. Nd capitolo" Accortezl:<l artigian<lle che sfiorava l'opera", conferma quanto detto dal de 5imone e cioé che il tappeto floreale nasce quale omaggio a regnanti e dignitari per trasformarsi in una manifestazione para-religiosa. Il tappeto nelle prime tre città vesuviane viene eseguito sulla pubblica strada am il solo impiego di prodotti vegetali freschi. Quello realizz~to nella città corallina, invece si differenzio. dai precedenti.

Infatti la composizione è sul pavimento all'interno delle chiese cd ottenuta nella più parte utilizzando ~egatura, posa di caffè, polveri t1aturali diversamente colorate, da sole o miste ad altre sostanze, distribuite con rara perizia e fine maestria su un disegno trJcciato su carta incollata a terra.

5)

Angelo Di Napoli, parrucchiere per sig~ora. Originario di Montecorvino Rovella. Il suo primo approccio con il tappeto di fiori è del tutto casuale. Nel 19S2, a seguito di divergenze di opinioni, gli esecutori del tappeto di via Naldi vengono meno all'impegno ponendo in diffieoltii il Comitato promotore. Il materiale f1orcolo è s~ato già acquistato. [I Di Napoli, si organizza da solo ed estemporaneamente crea un fantasioso disegno.

6)

Gaetano Caramiello, imprenditore, contitolare della falegnameria AglianoCaramielio in Via Poli, inaugura la nuova officinil il giorno della festa di San Ciro. Nel cortile del laboratorio, fa costl1Jire un altarino e commissiona ad Armando Maione un ricco tappeto di fiori.

7)

Helga Pontillo, torrese, è diplomata presso l'lstituto Statale d'Arte, sez. Arte del Corallu di Torre del Greco. E'illlieva del Prof.

Di Ruggiero cieli' Accademia di Belle Arti di Napoli, sez. Pittura

8)

Gilda Sorrentino, cavese. Scenografa con diploma di maturità artistica presso il Liceo Artistico Statale A. Sabalini di Salerno.

IL CULTO DI SAN CIRO E LA TRADIZIONALE FESTA - IL TAPPETO Nel periodo fra il 1763 ed il 1964, una terribile carestia, accompagnata da una micidiale pestilenza, minaccia la salute dei cittadini porticesi e naturalmente il pensiero corre a San Ciro, il monaco alessandrino, medico, eremita e martire, il cui culto è già molto diffuso nella città.

Il Santo non si lascia pregare più di tanto ed opera il miracolo liberando i porticesi dai due tremendi flagelli.

Il parroco don Giuseppe Moscatelli, bene interpretando la volontà popolare, si fa promotore di una petizione fra i casigliani, per impetrare 1'elevazionedell'immagine del Santo a patrono di Portici ed infatti nel luglio del 1776 con decreto di Papa Pio VI, S. Ciro viene nominato nume tutelare della Città.

Il culto del Santo era stato introdotto a Portici nella prima metà del Seicento dai padri Gesuiti e successivamente diffuso, nella seconda metà sempre del Seicento, dal predicatore pugliese San Francesco De Geronimo. Questi ne fissa la festa onomastica a131 dicembre di ogni anno e indica per la rituale processione la terza domenica di maggio, facendo coincidere il pellegrinaggio con la comunione generale mensile.

La processione si snoda lungo tutte le strade cittadine con la statua del Santo sistemata su di una pedana dorata, riccamente decorata con fregi e fiori. In epoca recente, per motivi canonici, la festività è stata anticipata alla prima domenica di maggio.

Lungo il percorso della processione è uso addobbare gli androni dei palazzi con fiori e piante, ed esporre dai balconi e dalle finestre un drappo, una tovaglia bianca finemente ricamata a mano, oppure un copertino di seta colorata. E' rituale il lancio di petali di fiori o di piccoli pezzi di carta variamente colorati al passaggio del Simulacro.

Alcune famiglie meglio organizzate approntano sul piano stradale, in corrispondenza delle loro abitazioni, un tappeto florealé 1) e quando la statua giunge davanti la casa, i portantini la girano in quella direzione per consentire ai casigliani di "dialogare" direttamente col Santo. La scena si conclude con 1'omaggio al parroco e con la rituale offerta in denaro che viene deposta nella cassetta di legno sistemata davanti alla pedana.

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Non mancano i tappeti nei quali sono evidenti le attualità, con chiari riferimenti ai problemi sociali del momento.

Con il passare degli armi, i vari gruppi di giardmieri e di progettisti affinano le primitive tecniche e si specializzano sempre più riuscendo a realizzare composizioni policrome, molto vivaci e brillanti.

Nella parte centrale del campo la figura rappresentata varia ad ogni anno, a volte si segueno gli umori del momento.

Fig. 1-1953: Corsu Umb€rto l Si riproducono l'immagine del Santo a figura intera o soltanto nel dettaglio del volto, oppure il Sacro Cuore, il BuonPastore, l'Ostia Eucaristica o l'agnello pasquale.

Sono bene evidenziati anche altre simbologie religiose, come la croce, il calice, l'ostensorio con raggiera, il triangolo con al centro 1'occhio divino, la tiara papale, con o senza le chiavi di San Pietro, lo stemma papale, il monogramma S o Se, la corona, la stella. In altri casi viene rappresentato lo stemma della Città. In alcuni momemti in cui la disputa politica era molto vivace veniva evidenziato quello che nel dopo guerra è stato il simbolo di un partito politico, lo scudo crociato.

A volte si preferisce il disegno a tutto campo con riproduzioni geometriche, come se fosse quello relativo ad un progetto di giardino o di una grande aiuola, altre volte viene proposto un disegno astratto. Il tutto viene sempre contornato da altri elementi decorativi quali arabeschi, bordure, fregi, greche e losanghe.

Gli autori di tante pregevoli composizioni sono in definitiva sempre gli stessi, ed anche il luogo dove viene realizzato il tappeto è quasi sempre lo stesso. Ciò consente ai pellegrini che conrnaggiore assiduità vengono a Portici per la tradizionale processione, e che sono appassionati di quest'arte, di individuare a r~=~===:;:;:;;;"";;;;<~=====;;;;:;;;::==;;;;;====o prima vista il gruppo che ha realizzato l'opera, ancor prima di leggerlo dal cartello che è stato esposto.

I giardinieri autori dei tappeti possono essere considerati veri e propri artisti.

Hanno questa sola occasione, in tutto l'anno, per dimostrare pubblicamente la loro valentia e ce la mettono di buona ragione. La fantasia creativa è tanto fertile e tanto più entusiasta e gratificante in quanto rivolta' ad un impegno del tutto volontario e indirizzato Fig. 2 -1957: Corso Umberto l ad un atto di devozione.

L -.J

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La bella tradizione viene tramandata di generazione In generazione e si ripete per lungo tempo ma dopo la seconda guerra mondiale, a partire dagli anni cinquanta, entra in crisi. Prima viene ridotto il numero delle composizioni, poi si assottiglia la schiera degli appassionati artigiani e a partire dalla prima metà degli anni settanta la tradizionale infiorata scompare del tutto o quasi.

Infatti, negli anni a seguire resta, imperterrita, la composizione floreale di via Naldi ed un tappeto realizzato in maniera non tradizionale per l'utilizzo di materiali misti colorati: trucioli di legno, segatura, petali di fiori.

E' evidente che far rivivere il tempo trascorso bisogna affidarsi al ricordo di foto ingiallite, custodite con tanta cura dalle antiche famiglie dei giardinieri, oppure alla memoria di quanti, ancora viventi, sono stati attivi partecipanti o soltanto semplici ma entusiatì ammiratori.

Tutti gli anziani giardinieri concordano nel dire che fra le tante cause che hanno contribuito all'estinzione della manifestazione Fig_ 3 -1955: Via A. Diaz floreale non è estranea la macroscopica ' - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - ' urbanizzazione che negli anm cinquantasessanta ha sconvolto la nostra cittadina. Infatti !'irrazionale sviluppo edilizio oltre a decretare la scomparsa di numerosi giardini ha comportato un abnorme aumento della circolazione autoveicolare, il che ha reso impossibile l'utilizzazione delle strade, luogo delegato alla composizione floreale, che non possono essere chiuse al traffico.

Nella metà degli anni ottanta, vi è stato qualche nuovo, sporadico tentativo tanto da far sperare nella rinascita della tradizione. Ma è restato solo un tentativo isolato, molto modesto, senza seguito. La fatica e le difficoltà richieste, in particolare per il reprimento dei materiali e per la loro composizione, non incoraggiano tanto e di conseguenza si spengono i nascenti entusiasmi ed i tentativi non si rinnovano più.

1)

RAIMONDO. R. UomÌlli e falli dell'antim Torre del Grccu. Torre del Greco, 1985. AI cap. 4, p_ TlL pag_ 518 scrive: Nelle strade, dOlle deve passare una proce5sionr. i ricchi proprietari di Portici, di Resina o di Torre fan 110 falvolta disl'g7lare cvi gessa, sul selciato davanti alla loro casa, un tappeto di ghirlande di fiori e di frufta. 111 un' ora, cinquanta metri qlladrati sono ricopati di sabbia e di petali intcf!. ,/ c~i effrtlo nOli è meno piacevale; ma il 'llinimo colpo di vento basta per cancellare qllestl fappeti sparpagliando Ildl·aria lilla nuvol~ di fiori ..

GLI ESECUTORI

Dire dei tappeti di fiori è allo stesso tempo richiamare dalla memoria gli artefici delle composizioni, siano essi stati provetti artigiani giardinieri, oppure solo appassionati dilettanti, o geniali autodidatti, tutti però accomunati dalla stessa passione.

Riportiamo qui di seguito, per ricordo diretto o per testimonianze assunte, i nOml, con relativi soprannomi, degli artigiani e dei giardinieri che nel corso degli anni, hanno realizzato le loro opere, dando l'indicazione del luogo dove solitamente venivano realizzate.

Nell'elencazione si è tenuto conto del nome del coordinatore di ciascun gruppo di lavoro, degli assistenti e della cronologia delle esecuzioni, tutto in stretto ordine alfabetico.

Giacomo Asciane, detto Giacumino meza recchia perchè ha una parte del padiglione auricolare mozzato. E'aiutato dal giovanissimo figlio Giuseppe e realizza il suo tappeto in Via Marconi, di fronte alla farmacia Fontana, lungo il vialetto d'accesso alla proprietà Melina; Giovanni Ascione opera in Via Gioacchino Cardano, all'altezza di Villa De Simone; Giuseppe Asciane, alias Peppe 'è Ficcapalla, così detto perchè abile giocatore di bocce, è al Corso Garibaldi all'altezza di Villa LauroLancel1otti; Giuseppe Asciane, Peppe'e Tizzano oppure Peppe 'a bubbazza, due soprannomi derivanti, il primo per essere stato a servizio di quella famiglia, il second'\) perchè buon bevitore, coadiuvato dai cugini Asciane, si sistema in Piazza Poli, località anticamente detta 'o ventre d"a vacca(1); Luigi Asciane, Luigi 'e Cardano (2), insieme al giovane figlio Giacomo, Giarnmino, è in Piazza Poli, "mmiezo Bellavista", di fronte al bar chalet Accardo; La famiglia D'Amore nel piazzale antistante l'ingresso della loro villa, all'ìncrocio fra Via De Gregorio e l'omonimo Viale D'Amore; Attilio De Luca, Attilio 'e palazzo, così detto perchè il nonno Raffaele fu a servizio della facoltà di Agrarìa, in collaborazione con il fratello Raffaele, agente di Pubblica Sicurezza, del giovanissimo figlio Pasquale e di Giuseppe Mondanaro(3) espongone al Corso Garibaldi, all'angolo della Traversa del GranateUo, 'o vico d"a neve, così detto perchè nella strada era un deposito di ghiaccio, oppure al Corso Umberto 1, int"a piazza, all'altezza della Villa Garbellotti; Nicola Di Dato, detto'o figlio 'e don Gaetano 'e Pemlese, perchè a servizio dell' Istituto, oppure Nicola 'e Menecone, assieme ai cognati, Antonio, Bruno, Gennaro, Renato e Vittorio Izzo, Ce figli 'e Giorgio 'a vuschesa, personaggio così chiamato perchè abitante nella zona Bosco,'o vuosco)con la collaborazione dei fratelli Ciro, Luigi e Vincenzo FiorilIo, 'e figli 'e Peppe 'o pezzecato(perchè butterato), di Carmine e Ciro Langella e di Giorgio Minichini, è al Corso Armando Diaz, all'altezza della Piazzetta Comes, 'mmiez"o Cormons, nelle vicinanze della Chiesa di San Giuseppe operaio annessa all'Istituto Pennese; Angelo Di Napoli, autodidatta, espone in Via Naldi, 'int"o Vico Granne,all'altezza dell'edicola dedicata al Santo patrono; Giuseppe Fiorillo, detto Peppe 'o pezzecato, perchè butterato oppure Peppe 'o calavrese, per la sua proverbiale testardaggine, con i figli Ciro, Ferdinando, Luigi e Vmcenzo, al Corso Armando Diaz, è all'altezza dell'interserzione con il Viale Leone; La famiglia Formicola, imprenditori edili, alla Traversa Luigi Rocca, in corrispondenza dell'ingresso della villa di loro proprietà; Antonio Galletta.. Totonno 'e Marrone, perchè al servizio di quella famiglia, è in Piazza Poli, all'incrocio con Via Gravina;

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Ciro Gargiulo, giardiniere, insieme ai figli, Ettore, Guido e Mario ed a Gennaro Pignalosa, giardiniere, è in Corso Umberto T, dove abitano, all'altezza del civico 36, Carmine Iengo, Carmeniello, (4), in Corso Garibaldi, all'altezza dell'incrocio con Via Naldi; Giuseppe La Marca, Peppe '0 5urdo oppure Peppe 'e Izzo, ed il fratello Nicola, giardinieri, in Piazza Poli, sono all'incrocio con Via Gravina; AJfonso e Gaetano Lombardi, giardinieri, in Via Naldi, sono sistemati all'altezza dell'edicola dedicata al Santo; Armando Maione, Armando 'o barbiere, con i suoi fratelli Ciro e Giovanni ed unitamente a Salvatore Marciano, pittore e restauratore, espone in Via Naldi, '0 Vico 'GramlO, all'altezza dell'edicola eretta in devozione del Santo; Ciro Mondanaro coadiuvato da Raffaele Imparato, entrambi giardinieri, è al Corso Garibaldi, nelle immediate adiacenze dell'ingresso dell'antica casa comunale; La famiglia Marchitelli, imprenditori zootecnici, è invece in Via Federico Rossano, 'ncuppo Cassano, alla confluenza del Viale d'ingresso al Rione lNA Casa con Via De Gregorio e Via Zuppetta; Pasquale Pignalosa, vivaista, in Corso Umberto I, all'altezza della Villa Garbellotti, oppure in Via Gianturco, 'a Cupa d"o Granatiello, all'altezza di Villa Verusio; La famiglia Sanguigno, professionisti, in Via Pagliano, in corrispondenza dell'incrocio con Via Dalbono; Tobia Samataro, giardiniere, utilizza Piazza Poli, incrocio con Via Gravina; La famiglia Sarno, ehille d"e pellettieri, sono titolari di una azienda per la concia di pelli, in Piazza Gravina, nel tratto di strada prospiciente la villa di loro proprietà; Angelo Scognamiglio, giardiniere, coadiuvato dai fratelli Antonio e Ciro, operaio metalmeccanico, detti 'e nepute d' 'a gravunare, oppure chille d'e gravoni ed in uno con Giovanni Iannone, giardiniere, è al Corso Umberto I, in prossimità del cinema Vittoria; Giovanni Scognamiglio Terracciano, giardiniere presso i Padri Scolapi di Bellavista, espone in piazzetta Gravina, nell'emiciclo antistante l'Istituto Landriani.

1) 2)

3)

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'O vtnlrr d' 'li I7IIICClI, vfniva così detta la zona di Piazza Poli dove un tempo i caprai,. ritenendo quci clima convfniente, scendevano dalle falde del Vesuvio per sveman:.

Nel 1933, in occasione dell'inaugurazione di una nuova ala dell'Istituto Landriani, il Principe Umberto di Savoia viene a Portici. Il giardinie~ Luigi Ascione, Luigi 'e Cardano, giardiniere dci romm. Nicola Cardano, confniona un tap~lo di fiori con al centro lo sil.!mm.a ~baudo e negli angolll'aquila, il fascio Iittorio ed il nodo Savoia. n Principe, entusiasta, vorrebbe proporlo per una onorificem:ò1. L'Ascione ringn:tia ma rifiuta, ritenendo sproporzionata la proposta per una semplice prestazione artigianòl[e.

Altro ò1rtistico tappeto viene realizzato nell'aprile dci 1939, in occasione del I Congresso Eucaristico, su commissione di MOllS. Salvatore De Angelis, al Corso Garibaldi. all'alteua della Chiesa della Madonna del Buon Consiglio. Al CCntro è riprodotto il calice con l'ostia eucaristica. Per il colore oro vecchio del calice, vengono utilizzati petali eSRicrali di calendula, per l'ostia petali di margherita.

Giuseppe Mondanaro, giardiniere. gestisce una piccol. a.tienda in Via Bellucci Sessa.. Nei suoi ricordi un singolare fpisodio avvenuto all'inizio degli anni venti: gli organizzatori dci festeggiamenti in onore di Sant'Antonio venuti da Afragola a Porrid per visionare le luminarie ed i tappeti, invitano, per la loro ~a. i giardinieri porticesi. F prnisto un premio da tire 5 fd 1m diploma, A festa conclusa, il giovane Mondanaro notando ['indecisione degli organiuatori, dice; • A 'e maste date sulamt!OÌli! 'o foglio 'f' carta, s'accuntentano; 'a cinqUf Ii~ datale a mInI', ca n'aggia bIsogno~.

Carmine lengo, Ctmnm~llo, è capo squadra dei giardinifri del Comune di Portici. Nell'agosto del 1960, in occasione dci passaggio della Fiae<:oia olimpica per Portici l'assessore municipale dotto Giuseppe de Simonl', si avvalf ddli:l sua collabocazione pt'T organizzare la manitestaz:ione.

Nfl 5dIfmbre del 1963, ancor.! una volta su incarico dello stesso pubblico anuninistratore, con 1m progetto dell'Ufficio tecnico comunale e con !'impiego-della squadra dei lavori in economia, coordina i lavori di recupero e di ristruttuTò!zione della Villa comunale. Svolge 1m ruolo decisivo anche nella costruzione delle due se~ del vivaio comunale.

Per devozione a San Ciro è solito preparare l'addobbo floreale della pedana per la processione.

La tabella n. 1 riporta l'elenco alfabetico dei giardinieri e non, ed il luogo dove realizz.ano il tappeto.

LA COMPETIZIONE - I NOSTRI

Per incoraggiare gli autori dei tappeti, il Comitato Organizzatore dei festeggiamenti esten in onore del Santo, decide di indire un concorso a premi. li bando del concorso negli aru cinquantasessanta, assegnava al vincitore il diploma, la medaglia ed un premio in denaro di valore di lire 10. 000; al serondo classificato il diploma ed un premio in denaro del valore di lire;. 000.

Sul portone di ingresso della locale stazione dei Carabinieri. al Corso Umberto I, nelI prima mattinata viene affisso l'elenco dei partecipanti alla gara con il titolo delle opere eh realizzeranno. la Giuria composta da competenti esamina i tappeti, esprime il suo insindacabile giudizi e verso le ore 20, espone, sempre sul portone della stazione dei Carabinieri, la classifica fina1f La gara infervora gli esecutori. Fino al giorno che precede la festa ciascun concorrenb conserva il massimo riserbo. Mantenere il segrelo sul Jllolivo e sui particolari del disegno che s intende realizzare è molto importante. Infatti, il più delle volte un piccolo ma unico particolafl può far vincere il primo premio.

Ma la rivalità fra i partecipanti per quanto sottile, è leale e non fa venir meno il forte spirih di corpo. La solidarietà che tiene uniti i giardinieri non vieme mai meno, anzi durante le fas esecutive non mancano scambi di coUaborazion~ suggerimenti, forniture di materiali, e financhl complimenti. In definitiva sanno di essere imbarcati sulla stessa barca.

Nei fratelli Angelo, Antonio e Ciro Scognamiglio, conosciuti meglio come j "nostri", ir uno al compare Giovanni Jannone, la passione del tappeto nasce da un impegno votivo. I giovaru sono reduci dall'ultimo conflitto mondiale e intendono rendere omaggio a San Ciro che li hz protetti nei momenti del pericolo.

J "nostri" eseguono le loro composizioni in un arco di tempo che va dall'immediato ultimo dopoguerra fino alla fine degli anni sessanta. le loro creazioni suscitano sempre l'apprezzamento dei tecnici e del pubblico; più volte conseguono il primo premio.

Una decisione importante riguarda il luogo dove costruire il tappeto. I "nostri" prediligono il Corso Umberto L La scelta è legata ad un aspetto teeruco dovuto alla larghezza della strada, alla sua lieve pendenza ed in particolare, all'inclinazione verso i Iati che sono vicini e paralleli al marciapiedi, a fonnare quello che viene detto 'o pietto 'e palummo, una definizione che in gergo sta ad indicare il fondo stradale che ha una conformazione a botte. Altro motivo di preferenza è l'uniformità del fondo stradale lastricato come è con basoli C'e vasule) unifomi e ben levigati. Sono caratteristiche che consentono di realizzare tappeti di grandi dimensioni, solitamente è un quadrato di 6 metri per lato; la visuale completa del manufatto; ed infine la riduzione al minimo dell'uso della segatura necessaria per pareggiare eventuali dislivelli fra i basoli. La leggera pendenza che favorisce anche una buona visuale del tappeto lo inserisce bene nella scenografia della non lontana piazza San Ciro arricchita come è da un fantasioso addobbo luminoso e da una artistica cassa armonica smontabile e tutta illuminata.

Sotto l'aspetto pratico, un'altra condizione che tanto influisce sulla scelta del posto è la piena disponibilità di acqua corrente. L'acqua è necessaria per rinfrescare i petali e per appesantirli quanto basta per tenerli ben aderenti al fondo stradale.

J "nostri" in un primo tempo approntavano ilIaco tappeto nelle adiacenze della casa di Giovanni Carnevale, un loro vecchio amico, che è prossima al cinema Vittoria. In un secondo tempo, arretrano in direzione di piazza S. Pasquale, nella zona dove sono i due ingressi del Bosco reale e della Villa comunale. Infine, su richiesta di Giovanni Pignalosa, si stabiliscono più in su, sempre al Corso Umberto, in prossimità della casa patema dei fratelli Pignalosa e del Circolo dei Cacciatori.

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Questa ultima scelta è dovuta al fatto che nel periodo precedente l'ultima guerra mondiale l "nostri" giovani apprendisti giardineri, avevano collaborato, con il loro maestro, Pasquale Pignalosa, proprio in quella zona del corso Umberto 1, in corrispondenza della sua abitazione.

La nuova destinazione vuole quindi essere un atto di omaggio per il vecchio fioricoltore Verso sera, quasi al termine della processione, la statua di S. Oro, proveninte da Ercolano, dove davanti alla Casa comunale ha ricevuto l'omaggio del Sindaco della cittadina e, dopo aver percorso Vico Cecere (oggi Via Roma), Via Marittima e Piazza San Pasquale, si avvia lungo il Corso Umberto I, un volta tratto terminale del percorso.

Il tappeto dei "nostri" è quindi ,---'------:;==,-,-,c,'=-=--====~ l'ultimo della serie prima che la Statua arrivi in piazza S. Ciro e rientri nella Chiesa madre.

Oltre il tappeto di corso Umberto I, i "nostri" hanno realizzato un'altra composizione in Via Amoretti, 'ncopp' a Muretta, nel tratto di strada antistante le residenze di Angelo Scognamiglio e di Giovanni Iannone, oppure nel cortile del palazzo Amoretti, sede dell'Istituto San Giuseppe delle suore Figlie della Carità.

Da antico tempo sì dice che tutti i salmi finiscono in gloria. Nel nostro Fig. 4 - "Jamme 'ncampagna" - riunione con..iviale sotto la pergola caso, a conclusione delle giornate '---' faticosamente trascorse per la preparazione del tappeto, i nostri, come fan tutti, amano riunirsi in qualche trattoria tipica dell'entroterra vesuviano, per brindare alla felice conclusione dei festeggiamenti parronah ed alla buona riuscita del loro lavoro.

Jamme 'n campagna, dicono fra loro ed è una riunione conviviale, frugale, allegra, paesana, trascorsa sotto la pergola d'uva, per mangiare secondo la tradizione contadina, un antipasto cosidetto terrestre (salame e provolone piccante), poi le crocchette di patate ('e panzarotti cu 'a muzzarella), una bella insalata, fresca di stagione (pomodori, peperoni verdi e gialli, olive, cipolla ed alici salate), pane cafone e vino locale genuino, preso dal celIaio. Qualcuno, "aspramente" rimproverato, preferisce la birra.

La tabella n 2 riporta l'elenco in ordine 'aUabctico dei coll<lboratori dei ordinariamente ed il tipo di collaborazione prestata.

MnQstri~.

Per ciascuno di essi è indicata l'attività svolta

TABELLA N.I

Elenco delle città italiane dove si organizzano le infiorate, secondo Sozi con indicazione di data e ricorrenza:

GENZAl'JO (1782) Corpus Domini l e Il domtllica di gÙtgno BOLSENA (1815) Corpus Domini I e rJ domenica di giugno GEN AZZANO (1890) Sacro cuore II domenica di luglio GERANO Madonna del cuore I Domen.ica dopo il 25 aprii FROSINONE (1916) Madonna della pace II Domenica di giugno POGGIO MOIANO (RI) (1950) Sacro cuore Ultimo Sabato di giugno NOTO· SIRACUSA - CALTAGrRONE - CATANIA· PIEVELAGO MODENA (primi del '900) San Giustino PERUGIA Corpus Domini SIGILLO (Pg) Corpus Domini CANNARA (PG) Corpus Domini CALVI DELL'UMBRIA TORGIANO (PG) GUALDO CATTANEO AMELIA (TR) ORVIET MO TEROTONDO FERENTINO CAGLIARI ACQUAPENDENTE (VT) (a) AGOSI CASAMART (b) (FR) FOSSANOVA (LT) (b) ALSENO (PC)).. (a) sono solo pannelli; (h) all'interno delle chiese

TABELLA N.2

Elenco delle città italiane, Q noi note, come sedi di illfiorate: ALBANO LAZIALE ASSISI CASTELRAIMONDO (MC) LUCIGNANO (a) (AR) MARINO PALESTINA (Roma) ROCCA DI PAPA ROMA SCARPERIA (FI)

Corpus Domini Corpus Domini Corpus Domini Maggiolata Corpus Domini

TIVOLI (b) TRANI VETRALLA (VT) (a) CE TRORAlSAXARUBRA

Corpus Domini Corpus Domini Corpus Domini

Corpus Domini Corpus Domini

(a) desuete; (h) all'interno della chiesa

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Domenica succo alla festa Domenica succo alla festa Domenica successiva Ultime domeniche di magg: Domenica successiva Domenica successiva Domenica successiva Seconda domenica di giugn Domenica successiva Domenica successiva Domenica successiva Per i mondiali di Calcio 90

TABELLA N.3

Elenco delle città campane, a noì note AFRAGOLA (al (Anni trenta) CUSANO MUTRl ERCOLANO (al

PORTICI TORRE DEL GRECO(b) (1794)

Corpus DomiJli, Festa dell' Assunta Festa di San Ciro Festa dei Quattro Altari

a) desuete (b) all'interno delle chiese

Fig. 14 -1955: Corso Umberto I

13 giugno I e II domenica di giugno 15 agosto I domenìca di maggio il domenica dì giugno