Trento vive settembre 2014

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IN PRIMO PIANO Matilde Carollo

Paolo Dalvit

LICEO DELLE SCIENZE UMANE “ANTONIO ROSMINI”

ISTITUTO TECNICO TECNOLOGICO “BUONARROTI”

Da Magistrali si era trasformato in Liceo socio-psico-pedagogico, con due indirizzi (Liceo delle scienze sociali e Liceo linguistico). Il “Rosmini”, che fin dal 1914 ha sede nell’edificio che lo ospita tuttora in via Malfatti 2, è diventato ora “Liceo delle scienze umane”, articolato in Scienze umane e opzione Economico Sociale. Ma non si tratta solo di cambiamenti di nome o di facciata, precisa la dirigente Matilde Carollo. Non è più solo una scuola che forma i futuri formatori. “Il percorso formativo del Liceo delle Scienze umane – spiega Carollo – pur affondando le radici nel precedente socio-psico-pedagogico, offre però allo studente una preparazione generale di tipo liceale, che attraverso lo studio di materie di indirizzo, le esperienze di stage, l’acquisizione di uno spirito critico lo porta anche ad una lettura analitica della società contemporanea. Il diploma garantisce competenze per accedere a tutte le facoltà universitarie e ai corsi post-diploma e permette di inserirsi in maniera consapevole nel mondo del lavoro”. Sociologia, psicologia, pedagogia, antropologia, sono le materie che figurano nel piano di studi, “agganciate” a filosofia, arte, musica, lingue straniere. Il Liceo economico sociale – LES – è un indirizzo totalmente nuovo, che come modello didattico prende spunto dai licei di altri paesi d’Europa e viene a colmare un vuoto nell’offerta formativa, perché intreccia diverse discipline: infatti coniuga una preparazione generale di tipo liceale con lo studio scientifico e approfondito delle scienze economiche e sociali, efficace strumento di interpretazione e conoscenza del mondo contemporaneo. “Al termine del quinquennio – specifica Carollo – si può sia accedere a tutte le facoltà universitarie e ai corsi post-secondari e sia inserirsi nel mondo delle professioni, con particolare riguardo all’area del sociale e dei servizi alla persona, della comunicazione e dei beni culturali sia negli enti pubblici che privati”. Con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’offerta formativa e per svolgere un’incisiva azione culturale sul territorio, la scuola ha stretto collaborazioni, convenzioni e accordi di rete con enti istituzionali di formazione, musei, biblioteche, associazioni e promuove – fra le altre iniziative – soggiorni linguistici, scambi didattico-culturali con scuole estere (europee ed extraeuropee). “Metodi, didattica e contenuti – conclude Carollo - sono stati costantemente aggiornati alla ricerca di strategie che rispondessero meglio non solo alle richieste provenienti dal territorio e alle indicazioni nazionali ed europee, ma che ponessero attenzione agli studenti e li valorizzassero al meglio come protagonisti della formazione e come persone, da sempre obiettivo prioritario dell’Istituto”. Per ulteriori informazioni www.rosmini.tn.it

8 CASSA RURALE DI TRENTO ■

Quattro indirizzi e dieci articolazioni: è quanto offre l’Istituto Tecnico Tecnologico “Buonarroti” di Trento, con sede in via Brigata Acqui 15, che ha assunto questa denominazione (prima si chiamava Istituto Tecnico Industriale) dopo l’entrata in vigore della Riforma Gelmini. “Meccanica Meccatronica ed Energia”, “Elettrotecnica ed Elettronica”, “Chimica dei materiali e Biotecnologie” e “Informatica e Telecomunicazioni”, sono i quattro indirizzi. Gli studenti sono chiamati a sceglierne uno al termine di un biennio uguale per tutti “ma che è molto importante perché viene fatto un intenso lavoro di orientamento, dal momento che lo spettro di opportunità offerte dal triennio successivo è molto ampio” afferma il dirigente Paolo Dalvit. Il Buonarroti, grazie ai suoi molti laboratori dove si impara a lavorare, sia individualmente che in gruppo, riesce a coniugare i due ambiti che nella scuola italiana sono stati sempre separati, cioè la teoria e la pratica. Per questo, secondo Dalvit, l’Istituto Tecnico Tecnologico rappresenta “la scuola del futuro”. Anche i dati sugli sbocchi al termine del quinquennio sono confortanti a questo proposito: circa un 30% dei diplomati si iscrive all’università mentre fra quelli che si rivolgono al mondo del lavoro, a distanza di un anno dal diploma circa l’80% risulta aver trovato un’occupazione. Sempre guardando al futuro, Dalvit sottolinea l’impronta nel segno dell’internazionalizzazione data al piano di studi della scuola. “Sono convinto che la forza lavoro che formiamo deve avere una dimensione “continentale”, con competenze linguistiche e professionali di livello europeo”. Per questo si


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