Domenica 21 Novembre

DOMENICA Settimanale di Informazione 21 NOVEMBRE 2021

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ANNO XXI - N° 42- DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021

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2 CIRO TROISE

DE LAURENTIIS E INSIGNE, IL GIOCO DI STRATEGIA NON DEVE DISTURBARE IL NAPOLI

Il Milan, con un’offerta di sette milioni più uno di bonus legato alla qualificazione in Champions League, fece di tutto per trattenere Donnarumma, non si può dire la stessa cosa finora riguardo al Napoli per Insigne.

Tra i due non c’è paragone, Donnarumma ha ventidue anni, Insigne inizierebbe la sua nuova avventura contrattuale dopo aver compiuto trentuno anni ma la dinamica è simile.

C’è, però, una scelta da fare: il Napoli vuole che Insigne continui in maglia azzurra il suo percorso?

La risposta nei fatti finora non è stata calda perché offrire un ingaggio a ribasso rispetto al valore attuale significa non considerare Insigne una priorità, anzi far capire che a livello aziendale la scelta è un’altra.

L’abbassamento dei costi, il ridimensionamento del monte ingaggi che il Napoli sta cercando di perseguire da tempo è la priorità e magari, se Insigne dovesse andare via, s’andrà su giovani prospetti da valorizzare.

Partiamo da un presupposto di partenza: il valore di Insigne non si mette in discussione. Parlano i numeri: 114 gol e 89 assist, che rappresentano la partecipazione diretta a 203 reti degli azzurri. Ha fatto gol al Liverpool, al Real Madrid, al Barcellona, al Paris Saint Germain, al Borussia Dortmund, alla Juventus, inoltre è un giocatore integro, maturo, che può assicurare ancora altre stagioni con le qualità che per il Napoli ha sempre messo in mo-

stra: supporto allo sviluppo del gioco, creatività, resistenza atletica e senso del sacrificio anche in fase di non possesso.

Il Napoli ha la legittimità di fare la sua scelta, sarebbe il caso di farla con stile, senza scaricare su Insigne le responsabilità di un eventuale addio.

Il gioco di strategia è chiaro: De Laurentiis ha presentato una proposta di un quadriennale a 3,5 a stagione più 1,5 di bonus molto complicati da raggiungere, legati agli obiettivi di squadra e al rendimento personale. Insigne non è convinto, crede anche che il ridimensionamento del monte ingaggi possa indebolire l’organico e mettere in difficoltà quindi anche il raggiungimento dei suoi bonus che potrebbero

avvicinare l’ingaggio a quello attuale.

Il suo entourage si guarda intorno, valuta quale mercato possa esserci per Insigne.

L’Inter è un’ipotesi valida se andasse via Sanchez, l’Atletico Madrid è sulle sue tracce da qualche anno e dalla Premier League qualche spiffero è arrivato.

De Laurentiis ha la sua strategia, è convinto che il tempo sarà galantuomo e che Insigne possa accettare la proposta del Napoli, se non lo farà ha messo in conto la perdita del suo capitano. Il campo farà la sua parte, il ritorno in Champions League potrebbe rendere più sereno il proposito d’abbassare il monte ingaggi, un’idea che De Laurentiis ha in mente al di là dei risultati sportivi, vuole che il costo del lavoro pesi di meno sul suo fatturato stabile, cioè quello che esiste a prescindere dalla qualificazione nell’Europa che conta e da eventuali plusvalenze.

Le strategie di presidente e capitano sono legittime, vanno rispettate ma non devono disturbare il Napoli.

Tocca soprattutto ad Insigne fare in modo che ciò non accada, Lorenzo non deve farsi condizionare da quest’argomento, far vincere l’ostinazione che lo contraddistingue sull’inevitabile pressione. Sarebbe un peccato farsi travolgere da questo tormentone, c’è una stagione importante da condurre senza rimpianti.

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CIRO TROISE

GAVILLUCCI; “SUL RAZZISMO SIAMO FERMI AL 2018, QUANDO HO FERMATO SAMPDORIA-NAPOLI” “Le bocciature per gli arbitri non sono una soluzione. Sarebbe utile rendere pubbliche le conversazioni tra arbitro e Var, non c’è niente da nascondere” Claudio Gavillucci ha arbitrato per venticinque anni in Italia, è stato protagonista della battaglia con l’Aia per rendere trasparenti ai direttori di gara le valutazioni degli osservatori e le graduatorie e ha raccontato insieme a Manuela d’Alessandro ed Antonietta Ferrante tutto nel libro “L’uomo nero le verità di Arbitro scomodo” edito da Chiarelettere. Da due anni Gavillucci è in Inghilterra, dove sta continuando anche la professione di arbitro. Con

Claudio siamo andati a fondo nelle novità all’orizzonte per gli arbitri e soprattutto su quanto ancora ci sarebbe da fare per migliorare questo mondo.

Antonio Danilo Giannoccaro nel ruolo d’intermediario tra arbitri e club di A e B. È un passo in avanti verso la trasparenza?

“Quella di una figura intermediaria tra club ed Aia è un’idea che avevo proposto da un po’ di tempo, ed anche il punto on-line a fini didattici su certi episodi-chiave è un’innovazione di cui si discute da qualche anno, quindi le ritengo idee valide. Come dissi a Rocchi, che ha preceduto Giannoccaro,

questa figura non deve avere la funzione di un ufficio reclami a cui i club si rivolgono perché pensano di aver subito un presunto torto. L’intenzione dev’essere di creare un valore aggiunto, una crescita culturale accrescendo la conoscenza del regolamento da parte di tutte le componenti del calcio, anche gli stessi media” Un altro progetto all’orizzonte porta alla pubblicazione dei dialoghi tra arbitro e Var. Cosa ne pensi?

“Sono stato sia arbitro di campo che “varista”, per me non abbiamo nulla da nascondere, metto la mano sul fuoco riguardo alla professionalità di tutti i

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4 miei colleghi. È un’innovazione attuabile facilmente, che andrebbe configurata solo sotto il profilo tecnico, ascoltare i dialoghi tra gli arbitri favorirebbe anche la comprensione dell’episodio da parte di tutti. Bisognerebbe fare un percorso per arrivare a questa svolta, sulla comunicazione e sul “public speaking” degli arbitri perché parlare, sapendo che possano sentire milioni di persone, è un’attività che va preparata” Dopo la tua battaglia che ha reso trasparenti agli arbitri le valutazioni e le graduatorie, pensi che il giudizio degli osservatori sugli arbitri debba essere conosciuto anche dal pubblico?

“No, per me quel giudizio deve rimanere all’Interno dello spogliatoio, ci sono delle situazioni interne, come l’analisi di una partita di un calciatore con il suo allenatore che resta riservata, e così vale per gli arbitri nello spogliatoio dell’Aia, che è la squadra dei direttori di gara.

Un arbitro deve sapere se ha commesso un errore, conoscere le valutazioni che lo riguardano ma all’esterno tutto ciò non deve trapelare”

Spesso si sente che l’arbitro è stato “bocciato” con uno-due turni di stop. È un meccanismo che funziona a tuo avviso?

“Assolutamente no, non sono soluzioni valide che anzi rischiano di mettere in difficoltà l’arbitro sotto il profilo della serenità di giudizio.

Il direttore di gara è un atleta, sospenderlo per una-due settimane può rappresentare un danno. Per fare un esempio, è come se Spalletti, dopo i rigori sbagliati da Insigne, avesse cambiato rigorista. Lorenzo avrebbe perso fiducia e tutto ciò avrebbe influito in maniera negativa sul suo rendimento.

L’arbitro, se ha commesso un errore, deve saperlo, bisogna comunicare anche pubblicamente che si è trattato di uno sbaglio, ma deve continuare a fare il suo lavoro. Un direttore di gara va fermato soltanto se è lui a chiederlo perché magari vive un momento in cui non ha la serenità giusta per scendere in campo” Tre anni fa sei stato il primo (e unico) arbitro che ha fermato una partita per

cori razzisti contro i napoletani. La riapertura degli stadi ha riproposto il tema del razzismo in Italia, cosa ne pensi?

“Il razzismo è l’esempio giusto per spiegare l’immobilismo del calcio italiano, siamo nelle stesse condizioni del 2018. Sono contento e orgoglioso d’aver acceso un faro su questo tema, mi ricordo che neanche Insigne in Sampdoria-Napoli credeva a quanto stessi facendo e mi disse: “Ma over faje?”.

Mi sembra di aver letto qualche mese fa che Tavecchio ha dichiarato che nel programma elettorale che l’ha portato alla guida della Figc dovette derubricare sotto richiesta di alcuni club le sanzioni per la discriminazione territoriale dalla chiusura dei settori alla sola ammenda. In Inghilterra tutto ciò è impensabile, lo stadio non è una zona franca, anzi commettere un reato all’interno dell’impianto sportivo è un aggravante perché si tratta di un luogo pubblico in cui ci sono donne e bambini”.

TERESA LUCIANELLI

CINQUANT’ANNI DI STORIA DELL’INFORMAZIONE SPORTIVA CAMPANA A VILLA EGLE. Premiati: Ernesto Milano, Gianni Improta, Vincenzo Pisacane e per lui Paolo Anastasio, in memoria di Guido Prestisimone, Enzo Pagliaro e Nando Pannone. Pergamena dell’Amministrazione comunale di Casoria a Franco Villa. Riconoscimenti ricordo ai vertici regionali dell’Ordine dei Giornalisti: Ottavio Lucarelli e Mimmo Falco 16 novembre 1971 - 16 novembre 2021: “Campania Sport” taglia il traguardo cinquant’anni d’informazione di qualità sul calcio dilettantistico e agonistico.

Celebrazioni e festeggiamenti si sono svolti a Casoria, nel suggestivo contesto di Villa Egle, complice il tempo clemente che ha permesso ai numerosi e qualificati invitati di godere degli ampi e curati spazi verdi della struttura, al top sul territorio. Interventi, ricordi e testimonianze, alla presenza dei vertici di categoria.

Il noto e apprezzato settimanale fu fondato da un gruppo di giornalisti amici, per diffondere una sana cultura del calcio nella nostra regione e valorizzare la Campania del pallone.

Trascorso mezzo secolo, gli artefici di questa significativa avventura e coloro che ne hanno fatto parte in questi anni, si sono riuniti per rendere un giusto tributo a una testata che ha fatto storia in ambito calcistico, a un sogno diventato una solida realtà. Un’occasione anche per rivivere tutti insieme i momenti sportivi significativi di questi 50 anni fino ai tempi attuali, e rammentare coloro che ne hanno fatto parte. Non sono mancati

attimi di commozione per gli indimenticabili assenti.

Il convegno, particolarmente partecipato dai numerosi presenti, è stato moderato dal direttore di Casoriadue, voce molto seguita in zona, Nando Troise. Con lui: Carmine Testa, editore del Corriere del Pallone, Fulvio Arpaia, Angela Matassa e Gregorio Di Micco.

Saluti oltre che istituzionali, fraterni, di Ottavio Lucarelli e Mimmo Falco,

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rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, con consegna di riconoscimenti ricordo.

Premiati: con un quadro di Antonio Manfredi, Ernesto Milano in memoria di Guido Prestisimone, “per la sua storia,

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da straordinario calciatore che ha giocato anche nel Casoria degli anni ‘60, ricoprendo pure il ruolo di preparatore atletico nel Napoli dell’immenso Diego Armando Maradona”; con ceramiche di Aurelio Baiano, Gianni Improta in memoria di Enzo Pagliaro, storico gior-

nalista e grafico de “Il Mattino” tra i fondatori di Campania Sport; Vincenzo Pisacane, agente del capitano del Napoli, Lorenzo Insigne - per lui, il suocero Paolo Anastasio, apprezzato ex calciatore ed allenatore di valore - in memoria di Nando Pannone.

Personaggi superlativi, “di autentica eccellenza nel settore, che rappresentano il trionfo della nostra terra nel calcio” - ha sottolineato Troise tra gli scroscianti applausi della folta platea.

Una pergamena da parte dell’Amministrazione comunale di Casoria, è stata la gradita sorpresa consegnata dal consigliere Rino Fico a Franco Villa.

A conclusione, variegato e apprezzato momento conviviale a cura di Villa Egle.

Infine, immancabile brindisi e deliziosa torta in pan di Spagna con fragoline di bosco, raffigurante una copia della prima pagina di Campania Sport.

RITA GIAQUINTO

AL NAUSICAA DI.BI. CENTER CI INCONTRIAMO… “A LETTO COL FANTASMA” !

AL VIA LA RASSEGNA IL CLUB DEL LIBRO

Riapre le porte alla cultura il Nausicaa Di.Bi.Center - in via Onofrio Fragnito al Vomero, Rione Alto - dell’imprenditrice napoletana Rossella Giaquinto che, dopo le chiusure forzate dovute alla pandemia, ritorna con l’originale trasformazione del suo salone di bellezza in salotto culturale e letterario.

Una piacevole abitudine cominciata già un bel po’ di anni fa, poi bruscamente interrotta causa Covid, ma ripresa, proprio qualche pomeriggio fa, precisamente martedì 16 novembre, con tutte le misure di prevenzione previste, ma, soprattutto, con un rinnovato entusiasmo da parte di tutti. In modo particolare, da parte dei clienti dell’Istituto abituati, ormai, a quella che deve essere – come Rossella ama dire – una bellezza a trecento sessanta gradi che non sia solo la cura del nostro corpo ed il benessere della nostra pelle, ma che raffini anche il nostro spirito e arricchisca la nostra mente. Nulla di meglio che ricominciare con la presentazione dell’ultimo romanzo dal titolo “A letto col fantasma” – Glemart Edizioni – scritto dall’ormai famosa Lady Ghost, alias Anna Maria Ghedina, che ci ha aperto le pagine di una storia intrigante, carismatica e piena di mistero proprio come i suoi protagonisti. Protagonisti

che, proprio come dei fantasmi, sembrano parlare ad Anna Maria, da tempi e luoghi tanto vicini quanto lontani, e che si presentano al cospetto della sua profonda sensibilità quasi come a chiederle di fargli prendere forma, anima, sostanza lì dove la nostra scrittrice, esperta di esoterismo e di fantasmi, avverte la loro inconfutabile presenza. Milanese di origine, napoletana di adozione, Direttore responsabile del quotidiano “Lo Strillo”, la Ghedina ha trovato proprio qui a Napoli, nella nostra città, una fonte di ricerca e di conoscenza per il mondo dell’occulto che l’ha portata a scrivere importanti opere e saggi su questo tema: da “Fantasmi a Napoli” a “Guida ai fan-

tasmi d’Italia” (per citarne solo alcuni), la nostra scrittrice ha ormai abituato il suo pubblico alle sorprese, ai colpi di scena e ai brividi che questa dimensione extra sensoriale riesce a darci con pienezza e appagamento.

Mediatore della presentazione del libro, scritto, tra l’altro, in piena pandemia, è stato il giornalista Antonio D’Addio, amico e collaboratore di lunga data della scrittrice, Vicedirettore del quotidiano “Lo Strillo”, che con il suo savoir faire, i suoi modi sempre attenti, gentili ed eleganti, ci ha introdotti in quello che sarebbe stato un breve, ma intenso viaggio tra le pagine del nuovo e avvincente racconto di Lady Ghost. Un viaggio con-

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6 dotto con grande maestria dal giornalista e scrittore Michelangelo Iossa che, ancora una volta, come è già accaduto con la presentazione del precedente romanzo “Mylord : Sir Andrea Frankfourth e il tesoro degli Incas” della Ghedina, ha messo a disposizione del salotto la sua verve giornalistica, la sua simpatica ironia – sempre garbata e pungente al punto giusto - e la sua professionalità, guidando la curiosità dei presenti in quelli che lui ha definito “i vari cassetti” che formano il romanzo.

E si, perché proprio come dei cassetti che si aprono e si chiudono, i piani che ne formano la struttura sono pluridimensionali tanto che collegano – in modo quasi impercettibile – i tempi moderni con i secoli passati, giungendo fino al ‘700. Una storia, dunque, che, come Michelangelo ci racconta, sembra essere un continuo “ritorno al futuro” : un riferimento cinematografico non casuale data la vicinanza della scrittura della Ghedina ad una vera e propria sceneggiatura di un film. Un sceneggiatura che, con la sua trama – come analizza Michelangelo - si sviluppa non solo verticalmente ma anche in senso orizzontale andando dal presente al passato in un moto vorticoso che non può non coinvolgere ed incuriosire anche il lettore più distratto.

Ma, a dir la verità, è stato molto difficile distrarsi non solo dalla storia, ma soprattutto dalla voce energica, dolcissima e suadente dell’attrice napoletana Tiziana De Giacomo che ha deliziato i presenti leggendo alcuni passi del libro.

La De Giacomo, che ha lavorato sia in

televisione che a teatro, è riuscita a trasmettere dolcezza e fermezza, bellezza e incanto, amore e passione ad ogni punto di lettura, mostrandoci – in tutta la sua interezza – il carisma ed il mistero della scrittura di Anna Maria Ghedina. A noi, spettatori privilegiati, poco ci è stato rivelato di una storia che ha, sin dall’inizio, tanti punti interrogativi, ma che ci ha immediatamente incuriosito molto: “Lui vedeva i fantasmi (…). Chi gli avrebbe mai creduto?” : è questo l’incipit con cui si apre il primo capitolo del romanzo e che – sin da subito – sembra

coinvolgere il lettore, come se implicitamente lo interrogasse, quasi a testare quanto sia pronto a dare credito ad una storia così particolare, a lasciarsi andare e a deporre lo scudo dello scetticismo.

Una storia che potrà essere, sicuramente, il modo migliore per concedersi un po’ di relax, che potrà diventare un argomento di discussione e di condivisione tra amici, un graditissimo regalo di Natale. Oppure, semplicemente un piacevole appuntamento per chiunque abbia ancora voglia di sorprendersi e di meravigliarsi alle infinite trame della nostra esistenza che non può arrendersi ai limiti del corpo ma che deve, in qualche modo, sublimarsi all’eternità delle anime.

Non possiamo non ricordare anche le delizie del palato di cui l’incontro si è arricchito : i succhi di polpa di frutta concentrata, naturalmente buoni, insieme alla degustazione del vino catalanesca - carico, luminoso e vivace - è stato tutto gentilmente offerto da Antonio Perna dell’Azienda Agricola Perna di Sant’Antonio Abate, altra eccellenza, amica dei salotti e degli eventi organizzati da Rossella che diventa una padrona di casa sempre più accogliente, protagonista di eventi culturali, e non solo, sempre di grande successo.

E se volete sapere come si va al letto con un fantasma, se è realtà o fantasia, se verità o immaginazione, non vi resta che leggere l’ultima opera di Anna Maria Ghedina, per scoprire che, spesso, ciò che ci tocca davvero, è proprio quel che ci sembra di non riuscire a vedere.

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CHIARA D’APONTE

AMEDEO GORIA: IL GIORNALISTA “ATIPICO” Torinese, classe 1954, Amedeo Goria è un volto decisamente noto della Tv. I più adulti tra i nostri lettori lo ricorderanno al TG1 e poi a RAI Sport, per non parlare di Uno Mattina Estate che Goria ha condotto per anni e con ottimi risultati.

Lo abbiamo raggiunto telefonicamente e questo è ciò che ci ha raccontato.

L’attualità mi impone di iniziare questa nostra intervista con suo ricordo di Giampiero Galeazzi, recentemente scomparso.

Giampiero era un amico ed ha creato un grande tramite tra il pubblico televisivo ed i campioni dello sport. Riusciva ad entrare dove gli altri non entravano.

Storiche le sue interviste a bordo campo e negli spogliatoi, luoghi che lui preferiva agli studi televisivi.

Le sue telecronache sono passate alla storia. Tra l’altro ultimamente lui si lamentava dicendo “io quando urlavo nelle telecronache lo facevo perché si trattava di una finale olimpica o comunque di un grande evento, adesso invece si urla per tutto, anche per la partita di Serie C”. Ho tanti aneddoti legati a lui e sono sicuro che dall’alto avrà sorriso vedendo che la sua camera ardente è stata allestita alla Protomoteca del Campidoglio a Roma, avrà sicuramente pensato di non meritarla! E poi con Giampiero avevo in comune il fatto di essere un eclettico, di aver provato varie esperienze nel mondo dello spettacolo.

Tutti ricordiamo Galeazzi in coppia con Mara Venier a Domenica In ma anche io ho fatto diverse esperienze nel mondo dello spettacolo.

Vorrei ripercorrere con lei le tappe salienti della sua carriera nel mondo del giornalismo. Personalmente la considero uno degli ultimi esponenti del giornalismo “gentile”, quello non urlato e fatto da parole misurate e mai banali.

Eh! La mia carriera è davvero molto lunga! In realtà per forma mentis non mi guardo mai indietro però visto che me lo sta chiedendo le dico che io ho iniziato da giovanissimo. Ho iniziato scrivendo per il Giornale di Ivrea, scrivevo tra l’altro anche delle gare che facevo (io facevo atletica leggera, i 400 metri). A Torino invece scrivevo per La Gazzetta

del Popolo e Tutto Sport. Sono andato in pensione lo scorso 16 Febbraio con 45 anni di anzianità professionale. Ho fatto il corrispondente per lo sport da Torino per il Corriere della Sera. E, certamente, ho fatto anche quelle che in gergo si chiamano “marchette” quindi scrivevo articoli un po’ ovunque. Ma quello era ancora il giornalismo vecchio stile fatto di piombo e rotative . Ora invece è tutto cambiato. E’ tutto in digitale. E noto con dispiacere anche un calo non solo nell’attenzione del lettore medio, che ha una soglia molto bassa (spesso si leggono solo i titoli degli articoli) ma anche nella qualità dell’informazione. Prima il giornalista andava a caccia di scoop, li andava a scovare per strada. Ora invece tutti copiano da tutti e troppi sono i titoli “clickbait”( titoli creati solo per fare in modo che ci si clicchi sopra ma che non portano ad alcun articolo giornalistico o che portano ad articoli che parlano di altro rispetto a quanto riportato nel titolo stesso. n.d.r).

Ho vissuto varie fasi dell’evoluzione del mondo del giornalismo, in effetti la mia carriera è iniziata e si è sviluppata quando il giornalismo contava molto più che adesso. Vero è che oggi l’editoria sta passando un periodo di profonda crisi e scrivere per raccontare la realtà non è più tanto facile visto che siamo nell’era del “politicamente corretto” e della querela facile. Segno evidente del cambiamento in negativo del giornalismo sportivo è sicuramente il fatto che ora quello che trova più spazio sia sui

giornali che nelle trasmissioni televisive sono le cosiddette “pagelle” a giocatori ed allenatori di calcio. La sola cosa lievemente originale che può essere detta sui match. Ma ciò anche perché ormai lo spettatore di calcio della partita sa già ogni cosa, grazie alle telecamere piazzate in ogni dove può guardare ogni singolo attimo delle partite, ha a disposizione gli highlights, le statistiche aggiornate costantemente. Insomma è difficile estrapolare qualcosa di nuovo ed originale dalle partite di calcio.

A tutto questo si aggiunga un interesse nei confronti del calcio che va scemando sempre più a causa del fatto che ormai ci sono troppe partite, troppo business e troppo poco cuore e passione.

E riguardo alla Televisione?

Approdai in televisione nel lontano 1987, firmando un contratto a tempo indeterminato con il TG1. Certamente mi sono occupato tanto di sport. Ma, come Galeazzi, sono un “atipico”. Ho fatto tante cose nel mondo dello spettacolo.

Ho condotto Uno Mattina, ho fatto l’attore (anche teatrale), ho appena concluso la mia esperienza al Grande Fratello Vip. Ho anche scritto un romanzo giallo, “Il Sacrificio del re”, ambientato nel mondo del calcio. E anche io, come Giampiero, ho avuto a che fare con i benpensanti del giornalismo che non riescono a capire come mai un giornalista decida di esplorare altri settori. Alla fine io penso che ogni nuova esperienza ti può arricchire, sia personalmente che professionalmente.

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8 MARIA CRISTINA ORGA

IO RACCONTO STORIE magazine

ASINI SARETE VOI! Sono sempre più numerosi nelle scuole dell’obbligo i bambini e le bambine connotati da DSA, acronimo che spaventa ancora troppi genitori impreparati ad accettare che i loro figli abbiano modalità di apprendimento differenti dagli altri. Ma cosa sono i DSA? E come risponde la scuola alle loro esigenze?

Lo abbiamo chiesto alla professoressa Tiziana Novi, logopedista e insegnante di sostegno, che ci aiuta a fare chiarezza per fugare le paure.

C’era una volta, in un passato non troppo lontano, un edificio solenne come una cattedrale, attraversato da lunghi corridoi sui quali si aprivano massicce porte di legno identificate da cartellini con numeri romani, ciascuno accompagnato da una lettera dell’alfabeto in stampato maiuscolo. A seconda della dimensione dell’edificio, le lettere, che iniziavano immancabilmente e coerentemente con la A, arrivavano fin dove necessario, mentre i numeri si arrestavano immancabilmente al cinque. Dietro ognuna delle porte si nascondeva un’ ampia camera generalmente rettangolare, che prendeva luce da due o più finestroni ed era arredata con diverse file e colonne di tavolini da lavoro in legno, a ciascuno dei quali era accostata una sedia o due, tutti rivolti nella medesima direzione, ovvero verso una pedana di legno su cui troneggiavano un tavolo e una sedia più grande degli altri, affiancata, in un angolo, da un cavalletto in metallo che incardinava una lastra bifacciale di ardesia alla quale era agganciato un contenitore che offriva ricovero a una spirale di fustagno grezzo grigio e a qualche polverosa stecchetta di gesso bianco. Lo spazio dietro al cavalletto era tra i più temuti dai frequentatori dell’ampia camera, quasi tutti ragazzetti tra i sei e gli undici anni, così come il copricapo a forma di cono che troneggiava spesso su un angolo del tavolo grande o su una mensola apposita a monito perpetuo dell’implacabilità della legge del discrimine che divide da che mondo è

mondo la farina dalla pula. Sul copricapo faceva bella mostra di sé un logo a chiare lettere, che non era fregio di qualità, ma marchio d’infamia. Cinque lettere, apparentemente innocue, usate per rappresentare graficamente il nome di uno tra gli animali più nobili, infaticabili e generosi che l’uomo abbia mai avuto la fortuna di incontrare e piegare alle proprie necessità: ASINO. Di quel simpatico cappellino faceva sfoggio ogni bambino o bambina che non riuscisse a leggere, scrivere o far di conto nei tempi e nei modi dettati dall’insegnante. Il maestro (o la maestra ma più spesso chi faceva ricorso a queste strategie educative era un uomo, chissà perché), dopo avere abbondantemente corredato degli aggettivi, degli avverbi e dei sostantivi che il caso suggeriva, vestiva il reo di mancato raggiungimento degli obiettivi (inteso prioritariamente come risposta sovversiva alla sua richiesta di apprendimento che aveva forza di legge non scritta) del suddetto copricapo che, nelle versioni più sofisticate era anche corredato di due lunghe e graziose orecchie d’asino speculari ai due lati della testa, e lo accompagnava o inviava tra le file dei banchi a raccogliere l’ovazione dei compagni che non mancavano di gratificarlo di simpatiche risatine, commenti commendevoli e coppetielli di carta dietro la nuca al passaggio nei casi di conclamata recidiva. Il trionfo del portatore di cappello orecchiuto continuava spesso nei risonanti corridoi, dove veniva condotto in processione a far visita a tutti glil altri

ambienti del vecchio, solenne edificio sospinto dalla bacchetta del maestro, come il quadrupede omonimo dalla sferza del padrone, personificazione vivente di Sant’Indegno Della Sedia Che Riscalda. E quel giorno, per lui (o lei) sarebbe con ogni probabilità stato l’ultimo in cui aver messo piede nel tempio del sapere, perché, archiviata definitivamente l’esperienza scuola, era il momento che si percorressero altre vie, che si spalancassero finalmente le porte di un radioso futuro, fatto di analfabetismo, vita di devianza, di espedienti o di umili mestieri, profeticamente annunciato in tempi non sospetti da un saggio padre o una consapevole madre, i quali già sapevano in cuor loro che per il frutto dei loro lombi sarebbe stato meglio andare subito a zappare la terra o a bottega, che stare a perder tempo ostinandosi ad esplorare la classista, spietata via dell’alfabetizzazione elementare.

Questo c’era una volta. E per fortuna, o meglio per la determinazione e la dedizione di fior di pedagogiste/i e neuroscienziati/e, oggi non c’è più. Il cappello a cono con le orecchie d’asino e la scritta in stampato maiuscolo che ribadisce il concetto è relegato ai libri di fiabe o al più, ai travestimenti di Carnevale. Oggi quegli infelici, incompresi bambini costretti in passato ad abbandonare gli studi perché nonostante tutti i loro sforzi a leggere, scrivere e far di conto correttamente non ci riuscivano proprio non sarebbero considerati asini, ma aiutati a superare le loro difficol-

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021 tà. Peccato che siano nati al momento sbagliato. Oggi finalmente, gli alunni che arrivati alla fine della prima classe di scuola primaria (già elementare) presentano difficoltà significative della letto-scrittura e nel calcolo, non vengono messi dietro la lavagna o portati in giro a raccogliere gli sberleffi dei compagni, ma giustamente tutelati e aiutati a superare blocchi, scoraggiamenti e rinunce da insegnanti, clinici e specialisti della riabilitazione. Non sono bambini svogliati, sono semplicemente affetti da DSA, acronimo che sta per Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

Ma cosa sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento? Lo abbiamo chiesto ad una professionista del settore, la professoressa Tiziana Novi, logopedista e insegnante di sostegno nelle scuole secondarie di primo e secondo grado.

I DSA sono disturbi del neurosviluppo che riguardano la capacità di leggere, scrivere e far di conto in modo corretto e fluente che si presentano generalmente all’inizio del percorso scolastico dei bambini.

Quali sono i più diffusi, professoressa?

Il disturbo che nella mia lunga esperienza ho riscontrato con maggiore frequenza è la dislessia, ovvero il disturbo della decifrazione, cioè della conversione grafema-fonema. La dislessia però si esprime anche nella rapidità della lettura e riguarda quei bambini che imparano sì, a leggere, ma sono piuttosto lenti, o commettono errori, o non rispettano la punteggiatura, o balbettano, o si interrompono. Meno frequente è la discalculìa, ovvero i disturbi del calcolo, anche se in letteratura generalmente si trovano spesso associati, meno ancora i disturbi legati alla comprensione, mentre molto frequente e spesso associata alla dislessia, sono i disturbi della scrittura, sia legata agli aspetti ortografici (disortografia), che a quelli del tratto (disgrafia).

Restiamo un attimo sulla disgrafia: la

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disgrafia è il contrario della calligrafia, la “bella scrittura”. Oggi, infatti, il tratto di molti alunni è incerto, irregolare talvolta quasi illeggibile. A cosa si deve questa difficoltà di riprodurre le lettere in maniera chiara e regolare?

La disgrafia è un disturbo relativo alla coordinazione occhio-mano, a difficoltà visuo-percettive, legate alla forma specifica dei caratteri che utilizziamo per scrivere e alle caratteristiche della percezione spaziale.

Il carattere corsivo è quello che risulta più difficile da riprodurre, ma spesso i genitori, ancor più degli insegnanti, ci tengono al fatto che i bambini lo utilizzino. È davvero così importante, secondo lei, che anche chi è disgrafico scriva in corsivo?

Premesso che un bambino tipico apprende in qualunque contesto qualunque carattere, sarebbe preferibile però, che in una classe prima, dove si inizia ad apprendere la scrittura, non sapendo se ci sono casi di bambini disgrafici, si scegliesse di utilizzare lo stampato maiuscolo. È un carattere molto semplice e lineare nell’analisi visiva e al quale anche i bambini disgrafici sono sicuramente già stati esposti, ad esempio guardando le insegne dei negozi mentre camminano per la strada. Dove esistono

difficoltà di natura prassica, percettiva, oppure oculo-manuale, ovviamente apprendere tanti e diversi tipi di movimento per scrivere lo stesso carattere in stampato, in script, o in corsivo, alla fine diventa molto più complesso. Se l’obiettivo è imparare che ad un suono corrisponde un segno per poter scrivere quel suono in maniera chiara per leggerlo successivamente, devo rendere il compito il più facile possibile.

Continuando a parlare di genitori, molti fanno fatica ad accettare un figlio con DSA, quasi come se questa definizione fosse sinonimo di ritardo mentale.

Quando emergono disturbi dell’apprendimento i genitori sono effettivamente sempre molto preoccupati perché temono per il cammino di apprendimento dei propri figli. Devono però star tranquilli perché gli insegnanti possono mettere in campo una serie di accorgimenti pratici in classe per facilitare il percorso di questi bambini.

Ci faccia qualche esempio Ad esempio, non bisogna differenziare un compito dato tra chi ha difficoltà di scrittura e chi non ce l’ha, ma usare lo stampato maiuscolo. O lasciare liberi i bambini di scegliere il carattere che preferiscono perché l’obiettivo è il contenuto non il carattere del testo da scrivere.

Questo deve essere chiaro agli alunni, ma soprattutto ai genitori che devono capire che il loro figlio apprende ciò che deve indipendentemente da come lo scrive.

Per i bambini che hanno una diagnosi di DSA, la legge prevede che gli insegnanti mettano a punto dei Piani Didattici Personalizzati (cd. PDP), nei quali si prevede di ridurre il carico di lavoro fino al 30% e si ricorre ai cosiddetti strumenti compensativi e dispensativi. Ci aiuta a capire meglio cosa sono?

Sono strategie fornite ai bambini per superare le difficoltà. Di strumenti compensativi e dispensativi ce ne sono tanti:

Via Pietro Nenni snc 80026 Casoria (Na)

®

s.r.l.

Distributori di carburanti

Via Bottaro snc 80058 Torre Annunziata (Na) Via Don Sebastiano De Rosa snc 80022 Arzano (Na)

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021

10 per fare un esempio, gli alunni che hanno difficoltà nel calcolo possono fare uso delle tabelle con gli operatori, ci sono le tavole per le tabelline, le calcolatrici, le mappe concettuali… l’alunno le utilizza per risolvere una difficoltà e “compensa”. Per quanto riguarda le difficoltà di lettura, fino a una conclamata diagnosi di dislessia io non consiglio differenziazioni, perché il bambino è immerso nell’esperienza di apprendimento quotidiana e questo sottolineerebbe una diversità. È chiaro che lì dove gli altri leggono una pagina, il bambino con difficoltà leggerà pochi righi o poche parole, con i suoi tempi e i suoi errori, ma leggerà, come i compagni.

I genitori come possono aiutare questi bambini?

La prima cosa è instaurare un dialogo continuo con gli insegnanti anche rispetto all’utilizzo a casa degli strumenti dispensativi e compensativi, sempre che siano in grado di seguire i propri figli, il che non è semplice. Io sono dell’idea che i genitori non dovrebbero occuparsi dei compiti dei propri figli, ma affidarsi a specialisti. Esistono molti tutor specializzati che supportano i ragazzi anche a distanza, in teleconferenza,..

Questi percorsi però sono costosi e quelli forniti dal SSN presentano liste d’attesa infinite. Questo è un problema!

I protocolli attuali relativi ai bambini con DSA almeno in Campania sono convenzionati e va detto che le linee guida suggeriscono cicli brevi di intervento e specifici per ciascuna difficoltà. Purtroppo è vero che le liste di attesa sono lunghe, anche per avere una diagnosi ci vuole tempo. Nella mia esperienza di logopedista ho verificato che molti bambini dopo un certo tempo fanno fatica a seguire le terapie e ad applicarsi, perché è vero che vengono aiutati, ma nelle sedute loro si impegnano tanto e si stancano. Ecco perché la legge prevede cicli di trattamento che durano due o tre mesi, poi vengono sospesi, poi ripresi, ma sempre fino ad un certo punto. Ormai è raro che vengano accompagnati lungo tutto il percorso scolastico. Però la scuola è ormai abbastanza preparata.

A che età è possibile diagnosticare un DSA? Generalmente si attende la fine della seconda classe primaria per sottoporre un bambino con difficoltà ad un approfondimento neuropsichiatrico per l’individuazione di eventuali DSA, anche se adesso è possibile ed è consigliabile intervenire prima, per esempio già negli ultimi anni della scuola dell’infanzia

possono essere somministrati una serie di giochi incentrati su lettura, scrittura e calcolo, in modo da individuare subito bambini che potrebbero avere difficoltà poi alla scuola primaria. Se si inserissero nei percorsi di esperienza dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia questi giochi, con le lettere, con i numeri, che attivano i meccanismi automatici legati alla scrittura, alla lettura e al calcolo, si potrebbe arrivare ad una diagnosi precoce di eventuali disturbi e il numero di bambini che sviluppano DSA sarebbe molto più contenuto, perché molto spesso certe difficoltà, come quelle relative al corsivo ad esempio, attivare o stimolare l’apprendimento della lettura, del calcolo e della scrittura precocemente in maniera finalizzata, eliminerebbe all’origine tanta confusione che lo stesso metodo di insegnamento produce in determinati bambini.

Bambini che hanno difficoltà di apprendimento in classe spesso mettono in atto comportamenti di disturbo.

Come si interviene su questo? Come fa un insegnante da solo in una classe ad affrontare tante situazioni critiche contemporaneamente?

Sicuramente se un’attività proposta alla classe non è alla portata del mio livello di prestazione, sicuramente io mi distraggo, mi metto a fare altro o disturbo.

Il rischio che subentri anche un disturbo dell’attenzione non c’è, ma posso sicuramente distaccarmi dal contesto della classe facendo altro e quindi non seguo più. Così come cade la mia motivazione se le prestazioni che mi vengono richieste sono troppo complesse per me o troppo faticose. A questo è legato l’insuccesso: io non ci riesco, quindi fallisco, pertanto è inutile che ci provi neppure. E non ho più alcuna motivazione né a fare né a riuscire. Per intervenire in questi casi bisogna abbassare il livello di prestazione, cioè svolgendo attività in cui il bambino viene coinvolto perché sa di poter fare con successo, cioè di riuscire. Va detto anche però che la scuola è carente su infrastrutture e fondi per supportare gli insegnanti con materiali e pagare specialisti che intraprendano percorsi specifici, l’insegnante di scuola dell’infanzia o di prima può far ricorso a giochi che includano tutti in classe: una filastrocca la ripetiamo insieme, il nome delle lettere lo diciamo insieme.

Se parliamo di alunni più grandi, in aiuto degli insegnanti viene la norma, che con la discussa legge 170 e le linee guida associate, consente di coinvolgere tutti gli alunni nel percorso di apprendimento.

Come si vive avendo un DSA e come si convive con un figlio DSA? È difficile. I genitori che fanno fatica a capire che un bambino con DSA non è un diversamente abile, ma gli insegnanti possono tranquillizzarli sottolineando ogni miglioramento dell’alunno, anche minimo e raccontando storie di successo vissute da ragazzi con DSA. Uno dei DSA più famosi è Albert Einstein…

Non solo lui, ce ne sono tanti. A me personalmente è capitato di trovarmi davanti a genitori in seria difficoltà non perché lo ritenessero diversamente abile, ma proprio rispetto alla riuscita nella vita del figlio e ho portato loro l’esperienza di bambini che avevo seguito in passato come logopedista, i quali, nonostante all’inizio non riuscissero a leggere, a comprendere o a scrivere correttamente, sono poi diventati studenti di successo. Ricordo uno di loro dispensato addirittura dalle lezioni di lingua straniera, che oggi invece all’università studia proprio inglese e francese. Altri che avevano gravi problemi di discalculia, attualmente studiano informatica e con successo. I genitori devono esser confortati perché non riescono ad immaginare che i loro bambini diventeranno ragazzi e poi adulti. È come se non concedessero ai loro figli di essere capaci e di trovare delle strategie per superare da soli le loro difficoltà. I bambini crescono e prima o poi saranno autonomi e riusciranno ad andare avanti.

In chiusura, professoressa Novi, è una percezione o un dato reale il fatto che oggi rispetto a una ventina di anni fa i casi di bambini affetti da DSA sono esponenzialmente moltiplicati?

No, non credo che siano tanti di più oggi rispetto al passato. La differenza è che le conoscenze attuali rispetto ai processi di apprendimento di lettura, scrittura e calcolo sono notevolmente aumentate e quindi gli operatori della scuola sono più attenti a tutta una serie di comportamenti e di manifestazioni di disagio dei bambini con difficoltà. Quello che registriamo come aumento dei DSA corrisponde più o meno agli analfabeti di tanti anni fa, che non riuscendo ad imparare a leggere e a scrivere nei tempi degli altri, erano considerati svogliati e trattenuti a casa impiegati magari in lavori domestici, o destinati ad aiutare economicamente le famiglie andando a lavorare. Oggi siamo decisamente più preparati.

C’è speranza per “gli asini”, quindi?

C’è speranza per tutti. Sono “gli asini”, a non esserci più. Per fortuna.

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021

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ANTONIO BOTTA

ALCUNE PROPOSTE AGLI AMMINISTRATORI LOCALI PER PROMUOVERE

LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE, LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI, LA COOPERAZIONE DAL BASSO

La classe dirigente locale è ormai consapevole che il dissesto finanziario richiede la necessità di dare avvio a una prassi amministrativa virtuosa, in netta discontinuità con il modo di gestire le risorse pubbliche da parte di chi ha governato Casoria in passato. Considerato che dal G20, svoltosi a Roma, e dalla conferenza sul clima delle Nazioni Unite a Glasgow, è emersa la necessità di un impegno planetario nel programmare e attuare soluzioni efficaci mirate a contenere gli effetti devastanti degli scempi ambientali prodotti finora a detrimento delle future generazioni, vorrei porre all’attenzione degli amministratori locali la possibilità di mirare, in merito ad un piano di razionalizzazione della spesa pubblica, anche alla sostenibilità ambientale, alla partecipazione dei cittadini e alla cooperazione dal basso. Se il nostro Comune vuole, in tal senso, diventare virtuoso, deve partire dalle piccole realtà, avviare processi di trasformazione e di innovazione, imprimendo un nuovo modo di gestire la “cosa pubblica”, basato su sobrietà e buon senso, abbattendo ogni giorno mattoni di quel muro apparentemente insormontabile dello spreco.

Ci si aspetta, allora, dall’Amministrazione comunale, versando in una situazione di dissesto economico, un salto di qualità. Ecco, allora, la prima proposta: non sarebbe opportuno adoperarsi per incentivare i cittadini all’introduzione di nuovi stili di vita che consentano il risparmio di energia, la riduzione dei rifiuti e degli inquinamenti, che contemporaneamente permettono anche un risparmio economico ed un miglioramento della qualità della vita? A mio avviso, per far quadrare i conti pubblici, è necessario adottare politiche e scelte amministrative orientate a diminuire l’ “impronta ecologica” (indicatore che misura il consumo da parte degli esseri umani delle risorse naturali che produce la Terra) dell’Ente locale, rendendo efficiente, da un punto di vista energetico, la “macchina comunale, coinvolgendo quelle imprese che sviluppano progetti volti al miglioramento della riduzione dei consumi, ad esempio: pubblica il-

luminazione, municipio, biblioteca, impianti sportivi… Alcuni Comuni hanno azzerato, ad esempio, gli sprechi su tutti i punti luce del paese, rivolgendosi alle società ESCO e senza spendere un euro per gli investimenti strutturali necessari.

Seconda richiesta: si è pensato di agire sul piano regolatore? Anche qui, bisogna discutere e confrontarsi per capire in che modo razionalizzare gli spazi già occupati, introducendo, soprattutto per le nuove edificazioni criteri di bio –edilizia, eliminando speculazioni edilizie e invertendo un’ormai consolidata tendenza all’occupazione di suolo e alla cementificazione selvaggia.

A Glasgow, a tal riguardo, è stato sottoscritto l’impegno ad investire diversi miliardi per porre un freno alla deforestazione, perché è noto che gli alberi contribuiscono enormemente a ridurre la quantità abnorme dei gas serra nell’atmosfera, responsabili dell’innalzamento della temperatura e, quindi, dei cambiamenti climatici, responsabili di uragani, alluvioni, desertificazioni,scioglimento dei ghiacciai. Nei piani regolatori, allora, si badi ad assegnare maggiore spazio al verde cittadino con piantumazione di alberi.

Terza proposta: gestione dei rifiuti. Progressi si registrano per la raccolta differenziata “porta a porta”, ma a quando il passaggio da tassa a tariffa con forme di riconoscimento e premio per i cittadini più virtuosi?

Certo, ci si è avviati in questa direzione, come ha sostenuto qualche settimana fa in un’intervista il presidente di Casoria Ambiente, Massimo Iodice, ma resta molto da fare.

Parallelamente al sistema di raccolta, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti, è necessario intervenire affinché la produ-

zione di rifiuti pro – capite diminuisca di anno in anno attraverso percorsi concreti di riutilizzo e riuso. Si potrebbero porre in atto, al riguardo, “le buone pratiche” amministrative di altri Comuni, dove i rifiuti riprendono vita grazie ad un mercato a cui tutti i cittadini possono partecipare con una tessera magnetica che registra ogni transazione in dare e avere.

Il punto di riferimento di tutta l’operazione è la stazione ecologica del posto: un cittadino può conferire oggetti che non usa più (giocattoli, biciclette, mobili, elettrodomestici …), sulla tessera vengono accreditati punti con i quali potrà recuperare oggetti di suo gradimento lasciati da altri, in un gioco di scambio in cui chi ci guadagna è l’ambiente.

Qualche Comune ha pensato bene di distribuire pannolini ecologici alle neomamme del paese, convincendole a smettere di comprare quelli “usa e getta” che inquinano e costano un sacco di soldi.

La “rivoluzione” nel modo di governare può cominciare anche da piccole iniziative, ma di positivo impatto sulla cittadinanza per educarla al rispetto dell’ambiente.

L’obiettivo imprescindibile di contenere l’innalzamento della temperatura del pianeta entro 1,5 gradi, limite entro cui mantenersi per prevenire conseguenze disastrose della crisi del clima, si potrà raggiungere non solo con i macrocomportamenti responsabili dei “Grandi” della Terra, ma anche con i micro comportamenti ecologici, che investono i singoli cittadini e le scelte degli Enti locali.

Per troppo tempo, a Casoria, i confronti costruttivi e responsabili, una progettualità mirata allo sviluppo ecosostenibile della Città ( in termini di vivibilità, di decoro urbano, di promozione dell’artigianato locale, di valorizzazione del suo inestimabile patrimonio storico e artistico) hanno ceduto miseramente il passo alle risse, agli scontri, alle lotte per il potere. C’è bisogno di “fare squadra”, di mostrare alla Cittadinanza unitarietà di intenti, senza prestare il fianco alle critiche.

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021

12 RAFFAELE SILVESTRO

AL TEATRO EDUARDO IN SCENA FRANCESCO CICCHELLA

Due grandi appuntamenti si sono susseguiti al teatro Eduardo De Filippo nelle ultime settimane, l’intramontabile Peppe Barra e il sempre presente Carlo Buccirosso. Due spettacoli diversi, ma che entrambi hanno attirato gli apprezzamenti del pubblico, che è accorso copioso per assistere alla performance dei due grandissimi artisti che si sono susseguiti nelle ultime settimane.

Il prossimo appuntamento nella struttura di Via Verdi, è Francesco Cicchella, che nei giorni del 27 e 28 novembre, andrà in scena con lo spettacolo “Diffidate dalle imitazioni show”, ancora disponibili i biglietti per questa due giorni di show con l’attore e cantante napoletano, famoso per le sue apparizioni in Made in sud e nel programma rai “Tale e quale show”.

Continua, quindi, il momento d’oro del Teatro Eduardo di Arzano, che registra l’ennesimo sold out di stagione, cosa che si spera avvenga di nuovo con Cicchella.

Affrettatevi, che finalmente siamo tornati ad una quasi normalità.

IDA PICCOLO

A TU PER TU CON MASSIMO MASIELLO: CONCLUSA ANCHE LA SETTIMA PUNTATA DEL PROGRAMMA IN ONDA SU PARTENOPE TV

Molto apprezzata e seguita anche la settima puntata di “A TU PER TU”, in onda sulle frequenze di Partenope Tv (canale 188 per la Campania e Basso Lazio, canale 190 per la Puglia e la Calabria e in streaming su www.partenope.tv). La trasmissione, condotta dal giornalista Antonio D’Addio e dalla presentatrice/speaker radiofonica Ida Piccolo, in onda, il martedì sera, a partire dalle ore 20,45, ha avuto uno straordinario ospite, il grande Massimo Masiello, che spazia tra teatro, televisione e cinema. Attore poliedrico, cantante, ballerino, cantattore, raffinato e sensibile interprete di Raffaele Viviani, si è formato all’Accademia del teatro Diana diretta da Guglielmo Guidi, è stato scoperto da Leonardo Ippolito, ha lavorato con importanti registi e attori fin dai primi anni di attività. Ha studiato canto, mimo, recitazione, storia del teatro, ballo e solfeggio con i maestri Antonio Sinagra, Antonio Romano e Tonino Esposito, ha fatto tanti concerti e ha vestito i panni di grandi artisti come Umberto Bindi, Charles Aznavour, raccontandone la vita e la carriera. Nel corso della sua carriera ha collaborato con registi di fama e con mostri sacri del teatro quali Luca de Filippo, Carlo Croccolo, Alfonso Guadagno, Tommaso Bianco, Gigi Savoia, Giacomo Rizzo, Rosalia Maggio, Angela Luce, Renato Carpentieri, Nello Mascia, Carlo Giuffrè, Giacomo Rondinella e Federico Salvatore.

Di recente ha aderito all’iniziativa Attori indipendenti, ideata da Nello Mascia nel 2016 con Cloris Brosca, Paola Cannatello, Rosaria De Cicco, Gianni Ferreri, Franco Iavarone, Giovanni Mauriello, Matteo Mauriello, Marianna Mercurio, Ciccio Merolla e Francesco Paolantoni s sta portando avanti il progetto musicale L’Attore, ideato da Massimo, che è anche un disco e un recital teatrale con classici napoletani. Il nostro ospite, perfettamente a suo agio nello studio televisivo di Partenope Tv, ha raccontato la sua vita professionale e privata con numerosi aneddoti e curiosità, ha ricordato i suoi esordi, i suoi tanti incontri artistici, numerose sono state le testimonianze fotografiche relative alla carriera, ai colleghi, alla vita privata e molteplici i videomessaggi inviati da Francesca Marini, Rita Gramaglia, Rosaria De Cicco, Silvana Di Martino, Romina Romano, Antonio Mocciola, la cugina Valentina Nasti, Gaetano Guida e Gabriella Ceri-

no. Massimo si è sottoposto ad un fuoco di fila di domande, a cui ha risposto con sincerità, ha ricordato l’indimenticabile Antonio Sorrentino, ha interpretato, con passione e visceralità, Catarì, Era de maggio, Nu penziero e L’attore, si è prestato ad un simpatico siparietto con Ida Piccolo e ‘A tazza ‘e cafè. Molto amata la rubrica “In cucina con Gemyy” curata dalla food blogger Gemma Caruso, che ha ideato per Masiello delle buonissime polpette avvolte da melanzane. La Untata sarà trasmessa anche sulle frequenze di Radio Amore. Un grazie particolare all’editore Angelo Ucciero, che crede fortemente nel programma, e al direttore artistico Renato De Carmine. La regia del programma è di Antonio Di Gennaro. Si ringraziano anche gli sponsor: Ritz Cafè di Pietro Toglio e Babà Re con la testimonial, la ragazza col turbante, la giornalista Lucia La Marca, con le sue domande intriganti. La replica andrà in onda domenica alle ore 21,00.

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021 SALVATORE IAVARONE

13 CONSIGLIERE COMUNALE DI CASORIA

UN PARCO GIOCHI PER I BAMBINI DI CASORIA L’Avviso per il finanziamento di progetti per la realizzazione e l’adeguamento di parchi giochi sul territorio metropolitano è stato redatto in esecuzione della deliberazione del Consiglio Metropolitano n.

144 del 28/07/2021 con la quale la Città Metropolitana di Napoli ha disposto lo stanziamento di € 3.944.846,00 destinato alle proposte progettuali provenienti dai Comuni del territorio metropolitano per la realizzazione e l’ adeguamento di parchi giochi, in aree di proprietà dei soggetti beneficiari, con l’obiettivo di favorire una migliore fruibilità e accessibilità dei parchi giochi in chiave inclusiva, contribuendo in tal modo al benessere cognitivo, fisico, sociale ed emotivo dei bambini e dei ragazzi: Sono ammessi a partecipare al presente Avviso i Comuni della Città Metropolitana di Napoli. Ogni Comune dovrà inviare un’unica istanza di finanziamento.

L’istanza può comprendere anche più progetti a condizione che la somma complessiva rientri nel limite, dell’importo attribuibile per comuni grandi come Casoria la somma è di 50.000,00 per comuni più piccoli è di 35.000,00. Le proposte progettuali finanziabili dovranno riguardare, interventi per la realizzazione e opere di adeguamento e di manutenzione straordinaria di parchi giochi inclusivi e/o l’acquisto di attrezzature/giochi esclusivamente in aree di proprietà del soggetto richiedente.

Possono essere oggetto di intervento: Aree aperte al pubblico e Parchi pubblici di proprietà comunale; Aree gioco inserite nel contesto di asili nido e scuole per l’infanzia (materne) di proprietà comunale Gli interventi ammissibili dovranno riguardare: • opere edili ed impiantistiche;

• opere di manutenzione straordinaria; • fornitura e messa in opera delle attrezzature ludiche (strutture di gioco combinate e strutture per lo sport utilizzabili da tutti i bambini e ragazzi, inclusi quelli con disabilità motorie, sensoriali, intellettive e di altro genere, segnaletiche ed elementi a sostegno dell’inclusività); • opere per il superamento delle barriere architettoniche ai fini dell’accessibilità e messa in sicurezza dell’area giochi inclusiva.

• fornitura e messa a dimora di essenze arboree; • fornitura e posa in opera di arredo urbano.

Le domande di partecipazione dovranno pervenire alla Città Metropolitana di Napoli, Direzione Piano Strategico, Piazza Matteotti n. 1 80133 Napoli, a pena di esclusione, entro il termine perentorio delle ore 24,00 del giorno 29 NOVEMBRE 2021”.

La domanda dovrà essere corredata dai seguenti allegati: Proposta di candidatura sottoscritta digitalmente dal Responsabile Unico del

Procedimento e redatta secondo lo schema di cui all’ Allegato B - “Proposta di candidatura”; • Elaborati architettonici di progetto definitivo o esecutivo (a firma del progettista e del R.U.P); • Relazione tecnica (a firma del progettista e del R.U.P); • Quadro economico dell’intervento secondo il modello Allegato C (a firma del progettista e del R.U.P); • Computo metrico estimativo; (a firma del progettista e del R.U.P); • Provvedimento di approvazione del progetto riportante la nomina del RUP; • Verbale di verifica preventiva della progettazione redatto ai sensi dell’art. 26 del D.Lgs 50/2016 e ss.mm.ii.; • Dichiarazione del RUP secondo il modello Allegato D; • Estratto del Codice Unico di Progetto (CUP) assegnato al progetto.

A Casoria si potrebbe pensare di attrezzare il costruendo parco al quartiere Stella sul bene confiscato alla camorra, che come amministrazione abbiamo voluto riconsegnare alla città.

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021

14 FRANCESCO TAGLIALATELA

UNO SGUARDO ALL’ECCELLENZA CON ALBERICO TURI. GURU DEL CALCIO IN CAMPANIA

Se nel calcio una società vincente si costruisce step by step con pazienza, costanza e determinazione, beh questo è l’esatto algoritmo che conduce ad un nome ben distinto, quello di Alberico Turi. Cultore del calcio, vincente nel dna, Alberico Turi simboleggia il carisma e fa capire il peso che ha la figura del Direttore Sportivo e Generale all’interno dello staff di un club. C’è da dire che a volte chi opera da dietro le quinte in silenzio non ha bisogno di farsi vedere per far conoscere la propria grandezza.

Per anni la funzione di Alberico Turi è stata proprio questa, cioè quella del DS, il suo nome poi strettamente connesso ad una società che da tempo immemore ormai non opera su palcoscenici d’èlite, ma sta lavorando per tornarvi, la Juve Stabia, “le vespette di Castellammare”.

Turi specie negli anni addietro ha contribuito in maniera incisiva a rendere importante questa società e a farla arrivare dove nessuno avrebbe mai pronosticato.

Una figura dal peso specifico importante, un leader poliedrico e soprattutto un grande intenditore di calcio. Ho avuto l’immenso piacere di parlare con lui per saperne di più sul suo invidiabile curriculum e per approfondire ciò che concerne l’avvincente Campionato d’Eccellenza in corso.

Alberico raccontami il tuo percorso, dagli inizi ad oggi: “Devo partire dagli anni 80’ quando ero alla Juve Stabia durante l’epoca Fiore in Interregionale. Nella stagione 84-85’ ottenemmo la promozione in C2 e io facevo parte della dirigenza della Juve Stabia assieme al grande Luigi Pavarese, altra personalità di cui non si può

descrivere la grandezza solo a parole.

Con Pavarese riuscii ad instaurare un feeling importante tant’è che insieme arrivammo ad occuparci non solo delle Giovanili, nostro principale polo d’attrazione, ma anche della prima squadra in più occasioni. Dopo la retrocessione della Juve Stabia dalla C2 la società decise di adottare delle strategie differenti e ci fu un vero e proprio ricambio generazionale sul piano dirigenziale. A quel punto sia Pavarese che il sottoscritto di comune accordo decidemmo di lasciare anche perché Fiore fu costretto a presentare le dimissioni da presidente. Nel 97’ poi sono stato al Gragnano come DS vincendo anche un campionato sempre in Interregionale. Dopo aver continuato al Gragnano con Cannavacciuolo torno, questa volta in maniera definitiva, alla Juve Stabia stabilendomi per i successivi dieci anni o qualcosa in più se calcoliamo che vi feci ritorno nel 2005 per poi lasciare nel 2017 circa. In quegli anni ottenni grandi soddisfazioni dal settore giovanile. Ho contribuito a comporre squadre competitive stagio-

ne dopo stagione, fino ad arrivare nel 2012-2013 a partecipare alla “Viareggio Cup”. In tale occasione eliminammo agli ottavi di finale la grande Juventus battendo i bianconeri per 1-0 con goal di Alfonso Gargiulo per poi però essere eliminati al turno successivo dal Parma con non pochi risentimenti. Rimase comunque la grande impresa compiuta e l’ottimo risultato ottenuto ma inatteso. Tutto frutto del duro lavoro svolto con i giovani del nostro settore. Con l’allenatore Panico fummo successivamente protagonisti di un altro successo non meno rilevante alla “Nike Premier Cup” di Pescara in cui raggiungemmo le semifinali. La mia carriera dopo il doloroso ma necessario addio alla Juve Stabia continua al Campobasso anche qui come DS, sempre al fianco di Pavarese una delle figure che stimo di più e di grande spessore per il mio percorso professionale. Dopo poco tempo però decidemmo entrambi di lasciare il Campobasso perché ci accorgemmo delle diverse visioni che esistevano tra noi e la proprietà. Come DS/DG (Direttore Generale) le mie ultime esperienze risalgono rispettivamente a due e a meno di un anno fa, con il Gragnano prima e con l’Afragolese poi. In entrambi i casi la retrocessione e altri fattori contingenti contribuirono in maniera determinante allo scioglimento dello staff tecnico e ad una revisione dei programmi. Sai non sono mai stato una persona narcisista o egocentrica, non ho mai fatto proclami di alcun tipo uscendo allo scoperto. Ci sono già i calciatori che allevo e faccio crescere a parlare per me sul campo. Ho scovato numerosi talenti, primo fra tutti

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021 un tale Esposito Matteo, classe 2002 che ad oggi milita nella Sampdoria. Inoltre posso dirti che i “papà sponsor”, oggi sempre più invadenti, non mi sono mai interessati. Per me nel mondo del calcio conta e conterà sempre e solo la meritocrazia, specie poi quando si parla di Giovanili.”

Dato che per anni il tuo nome è stato legato alla Juve Stabia ti chiedo di raccontarmi quegli anni, come li hai vissuti?

“Sai essendo di Castellammare innanzitutto sono un tifosissimo della Juve Stabia da sempre e anche quando ero in altre società nel corso della mia carriera, dopo il mio lavoro il primo pensiero alla domenica andava sempre al risultato delle vespette. Dovevo e devo rimanere aggiornato su ciò che concerne l’ambiente stabiese perché comunque mi ha fornito una grande opportunità nella vita e gli sono riconoscente per questo.

Inoltre è un ambiente con il quale mi sono sempre trovato in perfetta sintonia.

Quando stai bene con te stesso riesci anche a produrre meglio nel tuo lavoro e i risultati danno solo conferma di questo. Poi dal punto di vista personale devo dire che gli anni più belli e coinvolgenti sono stati quelli della gestione Giglio. Franco Giglio, che da stabiese doc

15 sposò il progetto Juve Stabia nel 2008, era un vero professionista del settore, ti permetteva di lavorare nel migliore dei modi e di esprimere tutto il potenziale della squadra. Inoltre poneva le condizioni per creare un grande e strutturato settore giovanile, tant’è che di lì a quattro anni centrammo incredibili obiettivi fino a battere la Juventus. Purtroppo c’è da dire che ad oggi la Juve Stabia a livello societario non è più gestita da stabiesi come ad esempio lo fu con lo stesso Franco Giglio o con il Presidente Fiore, bensì dai fratelli Langella di San Giuseppe. E’ una realtà di centro classifica in Serie C1 completamente mutata rispetto a quando c’ero io con Pavarese.

Dopo le prime nove giornate di Eccellenza ti chiedo che impressione hai a caldo?

“Sì sono state giocate già delle partite importanti, la stagione è ancora lunga ma comunque già si iniziano a delineare le gerarchie nei rispettivi gironi.

Dell’ultimo turno mi ha sorpreso la sconfitta interna della Palmese nel Girone A che di sicuro è una delle candidate numero uno a vincere il proprio girone e aver perso in casa contro l’Audax Cervinara è stato un brutto colpo. Dal canto suo l’Audax sta disputando un’ottima stagione e il risultato della scorsa

domenica a Palma ne è la più chiara dimostrazione. Inoltre è una squadra ben strutturata con elementi in grado di fare la differenza quando ne hanno l’opportunità, penso al centrale d’esperienza Simone Cioffi (classe 91’) o all’innesto di livello internazionale in mezzo al campo Coquin Martin.

In genere ogni girone ha le proprie favorite, ma spesso capita e questo va solo a favore dello spettacolo, che in alcuni gironi come il Girone A ci sia un grande equilibrio di forze, specie nelle prime giornate. Altro risultato eclatante è arrivato dal Girone C e dalla corazzata di Giovanni Serrapica, sto parlando del Buccino che ha ottenuto un risultato importante battendo in casa la Scafatese.

Serrapica è un allenatore che mi piace molto e che apprezzo per come gioca nonostante non sia primo nel girone, credo sentiremo parlare ancora molto di lui.

Poi è da evidenziare un pareggio ad alta quota tra San Marzano e Angri, altra realtà l’Angri dal futuro roseo. Squadra in cui militano due giocatori passati anche per le mie mani, sto parlando di Antonio Del Sorbo e Pagano Carmine che erano con me al Gragnano. Due giocatori che avrebbero potuto tranquillamente giocare in categorie superiori. Purtroppo in questa categoria (l’Eeccellenza)

Crescere insieme, perfezionandosi SICUREZZA EDILIZIA AMBIENTE VIA G. ROCCO, 2 - 80026 CASORIA (NA) TEL./FAX +39 081 19105654 - CELL. +39 335 8157475 E-MAIL: stdgroupsrls@virgilio.it - stdgroupsrl@pec.it

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021

16 si parla tanto di una limitazione degli “Under”, quindi dei giovani promettenti, mentre io parlerei di limitare il numero degli “Over”.

Il problema è che in Italia non si scommette sui giovani, quasi come se si avesse paura di investire e quando lo si fa si finisce sempre per bruciare le carriere e illudere le famiglie di questi ragazzi.

Prima le categorie “dilettantistiche” erano cucine per giovani talenti che sarebbero poi esplosi, mentre oggi non è più così.”

Chi sono dal tuo punto di vista le favorite per il passaggio alla Serie D? “Ci sono corazzate importanti, penso alla stessa Palmese, al S.Marzano, all’Angri.

Ci vorrebbe la palla di vetro per indovinare chi saranno le squadre a comporre il prossimo campionato in Interregionale dato il livello molto alto e il grande equilibrio che sta caratterizzando questa stagione d’Eccellenza.

Da non sottovalutare la Frattese di Floro Flores seconda nel suo girone e più che mai in corsa per la promozione. Su tutte se c’è una squadra che fin ora mi ha impressionato in positivo, beh quella è il Buccino senza alcun dubbio.

Non ci dimentichiamo anche della posizione geografica di alcune compagini. E’

facile andare ad allenarsi quando giochi a Napoli, quando hai giocatori che abitano nel raggio di 10km rispetto al campo. Una società si compone anche e soprattutto di strategie, organizzazione, giusta mentalità e moderna visione oltre poi ad accollarsi gli oneri dei giocatori che compongono la rosa.”

Alberico ti chiedo in cosa è cambiato il lavoro dei Settori Giovanili e in che direzione sta procedendo?

“Io dico che i settori giovanili oggi non hanno modo di essere e di evolversi.

Perché innanzitutto le società spesso non investono più nei settori giovanili e i presidenti sono portati a dare in gestione questi settori.

Se pensiamo anche solo al caso della Juve Stabia possiamo già trarre una conclusione del genere. Ma sono sempre di più le società che operano in questa maniera, spesso senza nemmeno sapere quale potrebbe essere il futuro della prima squadra. Dunque il quesito che mi pongo sempre al riguardo è molto semplice: come può un “presidente x” costruire una società vincente se non ha nemmeno le basi per poterlo fare ? Penso che i settori giovanili hanno bisogno di anni di programmazione, non sono un qualcosa che puoi rendere al meglio dopo poche settimane o pochi mesi, ma

serve un piano ben preciso. Oggi con i conti tracciabili e canalizzati credo che la Federazione debba in qualche modo usufruire meglio di certi strumenti finanziari per controllare come le società di calcio e non solo spendono i propri fondi. Comprare o vendere sponsor in continuazione non è certo il miglior modo per creare o far crescere un efficiente settore giovanile. Lo sponsor è negazione del lavoro, dello spirito del sacrificio, è politicizzazione del calcio, veleno in sostanza. Purtroppo in Italia i settori giovanili che lavorano davvero bene si contano sul palmo della mano e sono Atalanta, Empoli, stop.”

Sogni nel cassetto?

“Semplicemente continuare a fare bene nel mio lavoro, magari incontrare presidenti seri e professionali con i quali condividere strategie, progetti e visioni.

Nell’ultimo periodo anche mi sono arrivate delle offerte da parte di alcune società, ma le ho declinate perché ho ritenuto non facessero per me. Se io vengo finanziato da una determinata società mi aspetto di progettare e di contribuire alla sua crescita con tutti i mezzi a mia disposizione. Mi serve fiducia, un progetto che guardi al lungo periodo e serietà.”

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MARIA SAVERIA RUSSO

E IL QUINTO GIORNO, L’UOMO SI RIPOSÒ

L’adozione della settimana corta è il frutto di un iter che deve coinvolgere gli organi collegiali, ognuno con gli specifici compiti di competenza: è un successo ovunque, mentre in Italia si continua a lavorare di più e (anche) peggio.

Ritornare a lavorare come si faceva prima dell’arrivo del Covid-19, richiederà del tempo: un po’ per via delle, seppur poche, restrizioni ancora in atto, un po’ per la resistenza di alcuni a voler tornare negli uffici, ma anche perché la nostra prospettiva sul lavoro è cambiata notevolmente.

La pandemia ha, infatti, portato ad un inevitabile aumento della flessibilità sul posto di lavoro (lo stesso OMS ha dichiarato che lavorare troppe ore nuoce gravemente alla salute) e ha, contemporaneamente, messo in luce i problemi di stress causati dal superlavoro, senza parlare della crisi e della disoccupazione: per molti, la ripresa da un arresto senza precedenti è diventata così l’opportunità di attuare un cambiamento radicale.

Proprio su questa scia, sempre più persone propongono di ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni.

Quello dell’accorciamento della settimana lavorativa non è un concetto nuovo, ma solo negli ultimi anni è diventato oggetto di conversazione e, addirittura, una pratica molto popolare, soprattutto dall’arrivo del Coronavirus.

Settimana corta, salari invariati, nessun calo di produttività: l’esperimento islandese che è stato reso noto in questa estate, sembra il sogno di ogni lavoratore, un dibattito che si diffonde sempre di più in Europa. E’ possibile ridurre l’orario di lavoro senza danni salariali per i dipendenti, “acciacchi” al datore di lavoro e ripercussioni sulla produzione?

Sembra un sogno e invece in Islanda è già realtà: dal 2015 al 2018, circa 2.500 impiegati del Comune di Reykjavik sono stati al centro di un esperimento di implementazione della settimana lavorativa corta, passando da 40 a 35 ore di impiego totali. La rivoluzione ha preso avvio nel 2015, quando sindacati, imprenditori e i vertici del Comune della capitale islandese si sono seduti al tavolo per trovare un accordo su una

riduzione delle ore di lavoro, al fine di concedere un’ora di tempo libero in più al giorno agli impiegati, lasciando però invariati gli stipendi.

Quattro anni dopo, i risultati dello studio certificano il successo dell’esperimento: costi aziendali ridotti, produttività aumentata considerevolmente, maggiore soddisfazione dei soggetti coinvolti, più tempo per la famiglia e per l’esercizio fisico, con importanti benefici dal punto di vista della salute e una netta riduzione dello stress, nonché maggiore equità di genere nei lavori domestici.

I dati sono stati così sorprendenti da convincere il Comune di Reykjavik, a metà 2020, a estendere la riduzione dell’orario a tutti i dipendenti pubblici, e da pochi mesi anche ai privati che ne faranno richiesta. Il prossimo obiettivo potrebbe essere la settimana lavorativa di quattro giorni. Una possibilità che è già attiva in alcuni paesi e grandi aziende nel mondo.

L’esperimento islandese, però non è il primo: infatti, nel 2019, la sede giappone di Microsoft aveva testato la settimana lavorativa di quattro giorni per 2.300 dipendenti, e la cui produttività era aumentata quasi del 40% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, mentre i costi aziendali erano stati ridotti. A questi sorprendenti risultati, si erano aggiunti i feedback positivi ricevuti dai dipendenti: il 92,1% di loro aveva dichiarato di preferire la settimana lavorativa corta a quella tradizionale e lo studio è andato così bene che adesso il Giappone ha chiesto alle imprese di implementare soluzioni di questo tipo

per contrastare il drammatico fenomeno del “karoshi”, ovvero le morti causate dal troppo lavoro.

Con questo modello, sono diversi gli Stati che stanno cercando di mettere in atto questo cambiamento e, tra questi, c’è il Regno Unito: il governo scozzese sarà il primo del Paese, introducendo per la prima volta una settimana lavorativa di quattro giorni. È una mossa che 9 dipendenti del governo scozzese su 10 sostengono, con il sindacato PCS - tra i più grandi del Regno Unito - che afferma che l’attuazione dei cambiamenti mostrerà ai lavoratori la possibilità di un futuro migliore post-pandemia.

Anche la Spagna, con uno stanzionamento pubblico di 50 milioni di euro, ha attivato, a partire da febbraio scorso, l’esperimento della settimana lavorativa di 32 ore distribuite nell’arco di 4 giorni.

Ma quali sono i benefici di una settimana lavorativa di quattro giorni? E’ tutto rose e fuori o ci sono anche dei “ma”?

Trovare un modo per equilibrare lavoro e vita privata, è sempre stata un’impresa ardua: questo perché si lavora di più di quanto si pensa o di quanto viene richiesto.

Secondo diverse ricerche, una settimana lavorativa di soli quattro giorni ha molti vantaggi: in primis ridurre le ore di lavoro, riduce anche lo stress dei dipendenti e avere dipendenti meno stressati e più felici non fa che accrescere la produttività ed, inoltre, aumenta il coinvolgimento e la motivazione dei dipendenti.

Ci sono sempre dei ma però: nonostante i vantaggi, introdure una settimana

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18 lavorativa di quattro giorni non è cosa facile, soprattutto perché ci sono barriere pratiche e, soprattutto, ideologiche che rallentano questo cambiamento (un esempio sono le aziende che dipendono da un solido servizio clienti: in questo caso, meno giorni possono avere un impatto negativo sulla soddisfazione del cliente).

E l’Italia, invece, cosa fa?

Cosa accade invece in Italia? La settimana lavorativa corta, in realtà, esiste anche nel nostro paese: alcune aziende, infatti, hanno introdotto la settimana di lavoro da 36 o 32 ore a fronte dello stesso stipendio per i propri dipendenti (è il caso di due grandi aziende internazionali con sede anche a Milano: la Carter&Benson, che si occupa di

consulenza strategica e head hunting, e Awin Italia, attiva nel campo del marketing).

Ma si tratta, però, di casi rari ed isolati: l’andamento generale nel nostro Paese va, in realtà, verso un continuo aumento delle ore lavorative, agevolato dallo sviluppo dello smartworking e delle nuove tecnologie, che permettono ai datori di lavoro di raggiungere i propri dipendenti ovunque e a qualsiasi ora, con cali di assunzioni e di performance dei dipendenti, e con la progressiva erosione dei diritti dei lavoratori.

In Italia, ad oggi, il confronto politico e sindacale non ha portato a risultati o cambiamenti degni di nota in merito a questo tema, anzi, i dati più recenti mostrano un peggioramento delle condi-

zioni dei lavoratori nel mondo, in generale, e nel nostro paese, in particolare. È interessante constatare che a maggior quantità di ore di lavoro non corrisponde affatto una crescita dei livelli di produttività: l’Italia, infatti, si posiziona in fondo alla classifica che misura la crescita dei livelli di produttività, calcolata tra il 2010 e il 2016 e sempre in Italia, in particolare, non solo sono sempre meno le persone che lavorano, ma si lavora anche troppo.

Il 50% dei lavoratori italiani afferma che negli ultimi anni si lavora di più, con orari più lunghi e con maggiore intensità. E’ necessario un cambiamento: è arrivato il momento giusto per invertire la rotta, mettendo al primo posto la salute e la dignità dei lavoratori.

ANDREA PETRELLA

UROLOGIA, ESPERTI SALERNITANI A 15° CONGRESSO UROP: COSI’ L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AIUTERÀ AD UMANIZZARE E PERSONALIZZARE LE CURE “L’applicazione sempre più ampia e risolutiva dell’intelligenza artificiale nelle applicazioni medico-chirurgiche e in particolare nell’urologia, prefigura scenari di interazione fino a ieri inimmaginabili: l’essere umano e la macchina si plasmeranno, entreranno in connessione, evolvendo insieme. L’uomo è già in grado di addestrare il computer, che così potrà, sulla base delle caratteristiche della persona, estrapolare tempestivamente le informazioni più utili per la cura, attingendo da una enorme mole di informazioni, con una modalità e tempi inimmaginabili per noi umani.

Un’alleanza che non deve spaventarci, il computer è funzionale, supportando le decisioni terapeutiche del medico e del paziente. Un aiuto che non può sostituire il sapere del professionista, ma che aumenta le capacità in questo campo, non solo nella diagnostica, ma nella previsione degli esiti post chirurgia. L’intelligenza artificiale fornisce “super poteri” al medico aiutandolo anche negli interventi chirurgici endoscopi grazie alla vista aumentata. L’IA è un supporto “vivo” in continua riprogrammazione, che va oltre il semplice strumento tecnologico come lo conosciamo da molti decenni, e che porterà una maggiore consapevolezza e un’evoluzione a van-

taggio dell’essere umano”.

Lo ha detto Antonio Pietrosanto, docente ordinario di Misura elettronica all’Università di Salerno nel corso del suo intervento al 15° congresso dell’Urop, l’associazione degli urologi che esercitano l’attività urologica e andrologica nell’ospedalità privata (case di cura, strutture sanitarie private accreditate), ma anche nel Servizio sanitario nazionale, oltre ai liberi professionisti ambulatoriali, svoltosi al Forum Monzani a Modena, a cui hanno preso parte 500 esperti.

Il tema dell’evento è stato infatti “L’uomo e la macchina: tecnologia come mezzo per l’umanizzazione delle terapie”. Il

filo conduttore è l’alleanza ormai imprescindibile tra l’evoluzione tecnologica e i nuovi approcci terapeutici e chirurgici che guardano al benessere del paziente.

Più specifico l’intervento di Stefano Pecoraro, urologo salernitano e direttore operativo Urop. “Abbiamo sviluppato approfondimenti e focus lungo tre filoni: il ripristino della sessualità nel paziente di sesso maschile dopo chirurgia oncologica, le cure di coppia per l’infertilità, la risoluzione della cistite nelle donne. Il percorso diagnostico terapeutico ormai è ben preciso, non si parla più esclusivamente di fertilità o infertilità maschile o femminile, è un percorso di coppia.

Infatti, adesso fortunatamente ci sono anche dei farmaci combinati in associazione sia per la parte femminile che per la parte maschile, questo per aumentare drasticamente il tasso di gravidanza. Le problematiche psicologiche sono moltissime perché bisogna evitare soprattutto nell’uomo lo stress di alcuni momenti difficili come quelli deputati ai rapporti mirati che sicuramente possono destabilizzare la mente dell’uomo stesso”.

Novità e approfondimenti Urop 2021 a cura del dr. Pecoraro Cistite e disfunzioni urinarie femminili, un approccio olistico di benessere e prevenzione a 360 gradi. Non solo cure

DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021 antibiotiche, ma la funzione del microbiota per superare definitivamente la cistite, fenomeno invalidante e in crescita anche tra pazienti giovani.

Un approccio integrato che tuteli l’equilibrio tra l’apparato urinario, intestinale e la sfera sessuale.

Da uno studio epidemiologico Urop presentato al congresso nazionale del 2018 (studio multicentrico Urop, Pecoraro et alii, 2018), si evince che il 25% delle assenze femminili dal lavoro è dovuto ai disturbi e dolori pelvici causati da cistite e manifestazioni connesse che tendono a cronicizzare.

Il dolore pelvico può essere curato efficacemente e alleviato grazie ad adeguati stili di vita (che comprendono dieta, igiene e attività fisica) insieme a un’idonea terapia medica associata alla riabilitazione del piano pelvico e perineale.

Il congresso dedica un’ampia sessione a queste tematiche.

Ripristino della sessualità dopo chirurgia prostatica: il sesso è salvo. La prima domanda che pone il paziente sottoposto a chirurgia prostatica, sia per cancro sia per ipertrofia benigna, è la preservazione dell’attività erettile e il mantenimento della eiaculazione. La tecnologia robo-

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tica ha ridotto al minimo la disfunzione erettile post prostatectomia, per di più in caso di impotenza, l’impianto di protesi peniene di nuova generazione ripristina lo stato di erezione permettendo rapporti sessuali assolutamente soddisfacenti (un’intera sessione re-live surgery è dedicata alle protesi peniene); mentre l’avvento di nuovi laser e presidi miniinvasivi per la chirurgia della ipertrofia prostatica permettono la conservazione della eiaculazione.

Infertilità di coppia, si cammina insieme verso la genitorialità. Il nuovo orienta-

mento diagnostico terapeutico per la fertilità prevede una metodologia che inglobi l’uomo e la donna in un percorso comune mirato al concepimento. Se fino a ieri i percorsi erano separati con terapie mediche differenziate, ora si pensa a una terapia integrata di entrambi grazie all’avvento di nuove molecole che agiscono sia sull’uomo infertile che nella donna. È una terapia “sartoriale”, personalizzata, che deve confezionarsi non solo basandosi sulle patologie della coppia, ma anche sulle esigenze della coppia stessa.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

ARCI MOVIE | 30 ANNI CON LA PASSIONE DEL CINEMA PER COSTRUIRE CULTURA E SOLIDARIETÀ

Carissime/i, Arci Movie è lieta di annunciare il ritorno della storica rassegna del Cineforum. Quest’anno le proiezioni si terranno alla Casa del Popolo di Ponticelli, in attesa che vengano completati i lavori di riqualificazione del Cinema Pierrot.

Mercoledì 24 e giovedì 25 novembre 2021: Casa del Popolo (Corso Ponticelli 26, Napoli) INAUGURAZIONE XXXI CINEFORUM Ore 18.00 e 21.00: Le Mans ’66: La grande sfida di James Mangold (USA, 2019, 152’) Durante la serata sarà possibile acquistare la tessera Arci Movie 2021/2022 che include 25 film al costo di 35 euro Vi ricordiamo che la Casa del Popolo ha a disposizione 90 posti. È obbligatoria la prenotazione del posto nel giorno e nell’orario desiderato al numero 334 689 5990. Rispondiamo dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 14.00.

A breve sarà disponibile il programma completo con tutti gli appuntamenti.Vi aspettiamo!

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AL CINEMA DAL 13 GENNAIO 2022 IL GIAPPONESE “TRUE MOTHERS”, RIFLESSIONE SULLA MATERNITÀ DI NAOMI KAWASE, DISTRIBUITO DA KITCHEN FILM Esce al cinema dal 13 gennaio 2022, distribuito da Kitchen Film, ‘True Mothers’, lungometraggio scritto e diretto da Naomi Kawase (Suzaku, Le ricette della signora Toku; Futatsume no mado; Mogari no mori), liberamente ispirato al romanzo ‘Asa ga Kuru’ di Mizuki Tsujimura. ‘True Mothers’ è stato scelto nel 2020 per rappresentare il Giappone ai Premi Oscar.

Il film, interpretato da Arata Iura, Hiromi Nagasaku, Taketo Tanaka, Aju Makita e Miyoko Asada è co-sceneggiato da Izumi Takahashi e si avvale della musica di Akira Kosemura e An Tôn Thât, della direzione della fotografia di Yuta Tsukinaga e Naoki Sakakibara e del montaggio di Tina Baz, Yoichi Shibuya e Roman Dymny.

Dopo la sofferenza causata da una serie di trattamenti della fertilità senza successo, Satoko e suo marito Kiyo Kazu decidono di intraprendere la strada dell’adozione. Sei anni dopo aver adottato un bambino, Satoko ha lasciato il lavoro per concentrarsi completamente sulla famiglia, che vive un’esistenza pacifica. Ma un giorno, una telefonata minaccia la felicità di Satoko e il delicato equilibrio trovato. Una donna di nome Hikari, madre biologica di Asato, vuole indietro il figlio o dei soldi. All’epoca dell’adozione Hikari aveva 14 anni. La coppia non aveva più avuto sue notizie, e Satoko credeva che la madre biologica stesse vivendo una vita tranquilla con la propria famiglia. Un giorno, mentre Asato è a scuola, Satoko riceve la visita di Hikari. Ma alla sua porta si presenta una giovane donna molto magra che non somiglia in alcun modo all’adolescente che ha dato alla luce il loro figlio adotti-

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vo. Satoko sente istintivamente che questa donna non è Hikari. E se non è Hikari, allora chi è? Cosa farà Satoko quando scoprirà lo scioccante passato di Hikari?

“Quando si gira un film - dichiara la regista Naomi Kawase - arriva sempre un momento che mi commuove fino alle lacrime. Quando gli attori vivono a pieno la vita dei loro personaggi da esprimere emozioni che vanno ben oltre la sceneggiatura. Mi rendo conto quanto questo sia prezioso e raro. Gli attori in questo film sono sorprendenti: i loro personaggi sono l’incarnazione degli esseri viventi . Abbiamo girato in sei diverse location del Giappone: su un’isola, nella foresta, in città, in un luogo storico…

Abbiamo realizzato questo film come se fosse il ricordo di un viaggio attraverso le stagioni e i caratteri di ogni luogo. È una storia sulla forgiatura del proprio

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destino, come se dopo la pioggia, una luce radiosa avesse purificato il mondo”.

LA REGISTA Nata a Nara, in Giappone, Naomi Kawase si è laureata alla Osaka University of the Arts nel 1989. I suoi documentari Embracing (1992) ed Escargot (1994) hanno ricevuto riconoscimenti internazionali e sono stati premiati nel 1995 allo Yamagata Documentary Film Festival. Nel 1997 è diventata la più giovane vincitrice della Camera d’or per il suo primo lungometraggio Suzaku, presentato alla Quinzaine des Réalisateurs.

Nel 2000 Firefly ha vinto sia il Premio FIPRESCI che il Premio CICAE al Festival di Locarno. Seguono poi una serie di lungometraggi selezionati in concorso al Festival di Cannes: Shara (2003), The Mourning Forest (Grand Prix 2007), Hanezu (2011) e Still the Water (2014). Sweet Bean - Le ricette della signora Toku è stato selezionato come film di apertura per la sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2015. Naomi Kawase è stata anche premiata per i suoi successi nel film documentario. Tra gli altri riconoscimenti, ha ricevuto la Carrosse d’or dalla Quinzaine des Réalisateurs (2009) ed è stata nominata Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres dal Ministro della Cultura francese (2015). È stata membro della giuria presieduta da Steven Spielberg al 66° Festival di Cannes. Mostre retrospettive del lavoro di Kawase sono state organizzate in tutta Europa, anche al Jeu de Paume di Parigi (2002). Nel 2010 ha fondato l’International Nara Film Festival, dedicato alla promozione del lavoro dei giovani registi.

Via Pietro Casilli, 26 80026 Casoria (NA) Tel. 0813086022 e-mail:ceccentrostampesrl@gmail.com

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FRANCESCA FASOLINO

NAPOLI, AL VIA L’ASSOCIAZIONE “EST(RA)MOENIA” A supporto delle attività una ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Dall’unione di professionisti con competenze trasversali che hanno deciso di mettere il loro know-how al servizio della città di Napoli nasce l’associazione Est(ra)Moenia, volta a realizzare una serie di progetti, tutti accomunati dallo stesso obiettivo: interconnettere l’area “fuori le mura” della città antica quella parte compresa tra via Carbonara e piazza Garibaldi -con la zona orientale di Napoli.

A comporre il Consiglio direttivo dell’associazione, esponenti di alto profilo del mondo imprenditoriale, sociale e culturale napoletano: Ambrogio Prezioso, senior partner di Cittamoderna e presidente di Est(ra)Moenia, Roberto Barbieri, amministratore delegato Ge.Sa.C., Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione CON IL SUD, Ennio Cascetta, presidente di Metropolitana di Napoli, Davide De Blasio, fondatore di Made In Cloister, Giuseppe Moccia, consigliere in CdA di Moccia Irme, Enrico Soprano, titolare dello Studio Legale Sad. Tre le direttrici dell’associazione: - il terzo settore - la rigenerazione urbana e infrastrutturale - la dimensione culturale, artistica e formativa Una vocazione multidisciplinare, riflesso delle molteplici professionalità della compagine, inclusi i soci e i sostenitori, eccellenze campane attive a livello nazionale e internazionale in differenti settori, come Aedifica, ACEN - Associazione Costruttori Edili della Provincia di Napoli, Arterra Bioscience, Banca di Credito Cooperativo di Napoli, Co.di.me - Compagnia Diagnostica Mediterranea, Consorzio Co.re. – Cooperazione e Reciprocità, Dedalus Cooperativa Sociale, Finmed, Fondazione Made in Cloister, Fondazione Achille Scudieri, Ge.Sa.C, Ing. Filippo Cavuoto s.r.l., Magnaghi Aeronau-

IMPRENDITORI, PROFESSIONISTI, DOCENTI UNIVERSITARI, OPERATORI DEL TERZO SETTORE INSIEME PER LA CONNESSIONE DEL CENTRO ANTICO CON L’AREA ORIENTALE DELLA CITTÀ ATTRAVERSO IDEE, PROGETTI E INTERVENTI SOCIALI, URBANISTICI ARCHITETTONICI E CULTURALI

tica, Metropolitana di Napoli, Moccia Irme, Mum di Marco Salvatore, Leonardo e Temi.

Diversi, inoltre, gli ulteriori nomi che hanno chiesto di partecipare a Est(ra) Moenia e che a giorni si aggiungeranno al gruppo. La mission e le attività di Est(ra)Moenia sono sostenute da Graded, Kelyon, Savarese Costruzioni, Tecno, Unr, Unieuro – Coppola.

Est(ra)Moenia si avvalerà del supporto del Dipartimento di Architettura della Federico II che si occuperà, attraverso un progetto di ricerca costruito ad hoc, di “leggere” scientificamente il territorio ed interpretarlo individuandone potenzialità e criticità.

I risultati derivanti da tale ricerca saranno le fondamenta su cui verranno, poi, strutturati i progetti per offrire le soluzioni migliori per i bisogni della comunità che abita e abiterà il territorio individuato. Risposte concrete per rendere la zona orientale di Napoli un esempio di area smart, innovativa, sostenibile e digitale, connessa al centro cittadino che va incontro ai suoi cittadini e al tessuto produttivo territoriale.

Centralità sarà data agli aspetti di sostenibilità ambientale, innovazione, digitalizzazione, occupazione giovanile, oltre che di cura – anche in chiave temporary - dello spazio comune. Gli interventi temporanei consentiranno, nel breve periodo, di dare risposte ad esigenze specifiche e fornire servizi immediati nelle more della realizzazione di opere permanenti.

L’associazione si ispira alle sfide europee del Recovery Plan e ai 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

“Est(ra)Moenia – spiega Ambrogio Prezioso, presidente dell’associazione – porterà a segno piccoli, grandi progetti.

Con i suoi soci è già presente sul territorio e lo sarà ancora più attivamente, sia per promuovere attività e interventi, sia per sostenere e accelerare soluzioni.

Presteremo ascolto alle proposte di cittadini, istituzioni pubbliche, enti privati, associazioni, commercianti, artigiani, imprenditori, interessati a valorizzare e a collegare l’area esterna alla città antica che va da Castel Capuano a piazza Garibaldi – snodo primario per la mobilità - alla zona orientale della città. Con una attenzione al porto di Napoli: determinante anello di congiunzione per le strategie urbanistiche della nostra metropoli e, in quanto tale, fondamentale per molti dei progetti destinati al rilancio di Napoli. Una delle prime iniziative dell’associazione riguarda proprio l’area portuale, per la quale abbiamo elaborato un documento programmatico contenente alcune linee di indirizzo: spunti che ci auguriamo possano generare confronto e fornire riflessioni utili alla definizione del futuro di uno snodo cruciale per Napoli”.

Parole chiave, policentrismo urbano e città metropolitana, mission sociale e culturale. “Parafrasando una celebre frase – prosegue Prezioso - possiamo dire che nessun luogo è un’isola, aree della città oggi ‘isolate’ devono essere messe in relazione in modo complementare e integrato: pensiamo al policen-

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DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021 trismo urbano, a Napoli città metropolitana come a un agglomerato di una miriade di poli, interdipendenti ma in rete e dove tutto è rapidamente raggiungibile, sul concetto della ‘città dei 15 minuti’ elaborato dall’urbanista Carlos Moreno per Parigi.

Un modello sostenibile in cui la metropoli viene ridisegnata affinché in un quarto d’ora si possa soddisfare qualsiasi esigenza, riducendo spostamenti, inquinamento e gap tra centro e periferia.

Una nuova pianificazione che riduca l’isolamento urbanistico e, di conseguenza, l’isolamento sociale.

Est(ra)Moenia non adotterà scelte ca-

23 late dall’alto ma favorirà un approccio partecipativo – soprattutto con chi nel territorio già opera nel terzo settore per progetti condivisi dall’interno ma capaci di attirare l’attenzione ‘esterna’, di attrarre investitori nazionali ed esteri e generare opportunità. Sul percorso già tracciato da esperienze vincenti, come quella della iOs Academy, voluta a San Giovanni a Teduccio dalla Federico II e dove continuano ad arrivare ragazzi da tutto il mondo, portando competenze e realizzando il potenziale innovativo di Napoli.

E su esempi di resistenza – come quella del teatro Nest – e di rinascita, come

quello della Fondazione Made in Cloister, protagonista, tra l’altro, della prima attività culturale sostenuta da Est(ra)Moenia: la mostra East Side Stories che inaugurerà proprio nel chiostro di Made in Cloister, sito simbolo dei margini territoriali di azione e della riqualificazione sociale, urbana e culturale di cui l’associazione vuole farsi portavoce. In più, ai margini di piazza Garibaldi che, a sua volta, sarà al centro - in co-progettazione con Est(ra) Moenia e altre risorse e attori del territorio - di un processo teso a trasformarla in un luogo di relazioni e qualità del vivere”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

RADIO LIBERE, CONSIGLIO REGIONALE CAMPANIA APPROVA ALL’UNANIMITÀ MOZIONE SU GIORNATA CELEBRATIVA. PELLEGRINO (IV): “SODDISFATTO PER MIA PROPOSTA IN DIFESA DELLA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE”

Il Consiglio regionale della Campania ha approvato all’unanimità la mozione sulla istituzione della giornata celebrativa delle radio libere depositata dal capogruppo di Italia Viva Tommaso Pellegrino. “Sono soddisfatto, ha dichiarato il Consigliere, in Campania quanto nel resto del Paese le radio libere hanno rappresentato un baluardo a difesa della libertà di espressione e la mia proposta va nella direzione che tutto lo straordinario lavoro svolto venga riconosciuto. Dalle rivolte studentesche alla lotta alla mafia, come fece attraverso le fre-

quenze di radio Aut Peppino Impastato, le radio libere hanno accompagnato la crescita culturale, sociale e politica del Paese determinando la sconfitta del monopolio radiofonico dando voce anche a chi faceva fatica ad essere ascoltato. Un ringraziamento per il raggiungimento di questo importante obiettivo va a Tonino Luppino che in Campania promuove da sempre le attività e il valore delle radio libere e al Presidente dell’associazione R.E.A. (Radio televisioni europee associate) Antonio Diomede”, ha concluso Pellegrino.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

GRAZIANO (ASS. DIR. CENTRI COMM.) NUOVA ONDATA COMPROMETTEREBBE NATALE

Sono riusciti di nuovo a riunirsi in presenza, in un convegno, per parlare dei problemi dei centri commerciali, colpiti, come tutti, dal Covid (1 negozio su 10 ha abbassato le serrande) ma soprattutto delle nuove sfide, vista anche che la pandemia ha favorito enormemente il commercio on-line, un settore in cui i centri della grande distribuzione già dovevano vedersela di brutto.

Secondo Gaetano Graziano, vicepresidente dell’asssociazione dei direttori dei centri commerciali “la maggioranza di noi si è detta ottimista prevedendo aumento di fatturato e presenze, però – sottolinea - non bisogna abbassare la guardia sulle misure di sicurezza, perché una nuova ondata di Covid comprometterebbe seriamente il Natale mettendo in crisi l’intero comparto retail”.

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i 50 anni di Campania Sport PORTFOLIO

Nando Troise e Paolo Anastasio

Tom Mandato consegna il premio per Vincenzo Pisacane al suocero Paolo Anastasio

Angela Matassa consegna il premio in memoria del marito Enzo Pagliaro a Gianni Improta

Il tavolo dei relatori

Una parte del pubblico

Franco Villa con Rino Fico

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Gianni Improta taglia la torta commemorativa di Campania Sport

L’intervento di Ottavio Lucarelli, presidente Odg

La maglia di Francesco Totti consegnata ai gemelli ed a Luigi Primitivo titolare di Villa Egle da parte di Carmine Testa.

Luigi ed i gemelli Primitivo ritirano la maglia di Francesco Totti

Nando Troise, Carmine Testa, Gregorio Di Micco

L’intervento di Carmine Testa, editore del Corriere del pallone

L’Intervento di Gregorio Di Micco

Ottavio Lucarelli, presidente O.D.G.

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Mimmo Falco, presidente CORECOM

Il professore Ernesto Milano a cui è andato il premio in memoria di Guido Prestisimone

Gianni Improta a cui è andato il premio in memoria di Enzo Pagliaro

Tom Mandato consegna a Paolo Anastasio il premio in memoria di Nando Pannone

Rino Fico consegna a Franco Villa una pergamena

Il presidente Luigi Annunziata al buffet

Un post di Carmelo Prestisimone, figlio di Guido

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Giancarlo Vinci, Franco Villa ed Enzo Scuotto

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ROSALIA PORCARO AL TEATRO SANNAZARO

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Via Pietro Casilli, 26 80026 Casoria (NA) Tel. 0813086022 ceccentrostampesrl@gmail.com Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

Editore C&C CENTRO STAMPE SRL

Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 18 novembre 2021

Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Pietro Casilli, 26 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 08113086022 email: casoriadue@libero. it

Rosalia Porcaro in scena al teatro Sannazaro, da venerdì 26 alle ore 21.00 e fino a domenica 28 ore 18.00, Core ’ngrato della stessa Porcaro e di Corrado Ardone per la regia di Carlos Branca.

Core ’ngrato è uno spettacolo comico e intimo, che racconta un amore grande ma complesso fra madre e figlia.

Alcune filosofie orientali sostengono che il cuore sia situato nella mente, avere il cuore al posto della mente significa guardare con gli occhi del cuore; quando una mente dimentica e non ha più ricordi, come la protagonista della piece, che si ammala di alzheimer, potrebbe anche dimenticare l’amore che ha ricevuto, diventando “un cuore ingrato”. Ma cuore ingrato è anche da attribuire alla figlia, che impreparata a vivere la drammatica e sconvolgente malattia della madre, cerca di distaccarsene per evitare la sofferenza.

In questo spettacolo Rosalia Porcaro interpreta tutti i personaggi femminili, e pur se il suo pubblico la conosce più come attrice comica, in questa opera avrà di certo una veste più completa.

Se parliamo di cuore, di sentimenti, d’amore, di vita, come sarebbe possibile fare una divisione fra comico e drammatico?

Entrambi convivono dentro e fuori di noi, come in uno specchio. Il teatro è un viaggio semplice e misterioso, come la vita, la malattia e la morte.

Un segreto fragile e potente.

Con la Porcaro in scena ci sarà Rossella Amato.

La direzione musicale è di Luca Urciuolo che suona anche la fisarmonica, al violino Alfredo Pumilia, al contrabbasso Luigi Pelosi.

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DOMENICA 21 NOVEMBRE 2021