RASSEGNA STAMPA DEL 29 DICEMBRE 2020

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Primo Piano

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

L’intervista Luciano Flor

I numeri

879 I vaccinati durante la prima giornata di immunizzazione in Veneto

484 Le donne della sanità sottoposte al trattamento: il 55 per cento del totale

«I mille posti letto ci sono il ministero li ha validati» Il direttore della sanità veneta: «Il piano `«Tanti positivi dai tamponi molecolari? è a Roma, non serve alcuna ricognizione» Come fare l’esame glicemico ai diabetici» `

na ricognizione dei posti letto in Veneto, come chiede il sottosegretario Achille Variati? «Non c’è bisogno di nessuna ricognizione, il piano veneto è depositato e validato al ministero della Salute». Parla Luciano Flor, l’uomo che contemporaneamente ha gestito l’emergenza sanitaria all’interno dell’Azienda ospedaliera di Padova e programmato la realizzazione del nuovo policlinico, e che il governatore Luca Zaia pochi giorni ha chiamato a Palazzo Balbi, nuovo big manager della sanità.

U

Dottor Flor, i 6.000 posti letto nei reparti non gravi e i 1.000 in terapia intensiva esistono o sono inventati?

«Attualmente in Veneto ricoverati in rianimazione abbiamo circa 350 pazienti Covid positivi e altri 350 non Covid. Totale 700. Siamo parlando di malati, non di letti».

I 1.000 posti in terapia intensiva sono realmente attivabili?

PADOVA Il responsabile della sanità Luciano Flor mentre prende in consegna i vaccini destinati al Veneto

90.000 I casi attualmente positivi: oltre un terzo del totale (244mila) registrato da gennaio

3.500 I pazienti ricoverati negli ospedali veneti: aumentano anche le terapie intensive

6.187 Le vittime del coronavirus in regione dall’inizio dell’epidemia

I DATI VENEZIA Se le previsioni del commissario nazionale Domenico Arcuri saranno confermate, entro il 25 gennaio arriveranno e saranno erogate in Veneto 186.225 prime dosi di vaccino contro il Covid, distribuite nei sette punti di stoccaggio individuati dal piano vaccini elaborato dalla Direzione Prevenzione della Regione. Questo piano prevede che le dosi, una volta arrivate dal livello centrale, vengano distribuite nei punti di stoccaggio per poi essere inviate ai punti di erogazione. A Belluno arriveranno 10.725 fiale; Padova 35.100; Rovigo 13.650; Vittorio Veneto (Treviso) 31.200; Mestre 27.300; Verona 34.125; Vicenza 34.125. I vaccini arriveranno in diversi lotti. Si è iniziato ieri, quindi il 4, 11, 18 e 25 gennaio.

«Nel Veneto - ha detto il governatore Luca Zaia - siamo in grado di gestire qualsiasi lotto e qualsiasi quantità di dosi, nella speranza

«Sì e sarebbe un tale disastro che la parola verifica non avrebbe senso. Dovremmo avere 650-700 pazienti Covid in rianimazione, il che significherebbe avere tra i 5mila e i 6mila malati positivi nei reparti non gravi. Cioè più del doppio di quelli, Covid e non Covid, che abbiamo adesso».

Se la situazione peggiorasse, come si arriverebbe ai mille posti in rianimazione? Aggiungendo letti o utilizzando quelli esistenti in altri reparti?

«Convertendo i posti letto delle sub-intensive e delle sale operatorie».

Ma questi mille posti hanno o non hanno il personale specializzato?

«Ovvio che sì».

E, vista la mancanza di dottori e infermieri, da dove salterebbe fuori?

«Dagli altri reparti. È quello che stiamo già facendo».

Vaccini, per il 25 gennaio attese oltre 186mila dosi E scoppia il caso Mantoan VICENZA La vaccinazione del direttore di Agenas, Domenico Mantoan, già a capo della sanità veneta (foto tratta dal sito web di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali)

che ne arrivino anche più del previsto per poter accorciare i tempi.

Per noi è rigorosamente prioritario rispettare il protocollo delle categorie prioritarie da vaccinare, che sono gli operatori della sanità, gli operatori e gli ospiti delle case di riposo». Nel “Vaccine Day” di domenica sono state iniet-

BUFERA SOCIAL PER L’IMMUNIZZAZIONE AL DG DI AGENAS LA REPLICA: «ANCH’IO SONO UN DIPENDENTE DEL SISTEMA SANITARIO»

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SIAMO PIÙ PREPARATI RISPETTO ALLA PRIMA FASE, MA L’IMPRESSIONE È CHE LA GENTE ADESSO ABBIA MENO PAURA DEL VIRUS L’ALGORITMO E I PARAMETRI? SE AVREMO ANCORA DATI DA ZONA GIALLA IL MINISTERO DIRÀ ZONA GIALLA

tate 879 prime dosi di vaccino ad altrettanti operatori sanitari. Si è trattato di donne al 55% e uomini al 45%. La fascia di età più numerosa è stata quella dei sanitari tra 50 e 59 anni con 216 femmine e 122 maschi vaccinati.

Intanto sui social è scoppiato il “caso Mantoan”: l’ex big manager della sanità del Veneto, oggi direttore generale di Agenas, principale ente del Sistema sanitario nazionale, si è sottoposto domenica alla vaccinazione anti-Covid e su Facebook è stata rilanciata la sua foto. Con pesanti commenti su presunti favoritismi. «Non ho portato via dosi a nessuno - ha replicato Domenico Mantoan - Io sono medico, dipendente sanitario di Vicenza, direttore di Agenas. E anche se mi sono vaccinato più che altro per dare l’esempio, le indicazioni sono chiare: la vaccinazione va riservata prioritariamente a tutti i dipendenti pubblici e privati del Sistema sanitario.

Compreso chi fa le pulizie». © RIPRODUZIONE RISERVATA

Quindi se si arrivasse a mille terapie intensive, gli altri reparti rischierebbero di entrare in crisi.

«Andrebbe seriamente in crisi l’intero il settore sanitario». È già così?

«No, anzi, per certi interventi gravi continuiamo a ricoverare ancora pazienti provenienti da altre regioni. Fino ad ora il sistema ha retto. Oltre saremmo costretti a erodere lentamente le altre attività che hanno bisogno di sale operatorie».

Variati ha chiesto a Zaia «trasparenza». Avete tenuto nascosto qualcosa?

«Diamo i dati giorno per giorno.

Il numero dei tamponi, dei test antigenici, dei ricoveri, delle terapie intensive, dei positivi, anche i dati delle case di riposo. Quale è la trasparenza che si chiede? Il piano ha una ricognizione ospedale per ospedale».

Boom di contagi, anche lei ritiene il dato falsato perché si conteggiano solo i tamponi molecolari e non anche i test rapidi antigenici?

«Nella prima ondata in Veneto facevamo 2.000 molecolari, adesso più di 20.000. Per reagenti e personale, questo è il nostro tetto: facciamo i molecolari a chi si ricovera, dove ci sono focolai, nei casi sospetti, dove il medico di base e il pediatra li prescrivono. In più li utilizziamo a conferma dei positivi che troviamo con i test antigenici. Per forza che sono alte le percentuali, è come fare l’esame della glicemia ai diabetici. La verità è che fare un tampone molecolare di conferma è uno spreco, dovrebbe esserci un chiarimento ministeriale».

Si aspettava questa esplosione di contagi? E più di seimila morti?

«Come servizio sanitario siamo molto più preparati rispetto alla prima fase, ma ho l’impressione che a differenza della scorsa primavera non ci sia da parte di tutti abbastanza paura del virus».

Condivide l’algoritmo che prima delle feste ha classificato il Veneto zona gialla?

«I parametri sono uguali per tutte le regioni. Io tengo d’occhio il numero dei malati in rianimazione, è espressione di quanto il virus gira e delle polmoniti che provoca.

Dopo la Befana, vedremo i dati di questo para-lockdown e decideremo il da farsi. Se avremo dati da zona gialla, il ministero dirà zona gialla».

Lei cosa farebbe?

«Posso dire qual è il mio sogno nel cassetto: vaccinare tutti nel giro di un mese. Se avessimo le dosi, vaccineremo a tutto spiano».

Alda Vanzan © RIPRODUZIONE RISERVATA

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VICENZA

«Macchina rimossaalPs dell’ospedale» La vigilia di Natale sono caduta accidentalmente in casa. L’ospedale mi ha indicato di farmi rilasciare dal medico di famiglia un’impegnativa urgente per i raggi e di recarmi al Pronto soccorso. Mi ha accompagnata mio figlio che mi ha lasciata alle 10.06 vicino all’entrata per andare a parcheggiare l'auto. All’ingresso ci avevano rilasciato un ticket che autorizzava la sosta per 30 minuti, fino alle 10.36. Intanto,o avevo avuto l’accesso diretto alla radiologia dove mi è stato riferito che prima di eseguire i raggi era necessario pagare alla cassa il ticket. Pertanto ho chiamato al telefono mio figlio che ha provveduto al pagamento della prestazione. Eseguite le radiografie, le operatrici della sala Rx mi hanno posta sopra una sedia a rotelle in quanto il dolore era fortissimo e avevo sensazioni di nausea e di svenimento. Hanno detto a mio figlio di accompagnarmi dall’ortopedico per la visita, passando dall’esterno seguendo il percorso obbligatorio pro Covid, consapevoli che i 30 minuti per la sosta auto erano ormai in scadenza, ma purtroppo non potevamo spostare la macchina. L’ortopedico mi ha diagnosticata una frattura scomposta e dopo aver fatto l’anestesia locale ha eseguito una manovra di riduzione e mi ha ingessato il braccio. Dopodichè, sempre mio figlio, ha dovuto riaccompagnarmi in radiologia per i raggi di controllo per poi ritornare dall’ortopedico.

Alle 11.20 sono uscita con mio figlio dal Ps. Tutta la procedura si era conclusa in poco più di un’ora, esprimendo un giudizio estremamente positivo riguardo l’ottima organizzazione e la professionalità del personale. Tutto ineccepibile. Giunti al parcheggio non abbiamo più trovato l’auto in quanto forzatamente rimossa dal carro-attrezzi alle 11 per superamento del limite dell’orario. Io e mio figlio siamo rimasti totalmente basiti e la mia reazione è stata di totale sconforto e smarrimento. L’operatrice della Security, alla quale era stato consegnato il foglio di avvenuta rimozione, vista la mia condizione mi ha gentilmente portato una sedia, in attesa dell’arrivo dei miei familiari. L’auto è stata poi recuperata nel pomeriggio pagando 61.50 euro. Era stata parcheggiata nelle strisce e il parcheggio non era al completo. Il posto occupato non intralciava né limitava la sosta di altre auto. Nel parcheggio non c’era il segnale di rimozione. Trovo l’episodio sconcertante. È inammissibile che una persona che si reca al Ps non trovi più l’auto perché rimossa dopo solo 20 minuti dallo scadere della sosta autorizzata, non rispettata non per nostra negligenza.

Se al mio posto ci fossero state due persone anziane e senza il supporto di familiari? La trovo una cosa grave, che va a svilire la qualità del nostro eccellente ospedale e di tutti gli operatori sanitari che si stanno facendo in quattro. Avrei accettato senza batter ciglio una multa, ma la rimozione dopo solo 20’ no, è assurda.

Alessandra Biondi

Riflessioni (nonsolo)Vicentine Antonio Baldo

Serenamente è tornata alla Casa del Padre

È mancato all'affetto dei suoi cari

«Covid,anchelalibertà andrebbe relativizzata» La coppia libertà-responsabilità può aspirare ad essere la più importante nel guidare la vita di persone e società; sul piano sia dei principi che dei comportamenti. Perfino su quello religioso, dove l’incontro avviene in quella che chiamiamo “coscienza”. La più recente riproposta del tema della libertà riguarda il Covid-19 e i conseguenti modi di condurre la nostra vita quotidiana. Le derive della raccogliticcia cultura dei social media fatta propria dalla demagogia politica supportata da molti tradizionali mezzi di comunicazione - stanno spingendo verso l’assolutizzazione della libertà, soprattutto personale. No, nemmeno la libertà è un assoluto; anzi, è terribilmente relativa poiché, per sua natura, dipende dalla relazione con gli altri, dotati della stessa pretesa di libertà. Le citazioni famose si sprecano. Inoltre, tale presunto assoluto finisce con lo frazionarsi in moltissimi rami e ramoscelli, spesso in contrasto fra loro. I limiti della libertà sono numerosi e pesanti: quindi, prima di invocarla, pensiamoci bene. Di fatto, le nostre invocazioni risultano molto diverse e convinte a seconda che ci riferiamo a noi stessi, ai nostri vicini (come quelli che attraversano il Mediterraneo) o a chi ci sta lontano. La prossima disponibilità dei vaccini riaccende la questione in modo che potrà rivelarsi drammatico. Poiché la prevenzione dipende dalla diffusione nel corpo sociale, la percentuale dei cittadini “no vax” risulterà determinante. Le previsioni non sono rosee, neppure

in società che riteniamo culturalmente avanzate come quella francese. Ai negazionisti si rivolge Luca Lorini, responsabile della terapia intensiva dell’ospedale Giovanni XXIII° di Bergamo, quando dichiara: «Pensi di non avere il virus? Ok. Sei libero di ammalarti e anche di morire, ma non di togliere un posto letto a chi usa la mascherina. Se ti ammali non venire in ospedale». Difficile dargli torto. Senonché, la cosa potrebbe allargarsi, per esempio, ai fumatori incalliti. Si ripresenta la classica divisione tra “libertà da” qualcosa che opprime e “libertà per” fare qualcosa che si spera buono.

La prima ha militato soprattutto a sinistra. Migrando verso destra, il significato si è trasformato. Sbiadendo da ideale di liberazione da tanti vincoli oggettivi (principalmente, ma non solo, politico-economici) legati ai bisogni di base, ha assunto gli sgargianti colori del diritto a soddisfare i sempre crescenti desideri imposti dalla pubblicità del mercato e, oggi, le tinte fosche della paura. Anche se riguarda soprattutto la parte del mondo cosiddetto “Occidentale”, tutto questo si può, in buona misura, chiamare progresso. I problemi sorgono con lo squilibrio che una forza possente tende a creare quando non viene ben controllata e bilanciata da altra forza di analogo valore.

Anche la libertà va relativizzata, contemperandola con un altro valore, non meno nobile. Oltre che responsabilità, potrebbe chiamarsi uguaglianza. Pertanto, “Viva la libertà”. Ma…

COVID/1

Sono stato ricoverato recentemente nel reparto Covid dell'Ospedale di Santorso per coronavirus. Considero la struttura un’eccellenza per la sua organizzazione sanitaria. Devo ringraziare tutto il personale (medici, infermieri, fisioterapisti, operatori sanitari), ognuno per la propria competenza, per la professionalità, l’attenzione, il rapporto umano durante tutto il trattamento della malattia e per il supporto psicologico che è un aiuto molto importante per superare una prova dura e impegnativa come il Covid.

Alberto Dionisotti Schio

«IlVeneto èdiventato lamaglianera» Nella prima fase della pandemia, il Veneto aveva dimostrato di essere il migliore. Il suo sistema sanitario un fiore all’occhiello tanto, da continuare anche negli ultimi periodi ad essere regione gialla.

Ma negli ultimi tempi qualcosa non ha funzionato: il Veneto è primo per numero di contagi e, purtroppo, per numero di morti. Maglia nera delle Regioni.

D’obbligo alcune domande: come mai da prima della classe il mitico Veneto si trova agli ultimi posti? Qualcuno ha modificato numeri e nascosto verità? Non so chi abbia l’obbligo delle risposte, anche se, il presidente regionale, subito dopo la vittoria alle elezioni di settembre, dichiarò che il grande successo comportava anche l’aumento delle responsabilità. In politica non c'è nessuno che ammetta le eventuali proprie colpe, ma i morti sono li che ci interrogano.

Elvio Beraldin

COVID/2

«L’ospedale diSantorso un’eccellenza»

COVID/3

«Ilvaccino elaliberatoria» Avete letto la liberatoria che si deve firmare quando ci si sottopone al vaccino Pfizer?

Se la leggete capirete perché non lo rendono obbligatorio come accade per altre vaccinazioni. In pratica ti assumi i rischi del caso, anche il fatto di subire uno schock anafilattico, che può essere letale, ma chi te lo fa non si prende alcuna responsabilità perché è una tua “libera” scelta. Inoltre, Pfizer ha ottenuto una liberatoria che la rende immune da qualsiasi causa le verrà intentata. Perché, allora, Zaia parla della necessità di un “passaporto” per i vaccinati?

Franco Barbieri

†

È tornata alla Casa del Padre

MARIA CORÀ ved. CERUFFI

GIULIA D'APRILE in RICCI Lo annunciano con amore il marito PIETRO, i figli DORIA, DANTE con ISABELLA, DESIO con ALESSANDRA, DANIELA con MASSIMO, gli amatissimi nipoti MICHELE, GIULIANA con GIANLUCA, PIETRO GIOVANNI e FRANCESCO, il cugino GIULIO con KATIA e parenti tutti.

La cerimonia funebre avrà luogo nella chiesa di S. Bertilla giovedì 31 dicembre alle ore 14.45.

Il Santo Rosario sarà recitato mercoledì 30 dicembre alle ore 18.00 presso la chiesa di S. Bertilla.

Si ringraziano anticipatamente quanti, in ogni forma, parteciperanno al lutto.

Vicenza, 29 dicembre 2020 O.F. S. BERTILLA Vicenza Tel. 0444.565662

Gli Amministratori, medici e personale tutto della casa di cura Eretenia sono vicini al dott. DESIO RICCI per la scomparsa della cara mamma

GIULIA Vicenza, 29 dicembre 2020

GIANNI e GIANCARLO DALLI CANI, Amministratori delle società ISGEV SPA e GDC CAST SPA unitamente a tutto il personale partecipano commossi al dolore del dott. DESIO RICCI per la scomparsa dell'amata mamma

GIULIA Arzignano, 29 dicembre 2020

† Se piangi per aver perduto il sole, le lacrime non ti permetteranno di vedere le stelle.

di anni 97

don GIACOMO PETTENUZZO di anni 72

Lo annunciano con dolore i fratelli don RAFFAELE, GRAZIELLA, ONORINA, ROBERTO, MARIA e GIUSEPPE, i cognati, i nipoti e tutti i parenti.

La liturgia di commiato e suffragio avrà luogo nella chiesa parrocchiale di San Pietro in Gu (PD) mercoledì 30 dicembre alle ore 10.30.

Il corteo funebre giungerà in chiesa alle ore 10.00 per dar spazio al saluto e al ricordo di don GIACOMO. Vicenza, 29 dicembre 2020 Servizi Funebri PINTON Gazzo (PD) - Tel. 049.9425742

La Comunità dei Carmini è riconoscente al Signore per il bene ricevuto da

don GIACOMO PETTENUZZO durante il generoso e prezioso servizio svolto negli anni 2008-2014.

Si unisce con la preghiera ai familiari nell'accompagnarlo all'incontro con il Signore della Vita.

Uniti nel dolore l'annunciano i figli LUIGINA, SERGIO, FLAVIO e CRISTINA, le nuore PAOLA e PATRIZIA, il genero VALERIO, i cari nipoti, i pronipoti, le cognate, gli amici e parenti tutti.

La liturgia funebre avrà luogo nella chiesa Arcipretale Santa Maria Assunta di Barbarano domani, mercoledì 30 dicembre, alle ore 15.00 dove la cara MARIA giungerà dalla Fondazione O.I.C. di San Giovanni in Monte.

Dopo le esequie riposerà nel cimitero di Mossano.

Questa sera alle ore 19.00 nella chiesa parrocchiale di Ponte di Mossano ci sarà la veglia di preghiera.

La famiglia ringrazia quanti si uniranno spiritualmente nel ricordo e nella preghiera.

I famigliari rivolgono un particolare ringraziamento a tutto il personale della Fondazione O.I.C. di Barbarano Mossano, per le amorevoli cure prestate alla loro cara.

Ponte di Mossano, 29 dicembre 2020 O.F. LA PACE & RIVIERA Ponte di Barbarano Tel. 0444.795583

† Vogliamo ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi, che come i vecchi tempi ci ascolti e sorridi. È mancato

Vicenza, 29 dicembre 2020

† Il Vescovo di Vicenza, Mons. BENIAMINO PIZZIOL, e il presbiterio diocesano annunciano, con dolore illuminato dalla Fede, la morte di

LUCIANO SARON di anni 82

CORRADO DE TOMASI di anni 76

Lo porteranno per sempre nel cuore la moglie VITTORIA, la figlia MICHELA con FABIO e gli adorati nipoti FILIPPO e GRETA, i fratelli SECONDO con BERTILLA, VITTORINA con BENITO e GABRIELLA con GIANPIETRO, i cognati, i nipoti e parenti tutti.

La liturgia funebre avrà luogo domani, mercoledì 30 dicembre, alle ore 15.00 nella chiesa Arcipretale di Caldogno.

Il caro CORRADO arriverà dall'ospedale di Arzignano.

Si ringraziano quanti interverranno alla cerimonia.

I familiari rivolgono un particolare ringraziamento al medico di famiglia dott.ssa KAMELA GJINI e a tutto il personale dell'assistenza domiciliare del distretto di Costabissara.

Caldogno, 29 dicembre 2020 O.F. GUGLIELMI Costabissara - Caldogno Tel. 0444.971044

don GIACOMO PETTENUZZO di anni 72

Riconoscenti al Signore per il dono di una esistenza ricca di frutti spirituali ricordano il suo ministero pastorale svolto a servizio della Chiesa di Vicenza e lo affidano alla misericordia di Dio. La liturgia di commiato e di suffragio avrà luogo mercoledì 30 dicembre alle ore 10.30 nella chiesa parrocchiale di S. Pietro in Gu, preceduta alle ore 10.00 da un momento di preghiera e di testimonianza.

Le veglie di preghiera si terranno oggi alle ore 19.30 nella chiesa parrocchiale di S. Croce in Vicenza (Carmini) e alle ore 20.00 nella chiesa parrocchiale di S. Andrea di Cologna; mercoledì 30 dicembre alle ore 20.00 nella chiesa parrocchiale di S. Marco di Bassano.

Vicenza, 29 dicembre 2020

Ne danno il triste annuncio la moglie GIOVANNA, i figli CARLO con ORNELLA, LAILA con FRANCO, CRISTINA con MARCO e CLAUDIO con MARIA JOSÈ, gli adorati nipoti, le sorelle, i cognati e parenti tutti.

Il funerale sarà celebrato nella chiesa parrocchiale di Madonna della Pace, Stanga, domani mercoledì 30 dicembre alle ore 10.45 giungendo dall'Istituto Salvi di Vicenza.

La famiglia ringrazia tutto il personale medico ed infermieristico del reparto S. Bertilla dell'Istituto Salvi per l'affetto e le cure prestate al caro LUCIANO e quanti parteciperanno alla cerimonia.

Vicenza, 29 dicembre 2020 O.F. ROMANO ROSSI Vicenza-Longare-Torri di Q.lo Tel. 0444.923941 - 0444.737017

† Per la scomparsa di

GIANNI ZURNA

Partecipiamo sentitamente al lutto di PAOLO, MARIAROSA, VALERIO, MANUELA e DARIO per la scomparsa del caro papà e marito

GIANNI ZURNA

- Famiglia MAGRIN Lanzè, 29 dicembre 2020

MARTEDÌ 29 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

7

Coronavirus: il Veneto e il governo

«La pandemia qui è fuori controllo Chiarezza sulle terapie intensive» Da Varianti e Martella appello a Zaia: vanno adottati provvedimenti più rigorosi per bloccare il virus PADOVA

«La situazione dei contagi Covid è fuori controllo e vanno adottate le giuste contromisure»: da regione modello in Europa a emergenza nazionale, la storia della pandemia Covid in Veneto forse è da riscrivere perché i bilanci si potranno tirare in aprile. I tre sottosegretari veneti del Pd Achille Variati, Andrea Martella e Pier Paolo Baretta pesano le parole con la saggezza di chi governa e non cavalca l’onda dell’Rt che sale e scende in base al tasso di contagio che secondo Zaia è dell’8% mentre per il Cts viaggia tra il 25 e il 36 per cento. La “guerra” statistica tra test molecolari e antigenici non appassiona ma c’è un paradosso difficile da spiegare: il Veneto con la migliore sanità d’Italia sta diventando il luogo più pericoloso per la circolazione del virus perché nei due mesi di “zona gialla” non è scattato il distanziamento so-

ciale del lockdown. E quindi si è lasciata assoluta libertà di movimento al Covid 19 che si propaga come la peste di manzoniana memoria, ma per fortuna con tassi di letalità tra lo 0,3 e 0,6%, tra i più bassi nella storia delle pandemie.

E se il ministro D’Incà in una intervista al nostro giornale per riportare la situazione sotto controllo suggerisce di pro-

l’organico per garantire i mille posti letto dichiarati da Zaia all’Agenas». Il sottosegretario agli Interni, dopo aver sottolineato che non è stata elevata nemmeno una multa sui 6 mila controlli a Natale, ripete che Zaia ha seri motivi per cambiare la narrazione da primo della classe. «Si è superata la soglia dei 6.000 morti con 241 mila positivi al Covid. Il sindacato Anaao-Assomed continua a sollevare perplessità sulla reale attivazione dei mille posti di terapia intensiva: mancano gli anestesisti e gli infermieri per garantire la reale copertura e quindi ci vuole un’operazione di trasparenza. Zaia dica ospedale per ospedale quante sono le postazioni attivate e su quale staff medico possono contare. Bisogna sfatare i dubbi: dopo mesi di stress per la ricognizione dei posti ci vuole chiarezza e se il Cts deve rivedere i 21 parametri che definiscono le zone gialle, arancione e rossa, si

Il prolungamento della zona rossa?

«Lo decida la Regione d’intesa con Speranza» lungare fino all’11 gennaio la “zona rossa”, Achille Variati apre un altro fronte: quello delle terapie intensive, vero architrave della “zona gialla” sine die.

«Questi reparti vanno monitorati ospedale per ospedale, per capire se esiste veramente

Da sinistra i sottosegretari Achille Variati e Andrea Martella

il sottosegretario all’economia

Baretta: «Tra la Cig e i ristori sono arrivati dodici miliardi» La cassa integrazione e gli indennizzi a fondo perduto hanno salvato il reddito «Nel Recovery plan trovare le risorse per il porto merci off shore di Venezia»

P

ottosegretario Pier Paolo Baretta, le categorie invocano i ristori sulla base dalla perdita di fatturato. Il Veneto lamenta di essere stato trascurato dal governo, anche per “colpa” della zona gialla plus di Zaia: lei che dice?

«Io parlo con i fatti. Al Veneto il governo ha assegnato tra gli 11 e i 12 miliardi di euro, 5 dei quali relativi alla cassa in-

«Anche noi abbiamo adottato il criterio della perdita di fatturato come la Germania» tegrazione che ha coperto 430 milioni di ore con la causale Covid. L’Inps ha pagato, bando alle ciance. Anche noi calcoliamo le perdite sul fatturato ma con percentuale diverse rispetto alla Germania.

La differenza è tutta qui.

Quanto poi a Zaia trovo singolare che si faccia paladino della zona gialla a oltranza e pretenda lo stesso trattamento ri-

CROMASIA

Albino Salmaso / PADOVA

LA SCHEDA

14 miliardi di euro

1,8 miliardi di euro

411 dimilioni euro

54 milioni di euro

Finanziamenti bancari con garanzia del Fondo di garanzia per le PMI. Hanno presentato richiesta 146 mila aziende

Prestiti fino a 30 mila euro

Proroga secondo acconto IRPEF, IRES, IRAP

Sospensione versamenti novembre 2020

208dimilioni euro

618,79di euro milioni

413 dimilioni euro

73 milioni di euro

Sospensione versamenti dicembre 2020

Ristori DL Rilancio di agosto: erogati a 196.227 soggetti (persone fisiche e aziende )

Assegnati dal ministro Speranza alla regione per assumere il personale

Per i Trasporti.

Al fondo regionale da destinare alle aziende del Tpl

5,17 dimiliardi euro

651 dimilioni euro

320dimilioni euro

Per la Cassa integrazione: erogati ai dipendenti, pari a 430 milioni di ore autorizzate dal fondo di solidarietà Covid

Agli Enti locali (per spesa corrente): erogati ai Comuni e alle Province

Sblocco avanzo amministrazione

servato alle zone rosse, che prevedono la chiusura di tutte le attività del commercio e non solo di bar e ristoranti».

Avete appena approvato la legge di stabilità alla Camera: di quali provvedimenti si tratta?

«Il governo ha fatto la sua parte fino in fondo con una manovra da 120 miliardi e l’economia ha retto. Qui in Veneto la risposta è stata nettamente migliore rispetto alle altre realtà, ora possiamo pensare al rilancio dell’economia gra-

zie al vaccino che ci farà uscire dalla pandemia. Cito solo un dato: i 618 milioni di euro a fondo perduto erogati a 96 mila tra liberi professionisti e imprese venete. Sto parlando del decreto Agosto e la cifra raddoppia con il “Ristori”,

che ha aggiornato gli indennizzi alle categorie colpite dalle chiusure della fase 2. Il Veneto non è stato trascurato e le polemiche sono fuori luogo. Poi c’è tutto il capitolo della sospensione delle tasse che tra Irpef, Ires e Irap vale altri 650 milioni di euro».

Sul fronte degli aiuti alle imprese che novità ci sono?

«Su scala nazionale per la moratoria sui prestiti sono state presentate 2,7 milioni di domande pari a 301 miliardi di euro e il Veneto ha un ruolo importante con 146 mila ri-

«La proroga al 2022 del bonus casa al 110% rimette in moto la filiera dell’edilizia» chieste per i nuovi finanziamenti bancari garantiti alle micro, piccole e medie imprese con il Fondo di garanzia. Si tratta di 14 miliardi di euro, vera benzina per la ripresa nel 2021. Poi ci sono altre 85 mila domande tramite il Decreto Liquidità per i prestiti fino a 30 mila euro: tirate le somme sono quasi 2 miliardi al Veneto».

Quali scenari ipotizza per il 2021?

«Dipende dalla circolazione del virus. Che resta la priorità assoluta da fermare, la pandemia in Veneto non si arresta e vanno adottate le contromisure senza polemiche. La zona rossa uccide l’economia, ne siamo consapevoli, ma la difesa della salute rimane la priorità assoluta. Quindi non resta che vaccinarsi».

Lei l’ha già fatto?

«No. Aspetto che mi chiamino, senza scalpitare. Prima i

proceda pure senza polemiche».

Variati poi tesse le lodi dei prefetti che hanno organizzato il piano per la riapertura delle scuole: «Il Veneto ha 70 milioni di euro per garantire i trasporti degli studenti che il 7 gennaio tornano in classe: le aziende private sono coordinate con quelle pubbliche e non ci sarà ressa sui bus».

Ma chi deve decidere l’eventuale prolungamento della “zona rossa” invocata anche dal ministro D’Incà? Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria, spiega che è materia del ministro della Salute Speranza. Ma a muover il primo passo deve essere certamente la Regione Veneto.

«Le valutazioni finali si faranno a gennaio e il presidente Zaia ha il dovere di adottare provvedimenti più energici per contenere la diffusione del virus, la situazione è fuori controllo e ci vogliono le opportune contromisure». Insomma, il 7 gennaio sarà impossibile riaprire gli impianti di sci e non resta che sperare nella cassa integrazione.

Andrea Martella ricorda che su 35 miliardi stanziati dall’Inps, oltre 5 sono arrivati ai lavoratori del Veneto: magari tardi ma i fondi hanno garantito la tenuta sociale delle famiglie. — ALBINO SALMASO © RIPRODUZIONE RISERVATA

medici e il personale sanitario e gli ospiti delle case di riposo. Ma quando mi convocheranno non perderò un secondo».

Torniamo alla legge di stabilità: cosa c’è di nuovo oltre al Covid?

«Cito solo un provvedimento, per nulla banale: la proroga fino al 2022 del bonus energetico al 110 per cento per la casa. Con un provvedimento analogo con il rimborso del 50% Irpef l’edilizia è uscita dalla crisi 2008-14. Poi ci sono i 209 miliardi del Recovery plan da spendere bene».

Il Veneto ha presentato un dossier di 400 pagine che vale 24 miliardi, lei pensa che finirà nel cestino? «È del tutto impensabile che possano arrivare 24 miliardi al Veneto. Credo si debba aprire un dibattito con le categorie economiche per raccogliere le proposte. La nostra industria molto competitiva all’estero ruota sul manifatturiero, poi bisogna rilanciare il turismo, la cultura e la logistica.

Siamo la porta dell’Europa a Nordest e non si può prescindere dal porto di Venezia, che la Regione non cita nei suoi dossier».

Il Mose che funziona per bloccare l’acqua alta ferma le navi in laguna e riprende corpo l’idea del porto off shore. Scenario reale?

«Va trovato un equilibrio tra il Mose e le esigenze commerciali della logistica. Il porto d’altura è fondamentale per salvare il traffico dei container internazionali e questa rappresenta la priorità numero 1 del Veneto. Il Recovery plan non lo può dimenticare: bisogna avviare il dibattito e decidere in fretta». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

4 Primo Piano

IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 29 Dicembre 2020

IlVenetoelalottaalvirus Tempi emodi perl’antidoto controil virus

111

ÈIL NUMERODELLE NUOVEVITTIME NELLE ULTIME24 ORE

Superatalasogliadei6milacasi in10mesi,lecurvecontinuano acrescereancheneicontagi Sonooltre2800inungiorno Quasi91milainisolamento

16

NUOVIINGRESSI NELLE TERAPIEINTENSIVE

Maicosìaltoilnumerodelle postazioniattivatenelle rianimazioniperpazienticovid: 402.Cresconoanchenellearee noncritiche:+81inungiorno

IL MOMENTO DEL CONTRATTACCO. Dopo il Vax day, trascorso senza inconvenienti, si attendono nei centri di stoccaggio i nuovi lotti per proseguire la profilassi ai sanitari

Vaccini, a marzo cominciano gli ottantenni InVenetoperfinegennaioprevisteoltre186milafiale Zaia:«Prontia somministrarlesubitoper criteririgidi Primaachièpiùarischio.Sìalpassaportosanitario» Il V-day che si è svolto domenica ha visto vaccinare in Veneto i primi 879 sanitari. È stato solo l’inizio. Altre dosi sono già in viaggio. Ma il trentenne in salute dovrà attendere l’estate per essere vaccinato. Non andrà molto meglio per alla cinquantenne: a giugno se andrà bene. La priorità va a chi è a rischio. Forze dell’ordine e insegnanti avranno una corsia più veloce perché lavoratori essenziali. Ma si dovranno sempre fare i conti con le fiale a disposizione, contingentate, anche se la macchina per eseguirli, assicura il governatore Luca Zaia, è tarata anche per grandi quantità. Se le previsioni del Commissario nazionale Arcuri saranno confermate, già entro questa settimana ne arriveranno 38.025. Entro il 25 gennaio saranno 186.225.

Il piano vaccini, elaborato dal direttore della Prevenzione della Regione, Francesca Russo, prevede che i contingenti di siero siano distribuiti nei 7 punti di stoccaggio, cioè in quegli ospedali dotati di celle frigorifere a -70 gradi, per poter conservare correttamente il siero della Pfizer. Tra questi c’è l’ospedale San Bortolo che riceverà in totale 34.125 dosi, di cui 6.825 entro questa settimana.

LA MACCHINA. Nel momento

in cui il vaccino arriva, la somministrazione è garantita in tempi rapidi, dice Zaia: «Abbiamo una macchina sanitaria e logistica pronta e collaudata. Siamo in grado di gestire qualsiasi lotto e qualsiasi quantità di dosi, nella speranza che ne arrivino anche più del previsto per poter accorciare i tempi. È fondamentale rispettare il protocollo delle categorie prioritarie da vaccinare: i sanitari e nelle Rsa operatori e ospiti. Nessuna dispersione. Saranno le uniche a essere vaccinate in questa prima fase». Una linea diversa dal collega della Campa-

nia, Vincenzo De Luca, che si è fatto iniettare il vaccino già domenica.

Ilreport

A CHI TOCCA? Come noto, so-

Idecessi arrivano aquota 6187

no 185 mila i sanitari veneti, tra pubblico e privato, da vaccinare nella prima fase. Tra questi, ha la precedenza chi lavora nei reparti Covid o ha contatto con i positivi e i più anziani. E poi? Nei giorni scorsi Russo aveva spiegato che tutto avverrà tramite chiamata dell’Ulss che fisserà orario e luogo dove presentarsi. Si partirà coi 359 mila veneti che hanno più di 80 anni (vaccinazione a domicilio per chi ne ha esigenza): e sarà da marzo. Quindi la fascia di età dai 60 ai 79 anni, 1.101.192 persone: e si arriverà così a primavera. «Quanto tempo ci vorrà? Dipenderà da quanti lotti arriveranno. Se ci saranno dosi a disposizione alcune categorie di servizi essenziali potrebbero essere vaccinate insieme alla popolazione dei 60 anni», precisa Russo. Solo poi, dopo giugno, si avvierà la chiamata per classi di età, dai 59 anni fino ai 16 anni (per i più piccoli niente vaccino). Si finirà a settembre, si stima. Va ricordato che questi conti valgono per il siero della Pfizer.

PASSAPORTOVACCINALE. Za-

ia guarda al futuro: «Siamo anche pronti ad affrontare la partita con l’anagrafe vaccinale informatizzata, che per primi abbiamo costituito a livello nazionale, e che sarà preziosa qualora vi fosse la necessità di certificare l’avvenuta vaccinazione o di pensare a quello che viene comunemente definito “il passaporto sanitario”, che saremo in grado di rilasciare in tempo reale».

FOCUSV-DAY. Intanto il bilan-

cio del Vax day, trascorso senza difficoltà: dei 879 operatori sanitari vaccinati, il 55% è donna. La fascia di età più numerosa è stata tra 50 e 59 anni con 216 femmine e 122 maschi vaccinati. • © RIPRODUZIONERISERVATA

In un solo giorno ben 111 morti. È il triste bollettino dell’Azienda Zero che raggruppa i dati più significativi della giornata per fotografare l’andamento della pandemia del Covid-19. A dieci mesi di distanza la conta delle vittime ha superato quota 6mila, per la precisione 6187.

Le persone ricoverate nei reparti non critici (malattie infettive, pneumologia e semi-intensiva) a ieri sera erano 3052. Anche qui in un giorno sono aumentati di 81 casi. Anche le terapie intensive non danno segno di voler fermarsi: + 16 nuovi ingressi e si raggiunge quota 402. Un triste primato. Mai così alto, neppure nel primo picco dello scorso aprile.

La tensione resta alta in tutti gli ospedali: 138 ricoverati nei reparti non critici di Santorso, 148 al San Bortolo di Vicenza. Nell’Azienda ospedaliera di Padova sono 195. In terapia intensiva, invece, risultano, rispettivamente 16 per la struttura di riferimento dell’Ulss Pedemontana, 25 per quella dell’Ulss Berica e 26 per l’ospedale patavino.

Per quanto riguarda i contagi si vola a quota + 2885 con un dato cumulativo pari a 244.878. I casi attualmente positivi sono 90.695 con solo 222 nuovi positivi in 24 ore. A Vicenza sono in isolamento in 13.242 a Padova 20.235 e a Verona 19.943. •

L’EGO-HUB

Cristina Giacomuzzo

Il calendario vaccinale in Veneto

Da gennaio a marzo

Da marzo ad aprile

Da aprile a giugno

Da aprile a luglio

Da giugno in poi

Sanitari del pubblico e del privato*

Chi ha più di 80 anni

Dai 60 ai 79 anni

Lavoratori essenziali**

Dai 59 anni fino ai 16 anni

*Medici di base e Usca.

Rsa: sanitari e ospiti.

Operatori e ospiti delle strutture socio sanitaria territoriali anche non residenziali (centri diurni, centri sollievo per anziani, disabili, salute mentale, dipendenze)

LETTERA. LeUlssscrivonoalpersonale.ECrisanticambiaidea:«Efficace»

Adesioneoltreil90% Mac’èpurechiècontro Il sindaco medico di S. Maria diPiave: «Iononlo farò» Ciambetti:«Aspetterò il mio turno.Primaipiùarischio» Le Ulss del Veneto hanno inviato una lettera a tutto il personale sanitario per raccogliere i «sì» alla vaccinazione ed avviare la programmazione per procedere all’attività anti Covid-19. L’adesione, lo diceva domenica il governatore Luca Zaia da Treviso nel giorno della prima somministrazione, al momento supera il 90%. E il presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, Giovanni Leone, conferma: «C’è una grande sensibilità da parte dei sanitari sul tema del vaccino. Ci aspettiamo un’altissima adesione perché se già è stata alta quella per l’influenzale, a maggior ragione lo sarà per questa: virus e vaccinazione fuori dal comune, quindi adesione necessariamente fuori dall’ordinario».

BASSANO. Controllate 415 persone,269 veicoli eben 64 esercizi

«Stoandandoafarelachemio» Ma il servizio era sospeso: multa Francesca Cavedagna BASSANO

Fermata dalla polizia la vigilia di Natale, mentre era alla guida senza cintura di sicurezza, con la sigaretta in bocca e il figlioletto di 7 anni seduto sui sedili posteriori, tratta male gli agenti spiegando che sta correndo all'ospedale San Bassiano per sottoporsi a una seduta di chemioterapia. La protagonista, una signora di 37 anni, di nazionalità romena, residente a Rosà, è tornata indietro dopo un quarto d'ora sbraitando nuo-

vamente con gli agenti, accusandoli di averle fatto perdere l'appuntamento per la terapia antitumorale. Dai controlli però è emerso che lo specifico servizio all'ospedale cittadino era stato sospeso per le festività e che sarebbe ripreso solo questo mercoledì. Nei confronti della donna sono così scattate le sanzioni per guida senza cintura e infrazione del dpcm, in quanto la donna era uscita senza giustificato motivo. Il fatto è avvenuto alle 14, lungo via Capitelvecchio.

Queste sanzioni sono solo al-

ControllidellapoliziaaBassano

**Insegnanti e personale scolastico, farmacisti, forze dell’ordine, forze armate, vigili del fuoco, protezione civile, addetti ai trasporti pubblici,donatori di sangue, addetti ai servizi postali, personale delle carceri, addetti ad altri servizi di pubblica utilità (rifiuti, acqua...)

Vaccininel giorno delV-Dayall’ospedale Ca’Foncellodi Treviso

Non tutti la pensano così. A Santa Lucia di Piave il sindaco, anche medico, si chiama Riccardo Szumski, indipendentista: «I medici ospedalieri dipendenti da un’azienda sanitaria che si fanno vaccinare sotto gli occhi del loro “padrone” politico e attorniati da fotografi mi sembrano le comparse di una recita. Se il vaccino è così sicuro perché non è il politico a dare il buon esem-

pio? Il numero di soggetti sui quali è stata compiuta la sperimentazione è basso. E io non lo inietterei su me stesso. Meglio attendere quello in arrivo fra tre mesi e prodotto da un altro colosso farmaceutico».

Tra i più scettici, inizialmente, c’era anche il virologo Andrea Crisanti dell’Università di Padova. Ma ha cambiato idea a distanza di un mese. «Il vaccino è sicuro e lo farò an-

che io. Ho letto quanto pubblicato dall’Fda americano. Non solo. Dico che più veloce sarà la campagna di vaccinazione meno probabilità ci saranno di avere a che fare con nuove mutazioni».

Interviene anche il presidente del consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti: «Il Vaccine Day è una data che può entrare nella storia: mi auguro che questa campagna di vaccinazioni segni una svolta nella lotta contro la pandemia. Appena sarà possibile, mi metterò in coda come tutti e mi farò vaccinare anch’io: non si tratta solo di mettere in sicurezza se stessi ma di salvare la vita altrui. Se vogliamo fermare il propagarsi della malattia dobbiamo riconquistare una grande unità di intenti: indossare le mascherine, mantenere il distanziamento, evitare assembramenti e sottoporsi alla vaccinazione. I primi baluardi contro l’epidemia siamo noi stessi. C’è un piano preciso e sappiamo che le prime dosi verranno somministrate a operatori sanitari e personale delle Rsa per anziani. Poi si procederà dando precedenza alle categorie più a rischio. Si tratta di uno sforzo straordinario». • © RIPRODUZIONERISERVATA

INTERROGAZIONE. Sbrollini(Iv) alministro cune delle poche elevate durante la settimana natalizia. I controlli interforze attivati da prefettura e questura, dal 21 dicembre a ieri, hanno visto 415 persone sottoposte a controllo, insieme a 269 veicoli e a 64 esercizi commerciali. Le forze dell'ordine bassanesi hanno staccato in tutto due sanzioni per infrazione della normative anti-Covid, una denuncia per guida in stato di ebbrezza e due per violazioni del codice della strada. Il bilancio per il Bassanese è quindi tutto sommato positivo, con la maggior parte dei residenti che si sono attenuti alle regole.

I controlli ovviamente continueranno anche nei giorni a cavallo di San Silvestro e Capodanno. • © RIPRODUZIONERISERVATA

«Suinumeri uniformità LaRegione siachiara» «La Regione prima fornisce dati sui tassi di positività che raccontano di una situazione drammatica, poi il governatore Zaia corre ai ripari spiegando che i numeri sono sfalsati.

Il Veneto sembra sull'orlo di una situazione sanitaria fuori controllo. Ho presentato un’interrogazione urgente al Ministro della Salute Speranza: mi aspetto che la Regione chiarisca sui numeri». Così la senatrice di Italia Viva Daniela Sbrollini che sostiene che serve una uniformità di elaborazione statistica «per poter confrontare serenamente le situazioni in ogni regione».

Anche il Pd torna all’attacco con la consigliera veronese Anna Maria Bigon: «Il Veneto ha il numero di decessi più alto d’Italia e il virus continua a galoppare. Il presidente Zaia dovrebbe preoccuparsi di questo, anziché fare polemiche strumentali sulla percentuale dei contagiati. Abbiamo una percentuale più bassa di positivi perché devono essere considerati anche i test rapidi e non soltanto i molecolari? Forse. Ma il vero problema, che Zaia continua a eludere, è quello delle vittime e delle strutture che rischiano di collassare».

Replica la presidente della commissione sanità in consiglio, Sonia Brescacin: «A 10 mesi dall’inizio della pandemia, il Comitato tecnico scientifico nazionale, per voce del segretario Fabio Ciciliano, riconosce la grande efficienza della macchina sanitaria veneta, capace di effettuare un gran numero di tamponi, unito a un tracciamento molto efficiente, a un grande ricorso ai test rapidi. Perché la sinistra in Veneto polemizza contro la Regione gettando fango? Questa pandemia dovrebbe insegnarci che ognuno deve fare la propria parte, anche la politica, ma in questo caso non significa ridurre il confronto a polemica falsa che non aiuta i sanitari e i cittadini». • © RIPRODUZIONERISERVATA

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MARTEDÌ 29 DICEMBRE 2020 LA NUOVA

PRIMO PIANO

Coronavirus: il rischio sanitario

«Case di riposo senza un piano vaccinale» I responsabili delle strutture veneziane preoccupati per l’assenza di informazioni: «Non sappiamo nemmeno chi li farà» VENEZIA

«Non sappiamo nulla. Quante dosi riceveremo, chi le inoculerà, quando inizieranno i vaccini. Abbiamo solo ricevuto una mail dall’Usl 3 in cui venivamo informati dell’inizio della campagna vaccinale.

Ma dell’operatività del piano non c’è l’ombra». Si dice preoccupato Giuseppe Marchese, presidente della casa di riposo Mariutto di Mirano, che ancora ignora l’articolazione del piano vaccinale, che pur dovrebbe vedere negli operatori e negli ospiti delle Rsa i primi soggetti. «Saranno i nostri in-

fermieri a somministrare le dosi? Siamo al limite, tanto che abbiamo dovuto richiedere liberi professionisti per eseguire i tamponi. Parlerò solo quando vedrò i vaccini con i miei occhi». Eppure è scattata ieri la Fase 1 della vaccinazione di massa. In arrivo nell’Usl 3 il contingente di 4.410 dosi a settimana, fino al totale dei 21.097 vaccini che potrebbero coprire (in attesa del richiamo) la totalità degli operatori sanitari e degli ospiti delle case di riposo. Ieri l’Usl 3 ha trasmesso alla Regione il suo piano vaccinale. Tra i punti, l’individuazione dei luoghi in cui

saranno somministrate le dosi. La proposta dell’azienda sarà di utilizzare gli ospedali già cornice della prima vaccinazione (Dolo, Mestre, Venezia e Chioggia) e le sedi distrettuali utilizzate negli ultimi mesi, e quindi Favaro, Noale, l’ex Giustinian. Il piano è invece in elaborazione all’Usl 4 e ieri pomeriggio la squadra dei dirigenti era all’opera per consegnare alla Regione la stesura definitiva. Sono in arrivo 1.450 dosi a settimana, con un ritmo di circa 200 vaccinazioni al giorno tra gli ospedali di Jesolo, San Donà e Portogruaro. Ma c’è già chi parla di

Operatori in casa di riposo

ritardi nell’organizzazione.

Perché, se è vero che già questa settimana nel Veneziano arriveranno 5.860 dosi, è altrettanto vero che i loro potenziali destinatari non sono ancora stati coinvolti. «Entro domani (oggi, OES) dovremo inviare all’Usl 3 l’elenco del personale e degli ospiti nelle nostre case di riposo» spiega Marika Ranieri, responsabile dell’area anziani di Codess, che nel Veneziano gestisce 5 rsa. Un elenco di operatori e ospiti, quindi. Non di chi è disponibile alla vaccinazione.

«Questi dati li comunicheremo più avanti. Dobbiamo ave-

La polemica del segretario Regionale della Fimmg: «La Regione non ci ha coinvolti, eppure siamo esposti a rischi»

Crisarà: «Medici di base ignorati anche noi una categoria da tutelare» L’INTERVISTA

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gnorati e amareggiati. Si sono sentiti così i medici di medicina generale dopo il V Day. Diversamente da ospedalieri e infermieri, infatti, non sono stati considerati un simbolo della lunga lotta al Covid: malgrado l’impegno sul campo quando il virus era ancora un nemico sconosciuto, i morti, la disponibilità a effettuare i test rapidi negli ambulatori e, ultima, gestione e certificazione delle quarantene.

Ma, soprattutto, non sono stati inseriti tra le figure professionali da proteggere, né interpellati nella strategia di somministrazione del vaccino che guiderà l’agenda della sanità nei prossimi mesi: «Non siamo stati coinvolti né in qualità di categoria da tutelare, né come esecutori» sintetizza Domenico Crisarà, segretario Regionale della Fimmg (Federazione dei medici di medicina generale).

Chi tra i medici di base domenica ha ricevuto il vaccino, lo ha fatto «in base alla sensibilità del singolo direttore generale, scelto comunque tra coloro che avevano problemi di salute o che prestano servizio nelle Rsa» rivela Crisarà. Nel Padovano, ad esempio, sono stati vaccinati otto medici di medicina generale. Altrove, nemmeno uno.

«Noi non sappiamo se siamo nella lista dei vaccinandi» tuona il segretario della Fimmg «non sappiamo se saremo chiamati tra una settimana, un mese o cinque, perché non siamo stati considerati una priorità, né la Regione ci ha coinvolto in questo processo.

Eppure, se i numeri non sono un’opinione, se c’è un inciden-

re il tempo di inviare a dipendenti e famiglie la nota per l’assenso». La prima somministrazione, in ogni caso, dovrà concludersi entro il 31 gennaio. Questo dice il piano. I primi a essere vaccinati nelle case di riposo potrebbero essere i dipendenti e gli anziani delle 5 strutture dell’Ire. «L’Usl 3 ci ha detto di escludere, all’inizio, gli attualmente positivi e chi si è negativizzato. Punto, questo, su cui abbiamo chiesto chiarimenti. Ci è stato promesso un tutorial» spiega il presidente Luigi Polesel. — LAURA BERLINGHIERI GIOVANNI CAGNASSI

Domegge esistano strutture pubbliche. Ritengono di essere autosufficienti e di essere in grado di garantire 4 milioni di vaccini per due volte a ciascun cittadino? Vorrà dire che il Sistema di prevenzione regionale ha già programmato tutto, spero non con la stessa efficienza con cui fa il servizio di tracciamento. Noi quello che sappiamo fare lo abbiamo dimostrato anche con il vaccino antinfluenzale. Metteremo sul conto anche questo: se il sistema si inceppa in corsa che non vengano a dirci che il modello non funziona e che dobbiamo intervenire noi, perché nulla si improvvisa, tanto meno un’operazione del genere, serve organizzazione». Crisarà rivendica ai medici di base un ruolo proattivo nella pandemia: «Tutto quello che abbiamo fatto è stato su nostra iniziativa, con pochi incontri sollecitati sempre da noi, mai dai Dipartimenti di prevenzione e sempre noi, visto il disastro che stava succedendo, abbiamo proposto a Zaia di affidarci la gestione delle quarantene. E questa è la moneta di scambio: totale disattenzione nei nostri confronti».

TAMPONI RAPIDI

Il segretario regionale dei medici di base Domenico Crisarà è critico con le decisioni prese dalla Regione. In basso, un medico al drive through

za superiore al 30%, significa che su dieci pazienti che vedo in ambulatorio, tre sono positivi. Eppure si è parlato di ospedalieri, Rsa, anziani fragili, ma nessuno ha nominato i medici di base dicendo se e quando saremo previsti.

Questo malgrado nella sola settimana dall’8 al 15 dicembre abbiamo avuto 12 colleghi positivi a Padova e 25 a Verona. Siamo sempre più esposti e con sempre meno dispositivi di protezione individuale: se non ce li andiamo a prendere nessuno ce li manda. In nostro problema è la

quotidianità».

NODO VACCINI

Del resto, malgrado il loro carico di esperienza sul fronte del vaccino antinfluenzale, affinato ulteriormente dalle evoluzioni organizzative richieste in epoca Covid, i medici di medicina generale non sono stati coinvolti nella campagna di immunizzazione contro il coronavirus: «Evidentemente la Regione ha deciso di centralizzare e fare tutto da sola» prosegue Crisarà «faranno tutto i distretti? Non mi risulta che a Curtarolo o

«Se il sistema si inceppa non potremo intervenire in corsa per dare una mano» «Non si capisce chi dovrà refertare i tamponi in farmacia di sicuro non noi»

Non finisce qui: all’orizzonte il provvedimento con cui la Regione darà ufficialità e gambe all’accordo con Federfarma per l’esecuzione dei test rapidi nelle Farmacie: «Dopo che in molti avevano gridato allo scandalo per l’accordo che prevedeva il pagamento di 18 euro a tampone ai medici di base, quello siglato con le farmacie prevede 26 euro per ciascun test rapido» conclude Crisarà «senza che si sia capito chi dovrà refertare l’esito di quel tampone eseguito da un infermiere specializzato e comunicarlo all’Usl. La legge prevede che siano un medico o un biologo. Non vorrei che alla fine toccasse a noi refertare un test per cui un farmacista ha preso 26 euro.

Questo è un altro dei problemi di cui dovrò occuparmi dal primo gennaio come presidente dell’Ordine dei medici di Padova». — SIMONETTA ZANETTI © RIPRODUZIONE RISERVATA

Martedì 29 Dicembre 2020 Corriere del Veneto

4 VE

Il virus

La seconda ondata

LA PRIMA LINEA

Boldrin: «La soddisfazione maggiore? I bambini a cui i nuovi tamponi fanno solo il solletico»

Usca, cinquecento medici sul campo «E resteranno anche dopo il Covid» «Il lavoro più bello?

Quando andiamo nelle scuole. I bimbi che erano già stati sottoposti ai primi tamponi si avvicinano già con le lacrime ma una volta sperimentato il nuovo tipo di tampone se ne vanno sorridendo perché la sensazione che raccontano è il solletico». Fabio Boldrin ha 31 anni, è di Mirano, nel Veneziano. E un medico delle Usca veneziane, le unità speciali di continuità assistenziale. Uno dei «ghostbuster» come tutti li chiamano bardati con tuta, visiera, mascherina, guanti e calzari. E quando parla del suo lavoro, quello che non si sarebbe aspettato mentre procedeva con la specializzazione per diventare medico di base, soprattutto nel rapporto con i più piccoli, curiosi di vedere i reagenti versati sui tamponi rapidi, l’emozione è evidente.

Come lui, in Veneto, ce ne sono oltre 500 e seguono a domicilio quasi 11 mila pazienti. Le Usca sono poco più di 60 ma l’obiettivo è arrivare a 90. «Il primo requisito? - concede con un sorriso Paolo Rosi, coordinatore dell’Unità di crisi per l’emergenza in Veneto - La patente!». Ed è una battuta solo a metà perché i medici (e gli infermieri) delle Usca sono una nuova «specie»: medici non seduti in ambulatorio, non in sala operatoria, non al pronto soccorso. Sono medici letteralmente sul campo, fuori dai classici luoghi della salute. Nati a marzo con bandi di reclutamento improntati alla gestione dei pazienti contagiati dal Covid sembrano destinati a restare anche a pandemia finita. Perché, di fatto, sono quel cruciale anello di congiunzione fra la specializza-

VENEZIA

zione degli ospedali e quella continuità assistenziale sul territorio che la pandemia ha brutalmente riportato in auge. Non si contano le analisi su quanto questo tipo di attività sia mancata, ad esempio, in Lombardia durante la ferale prima fase. I pazienti, individuati per tempo e seguiti a ca-

sa da soggetti che sono un punto di congiunzione fra medico di famiglia, distretto sanitario e specialisti in ospedale. A supportare questa «nuova» sanità è anche la tecnologia, a partire dalla telemedicina. «Le Usca - spiega Rosi - fanno da ponte con lo specialista per supportare il

Una figura particolare che offre ai pazienti un po’ più smart (anche in relazione all’età) un posto da protagonista nella propria cura, per così dire. «Abbiamo strumenti che possiamo lasciare al paziente selezionato per rilevare i parametri vitali e il sistema si interfaccia alla nostra piattafor-

Effetto Covid sulla natura

Migliaia di giovani cefali nei canali di Venezia «Il lockdown ha favorito il ciclo riproduttivo»

oco traffico acqueo e canali limpidi, i pesci si riprendono i rii. Da giorni i veneziani sono sorpresi da una fauna ittica brulicante che occupa interi canali.

Ieri l’amministratore del gruppo Facebook Venezia Pulita Marco Capovilla ha filmato un banco numerosissimo con migliaia di cefalotti in rio dei Ferali, un fitto esercito visibile sotto il pelo dell’acqua limpida. Forse lo stesso che qualche giorno fa era stato avvistato in bacino Orseolo. Non è un fenomeno nuovo a Venezia, nel mese di dicembre, come testimoniano Youtube e altri social.

Ma non in queste dimensioni.

«L’ipotesi che abbiamo fatto tra colleghi è che forse il lockdown e la ridotta attività di pesca da marzo a giugno abbia favorito il ciclo riproduttivo - spiega il professor Fabio Pranovi, docente di Scienze Ambientali a Ca’ Foscari – Forse per questo osserviamo un numero maggiore di esemplari giovani».

Insomma, quelli che affollano i rii veneziani potrebbero essere i nuovi nati della stagione riproduttiva, preservati anche dalle ridotte attività di pesca. «Succede ogni anno che banchi di giovani cefali si spostino in laguna, nulla di strano – ricorda il docente – Con le acque limpide e poco traffico acqueo, sono più visibili». E anche più sicuri, visto che le barche a

P

motore sono notevolmente ridotte.

Ogni dicembre i cefalotti traslocano in massa nei rii di Venezia in cerca di una dimora più sicura. «I cefali cercano acque più dolci e meno saline, più calde: la laguna ha tutte queste caratteristiche – annuisce il professor Pranovi – Forse nei rii interni c’è anche un numero leggermente inferiore dei loro predatori, gabbiani e cormorani».

Troppo presto per parlare di un effetto Mose sulla fauna ittica, visto che le barriere si alzano con regolarità dal 3 ottobre. Ma eventuali effetti sono già allo studio. «Da tempo analizziamo lo scambio di pesci alle bocche di porto, in entrata e in uscita – continua il docente – Stiamo cercando di capire come continuare queste attività di osservazione anche durante il sollevamento delle barriere, quando la navigazione è vietata e non possiamo uscire con la nostra barca. Ne abbiamo parlato con provveditore Cinzia Zincone.

Disconnettere la laguna dal mare, laguna che funziona proprio grazie al continuo interscambio col mare, è una cosa del tutto nuova. Lo scopo dei nostri studi è cercare di anticipare possibili effetti, in modo da gestirli».

Mo.Zi. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Assembramento Migliaia di cefali nei rii (foto Facebook)

● La lettera Basta scaricabarile su altre istituzioni Zaia affronti un confronto in aula di Arturo Lorenzoni* l 2020 è stato un anno drammaticamente caratterizzato dalla pandemia. Una lotta durissima per tutti, ma nelle ultime settimane soprattutto per noi veneti, che patiamo il numero maggiore di nuovi contagi e di decessi. Nelle ultime due settimane, dal 14 al 27 dicembre, il 24,5% dei nuovi contagiati e il 16,5% dei morti è in Veneto (che ha l’8,1% degli abitanti dell’Italia). Un primato tragico, che non può essere ascritto al numero dei tamponi eseguiti (forse i morti dipendono dai tamponi?), né all’ipotetico intervento di varianti locali del virus.

Ci domandiamo, invece, se alcune scelte non abbiano avuto il loro peso: - le misure di prevenzione più lasche adottate rispetto alle regioni vicine, che a differenza del Veneto hanno visto una riduzione drastica dei contagi e dei morti;

I

medico di base nell’assistenza più adatta, facciamo uscire il sapere degli specialisti dall’ospedale. Azienda Zero sta lavorando sulle Usca e non è facile, ci vuole gente con la patente, la disponibilità e la voglia di farsi carico del problema, di spendersi, con competenze nei rapporti umani».

- la scelta di spingere l’utilizzo dei tamponi veloci, che nell’esperienza del personale sanitario della regione hanno un’affidabilità modesta peraltro verificata attraverso la recente esperienza di alcuni tra i consiglieri regionali, per fortuna con una serie di falsi positivi - al punto che chi è in prima linea reputa necessario nell’ottica di prevenzione la necessità del ricorso al tampone molecolare.

Sono limiti ormai riconosciuti della strategia adottata in Veneto. È il momento di finire con la strategia mediatica per fronteggiare l’epidemia, mettendo in atto azioni più decise per proteggere la salute dei veneti. Il vaccino darà protezione solo tra qualche mese, ma nel frattempo si deve avere il coraggio di intervenire fortemente su spostamenti e occasioni di incontro tra le persone. E non accettiamo più indicazioni deboli da parte di chi ci

deve tutelare, come la dipendenza dalle modalità di conteggio (possiamo contare i morti e i ricoverati in terapia intensiva come vogliamo, la loro incidenza per abitante resta) o le improbabili mutazioni «venete» del virus, utili solo a giustificare lo straripante numero di contagi nella nostra regione. In Italia il virus è stato sequenziato (lettura del suo Dna) pochissime volte, molto meno che in Uk, tanto che pochi sono i laboratori impegnati su questo versante. Quindi, il fatto di trovare in Veneto una particolare variante non significa che questa sia da noi più diffusa, ma solo che qui è stata più attivamente cercata e - magari casualmente - trovata. Inoltre, data la rapidità di diffusione del virus, che ci ha messo una settimana a passare dalla Cina in tutto il mondo, è del tutto implausibile il consolidamento di varianti regionali e locali. Quindi, la pessima situazione del Veneto - dove la probabilità di incontrare un positivo asintomatico potenzialmente contagiante è oggi il quadruplo che in Lombardia - non va ascritta a fantomatiche varianti venete, ma alla decisione di tenere il Veneto in

ma - spiega il dottor Boldrin insieme al medico di medicina generale cui resta comunque in carico il paziente». Così ci si misura la respirazione col saturimetro, la pressione, l’indice di perfusione che aiuta a interpretare l’ossigenazione del sangue, ci si sottopone all’elettrocardiogramma se si ci si capisce un po’ di internet e tecnologia. Altrimenti la cura a domicilio procede alla vecchia maniera. «Spesso ci offrono torta e caffè ma, ovviamente, dobbiamo declinare.

Le visite più dure - conclude Boldrin - sono quelle ai colleghi...».

La donna che sta dietro a questa rivoluzione è Maria Cristina Ghiotto, responsabile delle Cure primarie in Regione. «Le nostre Usca fanno cose diverse: a domicilio dal paziente, i tamponi nelle scuole, la sorveglianza attiva anche telefonicamente. - spiega Ghiotto - L’attivazione di queste unità può partire da una richiesta del medico di base o su input del Sisp o anche del distretto.

L’Usca nasce proprio per garantire covid free l’ambulatorio del medico di base ma ora stiamo automatizzando molto. Insomma, si punta a una filiera dell’assistenza con una regia precisa che unisce Usca, medici di base e cure domiciliari con un ruolo centrale della centrale operativa territoriale. Il futuro sarà mantenere questo modello e potenziarlo.

Ben venga che un paziente possa restare a casa, è un obiettivo eticamente corretto» e uno degli strumenti fondamentali è la condivisione di dati sanitari incrociati in tempo reale.

Martina Zambon © RIPRODUZIONE RISERVATA

zona gialla per i mesi di novembre e dicembre.

Sconcerta che in Veneto non si scelga il «test molecolare» per tutelare la salute di chi lavora in prima linea nelle strutture e nei servizi sanitari, con grave rischio di essere contagiato dal virus SarsCoV-2. Il test molecolare è raccomandato dal ministro della Salute – Istituto Superiore di Sanità (Nota tecnica ad interim 23 ottobre 2020: «Test di laboratorio per SarsCoV-2 e loro uso in sanità pubblica»). I cittadini esigono che almeno ai medici e al personale di ogni tipo – inclusi i lavoratori dei servizi esternalizzati - che lavora nel sistema salute e dunque ad altro rischio di contrarre il virus stante l’esposizione al pericolo sia fatto sempre l’esame diagnostico più attendibile, ovvero il test molecolare. È tragica l’esperienza di questi giorni di una residenza protetta, che ha sperimentato otto tamponi rapidi positivi, di cui poi sei negativi al molecolare. Il problema è che in attesa del test molecolare i falsi positivi devono essere trattati come positivi. E mescolandoli con i positivi, possono facilmente essere

infettati, cosi come hanno subito gli innumerevoli falsi negativi, che divengono veicoli di contagio purtroppo efficacissimi.

Si fosse continuato ad ascoltare il prof. Crisanti, che a ottobre chiese di introdurre un lockdown di almeno un paio di settimane e di tenere solo i tamponi molecolari per testare gli operatori sanitari e le persone fragili, tenendo i tamponi rapidi solo per gli screening di comunità, quante vite si sarebbero potute salvare? In una situazione così drammatica è poi irrispettoso dei cittadini veneti e dell’istituzione che presiede che Zaia anteponga le conferenze stampa alla presenza e al confronto in Consiglio.

Chiediamo un’azione immediata ed efficace per tutelare i cittadini veneti. Non accettiamo più lo scaricabarile su altre istituzioni, né operazioni basate sulla persuasione o facendo appello a senso civico.

Non possiamo iniziare il 2021 con le armi spuntate utilizzate negli ultimi due mesi ed esigiamo un’azione tempestiva ed incisiva da parte del governo regionale. * Portavoce delle opposizioni in Consiglio Regionale © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Primo Piano

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza a Nordest LA POLEMICA VENEZIA I dati sul coronavirus che la Regione del Veneto manda a Roma sono veri o sono falsi? Ossia: i 1.000 posti letto delle terapie intensive sono davvero attivabili o sono solo “letti” senza macchinari e senza personale specializzato? La domanda non è peregrina se si considera che è stato in base a quei dati - il numero dei posti letto nelle aree non gravi e nelle rianimazioni - che l’algoritmo partorito a Roma ha sempre classificato il Veneto in zona gialla, mentre altre regioni prima delle feste natalizie diventavano già arancioni o peggio ancora rosse. Ma se la domanda arriva da un sottosegretario di Stato - il vicentino Achille Variati - la faccenda assume una connotazione più politica che tecnica: a Roma davvero pensano che i dati spediti da Luca Zaia siano “farlocchi”?

LA POLEMICA Come durante il lockdown primaverile, ieri i tre sottosegretari dem veneti Achille Variati (Interno), Pier Paolo Baretta (Economia e Finanze), Andrea Martella (presidenza del Consiglio), hanno tenuto una conferenza stampa per riassumere cosa ha fatto il governo Conte II per la regione in questi mesi di pandemia. L’occasione per ricordare i contributi economici sin qui stanziati e riepilogare l’attività di controllo effettuata anche durante le festività natalizie. Ma il tema che da giorni tiene banco è il boom di contagi in Veneto e la polemica sul rapporto tra tamponi eseguiti e positivi scovati. E senza neanche essere sollecitato dai cronisti, il sottosegretario Variati ha affrontato la questione lanciando una bordata a Palazzo Balbi.

«Il Veneto a ieri aveva più di seimila morti, circa 90mila positivi, oltre 2.600 ricoverati in ospedale più altri 370 pazienti in terapia intensiva - ha detto l’esponente del Viminale -. È il paradosso del Veneto che nella prima fase, con orgoglio, si vantava di avere una delle migliori sanità d’Italia se non del mondo e ora è diventato uno dei luoghi più pericolosi. E il presidente Zaia, in una delle sue tante conferenze stampa, ha persino detto che la zona gialla è di piena responsabilità del governo. Però, e non me ne voglia Zaia anche se non ama essere criticato, c’è un ma: se l’algoritmo fissato dalle strutture tecniche nazionali ha classificato il Veneto in zona gialla è perché a Roma sono stati forniti dei dati che hanno consentito questa classificazione. E questi dati li ha forniti la Regione. In particolare la Regione ha detto che sono attivabili 6mila posti letti nelle aree non gravi e mille in terapia intensiva. I sindacati dei medici, però, hanno detto che il personale specializzato per

PROFILASSI Il vaccino scortato domenica dai carabinieri all’ospedale di Treviso (foto NUOVE TECNICHE) e, a destra dall’alto, i sottosegretari veneti del Pd, Andrea Martella, Pier Paolo Baretta e Achille Variati

Contagi, dati nel mirino Pd «Zaia deve fugare i dubbi» I sottosegretari veneti all’attacco: «Zona gialla? `Variati invita a una «ricognizione dei posti letto I numeri forniti a Roma devono essere realistici» attivabili in terapia intensiva». Il nodo personale `

supportare mille rianimazioni non ci sarebbe». E il governo a chi crede? Ai sindacati dei dottori o a un suo ente territoriale?

«Credo - ha detto Variati - che, anche per sfatare qualsiasi dubbio, sarebbe opportuna una ricognizione dei posti letto effettivamente attivabili senza mettere in crisi gli altri reparti. I dati della Regione che arrivano a Roma devono essere realistici. Servono trasparenza, responsabilità, realismo».

L’INVITO Cosa succederà dopo la Befa-

MARTELLA: «IL GOVERNO FARÀ UN’ATTENTA VALUTAZIONE SULL’EPIDEMIA MA ANCHE LA REGIONE SI DIA DA FARE»

I controlli in Veneto

I controlli

E a Natale tutti ligi alle regole VENEZIA A leggere i dati del Viminale vien da dire che i veneti siano stati bravi e ligi alle regole: la vigilia di Natale e il giorno di Natale, infatti, ci sono stati solo 70 cittadini sanzionati per inosservanza dei divieti a fronte di 6mila controlli. Nessuno, tra l’altro, che abbia “rotto” la quarantena. E dei 1.250 esercizi commerciali controllati da carabinieri, polizia e militari, nessuno si è preso un verbale di contravvenzione. I dati li hanno forniti i sottosegretari Achille Variati, Pier Paolo Baretta e Andrea Martella che hanno riassunto quanto fatto dal Governo Conte II a

favore degli enti locali, oltre che i 413 milioni per il sistema sanitario. Baretta ha ricordato che con il primo decreto ristori sono arrivati in Veneto oltre 618 milioni di euro a circa 96 mila tra liberi professionisti e imprese: «In base a questi dati, possiamo stimare che l’impatto dei successivi decreti ristori superi abbondantemente il miliardo di euro, cui si affiancano i 411 milioni per la sospensione del secondo acconto Irpef, Ires e Irap e i 262 milioni per la sospensione dei versamenti tributari di novembre e dicembre 2020». © RIPRODUZIONE RISERVATA

24 dic.

25 dic.

PERSONE CONTROLLATE

3.756

2.260

PERSONE SANZIONATE

43

29

ATTIVITÀ O ESERCIZI CONTROLLATI

716

528 L’Ego-Hub

VENEZIA Un altro record di morti da Covid ieri in Veneto: 111 le persone decedute nelle ultime ventiquattr’ore, per un totale di 6.187 vittime dall’inizio della pandemia. E sono aumentati ancora i contagi: ieri altri 2.885 positivi (nel bollettino mattutino erano “solo” 2.782 in più), per un totale di 244.787 casi da febbraio. Le persone attualmente positive al coronavirus in Veneto ora sono più di 90mila. Il bollettino delle 17 diffuso dalla Regione ha rilevato inoltre un aumento dei ricoverati sia nelle aree non critiche (+81) che nelle terapie intensive (+16),

La denuncia di Zanoni

E la caccia diventa una “necessità” VENEZIA Ci sono le comprovate esigenze lavorative, i motivi di salute, le situazioni di necessità.

E poi c’è la caccia. In Veneto, grazie a una circolare regionale, si può uscire dal proprio Comune per andare a cacciare anche nelle giornate arancioni. A denunciarlo è il consigliere dem Andrea Zanoni: «Nel voler fare un favore ai soliti noti, la Regione ha partorito un bel pasticcio.

Con una circolare viene

stabilito che nelle giornate arancioni 28, 29, 30 dicembre e 4 gennaio, si possa cacciare anche fuori dal proprio Comune. Peccato che il Dpcm del 3 dicembre dica tutt’altro».

Nella circolare vengono poi citati «riferimenti normativi inesistenti». Zanoni ha chiesto al governatore di far ritirare la circolare «per evitare problemi sia agli addetti alla vigilanza che agli stessi cacciatori». (al.va.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ADRIA La tensostruttura-obitorio allestita nel cortile della casa di riposo

In un solo giorno 111 vittime Adria, un obitorio da campo IL BOLLETTINO

na, quando si tireranno le fila dell’”arcobaleno” natalizio deciso a livello nazionale, è tutto da vedere. Il veneziano Baretta non ha escluso che i criteri che determinano la classificazione delle regioni in zona gialla, arancio o rossa, possano essere «rivisti».

Sta di fatto che la componente dem governativa non intende fare sconti a Zaia. «Da qui al 6 gennaio il Governo dovrà fare una valutazione attenta sull’andamento dell’epidemia in ogni regione - ha detto il veneziano Martella - ma credo che una iniziativa spetti anche al governo regionale perché, al di là del rapporto tra tamponi e contagi, in Veneto la situazione è preoccupante ed è evidente che qualcosa non ha funzionato». Esattamente Zaia cosa dovrebbe fare? «Affrontare la situazione prima che sfugga di mano». Come, non è stato detto.

Alda Vanzan

per un totale di quasi 3.500 pazienti Covid.

EMERGENZE Intanto ad Adria, in un’area esterna del Centro Servizi Anziani, è stata installata una tensostruttura per accogliere le salme degli ospiti della struttura che do-

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LA TENSOTRUTTURA ALLESTITA IN UN’AREA ESTERNA DEL CENTRO ANZIANI PER ACCOGLIERE LE SALME

vessero morire di Covid o con il Covid. Una sorta di obitorio da campo. Secondo le procedure, infatti, non si può usare l’obitorio della casa di riposo per eventuali defunti Covid, dato che la struttura è riservata a chi muore di vecchiaia o per altre patologie.

Emergenza Covid anche alla casa di riposo di Legnago, in provincia di Verona, dove 48 ospiti sono risultati positivi. A comunicarlo è stato il presidente dell’istituto anziani, Michele Menini: «Il nuovo giro di tamponi effettuati in mattinata ha fatto emergere 48 positivi tra gli ospiti della struttura e 10 tra i dipendenti e i collaboratori. Nessuno di loro presenta al momento sintomi gravi».

L’Ipab ha fatto scattare il piano di emergenza e ha provveduto a isolare gli anziani, individuando un ulteriore reparto Covid. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Martedì 29 Dicembre 2020

La Voce

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PRIMO PIANO POLESINE L’EMERGENZA Zaia annuncia: in Veneto passaporto sanitario con limitazioni per chi non aderisce

Guerra a chi non farà il vaccino “Chi mette a rischio gli altri avrà problemi”. In Polesine in un mese attese 13.650 dosi ROVIGO - In Polesine arriveranno 13.650 dosi di vaccino anti-Covid nel giro di un mese. Lo dice il calendario della consegna dei vaccini diffuso ieri dalla Regione Veneto. Già ieri, all’ospedale di Rovigo sono state consegnate 2.925 dosi di vaccino, dopo le 40 arrivate a Trecenta nel “vaccination day” di domenica e subito somministrate ad altrettanti operatori del reparto Covid.

I rifornimenti continueranno quindi per tutti i lunedì del mese di gennaio: 2.925 dosi “a botta” il 4, il 18 e il 18 di gennaio, mentre sarà di 1.950 fialette la fornitura prevista per il 25 gennaio. Totale, 13.650 dosi di vaccino, che portano il totale a 13.690 se sommate alle 40 iniziali.

Il Polesine, così, si arma contro il virus. E il governatore del Veneto Luca Zaia già parla apertamente di passaporto sanitario. “I tempi sono maturi - ha detto ieri in un’intervista al Corriere della Sera - chi rappresen-

IL COMMENTO

Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di una...

Ancora in prima linea Il governatore del Veneto Luca Zaia ta un rischio per gli altri avrà dei problemi”.

L’idea, esplicitata da Zaia, è quella di prevedere tutta una serie di limitazioni per chi rifiuterà di sottoporsi al vaccino. Vaccinarsi, dunque, non sarà obbligatorio, ma chi sceglierà la via del rifiuto dovrà sapere che potrebbe andare incontro a molte pri-

vazioni, che toccheranno direttamente la vita quotidiana.

E’ quello - ha spiegato Zaia - che hanno “già iniziato a dire le compagnie aeree, che vogliono a bordo soltanto passeggeri con la garanzia del vaccino. Ma presto - avvisa il governatore - cominceranno a chiederlo anche le strutture ricet-

tive, gli spazi per congressi e via dicendo”.

E su questo fronte, “in Veneto, certamente, potremo provvedere rapidamente - ha detto ancora Luca Zaia - siamo stati la prima Regione a istituire un’analisi vaccinale, che oggi è aggiornata e digitalizzata”.

C’è un vecchio film di inizio anni ’70 in cui Alberto Sordi, nelle vesti di presidente di un’improbabile squadra di calcio, lancia il grido di battaglia: “Chi si estranea dalla lotta è un gran figlio di una mi...”.

Essenziale, popolaresco, comprensibile a tutti. Ma proprio a tutti. Ecco, fossi stato un copy ci avrei pensato per una campagna pro vaccini che colpisse le persone senza se se e senza ma. Altro che i padiglioni a forma di fiore di Arcuri (chissà mai se arriveranno). Qui si tratta di essere diretti, il più diretti possibile. Perché senza vaccino di massa da questo incubo non se ne esce. E chi estranea dalla lotta (della seri “vai avanti tu...” che va tanto di moda) deve sapere che prima o poi i conti - per lui o lei - non torneranno. Va bene la volontarietà del vaccino. Ma quello che ha detto oggi - vedi articolo a fianco - il governatore Luca Zaia va già oltre. Il certificato vaccinale servirà per salire in aereo o per entrare nelle fiere e al cinema, ma è chiaro che prima o poi (probabilmente prima) verrà utilizzato dalle aziende private nella scelta del personale (magari senza dirlo, così nessun radical chic potrà gridare alla discriminazione) o dalle assicurazioni per valutare le categorie di rischio... Bello o brutto, sarà così. E non è escluso che l’obbligo - e sarebbe giusto - prima o poi (meglio prima che poi) scatti per il personale sanitario e delle case di riposo. Perché in questo caso si tratterà di tutelare la salute dei più (e di chi non si potrà vaccinare) a fronte delle preoccupazioni egoistiche dei singoli. E non si possono ammettere diserzioni... Sempre che ovviamente i vaccini ci siano per tutti. Per il Polesine ad oggi siamo a 3mila dosi a settimana. Significa che per vaccinare tutti servirebbero 80 settimane: un anno e mezzo di attesa che non ci possiamo permettere. Le dotazioni - dicono - sono aumenteranno con i sieri di altre case farmaceutiche. Incrociamo le dita, sperando che Arcuri non li spedica... con i banchi a rotelle. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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I SINDACI Laruccia e Pizzoli approvano la proposta del governatore

“Disertori, non li farei lavorare” ROVIGO - I sindaci dicono sì: il passaporto sanitario “forse è una provocazione, ma è una bella idea. Servirà a smuovere le coscienze e a richiamare tutti alla responsabilità individuale”.

Parole pesantissime, quelle del primo cittadino di Porto Tolle Roberto Pizzoli.

Intanto perché, nel suo Comune, si è trovato a far fronte a una vera ondata di contagi (che ha coinvolto direttamente le scuole) e a numerosi lutti; e poi per-

Qui sopra il sindaco di Porto Tolle Roberto Pizzoli, in alto quello di Trecenta Antonio Laruccia

ché proprio ieri Pizzoli è uscito da 10 giorni di quarantena fiduciaria, dopo essere stato a contatto con una persona poi risultata positiva.

“Tre tamponi, tutti negativi. Ma Natale e Santo Stefano in solitudine sono stati giorni molto duri.

Meno male la tecnologia mi è venuta in aiuto, e grazie a qualche videochiamata mi sono sentito meno solo”, racconta. E sull’idea di Zaia: “E’ giusto che ognuno faccia il massimo per salvaguardare la salute altrui. Lo ritengo un obbligo morale. Purtroppo non tutti abbiamo questa sensibilità, dunque bisogna far qualcosa per smuovere le coscienze - dice - la responsabilità individuale dev’essere il valore fondante di questa nuova fase”.

In sintonia con lui, in sindaco di Trecenta Antonio Laruccia, che, da vent’anni, è direttore della casa di riposo di Borgo Carbonara, in provincia di Mantova.

“Soltanto il 20% dei dipendenti della struttura hanno espresso parere favorevole alla vaccinazione facoltativa. Non ci possiamo permettere questa discrezionalità, che mette a rischio una comunità fragi-

le”, tuona. Poi chiarisce il concetto: “Questa è una guerra, il virus è subdolo e strisciante. Fin qui ci siamo difesi soltanto, con mascherine e Dpi. Ora possiamo passare al contrattacco grazie al vaccino. Chi non aderisce, chi si chiama fuori, è un disertore. E’ uno che dice: armiamoci e partite, io non mi prendo la responsabilità di partecipare alla battaglia, vaccinatevi voi e vediamo cosa

succede”.

Quindi, tornando alla “sua” casa di riposo. “Che ne penso di chi non si vaccina? - dice Laurccia - non lo terrei neanche a lavorare, in questa situazione drammatica. Perché non tutela sé stesso, ma nemmeno la collettività, fatta anche di soggetti fragili e che deve avere tutela. Ben venga il passaporto sanitario”. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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«NEI MIEI LIBRI CI SONO DUE INCONTRI CHE NON RACCONTO MAI: QUELLI CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E CON IL PAPA»

Lettere&Opinioni

Matteo Renzi, Italia Viva

La frase del giorno

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

Noi e il virus

Il no al vaccino di Heather Parisi? Una somma di banalità e di sciocchezze, ma è comunque opportuno parlarne Roberto Papetti gregio Direttore lei si è espresso molte volte a favore della comunicazione di notizie ed opinioni talora in contrasto con il pensiero comune.

Ci sono però notizie di nessuno interesse rilasciate da personaggi pubblici poco informati che possono provocare solo danni. Mi riferisco alle dichiarazioni di Heather Parisi contraria al vaccino. A chi può interessare la sua opinione? Che titoli scientifici possiede? L’articolo in merito poteva essere evitato.

Maurizio Manaigo Padova Caro lettore, può darsi che lei abbia ragione.

Heather Parisi appartiene alla nutrita categoria degli ex famosi che,

E direttore@gazzettino.it Via Torino, 110 - 30172 Mestre (VE) tel. 041665111

Progetti

Riscrivere il futuro di Venezia

Contatti Le lettere inviate al Gazzettino per e-mail, devono sempre essere firmate con nome, cognome, indirizzo e numero di telefono.

Le lettere inviate in forma anonima verranno cestinate. Le foto, anche se non pubblicate, non verranno restituite.

Si prega di contenere il testo in circa 1.500 battute, corrispondenti a 25 righe da 60 battute ciascuna.

Il dibattito sui progetti da finanziare con il Recovery Found, mi pare che in città non sia decollato, almeno dopo la campagna elettorale. Mi permetto di azzardare due proposte: a Marghera e al Lido di Venezia sono presenti due dei più grandi “buchi neri” del Comune che aspettano da tempo un’opportunità per ritornare ad essere vivi. E quell’opportunità è proprio ora. Sì, perché se è un nuovo residence turistico quello che prospetta il futuro per il Lido di Venezia, su progetto di cdp che giustamente si attende sostanziosi ritorni economici, ora si potrebbe aprire a nuovi scenari altrettanto interessanti. Così come per il Palaexpo, la colossale cattedrale nel deserto di Porto Marghera nelle zone del Vega - anch’esso in realtà mai completato -, che aspetta impaziente un salvataggio dal degrado lasciato dall’assenza di interesse e attività da ospitare. Casa per startup, piccole imprese o attività tradizionali, centri polifunzionali che tanto mancano in città o nuovi spazi da destinare ad istituzioni, associazioni o università.

Il tutto è possibile attingendo a fondi svicolati da particolari interessi e in ogni caso a tassi molto competitivi.

Insomma due miniere d’oro che aspettano di essere riscoperte all’interno di un progetto attento, meticoloso e a stretto contatto con la realtà cittadina, ma necessariamente estraneo alla monocultura turistica. C’è la possibilità di riscrivere il futuro della città, è un’occasione da non perdere!

Carlos A. Ruzzene Mestre (Ve)

Recovery Fund

Vediamo se lo Stato funziona Sarà vero che i soldi del Recovery Fund cambieranno il nostro Paese?

scomparsi dal piccolo schermo e dai rotocalchi, cercano affannosamente di “bucare” ancora il video e di raccogliere briciole della notorietà perduta, usando i social e imbastendo sulla rete qualche polemica. Ovviamente poteva farsi sfuggire l’occasione del virus per dire la sua? Naturalmente no. Così da Hong Kong, dove ora risiede, ci ha tenuto a farci sapere che nè lei nè la sua famiglia faranno il vaccino perchè, dice la nostra ex soubrette, è ancora allo stadio sperimentale e lei dunque non si fida. Non solo: sa che per questo verrà derisa, ma, udite udite, sa anche che questo è il prezzo da pagare per difendere la propria libertà. L’irrilevanza del

personaggio e la supponente banalità di queste tesi no vax, potevano consigliarci, come lei suggerisce, di ignorare Heather Parisi e il suo verbo. È vero. E ben difficilmente qualcuno ci avrebbe imputato di non aver pubblicato una notizia imperdibile o importante. Ma c’è un altro aspetto da considerare: le parole e il pensiero (si fa per dire...) della ex prima donna di Fantastico non sono così isolate come si potrebbe e vorrebbe credere. C’è un pezzo, pur minoritario, di società che, se proprio non condivide quelle affermazioni, è percorsa dagli stessi dubbi. E dunque è bene che questi temi vengano a galla. Che se ne parli. Che gli esperti si preoccupino

di smentire le false informazioni e i troppi luoghi comuni, alimentati anche dalle improvvide affermazioni di qualche scienziato, che circolano sui vaccini anti Covid e di cui le Heather Parisi di turno si fanno portavoce. È un tema troppo importante per il nostro presente e per il nostro futuro. Abbiano il dovere di spiegare, di replicare e di convincere tutti che fare il vaccino è un dovere e che non è affatto vero che è un rischio. Dubito che convinceremo di questo Heather Parisi, alla quale del resto credo interessi solo che si parli di lei. Ma forse contribuiremo a fare chiarezza, a dissolvere dubbi, a combattere le false e superficiali informazioni.

Oppure solo il governo, una malaugurata sorte simile a quella che spesso tocca a chi vince un’enorme somma alla lotteria? È quasi certo che non si parlerebbe in questi giorni di crisi del governo, se non ci fossero i 209 miliardi di euro da gestire per il “bene” di un Paese in perenne emergenza. Impresa improba e quasi impossibile, se si guarda a quanto è successo in passato, specie con i fondi europei e con le varie provvidenze a beneficio di determinate aree del territorio nazionale. Non abbiamo quasi mai fatto centro. Bravissimi ad elargire bonus e sussidi, a conservare i privilegi, molto meno a far cambiare cultura e mentalità. Una prova non del tutto secondaria della nostra credibilità sarà quella della prossima distribuzione dei vaccini, situazione che dimostra le capacità organizzative e di gestione di risorse, al pari di altre elargite dalla UE. Che, come alcuni dicono, abbiamo la fortuna di avere alle spalle anche in questa circostanza. Sarà inevitabile nei prossimi mesi il confronto con i Paesi a noi vicini per dimostrare se lo Stato veramente funziona e comanda e non invece il potere mafioso. Un altro capitolo potrebbe riguardare le vere, o presunte, intenzioni e obiettivi, dei movimenti politici, e non, che stanno davanti ai nostri occhi. Non solo Renzi. È verità, oppure falsità, quanto dicono apertamente, o piuttosto quello che si nasconde dietro alle loro parole?

Luigi Floriani Conegliano (Tv)

ultimi tempi qualcosa non ha funzionato: il Veneto è primo per numero di contagi e, purtroppo, primo per numero di morti. Maglia nera delle Regioni. A questo punto, sono d’obbligo alcune domande, come mai: da prima della classe, attualmente, il mitico Veneto si trova agli ultimi posti? Qualcuno a modificato numeri e nascosto verità? Non so chi abbia l’obbligo delle risposte, anche se, il Presidente Regionale, subito dopo la vittoria alle elezioni di settembre, aveva dichiarato che il grande successo comportava anche l’aumento delle sue responsabilità. In politica non c’è nessuno che dichiari le eventuali proprie colpe... ma, i morti sono li che ci interrogano. Buon, speriamo, 2021.

Elvio Beraldin

specie adesso che la variante inglese sta contagiando i bambini; i bambini hanno bisogno delle coccole della mamma e del papà e allora, per carità vacciniamoli prima dei nonni.

Quando sarò convocata cercherò di mandare avanti uno dei miei nipotini, ma non so se sarà permesso. Sicuramente ho torto, però...

Anna da Schio Venezia

Zona Gialla

Gli sbagli del Veneto Per non farla troppo lunga... dentro questa malattia pandemica, la Regione del Veneto aveva dimostrato di essere la migliore, il migliore sistema sanitario, un fiore all’occhiello tanto, da continuare, anche negli ultimi periodi, ad essere Regione a colore giallo. Ma, negli

DIRETTORE RESPONSABILE:

PRESIDENTE:

Roberto Papetti

Azzurra Caltagirone

DAL 1887 CONSIGLIERI: VICEDIRETTORE:

Pietro Rocchi Registrazione Tribunale Venezia, n. 18 dell’1/07/1948

UFFICIO CENTRALE:

Vittorino Franchin (responsabile)

Alessandro Caltagirone, Fabio Corsico, Mario Delfini, Gianni Mion Alvise Zanardi Soggetto designato al trattamento dei dati personali: Roberto Papetti

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Vaccinazioni

Meglio dare precedenza ai giovani Mi scuso per il mio vizio di cantare fuori dal coro. Questa volta, poi, sono così stonata che tutti si tureranno le orecchie! Me lo dirà lei. Non sono d’accordo con la campagna vaccinale così come è programmata un po’ in tutta Europa. D’accordo per la precedenza assoluta al personale medico e paramedico di ogni ordine e grado, ma perchè poi passare agli anziani? La prego di notare che, essendo vicina agli 80 anni, non parlo “pro domo mea”. D’accordo per le RSA, ma non tanto per l’età degli assistiti quanto perchè le RSA sono luoghi di assembramento e quindi di diffusione del virus. Non siamo noi nonni a diffondere il virus, sono i giovani, gli studenti, i “movidaioli”, i negazionisti, i commessi dei supermercati (poveretti, eroi del lavoro quanto i medici), e soprattutto gli asintomatici. Insomma, dopo il personale medico e le RSA, secondo me, bisognerebbe pensare alle scuole, dagli asili nido agli atenei, dal più giovane bidello al più anziano rettore con tutti i loro studenti,

Bollettini

La precisione dei numeri Un vecchio detto dice che a carnevale ogni scherzo vale, per uno strano arcano il governo, esperto in misteri, forse perché la rima è la stesa ha deciso di farli anche a Natale. Il 25 dicembre il Ministero della salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno diramato il solito bollettino Covid delle ore 17. Stando al documento il Veneto avrebbe avuto oltre 5.000 contagi. I veneti vengono colti dal panico compreso il governatore Zaia, e a ragione ci aggiungo. Ma i dati divulgati erano giusti? Il bollettino riportava il numero di tamponi eseguiti nel giorno di Natale: 13.766. Lo stesso bollettino ci consente di calcolare il numero dei tamponi diagnostici che sono risultati 3.999. Come è possibile che su 3.999 persone esaminate ne siano risultate positive 5.010? Se non sono in grado di spiegare questa banalità possono anche fare a meno di fare i comunicati. La “precisione” dell’informazione è riscontrabile anche il 3 dicembre con gli oltre 11 milioni di tamponi diagnostici eseguiti in Campania o i quasi 900 mila in Molise il 5/12 e mi fermo ai numeri palesemente errati. Ma sì, l’importante è dare i numeri nel senso metaforico della battuta, uscire con il comunicato, tanto nessuno lo legge……pensano. Ed è questo quello che alla fine da più fastidio. arch. Claudio Gera Venezia

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Primo Piano 7

IL GIORNALE DI VICENZA Martedì 29 Dicembre 2020

In attesa di lunedì prossimo, giorno in cui anche nelle case di riposo vicentine verrà dato il via alla campagna di vaccinazioni anti-Covid sia per gli ospiti che per gli operatori delle Rsa, proseguono all’Ipab di Vicenza gli screening periodici attraverso i tamponi rapidi e quelli molecolari. La situazione attuale, resa nota attraverso un comunicato stampa di Ipab, registra un leggero aumento degli anziani che si sono fortunatamente negativizzati

LASITUAZIONEALL’IPAB

Altridue ospiti sisono negativizzati

alvirus.Questiultimisonoinfattipassatida26a28.Sonoinvece29gliospitidellaRsache risultanoattualmentepositivialcoronavirus.Inoltre,dal24novembreaierisonopurtroppo17glianzianidecedutineirepartiCoviddell’IpabdiVicenza.Infine,permangonoancora Covidfreedall’iniziodelladiffusionedellapandemiadaCovid-19,Parcocittà,SanCamillo elaresidenza diMonte Crocettaper untotaledicirca 250 ospiti.

L’ANALISI. Al nettodello steriledibattito supositivie test,il confrontotra dati omogeneidescrive una situazionepiùcriticache in altreregioni

Mortiericoveri,ilmesenerodelVeneto

per comprovati motivi di lavoro necessità salute per comprovati motivi di lavoro necessità salute farmacie, parafarmacie, punti vendita di generi alimentari, tabaccherie ed edicole interne beni alimentari e di necessità (lavanderie, parrucchieri, barbieri, edicole, farmacie, tabaccherie...)

In dicembre 2.463 lutti, il 40% di tutti quelli da inizio pandemia.Eipazientiin terapiaintensivanon hannosmessodicrescere, mentrealtrovecalano Marco Scorzato

consegna a domicilio mezzi di trasporto scolastico giochi online da casa

attività motoria vicino casa; competizioni nazionali (CONI)

studenti con disabilità e uso di laboratori salvo specifici casi (matricole, laboratori...)

perché si trovassero in giro.

Di più, 7, i multati a Natale, su 246 fermati.

I locali passati al setaccio sono stati invece 76 ma, come il giorno precedente, nessuna infrazione. Idem allargando il raggio all’intero Veneto, con 1.250 verifiche negli esercizi commerciali e circa 6 mila su passanti e automobilisti. Una settantina di sanzioni, ma zero denunce. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Contagi, ricoveri, decessi: la situazione del Veneto, la regione che nella prima ondata era stata indicata a modello, è decisamente peggiorata nelle ultime settimane. In queste ore è in corso un aspro dibattito che ruota attorno ai casi positivi riscontrati in Veneto rispetto ad altre zone d’Italia, ma è un dibattito sterile visto che i dati del Veneto e quelli di altre regioni non sono omogenei: il Veneto fa molti più tamponi di altri, quindi ogni confronto diventa incomprensibile o contestabile. Vale la pena dunque osservare altri parametri, quelli sì omogenei. Decessi e ricoveri in terapia intensiva sono un termometro significativo: non una fotografia del presente, ma del recentissimo passato, perché chi oggi lotta per la vita in rianimazione o chi per il Covid la perde è stato contagiato nell’ultimo mese. L’ultimo mese, per il Veneto, è stato un mese nero.

Dal 28 novembre a ieri, secondo i dati del ministero della salute, il Veneto ha pianto

2.463 vittime del virus, passando da 3.644 decessi a 6.107 totali, cioè in 30 giorni ha avuto il 40% di tutti i suoi lutti da inizio pandemia. Nessun’altra regione ha avuto numeri così alti in rapporto alla popolazione: in Lombardia ci sono stati 3.397 decessi, ma con il doppio degli abitanti; in Piemonte 1.734; in Emilia Romagna 1.840; nel Lazio 1.267. Se il confronto è esteso agli ultimi due mesi, la situazione relativa del Veneto rimane comunque critica: dal 31 ottobre a ieri ha registrato 3.706 decessi; il Piemonte 3.421; l’Emilia Romagna 2.893; il Lazio 2.364.

Il primato negativo del Veneto riguarda anche i ricoveri in terapia intensiva. L’andamento di questo parametro si discosta da quello di tutte le altre regioni perché la curva, che altrove ha piegato, in Veneto non ha smesso di crescere. Il Veneto a fine ottobre contava 123 ricoveri Covid in intensiva, stava cioè meglio delle altre regioni di dimensioni simili; ma al 28 novembre erano balzati a 309 e ieri (fonte: Ministero) erano 355.

Sempre in crescita. Il Pie-

I fatti del 2020, l’anno del virus che ha cambiato le nostre vite e tutto il mondo.

Notizie, protagonisti e storie a Vicenza e provincia.

IN REGALO

MERCOLEDÌ 30 DICEMBRE con

monte invece era salito da 174 a 384, per scendere ora a 205; l’Emilia da 125 a 245, fino a 220, ieri; il Lazio da 182 a 356, prima di calare a 307.

Ora il dibattito ruota attorno alla domanda: perché?

Perché il Veneto, che partiva da una situazione migliore, ha segnato un percorso inverso rispetto agli altri? Le risposte divergono: la Regione ipotizza che sia effetto delle varianti del virus e sottolinea che il Nordest è ora più colpito di altre zone; il governo propende per l’inefficacia della zona gialla, che avrebbe lasciato troppa mobilità alle persone, quindi al virus. E proprio la zona gialla, che fino a pochi giorni fa era stata un vanto per il Veneto, ora sembra figlia di nessuno: non del governo, che pure ha formulato lo schema a colori e che ora incalza la Regione sull’innalzamento delle restrizioni; né della Regione che, con il presidente Zaia, rimanda al governo la paternità delle scelte sui colori. Un dibattito molto politico ma che non può prescindere dai numeri: tutti, compresi questi. • © RIPRODUZIONERISERVATA

Decessi e ricoveri: confronto tra Regioni DECESSI 7.804 6.107

7.524

5.684 4.631

4.383

3.644

5.864 3.576

2.401

2.309 1.212

31/10

28/11

28/12

31/10

28/11

28/12

31/10

Piemonte

VENETO

28/11

28/12

31/10

Emilia R.

28/11

28/12

Lazio

TERAPIE INTENSIVE

355

309

31/10

384

28/11

28/12

VENETO

356 205

174

123

31/10

28/11

28/12

Piemonte

TOTALE DECESSI NELL’ULTIMO MESE

220

182

31/10

28/11

28/12

31/10

Emilia R.

28/11

28/12

TOTALE DECESSI DAL 31 OTTOBRE

1.734

3.706

3.421

Lazio

Emilia R.

Lazio

2.893

2.364

2.463

307

Lazio

Piemonte

Piemonte

1.840

245 125

Veneto

Veneto

Emilia R.

L’EGO-HUB

ECCEZIONI

1.267

Fonte: Ministero della Salute

VIII

Feltre

IL CONSIGLIERE MICHELE BALEN «Una scelta che come minoranza non condividiamo, ora le decisioni saranno prese dal capoluogo e i feltrini dovranno sottostare»

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

belluno@gazzettino.it

Pafagai, è tornata la stella opera dei ragazzi di Lamen `La tradizione che

dura da 40 anni applaudita da Zaia FELTRE

I MAGAZZINI comunali di viaVignigole ospiteranno la sede feltrina della Bellunum che si occuperà della raccolta dei rifiuti

Rifiuti, conto alla rovescia nel 2021 arriva la Bellunum

Il Covid non ferma la tradizione: anche in questo difficile 2020 segnato dalla grave pandemia che sta colpendo anche il Feltrino, il giorno di Natale la stella sul Pafagai si è accesa, illuminando la vallata. La storia che ruota intorno a questa stella dura ormai da oltre quarant’anni ed è soprattutto il simbolo di amicizia e voglia di mandare un messaggio di augurio e di speranza a tutta la città. Quest’anno, la notizia dell’accensione della stella sul Monte che sovrasta la valle di Lamen è stata condivisa anche dal governatore della Regione del Veneto, Luca Zaia. Nel suo profilo facebook. Il presidente ha sottolineato che «Anche quest’anno, rispettando le norme, i volontari di Lamen ce l’hanno messa tutta per riuscire a prepararla al meglio: che

sia di speranza e buon auspicio per la borgata e per tutti noi!».

LA TRADIZIONE Sul Monte Pafagai, la notte di Natale, viene accesa una grande stella. Si tratta di una tradizione che dura da oltre 40 anni in quanto, la prima volta che nella vallata si è potuto assistere a questo spettacolo unico, era la vigilia di Natale del 1976 quando un gruppo di volontari realizzò un enorme stella sul monte fatta con una corda alla quale erano fissati dei vasi di latta con segatura e petrolio, la fiamma che ardeva in ogni contenitore componeva l’enorme sagoma. Ora, a distanza di anni, la stella è ancora lassù che brilla con oltre 300 lampadine, merito dell’impegno dei ragazzi di Lamen.

Quest’anno non è stato facile riuscire a rispettare la tradizione, eppure i volontari non si sono persi d’animo e, nel rispetto delle normative, hanno fatto sì che la stella si accendesse, riscaldano i cuori e dando un segno di coraggio e speranza a tutta la popolazione.

(E.S.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Da venerdì la gestione ambientale `Il Comune di Feltre entra nel capitale della città passerà alla nuova società sociale con una quota pari al 28,38% `

FELTRE Il conto alla rovescia è partito.

Fra tre giorni, il primo gennaio, la gestione della raccolta differenziata del comune di Feltre passa in mano alla società Bellunum. Una rivoluzione per la città, ma necessaria, a detta dell’Amministrazione, per il momento storico che stiamo vivendo, soprattutto legato alla carenza di personale ed alla difficoltà di rimpiazzarlo.

LA NUOVA SOCIETA’ La Bellunum è una società a totale partecipazione pubblica in house che gestisce la raccolta dei rifiuti a Belluno, Limana e Borgo Valbelluna e arriverà anche a Sospirolo e in Alpago. Feltre entrerà nella società a partire dal prossimo primo gennaio con beni del servizio nettezza urbana dal valore di 1 milione

954mila 504,93 euro, corrispondente ad una quota di partecipazione del 28,38% pari a 330mila 368,53 euro di capitale sociale e 1 milione 624mila 136,40 euro di sovrapprezzo. A Feltre la società avrà una propria sede, in via Vignigole ai magazzini comunali, con uffici, mezzi e sportello al cittadino. I lavori di adeguamento degli spazi sono in via di ultimazione.

LE CRITICHE Nel frattempo il consigliere comunale Michele Balen torna all’attacco sull’argomento.

«L’Amministrazione ha puntato fin dal 2019 a entrare in Bellunum e non ha tenuto conto dell’indicazione della minoranza di esplorare alternative a Bellunum. Ha compiuto investimenti importanti per raggiungere comunque un numero di quote societarie inferiore alla

metà del socio di maggioranza e quindi una seconda posizione che avrebbe ottenuto ugualmente». Balen incalza. «La scelta dall’Amministrazione di entrare in Bellunum era stata fatta già un anno fa, nel 2019. La minoranza lo ha evidenziato fin dalla delibera di indirizzo del 2019, quando il Comune indicò in delibera il nome di Bellunum, come punto di partenza (e d’arrivo) di tutto questo processo. Questa scelta ha inibito l’Amministrazione ad esplorare a 360 gradi soluzioni e strategie alternative». Balen afferma che, per esempio, «Feltre avrebbe potuto lavorare con gli altri Comuni del Feltrino per costruire, se non altro, un gruppo di interesse territoriale, anche in vista di una partecipazione importante e solida in una determinata società poi individuata. È questo che, per metodo, abbiamo sempre suggerito di fare

come minoranza: procedere in più direzioni per scegliere la strada migliore. È l’ABC della buona amministrazione pubblica». È mancato anche il coinvolgimento. «Non siamo stati minimamente ascoltati - prosegue Balen -. Anche l’ipotesi di una nuova società a dimensione provinciale andava esplorata, ma non è stato fatto. Di fatto ora Feltre si pone al traino di Belluno, con un titolo in società che è sostanzialmente onorifico: meno della metà delle quote di Belluno. Il capoluogo al contrario si garantisce in ogni caso il 60% delle quote, e quindi il pieno controllo delle politiche societarie. Ciò significa che la politica della gestione dei rifiuti, servizio strategico per un territorio, su Feltre sarà definita secondo gli indirizzi di Belluno».

Eleonora Scarton

LA TRADIZIONALE stella illuminata realizzata sulle pendici del monte Pafagai ha ricevuto il plauso del governatore Zaia

Due Ufficio apre a Pasquer una sfida alla crisi Covid 19

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alle poste di Pedavena appuntamenti via Whatsapp `Installato in questi

giorni il totem per gestire le attese PEDAVENA Regalo di Natale per gli utenti dell’ufficio postale di Pedavena: arrivato il nuovo gestore delle attese. Poste italiane ha installato nell’ufficio postale di Pedavena, in viale Vittorio Veneto, il nuovo Gestore delle Attese, un innovativo totem touch screen dotato di schermo riepilogativo nella sala al pubblico, che consente di selezionare l’operazione da effettuare in base alle proprie necessità, ed anche di prenotare il turno da remoto, tramite l’applicazione “Ufficio Postale”, attra-

verso il numero WhatsApp 3715 00 3715 da memorizzare sul cellulare oppure sul sito di Poste Italiane www.poste.it . Nel resto della provincia, il servizio è disponibile negli uffici postali di Belluno Castello e Belluno 1 (Baldenich), Feltre, Ponte nelle Alpi, Cortina, Santa Giustina, Agordo e Sedico. Il nuovo sistema, interamente digitale, consente quindi di gestire al meglio i flussi di clientela, riducendo i tempi di erogazione dei servizi offerti attraverso un sistema semplificato. Sarà infatti possibile per il cittadino accedere in modo semplice e intuitivo allo sportello, l’operazione sarà gestita in modo flessibile e verrà pianificata al meglio l’operatività del personale, consentendo l’erogazione dei servizi secondo le differenti modalità disponibili: oltre alla

consueta prenotazione fisica in base all’ordine temporale di arrivo, sarà infatti possibile prenotare il proprio appuntamento da remoto, attraverso il Computer o attraverso il proprio dispositivo mobile, sul sito di Poste Italiane, sulla App Ufficio Postale o tramite il numero what’s app. In uno scenario complesso come quello dell’emergenza sanitaria, l’obiettivo di Poste Italiane resta quello di agevolare l’accesso dei cittadini ai propri servizi, garantendo lo sviluppo innovativo e la valorizzazione tecnologica nel segno della digitalizzazione del Paese. L’intervento conferma ancora una volta la vicinanza di Poste Italiane alle comunità locali, con l’intento di accompagnarle quotidianamente verso processi di modernizzazione.

L’UFFICIO postale di Pedavena

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IL CORAGGIO imprenditoriale nel momento della crisi

FELTRE Ha aperto i battenti ieri mattina Due ufficio srl a Feltre. La nuova attività commerciale ha trovato collocazione nei locali lasciati vuoti dallo storico negozio di bicilette Dalla Rosa in via Belluno 55, poco dopo la rotatoria del Pasquer. Si tratta di un negozio in cui i clienti possono trovare un po’ di tutto per l’ufficio: quaderni, penne, colori, raccoglitori, buste e chi più

ne ha più ne metta. Si possono trovare anche zaini, borse e astucci, senza dimenticare qualche libro, soprattutto per i più piccoli. Viene offerto anche il servizio di stampa. In un periodo difficile come questo per il commercio, determinato anche dalla pandemia Covid 19 che non concede certezze, è da lodare lo spirito d’intraprendenza della titolare Silvia che ha voluto comunque cimentarsi in questa nuova avventura.

E.S. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Provincia 31

L'ARENA Martedì 29 Dicembre 2020

EMERGENZACOVID. L’episodioa SanBonifacio el’Ulss9 Scaligeraammette: «AlFracastoro ealMagalinidi Villafrancatuttii letti interapia intensivasonooccupati»

Reparto pieno, la trasportano a Dolo Viaggioinambulanza nella notte etra laneveperuna paziente intubata,protestadellaUil: «Vannoaumentati subitoiposti» Paola Dalli Cani

Posti in terapia intensiva, esaurite le disponibilità: domenica sono stati due i pazienti Covid per i quali è stato necessario il trasferimento dall’ospedale Fracastoro di San Bonifacio verso altre strutture ospedaliere, veronesi e non.

Quello che ha fatto trattenere il fiato a tutti, però, è stato il paziente partito alle 3 del mattino - era ormai lunedì dall’ospedale dell’Est veronese con destinazione Dolo: è qui che dopo una corsa a sirene spiegate nella notte, sfidando l’intensa nevicata che intanto si stava abbattendo sul Veneto, è stata trasferita una settantenne partita dal Fracastoro già intubata.

«Ci mancava la neve ad aggravare una situazione già pericolosa», tuonano Stefano Gottardi e Marco Bognin, rispettivamente segretario generale e segretario organizzativo della Uil - Funzione pubblica di Verona, «e i dati relativi al tasso di positività record non lasciano presagire un miglioramento nei prossimi giorni. Serve un intervento immediato per aumentare la possibilità di ricovero nelle

strutture della nostra provincia, che siano dell’azienda ospedaliera oppure dell’Ulss 9». Dall’Ulss 9 Scaligera ieri è arrivata la conferma che «al Fracastoro e al Magalini di Villafranca i posti letto di terapia intesiva sono tutti occupati». «Dolo», continua l’Ulss, «è stata destinazione indicata dal 118», servizio di emergenza che non dipende dall’Ulss 9.

La stessa cosa era accaduta nella notte tra il 6 e il 7 dicembre scorso e a finire a un’ottantina di chilometri da San Bonifacio, sempre a Dolo, era stato in quell’occasione un settantatreenne, pure lui intubato. Una settimana più tardi il copione stava per ripetersi, ma il trasferimento di un paziente all’ospedale di Belluno era stato evitato all’ultimo minuto.

Davanti a una situazione in così rapida evoluzione per la Uil serve una cabina di regia che prenda decisioni immediate. Tuonano Gottardi e Bognin: «Si devono aprire immediatamente i posti letto in terapia intensiva attivabili e bisogna dare messaggi chiari ai cittadini. I numeri sono inesorabili e Verona è la provincia più colpita dal Covid 19». Esauriti i posti e tutto

L’allarme

Bigon:«Siamoinfase5» ElaRegionegiàstudia ulterioriincrementi

Ilpronto soccorsodelFracastoroierimattina DIENNEFOTO

già utilizzato anche il personale, come conferma Ivano Dal Dosso (Anaao Assomed, associazione dei medici dirigenti). Sulla stessa linea anche il sindacato degli infermieri Nursing Up. «Situazione non più sostenibile, difficilissimo pensare che possano essere previsti nuovi innesti prima della fine del mese di gennaio. Oggi non bastano più le pacche sulle spalle», se la prende Guerrino Silvestrini, che di Nursing up è il dirigente regionale. Il suo riferimento è legato a una segnalazione arrivata dalla segreteria provinciale di Verona: «La Regione Veneto ha libe-

rato 38 milioni di euro perché le Ulss venete finanzino eventuali prestazioni aggiuntive che impegnano il comparto sanità per attività indispensabili a fronteggiare l’emergenza, ma l’Ulss 9 non ha disposto le erogazioni delle risorse per tali prestazioni».

Dieci giorni fa, dopo un’assemblea che ha riunito una sessantina di lavoratori dei pronto soccorso degli ospedali di San Bonifacio, Legnago e Villafranca, i rappresentanti sindacali di Rsu, Fp Cgil, Cisl, Uil Fpl e Nursing up hanno inviato un vero e proprio Sos al prefetto di Verona Donato Cafagna (che ha chie-

CALDIERO. Neidue giorni disomministrazioni ditestsono statieseguiti ben 186 esami

Tamponilow cost alle Terme Sireplica macambiala sede Oggie domanisi puòprenotare l’esame alPalazzettodello sport Nel primo giorno dei tamponi Covid con il sistema del drive in e a prezzo agevolato, fatti al parcheggio delle Terme di Giunone, mercoledì scorso, 23 dicembre, i volontari della Croce Azzurra Verona e il personale del laboratorio Personal Genomics di Verona, hanno effettuato ben 121 tamponi in circa cinque ore, trovando sei positivi al Sars Cov – 2. Gli operatori sanitari ed un infermiere, hanno anche raccolto nel primo giorno ben 40 prenotazioni per il giorno successivo.

Giovedì 24 dicembre, secondo giorno di test sanitari, sempre con la modalità drive in al parcheggio delle Terme, sono stati condotti altri 60 tamponi rapidi, test di ottima qualità, capaci di scovare altri quattro positivi al Sars Cov – 2. Dunque, nei primi due giorni, sono emersi dieci positivi acclarati al Covid tra i residenti nell’Est veronese, su 185 tamponi circa. «Un risultato importante per tracciare il virus in questo territorio», rimarca l’assessore a Salute e servizi sociali Laura Stizzoli, «e poter intervenire tempestivamente, assistendo a dovere coloro che sono risultati contagiati al virus».

«Nei primi due giorni dei tamponi drive in, il 23 e il 24

Operatorisanitari alleTermediCaldiero mentreeseguono tamponiCovid FOTO PECORA

dicembre, abbiamo accolto un numero di persone sopra le aspettative», evidenzia il sindaco Marcello Lovato, «soprattutto il primo giorno.

Negli stessi due giorni prenatalizi, anche i medici di base e la pediatra che operano in paese hanno condotto a Caldiero i tamponi rapidi, almeno un’altra quarantina, il che ha portato ad uno screening anti Covid importante della popolazione di Caldiero e dei paesi circostanti».

Dopo la pausa natalizia, oggi e domani, torneranno ad essere eseguiti i tamponi, sia rapidi che molecolari, ma in

un altra sede, al Palazzetto dello sport in via Alberone, con orario che va dalle 8.30 alle 13: verrà data precedenza ai residenti di Caldiero.

Si tratta della seconda tranche di test aperti a tutti, grazie all’accordo siglato tra il Comune di Caldiero con la Croce Azzurra (che ha sede a Ronco all’Adige) e il laboratorio Personal Genomics di Verona. Il personale preposto sottoporrà chi si presenta alle Terme, senza richiesta del medico di base, sia ai tamponi rapidi che ai tamponi molecolari, previa prenotazione telefonica che va fatta al nume-

ro al numero 366.8734.522.

L’esito del test antigenico viene rilasciato al massimo dopo 15 minuti, mentre il referto del tampone molecolare viene inviato tramite posta elettronica.

Il prezzo che viene applicato per i test è scontato del 25 per cento, rispetto a quello normalmente applicato dai laboratori privati: per il tampone rapido il prezzo è di 30 euro, mentre quello molecolare costa 65 euro. È possibile che l’amministrazione comunale decida di eseguire una terza tranche di tamponi Covid, dopo l’Epifania. • Z.M.

sto alla Scaligera di controdedurre) informandone il direttore generale Pietro Girardi, l’assessore veneto alla sanità Manuela Lanzarin e il presidente della Regione Luca Zaia. Vi si leggeva: «Costante e importante afflusso di pazienti Covid e non, stazionamento dei primi in Osservazione breve intensiva di molto superiore alle 72 ore previste; ingenti quantità di ossigeno che espongono a pericolo; rischio professionale conseguente allo stravolgimento degli standard assistenziali.

Situazione grave che ha creato stress fisico e psichico non più sostenibile». •

Brevi ZEVIO CURAADOMICILIO DEGLIANZIANI SE NE PARLA IN CONSIGLIO Oggi, alle 18, ultimo Consiglio comunale del 2020.

Non è ancora deciso se si terrà in presenza o in videoconferenza. Si parlerà di nuovi revisori dei conti, di regolamento sui controlli interni, della convenzione tra Ulss 9 e Comuni sul progetto Fondazione Cariverona sulla cura a domicilio degli anziani. P.T. CALDIERO BILANCIO EOPERE PUBBLICHE INCONSIGLIOCOMUNALE Oggi, alle ore 19, nell’ex municipio di piazza Vittorio Veneto, è convocato il Consiglio comunale su alcuni importanti tematiche: per approvare le aliquote delle tasse comunali per l’anno prossimo, il programma dei lavori pubblici per il prossimo triennio e il bilancio di previsione del 2021. Z.M. LAVAGNO CHIUSURA DELL’ECOCENTRO PERTREGIORNI L’ecocentro sarà chiuso nei giorni di zona rossa, ovvero 1-2-6 gennaio 2021.

Rimane attivo e invariato il servizio di raccolta rifiuti porta a porta, come da calendario. Il nuovo prontuario sta arrivando direttamente nelle case. G.C.

Aggiornamentodelpiano aziendalecon indicazionedei postilettodiarea noncriticada attivareperla fase 5A,per ospedaleeper singoloreparto, maanchedegli accordicon le struttureaccreditate con il numerodiposti lettomessi a disposizioneperl’emergenza Covid-19.Conqueste informazioni,cheoggi Ulss9 e l’Aziendaospedalieradovranno fararrivare al direttore generaledell’areasanità della RegioneVeneto, Veronaentra ufficialmenteinFase5.

Lasoglia dioltre400pazienti Covidinterapiaintensiva,che fascattarel’attivazionedella Fase5, perla consigliera regionaledelPd Annamaria Bigonèstata superata: «Aieri dei640 postilettoditerapia intensivaattivatiinVeneto, 400erano occupatidapazienti Covide209 danonCovidela scorsasettimana eraoccupato quasiil71% deiposti letto complessivamente disponibili».Il datoveronese ierimattinaattestava87 pazientiin terapiaintensivae 582inarea noncritica.«Le strutturerischianodi collassareea dicembre intutta laregione ci sonostati oltre

millemorti.Una persona sudue in terapiaintensivanonce la fae solodomenica cisono stati altri 69decessi e77ricoveri: il governatoreLuca Zaia, chefa polemichestrumentalisulle percentualidei contagiati, continuaa eludereil problema dellevittimeedelle struttureche rischianodicollassare».

Fase5, dunque,per laquale il4 dicembreil Comitatoscientifico haelaboratolinee diindirizzo.

L’Ulss9devepassare da56a 84 postiinterapiaintensiva,non cambiainvece ladotazione di148 postigià messia disposizione dall’Aziendaospedaliera.Cosìil veroneseconcorreràai milleposti diterapiaintensivachecontano anchei 176di semiintensiva riconvertibili.Per la degenzanon critical’esigenza èdi3.600posti perla fase5A, 4.800per la 5Be 6.000per la 5C:Verona dovrebbe contribuireper762 posti lettoche potrebberosalirea 1.016 epoi a 1.271.«Siandrà verso la sospensionedituttociòche nonè urgenzamaper procedere, soprattuttocon le terapie intensive,servepersonale medico einfermieristico»,conclude Bigon, «ediquestounpresidente di Regionedovrebbe preoccuparsi». P.D.C.

SANGIOVANNI LUPATOTO. Multatoun barista

Calanoinumeri deicontagiati manoni controlli Gastaldello:«Spero che iltrend continuianchedopo l’Epifania» San Giovanni Lupatoto viaggia in controtendenza. In uno scenario che vede il Veneto in crescita in tema di Covid e di contagiati, il territorio lupatotino fa registrare in una settimana un consistente calo sia per quanto riguarda i positivi (da 244 a 182) sia per il numero complessivo di persone in isolamento fiduciario (da 502 a 383).

Lo dicono i dati del report dell’Ulss 9 al sindaco Attilio Gastaldello. I lupatotini positivi al Covid risultavano 182, 138 erano le persone in isolamento per contatto con i positivi, un caso sospetto e 4 persone in isolamento per contatto con sospetti, 46 lupatotini sono isolati per accertamenti epidemiologici e 5 sono ospiti della case di riposo.

Gli abitanti lupatotini che domenica risultavano ricoverati in ospedale per Covid erano 7. I soggetti in isolamento fiduciario sono 383 mentre soltanto una settimana prima erano 502. La differenza, in calo, è circa il 30 per cento, pari a 119 persone. Lo stesso calo viene registrato per i positivi al coronavirus: sono scesi da 244 a 182 con un calo di 62 in 7 giorni (- 35%) mentre

sono calate da 172 a 138 le persone a stretto contatto con i positivi. Il sindaco Attilio Gastaldello è moderatamente soddisfatto dal trend.

«Spero che tale andamento si confermi dopo il 7 gennaio, data in cui riprenderanno le attività scolastiche», dice.

«Occorrerebbe che la riduzione continuasse in un contesto di normalità, con una situazione di provvedimenti sul contagio meno restrittivi degli attuali. Vorrebbe dire che i comportamenti anticontagio che le autorità consigliano sono entrati nella nostra testa». Domenica era rimbalzata sui social locali la notizia di una multa di 285 euro e dell’obbligo di chiusura per cinque giorni a un bar della piazza per alcune tazze e qualche bicchiere di plastica abbandonato su un tavolino.

«C’è chi vorrebbe più multe e il rispetto al minuto degli orari di chiusura fissati dalla normativa Covid e chi si lamenta perché qualche multa viene data», dichiara Gastaldello.

«Non venitemi a dire che i nostri vigili dispensano multe a cuor leggero. Se è stata irrogata, vuol dire che c’era una fondata ragione». • R.G.

XV

Agenda

Lettere Emergenza Covid

Sanità veneta: non è un modello da imitare «Lavoriamo con turni massacranti, molti di noi si contagiano e portano il contagio a casa, ma quando chiediamo di poter fare almeno un tampone molecolare a settimana e di poter avere le mascherine FFP2, ci rispondono picche».

Questa è una delle testimonianze dei tanti operatori del socio sanitario. Fanno fatica a parlare, ad esporsi, perché in Italia, grazie, per così dire, a Brunetta abbiamo anche una legge che impedisce ai lavoratori del pubblico di parlare, rischio il licenziamento. Eppure, nonostante la legge Brunetta, in tanti iniziano a parlare, a scrivere, a denunciare tutto ciò che non va. Significa che la situazione è insostenibile. È una ragione in più per mettersi a fianco di questa parte del mondo del lavoro, dando voce a chi trova la forza di parlare. Chi non vorrebbe vivere nella regione che vanta quello che è definito “il miglior modello di sanità nazionale, se non mondiale”. Ma la realtà è molto diversa da ciò che viene raccontato e per conoscerla occorre ascoltarla direttamente da chi la vive, da chi vi lavora. È una realtà che non combacia con quella che da mesi, ogni giorno, il Presidente del Veneto racconta dalle sue dirette tv, dove fioccano numeri di ogni tipo.

Però non sono mai numeri che parlano dei turni massacranti, della carenza di personale, dei tamponi molecolari non fatti,

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

della non disponibilità delle mascherine FFP2, delle risorse economiche che servirebbero per tutto questo e che non vengono stanziate. Zaia fa annunci.

Annuncia e non mantiene.

Quanto sta avvenendo nelle Rsa del Polesine, ma anche negli ospedali e nelle strutture di tutta la regione, è il risultato di questo modello così decantato, sorretto da dirette televisive, paternalismo, con tanti numeri e annunci mai verificati: non è un modello da imitare, ma da cambiare completamente.

Il Veneto che Vogliamo Coordinamento polesano

Festività e nuovo anno

Le differenze tra ricchi e poveri devono sparire Sono un anziano nato nel 1927, ex colono della Libia dal 1938 e rientrato in Italia nel 1942. La mia istruzione è elementare ma ho voluto conseguire il diploma di terza media a cinquant’anni suonati. Ho tanti ricordi reali, vissuti e tramandati. L’Italia è un Paese tutto da rifare e sta vivendo una crisi economica, politica, sanitaria e sociale mai vista prima; l’Italia è in difficoltà a causa di un virus proveniente dalla Cina che ci obbliga a mettere la mascherina, un virus che ha messo in crisi la sanità e tutto l’apparato industriale e commerciale di ogni genere.

Questo è stato un Natale sono delle festività anomale. Un tempo

ROVIGO REDAZIONE: Via Giuseppe Verdi, 19 Tel. (0425) 422246 - Fax (041) 665178 E-mail: rovigo@gazzettino.it

VICE CAPOCRONISTA: Claudio Bertoncin Luca Gigli REDAZIONE: Nicoletta Canazza, Ivan Malfatto, Franco Pavan, Paolo Ponzetto

Il giorno 25 dicembre 2020 è mancata all’affetto dei suoi

si usava scrivere la letterina al papà promettendo di essere più buoni e ubbidienti e come compenso si riceveva una piccola mancia.

Il primo giorno dell’anno si andava per le famiglie a fare gli auguri con lo scopo di ricevere qualche centesimo. Il giorno prima della befana si andava in campagna a raccogliere un pò di legna da mettere nel camino per scaldare “la vecia” infreddolita che aveva la gerla sulle spalle piena di doni che veniva a cavallo di una scopa. Noi bambini andavamo tutti a letto sperando che la mamma, al mattino, ci desse buone notizie. La “vecia” portava dolci e caramelle ai bambini buoni e carbone e caligine ai bambini cattivi. A quel tempo credevamo davvero che questa storia fosse reale invece, crescendo, abbiamo capito che non è così.

Purtroppo ci sono ancora bambini che muoiono in grembo alla mamma; bambini affamati che vanno a cercare cibo nelle discariche mentre in Italia il cibo si getta a tonnellate. I nostri politici vivono nel lusso e nelle comodità con stipendi e vitalizi scandalosi, senza fare sacrifici.

Signori politici rispondetemi: se quei bambini affamati e abbandonati fossero i vostri, cosa direste? Cosa fareste?

Se si vuole cambiare questa disparità sociale, caro Presidente della Repubblica, bisogna andare a votare senza i partiti e i “volta gabbana” con due liste: destra e sinistra. Governa chi vince. La differenza tra bianchi e neri, ricchi e poveri deve sparire.

Ricordatevi che la terra è di tutti e non appartiene all’uomo, ma è l’uomo che appartiene alla terra.

Caro Gazzettino, questa lettera potrebbe essere l’ultima che scrivo, perché alla mia età si vive alla giornata. Auguro buone feste alla redazione e vi ringrazio per le lettere che avete pubblicato.

Anche dalle persone poco istruite si possono imparare tante cose.

Floris Pizzi Villanova Marchesana

Natale davvero speciale per i bimbi di Pontecchio

Ma il settimo giorno è senza tramonto

Il giorno 26 dicembre, assistita amorevolmente dai suoi cari in casa è salita al cielo

cari

GLI ORSETTI Il Natale dei piccoli alunni delle scuole di Pontecchio

SCUOLA Il 23 dicembre le ragazze e i ragazzi di classe 5ª della scuola primaria di Pontecchio hanno incontrato su google meet gli amici della scuola dell’infanzia San Giuseppe del paese, grazie alla collaborazione fra insegnanti.

Gli alunni della scuola primaria hanno recitato un brano tratto dal libro “Un Natale davvero speciale” di Raffaella Benetti, con brevi intermezzi musicali, a cui è seguita un’attività laboratoriale con la costruzione di un biglietto di auguri da parte degli orsetti. Il testo ha voluto mettere in evidenza l’importanza dei giochi tradizionali per sviluppare la fantasia.

I piccoli amici orsetti e le loro maestre hanno dimostrato con affetto di aver gradito la breve rappresentazione. Questo momento educativo fa parte del progetto continuità che da anni contraddistingue tutte le scuole dell’istituto comprensivo di Po-

lesella, in particolare il plesso di Pontecchio che non ha voluto mancare all’appuntamento nemmeno in una situazione così difficile come quella che stiamo vivendo.

Seguiranno altre occasioni d’incontro fra i due ordini di scuola, per favorire il passaggio dei piccoli amici. In gennaio, il 12 e 19, le famiglie potranno incontrare i docenti per la presentazione dell’offerta formativa e dell’organizzazione scolastica.

Il tutto avverrà a distanza, motivi sanitari. Nei primi giorni di gennaio le famiglie troveranno il link dal quale accedere sul sito dell’istituto comprensivo di Polesella.

Il calendario

“Bellezze venete” alla 15ª edizione (M.Sca.) Anche quest’anno, nonostante tutte le difficoltà, legate soprattutto all’organizzazione delle selezioni, dei casting e di tutta la parte fotografica, il giornalista collaboratore della pagina cultura e spettacoli de “Il Gazzettino” di Padova, Paolo Braghetto, è riuscito a realizzare il calendario Bellezze Venete. Braghetto, che è pure art director del calendario, giunto alla 15ª edizione che da sempre ha finalità benefiche, è riuscito a partire con i casting ai primi di novembre, realizzando in tempo utile il calendario del nuovo anno. Come sempre sono rappresentate tutte e sette le provincie del Veneto. Mai come quest’anno è stato difficile trovare una ragazza delle zone di Rovigo e Verona. Ma alla fine Braghetto ce l’ha fatta e così ecco che il calendario è pronto.

Intanto è stata svelata la copertina, mentre nei prossimi giorni saranno svelati tutti i nomi delle protagoniste. © RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA

GLI ALUNNI DI QUINTA ELEMENTARE HANNO INCONTRATO GLI ORSETTI DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA

Il marito Pierino, la figlia Grazia,

i

annunciano

parenti con

tutti

Sabato 26 Dicembre è mancato all’affetto dei suoi cari

profonda

tristezza la scomparsa di

Lucia Cecilia Battistella in Splendore

ne danno il triste annuncio il marito Giovanni e i nipoti.

Le

800.893.426

esequie

avranno

Bruno Zamengo

luogo

mercoledi 30 dicembre alle

Mario Fogliata

ore 10.00 nella Chiesa di

Ne danno il triste annuncio la moglie Maria Lucia (Marisa), il figlio Renzo, i nipoti Caterina Angela e Alvise Leonardo nel nome di San Marco Evangelista

Sant’Atonio.

Venezia, 29 dicembre 2020

Circondata dall’affetto dei suoi cari il 25 dicembre è tornata alla Casa del Padre

Renata De Lorenzi ved. Berardi

I Funerali avranno luogo Mercoledì 30 dicembre alle ore 11:00 nella Chiesa di San Marcuola Venezia, 29 dicembre 2020

in Carraro

Padova, 29 dicembre 2020

dolore la figlia Anna con Gianluca, i nipoti e i parenti tutti.

Il funerale avrà luogo nella Basilica Castello,

di

San

Pietro

mercoledì

in Sassaro

I Le esequie avranno luogo presso la chiesa del Carmine di Padova alle ore 9.

Si ringrazia quanti parteciperanno alla cerimonia.

di 30

dicembre alle ore 11.

San Marco 5191 Venezia, 29 dicembre 2020

9d86b6eb-eed1-4acc-9e00-b055c06350df

Addolorati lo annunciano la moglie, il figlio, la nuora, la nipote, parenti e amici tutti.

Anna Maria Trivellato

addolorati lo annunciano i figli Paolo, Luciano, Maria Grazia, le sorelle, le nuore, il genero, i nipoti ed i familiari tutti.

Lo annunciano con immenso 10.00 - 12.30 e 14.30 - 17.00

di anni 78

Elvira Penso

funerali

Giovedì

31

avranno

luogo

Dicembre

alle

ore 10 nella Basilica di Santa Giustina.

Padova, 29 Dicembre 2020

I funerali avranno luogo Mercoledì 30 c.m. alle ore 11,00 nel Duomo di San Lorenzo, piazza Ferretto - Mestre.

Dopo il rito la salma verrà tumulata al cimitero di Mestre.

Si ringraziano sin d’ora quanti parteciperanno Mestre, 29 dicembre 2020

VII

Belluno

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

DIFESA DEL SUOLO E PROTEZIONE CIVILE L’assessore regionale Gianpaolo Bottacin in uno degli innumerevoli sopralluoghi su frane, dissesti e alluvioni

IL BILANCIO BELLUNO Una poltrona pesante quella dell’assessore regionale Gianpaolo Bottacin che, in chiusura d’anno, tira le somme di 12 mesi senza sabati e domeniche tra frane, alluvioni, trombe d’aria, incendi, “acqua granda” e come se non bastasse anche il Covid che ha visto e vede il «battaglione della Protezione civile» gestire la logistica di una «guerra» combattuta in prima linea dal personale sanitario. Le deleghe assegnategli quasi d’ufficio dal presidente Luca Zaia, ovvero alla Difesa del suolo e alla Protezione civile, non sono certo tra le più ambite. E per chiudere un anno importante, ieri, la conferenza stampa online non si è fatta mancare l’incursione di un hacker che ha lanciato insulti e denigrato la Protezione civile intercalando foto hard.

Un anno tra frane, acqua e Covid «Cantieri per 114 milioni di euro» L’assessore regionale tira le somme di 12 mesi `«Eventi più disastrosi dell’alluvione del 1966 «senza tregua, ma con la fiducia della gente» ma senza morti grazie ad opere di mitigazione»

`

3621 INCONTRI La sua presenza sul territorio è stata assidua con ben 3621 incontri, dal 2015, di cui 291 solo nel 2020 e altri 182 da calendarizzare.

Un impegno che ha fruttato la fiducia di un bellunese su dieci alle elezioni di settembre in tempi in cui solo il 17% dei votati esprime preferenze. «Un grande stimolo alla responsabilità - dice con orgoglio Bottacin -. I bellunesi, solitamente riservati, ora mi avvicinano, considerandomi un riferimento».

Tra interventi ordinari e straordinari nel Bellunese sono

INCURSIONE NELLA CONFERENZA STAMPA DI UN HACKER CON INSULTI E VIDEO PORNO

stati attivati 83 interventi (su 210 in Veneto) per 51 milioni di euro (su 124) relativamente alle attività di ripristino e mitigazione del rischio idrogeologico svolte nell’ambito delle attività Commissariali (tempesta Vaia) e urgenti; avviati 170 (su 620) interventi 2020 per un totale di 8 (su 21) milioni di euro relativi a opere idraulico forestali e di gestione del patrimonio silvo pastorale; avviati 4 (su 58) interventi per 2 milioni (su 31) relativi ad opere idrauliche di riduzione del rischio idrogeologico. A queste cifre si sommano altri 5 milioni di euro per i primi interventi attivati d’urgenza a seguito del maltempo di inizio dicembre (3 dai Servizi Forestali, 9 dal Genio Civile). A tali dati vanno inoltre aggiunti lavori svolti tramite enti strumentali e società partecipate per un totale di 48 milioni (di cui 4 milioni solo a dicembre) nel Bellunese relativi a 63 interventi, su un totale di ulteriori 160 interventi per un

valore di 136 milioni di euro.

IL PIANO DI DIFESA «In due anni - spiega Bottacin sono stati avviati 1115 cantieri in tutto il Veneto e gran parte di questi sono nel Bellunese. Credo che tanto lavoro si veda, perché a fronte di eventi più potenti dell’alluvione del ‘66, non solo non abbiamo avuto morti (furono ben 300 allora e altri 3 con Vaia), il territorio ha subito molti meno danni. Dopo l’alluvione del 2010 la Regione si è dotata di un piano di opere per difesa del suolo per 3,2 miliardi di euro. Piano che, come hanno riconosciuto anche illustri esperti come Luigi D’Alpaos e Giuseppe maschio, ha funzionato».

Sono stati 12 gli stati di crisi dichiarati dalla Regione di cui 8 relativi al Bellunese con altrettante richieste al Governo di stato di emergenza. Solo l’emergenza del 6 dicembre ha prodotto danni per 323 milioni di euro di cui verifica-

ti 189 milioni e di questi ben 93 in Provincia. La tromba d’aria di agosto, invece, che scoperchiò anche il PalaMares di Ponte nelle Alpi, toccando prevalentemente il Vicentino, ha prodotto danni per altri 200 milioni di cui solo 6,8 stanziati finora.

«Abbiamo preparato le istruttorie da mandare a Roma - prosegue Bottacin - ma sono molto preoccupato, perché la legge di bilancio del Governo mette solo 100 milioni di euro per tutta Italia per il biennio 2019-2020». C’è poi il capitolo per le organizzazioni volontarie di Protezione civile alle quali sono andati 5 milioni. «Sono comunque nulla - dice l’assessore - a confronto del loro impegno».

LA PARTITA IDROELETTRICA In tema ambientale, per la qualità dell’aria, negli ultimi 4 anni è stato investito oltre 1 miliardo. Bene il fronte dei rifiuti che vede il Veneto al primo posto in Italia e

ai vertici della classifica europea con Belluno che ha superato l’obiettivo 2020. Sulle bonifiche ambientali sono stati messi 8,6 milioni di euro con due interventi forti su Belluno: Sap di Fonzaso ed ex Calde Mas di Sospirolo.

«Nel contrasto agli illeciti - prosegue - il nostro tavolo specifico attivato due anni fa è stato citato come esempio virtuoso da Fabio Dattilo, capo dei Vigili del fuoco, da estendere a tutta Italia».

Tra le tante cose fatte, ce n’è poi una importantissima da chiudere: le concessioni sui bacini idrolettrici da mettere in capo alla Regioni a titolo gratuito. «Il Governo ha tentato di bloccare l’operazione - conclude Bottacin - ma siamo riusciti a fermarlo». Infine uno sguardo al domani: «Mi auguro - conclude - che il 2021 non dico possa essere in discesa libera, ma almeno in moderata discesa verso un periodo migliore».

Lauredana Marsiglia © riproduzione riservata

Strada della Veneggia, un progetto previsto dal Pat URBANISTICA BELLUNO La strada interna della

Veneggia s’ha da fare e si deve cominciare con i 110 metri nei pressi del nuovo edificio in via Barozzi. Il Circolo Pd dell’Oltrardo ne è convinto, ora più che mai. Tanto più che la strada risulta confermata, «dal momento che è contenuta all’interno del Pat – spiega il segretario del Circolo, Mario Svaluto Moreolo -. Qui si parla di un atto politicamente e giuridicamente garantito». Il punto è solamente cominciare col fare il tratto di strada: «stiamo parlando di 110 metri, che l’impresa si era detta disponibile a fare».

Per dare il via libera serve, pe-

rò, una convenzione tra l’Amministrazione comunale e la ditta.

L’OBIETTIVO «La pista ciclabile verrebbe fatta comunque, l’obiettivo però deve rimare la realizzazione della strada», fa sapere Svaluto Moreolo. Per essere chiari.

L’annosa e spinosa questione riguarda la strada interna della Veneggia, ovvero la bretella di collegamento fra lo slargo Ugo Neri e la statale 50. Su quel tratto è stato di recente edificato un fabbricato, in prossimità di via Barozzi per essere precisi. Un edificio che si è letteralmente mangiato l’area su cui sarebbe dovuta passare quella strada interna, che rientrava all’interno

del Piano regolatore generale.

Sul tema il Circolo Pd ha ingaggiato una vera e propria battaglia: al fianco del segretario ci sono Roberto Casoni (già presidente del Comitato della viabilità interna della Veneggia) e Maurizio Pilat che di fatto si fanno portavoce delle istanze di molti. Tanto da aver inviato l’ennesima lettera, ad ottobre,

IL CIRCOLO PD OLTRARDO CONTINUA LA BATTAGLIA PER AFFIANCARE ALLA PISTA CICLABILE ANCHE UN TRACCIATO PER LE AUTOMOBILI

al sindaco Jacopo Massaro e all’assessore all’Urbanistica, Franco Frison. Il Circolo chiedeva «ufficialmente che l’amministrazione concordi con Doma Immobiliare srl la soluzione del problema e dia corso a tutti quegli atti tecnico/economici necessari ed autorizzativi per l’esecuzione dell’opera».

LA COMMISSIONE

ALLA PISTA ciclabile potrebbe affiancarsi anche una strada

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Nelle scorse settimane si è riunita la Commissione urbanistica e si è parlato della strada.

A sollevare perplessità Gianni Sernagiotto (Belluno è di tutti) contrario a realizzare una viabilità che porti un carico di traffico sostenuto in un’area residenziale. Anche Francesco Pingitore ha chiesto di non modifi-

care il tracciato della ciclabile.

La ditta, è emerso in Commissione, si è anche detta disponibile a realizzare un marciapiede lungo via Barozzi, nel tratto fra l’incrocio con via Mondin e la curva che porta in via Zanon, sul lato del fabbricato, e si congiungerà con il tratto esistente.

I consiglieri hanno votato all’unanimità di accettare la costruzione del marciapiede, sul vincolo di uso pubblico su un tratto della ciclabile hanno votato a favore i consiglieri di maggioranza e Paolo Bello, contrari Serragiotto e Pingitore, astenuti Raffaele Addamiano, Marzio Sovilla e Franco Roccon.

Federica Fant © RIPRODUZIONE RISERVATA

MARTEDÌ 29 DICEMBRE 2020 LA TRIBUNA

PRIMO PIANO

7

Coronavirus: l’emergenza nella Marca tutte le sedi

Drive-in per i tamponi aperti il 31 e l’1 a orari ridotti TREVISO

Nella foto grande, una delle prime vaccinazioni domenica al Ca’ Foncello. Sopra: le dosi arrivate per l’Usl 2. Sotto: il maxi frigo di Vittorio Veneto per la conservazione delle dosi

Vaccini anche a Capodanno I medici di base: noi ignorati Oggi in arrivo altre dosi per il personale ospedaliero, la campagna riprende subito Gorini (Fimmg): «Poche informazioni dall’Usl». Szumski ribadisce: «Io contrario» TREVISO

Corsa al vaccino, l’Usl 2 accelera: le prossime dosi del composto Pfizer-BionTech arriveranno nella Marca il 29 dicembre, in tempo utile per iniziare la seconda parte della profilassi il primo gennaio 2021.

Ieri il dg dell’Usl 2, Francesco Benazzi, ha confermato che la pausa nella somministrazione delle dosi, iniziata domenica con il V-Day a livello europeo, sarà brevissima, e a stretto giro ripartiranno le vaccinazioni del personale sanitario degli ospedali. In questi giorni fioccano anche le telefonate di comuni cittadini ai medici di base: «Vogliono sapere quando potranno vaccinarsi, cosa bisogna fare e in che ordine saranno chiamati» racconta Brunello Gorini, segretario Fimmg, «la verità è che dall’Usl non ci è arrivata

alcuna comunicazione e non sappiamo cosa rispondere, chiediamo che ci mandino almeno una mail con i punti salienti della campagna di vaccinazione».

IL BILANCIO DEL V-DAY

I primi a essersi vaccinati, domenica scorsa, sono stati 105 professionisti degli ospedali di Vittorio Veneto, Montebelluna e Treviso, che dovranno sottoporsi al richiamo tra una ventina di giorni (e saranno immuni al virus dopo altri dieci). Com’è andata? Nessun effetto collaterale, soltanto una febbricola passeggera per la primaria di Pneumologia del Ca’ Foncello, la dottoressa Micaela Romagnoli, già tornata al lavoro ieri. Avanti tutta, quindi, con l’obiettivo di vaccinare almeno il 65 per cento della popolazione trevigiana (574 mila persone) entro fine

estate. Dipenderà, ha fatto sapere l’Usl, da due fattori: le tempistiche di arrivo dei diversi vaccini immessi sul mercato, in base ad accordi stipulati con il governo centrale, e la risposta della popolazione, che dovrà essere il più ampia possibile per garantire di arrivare finalmente all’immunità di gregge in grado di “sterilizzare” la circolazione del virus. Su questo punto ieri ha ribadito la propria posizione Riccardo Szumski, sindaco di Santa Lucia e medico di base: «Sono molto perplesso sul vaccino arrivato in Italia, in questo momento io non lo inietterei su me stesso. I medici ospedalieri dipendenti di un’azienda sanitaria che si fanno vaccinare sotto gli occhi del loro “padrone” politico e attorniati da fotografi mi sembrano le comparse di una recita. Meglio attendere quel-

FRANCESCO BENAZZI DIRETTORE GENERALE AZIENDA SANITARIA USL 2

«Nessun effetto collaterale per i primi vaccinati, soltanto una lieve febbricola per il primario di Pneumologia»

la “psicopandemia”

Stress e angoscia da virus trevigiani sempre più depressi TREVISO

Stress, angoscia, sindromi da spazio confinato e incapacità di superare i lutti e i traumi. Gli psicologi lanciano un appello alle istituzioni: va rafforzata la rete di servizi che si occupa del benessere psicologico della popolazione e va promossa la figura dello psicologo come professionista di riferimento per il disagio emotivo. Solo così si eviterà

il rischio di una “psicopandemia”.

DISAGIO EMOTIVO

«Il Covid ha amplificato in molte persone dei disturbi preesistenti, mai come in questo momento psicologo e psicoterapeuta vanno presi in considerazione» sottolinea Giulio Mazzocco, psicologo dell’emergenza dello Studio Associato Psicoemergenza8.7, già presidente del-

la Commissione Tutela dell'Ordine degli Psicologi del Veneto. «La minore possibilità di movimento, lo smartworking, il venire meno di molte occasioni di socialità, hanno stravolto i nostri ritmi e reso la quotidianità più monotona: può accadere che tutto abbia lo stesso sapore».

Nel lungo termine il pericolo è di cominciare a prendersi meno cura di sé. «Non c’è più l’occasione di vestirsi bene,

Lo psicologo Giulio Mazzocco

truccarsi, scegliersi una bella cravatta. Ci si specchia di meno, si finisce per stare in casa in tuta e pantofole, subentra una vena depressiva e magari si cerca conforto nel cibo» sottolinea Mazzocco. Una spirale che può aggravarsi fi-

lo in arrivo fra tre mesi e prodotto dalla Glaxo».

IL FRONTE DEI MEDICI

Chi somministrerà i vaccini?

Non i medici di base. Che in questa fase si sento un po’ tagliati fuori dal grande piano vaccinale. Non tanto perché non avranno la possibilità di effettuare le punture (la procedura è più complessa rispetto al classico antinfluenzale), quanto per la carenza di informazioni da girare ai loro assistiti. «Molte cose le abbiamo apprese dai giornali, e quello che sappiamo su questa campagna di vaccinazione lo abbiamo scoperto dalle conferenze stampa di Zaia e Benazzi» sottolinea Gorini della Fimmg, federazione dei medici di medicina generale, «ci mandino almeno una mail con le risposte da dare agli assistiti. Tutti ci chiedono di tutto: quando arriva, come farlo, chi li convocherà e come. I pazienti in questa fase sono molto disorientati, servono risposte certe». Sulla stessa linea il sindacato dello Snami, con il presidente regionale Salvatore Cauchi, medico a Pieve di Soligo: «Non sappiamo ancora niente, e nessuno ci dice nulla. Agli assistiti, quindi, dico solo una cosa: di aspettare». —

Afflusso intenso nei Covid Point della Marca in questi giorni, tanto che l’azienda sanitaria trevigiana ha potenziato i punti screening attivi in tutta la provincia per le festività.

«La raccomandazione, nei giorni festivi, è che si rechino ai Covid Point esclusivamente le persone che hanno urgenza di fare il tampone» precisa la direzione dell’Usl 2 chiedendo la collaborazione di tutta la cittadinanza per gestire al meglio le operazioni di screening. Ecco il calendario delle aperture. Il 31 dicembre: (dalle 7 alle 19) saranno operativi i Covid Point dell’Ex Dogana a Treviso, l’Ex Velo di Altivole, la Zoppas Arena a Conegliano, Casier; (dalle 7 alle 13) l’Ex Foro Boario di Oderzo e Castelfranco (Ospedale San Giacomo); (dalle 8 alle 19) Castelfranco (area Melodi).

Il primo gennaio (7-13): Treviso - Ex Dogana, Altivole-Ex Velo, Conegliano - Zoppas Arena, Oderzo-Foro Boario. Il 6 gennaio (7-13): Treviso - Ex Dogana , Altivole-Ex Velo, Conegliano - Zoppas Arena, Oderzo-Foro Boario.

L’Usl di Marca ricorda infine che il Covid Point notturno all’Ex Dogana di Treviso sarà sempre attivo, con il consueto orario dalle 20 alle 7. L’azienda sanitaria ricorda inoltre che tutti i punti tampone sono accessibili esclusivamente agli assistiti dell’Usl 2 in possesso di prescrizione medica, o in alternativa inviati via e-mail dal Dipartimento di Prevenzione (perché contatto di positivi) o ancora provenienti da uno dei Paesi per i quali è richiesto il tampone.—

ANDREA DE POLO

V.C.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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no al disturbo post traumatico da stress. «Si altera il tono dell’umore, vengono meno i normali cicli del sonno, cala l’autostima». Angoscia, difficoltà a immaginare un avvenire roseo, paura di ammalarsi minacciano di creare una cappa sopra di noi. Fenomeni che l’Ordine degli Psicologi del Veneto, formato da 10 mila psicologi che si prendono cura di 7 milioni di veneti, sta osservando con attenzione, come sottolinea il presidente Luca Pezzullo: «Se a inizio 2020 abbiamo affrontato il Covid con la logica del centometrista ora occorre adottare quella del maratoneta».

turo, al timore della crisi economica e all’idea di trascorrere le festività in solitudine, il dottor Mazzocco suggerisce alcuni accorgimenti. «Premesso che non esiste una panacea, dobbiamo dire che la famiglia sarà determinante, così come lo saranno le tecnologie che garantiranno la comunicazione a distanza. Certo smartphone e pc non saranno in grado di sostituire un abbraccio, ma bisogna contrastare il senso di abbandono» conclude Mazzocco, citando la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità: «La salute non è assenza di malattia ma il benessere fisico e psicologico della persona». —

LE SOLUZIONI

Di fronte all’incertezza del fu-

VALENTINA CALZAVARA © RIPRODUZIONE RISERVATA

2

Primo Piano

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

La lotta al Covid

Vaccino obbligatorio, il governo si divide Conte non lo esclude Zampa: i dipendenti pubblici devono farlo `Il 20% del personale sanitario rifiuta il siero Stop di Dadone: meglio la raccomandazione Sileri: «Un passaporto vaccinale? È possibile» `

LA GIORNATA ROMA L’obbligatorietà del vaccino anti-Covid resta appesa a quel «vediamo prima come va» pronunciato qualche giorno fa dal presidente del Consiglio Conte proprio in vista della campagna vaccinale iniziata domenica. Una cautela dovuta alla convinzione che alla fine prevarrà il senso di responsabilità, ma che non chiude a iniziative più drastiche qualora in alcuni settori si dovesse riscontrare una percentuale di rifiuti inaccettabile per la salute pubblica.

IL FUTURO Una linea che il sottosegretario Pierpaolo Sileri conferma quando dice che «adesso si punta alla non obbligatorietà». L’obbligo del vaccino anti-Covid «non c’è, ma non vorrei che ci si dovesse arrivare, perché significherebbe dover mettere una costrizione per colpa di pochi individui».

Lo scontro nel governo si accende comunque e parte dalle dichiarazioni fatte a Rai3 dalla sot-

LA SPAGNA: TERREMO UN REGISTRO CON CHI NON VUOLE IMMUNIZZARSI E LO CONDIVIDEREMO CON I PARTNER UE

tosegretaria alla Salute Sandra Zampa secondo la quale «l’obbligatorietà del vaccino deve essere una pre-condizione per chi lavora nel pubblico». A stretto giro di posta arriva la replica della ministra della Pubblica amministrazione Fabiana Dadone che dichiara di «non essere favorevole» ad introdurre l’obbligo per i dipendenti pubblici tra i quali, è bene ricordare, ci sono oltre a medici e infermieri anche gli insegnanti. «Il governo si è raccomandato e penso - aggiunge la ministra - che una raccomandazione forte sia il modo migliore per raggiungere l’immunità di gregge». Visto l’esiguo numero di vaccini disponibili il problema è ora relativo anche se ha poco senso basarsi sull’immunità di gregge quando si parla di medici e di operatori sanitari che quotidianamente entrano in contatto con malati ed anziani.

In molte regioni la percentuale di medici e infermieri pronti a vaccinarsi supera il 90%, ma la media nazionale scende all’ottanta e ciò preoccupa soprattutto se le strutture ospedaliere non decidono di destinare ad altro incarico i medici no-vax come suggerisce il sottosegretario Sileri. Per ora sarebbero un centinaio, secondo la Fnomceo, coloro che hanno rifiutato il vaccino e sui quali l’Ordine dei medici ha aperto un procedimento disciplinare anche perché prima di un eventuale obbligo per legge, i medici hanno un codice

Gli operatori liberi professionisti

«Anche noi abbiamo diritto alla profilassi» «Illustre ministro, le chiediamo che tutti gli operatori sanitari e sociosanitari rientrino tra i soggetti da sottoporre prioritariamente a vaccinazione, a prescindere dalla natura del datore di lavoro o dallo stato libero professionale». È questo l’appello lanciato ieri a Roberto Speranza dalla Federazione nazionale dei Tsrm (Tecnici sanitari di radiologia medica) e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione. La Federazione denuncia di essere penalizzata dalla scelta di somministrare il vaccino in questa fase solo ai dentologico, come ricorda il presidente della Federazione dei medici e chirurgi, Filippo Anelli L’ipotesi avanzata dalla sottosegretaria Zampa riscuote però molti consensi ufficiosi e ufficiali. Tra questi ultimi quelli di Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Il senatore di Iv vorrebbe oltre ad un «elenco di chi si vaccina», anche «un braccialetto» per i vaccinati affinchè possano «muoversi con maggiore libertà».

D’altra parte rendere obbligatori i vaccini è una scelta che la politica ha già assunto negli an-

Le minacce dei no-vax, Claudia blocca i suoi social ed è pronta a denunciare

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Claudia Alivernini (foto TOIATI)

SPUNTANO SUL WEB PROFILI FALSI DELL’INFERMIERA PRIMA VACCINATA IN ITALIA, GLI HATERS SI SCATENANO

Le prime vaccinazioni all’ospedale Civico di Palermo (foto LAPRESSE)

ni precedenti. Per esempio al momento dell’iscrizione a scuola. E poiché in Italia già esiste un’anagrafe vaccinale, anche coloro che in questi giorni stanno facendo il vaccino vengono registrati così come accade per morbillo, pertosse e gli altri vaccini obbligatori o no. I governatori le-

La mappa dei vaccini antiCovid Assunzioni a tempo determinato ad hoc

Primi centri di vaccinazione

12.000

1.500 300 ospedali

3.000 medici gazebo

infermieri e assistenti sanitari

Hub nazionali Spallanzani Pratica di Mare V-day in tutta la Ue (inizio vaccinazioni) 27 dicembre 2020

LA DISTRIBUZIONE DELLE PRIME DOSI Lombardia 304.955

Bolzano 27.521

Piemonte 170.995

Trento 18.659

Val d’Aosta 3.334

Veneto 164.278

Emilia Romagna 183.138 Toscana 116.240 Lazio 179.818

Marche 37.872 Spallanzani Pratica di Mare

Umbria 16.308 Abruzzo 25.480

state inviate in prima linea su tutti i “fronti” del virus dalle zone Basilicata Molise rosse, alle Rsa infettate, dagli ae19.455 9.294 roporti per lo screening con i Sardegna Puglia tamponi, all’assistenza domicilia- 33.801 94.526 re dei positivi, ha avuto la brutta sorpresa di ritrovarsi “replicata” Sicilia Calabria in due distinti falsi profili Insta- 129.047 53.131 gram, uno dei quali con la sua foL’Ego-Hub to e sbandierato come “Claudia Alivernini prima vaccinata in Itanacce. La piccola grande famiglia ni conoscono come il «ragazzo lia”. dello Spallanzani e delle Uscar la sempre col sorriso», ma che doLO CHOC coccola e protegge. Con coraggio menica per l’emozione si è messo Chi la conosce bene sa quanto sia e professionalità si era mostrata a piangere: «Ho sentito più dolorimasta scioccata, chiedendone davanti alle telecamere e per tut- re per la puntura in vaccinazioni subito la rimozione. L’infermiera ta la durata del V-day di domeni- precedenti - racconta - neanche che ha accettato di sottoporsi al ca non si è sottratta alle domande una linea di febbre, sto benissivaccino «con profondo orgoglio e dei cronisti, ieri, tuttavia, Claudia mo. È stata una grande soddisfagrande senso di responsabilità», ha cercato pace e relax. zione a livello personale ma anribadendo di «credere nella scienDopo la vaccinazione, le sue che scientifico. Tramite i social za», sta valutando in queste ore di condizioni sono buone, così co- mi hanno ricontattato tanti ex padenunciare l’accaduto alla poli- me quelle degli altri quattro colle- zienti, con tanti attestati di stima zia postale, probabilmente lo fa- ghi che per primi si sono sottopo- e affetto, ma non per tutti è stato rà già questa mattina. Il reato pa- sti all’iniezione. Come Omar Alto- così». Durante il V-day sono stati ventato è quello di furto di identi- belli, l’operatore sociosanitario vaccinati anche i colleghi delle tà, senza contare le eventuali mi- di 45 anni che tutti allo Spallanza- Uscar di Claudia Alivernini. Tra

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ghisti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, propongono l’istituzione di un “passaporto sanitario”. Idea che il sottosegretario Sileri riprende, ma non solo per viaggiare in aereo o alloggiare in hotel, ma anche «per svolgere diversi tipi di attività» dove potrà essere «richiesto di comprovare l’avvenuta somministrazione del vaccino».

La Spagna ha invece scelto di istituire un elenco dei “cattivi”.

Ovvero un registro di coloro che non vogliono sottoporsi al vaccino anti-Covid. Il vaccino contro il coronavirus non sarà obbligatorio anche a Madrid, ma chi deciderà di non farlo sarà inserito in un «registro che sarà poi condiviso con gli altri Paesi dell’Ue», ha spiegato in tv il ministro della Salute spagnolo Salvador Illa.

Marco Conti © RIPRODUZIONE RISERVATA

Friuli Venezia Giulia 50.094

Liguria 60.142

Campania 135.890

IL CASO ROMA «E ora vediamo quando muori». I commenti velenosi dei No-Vax non si sono risparmiati fin dalla prima uscita pubblica per Claudia Alivernini, la giovane infermiera dello Spallanzani di Roma, prima vaccinata anti-Covid in Italia. Sono apparsi sui profili istituzionali che diffondevano la notizia, quindi gli hater del web sono andati a caccia della sua pagina Facebook per scatenarsi. Tanto che la ventinovenne, alla vigilia della storica iniezione, ha preferito togliersi dai social, sospendere la sua pagina per meglio tutelare se stessa, la sua privacy e la sua famiglia. Non solo.

Claudia, che è laureata in Scienze Infermieristiche e fa parte del primo blocco delle Uscar del Lazio, ovvero quelle unità speciali che dall’inizio della pandemia sono

medici di sanità pubblica, agli ospiti delle Rsa e over 80enni.

Una decisione che esclude tutti coloro che lavorano a contatto diretto con soggetti fragili (anziani ad esempio) ma lo fanno in istituti privati o da liberi professionisti come igienisti dentali o chi si occupa della riabilitazione. Non solo, a premere per la vaccinazione, come sottolineato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei medici e Odontoiatri (Fnomceo), sono anche i medici della sanità privata e odontoiatri che vorrebbero anche partecipare alla somministrazione delle dosi.

questi il coordinatore infermieristico Stefano Marongiu, un curriculum professionale che sembra tratto dal copione di un film. Cinque anni fa partì volontario in Sierra Leone ma si ammalò di Ebola. Tornò in Italia e in una “bolla” di contenimento venne trasportato allo Spallanzani dove fu curato e guarì. Qui conobbe anche la moglie e cominciò a lavorare. Adesso lotta senza sosta da quasi un anno contro il Covid.

I COLLEGHI «Il vaccino? Un dovere. Come coordinatore ho voluto dare l’esempio, non potevo chiedere ai miei di fare una cosa che io non avrei fatto. Oggi come Dante nell’ultimo verso dell’Inferno posso dire “Uscimmo a riveder le stelle”, perché finalmente dopo tanto penare cominciamo a vedere la strada per il Paradiso, la sconfitta del virus». Anche Claudio Calista e Gianluca Salatino, infermieri del 118 e anche loro nelle Uscar stanno bene, «solo un po’ di indolenzimento al braccio subito passato». Scherza il loro collega Giuliano Onori: «A me è aumentato l’appetito, da ieri mangio continuamente dolci».

Alessia Marani © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Primo Piano

Martedì 29 Dicembre 2020 www.gazzettino.it

L’emergenza Covid

Veneto, rischio arancione dal 7 gennaio Dopo l’Epifania il governo tornerà a dividere l’Italia in fasce: `La regione maggiore indiziata di retrocessione. Ma è anche pesano l’indice Rt troppo alto, le vittime e le terapie intensive quella che fa più tamponi: 10mila molecolari, oltre ai test rapidi `

IL FOCUS ROMA «Dopo una lunga notte si rivede l’alba, ma il mattino è ancora lontano». Così, un po’ prosaicamente, pochi giorni fa il ministro della Salute Roberto Speranza si è riferito al gennaio in arrivo per intendere che la lotta contro il Covid è tutt’altro che alla fine. Per sua stessa ammissione infatti, dal 7 gennaio la Penisola tornerà «al sistema delle aree colorate». Vale a dire che tra 10 giorni le Regioni italiane dovranno rifare i conti con le differenti restrizioni previste per aree gialle, arancioni e rosse. In pratica, la “battaglia” riprenderà da dove l’avevamo lasciata il 23 dicembre, con l’entrata in vigore delle misure natalizie. Con alcune differenze però.

Prima delle feste infatti, il Paese si accingeva a diventare giallo per intero ma ora, in attesa ovviamente di dati aggiornati che tengano conto di quel po’ di lassismo portato proprio dei festeggiamenti e con l’Rt nazionale in lenta risalita, alcune Regioni rischiano di retrocedere ad arancioni. L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) infatti, nel suo ultimo report (quello relativo alla settimana tra il 14 e il 20 dicembre) ha evidenziato come ben nove Regioni siano da considerarsi a rischio moderato o alto. In parti-

SONO 5 I TERRITORI SOTTO OSSERVAZIONE AL SECONDO POSTO TRA I CANDIDATI AL DECLASSAMENTO C’È LA PUGLIA

colare, 5 di queste (Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto) sono classificate a rischio alto e 12 a rischio moderato, di cui quattro (Emilia-Romagna, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta) ad elevata probabilità di progredire a rischio alto nel prossimo mese nel caso si mantenga invariata l’attuale trasmissibilità.

In pratica nei territori in questione l’indice Rt è troppo alto.

Se nel nuovo monitoraggio

dell’Iss, quello di questo fine settimana, dovesse essere ancora così e se la resilienza dei sistemi sanitari risultasse essere messa ancora a dura prova come sembra, queste Regioni rischiano seriamente il declassamento in area arancione.

L’INDICE DI TRASMISSIBILITÀ Posto che l’Rt nazionale è attestato attorno allo 0,90 (sempre nel periodo preso a riferimento dall’Iss) mentre la scorsa setti-

mana era a 0,86 e quindici giorni fa a 0,82, ci sono territori che preoccupano più di altri. Il Veneto, con l’ultimo Rt a 1,11, è il maggiore indiziato al declassamento. Non solo perché indicato dall’Istituto Superiore di Sanità come uno dei 5 territori ad alto rischio per il suo indice di trasmissibilità, ma anche per il boom di vittime e ricoveri in terapia intensiva. Dati questi ultimi che prescindono dalla polemica sul rapporto tamponi-casi

La decisione a metà del prossimo mese

Cinema, palestre, discoteche e piscine: riapertura ancora lontana gennaio, in funzione di quale piega prenderà la curva dei contagi.

Ovviamente le associazioni di categoria esercitano pressione. L’anno che va a chiudersi ha portato debiti ed una ripresa delle attività è vista come l’unica salvezza per evitare in molti casi una definitiva chiusura.

Ecco allora che sulle palestre si valuta l’ipotesi di stabilire un numero fisso di ingressi e impedire ai clienti di accedere agli spogliatoi. Per

Il 15 gennaio è dietro l’angolo.

E il giorno in cui il dpcm che ha diviso l’Italia in regioni rosse, arancioni e gialle, a seconda della diffusione del virus, termina la sua efficacia. La data è attesa da gestori o titolari di piscine, palestre, cinema, teatri, ristoranti e bar.

Ci faranno riaprire? E se la risposta fosse affermativa, con quali limitazioni? La speranza di incassare una riapertura totale è tuttavia da escludere.

Il governo su consiglio del Cts inizia a ragionare sul da farsi.

Ogni decisione è destinata ad essere presa a ridosso di metà

quanto concerne le piscine è al vaglio la possibilità di permettere l’utilizzo di una corsia per singola persona (con costi che però renderebbe non redditizia l’apertura).

Sui musei si valuta l’ingresso contingentato e su prenotazione.

Tasto dolente su cinema e teatri, la data della riapertura non è in calendario, le file agli ingressi spaventano le autorità sanitarie. Stesso problema per i grandi eventi come i concerti.

Guariti

2.056.277

59.879

CONTAGIATI TOTALI

Tamponi effettuati

27 dicembre

28 dicembre

Lombardia 466

Lombardia 573

Veneto

Veneto 2.782

3.337 977

Nuovi casi 8.585

ROMA La scoperta di nuove varianti del Sars Cov 2 sta creando non pochi interrogativi sull’efficacia dei vaccini. A preoccupare stavolta non è più la cosiddetta variante inglese, ma una mutazione tutta nostrana. Come ha spiegato all’Adnkronos Salute Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell’Asst Spedali Civili, fin dai primi di agosto nel nostro Paese circolerebbe una variante «molto simile alla famigerata variante inglese».

La cosiddetta “variante italiana”, che è stata individuata a Brescia in un solo caso, presenta delle somiglianze con quella che sarebbe stata scoperta a fine settembre nel Regno Unito: entrambe presentano una mutazione in un punto ben definito, la posizione 501. Ma, secondo Caruso, la differenza sta nel fatto che «la variante italiana ha anche una seconda mutazione in posizione 493, che rende la sua proteina Spike leggermente diversa da quella del virus pandemico che tutti oggi conosciamo».

GLI STUDI È ancora troppo presto per comprendere quanto si è diffusa nel

575.221

72.370

Attualmente positivi

Deceduti

% positivi rispetto ai test 28/12 27/12

14,9% 12,49%

Deceduti

23.932

2.565

Isolamento Ricoverati domiciliare con sintomi

Terapia intensiva

548.724

Lazio 966

Novembre

Marzo

13

21

Giorno record di picco contagi

Giorno record di picco contagi (durante il lockdown)

40.902

6.557

*445

*comprese alcune notifiche dei giorni scorsi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Il confronto fra nuovi contagi giornalieri

1.408.686

IERI

Altra categoria che è stata penalizzata dalla pandemia è quella dei titolari di bar e ristoranti. I gestori dei locali pubblici chiedono a gran voce di poter tornare ovunque ad alzare la saracinesca per pranzo e cena. Chi invece dovrà tenerla ancora abbassata sono i proprietari della discoteche. Quest’ultimo è un luogo in cui le persone tendono ad aggregarsi, quindi a stare vicine, anche limitando gli ingressi. Una condizione ideale per la diffusione del virus.

LE MUTAZIONI

Il bilancio in Italia

Lazio

GLI ESPERTI

positivi, determinato anche da mancato calcolo dei test rapidi.

Che la sanità veneta sia stata messa sotto pressione in questa seconda ondata è di tutta evidenza. Come testimoniano i quasi tremila nuovi contagi registrati anche ieri. Più di chiunque altro nella Penisola. Ma, se è vero che il trend continua ormai da settimane e non può essere ignorato, lo è pure - come sostiene il governatore Luca Zaia - il totale di tamponi più alto degli altri: il

casi

Fonte: Protezione Civile dati aggiornati alle 17 di ieri

casi

1 2

L’Ego-Hub

Spunta la variante italiana: è in circolo da inizio agosto nostro Paese. La variante è stata del resto scoperta casualmente, «osservando una persistenza virale anomala in un paziente che aveva sofferto di Covid-19 in aprile. Anche dopo la guarigione, i tamponi effettuati da agosto in poi avevano sempre dato esito positivo con virus ad alta carica.

LA MUTAZIONE (SIMILE A QUELLA INGLESE) RENDE IL VIRUS PIÙ “CATTIVO” «UNA CONCAUSA DELL’AUMENTO DEI CASI»

L’omologia di sequenza tra la variante da noi identificata e quella inglese - prosegue Caruso - porta a pensare che la prima possa avere di fatto generato le altre che oggi stanno emergendo nel nostro continente. Ma per affermare questo è necessario ricostruirne i passaggi, e servono tante analisi del genoma virale ancora non disponibili».

Sicuramente non stupisce «che ci siano altre mutazioni del Sars Cov 2 - ricorda Mauro Pistello, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’Università di Pisa e vicepresidente della Società italiana di Microbiologia - La novità di questo studio sta nel fatto che si tratta di una variante insolita, nuova, in un sog-

getto in cui il virus è persistito per un periodo molto più protratto. Quindi va capito se queste due mutazioni conferiscono al virus la capacità di persistere più a lungo». La variante italiana, poi, conferma che «la mutazione 501 della variante inglese - prosegue Pistello - è in qualche modo importante per una maggiore capacità di trasmissione. Se muta spesso in quella posizione evidentemente vuol dire che si tratta di un punto che conferisce al virus un vantaggio selettivo».

Sull’efficacia dei vaccini rispetto a queste varianti, gli scienziati restano cauti. «È impossibile conoscere le mutazioni a priori quando si costruisce un vaccino, perché ovviamente non si sa

f60f2c7b-ee7f-4173-b3e0-1ffba1355527

3

Il ceppo inglese La variante, scoperta a ottobre, ha subito ben 17 mutazioni. La principale sulla proteina Spike, chiave di ingresso che il virus usa per infettare le cellule.

Il ceppo sudafricano Potrebbe aver reso il virus più contagioso perché ha subito la mutazione N501Y che altera la regione della Spike in cui avviene il primo contatto con la superficie cellulare.

Il ceppo nigeriano I dati oggi sono molto limitati, ma la variante sarebbe responsabile della maggioranza dei nuovi casi registrati all’interno del Paese africano.

bollettino sull’epidemia pubblicato ieri, attesta come il Veneto realizzi anche un numero di test molecolari crescenti rispetto a tutte le altre Regioni (circa 10mila in più delle 24 ore precedenti, ai quali si somma un numero di gran lunga maggiore di test rapidi).

IL BOLLETTINO Comunque la decisione sarà presa all’inizio della prossima settimana. Intanto, il bollettino diffuso dal ministero della Salute ha evidenziato a livello nazionale una leggera flessione dei casi ma solo a fronte di un basso numero di tamponi. Ieri infatti i nuovi positivi sono stati 8.585 con 68.681 tamponi effettuati (contro i 59.879 di domenica). Aumentano invece i morti (445, per un totale di 72.370 decessi da inizio pandemia) e i ricoveri (+361, rispetto ai 259 di domenica). Al contrario, dopo il picco del 14,9% delle 24 ore precedenti, cala fortunatamente il tasso di positività (che torna sul 12,5%). Restano invece sostanzialmente stabili gli ingressi in terapia intensiva, con un incoraggiante meno 15 a cui fa da contraltare il caso della Puglia.

Sui 167 nuovi ingressi infatti, ben 57 sono stati registrati nella Regione che è mai riuscita a riportare il livello di ricoveri entro le soglie di sicurezza fissate dal ministero: il 30% dei posti di terapia intensiva e il 40% di quelli di area medica. Un dato che sommato ad una cronica sofferenza registrata anche nel tracciamento dei contagi e alle valutazioni dell’Iss, rende la Puglia la seconda principale indiziata per un immediato rientro in zona arancione dopo il 7 gennaio.

Francesco Malfetano © RIPRODUZIONE RISERVATA

come evolverà il virus di partenza e poi soprattutto perché l’evoluzione potrebbe essere diversa da individuo a individuo. Probabilmente, questa mutazione è ininfluente ai fini della copertura vaccinale, ma lo si vedrà col tempo».

IL CASO VENETO Intanto, spuntano anche diverse variante regionali. Come accaduto nel Veneto. «Una concausa dell’aumento dei casi - sottolinea Saverio Parisi, ordinario di malattie infettive dell’Università di Padova - è la penetrazione in un territorio di una variante del virus. Noi sappiamo che le occasioni replicative di questo virus sono numerosissime, e più il virus replica, più si diffonde, più ha occasioni di sbagliare. E così, nelle varie mutazioni, può venir fuori una variante che replica meglio e si diffonde ancora di più. È possibile che ci sia una variante che nel frattempo è diventata più presente sul territorio e che ha occasione di circolare meglio».

Come uscirne? «Sarebbe molto utile allestire una rete di laboratori che non solo conservino i tamponi ma che li sequenzino.

Non è una procedura complicatissima, ma è abbastanza costosa e non la sanno fare tutti. Però sarebbe utile per capire cosa c’è dietro tutti questi numeri che ci ritroviamo».

Graziella Melina © RIPRODUZIONE RISERVATA

4

MARTEDÌ 29 DICEMBRE 2020 CORRIERE DELLE ALPI

PRIMO PIANO

Coronavirus: il rischio sanitario la campagna di profilassi

Zaia: 187 mila vaccini entro il 25 gennaio Ma la neve ritarda il primo lotto di Pfizer Il governatore assicura: «La nostra anagrafe informatizzata è pronta a rilasciare il passaporto sanitario in tempo reale» Filippo Tosatto / VENEZIA

La campagna vaccinale promette tempi accelerati rispetto alle previsioni ma l’imprevisto è in agguato, come testimonia lo slittamento nella consegna odierna di 470 mila dosi da parte di Pfizer, attribuito al maltempo che flagella l’Europa e annunciato in serata al governo italiano. Il ritardo, promette la casa farmaceutica, non supererà le 48 ore.

IL CRONOPROGRAMMA REGIONALE

Se le previsioni del commissario nazionale Arcuri saranno confermate, entro il 25 gennaio arriveranno e saranno erogate in Veneto 186.225 dosi di vaccino contro il Covid», fa sapere la Regione in una nota. La cifra citata non è casuale, corrisponde invece al ventaglio dei soggetti più esposti destinatari della Fase 1 della campagna: il personale della sanità pubblica e privata (91.035); gli addetti e gli ospiti delle case di riposo nonché dei centri riservati alle fragilità sociali (93.858); qualora l’adesione risultasse parziale, si apprende, le eventuali fiale in esubero saranno riservate a persone ultraottantenni (bersagli prediletti dalla pandemia), anticipando così de facto l’avvio della seconda fase che premierà il criterio anagrafico e di rischio specifico, oltre che la gamma dei lavoratori impegnati nei servizi essenziali.

L’INVIO DELLE FIALE AGLI OSPEDALI HUB

Tant’è. Nei prossimi giorni la sospirata fornitura del prodot-

to - attesa da Roma sotto scorta militare - sarà distribuita nei sette punti di stoccaggio individuati nel piano firmato dal capo del dipartimento Prevenzione, Francesca Russo; a custodirne le dosi (nei refrigeratori a –80°) in vista dell’invio ai punti di erogazione nel giro di poche ore, provvederanno gli ospedali hub: Belluno (10.725 fiale), Padova (35.100), Vittorio Veneto (31.200), Mestre (27.300), Verona (34.125), Vicenza (34.125) e Rovigo (13.650). I vaccini si susseguiranno in diversi lotti a partire da fine anno (in ritardo, già), quindi il 4, 11, 18 e 25 gennaio.

LE PROSSIME CONSEGNE DI VACCINO ANTI-COVID 19 AL VENETO Previsioni* di consegna suddivise per punto di Stoccaggio degli Ospedali Hub

VACCINE DAY OSPEDALE S. MARTINO BELLUNO AZIENDA OSPEDALE UNIVERSITÀ PADOVA

DOSI SPEDIZIONI DAL 28 DICEMBRE

DOSI SPEDIZIONI DAL 4 GENNAIO

DOSI SPEDIZIONI DALL’11 GENNAIO

DOSI SPEDIZIONI DAL 18 GENNAIO

DOSI TOTALE SPEDIZIONI DAL 24/12 DAL 25 AL GENNAIO 25/01/2021

0

1950

1950

1950

1950

2925

10725

875

7800

7800

8775

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OSPEDALE "SANTA MARIA DELLA MISERICORDIA"-ROVIGO

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OSPEDALE DI VITTORIO VENETO

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OSPEDALE DELL'ANGELO-MESTRE

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5850

5850

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27300

AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA INTEGRATA DI VERONA

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6825

6825

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OSPEDALE DI VICENZA

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6825

6825

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39000

39000

31200

186225

TOTALE REGIONE DEL VENETO

PRIORITÀ A CHI RISCHIA, SENZA ECCEZIONI

«Nel Veneto», assicura il gover-

La ripresa scolastica in presenza: si profila una rivalutazione scientifica del pericolo natore Luca Zaia «abbiamo una macchina sanitaria e logistica pronta e collaudata. Siamo in grado di gestire qualsiasi lotto e ogni quantità di dosi, nella speranza che ne arrivino anche più del previsto, così da accorciare i tempi. Per noi è imperativo rispettare il protocollo delle tre categorie prioritarie da vaccinare, al riguardo nessuna dispersione deve verificarsi: saranno le uniche a essere vaccinate in questa prima fase». «Siamo anche pronti ad affrontare la partita con l’ana-

* Previsioni fornite dal Commissario straordinario per l'emergenza COVID19

grafe vaccinale informatizzata, che per primi abbiamo costituito a livello nazionale, e che sarà preziosa qualora vi fosse la necessità di certificare l’avvenuta vaccinazione o di pensare a quello che viene definito “il passaporto sanitario”, che saremo in grado di rilasciare in tempo reale».

BILANCIO SENZA INTOPPI DEL VAX DAY

Un’opportunità apprezzata dal presidente della Lombardia: «Una scelta molto intelligente e utile per quanti dovran-

no viaggiare in aereo o alloggiare in hotel», le parole di Attilio Fontana. Nel frattempo si è concluso senza difficoltà il Vax Day nel quale sono state iniettate le prime 879 dosi ad altrettanti operatori sanitari. Nel dettaglio, c’è stata una prevalenza di donne (55%) rispetto agli uomini al 45% mentre la fascia d’età più numerosa è risultata quella tra 50 e 59 anni.

IL MEGLIO E IL PEGGIO DI NOI STESSI

Non solo vaccini, però. Già si profila l’ombra lunga della ria-

pertura scolastica in presenza nelle superiori, una prospettiva controversa a fronte dell’elevata diffusione del virus sul territorio regionale: «Tutti concepiamo la scuola come un luogo di socialità e didattica diretta e nessuno si augura il proseguimento delle lezioni a distanza», il commento di Zaia «Ma abbiamo l’obbligo morale di garantire la sicurezza a ragazzi, docenti e personale amministrativo. La percentuale del 50% in classe è il massimo ipotizzabile e andrà monitora-

ta con attenzione. Circa la data del 7 gennaio, eviterei sentenze affrettate. Occorrerà invece una seria rivalutazione del rischio da parte della medicina e della scienza e dovrà avvenire alla luce del sole. È una questione delicata, c’è di mezzo la tutela della salute, un obiettivo che esige rigore, non strepiti di tifoserie contrapposte. Purtroppo, anche in questo versante, la pandemia sta calamitando il meglio e il peggio di noi stessi». — © RIPRODUZIONE RISERVATA

il direttore della sanità

il bollettino

Flor: «La zona rossa fino all’11 gennaio?

Dipende dai veneti»

I ricoverati per Covid-19 superano quota tremila

La replica al ministro D’Incà «Guardiamo ai dati obiettivi non all’emotività. Limitazioni ulteriori possibili se i cittadini non rispetteranno le regole» VENEZIA

Non proprio un esordio rilassante quello di Luciano Flor, catapultato alla direzione della sanità regionale nel mezzo di una seconda ondata pandemica che mette a dura prova il sistema ospedaliero, tanto da indurre il ministro Federico D’Incà a suggerire una proroga della zona rossa in Veneto fino all’11 gennaio nel caso l’indice di contagio Rt perman-

ga su valori elevati... «Io rispetto le opinioni ma guardo ai dati obiettivi e non sono in grado di prevedere ciò che accadrà dopo l’Epifania», è la replica del manager «confido che queste settimane di chiusura contribuiranno ad allentare la diffusione del virus, ma se ci dimostrassimo incapaci di rispettare le regole di sicurezza, alimentando così il contagio, allora potrei proporre al presidente Zaia ulteriori misure restrittive. Parlo di limitazioni regionali, non certo di classificazione: fascia gialla, arancione e rossa competono al ministero della Salute che agisce su indicazione dell’Istituto superiore di sanità. Non è una

VENEZIA

Luciano Flor, primo da destra, al briefing del governatore a Marghera

trattativa Roma-Venezia, è l’esito di un algoritmo che combina 21 indicatori scientifici. Finora ha corrisposto alla soglia di rischio gialla, se cambierà ne prenderemo atto e ci adegueremo».

Il sospetto è che l’esonero dai vincoli più stringenti abbia agevolato la diffusione del virus... «Nella realtà ci sono regioni che li hanno sperimentati senza particolari benefici e si tratta comunque di scelte divisive che è ragionevole fonda-

re su elementi certi, non emozionali. Il servizio sanitario?

Abbiamo scelto di mantenere un gran numero di prestazioni mediche e chirurgiche extra Covid, così da salvaguardare i malati ordinari. Il sistema regge, soffriamo i ricoveri non critici, meno le terapie intensive. L’impressione è che l’andamento epidemiologico si stia stabilizzato, stiamo lavorando perché la curva finalmente defletta». — FILIPPO TOSATTO

Esattamente un terzo dei nuovi casi registrati ieri in Italia si concentra in Veneto: 2.782 degli 8.585 contati nell’arco delle ultime 24 ore tra le venti regioni dello Stivale. Confermandosi, per il 27° giorno consecutivo, maglia nera italiana per il contagio. Lo dice il ministero della Salute, che mette a confronto i dati in arrivo dalle regioni calcolati tra le 8 di domenica e le 8 di ieri. Sono 2.885, confrontando i dati tra i bollettini delle 17. Un primato tutt’altro che lusinghiero, che si integra con l’ennesimo record dei ricoveri. Sempre ieri, per la prima volta il Veneto ha infatti superato i tremila posti letto occupati nelle aree mediche degli ospedali

e i 400 in terapia intensiva. Il saldo tra nuovi ricoveri e dimissioni dai reparti non critici ha fatto segnare un +81, fino al totale di 3.052 posti letto occupati. Mentre sono cresciuti di 16 unità i ricoveri in rianimazione, 402 in totale.

Ma i dati diffusi da Azienda zero sono tutti in crescita.

A partire dai decessi, altri 111 quelli di ieri, che fanno salire a 6.187 il totale delle morti contate tra le sette province dall’inizio della pandemia. Le persone attualmente positive sono invece 90.695.

A preoccupare è soprattutto la provincia di Padova, l’unica che conta oltre 20 mila positivi: sono 20.235. Segue il Veronese, con 19.943 casi attualmente attivi. — LAURA BERLINGHIERI © RIPRODUZIONE RISERVATA