dell’Isola. Esso era tracciato per lo più lungo la riva, ma un altro percorso, al di sopra della scarpata che per buona parte caratterizza il litorale, percorreva il falsopiano fino al punto dove il terreno pianeggiante (o quasi) lasciava il posto a ripidi contrafforti rocciosi. Quel punto era chiamato le Ultime Terre. La montagna veniva praticata in tutta la sua estensione per recuperare il bestiame che pascolava brado. Così vi erano sentieri che dal livello del mare salivano fino in cresta: la Scala di Passo Malo (Passu Malu) saliva in corrispondenza dell’omonima punta, così chiamata perché il sentiero che percorre la cresta si restringe al punto da consentire un pericoloso passaggio su una strettoia di roccia con lo strapiombo da entrambi i lati. La ricerca dell’acqua Per chi viveva sull’Isola l’acqua era un bene prezioso e i tavolaresi conoscevano ogni punto dal quale fosse possibile attingere acqua. La più rinomata era la fonte situata a tramontana, poco prima della Cala di Ponente di Punta Timone: è La Minerale. Gustavo Strafforello nella sua Geografia dell’Italia - Sardegna - La provincia di Sassari alla fine dell’Ottocento, del 1895, così la descrive: «Nell’isoletta di Tavolara, dalla parte che corrisponde al golfo di Terranova, scaturisce, dagli strati calcarei di uno scoglio enorme, un’acqua purgativa, ma poco nota ed adoperata dagli abitanti dei dintorni per bevanda». A tramontana dopo le Ultime Terre la scarpata di terra e ciottoli che scende ripida sul mare subisce processi erosivi dovuti all’acqua, al vento e anche alle onde durante le mareggiate: si sono formati degli ingrottamenti strapiombanti, dai quali un tempo sgorgava acqua dolce, chiamati Li Magazzeni. Sempre a tramontana dell’Isola, subito prima del cartello giallo che indica l’inizio della zona militare, in una piccola rientranza si trova la Grotta Rosa e immediatamente dopo risalendo verso Punta Timone la roccia si fa scura e la località perciò prende il nome di La Rocca Niedda (la rocca nera). Poco più avanti, al livello del mare appare il granito rossastro e, dal punto di contatto con la frana di calcare soprastante, vi è una fuoriuscita d’acqua dove i tavolaresi andavano a riprendersi le capre che vi sostavano per abbeverarsi e a cacciare i piccioni attratti dall’acqua dolce. Anche nelle zone alte della montagna bisognava conoscere dove trovare acqua per non soccombere all’arsura estiva. Sul versante meridionale dell’isola i tavolaresi conoscevano numerose cavità dove si raccoglieva l’acqua e un canale che scende dalla cresta nei pressi di Tegghja Liscia era chiamato Li Eareddi (le piccole acque). Tegghja Liscia è nome di origine maddalenina, dove tegghja, dal significato originale di lastra di pietra, indica in questo caso il ripido spiovente roccioso particolarmente liscio e privo di asperità. Da ricordare che la stessa località ha anche la versione dei pescatori ponzesi: ‘A Taglia Liscia. Anche sul versante rivolto a libeccio, dove erano ubicati i forni per la calce (Li Furri di Scirocco), vi era una fonte (La Fontana di Scirocco) che originariamente sgorgava da sotto un masso e in epoca recente è stata circoscritta con un paramento in pietra murata.
Sulla cresta di Tavolara nei pressi della Punta di Passu Malu vi è il punto più difficile della traversata in quota, dove le pareti scendono a strapiombo su entrambi i lati della sottile lama di roccia su cui si cammina. Nei pressi di Cala di Ponente a Spalmatore di Fuori si trova la Fonte della Minerale: è la risorgiva d’acqua dolce più ricca dell’Isola e viene citata anche dai cronisti dell’Ottocento per la qualità delle sue acque. Raggiungerla da Cala di Ponente non è semplice perché il sentiero percorre la costa con continui saliscendi. Il grande arco sul versante est di Tavolara è il risultato del crollo della volta di un’enorme cavità: nella foto è visto non dal mare, ma dalla mulattiera che porta al Vecchio Faro. Da questa angolazione appare più appropriato l’altro nome con il quale è conosciuto, Il Ponte.
Le grotte Anche le grotte hanno ciascuna un nome: a tramontana, la Grotta Rosa, solo in parte sommersa, ha questo nome per la copertura di alghe rosse calcaree che si osserva appena sotto il pelo dell’acqua nella zona più interna dove arriva pochissima luce. Sul versante meridionale di Punta Timone, proprio sotto la massicciata che porta alla galleria più esterna della base militare c’è la Grotta del Fischietto: formata da massi accatastati, 21