Camper - The Walking Society - Numero 11 - Kypros (IT)

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Autunno/Inverno 2021 –– Numero 11





CAMMINARE significa viaggiare, spostarsi da un luogo a un altro. Significa anche progredire, migliorare, svilupparsi, innovare. The Walking Society è una comunità virtuale aperta a chiunque e a background sociali, culturali, economici e geografici eterogenei. A livello individuale e collettivo, promuove l’immaginazione e l’energia, apportando idee e soluzioni utili e positive per migliorare il mondo. In modo semplice e onesto. CAMPER significa contadino. L’austerità, la semplicità e la prudenza del mondo rurale si fondono con la storia, la cultura e i paesaggi del Mediterraneo, influenzando l’estetica e i valori del marchio. Il nostro rispetto per la tradizione, le arti e l’artigianato è il valore su cui poggia la nostra promessa: offrire prodotti utili, originali e di qualità, che promuovano la diversità, con la forte intenzione di svilupparli e migliorarli attraverso l’innovazione, la tecnica e l’estetica. Puntiamo a un approccio più culturale e umano all’attività imprenditoriale. CIPRO è la terza isola del Mediterraneo per estensione. Situata alle porte del Medio Oriente, la sua posizione strategica, di collegamento fra Oriente e Occidente, l’ha resa oggetto di invasioni sin dalla notte dei tempi. La sua storia, intrisa di fermento sociale e stratificazione culturale, ha conferito a quest’isola un’identità ambigua e un’essenza mistica. La rivista THE WALKING SOCIETY contiene parole e immagini nate da persone e paesaggi appartenenti a una comunità virtuale che aiuta il mondo a evolversi e migliorare. L’argomento del primo numero di The Walking Society, uscito nel 2001, era l’isola di Maiorca, il luogo d’origine di Camper. La serie originale, che ha raccontato anche diverse regioni del Mediterraneo, è durata quattro anni e otto numeri, prima di chiudere i battenti nel 2005. Questo 11º numero mira a studiare e scoprire un’isola dalla storia affascinante e dall’archeologia complessa. È un viaggio che pone sotto la lente d’ingrandimento i misteri di Cipro, sfatandoli, ed esplora il modo in cui ha assorbito gli influssi degli invasori stranieri senza perdere la propria essenza mediterranea. WALK, DON’T RUN.

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Autunno/Inverno 2021 – Numero 11


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La scena creativa e i giovani del luogo sono strettamente legati l’una agli altri. Gran parte dei talenti creativi dell’isola ha studiato presso le facoltà di Belle Arti più rinomate del Regno Unito, ma è tornata sull’isola dopo la laurea, creando una rete locale e offrendo il proprio contributo alla società cipriota.


L’isola di Cipro, che è circondata da Turchia, Libano, Siria ed Egitto, si trova al centro dell’insenatura più remota del Mediterraneo, luogo in cui Oriente e Occidente si incontrano. La topografia dell’isola richiama quella di altre aree del Mediterraneo: vegetazione diffusa, vasti uliveti che ammantano campi riarsi dal sole e i volti abbronzati dei residenti. L’acqua, a Cipro, non è mai troppo lontana. Stando sulla cima della collina su cui si trova il sito archeologico di Kourion, si può ammirare lo scintillio del mare al calar della luce, che esalta magicamente i colori dell’ambiente circostante. A mezz’ora di distanza si trova una spiaggia rocciosa, avvolta in un pacifico silenzio e accarezzata da una piacevole brezza. Si narra che Afrodite sia nata proprio qui. Verdi intensi, blu vivaci, bianchi delicati e sfumature di giallo sono le tonalità predominanti che dipingono il paesaggio. Qua e là si può osservare anche qualche tocco di fucsia, dove gli oleandri hanno messo radici. Cipro è impreziosita da antiche rovine, lascito di un passato complesso, che l'hanno trasformata in un museo a cielo aperto. I resti si collegano 7


Karst F/W 2021

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A causa della scarsa sicurezza dovuta alle tensioni politiche, molti greci ciprioti hanno ottenuto lo status di rifugiati e si sono trasferiti nel Regno Unito. Di conseguenza, molti rappresentanti delle nuove generazioni detengono il passaporto britannico o sono di famiglia mista. Questo mix di nazionalità e culture eterogenee è alla base della fiorente scena artistica dell’isola.


Poligono F/W 2021

Orestis, modello e designer, è particolarmente noto per il suo aspetto distintivo e la sua forte presenza nella comunità della moda locale. Spazia fra oreficeria e maglieria sperimentale, mescolando capi d’abbigliamento e arti performative.

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con le moderne strutture greche del Sud dell’isola, dove garriscono orgogliosamente bandiere biancoblù. Il mito e la cultura locale prosperano, contrapposti a un’edilizia moderna e a grattacieli metallici che si slanciano verso l’alto, stagliandosi sull’architettura eterogenea delle città di Nicosia e Limassol. La costante alternanza fra rurale e urbano e la contrapposizione fra Nord e Sud fanno di Cipro un luogo a dir poco incredibile. Il fascino della sua identità, il melting pot che la popola e la sua ambiguità creano un’atmosfera eccentrica, difficile da replicare altrove. Il tempo sembra sospeso a Cipro, come se la stratificazione culturale e la canicola estiva dessero origine a una sorta di camera iperbarica. Geograficamente situata in quello che normalmente sarebbe considerato Medio Oriente, Cipro ha vissuto una storia sostanzialmente caratterizzata da secoli di alterni domini: veneziani, persiani, ellenici e turchi, 300 anni sotto il giogo dell’impero ottomano e poi gli inglesi. Dagli anni ’80, Cipro è divisa a metà da una zona cuscinetto controllata dalle Nazioni Unite, 10


Twins F/W 2021 Camper for Kids Originaria dell’Ucraina, Daria è arrivata a Cipro da bambina, per sfuggire alle difficoltà della vita nel suo Paese natale. Fa parte della numerosa comunità est-europea che ha visto in Cipro una terra ricca di opportunità.

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Brutus F/W 2021

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Eleni è una stilista cipriota-britannica impegnata a promuovere la sostenibilità e la riduzione degli sprechi. Il suo lavoro mette in discussione la produzione di massa e supporta il progresso locale, creando solo capi necessari con materiali realizzati a mano a Cipro e già presenti in magazzino.


a seguito delle crescenti tensioni sociali fra le due comunità etniche prevalenti sull’isola, i greci ciprioti e i turchi ciprioti, e della conseguente annessione della parte settentrionale all’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord. Camminare lungo la linea verde, nella parte meridionale di Nicosia, è un’esperienza surreale. Sembra di trovarsi su un set cinematografico. Sacchi di sabbia dalle tinte mimetiche ammucchiati gli uni sugli altri e barili colorati proteggono il confine invalicabile, mentre giovani soldati pattugliano la zona. Sull’altro lato, in territorio turco, i canti dell’ora della preghiera rimbombano da un vicino minareto. Qui convergono comunità libanesi, siriane, armene, greche, turche, russe e bulgare, che convivono su questa piccola isola e la fanno propria. RESTAURO ARCHEOLOGICO p.18 La tradizione archeologica e il suo impatto sulla società locale, scoperti attraverso i siti degli scavi e il Museo di Cipro.

JOANNA LOUCA p.70 Modernità e tradizione si incontrano nello studio di questa eccezionale tessitrice. Scopri come si spinge oltre i limiti e sperimenta con l’arte.

NICOLAS NETIEN p.120 La natura è al centro della vita cipriota. Questo bioingegnere francese lavora per preservarla e garantire all’isola un ambiente salubre.

ELINA IOANNOU p.40 Una giornata insieme alla scultrice cipriota Elina Ioannou per scoprire il suo mondo, a cavallo fra la realtà e la rappresentazione che offre con le sue sculture appiattite.

URBAN GORILLAS p.82 Il coinvolgimento sociale è fondamentale per Cipro. Nel quartiere di Kaimakli, questa organizzazione opera per migliorare gli arredi urbani con l’aiuto dei residenti.

MITO p.16,30,58,88,116,136 L’illustratrice coreana Lulu Lin interpreta i miti più famosi dell’isola.

LEFKARITIKA p.52 A Cipro l’artigianato tradizionale è un elemento di continuità per l’isola. Queste pagine svelano l’importanza di pizzo e ricamo.

CHRISTINA SKARPARI p.98 Ricercatrice e designer, lavora per mantenere viva la tradizione creando ponti fra le società rurale e urbana attraverso un festival nomade. Scopri il suo approccio.

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La nascita di Afrodite Secondo Esiodo, Afrodite nacque vicino a Pafo, sulla costa sud-occidentale dell’isola. Secondo il racconto, fu generata dalla schiuma del mare dopo che i genitali mozzati di Urano, divinità primordiale del cielo stellato, furono gettati fra le onde da suo figlio, Crono.


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Restauro archeologico




La stratificazione culturale causata dalle varie incursioni che si sono succedute nella storia ha reso Cipro sinonimo di archeologia. Probabilmente non esiste un altro luogo al mondo così piccolo ma dal passato così ricco, con una cultura e un patrimonio archeologico così eterogenei. Se ne trovano i segni ovunque. Dai servizi artigianali tradizionali agli antichi resti greci che si sbriciolano sotto il sole, passando per le preziose miniature in terracotta che raccontano la storia dell’isola. Nel tempo, Cipro ha assorbito gli influssi dei Paesi circostanti attraverso le invasioni. Contemporaneamente ha sviluppato una narrazione propria. I suoi ricchi giacimenti di rame hanno permesso all’isola di resistere alla decadenza, plasmandone e alimentandone il consistente retaggio culturale. Per questo i residenti dimostrano apprezzamento e orgoglio per l’archeologia. Parlano del proprio tesoro con passione. Sotto un sole cocente, armati solo di un cappello di paglia e qualche attrezzo, gli addetti agli scavi dedicano ore a prendersi cura dei resti di Kourion, una città-regno con radici nel Peloponneso. 21


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Si dice che l’antica città-stato di Kourion sia stata fondata dagli argivi (gli abitanti della città di Argo, nel Peloponneso).


Successivamente, gli storici hanno associato il nome della città a quello del suo fondatore, Cureo, figlio del mitologico re Cinira. L’area circostante si sviluppò ben prima della costruzione del villaggio, nel Neolitico.

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Questi operatori archeologici scavano, cementano e riparano i mattoni bianchi, con l’obiettivo di preservare l’immenso valore di questa antica architettura. Una colonna perfetta, che sorregge quel che resta del timpano di un tempio, svetta al centro di un campo incolto e inaridito dalla calura estiva. L’archeologia locale racconta la storia di una civiltà nata nel Neolitico e sviluppatasi nel corso dei secoli, sopravvivendo alle invasioni straniere. Il patrimonio artistico stratificato di Cipro ne dimostra la resilienza storica.

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Fotogrammi di Fele La Franca

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Permeata da chiare influenze elleniche, l’isola ha affinato la capacità di raccontarsi attraverso la creazione di una ceramica e una scultura proprie, che impiegano marmo, argilla e oro. La scoperta di statuette quasi perfette ha consentito, laddove mancavano testimonianze scritte, una ricostruzione veritiera di fatti storici. Le figure umane sono predominanti. Inizialmente realizzate a mano e poi prodotte in massa, grazie a stampi progettati da abili artigiani desiderosi di soddisfare una domanda sempre crescente, queste miniature testimoniano che in ogni fase storica l’isola è stata abitata da una società avanzata. Particolarmente apprezzata e rispettata dalla comunità locale, l’archeologia è una delle principali fonti di reddito locali.

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Il lago salato Questa leggenda ottomana racconta la storia di un derviscio assetato che chiede da bere a un’anziana donna in un vigneto dopo essere giunto a Larnaca, nel sudest di Cipro. Ricevendo un rifiuto, il derviscio maledice il vigneto, trasformandolo in un lago salato e pietrificando la donna. Esausto e assetato, il derviscio muore e la sua mano si trasforma in una carruba.


La tradizione culinaria e i prodotti locali sono componenti fondamentali della vita cipriota. Protagonisti della cucina locale sono i prodotti caseari, la frutta e la verdura. Noci e mandorle sono sempre presenti, accanto a dolci intrisi di miele e all’halloumi, l’alimento più pregiato di Cipro. L’insalata greca, a base di cremosa feta e coriandolo, si trova in ogni menù. Profumi, sapori e storia si mescolano alla perfezione, generando un inebriante senso di appagamento. Quando si arriva al lago salato di Larnaca, la sensazione di gioia è la medesima. La sua superficie cristallina illuminata dal sole, difficile da guardare ma gradevole da toccare, riflette la tenue luce del crepuscolo. Si compenetra con le ombre della vegetazione circostante, mentre i canti provenienti dal minareto della moschea di Hala Sultan rimbalzano sulla superficie dell’acqua. I folti alberi che rinfrescano la zona filtrano delicatamente i raggi del sole. L’atmosfera si fa magica. 32

La tradizione culinaria cipriota affonda le radici nella cultura greca. I prodotti locali, infatti, sono strettamente legati alla cucina ellenica. Dolci al miele, insalate ricche di feta, frutta e verdura mediterranee sono al centro dell’alimentazione quotidiana.



Karole F/W 2021

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Korallia è un’artista multidisciplinare che si avvale di diversi strumenti per rendere omaggio alla sua terra. Fa parte di una generazione di ciprioti che ha studiato all’estero per poi tornare in patria e ha fondato uno studio in cui la creatività viene esplorata liberamente.


Karst F/W 2021

Stelios, alias Krimson, è un artista che si occupa di musica sperimentale, in particolare techno ed elettronica. Si esibisce spesso in occasione di party e festival locali.

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Il lago ha la stessa effimera bellezza di un’oasi nel bel mezzo di un deserto di sabbia. Un vento forte sibila fra palme e conifere, regalando tregua dal caldo e dall’umidità. Strati di incrostazioni saline resi visibili dall’assenza di pioggia durante l’estate ricoprono una fanghiglia nera, quasi trasformando il lago in sabbie mobili. Il contrasto fra il colore perlaceo del lago e l’azzurro del cielo è netto. Qui la distinzione fra terra e aria è cristallina e l’atmosfera pittoresca permea ogni angolo dell'isola. Natura e architettura non sono mai troppo distanti: si intrecciano, convivono nell’ordinario, sfumano il confine fra tempo, spazio e umanità. Arrivando nello studio di Elina Ioannou, nella periferia di Limassol, l’adiacenza di questi elementi alla vita cipriota diviene evidente. Durante lo splendido tragitto che conduce alla casa della sua infanzia, che oggi è il suo studio, possiamo ammirare l'armonia del paesaggio naturale e antropico dell'isola. 39


Peu Stadium F/W 2021


Il background formativo architettonico di Elina Ioannou traspare in modo molto evidente dalle sue opere. Dalla scelta di utilizzare la pietra calcarea, un materiale autoctono solitamente impiegato nell’edilizia, fino alle sue raffigurazioni scultoree bidimensionali, l’artista interpreta il contesto che la circonda, celebrando i panorami locali attraverso la manipolazione dell’ordinario.

ELINA IOANNOU 41




Elina collabora con suo padre, uno dei pochi intagliatori di pietra rimasti sull’isola, tiene in particolar modo alle proprie radici cipriote ed è convinta che studiare all’estero le abbia permesso di liberarsi dei pregiudizi nel guardare allo stile di vita locale. Camminare verso il suo studio è un’esperienza intensa. Una sequenza di candide sculture scorta i visitatori lungo il vialetto esterno, stagliandosi sull’azzurro vivo del cielo. Nel mezzo di questo arido appezzamento di terreno, esperimenti artistici scartati giacciono dimenticati sotto il sole rovente. Nel corso degli anni il tuo lavoro è cambiato nella forma ma ha mantenuto la continuità dei temi rappresentati. Scene e oggetti della quotidianità sono protagonisti dei tuoi disegni e delle tue installazioni. Quanto è influenzata la tua opera da ciò che ti circonda? Gli oggetti domestici, quotidiani, esercitano un grande fascino su di me e ricoprono un ruolo importante nella mia ricerca. Queste scene dicono molto di noi. Di come, in quanto esseri umani, funzioniamo e coesistiamo con lo spazio. Questi elementi sono servi obbedienti e testimoni silenziosi delle nostre ossessioni. Mobili, oggetti e utensili da cucina, a mio parere, rendono testimonianza della nostra presenza. Possono confermare le nostre debolezze e ossessioni. I nostri

segreti più nascosti e le nostre preoccupazioni esistenziali irrisolte abitano gli oggetti più comuni che gettiamo via, gli incontri quotidiani più ordinari e i momenti più fuggevoli. Includere questo linguaggio architettonico nella mia arte mi consente di prendere le distanze dalla vita quotidiana e osservarla in modo più oggettivo. Inoltre, inserire elementi architettonici nella mia opera mi permette di rimuovere prospettiva e profondità. Il tuo lavoro esprime una precisione caotica, nel senso che tendi a giustapporre un gran numero di elementi artistici. Questo caos dipende dal fatto che sei cresciuta a Cipro, un’isola caratterizzata da inquietudine sociale e storicamente contesa da tanti Paesi diversi?

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“LA PRECISIONE CAOTICA, LA PIATTEZZA DELLO SPAZIO FISICO E L’IMMOBILITÀ DEL TEMPO SONO ALCUNI DEGLI ELEMENTI CHE MI AIUTANO AD AFFRONTARE E GESTIRE GLI ASPETTI DA TE CITATI. LA MEMORIA DELLA STORIA ANTICA E RECENTE, LA LUCE SOVRAESPOSTA, LE LUNGHE ESTATI E LA FLORA RIGOGLIOSA, UN RITORNO AGLI STRUMENTI TRADIZIONALI DELLA SCULTURA E DELL’INTAGLIO, SONO IL MIO TENTATIVO DI ELEVARE QUESTA INQUIETUDINE SOCIALE A SIMBOLO” 45




Frammenti di sculture, oggetti trovati, resti e ornamenti architettonici riemersi si accumulano gli uni accanto agli altri. I miei racconti così densi, però, sono spesso scevri di desiderio, prospettiva o gravità. Come momenti fossilizzati intrappolati sulla superficie della carta o immortalati in lastre di pietra. È un tentativo di abbinare passato e futuro, con volumi solidi che alternano rilievi e figure tridimensionali. Sono, osservo, esisto da qualche parte in questo momento sospeso.

Perché ti interessa eliminare la tridimensionalità dalle tue opere? C’è uno spazio molto limitato tra realtà e rappresentazione, reale ed essenziale. Appiattire l’immagine mi consente di sottolineare al meglio queste distinzioni. Dopo gli studi in Francia, sei tornata a Cipro. In che modo l’esperienza all’estero ha plasmato la tua visione della vita e cosa ti ha lasciato? Inizialmente volevo restare in Francia, ma i miei genitori mi hanno convinta a fare una scelta definitiva solo dopo essere tornata qui. Cipro e la Francia sono Paesi molto diversi. Quando si vive in un luogo non se ne coglie la peculiarità, perché si è completamente immersi in quell’esperienza. Aver vissuto in Francia così a lungo, parlare la lingua e frequentare la gente del posto mi ha permesso di vedere Cipro in una luce diversa e lo stesso ha fatto Cipro

“SONO FIGLIA DI MIO PADRE, UNO DEGLI ULTIMI INTAGLIATORI DI PIETRA DELL’ISOLA, E FORTUNATA EREDE DI UNO STUDIO PERFETTAMENTE ATTREZZATO PER LA LAVORAZIONE DI QUESTO MATERIALE” 48

Elina condivide studio e strumenti con il padre, di cui spesso riutilizza gli scarti.

La precisione caotica, la piattezza dello spazio fisico e l’immobilità del tempo sono alcuni degli elementi che mi aiutano ad affrontare e gestire gli aspetti da te citati. La memoria della storia antica e recente, la luce sovraesposta, le lunghe estati e la flora rigogliosa, con un ritorno agli strumenti tradizionali della scultura e dell’intaglio, sono il mio tentativo di elevare questa inquietudine sociale a simbolo.


Peu Stadium F/W 2021 Ground F/W 2021


Peu Stadium F/W 2021


per la mia idea della Francia. Vivere al di fuori della propria dimensione abituale consente di capire e vedere le cose più chiaramente. Di osservare sé stessi in modo più obiettivo. Vivere all’estero ha influenzato il tuo lavoro? Se sì, in che modo? Certamente. Prima di allontanarmi da Cipro non sapevo cosa fosse l’arte contemporanea. Non so cosa pensassi dell’arte. Ero convinta che il concetto di arte corrispondesse a quello di competenze tecniche. Poi, però, in Francia ho finalmente capito cosa fosse davvero. Inoltre, diventare adulta lontano da Cipro, dove viviamo in un ambiente familiare molto protetto, analogamente a quanto succede in altri Paesi mediterranei, mi ha permesso di capire che è davvero possibile un approccio diverso all’esistenza. I vasi antichi sono un altro elemento che ricorre spesso nella tua opera. L’archeologia ti interessa? Che ruolo gioca la storia di Cipro nella scelta delle forme da includere nei tuoi lavori? L’archeologia fa parte di un’estetica. Le mie opere sembrano arcaiche ma, allo stesso tempo, sono molto moderne. Uso l’archeologia come studio per comprendere i nostri antenati e come vivevano. L’uso della pietra calcarea cipriota dà un carattere locale all’opera e strizza l’occhio al retaggio dell’isola. Tutto può influenzare il mio lavoro. I motivi incisi sono ispirati alla flora locale e venivano utilizzati anche nella ceramica e nell’arte antiche, quindi

sono diventati una sorta di linguaggio locale. L’archeologia gioca un ruolo importante nella mia opera. Cosa puoi dirmi della tua identità, e quindi del tuo lavoro di artista, in relazione al tuo Paese di nascita? Appartengo al panorama mediterraneo, ai colori dorato e ocra, alla miscela fruttuosa di architettura e usi ciprioti, ma allo stesso tempo sono cittadina del mondo. Sono anche figlia di mio padre, uno degli ultimi intagliatori di pietra dell’isola, e fortunata erede di uno studio perfettamente attrezzato per la lavorazione di questo materiale. Nelle mie opere più recenti, la pietra autoctona è protagonista. Questo “abitante” primitivo dell’isola, un materiale umile, viene sviluppato ed esaltato in contrasto con le ricercate finiture in marmo. Sono innamorata dei luoghi in cui vivo e grata per l’enorme ispirazione che quest’isola mi offre generosamente. In che modo l’arte può essere veicolo di aggregazione per la comunità in un’isola così eterogenea? L’arte è un linguaggio universale. Tutti sono in grado di leggerla e interpretarla. Di solito la usiamo per comunicare le nostre paure e ossessioni. Una delle principali qualità dell’arte è la capacità di lenire le paure umane. È fatta dagli esseri umani per gli esseri umani. Combatte le nostre preoccupazioni, quindi è essenziale per la nostra esistenza. Le origini di una persona non contano: i bisogni, le paure e le inquietudini fondamentali della vita sono sempre gli stessi.

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Elaborato, lussuoso e decadente in tempi moderni, il pizzo di Lefkara è uno dei prodotti artigianali tradizionali più importanti fra quelli originari di Cipro.

LEFKARITIKA



Il pizzo di Lefkara ha una storia propria e vive nella memoria delle anziane donne dei villaggi, che perfezionano questa meticolosa forma di


artigianato da decenni. È un’attività comunitaria che contribuisce ai legami fra madri, figlie e vicine di casa nei villaggi collinari di Pano e Kato e testimonia


l’influenza dei mercanti veneziani di passaggio sull’isola nel XV secolo. Nel centro artigianale di Nicosia, questa particolare tecnica di ricamo è tenuta in vita da Vera, una donna che ha dedicato la vita a tramandare le proprie conoscenze a studenti e curiosi. Per parlare con lei basta andare nella sala di pizzi, dove la si troverà con i ferri del mestiere in mano, intenta a scegliere silen-


ziosamente sete e lini. Alcuni dei suoi lavori hanno richiesto addirittura sei mesi di impegno. Altri, più complessi, fino a tre anni. Suo marito cerca pizzi su Internet e li colleziona, riportandoli a Nicosia dopo aver contattato i collezionisti che li posseggono. Si è formato così un archivio enorme che, messo a disposizione di studenti e visitatori, consente loro di scoprire questa splendida forma di artigianato antico.



La nascita di Adone Adone nacque dalla relazione incestuosa fra Mirra e suo padre Cinira, re di Cipro, in seguito alla maledizione di Afrodite. Dopo essersi reso conto dell’identità della sua amante, Cinira, furibondo, cercò di uccidere la propria figlia, che però riuscì a scappare e implorò gli dei di aiutarla, trasformandola nell’albero che porta il suo nome. Sotto forma di albero, Mirra partorì Adone, che fu poi trovato e cresciuto da Persefone, regina dell’oltretomba.




Nicosia è unica e diversa da qualsiasi altra città del mondo. A giudicare dal suo paesaggio urbano sembrerebbe che gli urbanisti abbiano ricollegato e unito aree cementificate di una serie di Paesi mediorientali. Alti edifici luccicanti si affiancano a costruzioni basse e polverose caratterizzate da grandi cartelli con la scritta “Vendesi”. Spuntano qua e là case coloniali gialle, con colonne bianche che richiamano quelle di antichi templi greci. L’architettura eterogenea della città ne rispecchia la rete complessa di realtà che si compenetrano, le genti diverse che convivono nei suoi quartieri poco popolosi e la pressione che grava sulla linea verde che la divide. Le pareti sono coperte di semplici graffiti e poster con messaggi sfrontati. Si percepisce un senso di resistenza soffocata che si leva dai vicoli. Anziani negozianti osservano i passanti con un’espressione vuota, scontenti della loro presenza per strada.

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Walden F/W 2021


Kaah F/W 2021





Drift F/W 2021


Passeggiare per la città è un’esperienza unica: vetrine ed espositori rétro danno la sensazione che il commercio sia rimasto fermo nel tempo. Allo stesso tempo, gli sviluppi moderni raccontano di un’economia fiorente e di un mercato immobiliare vivace. Le strade sono bruscamente interrotte da spesse pareti di mattoni, che impediscono di spostarsi sull’altro lato dell’isola. Gruppi di giovani soldati pattugliano l’area, ridendo e scherzando fra loro per ammazzare il tempo e la noia. I loro sorrisi sinceri sono immediatamente rimpiazzati da un’espressione seria non appena qualcuno si avvicina alla loro postazione. Le molte comunità multietniche che risiedono in città si mescolano per le strade, parlando ciascuna la propria lingua. Il persistente contrasto tra vecchio e nuovo, straniero e tradizionale, alimenta l’ambivalenza e la peculiare identità di Cipro, un’incertezza che si ritrova nell’opera della maggior parte degli artisti locali.

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Antiche tecniche tessili vengono rivisitate e rivoluzionate nello studio dell’artista cipriota Joanna Louca. Entrando nel suo luminoso laboratorio nella parte meridionale di Nicosia, si viene accolti da una serie di rocchetti e scampoli di tessuto, disposti ordinatamente su scaffali metallici.

JOANNA LOUCA Dentro, tavoli ingombri oltre ogni dire di esperimenti tessili si stagliano su uno sfondo di fusi avvolti di lino, cotone e lana. Il silenzio si posa sui telai di legno carichi e pronti a entrare in azione, per trasformare in realtà i modelli di Joanna. I frutti del suo talento fanno bella mostra di sé sulle pareti, che ricoprono in tutta la loro lunghezza. 70


Peu Stadium F/W 2021




Peu Stadium F/W 2021


Diplomatasi al Goldsmiths College di Londra, Joanna Louca propone un’arte che lega tradizione e futuro. Sperimentando con fili di nylon color neon e 3M, l’artista tenta di svelare al mondo questa antica tradizione cipriota, attraverso mostre d’arte e collaborazioni commerciali.

È come se ci fosse un legame invisibile tra Cipro e il Regno Unito, forse grazie alla storia che accomuna le due isole. Sei vissuta a Londra per tanto tempo prima di tornare ad abitare a Nicosia. Questa duplicità ti ha influenzata in qualche modo? La tessitura è un’arte straordinaria, che coniuga la storia e una delle forme di artigianato più antiche dell’isola. Studiare scrupolosamente e con grande rispetto le tecniche tradizionali di Cipro è spesso il punto di partenza, l’ispirazione e l’elemento di riferimento per il mio lavoro. Inoltre, in questa nostra epoca digitale è importante preservare tecniche e mestieri concreti che sono stati sul punto di scomparire. Vivendo a Londra e frequentando la scena artistica per oltre dieci

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anni, ho avuto molte opportunità di mettere in pratica e applicare le mie conoscenze di tessitrice. Il lavoro da freelance mi ha dato la possibilità di esplorare vari aspetti della tessitura e gradualmente mi ha spinta a creare un atelier tutto mio e un mio linguaggio personale come artista. L’atelier è come un laboratorio sperimentale, dove si mettono in pratica tecniche di costruzione e si articolano lo spazio, il pensiero e la comunicazione attraverso la tessitura. Tornare a Cipro mi ha consentito di aprire molto più facilmente un mio studio, in termini sia di spazio sia di capacità di trovare artigiani e assistenti. L’ho aperto nel 2001 e da allora non ho mai smesso di crescere. Qui sono riuscita a tenere il ritmo di lavoro che mi ero prefissa quando ho lasciato Londra.




Il tuo lavoro è legato a doppio filo alla tradizione tessile di Cipro: come integri tecniche così antiche? La tessitura rifletterà sempre i nostri valori culturali. I colori, i motivi e le misure specifiche che derivano dalla tradizione locale sono stati e sono tutt’ora una forte influenza per il mio lavoro. Filati innovativi invece che tradizionali, insieme a materiali hitech elaborati con tecniche antiche, offrono costantemente opportunità di sperimentare. La tessitura è un intreccio di fili. Anche il lavoro più semplice presenta molteplici strati, è in movimento, entra ed esce dallo spazio in un modo difficile da riprodurre con qualsiasi altra lavorazione. L’idea di disegnare un modello e tradurlo in qualcosa di tangibile attraverso dei codici mi ha ispirata a studiare questa forma di artigianato e ad apprenderne gli aspetti tecnici e le possibilità.

Ritieni che il tuo studio sia una sorta di santuario per la conservazione delle tecniche di tessitura originarie della tua patria? È un tuo dovere civico farle giungere alle future generazioni? Il mio studio è, prima di tutto, il mio santuario personale. È un luogo in cui mi reco per trovare serenità. Lì riesco a mettere ordine fra tutte le informazioni che raccolgo all’esterno, trasformandole in tessuti. Arriverà un momento in cui vorrò offrire agli appassionati di tessitura la possibilità di conoscere meglio quest’arte. È un desiderio che percepisco già ora, mentre sto ancora studiando il mio lavoro e ho tanto da scoprire. Come riesci a mantenere separati il lavoro commerciale e quello artistico? O, al contrario, sono inestricabilmente vincolati l’uno all’altro? Il lavoro commerciale mi dà il pane.

“LA TESSITURA È UN’ARTE STRAORDINARIA, CHE CONIUGA LA STORIA E UNA DELLE FORME DI ARTIGIANATO PIÙ ANTICHE DELL’ISOLA” 76



Peu Stadium F/W 2021


È anche grazie ad esso che posso andare in studio e sperimentare con arazzi di dimensioni più grandi che, anche se non sono stati commissionati per uno spazio specifico, mi offrono nuove opportunità e idee. Il lavoro di tessitura, incluso quello al telaio, è lungo ed estenuante. Aver aperto il tuo studio a Nicosia ti ha aiutato a sintonizzarti meglio con l’idea di vivere con lentezza? Essendo Cipro un’isola, si muove a un ritmo completamente diverso rispetto a una città frenetica come Londra. Qui ho più tempo per concentrarmi nel mio studio senza distrazioni dall’esterno, come potrebbero essere una bella mostra da visitare o luoghi interessanti da scoprire. Detto questo, ovviamente, per me è molto importante viaggiare spesso. È un modo per restare aggiornata rispetto alle evoluzioni della tessitura e del design. Uso Cipro come base per meditare nel mio studio. Secondo te che rapporto c’è tra la morfologia e la posizione geografica di Cipro da un lato e le tradizioni artigianali tipiche dell'isola dall'altro? Analizzando la storia di Cipro si scopre che è un’isola con una grande produzione di seta e cotone. A livello locale, ogni villaggio aveva un tessitore con un telaio, che produceva tessuti e oggetti per usi domestici. La sua posizione strategica in Medio Oriente, ha esposto Cipro a vari domini. Questi hanno contribuito a portare nuove influenze sull’isola. La posizione al centro del Mediter-

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raneo ricopre sicuramente un ruolo decisivo nella tradizione di Cipro. Sia le ceramiche sia i tessuti hanno risentito di influenze esterne. Influenze che però abbiamo assimilato a modo nostro, seguendo i nostri valori culturali. Quindi, per rispondere alla domanda: penso che ci sia un rapporto molto profondo. In che modo la tua arte rende omaggio alla tua terra? Mi lascio sempre ispirare da ciò che vedono i miei occhi, ossia dai paesaggi che abbiamo qui. Le stagioni sono molto definite, in particolare l’estate, con le sue tonalità marroni e seppia e l’ambiente tipicamente mediterraneo. Mi rendo conto che la mia tavolozza di colori viene da lì. La natura è sempre stata una fonte d’ispirazione per me, perché le sono molto legata e, inconsciamente, anche il mio lavoro ne viene influenzato. Che ruolo ricopre la tradizione della tessitura nella comunità e come si manifesta in ciò che fai? Credo che la tessitura sia una forma d’artigianato molto comunitaria perché, per ottenere un certo tipo di risultato, serve il contributo di più persone. Una persona deve allevare i bachi da seta, un’altra preparare il filato, una terza realizzare il tessuto e poi c’è il ricamatore, che lo trasforma in qualcosa di completamente diverso. Per come la vedo, la tessitura non è un’attività individuale. Per funzionare, un laboratorio non può essere mandato avanti da un singolo artigiano seduto al telaio. E poi il telaio, anche solo per funzio-


“IL MIO STUDIO È IL MIO SANTUARIO. È UN LUOGO IN CUI MI RECO PER TROVARE SERENITÀ. LÌ RIESCO A METTERE ORDINE FRA TUTTE LE INFORMAZIONI CHE RACCOLGO FUORI, TRASFORMANDOLE IN TESSUTI”

nare, ha bisogno di due o tre persone che ci lavorino contemporaneamente. L’effetto è circolare. Ogni filo, ogni trama, ogni modello racconta una storia. In quanto artigiana e artista dietro un’opera, cosa vuoi evocare in chi la osserva? Ciascun oggetto è collegato a una condizione mentale profonda, a una sensazione, una visione, un’interazione umana. Tutte queste cose vengono tradotte su una superficie tangibile, che può essere letta e interpretata in

base alle esperienze personali di chi la osserva. Desidero sempre evocare una sensazione, un ricordo, un sentimento. Il telaio in sé è uno strumento, ma i tessuti realizzati a mano sono frutto dell’interazione di concetti sofisticati e delle mani esperte dell’artista. I tessuti sono l’espressione tangibile di un significato culturale condiviso, che comunica e rappresenta un’estetica e dei valori culturali.

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Urban Se la tradizione folkloristica rivive nello studio di Joanna Louca, lo spazio, le persone e la comunità si incontrano a Kaimakli, un tranquillo quartiere nella parte nord-orientale di Nicosia, dove ha sede Urban Gorillas, un’organizzazione che si occupa del concetto di spazio pubblico.

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Coinvolgendo i locali a vari livelli e in vari ruoli, ha l’obiettivo di stimolare interventi artistici e agevolare la partecipazione dei vari gruppi etnici che vivono in un quartiere così eterogeneo. Il movimento e l’interazione con il paesaggio urbano danno forma e sostanza all’organizzazione. Le voci inascoltate di migranti e persone emarginate del posto sono al centro dei suoi festival ed eventi multidisciplinari.

Maria ed Elisabet fanno parte dello stesso gruppo di ballo. Spaziano dal jazz alla danza contemporanea, passando per la capoeira. Usano il proprio corpo per interagire con lo spazio e creare splendide performance.

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Urban Gorillas si impegna a trasformare visivamente gli spazi sottoutilizzati, aiutando le persone a familiarizzare con le aree pubbliche e riportando in auge l’abitudine di incontrarsi in piazza. Spesso i festival dell’organizzazione sono incentrati su performance di danza, che sono un modo per dare forma concreta al concetto di interazione fra corpo e spazio. La commistione di varie discipline crea una sorta di poesia in movimento. Difficile da immortalare su pellicola, il lavoro svolto da Urban Gorillas enfatizza l’idea di coinvolgimento sociale, creando una nuova estetica mirata a migliorare il quartiere.

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Kaimakli è un quartiere tranquillo nella parte settentrionale di Nicosia, dall’estetica simile a quella di un villaggio. Tagliato dalla zona cuscinetto, ospita numerose comunità diverse e rifugiati da tutta la regione.



Pigmalione ed Eburnea Secondo Ovidio, la storia di Pigmalione ed Eburnea ebbe inizio quando il leggendario re di Cipro scolpì una splendida statua d’avorio, raffigurante una donna. Follemente innamorato del risultato del proprio lavoro, Pigmalione dormiva accanto alla sublime opera ogni notte, sperando che prendesse vita. In occasione delle rituali celebrazioni in onore di Afrodite, pregò la dea di rendere umana la statua, in modo da poterla sposare. Afrodite acconsentì e il re poté finalmente sposare Eburnea, ormai donna in carne e ossa. Dalla loro unione nacque Pafo, a cui si deve il nome della cittadina celebre per il tempio dedicato ad Afrodite.



A Cipro l’arte è fondamentale per l’evoluzione e l’integrazione sociale. Non sorprende, quindi, il successo della locale orchestra sinfonica. La Cyprus Youth Symphony Orchestra fu fondata nel 1987, con lo scopo di dare a ragazzi e ragazze la possibilità di avere una formazione accademica e affinare le proprie competenze, diventando musicisti professionisti. Giovani impegnati e straordinariamente talentuosi, di età compresa fra 9 e 26 anni, si incontrano per comporre poderose melodie, con l’obiettivo di arricchire la tradizione musicale locale e consolidare l’impronta culturale di Cipro nel mondo. Allo stesso tempo, tramite i propri attivissimi account social, intrattengono in modo spensierato chiunque li segua. Giovani di diverse età, provenienti da varie comunità e con storie personali di ogni genere vengono formati per diventare superbi compositori.

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Apollonas è ancora un adolescente, ma ha già composto una sinfonia che è stata eseguita dall’orchestra e viene regolarmente proposta ai suoi concerti.

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Panayotis suona la tromba e vive in un tranquillo quartiere residenziale a quaranta minuti da Nicosia.


Anastasia e Katerina sono gemelle e suonano lo stesso strumento: il corno. Oltre che alle esibizioni ufficiali dell’orchestra, partecipano spesso a eventi culturali locali e concerti a scopo benefico.

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Fotis è dedito allo studio del violino, in cui si impegna sin dall’infanzia. Oggi, grazie al suo talento, è un membro fondamentale della Kypros Youth Orchestra.


Attingendo alla tradizione musicale del Paese, l’orchestra riserva un ruolo di primo piano al violino, seguito da fiati, ottoni e percussioni. Ciascuna sezione è esperta di musica classica e contemporanea ed è quindi in grado di soddisfare anche l’ascoltatore più esigente. Le tre sezioni (archi, ottoni e percussioni) sono composte da un gruppo di venticinque musicisti selezionati e danno vita a maestose sinfonie, che incantano e avvincono il pubblico del teatro Pallas di Nicosia e di vari eventi culturali. Il piccolo teatro si trova nel cuore del distretto culturale di Nicosia, il centro storico, ed è uno strumento di rivitalizzazione urbana per l’area. Rivitalizzazione è una parola chiave per i villaggi rurali ai margini di centri urbani come Nicosia e Limassol. L’approccio nomadico di Christina Skarpari, direttrice creativa e ricercatrice, mette in contatto abitanti delle città con residenti di zone rurali attraverso Xarkis, un festival itinerante che celebra l’arte, l’artigianato e le persone.

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CHRISTINA Fortemente legata a Fyti, un piccolo villaggio rinomato per la tradizione del ricamo, Christina Skarpari fa leva su ricerca e lavoro per riscoprire il proprio retaggio ed entrare in contatto con le comunità rurali che abitano i villaggi sparsi sulle montagne dell’isola.

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Direttrice creativa e insegnante a tempo pieno al Central Saint Martins, una scuola d’arte di livello universitario di Londra, Christina è interessata a rimodellare la narrazione sociale dell’interazione fra sistemi ipercapitalistici e tradizioni di autosostentamento. Motivata dall’esigenza di smantellare il distaccato senso di alterità che permea la cultura cipriota, Christina ha lanciato lo Xarkis Festival nel 2013 per mobilitare e unire le diverse comunità che popolano l’isola. Qual è il tuo legame con l’isola e in che modo il rapporto con la tua nazionalità influenza la tua identità? Come ti ha spinta a questo approccio nomadico? Sono nata e cresciuta a Cipro e sono una greca cipriota. In una certa misura, parte del mio cervello ha assimilato la divisione nazionale in cui viviamo. L’altra parte cerca di avere coscienza del fatto che siamo una moltitudine di cose. Ho cercato di essere più consapevole dell’ellenocentrismo e di metterlo in discussione in qualche modo. Sono cresciuta ascoltando storie sulla vita rurale dei miei genitori nel loro villaggio, su come fossero più a contatto con la natura, l’agricoltura e gli animali. Non ho mai avuto occasione di sperimentare in prima persona un’esistenza simile. Fino a dopo i miei vent'anni sono stata

piuttosto lontana da quell’idea e la mia unica esperienza di vita rurale era stata in villaggi più turistici. Le cose poi sono cambiate per caso, grazie alla mia curiosità, quando ho iniziato a dedicarmi alla realizzazione di articoli in vimini, otto anni fa. Un’intuizione mi ha spinta a desiderare di provare l’esperienza dei villaggi, capire come li vivono i residenti e la differenza tra i loro valori, il loro stile di vita e i miei. Quello che fai ha un forte legame con la tradizione, i rituali e l’interazione umana attraverso lo scambio di conoscenze e competenze artigianali. In che modo queste discipline contribuiscono a fare comunità e quanto è importante creare un dialogo di questo tipo in un luogo come Cipro? Quando penso al concetto di comuni-

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Il decadente villaggio di Fyti vanta ancora oggi un fiorente settore del ricamo. Qui due famiglie tengono in vita questa forma di artigianato, fornendo al museo del pizzo lavori tradizionali e sperimentali.



Christina collabora intensamente con le comunità di villaggi come questo, per tenere in vita tradizioni artigianali secolari, mettendo in contatto società rurali e artisti di successo di Nicosia.


A Fyti rimangono solo 80 persone. A causa di un recente calo del turismo e dell’esigenza di diversificare gli impieghi, il villaggio rischia di scomparire presto.


tà immagino persone provenienti da ambienti rurali “tradizionali” e urbani “non tradizionali”, facenti parte di aggregazioni temporanee o che si spostano fra una comunità fissa e l’altra, per dare origine non solo a oggetti tangibili ma anche a valori e idee. Penso che questo genere di prassi, se proposto attraverso comunità fluide, possa rafforzare sentimenti di appartenenza e comunità culturale. Sono interazioni che hanno un grande valore e possono creare paradigmi alternativi per luoghi come Cipro. Il mio obiettivo è riunire persone con percorsi di vita diversi, immaginare

più stretti e tentato di essere più inclusivi. La sfida è sempre ricordarsi del perché facciamo quello che facciamo e che non è una cosa che riguarda solo noi. Quando parliamo di comunità, non dovremmo usare un loro e un noi esclusivo, ma semplicemente un noi inclusivo. Cosa possono apprendere le nuove generazioni dagli anziani dell’isola? E tu cos’hai appreso personalmente durante questo percorso? Nelle comunità tradizionali, di solito c’è un rapporto più stretto con le materie prime e la natura in ge-

“IL MIO OBIETTIVO È RIUNIRE PERSONE CON PERCORSI DI VITA DIVERSI” strategie e collaborare alla ricerca della resilienza per questo settore. In questo modo le comunità vengono esplorate tramite l’accomunamento, la collaborazione inclusiva e l’unità a dispetto delle differenze. Operi basilarmente per aiutare la tradizione (artigiani) e l’innovazione (designer) a incontrarsi e costruire relazioni. In che modo queste iniziative possono contribuire a offrire una fonte di reddito sostenibile per la gente del luogo? Penso che la sostenibilità vada ricercata una volta costruiti rapporti

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nerale. Curando il nostro legame con le persone che rappresentano la tradizione, a mio giudizio possiamo imparare a orientarci verso un futuro progressista, inclusivo e consapevole degli aspetti ecologici, in contesti sia rurali sia urbani. Ad esempio, possiamo capire come la tradizione rurale e i suoi usi siano legati a uno stile di vita ecologico e in che modo integrare elementi di tali valori, prassi e stili di vita nella quotidianità e in un contesto in via di evoluzione. Al di là della sensibilità ambientale e dei valori pratici e basati sugli oggetti degli usi tradizionali, ci sono altri elementi immateriali


che è importante mantenere. Essi includono la consapevolezza come parte del benessere, l’empatia, la collaborazione e il senso di comunità. Sono valori importanti, soprattutto in un’epoca in cui ci stiamo allontanando sempre più gli uni dagli altri. Il problema della tradizione, tuttavia, è che spesso viene identificata e definita da persone in posizioni di potere e quindi in essa è integrato un approccio dall’alto verso il basso. Sono modelli che mi interessa mettere in discussione, cercando modi per celebrare e sottolineare il valore della gente comune. Cerco di creare un dialogo alla pari, basato su collaborazioni che avvantaggino tutti i partecipanti, con persone come le signore Theano e Diamando di Fyti, Domna di Koilani, Eleni e Pambos di The Cyprus Handicraft Service di Nicosia, Nikos e Xenis di Polistipos e così via. La cosa più importante che ho imparato è che il tempo è essenziale. È fondamentale preservare e rivitalizzare gli usi a rischio di scomparire, soprattutto perché le persone che ne portano testimonianza sono sempre più anziane e rare, e perché ci sono limitazioni negli attuali meccanismi di supporto. Parlando dello Xarkis Festival, cosa ti ha spinta a crearlo? Come lo hai organizzato e come viene percepito dalla comunità? Il primo passo è stata un’immersione nella tradizione artigianale e nello stile di vita rurale nel 2013. In quel periodo, il mondo stava attraversando il culmine della crisi economica. Il festival è iniziato come esperimento sociale, per

capire se possiamo ancora fare affidamento su concetti come la sostenibilità e l’autosufficienza, pur vivendo in un ambiente ipercapitalistico, ed essere felici di ciò che abbiamo. Inizialmente era un evento che organizzavamo da soli, con l’aiuto di molti volontari, ed eravamo praticamente senza finanziamenti. Ho cominciato facendo visita a diversi villaggi per individuare un buon punto di partenza. Poi ho organizzato incontri con la gente del posto, coinvolgendola in una serie di conversazioni volte a trovare un terreno comune. Successivamente ho coinvolto alcune mie conoscenze del settore artistico. Inizialmente molti avevano dubbi sulle possibilità di successo di questa iniziativa. Ma ce l’abbiamo fatta ed è stato stupendo! Chiaramente non è stato l’evento più organizzato che si sia mai visto: c’è stata molta improvvisazione. Non avevamo idea di come si organizzi un festival, ma le finalità erano nobili e i valori solidi. Come si influenzano a vicenda la tua carriera accademica e il tuo lavoro per la comunità? Mi sento estremamente fortunata a lavorare sia nel mondo accademico sia a livello di comunità, dal momento che le due attività si contaminano a vicenda. Nel corso universitario di primo grado che sto tenendo alla Central Saint Martins di Londra chiedo agli studenti di commentare le questioni globali. Quest’anno ci stiamo concentrando in particolar modo sulla crisi ambientale, osservandola attraverso una lente sociale e sottolineando come le classi sociali, lo status economico e il luogo di residenza giochino

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Chryso è una dei pochi produttori di halloumi rimasti sull’isola. Mantiene il più stretto riserbo sulla sua ricetta. Insieme al miele e all’olio d’oliva, l’halloumi è una delle voci principali dell’export cipriota.



“QUANDO PARLIAMO DI COMUNITÀ, NON DOVREMMO USARE UN LORO E UN NOI ESCLUSIVO, MA SEMPLICEMENTE UN NOI INCLUSIVO”

tutti un ruolo e non siano quindi fattori neutrali. L’altro corso che tengo è di secondo grado e analizza il design come strumento di innovazione sociale per un futuro sostenibile. Uno dei vantaggi del corso è che gli studenti lavorano alla tesi in diverse parti del mondo, il che offre una visione più completa delle questioni globali. Pertanto, la mia esperienza di lavoro in una piccola isola europea (più per status legale che geograficamente), è davvero utile, perché mi consente non solo di guidare gli studenti, ma anche di apprendere dalle loro esperienze in altri contesti, spesso addirittura più complessi. Pensi che l’arte abbia il potere di migliorare le cose a Cipro e in altri Paesi con un passato e una storia difficili? Gli esseri umani hanno la notevole capacità di entrare in sintonia tra loro avendo il tempo, lo spazio e le risorse necessari. Penso che l’arte, il design e l’artigianato abbiano non solo il potere di migliorare le cose ma anche, se studiati con approcci attenti e socialmente impegnati, di trasformare rapporti e situazioni, soprattutto in luoghi segnati da un passato turbolento, come Cipro. Imparando a conoscere noi stessi e gli altri, condividendo storie, esperienze vissute e usi, possiamo ridurre i distacchi che si sono generati nel tempo, creare nuovi legami e convivere meglio.

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Lasciandosi Fyti alle spalle e vagando negli scenari rurali delle colline dell’isola, fra uliveti, campi d’orzo appena mietuti e palme maestose, a un certo punto compare una chiesa solitaria in mezzo alla natura. Ad Agios Sozomenos non sono rimasti tetti e anche le pareti scarseggiano: questo villaggio abbandonato sorge al centro di una valle silenziosa, là dove il contrasto fra cielo e terra è particolarmente netto. Una volta questo centro abitato contava una casa abbandonata e consunta, un parapetto e una cattedrale incompleta. Oggi quest’area tranquilla è luogo di riproduzione per una vipera velenosa locale chiamata fina.

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Milah F/W 2021





Il mostro marino di Agia Napa Si narra che un misterioso mostro marino, chiamato “mostro amichevole” dai pescatori locali, popoli le coste di Agia Napa, una città nella parte sud-orientale di Cipro. Spesso associato alla mitica Scilla, il mostro è raffigurato nei resti dei mosaici della Casa di Dioniso, una villa romana del II secolo d.C. che si trova a Pafo.



Questo tipo di serpente vive in mezzo all’abbondante vegetazione dell’isola e nei villaggi in collina. Si annida nel suolo arido, minacciando i contadini locali, ma è parte integrante dell’ecosistema di Cipro. Oggi minacciata pesantemente dall’allarmante aumento delle temperature e dall’assenza di precipitazioni, l’agricoltura cipriota è stata per secoli un elemento significativo dell’economia del Paese, a supporto di una società rurale che vive ai limiti dell’industrializzazione. Miele grezzo, olio d’oliva e altre squisitezze locali di alta qualità sono la colonna dorsale della sussistenza dell’isola. La loro produzione va di pari passo con le tendenze della società rurale che abita gli isolati borghi montani, dove vengono impiegate tecniche produttive arcaiche per contribuire alla vita della comunità.

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NICOLAS NETIEN

Dopo aver lasciato la Francia ed essersi trasferito da un Paese all’altro per qualche tempo, il bioingegnere Nicolas Netien ha trovato casa a Cipro, dove è stato chiamato per lavorare a un progetto nella zona cuscinetto delle Nazioni Unite quasi otto anni fa. Qui, seguendo i principi dalla permacultura, è riuscito a sviluppare una formula speciale per coltivare gli ulivi più sani del mondo. 120


Karst F/W 2021





Venendo a patti con l’inscindibile legame fra uomo e natura che si riscontra in luoghi come Cipro, l’attuale progetto di Nicolas si occupa di ripristinare un suolo eccessivamente sfruttato, che è stato danneggiato dal cambiamento climatico e da politiche ambientali discutibili. Concentrandosi in primo luogo sul benessere delle api, l’azienda agricola sostenibile che sta costruendo produce un miele di alta qualità, con l’aiuto di un esperto apicoltore e di una flora diversificata.

Cosa ti ha portato a Cipro e da quanto tempo vivi qui? Sono arrivato a Cipro nel 2013, per lavorare a un progetto nella zona cuscinetto delle Nazioni Unite. Sono stato assunto per progettare da zero un uliveto agro-ecologico. Abbiamo seminato su quaranta ettari di terra, seguendo i principi della permacultura.

Il trucco per creare un’azienda agricola salubre è l’alimentazione delle piante, che va curata come quella delle persone. Garantendo un’alimentazione completa, si ottiene un sistema immunitario migliore. Per una buona alimentazione deve esserci sinergia con i microrganismi che vivono nel terreno. Se si crea un buon ecosistema nel terreno, la pianta avrà accesso agli elementi di cui necessita per creare un prodotto superiore.

L’uliveto di Atsas, a cui hai lavorato e che hai appena citato, ha ottenuto un riconoscimento per l’olio più sano al mondo. Com’è stato possibile un traguardo del genere?

La permacultura non è una semplice tecnica agricola; è una filosofia. Consente di vivere in simbiosi con l’ambiente, invece di sfruttarlo per i raccolti e la produzione.

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Oggi, otto anni dopo, stai lavorando a un progetto simile, ma molto più ambizioso: l’azienda agricola sostenibile Bio-Solea. Com’è iniziato e qual è il suo obiettivo? L’idea alla base del progetto è venuta al proprietario del terreno, Cristosantos Agiyanis, nel 2012. Ha acquistato quattro ettari di terra con lo scopo di rigenerare l’area e offrire una fonte di reddito a Galata, la località in cui si trova l’azienda agricola. Durante la pandemia si è trovato bloccato da quelle parti e ha deciso di iniziare la costruzione. Siamo appena all’inizio. L’obiettivo ultimo è generare biodiversità e, di conseguenza, creare una resilienza ambientale. Stiamo profondendo grande impegno per raggiungere il risultato. Alcune delle piante sul terreno non sono autoctone, come ad esempio i pini, e ci preoccupano perché sono a rischio incendio. Sono state importate da stranieri per l’edilizia e adesso dobbiamo pensarci noi. Stiamo cercando di accelerare il processo di crescita delle piante producendo un compost specifico per le esigenze di ciascuna. Ogni pianta è diversa e richiede un’alimentazione diversa. In che modo questa iniziativa arricchirà la comunità locale e andrà a vantaggio delle future generazioni di ciprioti? Collaboriamo con la natura per creare agroecosistemi che garantiscano prodotti di elevata qualità, sani per le persone e vantaggiosi per l’ambiente; al contempo lavoriamo

olisticamente per creare spazi per tutte le generazioni future, che potranno lasciarsi ispirare e imparare a conoscere, rispettare, amare, proteggere e vivere in modo armonico in un mondo naturale. Abbiamo un impatto ambientale; stiamo aumentando la biodiversità della zona. Stiamo riducendo il rischio di incendi con efficaci misure di gestione. Stiamo aumentando la capacità del terreno di trattenere l’acqua, generando quindi resilienza idrica e climatica. Il nostro team è motivato dall’amore per la natura e dal desiderio di proteggere e ripristinare l’ambiente e la sua biodiversità. Rappresentiamo un esempio di economia sostenibile e nuove dinamiche per questa regione. Che ruolo svolge la natura nella vita degli abitanti di Cipro? La natura non è mai lontana, fisicamente o mentalmente. La maggior parte dei ciprioti è a una o due generazioni di distanza dalla vita rurale tradizionale e ha un forte legame con i villaggi e i campi della propria famiglia. Qui è anche molto facile godere di panorami estremamente diversi: nella stessa giornata si può giocare nella neve delle montagne e nuotare di fronte a una splendida spiaggia. Inoltre Cipro ha l’ecosistema del suolo più vario del mondo. Cosa ti offre quest’isola che il tuo Paese d’origine non è stato in grado di darti?

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“L’OBIETTIVO ULTIMO È GENERARE BIODIVERSITÀ E, DI CONSEGUENZA, CREARE UNA RESILIENZA AMBIENTALE” C’è un detto: “Nessuno è profeta in patria”. È stata la gente di qui a darmi l’opportunità di lavorare ai progetti significativi di cui mi sono occupato finora. Quanto sei integrato nella comunità locale? Il tuo lavoro si basa sulle competenze degli agricoltori locali o è più una sorta di scambio fra te e loro? Siamo molto integrati nella comunità locale, dal momento che la maggior parte del personale proviene dai centri abitati circostanti. Tutti ci conoscono. È un Paese piccolo. I villaggi montani di Cipro sono stati abbandonati. Per questo stiamo aiutando la comunità a crescere in modo sostenibile. Una volta completata l’azienda agricola, ci saranno nuovi lavori e potremo assumere altri membri della comunità. Forniremo cibo e reddito a 150 persone che vivranno nella fattoria per tutto l’anno, semplicemente con ciò che coltiveremo e costruiremo. Loro aiutano noi, noi aiutiamo loro. È uno scambio.

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Stai lavorando all’apertura di centri didattici per i giovani, che potranno studiare l’ambiente, la biologia e gli ecosistemi. Ci sarà anche un giardino botanico. Questi centri di ricerca organizzeranno programmi per aumentare l’integrazione delle diverse comunità che popolano l’isola? Per realizzare un valido centro didattico come quello che abbiamo in mente è necessario socializzare con la gente e familiarizzarci, trovando modi per mettere in contatto le comunità e farle interagire. L’isola è una, ma le comunità sono numerose e diverse. Sono tutti i benvenuti. L’unico vero confine, qui, è il mare. Inoltre, qualsiasi programma mirato alla comprensione della natura deve insegnare l’empatia e la capacità di amare e rispettare l’ambiente nel suo complesso, oltre alla necessità di vivere in pace con le persone.


“LA NATURA NON È MAI LONTANA, FISICAMENTE O MENTALMENTE. LA MAGGIOR PARTE DEI CIPRIOTI È A UNA O DUE GENERAZIONI DI DISTANZA DALLA VITA RURALE TRADIZIONALE E HA UN FORTE LEGAME CON I VILLAGGI E I CAMPI DELLA PROPRIA FAMIGLIA”

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Qui a Bio-Solea, il miele non viene filtrato. Il processo di produzione è completamente biologico e sostenibile grazie alle pratiche etiche di apicoltura dell’azienda agricola.


Un viaggio attraverso Cipro lascia una sensazione di soddisfazione solo a metà. La ricchezza dell’isola resta nella memoria, senza però essere destabilizzante. Suscita la voglia di tornarci. Le sue forti tonalità seppia, la dolcezza del suo miele superbo, la sua THE WALKING SOCIETY


civiltà complessa e stratificata sembrano accompagnare i viaggiatori, facendogli vivere secoli di storia in un attimo. L’atmosfera tranquilla e rilassata li riporta al presente, ricordando loro dove si trovano: su un’isola del Mediterraneo.

KYPROS

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I monti Pentadactylos e i Giganti La leggenda vuole che i monti Pentadactylos si siano formati milioni di anni fa, quando il mondo era popolato da giganti. Durante una controversia, uno dei giganti lanciò verso il suo nemico una manciata di pietre, che lo mancarono e atterrarono sulle pendici delle colline, formando le creste di pietra calcarea oggi note come “cinque dita” (Pentadactylos, appunto), per la forma che ricorda quella di un pugno chiuso.



Edizione e creazione Alla Carta Studio Direttore artistico del marchio Gloria Rodríguez Magazine Fotografia: Olgaç Bozalp Illustrazioni: Lulu Lin Testi: Naomi Accardi Produzione: Hotel Production P.26-27 Fotogrammi di Fele La Franca Videos Regia: Fele la Franca Editing: Claudio Di Trapani Direttore della Fotografia: Andrea Nocifora Musica: Dirt O'Malley Un ringraziamento speciale a Maria Anaxagora Constantinos Economides Cyprus Youth Symphony Orchestra Polys Peslikas camper.com © Camper, 2021

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