Camper - The Walking Society - Numero 13 - Ydra

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13Numero––2022A/I

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WALK, DON’T RUN.

CAMPER significa “contadino” nel dialetto di Mallorca. I valori e l’estetica del nostro marchio sono influenzati dalla semplicità del mondo rurale combinato con la storia, la cultura e il paesaggio del Mediterraneo. Il nostro rispetto per l’arte, la tradizione e l’artigianato consolida la nostra promessa di fornire prodotti originali e funzionali di alta qualità con un appeal estetico e uno spirito innovativo. Cerchiamo un approccio più umano al business e cerchiamo di promuovere la diversità culturale, preservando le tradizioni locali.

THE WALKING SOCIETY

CAMMINARE significa viaggiare, spostarsi da un luogo all’altro. Avanzare, esplorare e innovare. The Walking Society è una comunità virtuale aperta a persone di ogni estrazione sociale, culturale, economica e geografica. Individualmente e collettivamente, TWS sostiene l’immaginazione e l’energia, offrendo idee e soluzioni preziose per migliorare il mondo. Con semplicità e onestà.

YDRA Abbiamo navigato verso YDRA per esplorare un’isola come nessun’altra nel Mediterraneo. Un luogo dove ci si può muovere solo a piedi o a cavallo, dove il paesaggio urbano è rimasto immutato da oltre un secolo, e dove la vita è autentica sostenibilità e lentezza.

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Il tredicesimo numero è un viaggio in una parte della Grecia che trova un equilibrio armonioso tra passato e presente. Un esperimento artistico che si è succeduto anno dopo anno per decenni, con un patrimonio culturale e creativo unico che continua a fiorire.

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Ydra

6 Vangelis parla poco. Nato a Vlichos, un piccolo villaggio a est del porto, passa le sue giornate con i suoi cavalli, Aris e Misty, trasportando carichi su e giù per l’isola.

Un pezzo di pane pietrificato. Galleggiante, statico, placido in mezzo al mar Egeo. Non è l’immagine più immediata che sovviene avvicinandosi all’isola di Ydra, ma è quella che utilizzò Henry Miller nel diario di viaggio greco Il colosso di Marussi, pubblicato per la prima volta nel 1941. «Idra è una roccia che sorge dal mare come un’enorme pagnotta pietrificata. È il pane mutato in sasso che l’artista riceve a compenso delle sue fatiche quando scorge la terra promessa», scriveva.

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Cosa è cambiato dal 1941? L’elettricità, arrivata alla fine degli anni Sessanta; negli stessi anni arrivarono anche artisti, scrittori, attori e attrici. Gli intellettuali seguirono i passi dei pittori greci e di Henry Miller, che l’avevano scoperta prima di chiunque altro. È qui che Patrick Leigh Fermor scrisse Mani, uno dei suoi libri più famosi. Leonard Cohen arrivò nella primavera del 1960 e ricorderà in seguito degli anni di libertà passati a Ydra: «Era come se tutti fossero giovani, belli e pieni di talento, ricoperti da una specie di polvere d’oro». Anche adesso il talento è una sorta di spirito magico che aleggia costantemente sopra Ydra, nei vicoli che dal porto, come una piccola ragnatela, salgono verso l’entroterra, lungo i muri bianchi colorati dalle bouganville fucsia e arancio: Ydra è patria di artisti, curatori, fondazioni.

La più famosa tra queste è la sede distaccata dell’ateniese DESTE Foundation for

Oggi l’isola è ancora una “terra promessa” di autenticità, nonostante si sia evoluta negli ultimi ottant’anni.

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Contemporary Art, aperta da Dakis Joannou, che ogni anno concede i suoi spazi a un artista per creare ed esporre nei piccoli locali affacciati sul mare di un vecchio mattatoio poi Primaabbandonato.dellanascita di questa comunità creativa e anche prima dell’indipendenza greca del 1821, Ydra era stata patria di pirati, corsari, ma anche di grandi capitani e navigatori. L’anno 1821 è un’eco che si propaga nelle vie intorno al porto: nel nome di un ristorante, nelle bandiere che sventolano sull’antica fortezza, oggi museo storico. Nonostante la sua dimensione, Ydra svolse un ruolo di primo piano nella lotta ellenica contro l’Impero Ottomano. La sua flotta, arma decisiva per il neonato Regno di Grecia, era comandata da Iakovos Tombazis e Andreas Miaoulis, che ancora l’isola ricorda come eroi nazionali. Il piccolo porto rettangolare è così ben nascosto e protetto anche grazie alla sapienza sviluppata in secoli di attività marinare. Oggi, ogni giorno, accoglie i traghetti che fanno la spola con il Pireo per caricare e scaricare visitatori, generi alimentari, posta e pile di giornali. Ad aspettarli non ci sono autobus, né macchine, né treni. Quello che a Ydra è rimasto uguale nei secoli è l’assenza di mezzi di trasporto su ruota che non siano i carretti trainati dai facchini su e giù per le vie di ciottoli.

1930. I

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aromatizzati

lavora nella

Dimitris pasticceria che i suoi nonni fondarono nel dolci di marzapane con di la specialità di

rose e mandorle sono

questo locale.

acqua

10 Corinna Seeds è la fondatrice di Hydrama Theatre & Arts Centre. Nativa greca, ha passato l’infanzia a Londra prima di ritornare e stabilirsi a Ydra. 2022F/WSet

11 Simon è un pittore francese con una casa e uno studio sull’isola. Più di 12 anni fa, arrivò per caso a Ydra dopo essere salito sulla barca sbagliata. Non è più tornato indietro. 2022F/WWalden

STEPHAN COLLOREDO-MANSFELD p.51 Il musicista e produttore Stephan Colloredo-Mansfeld è cresciuto sull’isola dalla sua famiglia cosmopolita. Oggi è il maître di alcune delle migliori feste di Ydra.

NATURALISMO SPONTANEO p.59 Sebbene non ci siano spiagge naturiste ufficiali sulle isole Sporadi, di cui Ydra fa parte, la Grecia è sempre stata una destinazione popolare tra i viaggiatori che cercano questo tipo di libertà.

HYDRAMA THEATRE & ARTS CENTRE p.32 Il teatro è nato in Grecia e Ydra fa sicuramente la sua parte. L’Hydrama Theatre & Arts Centre, fondata da Corinna Seeds, è un palcoscenico vivente nel suo cortile.

Le destinazioni sono taverne a conduzione familiare, appartamenti presi in affitto oppure piccoli alberghi che non noteresti nemmeno, se non passandoci davanti. Ydra rimane immobile nel tempo, come una magia che non si può replicare né ritrovare. Kenneth Koch, poeta statunitense che visse qui gli stessi anni di Cohen, scrive in una frase famosa: «Una volta che hai vissuto a Ydra non potrai più vivere da nessun’altra parte. Inclusa Ydra».

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Per il resto ci si arrampica verso le case ancora a piedi oppure ci si affida ai piccoli asini che attendono pazienti a pochi metri dall’acqua.

ATHLETIKÒS OMILOS YDRAS p.121 A Ydra, il campo da calcio a grandezza naturale è la casa dell’Athletikòs Omilos Ydras e uno spazio verde per i residenti dell’isola.

CAMMINANDO A YDRA p.41 Un dialogo con George Koukoudakis, sindaco di Hydra, sul ritmo lento, la conservazione e il futuro dell’isola.

FAMIGLIA MARDEN p.133 L’arte scorre copiosamente nelle vene della famiglia Marden, residente a Ydra dagli anni ‘70. Un pomeriggio soleggiato, ci incontriamo nel loro tranquillo giardino all’ombra degli alberi.

PROTOMAGIA p.87 La Grecia celebra la primavera con un’esplosione di fiori. Il 1° maggio, noto come Protomagia, è consuetudine creare ghirlande di fiori e aglio di buon auspicio.

DESTE FOUNDATION p.105 Ydra è l’isola dell’arte. Dakis Joannou e la divisione locale della DESTE Foundation, istituzione di arte contemporanea con sede ad Atene, hanno contribuito in modo sostanziale.

GIOVENTÙ YDRIOTA p.112 Circa duecento bambini frequentano le scuole di Ydra, assicurandosi che l’età media dell’isola sia inferiore a quella del resto del paese, un fatto che fa ben sperare per il suo futuro.

DIMITRIOS ANTONITSIS p.15 Un pomeriggio a casa di Dimitrios Antonitsis parlando di arte e Hydra School Projects, un programma da lui curato che da anni ospita artisti sull’isola.

CHLOE, DENNIS, MELINA, ROULIS, ZEUS p.23 Non ci sono auto, moto o mezzi pubblici a Ydra, solo i piccoli e robusti cavalli greci che muovono persone e merci attraverso l’isola.

MICHAEL LAWRENCE p.97 Il pittore Michael Lawrence ha lasciato la California per Ydra per dipingere la sua libertà fatta di corpi, mare, sesso e amore.

13 Pater Ioanikios, 86 anni, è uno dei cinque sacerdoti ortodossi dell’isola. Ritratto mentre compra il pane per la messa, Peter dice che il suo lavoro non è cambiato molto negli oltre 40 anni di servizio, ad eccezione della pandemia.

In conversazione con

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ANTONITSISDIMITRIOS

Dimitrios Antonitsis è un’istituzione a Idra e pochi conoscono l’isola come lui, avendo vissuto qui per 40 anni. Negli ultimi 23 anni Dimitrios ha organizzato Hydra School Projects, una mostra annuale e un festival artistico che si tiene ogni estate. Hanno partecipato artisti come Gregor Hildebrandt, Brice Marden e Kiki Smith, per non parlare dei giovani artisti emergenti che si affiancano a quelli già affermati. Ogni edizione ha un tema. Come artista, Dimitrios lavora da anni con un materiale insolito: l’alluminio. Impiega una tecnica speciale che utilizza la lega di titanio per trasformare la rinomata fragilità dell’alluminio in una resistenza fenomenale, con la durata necessaria per garantire che le sue opere attraggano i collezionisti. Lo vedrai in tutta la sua casa, a cominciare dalla porta. Il suo soggiorno si trova nel cortile esterno, dove un tavolo e sei sedie in alluminio si trovano protetti su un patio che si affaccia al riparo dal sole nelle ore più calde. L’interno è ricco di piccole e grandi opere d’arte, tra le quali i tre cani di Dimitrios si muovono con alternanza di letargo ed entusiasmo. Quando Dimitrios si siede per parlare, il più piccolo dei tre, un bassotto nero chiamato Baracudaki, gli salta in grembo e accucciandosi lì.

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Chiunque metta piede a Ydra lo vedrà camminare per le strade di ciottoli, sempre vestito elegantemente con abiti morbidi e avvolgenti. Un’eleganza inaspettata, eccentrica ma aggraziata.

17 Hydra School Projects ha sede nel vecchio liceo dell’isola in una delle strade periferiche della città vicino al porto.

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La casa di Dimitrios Antonitsis è decorata con alluminio e le sue stesse sculture. Tra questi una rivisitazione della Colonna Infinita di Brancusi realizzata con le tradizionali anfore greche.

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Lasci spesso l’isola durante i mesi più freddi, come fanno in molti? Prima del Covid viaggiavo molto. Poi ho scoperto che Ydra è splendida sia d’estate che in autunno che in inverno. Quest’anno, ho passato anche parte dell’inverno qui. Hydra School Projects è un modo per mantenere l’isola costantemente viva in un senso artistico e culturale? Corretto. Quando ho avviato Hydra School Projects, vole vo che il maggior numero possibile di artisti esponesse qui. Portavo 10 o 11 nuovi artisti ogni anno, assicurandomi che fosse un mix tra i più affermati, come Brice Marden, e i giovani emergenti. Fin dal primo anno era una formula molto internazionale. Prima di Hydra School Projects, molti artisti a Ydra si concentravano sul mare e sulle barche. Quindi la mia prima mostra era costituita da opere interamente astratte, video arte e installazioni che non avevano nulla a che fare con il mare. Un pezzo è stato candidato all’Hugo Boss Prize, un premio coordinato dal Guggenheim! Pensi che il fatto che Idra stia diventando sempre più famosa, attraendo persone da tutto il mondo, potrebbe rovinare il suo patrimonio naturale e culturale?

Mi viene in mente il tuo lavoro del 2014, Soul Substitute, una serie di fotografie dell’archivio dell’Hellenic Tourism Organization stampate su pelle pregiata, che mostrano una campagna per promuovere il patrimonio architettonico greco con celebrità come Grace Kelly. Già allora guardavi al turismo e a come certi luoghi siano percepiti dalle masse come cartoline viventi. Sì, anche se si trattava più dell’estetica della grandezza che del turismo. Quelle fotografie sono Instagram prima di Instagram. Instagram nel 1968. Il titolo era Soul Substitute perché, in un certo senso, quando guardi quelle foto non ti concentri sulla bellezza del luogo in sé, ma su quanto sia instagrammabile.

Ti dirò una cosa. L’architettura e la facciata rimangono le stesse: è una battaglia che non puoi vincere, passano gli anni e all’improvviso ti ritrovi con un corpo più debole. Il tuo corpo cambia, la tua testa cambia, ma l’architettura è sempre la st essa. Io so che a un certo punto non sarò più qui, Hydra School Projects non ci sarà più, niente sarà rimasto di tutto questo. Ma credo anche che di tutti questi artisti che sono venuti a Ydra, di tutti questi artisti ispirati da Ydra, a un livello metaf isico, qualcosa rimarrà.

Penso che questo sia inevitabile a causa della tecnologia e dell’accessibilità dei viaggi. È un rischio, ma è difficile evitarlo.

Le feste sono sempre importanti, questo è il mio motto. Le feste a Ydra sono un fantastico parco giochi per osservare come si comporta la maggior parte degli stranieri quando si sentono liberi o liberati. Molti di loro vivono una vita così diversa in città e quando vengono in Grecia e a Ydra vogliono vivere il mito. Era molto divertente anni fa, quando non potevi “googlare” le persone ed era impossibile dire se quella perso na fosse un grande scrittore, un truffatore o un successo in qualcos’altro. Era un mix fantastico, con donne che afferma vano di essere principesse persiane e altri che fingevano di essere miliardari. Chiunque si reinventava a Ydra. Quelle feste erano sia comiche che tragiche, molto teatrali. Riesci ancora a trovare lo stesso entusiasmo, 23 anni dopo?

La scena artistica si riunisce quasi ogni notte in una delle case dell’isola e alcune feste sono passate alla storia. Pensi che siano parte integrante dell’anima di Ydra?

Dimitrios, cominciamo dall’inizio. Come è cresciuto il tuo amore per Ydra e come sei finito qui? La mia storia con Ydra è iniziata anni fa. A quel tempo studia vo a Zurigo e io e la mia famiglia andavamo in barca a vela da queste parti durante le vacanze. Loro invitavano i loro amici; Io i miei. Ogni anno, a colpo sicuro, la tappa a Ydra era la più memorabile. Era sempre l’ultima fermata perché era molto vicina al Pireo. Navigavamo, fermandoci in molte isole, e ci divertivamo ovunque. Ma i ricordi più indelebili sono quelli legati a Ydra. Negli anni Novanta? Purtroppo no, erano gli anni Ottanta! Cosa ti ha colpito dell’isola in quegli anni? C’è qualcosa di magico in questo posto. Il modo in cui il porto è nascosto quando il mare è calmo e ti avvicini da nord. Non lo vedi fino all’ultimo momento. È una sorpresa. O meglio un crescendo: stai navigando e tutto ciò che vedi sono scogli, scogli e ancora scogli. E poi, dal nulla, vedi questo minuscolo porto simmetrico. È fantastico. Essendo stati pirati, gli Ydrioti hanno astutamente posizionato e costruito il porto in modo che se stai navigando intorno a Ydra, puoi vedere la città solo per pochi minuti prima che scompaia dalla vista. È come un miraggio; non sei sicuro di averla visto o meno perché è così piccola e ben nascosta che passa in un lampo. E come sei finito a scegliere di trasformarla in casa tua? Sono stato adottato, in un certo senso. Vivevo a Zurigo, ma venivo qui ogni estate. C’era già una comunità di artisti inter nazionali e curatori greci. Era un gruppo meraviglioso e strav agante. Molti di loro non sono più con noi oggi. Sono morti o hanno venduto le loro case. Voglio che questa comunità con tinui a prosperare. Mi rendo conto che è dura per qualcuno che ha 70 o 80 anni vivere qui perché molte case sono arroc cate tra le rocce. I Marden furono abbastanza intelligenti da comprare una casa in paese. Helen Marden mi ha consigliato questa casa quando un giorno stavamo passeggiando. Ha un sesto senso quando si tratta di case, è qualcosa di genetico. E allora la casa cadeva a pezzi, completamente.

Per quanto riguarda i materiali che usi nei tuoi lavori: cosa ti affascina dell’alluminio? Mi piace che l’alluminio sia freddo ma malleabile. Luminoso ma sensibile. Vedo una costante dicotomia all’interno di questo fragile metallo. Anche io sono sempre stato affascinato dal concetto di underdog. Penso che l’alluminio sia l’underdog dei metalli perché tutti vogliono sempre il bronzo.

Come è cambiata la scena dell’arte contemporanea in Grecia? Negli anni Novanta e negli anni Zero era una scena fantastica, perché c’erano molti soldi da spendere. C’erano grandi com pratori e non solo a livello internazionale, ma anche a livello nazionale. E poi c’era questo giovane gruppo di collezionisti, molto entusiasti, che all’inizio supportarono molto i giovani artisti greci. Purtroppo poi furono infettati da quello che chi amo virus delle fiere d’arte, e iniziarono ad andare in giro, a comprare arte in posti come Art Basel, a comprare soltanto lì. E poi arrivò la crisi economica greca, e oggi la situazione non è più come era un tempo. Oltre alla prossima edizione di Hydra School Projects, cosa c’è nel tuo orizzonte? Ora come ora sto godendomi un bel momento perché ho appena curato la mostra Brice Marden and Greek Antiquity al Museum of Cycladic Art e per me è stato un piccolo pezzo di paradiso. Vedi, il paradiso non è un’idea cristiana. Era un’idea persiana: era un giardino, protetto, chiuso all’esterno, pieno di piante magnifiche, e molti animali, dove era facile trovare cibo e cacciare. Era un posto da godersi. E il fatto che mi abbiano offerto di curare una mostra al Museum of Cycladic Art, e che ho potuto godermi, diciamo così, la straordinaria abbondanza dell’arte antica greca, e metterla insieme a quella di uno degli artisti contemporanei che amo di più, che è Brice Marden, a me sembra il paradiso. Quindi no, nessun piano per il futuro per adesso, voglio godermi questo momento. Quindi fino alla fine di agosto mi dedicherò a questo.

O meglio un crescendo: stai navigando e tutto ciò che vedi sono scogli, scogli e ancora scogli. E poi, dal nulla, vedi questo minuscolo porto simmetrico. È fantastico. È come un miraggio; non sei sicuro di averlo visto o meno perché è così piccolo e ben nascosto che passa in un lampo.”

20 “C’è qualcosa di magico in questo posto. Il modo in cui il porto è nascosto quando il mare è calmo e ti avvicini da nord. Non lo vedi fino all’ultimo momento. È una sorpresa.

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DENNISCHLOEMELINAROULISZEUS

Harriet’s Horses accompagna i viaggiatori a esplorare le spiagge, i sentieri di montagna, le valli e le cime più alte lontano dal centro cittadino. “Voglio mostrare alla gente perché sono rimasta qui a vivere”, dice “Ydra è molto più che il porto”.

Al porto, gli asini sono le prime creature di cui ci si accorge. Piccoli, robusti, tipici delle isole greche, sono il motore fondamentale di Ydra, e l’unico modo per spostarsi sull’isola via terra. Un cavallo nitrisce. È la suoneria del telefono di Harriet Jarman. Nata in Inghilterra, cresciuta facendo salto a ostacoli, Harriet vive a Ydra dal 2000 quando arrivò insieme alla sua famiglia. Nel 2014, ha fondato un’associazione per allevare cavalli sull’isola.

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Chiedi ad Harriet Jarman quando si prende una pausa dai suoi cavalli e ti risponderà con convinzione e con un sorriso: “Vivo già in paradiso; non ho bisogno di molte vacanze”.

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27 I cavalli di Harriet non sono originari di Ydra, ma piuttosto di altre isole greche o della terraferma. Uno solo è nato e cresciuto sull’isola: Dennis.2022F/WMilah

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Non c’è nessun veterinario che vive a Ydra, una sorpresa per un’isola così dipendente dal trasporto di cavalli. Fortunatamente, la Greek Animal Welfare Foundation visita l’isola ogni anno per controllare tutti i cavalli.

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32 HYDRAMA THEATRE

La casa di Corinna Seeds affaccia sul mare, da un lato, e dall’altro su un anfiteatro che ha costruito lei stessa nel cortile sul retro. Semplice, essenziale, come ogni teatro classico greco. Nonostante Corinna sia nata in Inghilterra, sua madre è greca, e da bambina viveva qui a Ydra. Ci è tornata da adulta, quando era diventato impossibile resistere ai richiami di quella che per anni era stata casa sua. “Non c’erano attività artistiche, niente che fosse pensato per bambini e adolescenti”, ricorda. “Ho iniziato con il teatro perché poteva costruire una comunità partendo dai bambini”.

La scuola di Corinna attira ogni anno decine di studenti greci e internazionali che si cimentano con il teatro greco classico, mediante corsi di danza, recitazione, set design teatrale, ma anche analisi del testo e naturalmente performance. Infine, c’è l’ideazione e realizzazione delle maschere, elemento fondamentale nel teatro greco per rappresentare personaggi o stati d’animo. “Gli abitanti dell’isola erano preoccupati all’inizio” ricorda Corinna. “Vedevano questi attori con queste strane maschere e provavano una certa paura verso il teatro. Alla ‘prima’ venne soltanto una persona. Oggi il teatro è sempre pieno, con ogni tipo di persona: abitanti dell’isola, turisti, artisti della scena locale, addestratori di cavalli, chiunque”.

41 CAMMINANDOAYDRAconilsindacoGeorgeKoukoudakis

42 52SUPERFICIEKM2MIGLIA NAUTICHE DAL LARGHEZZA37PIREO MASSIMA23KM 55COSTAKM MONTE EROS 592 M LARGHEZZA MINIMA 6 KM

A Ydra le automobili sono proibite. Pure le motociclette e le biciclette, anche se qualche vecchia bici si trova ancora, nelle piccole spiagge, incastrate tra un gozzo di pescatori e l’altro. Ci si può spostare soltanto a piedi, e nel principale paese dell’isola non è un problema, considerate le dimensioni ridotte del centro abitato. Più difficile, invece, se si vogliono raggiungere gli altri centri: Vlychos, verso ovest, o Limnioniza, dalla parte opposta. Ci vuole pazienza, ad andare a piedi, resistenza. In alternativa, si può fare affidamento sui cavalli da cavalcare, come fanno qui, all’amazzone, con entrambe le gambe da un lato. “L’assenza di mezzi motorizzati deriva dal fatto che da sempre le persone che vivono qui hanno deciso così. Il divieto di circolazione

La mattina è la parte del giorno più caotica. Nel porticciolo arrivano le navi dei visitatori che passeranno qui soltanto una giornata, l’ancora sferraglia scendendo nell’acqua mentre le cime vengono tese sulle bitte. Le navi da trasporto, che fanno la spola con il Pireo, scaricano sul molo i pacchi di Amazon, i rifornimenti per i bar e i ristoranti. I bar si riempiono di persone, per colazione o per pranzo. I ristoranti anche, con i tavoli sparpagliati all’ombra nelle vie. Gli asini aspettano i carichi, scacciano le mosche nel frattempo. A poco a poco le barche smettono di arrivare, il sole si muove verso lo zenit e si attende che passino le ore più calde. Ydra si ferma. Le ore passano nel silenzio pressoché totale.

O meglio: a cessare è quello che chiamiamo “silenzio” dal punto di vista urbano, cioè l’assenza di un tappeto di rumori di fondo legati a mezzi motorizzati, mezzi di trasporto, traffico e caos cittadino. È in realtà tutt’altro che silenzioso il sipario di rumori sottili che si abbassa su Ydra in questi momenti: il sottofondo ininterrotto delle cicale nascoste nei pini marittimi; un occasionale sbattere di zoccoli di un cavallo infastidito dalle mosche; i gabbiani che litigano sopra il porto in cerca di pesce.

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Definisce Hydra “un museo vivente, a cielo aperto”, con tutte le implicazioni positive e non sche questo può portare con sé. “Gli edifici tra cui camminiamo ogni giorno sono gli stessi del Settecento, dell’Ottocento e del Novecento”, spiega. Ma “c’è un dibattito che va avanti da sempre” tra vantaggi e svantaggi della loro preservazione.

44 di motociclette e automobili è diventata poi una legge negli anni Sessanta. Solo poche macchine possono circolare sull’isola, con un permesso speciale del Ministero della Cultura. Anche se si deve costruire o restaurare un palazzo pubblico, dobbiamo fare richiesta al Ministero della Cultura per far arrivare i veicoli necessari sull’isola”, spiega George Koukoudakis, il giovane sindaco dell’isola. Koukoudakis ha studiato in Inghilterra: un BA in Political Science all’Università di Exeter, poi European Studies a Cambridge, infine il ritorno in Grecia, ad Atene, per il PhD. Ma è nativo di Ydra, e ha scelto poi di tornare qui e provare a occuparsi della sua isola, della sua gente: “Di Ydra mi piace tutto: le persone, la sua storia, la bellezza della sua natura, la sua architettura”. Nel suo studio sono appesi i ritratti dei più famosi capitani e ammiragli della storica flotta idriota. In occasione del bicentenario della guerra di indipendenza contro l’Impero Ottomano, nel 2021, George ha anche scritto un libro sull’argomento.

Agli abitanti di Ydra, per esempio, non è permesso utilizzare i pannelli solari, molto diffusi invece nel resto della Grecia. «Certo, vogliamo preservare Ydra così com’è», spiega Koukoudakis, «ma cosa riceviamo in cambio? Questo è uno dei problemi che ci troviamo ad affrontare: un museo a cielo aperto… senza nessuno che paga il biglietto”. Visitare Ydra, oggi ti costringe a rallentare, amplificando l’unicità di una vacanza sull’isola. La disconnessione, qui, non è un’opzione ma uno stato naturale a cui abbandonarsi. È un’isola piccola, ma è un posto che richiede tempo. Per tutto. È una questione di adattamento al suo ritmo. C’è chi sale e scende in poche ore dalle navi che fanno la

45 DIDICOSÌ.HANNODAMOTORIZZATIL’ASSENZADIMEZZIDERIVADALFATTOCHESEMPRELEPERSONECHEVIVONOQUIDECISOILDIVIETOCIRCOLAZIONEMOTOCICLETTEEAUTOMOBILIÈDIVENTATOPOIUNALEGGENEGLIANNISESSANTA.

46 DISTANZA DAL PORTO 500SPIAGGIAALLADIAVLAKIMTEMPOIMPIEGATO PER ESPLORARE IL DELL’ISOLAPERIMETROAPIEDI13ORE

47 spola quotidiana in questo spicchio di Egeo, è vero, ma per capire al meglio Ydra occorre prendersi tempo per esplorare. Percorrere i sentieri su e giù per le montagne, rilassarsi nelle spiagge nascoste, lontane dal porto principale, visitare le taverne, ancora rustiche, spesso a conduzione familiare, pronte a servire il pescato del giorno grigliato al punto giusto e con un immancabile spicchio di limone per rinfrescarlo e rinfrescarsi. Nessun ristorante turistico, nulla che sia prodotto in serie e pensato per clientele omogenee e indistinguibili dall’Asia alle Americhe. “Il turismo non è un rischio qui”, dice il sindaco tranquillo: “Abbiamo 7.000 posti letto, e una volta che tutti sono occupati, nessun altro potrà venire. Non abbiamo mai voluto attrarre il turismo di massa, soltanto il turismo di qualità. Non ci sono grandi hotel, ci sono soltanto le vecchie case dei capitani, e piccoli boutique hotel. L’albergo più grande di Ydra ha 30 stanze”. Poi un immancabile paragone marinaresco: «Ydra è come una barca con una capienza limitata: può alloggiare soltanto un certo numero di Naturalmentepasseggeri». uno stile di vita così lontano dall’accelerazione costante, anzi esponenziale, vissuta dal resto del mondo non poteva non avere i suoi effetti negativi. E il più evidente, per Ydra, è stato negli anni passati quello dello spopolamento. Durante la guerra di indipendenza, un punto cardinale che qui ritorna sempre per orientarsi nel tempo, la popolazione arrivava a 16.000 persone. Atene, in confronto, era una cittadina di 7.000 abitanti, e il Pireo un semplice villaggio di pescatori. Oggi l’isola conta 2.000 abitanti. “Tuttavia sono ottimista, e cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno”, dice Koukoudakis. “C’è una tendenza non solo in Grecia, ma in molti paesi d’Europa, per cui le persone stanno cercando un ritorno alla natura. Penso che ci stiamo finalmente muovendo nella direzione giusta. E chi vive qui gode di una qualità della vita molto alta: acqua cristallina, aria pura, lentezza. È un privilegio vivere a Ydra”.

48 ABBIAMO 7.000 POSTI LETTO, E UNA VOLTA CHE DICERTOSOLTANTOALLOGGIARELIMITATA:UNAUNAYDRAPOTRÀNESSUNSONOTUTTIOCCUPATI,ALTROVENIRE.ÈCOMEBARCACONCAPIENZAPUÒUNNUMEROPASSEGGERI.

51 In conversazione con COLLOREDO-STEPHANMANSFELD

Nello studio di registrazione, sotto un’antica cappa di pietra un tempo utilizzata come forno, Stephan ha posizionato un letto.

La casa di Stephan Colloredo-Mansfeld, vista dalla strada, sembra soltanto una delle centinaia di piccole, umili, bianche costruzioni di pietra che illuminano le montagne aspre di Ydra.

Stephan, a vederlo, non ricorda certo il formalismo della nobiltà asburgica, ma piuttosto la libertà gioiosa e colorata degli anni Settanta, il decennio in cui si è trasferito con la famiglia a Ydra.

È soltanto a pochi centimetri dalla batteria e da un vecchio organo degli anni Sessanta, nel caso un po’ di stanchezza appaia durante una sessione, o per essere immediatamente pronti, al risveglio, a una colazione musicale. Tutta la casa, isolata e arroccata nella parte alta dell’antico paese, sembra perfetta per una solitudine placida e meditativa. In attesa di essere riempita dalla musica o dalle leggendarie feste che Stephan è solito organizzare.

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L’edificio era un’antica fabbrica di tappeti, oggi è sia una dimora con diversi livelli, arricchita da cimeli di arte contemporanea e antiquariato, sia uno studio di registrazione ricco di strumenti rari e di culto. Lo studio si trova al piano inferiore, proprio a fianco alla cucina. C’è una batteria, dozzine di chitarre, altri strumenti a corda di culture diverse, bassi, un mixer, ovviamente, e qualsiasi altra cosa di cui si potrebbe aver bisogno. Stephan vive per la musica: lo studio di registrazione ha ospitato musicisti come Sebastién Tellier, nel 2019, ma anche jam session collettive e perfino performance artistiche come è successo con la fotografa Margherita Chiarva.

Dentro, oltre un cortile ombreggiato, si arriva a una terrazza, e da qui a un enorme salotto. I soffitti sono alti e dalle finestre si gode la miglior vista sul piccolo porto, sul mare e sulla terraferma un po’ più lontana. C’è un triclinio, antiche sedie decorate e un’enorme credenza vecchia di secoli decorata con aquile e altri motivi che non appartengono alla tipica iconografia greca. Sono antichi cimeli di famiglia: i Colloredo-Mansfeld hanno radici nel Sedicesimo secolo, tra l’Italia nord-orientale e la vicina Austria.

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Sì, molto, e sono troppo fragili anche per portarli con i cavalli o gli asini. Vanno portati a mano dal porto fino a qui. Tu suoni spesso? Suonavo, ma adesso produco, più che altro. Ma amo la musica, e poi non sono mai stato troppo bravo o portato per qualcosa in particolare.

Però sembra una casa perfetta per le feste. Sì, ce ne sono molte qui, e in questa sala succedono un sacco di cose! Ci nascono amori, ci finiscono amori…

questo tipo di infrastruttura. E a poco a poco negli anni abbiamo creato un vero e proprio studio, sistemando la casa apposta. In questo modo sono riuscito a circondarmi di musica e cultura sull’isola.

Stephan, tu sei un abitante di Ydra da sempre. Com’è essere un bambino qui, crescere su quest’isola, soprattutto senza essere greco di nascita? Ho avuto un’infanzia molto felice. Piena di magia, di esplorazioni, di avventure. Eravamo una minoranza, ma c’era comunque un gruppetto di bambini stranieri che crescevano qui, in un ambiente molto influenzato dalla filosofia degli ultimi anni Sessanta, circondati da artisti, individui eccentrici che con il senno di poi potrei descrivere soltanto con la parola “surreali”. Questa casa, un’antica fabbrica di tappeti, è stata ristrutturata molto, negli anni?

La tua enorme collezione di vinili dove si trova? Sono tutti a Miami, perché qui a Ydra non va bene il clima, c’è troppa umidità.

Penso che c’entri molto il fatto che a Ydra non ci siano automobili, che sia così pittoresca, e molto lontana dal caos della società contemporanea. Insieme a questa luce incredibile e un’enorme disponibilità del famoso vino greco che creano un’aura magica unica. Come e quando ti sei innamorato della musica? Ho iniziato a collezionare vinili mentre ero in collegio in Austria, avevo più o meno 13 anni ed era un momento in cui trovavo difficile adattarmi alle meraviglie del mondo moderno. La musica era un modo molto dolce di evadere dalla realtà, ed è rimasta nella mia vita come la più fedele delle amiche e compagne. Come hai deciso, a un certo punto, di creare in questa casa lo studio di registrazione? Ne avevo parlato diverse volte con un americano, un tecnico del suono che viveva qui. Avevamo capito che Ydra ha un patrimonio musicale notevole, ma mancava completamente

Passa tanta gente da questa casa? Invito le persone che mi piacciono, di solito. Vengono qui, vivono qui. Ma è anche uno spazio che si può affittare per registrare e produrre.

È un processo continuo. Sistemare cose, anche giocherellare… È come una terapia, o una meditazione. La famiglia in cui sei cresciuto è molto internazionale, multiculturale. Come sono arrivati qui a Ydra, e da dove venivano? Mia madre è canadese e ceca, mio padre svizzero e greco. Una pittrice e uno scrittore. Il primo posto in cui hanno vissuto è la piccola isola di Kastellorizo, e quando mia madre è dovuta andare ad Atene per partorire, hanno deciso di visitare Ydra subito dopo. La mia nonna greca aveva già una casa sull’isola. Si sono innamorati immediatamente di Ydra e della sua comunità, e hanno poi deciso di sistemarsi qui negli anni Settanta. Non c’era elettricità sull’isola, fino a relativamente pochi anni fa. No, arrivò negli anni Sessanta. Leonard Cohen scrisse la canzone Bird on the Wire ispirato proprio da un uccello su uno dei primi fili elettrici portati a Ydra, quando era qui negli anni Sessanta. Era un posto piuttosto speciale.

Se me lo chiedono! Tutti abbiamo la nostra idea di creatività, ma sì, mi è capitato di produrre un po’.

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Viaggi spesso tra Ydra e Miami? Sì, vivo di solito alcuni mesi in Florida, e i mesi più caldi invece qui. E poi mia madre è in Austria, mio padre in Svizzera, i miei figli in California. Viaggio molto, ma le due basi principali sono qui e in Florida. C’è uno strumento a cui sei particolarmente legato? Mi piace collezionarne molti. Ho un organo Farfisa Compact Duo che è quello che usavano i Pink Floyd negli anni Sessanta. Ho un theremin, un mellotron. Mi piacciono soprattutto quelli esotici. È stato difficile portare tutti questi strumenti sull’isola?

La musica ha ancora un ruolo importante nella tua vita? In un modo diverso, magari, da quando eri un ragazzino? Direi che la musica occupa ancora la maggior parte della mia vita. Gestisco un progetto di vendita di vinili per corrispondenza, ma adesso sono anche in grado di ricreare i suoni che mi hanno sempre seguito da quando ero un bambino.

Qual è il segreto del rapporto tra Ydra e tutto il fermento artistico, musicale, creativo che anima l’isola da sempre? C’è qualcosa di magico nell’aria?

E tu intervieni nel processo creativo?

Chi è stato il più originale, tra gli artisti che sono venuti qui? Sicuramente Tellier, Sébastien Tellier.

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Se pensi alle tue radici a Ydra, di cosa sono fatte? La risposta più semplice sarebbe: olive, mandorle e melograni. Ma in senso più ampio, penso a tutti i ricordi felici, spensierati che ho, e che cerco sempre di ricreare in un modo e in un contesto più adulto, moderno, maturo. Cosa significa vivere su quest’isola? C’è qualcosa di particolare che ti fa dire: questa è la mia casa? Ho viaggiato veramente in tutto il mondo, e Ydra è sempre stata casa, senza dubbio. La familiarità, i profumi, i ricordi che ho non possono essere sostituiti. Sei una persona a tuo agio con la solitudine? Molto. Penso che sia molto importante stare bene con soltanto la propria compagnia. Che progetti hai per il futuro? È tutto in costante evoluzione. Sto lavorando a un programma di residenze musicali, a uno spazio per tenere concerti. Poi ho trovato una vecchia cisterna in giardino, credo abbia qualche centinaio di anni, e vorrei svuotarla e trasformarla in una “separation chamber” per le voci. Per avere un’acustica migliore, per non avere nessun tipo di eco. È grande abbastanza per una persona. Sembra che Ydra abbia anche un altro tipo di magia, o di incantesimo: riesce ancora a resistere al turismo di massa. Sì, sembra di sì fortunatamente. C’è una linea sottile tra la promozione delle bellezza dell’isola e il rischio che venga sfruttata. Penso che molte delle persone che vengono qui è perché non ci sono troppi riflettori, non c’è esposizione. È un posto in cui nascondersi, in un certo senso.

Prima di diventare la dimora di Stephan Colloredo Mansfeld, l’antica fabbrica di tappeti era lo studio di Demetri Gassoumis, pittore greco che visse per alcuni anni a Ydra dal 1959.

“Ho avuto un’infanzia molto felice. Piena di magia, di esplorazioni, di avventure. Eravamo una minoranza, ma c’era comunque un gruppetto di bambini stranieri che crescevano qui, in un ambiente molto influenzato dalla filosofia degli ultimi anni Sessanta, circondati da artisti, individui eccentrici che con il senno di poi potrei descrivere soltanto con la parola “surreali”.”

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SPONTANEONATURISMO

Come succede per quasi la totalità delle isole mediterranee, le prime spiagge nei dintorni del principale centro abitato non sono le più belle e indimenticabili. Ydra, tuttavia, smentisce la consuetudine. Lasciandosi alle spalle il porto e incamminandosi verso ovest, si incontra dopo pochi minuti la spiaggia di Avlaki, una piccola baia di pochi metri quadrati che è riparata dal vento e si affaccia sul mare cristallino. La strada svolta verso l’alto per proseguire poi lungo il perimetro dell’isola, per cui si devono scendere diversi scalini ricoperti di aghi di pino per arrivare a questa spiaggia ibrida con una piattaforma in cemento e piccoli sassi arrotondati. Poco dopo ci sono le spiagge di Kamini, quella di Vlichos e di Plakes. Spostandosi sempre più a occidente, il tragitto si fa più difficoltoso: non si parla più di arrivarci a piedi, a questo punto, ma con un vero e proprio trekking.

Nelle isole Sporadi, di cui Ydra fa parte, non c’è nessuna spiaggia ufficialmente dedicata al naturismo, ma la Grecia è da sempre una meta molto frequentata da viaggiatori che cercano questo tipo di libertà. Con le sue piccole baie protette da rocce e natura, Ydra può offrire nei mesi meno frequentati diverse opportunità di riparo e libertà.

60 Ci sono almeno 15 spiagge a Ydra. La maggior parte si trova sul lato nord dell’isola, di fronte alla Grecia continentale, mentre altre come Klimaki, Nisiza e Limnioniza si trovano a sud. Le ultime tre sono facilmente raggiungibili in barca o con un’impegnativa escursione. 2022F/WNinaRight

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Ydra è raggiungibile dal porto del Pireo, a circa 70 chilometri via mare e in due ore e mezza di viaggio in aliscafo. I residenti di Atene o del Peloponneso, tuttavia, spesso guidano fino al porto di Metochi, dove un traghetto collega all’isola in soli 20 minuti.

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L’artista Reza Hasni ha illustrato alcune delle più belle poesie e canzoni di Leonard Cohen sulle sue esperienze nell’isola di Ydra.

HYDRA 1963 From Flowers for Hitler, 1964 Leonard Cohen

HYDRA 1960 From Flowers for Hitler, 1964 Leonard Cohen

BIRD ON THE WIRE From Songs from a Room, 1969 Leonard Cohen

75 «Come over to the window, my little darling / I’d like to try to read your palm / I used to think I was some kind of Gypsy boy / before I let you take me home», canta all’inizio di So Long, Marianne Leonard Cohen, forse il più celebre degli abitanti di Ydra. Più degli ammiragli e dei capitani di navi, più dei condottieri e degli artisti, anche più degli scrittori che non sono riusciti a non cantare questa isola. C’è da chiedersi se l’amore tra lui e Marianne Ihlen, la musa e compagna di sette anni vissuti a Ydra, sarebbe stato lo stesso, così intenso, in un’altra località – ma è una domanda sciocca, perché tutto cambia quando cambia il contesto e perché, anche volendo ragionare con un presupposto di irrealtà, la risposta sarebbe probabilmente “no”.

Insieme vivono in una casa con una grande terrazza appena sopra il porticciolo che, in quei giorni, inizia a riempirsi sempre più. Qui Cohen scrive, ogni tanto suona nelle taverne. Pubblica quattro libri nei sette anni in Grecia: Le spezie della terra, Flowers for Hitler, Beautiful Losers e The Favourite Game. Due libri di poesie e due romanzi.

Quando Marianne incontra

Vede quella ragazza passeggiare una sera al porto, e ne rimane stregato.

Leonard è stata appena lasciata dal precedente compagno, lo scrittore Axel Johnson, e ha un bambino di soli 6 mesi. Arriva a Ydra nel 1958, Cohen nel 1960. Lui non è ancora il cantautore che conosceremo poi, ma un giovane americano che vuole fare lo scrittore.

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Anno dopo anno, il “Gypsy boy” trova il suo equilibrio. Il merito è sì di Marianne, come canta lui. Ma l’effetto balsamico dei silenzi primaverili, del cielo stellato sopra Ydra, del mare ancora incontaminato da traghetti e yacht giocano certamente un ruolo centrale. Nel frattempo, scrive le sue prime canzoni, intuendo forse che c’è un futuro nella musica, e non soltanto nella letteratura, ad attenderlo. I libri non vanno bene come spera Leonard, ma mentre nel villaggio di Kamini osserva gli operai montare i primi pali della luce elettrica vede un uccello che si posa sui fili tesi e scrive: “Like a bird on the wire / Like a drunk in a midnight choir / I have tried in my way to be free”. Diventeranno i versi di una delle sue canzoni più celebri.

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Nel 1969, Leonard decide di lasciare

l’isola. Per fare musica c’è bisogno di tornare in America, pensa, e lasciando Ydra termina anche la relazione con Marianne. È una rottura docile, e i due rimangono amici per sempre. Intuisce che un amore così, formatosi su un’isola come quella, non può sopravvivere a un mondo diverso come il Tennessee. Marianne muore nel luglio del 2016, a Oslo. Nella sua ultima lettera, un’e-mail, Cohen le scrive: “Carissima Marianne, sono qui dietro di te, così vicino da poterti prendere la mano”. La raggiungerà a novembre dello stesso anno, soltanto tre mesi dopo.

ISLAND BULLETIN From Flowers for Hitler, 1964 Leonard Cohen

THE GLASS DOG From Flowers for Hitler, 1964 Leonard Cohen

DAYS OF KINDNESS Leonard1985 Cohen

Amore, mare e dolore. Morte, ebbrezza, passione, rassegnazione. Dei disegni psichedelici a raccontarle.

La primavera è il miglior periodo dell’anno per visitare Hydra. Le bouganville appena fiorite attirano gli insetti impollinatori e riempiono i vicoli di un profumo che lotta con quello dei gelsomini per il predominio olfattivo. Per la maggior parte del mondo, Grecia inclusa, il primo di maggio coincide con la Festa del Lavoro. Qui, però, si sovrappone a una festa più antica chiamata Protomagia. La parola significa, letteralmente, “primo maggio”, ed è una celebrazione della rinascita della vita. Originariamente, il mese di maggio prende nome dalla dea romana Maia, che ha trovato posto anche nella tradizione greca. Madre di Ermes, si festeggiava tradizionalmente proprio il primo giorno del mese, quando si invocava il suo intervento per un esito favorevole dei raccolti. Tradizionalmente, in Grecia, la primavera viene quindi celebrata intrecciando corone di fiori e teste d’aglio, per allontanare gli spiriti maligni.

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PROTOMAGIA

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Ciclamini e papaveri sono originari dell’isola. Le montagne sono tipicamente aride, popolate da pini marittimi, cipressi e ulivi. Le recenti ondate di calore hanno notevolmente aumentato il rischio di incendi.

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Michael Lawrence Ydra, June 24, 2012 Watercolor on arches paper 101 x 66 cm

Michael Lawrence Luce e colore. Libertà, corpi nudi, mare, amore. Nato a Los Angeles nel 1943, Michael Lawrence si trasferì a Ydra soltanto nel 1992, cogliendo immediatamente lo spirito dell’isola, quello del momento e anche quello passato. Tra i suoi collezionisti spicca il nome del suo amico Ray Bradbury, ma c’è anche Dakis Joannou, a cui nessuna opera d’arte creata a Ydra sfugge. Ciò che interessava particolarmente a Micheal era soprattutto la coesistenza di contemporaneo e antico nell’isola, qualcosa che vide anche in Roma, un altro suo grande amore.

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98 Michael Lawrence Ydra, May Watercolor2018onarches paper 101 x 66 cm

99 Michael Lawrence Ydra, April 29, 2018 Watercolor on arches paper 101 x 66 cm

100 Michael Lawrence Ydra, May 5, 2018 Watercolor on arches paper 101 x 66 cm

101 Michael Lawrence Ydra, Watercolor2018 on arches paper 101 x 66 cm

102 Michael Lawrence Ydra, June 13, 2018 Watercolor on arches paper 101 x 66 cm

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FOUNDATIONDESTE

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106 QUANDO DAKIS JOANNOU ARRIVA SULL’ISOLA È IMPOSSIBILE NON NOTARE LUI E IL SUO SUPER YACHT. LA LIVREA ESTERNA È STATA DISEGNATA DA JEFF KOONS ED È ISPIRATA A UN TIPO DI PATTERN CAMOUFLAGE, UTILIZZATO DALLE NAVI BRITANNICHE DURANTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE, FATTO DI GROSSE RIGHE MONOCROMATICHE. È STATO BATTEZZATO SIMBOLICAMENTE “GUILTY”. OGGI DAKIS HA 82 ANNI, EPPURE IL SUO VISO MANTIENE QUEL MEZZO SORRISO FURBO DA BUSINESSMAN STRAVAGANTE. DI FATTO, IL SUO NOME RIMANE LEGATO NON TANTO ALLE IMPRESE INDUSTRIALI, QUANTO AL MONDO DELL’ARTE. JOANNOU È IL FONDATORE DELLA DESTE FOUNDATION, UNA FONDAZIONE NON-PROFIT NATA AD ATENE NEL 1983. DAL 2008, A YDRA, HA SEDE UN UFFICIO DISTACCATO, A POCHI PASSI DAL PORTO. UN EDIFICIO SEMPLICE, MINUSCOLO, IN TUTTO E PER TUTTO SIMILE A QUELLI CHE PUNTEGGIANO IL RESTO DELL’ISOLA, IN PIETRE SPESSE PER TENERE LONTANO IL CALDO D’ESTATE E IL MARE QUANDO IL VENTO TIRA FORTE. UN TEMPO OSPITAVA UN VECCHIO MACELLO. OGGI, OGNI ESTATE, SI TRASFORMA PER OSPITARE MOSTRE E INSTALLAZIONI SITE-SPECIFIC, DI ARTISTI O GRUPPI CHE VENGONO INVITATI OGNI ANNO. A GIUGNO DI QUEST’ANNO, DESTE FOUNDATION PROJECT SPACE HA INAUGURATO APOLLO , L’ATTESISSIMA MOSTRA DI JEFF KOONS. L’ARTISTA NON È CERTO UN OSPITE ORDINARIO PER PIÙ DI UN MOTIVO. INNANZITUTTO, PER IL LEGAME TRA L’ARTISTA E IL FONDATORE DELLA FONDAZIONE. MA ANCHE PER -

107 CHÉ IL PROGETTO ERA PREVISTO IN ORIGINE PER L’ESTATE DEL 2020, SPOSTATO POI AL 2021, E DAL 2021 AL 2022, A CAUSA DELLA PANDEMIA. NEGLI ANNI PASSATI, HANNO ESPOSTO NEL VECCHIO MACELLO ARTISTI COME KIKI SMITH ( MEMORY , 2019), DAVID SHRIGLEY ( LAUGHTERHOUSE , 2018), ROBERTO CUOGHI ( PUTIFERIO , 2016), URS FISCHER ( YES , 2013) MAURIZIO CATTELAN ( WE , 2010), MATTHEW BARNEY ED ELIZABETH PEYTON ( BLOOD OF TWO , 2009). L’EDIFICIO DELLA FONDAZIONE GUARDA IL MARE E SI SVILUPPA VERSO L’ACQUA. LE FINESTRE, RINFORZATE, GUARDANO COSTANTEMENTE VERSO IL MARE. GUARDANDOSI INDIETRO, IN QUASI 40 ANNI DI STORIA, IL SEGNO CHE LA DESTE FOUNDATION HA LASCIATO NEL MONDO DELL’ARTE CONTEMPORANEA È PROFONDO. EPPURE, ALL’INIZIO DELLA SUA AVVENTURA NEGLI ANNI OTTANTA, DAKIS JOANNOU AVEVA SENTIMENTI CONTRASTANTI RIGUARDO L’ESSERE COLLEZIONISTA. ED È PROPRIO PER QUESTO CHE SCELSE LA STRADA DI UNA FONDAZIONE D’ARTE. IN UN’INTERVISTA CON IL MAGAZINE INTERVIEW NEL 2016 DICHIARÒ: “ALL’EPOCA NON CAPIVO IL SENSO DI UNA COLLEZIONE. PENSAVO CHE SI TRATTASSE DI COLLEZIONARE TROFEI, UNA COSA CHE NON MI INTERESSAVA PER NIENTE. MA IN QUALCHE MODO VOLEVO LAVORARE CON L’ARTE”. QUESTE PREOCCUPAZIONI VENNERO CONDIVISE CON IL CRITICO PIERRE RESTANY, IN UNA GIORNATA AL MARE, IN GRECIA, PRIMA DELLA NASCITA DI DESTE. E RESTANY RISPOSE: “L’UNICA COSA DA FARE È CREARE UNA FONDAZIONE”.

108 MATTHEW BARNEY AND PEYTON (BLOOD OF TWO CATTELAN (WE , 2010), MIRROR , 2011), ANIMAL FISCHER (YES , 2013), PAWEL (THE SECRET OF THE PHAISTOS 2014), PAUL CHAN (HIPPIAS ROBERTO CUOGHI (PUTIFERIO WALKER (FIGA , 2017), DAVID (LAUGHTERHOUSE , 2018), (MEMORY, 2019), 199 , 2020, 2021, JEFF KOONS (APOLLO

109 AND ELIZABETH TWO , 2009), MAURIZIO DOUG AITKEN (BLACK ANIMAL SPIRITS , 2012, URS PAWEL ALTHAMER PHAISTOS DISC , HIPPIAS MINOR , 2015), PUTIFERIO , 2016), KARA DAVID SHRIGLEY 2018), KIKI SMITH 2020, THE GREEK GIFT, APOLLO , 2022).

110 ANDANDO ANCORA PIÙ INDIETRO, YDRA HA UN RAPPORTO ANTICO CON L’ARTE, E NEL VENTESIMO SECOLO È STATA META DI ARTISTI, ALL’INIZIO SOPRATTUTTO GRECI. DA NIKOS HADJIKYRIAKOSGHIKAS, CHE OSPITÒ NELLA SUA CASA ISOLANA AMICI COME PATRICK LEIGH FERMOR E JOHN CRAXTON, A PANAGIOTIS TETSIS, DI CUI OGGI SI PUÒ VISITARE ANCHE LA CASA-MUSEO. OPPURE PAVLOS PANTELAKIS, UNO DEI PIÙ IMPORTANTI PITTORI IDRIOTI CHE PER DICIASSETTE ANNI FU ANCHE DIRETTORE DELLA SCUOLA DI BELLE ARTI LOCALE, CONTRIBUENDO ALLA CONSERVAZIONE ARCHITETTONICA E URBANISTICA DEL PATRIMONIO DI YDRA. E ANCORA MARCELLA MALTAIS, CHE LASCIÒ IL CANADA PER L’EUROPA E SI STABILÌ A VIVERE QUI NEGLI ANNI SESSANTA, DIVENTANDO MOLTO AMICA DI LEONARD COHEN E RIMANENDO SULL’ISOLA PER TUTTA LA VITA. ARTISTI NATI NEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO E CHE VISSERO LA TRASFORMAZIONE DI YDRA DA BORGO DI PESCATORI IN CENTRO SEMPRE PIÙ COSMOPOLITA, SCOPERTO DALL’AMERICA PRIMA E DALL’EUROPA POI. LA DESTE FOUNDATION ‘ORIGINALE’, QUELLA CHE OGGI HA SEDE AD ATENE, NON HA AVUTO UNA CASA FISSA FINO AL 1997. LA PRIMA ARRIVA NEL 1998: UNA VECCHIA CARTIERA NEL QUARTIERE DI NEO PSYCHICO, RIDISEGNATA DALL’ARCHITETTO AMERICANO CHRISTIAN HUBERT. DAKIS JOANNOU, CHE DA ANNI ERA GIÀ ATTIVO COME COLLEZIONISTA, INIZIÒ A QUESTO PUNTO AD ATTINGERE ALLA SUA COLLEZIONE PRIVATA PER I PRIMI PROGRAMMI. E QUI JEFF KOONS RIAPPARE DI NUOVO NELLA STORIA DELLA FONDAZIONE: IL SUO SHOW A MILLENNIUM CELEBRATION RIEMPIRÀ GLI

111 SPAZI DELLA DESTE A CAVALLO TRA IL VECCHIO E IL NUOVO SECOLO. NEL 2004, IN OCCASIONE DELLE OLIMPIADI DI ATENE, LA DESTE ORGANIZZA LA SUA MOSTRA PIÙ AMBIZIOSA: IL TITOLO È MONUMENTS TO NOW , LE OPERE ESPOSTE VENGONO SEMPRE DALLA DAKIS JOANNOU COLLECTION MA SONO FIRMATE DA PIÙ DI SESSANTA ARTISTI, E I CURATORI SONO BEN CINQUE: DAN CAMERON, MASSIMILIANO GIONI, NANCY SPECTOR, JEFFREY DEITCH E ALISON GINGERAS. NEGLI ULTIMI ANNI, INFINE, I LEGAMI DI DESTE SI SONO ESPANSI SUL MEDITERRANEO COME TENTACOLI. C’È IL DESTE PRIZE, RICONOSCIMENTO BI-ANNUALE DEDICATO A UN GIOVANE ARTISTA GRECO, PER PROMUOVERE I TALENTI LOCALI. CI SONO POI LE COLLABORAZIONI CON IL MUSEO DI ARTE CICLADICA, AD ATENE, E CON IL MUSEO BENAKI, SEMPRE NELLA CAPITALE GRECA. INFINE, COME ULTIMO NODO STRETTO TRA IL PASSATO E IL PRESENTE DI JOANNOU, NATIVO DI CIPRO E POI FUGGITO DOPO L’INVASIONE TURCA, UNA RECENTE COLLABORAZIONE CON LA GALLERIA A.G. LEVENTIS, A CIPRO.

L’Europa è un continente sempre più anziano e le statistiche lo dimostrano da tempo. È un fenomeno che impatta soprattutto le nazioni mediterranee, con l’Italia in testa e, subito dopo, la Grecia stessa. L’età media di Ydra è tuttavia più bassa che nel resto della nazione, un dato che fa ben sperare per il futuro dell’isola. Oggi a Ydra ci sono due scuole elementari e medie e un liceo. Per l’università, l’unica opportunità dell’isola è limitata all’Accademia navale, e gli altri aspiranti studenti dovranno imbarcarsi per la terraferma. Kalliopi, Ioana, Gregori, Ilias e i loro amici sono parte dei circa duecento bambini che frequentano le scuole dell’isola. Uno dei genitori, una guida al trekking che ha scelto di vivere qui, dice che oggi molti più ragazzi e ragazze rimangono a Ydra, non se ne vanno più via. Con il braccio fa un gesto come per abbracciare tutto il panorama. Dice: qui, c’è tutto quello che serve.

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A guardare Hydra dall’alto, fotografata con un drone o dalle finestre di una delle case più inerpicate sui monti alle spalle del porto, si vedrà una distesa di tetti di cotto, rossi, e un’enorme macchia verde, come un grande lago. È il campo di calcio della squadra locale, un piccolo stadio dotato di tribune, spogliatoi e un campo di erba sintetica. Dietro incombe la montagna, davanti si intravede il mare. Sul prato si muovono le maglie rosse e blu – i colori ufficiali della bandiera dell’isola, mantenuti invariati da secoli – dell’Athletikòs Omilos Ydras (letteralmente: Società Sportiva di Ydra), la squadra locale. È un piccolo team con rappresentative dai bambini fino agli adulti, lo sponsor principale è – adeguatamente, considerate le temperature medie di questa parte di Mediterraneo – un marchio d’acqua minerale. In uno spazio piccolo come quello di Ydra si fa di necessità virtù, e capita che durante gli allenamenti l’Athletikòs debba dividere il campo con altri gruppi di bambini e bambine impegnati in partite amatoriali, in cerca di un po’ di ombra e frescura, e con occasionali jogger che corrono lungo il perimetro delle linee laterali.

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130 Il calcio è lo sport più popolare in Grecia, con una nazionale che ha vinto l’Europeo nel 2004.

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133 In conversazione con la FAMIGLIAMARDEN

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Una famiglia e un’isola unite da tratti ereditari, i Marden sono a Ydra dagli anni Settanta. Per più di cinquant’anni il loro amore per questo posto – trovato, come capita a molti, per caso – non è mai cambiato. Brice è uno dei più importanti pittori contemporanei statunitensi. La moglie Helen, è una pittrice e artista visiva, e la figlia Mirabelle è una curatrice. Sono appena arrivati sull’isola da Atene, dove Brice ha appena inaugurato la mostra Divine Dialogues al Museum of Cycladic Art. Una conversazione tra il lavoro dell’artista e una selezione di antichità dalla collezione permanente del museo. Durante i mesi più caldi, i Mardens vivono in questa antica casa con un grande studio e un cortile interno con un enorme limone che ombreggia il necessario a passarci pomeriggi tiepidi e pigri. Mirabelle ha appena sposato Cole Mohr, modello di fama internazionale negli anni Duemila. Beve acqua aromatizzata con i limoni di casa e usa poche parole per descrivere le prime impressioni sull’isola. “Come un sognospiega. Un sogno da tenersi stretti, da passare di generazione in generazione.

Brice Marden, marito di Helen e padre di Mirabelle, è oggi uno degli artisti contemporanei americani più influenti. Rappresentato dalla Gagosian Gallery dal 2017, Marden ha esposto le sue opere in alcuni dei musei più prestigiosi del mondo.

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136 Bitter Light a Year di Helen Marden è stata esposta alla Gagosian Gallery di New York nel 2021. Il suo lavoro si può trovare anche al Whitney Museum e al Princeton University Art Museum.

Dimmi della tua galleria. M: L’ho portata avanti da quando avevo 23 anni a quando ne avevo 30. Sono passati 13 anni da quando ha chiuso. È stato un bellissimo progetto, sono ancora amica di molti degli artisti con cui lavoravo a quel tempo.

Cole, sei stato uno dei modelli più importanti degli anni zero, e ora sei un pittore?

M: È difficile da spiegare, ma entrambi in questi ultimi tempi ci siamo spostati continuamente da un posto all’altro, e adesso ci sembra finalmente di esserci fermati. Abbiamo il nostro posto insieme, è elettrizzante.

Cole Mohr: Sì, sono sempre stato un po’ limitato dal fatto di non avere un grande spazio mio. Ho avuto due buoni studi, ma erano piccoli e ci sono stati in mezzo troppi traslochi, erano tutti posti temporanei. Era difficile concentrarsi sul tipo di lavoro che volevo fare, e se non riesco a metterci il cento per cento allora per me è difficile far succedere una cosa. Quando hai iniziato a dipingere?

Helen Marden: Una mia amica, una modella, viveva a Spetzes all’epoca. Io andai a trovarla, e un giorno ce ne andammo a Ydra. E a quel punto ce ne restammo sei settimane qui. Mi è piaciuta da subito: era splendida, molto economica. Avevo pochissimi soldi, e mi durarono per sei settimane. La mia pensione mi costava un dollaro a notte. Anche se c’erano le dracme, allora. Brice arrivò l’anno successivo e affittammo una casa a 200 dollari per tutto agosto. E per almeno due decenni nessuno venne a Ydra, perché era vista come uno scoglio inospitale, senza spiagge... E invece era piena di persone belle e interessanti. Perché pensi che Ydra sia diventata la casa di così tanti artisti e musicisti? H: Esattamente per questo motivo. Era bellissima ed economica. C’erano comunque degli artisti greci, prima, come Niko Ghika.

C: Quando avevo vent’anni o giù di lì. Ora ho 36 anni, il mio background è legato alla fotografia, che è quello che ho studiato quando ero più giovane, ma penso di aver iniziato a dipingere con una certa serietà intorno ai 25 anni. Ci sono stati un po’ di alti e bassi ma adesso sono contentissimo di iniziare questa nuova fase, e di essere finalmente in un posto definitivo, senza il bisogno di traslocare i quadri quando sono ancora freschi, e tutte queste cose.

M: L’altro giorno ero seduta in un caffè al porto e guardavo tutti questi bambini correre e divertirsi come dei pazzi. Qui puoi fare veramente quello che vuoi. Sei completamente libero, ed è una sensazione che non ho mai provato a New York. Puoi correre ovunque, esplorare da sola, e nessuno si preoccupa. Puoi giocare. E non ci sono macchine.

C: È un paradiso. È incredibile, sembra un sogno. Mi sembra che sia stato disegnato apposta per me. Ma lo so che un sacco di gente pensa la stessa cosa! Non è soltanto l’aspetto, è anche quello che ti trasmette, è come profuma. È incredibile come Ydra sia riuscita a rimanere pura, in qualche modo. C: Sì, e lo senti. Sembra ferma nel tempo, ma allo stesso tempo non vecchia, non museale.

E qui ha segnato anche la tua età adulta, in qualche modo?

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M: Un sacco di gente ha ripensato a tutto quello che dava per scontato, ha scelto nuove priorità. Amore, lavoro, divorzi, matrimoni... qualsiasi cosa. Cole, come è stato scoprire Ydra?

Mirabel, qual è il posto in cui ti senti più a casa? M: New York e Ydra. In modi diversi. Tutti i miei amici e le mie amiche più strette sono state qui. Un’amica mi ha detto che quando sei a Ydra, sono davvero me stessa. E penso che sia il miglior complimento che potesse farmi. Helen, come è stato scoprire Ydra negli anni Settanta, e come ci sei finita?

M: Probabilmente è il fatto che non ci siano automobili. E che ci siano limitazioni alle costruzioni. E per i bambini, come dicevo, è incredibile. Non ti puoi perdere! Ci provavo, da piccola, ma poi ho scoperto che semplicemente quando vedi una strada che scende, va a finire che ti trovi al porto.

Com’era l’isola allora, vista con gli occhi di una bambina?

Mirabelle, sei nata e cresciuta a New York ma Ydra è nel tuo DNA da quando eri bambina. Mirabelle Marden: Mia mamma era a Ydra quando era incinta di me, quindi posso dire di essere stata qui... da sempre. Ho studiato a New York, ma da bambina ogni luglio e agosto l’abbiamo passato qui. Due mesi all’anno, ogni anno.

M: Qui ero la persona più felice del mondo. I miei genitori han no sempre lavorato qui, passavano ogni estate a dipingere. Due anni fa ho realizzato una video installazione che ho poi esposto a Berlino, quindi anche io ho iniziato a fotografare, a lavorare qui. È parte di quello che sono, è parte del mio immaginario.

C: Penso che ci adattiamo continuamente alle cose mentre accadono, non credo ci sia mai davvero un prima, un durante e poi un dopo.

Per voi è un nuovo capitolo, quello che si sta aprendo, più che un ritorno alla normalità che c’era prima della pandemia?

Ti consideri un’artista? M: Ho studiato fotografia e danza, e ho avuto una galleria per sette anni. Continuo a lavorare con gli artisti e l’arte. Ho aiutato mio padre a pubblicare il suo libro, per esempio. E faccio lo stesso con le sue mostre. Durante la pandemia ho documentato il suo processo creativo e quello di mia madre. È stato molto bello perché stavamo vivendo tutti insieme a New York per la prima volta dopo molto tempo.

H: No, ci siamo trasferiti qua negli anni Novanta. Adesso è impossibile comprare casa a Ydra, a parte certi posti veramente enormi. Cosa ti manca di Ydra come l’avevi conosciuta allora?

Cosa pensi di quelle critiche adesso? H: Non mi interessa. Lavoro e basta. Mi sembra che oggi i miei quadri piacciano soprattutto alle giovani donne, anche se non so esattamente perché. Ma mi piace. In un’intervista di qualche mese fa con il magazine Vulture hai detto al giornalista che stai diventando più simpatica. Eri famosa per non esserlo?

Mirabelle Marden

Questa casa è la prima che avete comprato?

138 Il tuo lavoro è stato influenzato da Ydra?

H: Ah, è verissimo! No, avevo semplicemente il mio carattere. Non avevo molta diplomazia, diciamo. Mi arrabbiavo molto facilmente. Oggi è molto più difficile. Sono vecchia. E mi sembra di avere un’attitudine più generosa, in generale, verso il mondo. Il tuo account Instagram è bellissimo. Genuino, non patinato, un vero diario della vita tua e di Brice.

H: Non lo so, perché non seguo molte persone. Seguo soltanto profili di... animali da salvare! Asini, pipistrelli, questi “hero rats” che sono usati per trovare le mine...

H: Penso quello di Brice, più che il mio. Lui amava gli ulivi, il colore delle foglie, e la luce. Io lavoro ad acquerello, penso di avere avuto un’influenza più indiretta. Ma per Brice... Adesso è in mostra al Cycladic Museum, e c’è un disegno con semplicemente una piccola foglia di ulivo. Brice ne era completamente innamorato. Nella nostra prima casa lui lavorava su questa grande terrazza...

H: Penso che adesso che le mie ragazze sono diventate grandi mi sento più sicura di me. E anni fa c’era questo pregiudizio per essere la moglie di Brice Marden. Dicevano: “non è Brice Marden”. Sono stata molto criticata. Nel mondo di oggi le donne hanno molto più potere, non potrebbe mai più succe dere, non potrebbero mai pubblicare gli articoli che scrivevano allora. Ma credo più che altro di avere più fiducia in me stessa adesso. Ho ricominciato a dipingere, a lavorare, e mi piace ancora molto. Per anni non ho mostrato niente a nessuno.

H: Ah grazie! Ho solo pensato di mostrare tutto quello che faccio. Anche la malattia di Brice, ho pensato: perché no? E penso che abbia aiutato delle persone. Volevo essere... vera. Che è solitamente l’opposto dei social network.

H: La vita sociale, soprattutto. Era di profilo basso, era più tranquilla, mentre ora è diversa. Nella primavera del 2021 hai avuto un’esposizione dopo molto tempo, alla Gagosian di New York. Cosa ti ha fatto tornare a dipingere, e perché ti eri presa una pausa così lunga?

“L’altro giorno ero seduta in un caffè al porto e guardavo tutti questi bambini correre e divertirsi come dei pazzi. Qui puoi fare veramente quello che vuoi. Sei completamente libero, ed è una sensazione che non ho mai provato a New York. Puoi correre ovunque, esplorare da sola, e nessuno si preoccupa. Puoi giocare. E non ci sono macchine.”

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