Il ruolo del piede nell'attività motoria di base

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Il ruolo dell’istruttore

L’istruttore ha come primo obiettivo quello di avviare il praticante all’educazione motoria e non alla disciplina sportiva.

La guida C.O.N.I. descrive l’istruttore come: “l’operatore sportivo che ha la responsabilità di guidare l’attività delle fasce di età dei più giovani. Le sue competenze riguardano gli ambiti d’insegnamento in età scolare, con in più una sufficiente conoscenza delle problematiche legate alle dinamiche dell’apprendimento motorio. Pertanto, nonostante il ruolo dell’istruttore sia una figura nata e consolidatasi all’interno del volontariato, le competenze professionali a lui richieste sono molteplici e di alto spessore culturale.”

Si può sintetizzare affermando che il compito dell’istruttore è quello di favorire l’approccio allo sport attraverso forme ludiche che insegnino all’allievo come muoversi e come sentire il movimento, attraverso lo sviluppo della percezione corporea. Per riuscire in ciò, è chiaro che egli stesso deve conoscere le giuste dinamiche dei movimenti, almeno di quelli più comuni, e che deve sapere come proporli. Esistono degli esercizi “chiave”, propedeutici del movimento in senso generale, che non possono mancare nel programma didattico rivolto al principiante.

Solo quando il praticante abbia acquisito la capacità e la consapevolezza nel muoversi liberamente, potrà essere avviato alla specializzazione sportiva. Come può, infatti, un bambino dribblare con il pallone tra i piedi quando non è in grado di effettuare un semplice slalom a corpo libero?

Come può un piccolo atleta superare un ostacolo quando non gli viene insegnato come impostare il piede nella fase di contatto col terreno? Come può un bimbo imprimere una spinta al proprio corpo se non distende adeguatamente il piede? Ogni bambino che inizi una attività presportiva, ha bisogno di tutto il tempo necessario per concepire, distinguere ed imparare.

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Anche se è vero che i piccoli atleti scelgono uno sport manifestando una precisa volontà di praticarlo, (chi sceglie la pallamano vuole lanciare la palla, chi gioca a basket vuole fare canestro, chi ama correre vuole provare i blocchi di partenza e via dicendo), nessuno però vieterà loro di giocare e di provare: sono infatti quelle del coinvolgimento nei gesti tecnici di base, le tattiche utili per gratificarli e motivarli.

È importante che le lezioni non risultino nè esclusivamente mirate, nè monopolizzate da gestualità specifiche e ripetitive. Capitolo 1


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Inizia il percorso

Prima di presentare gli esercizi, classificati secondo una sequenza basata sulla difficoltà progressiva di apprendimento, di percezione e di carico, è necessario analizzare alcuni aspetti fisiologici ed anatomici del piede e della sua articolazione.

Un’analisi indispensabile per comprenderne le caratteristiche funzionali e rendere più facile l’applicabilità sul campo degli esercizi legati all’utilizzo diretto del piede.

Uno studio sintetico e per certi aspetti elementare, utile comunque per un approccio più facile a una serie di tematiche di per sè complesse e sconosciute, alle quali difficilmente ci si avvicina per una sorta di passiva reverenza.

Nel complesso l’offerta di strumenti utili a produrre un cambio di atteggiamento culturale nel processo formativo degli istruttori.

Un valido istruttore si può definire come tale quando si aggiorna continuamente ed allarga le proprie conoscenze attraverso il confronto con altri colleghi.

La locomozione umana

Si definisce come locomozione il processo dinamico che si estrinseca nello spostamento da un luogo ad un altro.

Per locomozione umana si intende più in particolare la capacità dell’uomo di spostarsi attraverso la propulsione muscolare.

Pertanto rientrano in questo contesto tutte le particolarità dinamiche che intervengono nella deambulazione, nella corsa e nei balzi: sintetizzando, tutte le movenze naturali attraverso le quali l’uomo è capace di produrre uno spostamento corporeo.

L’aspetto più interessante nella proposta corrente e che ovviamente è quello che interessa più da vicino, è quello di rappresentare le tre tipologie di locomozione sopra elencate dal punto di vista sportivo piuttosto che considerarle come espressioni presenti nella vita di tutti i giorni.

L’insegnamento sportivo si avvale di protocolli esecutivi che permettono l’apprendimento delle tecniche basilari, che poi ogni praticante trasferirà puntualmente nello svolgimento della disciplina scelta.

20 Capitolo 2


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L’eserciziario

Per quanto riguarda i bambini, tanto più bassa è l’età tanto più è difficile proporre esercizi di apprendimento motorio.

Bisogna, per ottenere lo scopo, focalizzare l’attenzione sulle cose che riescono a svolgere meglio per gratificarli ed incentivarne l’attenzione, piuttosto che intestardirsi su attività che non riescono a comprendere con una certa immediatezza. Pretendere di modificare un atteggiamento posturale o un gesto motorio durante la fascia di età “sensibile” (prima di 6-10 anni), si manifesta come una richiesta decisamente eccessiva da rivolgere al fanciullo, che ancora non ha raggiunto un significativo grado di consapevolezza motoria e quindi possiede una capacità ridotta di percepire il suo corpo.

Diventa importante il fatto che i consigli giusti vengano riportati continuamente durante ogni esecuzione e durante ogni seduta senza incorrere in forzature inopportune e soprattutto l’istruttore deve sapere “far vedere” ciò che intende spiegare, esibendosi in prima persona e possibilmente in maniera corretta. Si intende per “insegnamento euristico” quello che vede l’istruttore aiutare l’allievo a trovare le soluzioni motorie, valorizzando le variabilità esecutive.

L’impressione iniziale è quella che le parole volino via nel vento: invece i bambini sono ottimi ascoltatori e soprattutto attenti osservatori e riescono a rubare con lo sguardo i particolari di ciò che avviene attorno a loro e quello che fanno gli atleti più grandi.

Sarà poi attraverso i suggerimenti continui dell’istruttore che i bambini sapranno pian piano modificare i loro schemi motori dapprima in maniera selettiva, quasi “robotica” per lasciare spazio infine ad un’armonia di movimento sempre più fluida e precisa.

La sequenza di esercizi di seguito analizzata è attuabile con i bambini e permette di far avanzare un processo di crescita psicomotoria adeguato e rispettoso dei principi finora sottolineati.

Esercizi sul posto

Questa tipologia di esercizi costituisce il “primo passo” dell’attività motoria e sono attività studiate per valutare i bambini e le loro caratteristiche.

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L’esperienza racconta che tali esercizi appaiono noiosi agli occhi dei bambini e per questo è necessario inserirli gradualmente e mai uno vicino all’altro.

La durata dell’esercizio deve essere limitata ed esso deve essere accompagnato da gratificazioni e incoraggiamenti di tipo motivazionale. Capitolo 3


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Andature tecniche al passo

Questi esercizi, proprio perché svolti ad andatura di passo, inducono il praticante a mantenere una velocità esecutiva ridotta, favorendo l’approccio dell’apprendimento motorio-posturale con maggior disinvoltura. Notazione importante: le andature al passo non accentuano i difetti ed i paramorfismi già esistenti nel principiante.

Le sollecitazioni prodotte non sono assolutamente tali da indurre peggioramenti fisiologici: si può invece affermare che l’attenzione prestata all’appoggio del piede ed al mantenimento di una posizione corretta del corpo, unitamente ad una intensità ponderata del gesto esecutivo, non possono che modificare positivamente gli atteggiamenti posturali. Ciò grazie all’incremento della percezione di “se stessi” e anche nei soggetti meno compatibili, si possono ravvisare eventualmente condizioni di mantenimento del problema, ma non il peggioramento dello stesso.

Gli esercizi di andatura che seguono hanno in comune tra loro molte caratteristiche volte all’acquisizione di una certa dimestichezza del movimento e concezione della percezione: - il capo rimane in linea con il tronco e lo sguardo volge frontalmente; - le orecchie tendono ad allontanarsi dalle spalle come se “il capo fosse mantenuto eretto da un filo invisibile”; - la muscolatura facciale rimane rilassata;

- le spalle e di rimando le braccia sono “scariche”e assolutamente non incassate al collo; - le braccia si muovono con il classico andamento oscillatorio, contrapposto simmetricamente all’andatura degli arti inferiori. Gli angoli dei gomiti non raggiungono i 90°, causa il trasferimento corporeo che avviene a bassa velocità, tuttavia le mani devono passare appena più sotto della linea del bacino; - il tronco è in linea con il capo e il petto tende a prostrarsi verso l’avanti;

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- il bacino è in anteroversione. La sensazione è quella di spostarlo unitamente all’avanzamento del tronco (un unico corpo, un’unica direzione). Mantenere il bacino arretrato significherebbe incentivare la curva lordotica lombo-sacrale; - gli arti inferiori si estendono completamente favorendo l’azione di flessione tibio-tarsica e un adeguato appoggio del piede.

Si può ora passare ad una descrizione ed analisi dei singoli esercizi. Capitolo 4


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Andature tecniche-dinamiche

Nonostante il termine non sia del tutto appropriato, la parola “dinamico” rende adeguatamente l’idea di qualcosa che si muove più in fretta, perciò facilmente si accosta a questa tipologia di esercitazioni. Si tratta ora di analizzare quella famiglia di esercizi piuttosto noti che comprende lo skip, la calciata, ecc. E’ proprio la caratteristica di maggiore velocità che rende questi esercizi più difficili e complessi da eseguire principalmente per la maggiore difficoltà che si incontra nello stabilizzare il corpo nel corso dell’azione dinamica. I bambini non sono sufficientemente forti per riuscire a mantenere il corpo ben allineato con conseguenti numerosi problemi sulla struttura in generale.

Analizzando singolarmente le andature dinamiche, emerge quanto segue: 1. lo skip

Lo skip è un esercizio tecnico alternato, poiché un arto inferiore precede sempre l’altro nella fase di appoggio del piede.

Risulta molto efficace come propedeutico alla corsa, che migliora in qualità tecnica quando lo skip sia correttamente eseguito.

Rispettando una sequenza cranio-caudale, durante il momento esecutivo, si deve prestare particolare attenzione alle seguenti dinamiche:

- il capo si deve presentare in linea, sull’asse longitudinale del tronco e la sensazione sarà quella di mantenere le orecchie lontano dalle spalle per non incorrere nel tipico atteggiamento del collo “incassato” sul mento; - spalle e braccia hanno il compito di bilanciare il corpo e si muovono in senso frontale oscillatorio e in maniera opposta rispetto agli arti inferiori;

- le mani, durante il movimento oscillatorio degli arti superiori, raggiungeranno l’altezza degli occhi ed in fase di richiamo, sfioreranno con buona approssimazione la linea del bacino. I gomiti sono bloccati a circa 90°;

- il tronco rimane perpendicolare alla gamba di spinta;

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- l’arto inferiore di spinta sarà completamente disteso e, in linea con il tronco ed il piede, si disporrà alla sua massima estensione per produrre più spinta;

- l’arto inferiore libero verrà flesso fino a portare il ginocchio parallelo al terreno con il piede perpendicolare ad esso. Poi fletterà a “martello” per impattare adeguatamente con il suolo. Capitolo 5


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I balzi

I balzi sono la forma più semplice di “potenziamento” in quanto, essendo espressi a carico naturale, sono di realizzazione immediata e senza attrezzature. I bambini hanno un innato senso a balzare, ma è questa una caratteristica che non deve incoraggiare pratiche poco ortodosse.

Il “balzo giocoso” non ha niente a che vedere con il balzo controllato, che è poi quello utile a condizionare le abilità motorie; insegnare a balzare un bambino richiede molta attenzione e una precisa assunzione di responsabilità.

Le sollecitazioni ed i carichi impiegati ai quali la struttura fisica del bambino è sottoposta sono notevoli ed i rischi di traumi aumentano consistentemente.

Per “disintossicare” la parte dolente, il praticante tende ad assumere posture diverse ed utilizza meccaniche d’impiego forzate e poco corrette, causando tensioni articolari anomale.

I traumi subìti per tecniche improprie possono rimanere latenti e poco riconoscibili per lunghi periodi senza che l’interessato accusi la minima percezione del problema, per poi apparire successivamente in forma improvvisa ed acuta. Un decorso ancora meno controllabile in un organismo in fase di mutamento ed è questo uno dei motivi per cui i balzi devono essere somministrati ai ragazzi compatibilmente alla loro preparazione.

Il busto avanzato, una caviglia poco bloccata, un balzo con effetti di spinta o di ricaduta superiori alle potenzialità di sopportazione del giovane sono aspetti da ponderare attentamente, perché la schiena, le anche, le ginocchia e le caviglie sono costantemente a rischio di infortunio. La progressione didattica dei balzi è logica e facilmente intuibile e dipende dalle proprietà meccaniche intrinseche e dalla funzione per i quali vengono svolti e vede in successione i bidopalici, gli alternati, i successivi.

Dal punto di vista meccanico, i balzi meno impegnativi sono quelli con propulsione ed appoggio bipodalico, che permettono il controllo del movimento con entrambi gli arti, garantendo impulsi ed attriti più gestibili.

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Seguono quelli conosciuti con il nome di “alternati” riconoscibili dal fatto che un arto si alterna continuamente al movimento dell’altro.

In questo caso, la spinta è dettata da un piede alla volta e ciò comporta un forza propulsiva per il singolo arto e il riuscire a spostare il corpo, molto superiore allo stacco a due gambe. C’è poi anche e soprattutto un impatto con il terreno importante anch’esso localizzato su un solo arto, fatto che rende la tecnica di contatto da interpretare con molta attenzione. Capitolo 6


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Piegamenti sulle gambe

L’evoluzione del percorso didattico presuppone ora di affrontare il discorso sul potenziamento muscolare degli arti inferiori.

È stato più volte affermato che, per potere eseguire correttamente i balzi, in particolare quelli alternati e compositi, il praticante deve possedere doti di forza piuttosto rilevanti.

È una condizione necessaria per garantire condizioni di equilibnrio tra le cinematiche e le dinamiche espresse, che vale per l’attività in tutti i settori agonistici ed anche nei settori giovanili.

Nel caso particolare dei giovani, più che di forza è opportuno parlare di rafforzamento muscolare, con conseguente aumento della tonicità dell’apparato: una misura comunque utile per ovviare ai problemi compatibili con queste fasce d’età. I piegamenti sulle gambe, più noti poi nel campo della preparazione fisica specializzata come squat e mezzo-squat, costituiscono l’attività regina.

Ad integrazione degli esercizi sopra esposti ed in modo particolare prima di affrontare esecuzioni di balzi veri e propri, i bambini dovrebbero lavorare su questo tipo di adattamento muscolare nelle forme che seguono.

92 Capitolo 7


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