Pagine da Manuale allievo allenatore

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METODOLOGIA - CAPITOLO 1

IT DELLA PA IK T N E ID L’ 1.1

LLAVOLO

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Queste domande sono un tentativo di elaborare una definizione complessa per cui la pallavolo è “un gioco sportivo di squadra e uno sport di situazione” (D’jackov e altri, 1967) ad “impegno aerobico–anaerobico alternato” (Dal Monte, 1969), caratterizzato dal rimbalzo della palla direttamente su segmenti corporei (senza l’uso di attrezzi tipo racchette o mazze) e dall’assenza di contatto fisico tra le due squadre che si fronteggiano schierate in un campo diviso in due parti da una rete invalicabile (alcuni autori sono soliti classificare la pallavolo tra i cosiddetti “giochi di rimando”. Tra questi si ritiene opportuno citare Moreno, 1983 e Cambone, 1992). Questa ricchezza identificativa mette tuttavia in evidenza due aspetti: ⨀ la mancanza di fattori che rappresentino un limite oggettivo alle possibilità di sviluppo prestativo del singolo o della squadra in aspetti complementari. Ciò significa che i limiti di sviluppo prestativo possono essere riconosciuti solo nella struttura del gioco stesso, ossia nella componente tecnico–tattica; ⨀ la mancanza di un processo di sintesi metodologica nei protocolli di allenamento che stanno caratterizzando attualmente il sistema di allenamento nella pallavolo di vertice. Ciò significa che procedimenti metodologici differenti hanno dato e danno risultati tra loro confrontabili, risultando efficaci in maniera equa: la scelta culturale diventa il meccanismo identificativo dell’idea pallavolistica che si intende sviluppare. LA STRUTTURA DEL GIOCO

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Il gioco della pallavolo consiste nella realizzazione del punto attraverso l’attuazione di strategie tattiche nei confronti della squadra avversaria. Questo è l’obiettivo principale del gioco e ne condiziona necessariamente i comportamenti tecnici e tattici che il giocatore esprime in campo durante la gara. Il gioco rappresenta, insieme al confronto agonistico, uno stimolo primario in ambito psicomotorio, perché gioco ed agonismo (agonismo in senso etico, da distinguere dal concetto di antagonismo) rispecchiano la naturale pulsione del giovane. Il bisogno di acquisizione di competenze specifiche, spesso indicata come motivazione determinante nell’approccio alla pratica sportiva giovanile, è in funzione della soddisfazione della pulsione primaria legata al gioco ed alla componente agonistica del confronto.


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METODOLOGIA - CAPITOLO 2

TOCOLLO O R P L E D E RUZION 2.1 LA COST DI LAVORO

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Il programma di formazione dell’allievo-allenatore, nell’impostazione programmatica dell’attività da svolgere in palestra, prevede la capacità di scegliere un protocollo di lavoro o alcune esercitazioni in funzione di specifici obiettivi da perseguire con l’allenamento. In tal senso, la stesura del programma di allenamento prevede una serie di azioni che necessariamente devono essere attuate dall’allenatore:

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⨀ valutazione dei dati indicativi delle reali necessità di sviluppo evidenziate in seno alla squadra; ⨀ contenuti dell’allenamento. I contenuti indicano gli aspetti specifici sui quali si dovranno misurare i cambiamenti dovuti al processo di apprendimento e/o al processo evolutivo della capacità di prestazione; ⨀ i metodi con cui determinare questi cambiamenti, ad esempio come organizzare l’attività necessaria, come proporre il percorso identificato, come organizzare le singole esercitazioni, ecc.; ⨀ i mezzi con cui perseguire l’obiettivo (nello specifico dell’attività motorio–sportiva, i mezzi sono gli esercizi); ⨀ il sistema di valutazione del programma proposto, ovvero l’attuazione di specifiche strategie di valutazione commisurate all’ambito per cui si ipotizzano modificazioni direttamente conseguenti dal lavoro proposto.

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METODOLOGIA - CAPITOLO 3

EI RAGGIO D O O IT N O M IL IL PROCESS TROLLO E 3.1 IL CON RI CHE DESCRIVONO PARAMET ENTO M DI ALLENA ILE

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La teoria dell’allenamento sportivo identifica una serie di parametri che consentono di valutare e misurare il carico di lavoro proposto. Sul concetto di carico, sono stati sviluppati numerosi studi, soprattutto inerenti la differenziazione tra carico esterno (il carico di lavoro effettivo che il sistema di allenamento prevede per l’atleta o per la squadra) e carico interno (il carico effettivamente percepito dal fisico dell’atleta). Negli sport di situazione, nei giochi sportivi di squadra, negli sport in cui la ripetizione tecnica deve essere valutata anche nella sua esecuzione situazionale, quindi in sport come la pallavolo, il concetto di carico esterno è molto difficile da valutare e quantificare: perciò diventa ancora più complesso stimare il carico interno, se non attraverso forme di valutazione complessa e, spesso, di laboratorio. Tuttavia, si ritiene opportuno che l’allenatore di pallavolo conosca il significato degli indicatori con cui si valuta il carico riconosciuti dalla teoria dell’allenamento:

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⨀ Il volume rappresenta un indicatore quantitativo e misura il numero di ripetizioni effettuato, il tempo complessivo e parziale di lavoro, il numero di esercitazioni proposto, ecc. Esso, per quanto riguarda i giochi sportivi, risulta correlato con le migliori realtà formative, ossia i contesti più efficaci nella formazione di giocatori di alto livello della specifica disciplina sportiva. Il volume spesso viene programmato con una dinamica di sviluppo che prevede i picchi lontano dai periodi di competizione, poiché si tende ad associare il periodo agonistico con un periodo di volume complessivo contenuto. Questa regola, appartenente alla teoria classica dell’allenamento sportivo, in realtà ha un significato relativo nella programmazione dei giochi sportivi che, in quanto discipline tecnico–tattiche, si basano sulla ripetizione tecnica per la salvaguardia soprattutto del controllo generale della palla.


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METODOLOGIA - CAPITOLO 4

E E GIOVANIL R O T T E S L E ATORE D GIOVANILE 4.1 L’ALLEN LL’ATTIVITÀ

DICATO A FERENZE AGRAFO DE R PA L E D ALCUNE DIF O A Z IV T N , IN SENSO E T IE ID B V E O L’ FORMATIVA ERE IN T À T T E E M IN L I E P N P SENSO N GRU CONSISTE CRESCITA, IN AVORO CO L A L L L E E D D I L E IA O ITOLO, UPP SOSTANZ RA DEL CAP DELLO SVIL U À T T T E E L IN A E L , L ONDERE ENTE A SPORTIVO ADO DI RISP CCESSIVAM R G SU . IN O E IC R E G AUXOLO DOVRA’ ESS LLENATORE L’ALLIEVO-A DE: NTI DOMAN IL ALLE SEGUE ATORE PER DELL’ALLEN E H IC T IS R E T O LE CARAT - QUALI SON ? E IL N IOVA SETTORE G IFICI? TENZA SPEC E P M O C I D I O GLI AMBIT - QUALI SON

La risposta a queste domande richiede l’analisi di tre passaggi fondamentali: Primo passaggio: identificazione degli aspetti che differenziano il giocatore giovane dal giocatore senior. Gli aspetti che nel complesso differenziano il giovane dall’adulto sono molti e di varia natura; tuttavia in ambito sportivo è possibile identificarne alcuni particolarmente incidenti sulla metodologia di lavoro. Lo schema di apprendimento motorio, l’orientamento motivazionale e l’instabilità della prestazione sono aspetti che l’allenatore del settore giovanile deve integrare nel sistema complessivo di allenamento perché sono caratterizzanti il giovane sportivo. Secondo passaggio: identificazione delle differenze metodologiche nel lavoro con gli atleti senior e i giovani. Le differenze di strategia di intervento e le differenze metodologiche sono la necessaria conseguenza delle differenze di risposta comportamentale alle stimolazioni situazionali; Terzo passaggio: identificazione delle competenze specifiche dell’allenatore dei giovani. Vanno individuate e messe in evidenza specifiche competenze della figura dell’allenatore del settore giovanile, le quali integrano e non sostituiscono le competenze generali del ruolo.

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ALLENAMENTO - CAPITOLO 5

Concetti generali Sia le tecniche di base che le tecniche specialistiche sono frutto di procedimenti di insegnamento motorio opportunamente programmati e proposti nel sistema di avviamento ed allenamento pallavolistico. Questo significa che la didattica del movimento, intesa come procedimento protocollare atto ad apportare stabili modificazioni al comportamento motorio, rappresenta un obiettivo primario del sistema e che l’allenatore di pallavolo non può prescindere dall’acquisizione di conoscenze ed esperienza pratica di gestione delle regole metodologiche fondamentali che sostengono il procedimento didattico.

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L’accezione metodologica di didattica consente inoltre di ipotizzare l’insegnamento delle tecniche di base come una strategia adeguata anche all’identificazione di quelle caratteristiche che, nell’esecuzione di un gesto sportivo finalizzato e perciò valutato in situazione complessa di gioco o di esercizio, mettono in luce eventuali attitudini specifiche del giovane. Questa considerazione si pone alla base di un metodo di lavoro, identificativo della scuola italiana, che qualifica l’approccio alla specializzazione tecnica nei ruoli che caratterizzano la pallavolo. La didattica delle tecniche è un procedimento imprescindibile nel percorso formativo di un giocatore di pallavolo perché gran parte della motricità della pallavolo non ha un corrispettivo sia rispetto agli schemi motori di base che sostengono lo sviluppo della psicomotricità, sia rispetto alla motricità naturale e spontanea che la persona apprende nel progressivo adattamento ambientale. A queste difficoltà oggettive, si sommano quelle legate al controllo dei rimbalzi e delle traiettorie della palla.


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ALLENAMENTO - CAPITOLO 6

INTRODUZIONE Nella pallavolo, come peraltro in tutti gli sport di squadra, l’organizzazione delle competenze determina i cosiddetti ruoli, ossia una sorta di identità convenzionale che sintetizza una serie di competenze specifiche. I ruoli nella pallavolo sono identificativi anche di posizioni in campo talvolta molto standardizzate, soprattutto nella pallavolo di base e nei livelli di qualificazione inferiori. In questo modo il cosiddetto alzatore è il ruolo che si occupa prevalentemente della regia del gioco; l’opposto costituisce l’attaccante risolutivo e, spesso, non si occupa della ricezione del servizio proprio per essere sempre a disposizione dell’alzatore, anche nelle situazioni difficili; lo schiacciatore–ricevitore si associa convenzionalmente, oltre che alla ricezione del servizio avversario, alle competenze d’attacco, espletate prevalentemente da zona 4; il libero è il punto di riferimento nella difesa e nella ricezione del servizio dato che gioca solo in questi due fondamentali e nelle posizioni cosiddette di seconda linea; infine il centrale è quel giocatore che occupa in prima linea, ossia nelle competenze prossime alla rete, la posizione centrale e quindi si muove in quello che convenzionalmente viene chiamato posto 3.

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ALLENAMENTO - CAPITOLO 7

Il sistema di allenamento nella pallavolo prevede l’organizzazione, in seno alla seduta di lavoro tecnico–tattico, di una fase didattica, di una fase di sintesi dei contenuti, precedentemente affrontati attraverso procedimenti didattici, e di una fase di esercizio globale in cui tutti gli aspetti della disciplina vengono sintetizzati nella dinamica di gioco. Questo schema generale è consueto e opportuno soprattutto in un contesto di qualificazione medio–basso in cui l’allenatore, nello specifico l’allievo-allenatore, è chiamato a organizzare le attività protocollari che conosce in funzione degli obiettivi che si è posto o che ha posto l’esigenza di competizione. Ciò significa che la funzione didattica, ampiamente trattata nell’apposito paragrafo, non può produrre da sola apprendimenti direttamente valutabili nella situazione complessa o, per meglio dire, non in tutte le tecniche e in tutti i fondamentali. Abbiamo già visto nella parte metodologica come la forma di esercizio di sintesi si ponga in un livello di impegno psicomotorio intermedio tra la complessità situazionale del gioco e la standardizzazione del comportamento motorio dell’esercizio analitico. Il gioco tende a destabilizzare i movimenti tecnici non sufficientemente padroneggiati dal giocatore e l’esercizio analitico tende a creare una motricità non funzionale, in quanto prescinde dal riconoscimento della situazione specifica in cui un gesto è richiesto. Nel sistema di allenamento dei giochi sportivi e degli sport di situazione, il momento della sintesi degli apprendimenti conseguiti in forma analitica diventa l’aspetto più importante ed è perciò fondamentale, nella costruzione dell’autonomia programmatica e metodologica dell’allenatore di pallavolo, un approccio a questa tematica in forma protocollare, puntualizzando alcune priorità: innanzi tutto, un protocollo di sintesi presuppone sempre una difficoltà del compito richiesto dal contesto situazionale, ossia l’esercizio richiede il rispetto di una serie di fattori situazionali specifici dell’azione che si intende preparare e sviluppare; in secondo luogo, la classificazione dei fondamentali e delle tecniche per cui è richiesto l’esercizio di sintesi e in quale misura questa esigenza si esplicita rispetto alle forme analitiche e globali di esercizio. Infine, la collocazione delle esercitazioni che sintetizzano momenti del gioco nel contesto della seduta di allenamento.

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ALLENAMENTO - CAPITOLO 8

Il gioco rappresenta un mezzo estremamente valido per la formazione del giocatore e per l’insegnamento delle tecniche, ma è anche necessario verificare e mettere in discussione alcuni aspetti della sua funzione formativa affinché non diventi mezzo esclusivo o dominante del sistema di allenamento. Questo, infatti, non sarebbe opportuno in uno sport di situazione, caratterizzato da una motricità continuamente sottoposta a dinamiche adattative situazionali, perché il fenomeno suddetto ritarda i processi di stabilizzazione degli apprendimenti motori. Tuttavia è anche ampiamente riconosciuto, nel sistema condiviso di allenamento, che i cosiddetti giochi propedeutici costituiscono forme di esercizio preziose e opportune da utilizzare soprattutto nello sviluppo della componente ludico–motoria in giovanissima età, nell’applicazione delle tecniche al gioco in età di avviamento all’agonismo, durante il processo di specializzazione nella fase di perfezionamento tecnico, e nello sviluppo della generale capacità di gioco in età di massima specializzazione. in riferimento allo spazio di gioco è necessario precisare che esso deve salvaguardare nella sua forma la possibilità di schiacciare; l’utilizzo di campi lunghi e stretti è prezioso proprio perché consente al giovane di schiacciare come fanno i grandi

la contrapposizione tattica contro l’avversario è un concetto che sintetizza tutta una serie di comportamenti tattici che intendono “sorprendere l’avversario”. Questi comportamenti sono tanto più evoluti, quanto più stabili ed evolute sono le tecniche che li sostengono e ne consentono l’attuazione nel gioco

il concetto di tecnicismo in senso negativo che intende una visione della tecnica fine a se stessa

Il concetto metodologico racchiuso nella strategia “sviluppare il gioco attraverso il gioco” permette di imparare giocando in ogni fascia di qualificazione identificabile in un processo formativo e in ogni livello di competizione. Le forme di gioco che richiamano la pallavolo e i movimenti che la caratterizzano sono molte e spesso vengono classificate in base al numero di giocatori che coinvolgono. Lo scopo del presente capitolo è quello di tracciare, per questi giochi propedeutici, una serie di indicazioni applicative per sostenere sul piano metodologico il loro utilizzo sistematico nell’allenamento. Prima di tutto è importante sottolineare che giocare con delle forme di gioco a numero di atleti ridotto, in spazi anch’essi ridotti, e con la rete più bassa, sono tutti espedienti necessari per insegnare a giocare e ad assumere, stabilizzandoli, alcuni fondamentali comportamenti di campo. Inoltre il gioco insegna una visione della tecnica assolutamente funzionale alla risoluzione di problematiche di campo e non un concetto di tecnica fine a se stessa. Questa accezione della tecnica, oltre a rispondere alle necessità motivazionali dei giovani, consente loro di iniziare a giocare con un livello relativamente basso di controllo della tecnica stessa. In sintesi, non è necessario raggiungere un significativo grado di stabilizzazione degli apprendimenti tecnici per iniziare a giocare se il gioco proposto viene facilitato rispetto alla complessità del 6 contro 6. I fattori che determinano questa complessità e che si possono gestire utilizzando i giochi propedeutici sono: ⨀ la riduzione della velocità della palla, determinabile attraverso l’utilizzo di spazi di gioco ridotti; ⨀ la riduzione della variabilità situazionale, determinabile sia attraverso la riduzione dello spazio di gioco, sia attraverso la riduzione del numero dei giocatori; ⨀ l’utilizzo metodologico del numero massimo di tocchi di palla concessi nella costruzione dell’azione (possibilità di giocare a uno o due tocchi invece che a tre) che facilita la comprensione della reale funzione strategica di ciascun tocco.

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L’immagine del gioco con cui spesso i giovani si avvicinano alla pallavolo è, tuttavia, quella dei campioni e della pallavolo dei grandi. È necessario dunque prevedere un intervento preventivo che renda appetibile il gioco propedeutico attraverso il meccanismo del coinvolgimento empatico ed emotivo legato al divertimento.


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