Sulle Alpi con Leonardo

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Organizzazione e editing: Gabriele Zerbi Impostazione grafica e copertina: Marinella Pessina Stampa: Multimedia Publishing Milano Edizione speciale de La Traccia

Gennaio 2020

SocietĂ Escursionisti Milanesi - Sezione del Club Alpino Italiano Piazza Coriolano 2 - 20154 Milano www.caisem.org info@caisem.org E vietata la riproduzione totale o parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia.


Ero

sempre stato convinto che le Alpi fossero state cope e già a partire dal XVIII secolo sotto l imp l o dell ill mini mo e dell in e e e scientifico. Nel senso che le montagne erano visibili anche prima ovviamente, ma l omo le considerava un ambiente inospitale e pericoloso, privo di interesse o addirittura animato da spiriti malvagi e mostri. C e a sì stata la salita del monte Ventoux da parte di Petrarca e soprattutto del Rocciamelone da parte di Bonifacio Rotario d A i nel 1358, ma a parte questi sporadici episodi la montagna restava lontana dalle cronache e dagli scritti degli uomini. Grazie a questo libro scopro invece che Leonardo, da genio universale quale è stato, andava oltre alle superstizioni dei tempi e già da allora si interessava alle montagne sia per l a pe o estetico che per quello scientifico. Mi impressiona che un uomo del Rinascimento, pur con i limitati mezzi di allora, oltre agli studi, alle invenzioni, alle opere che ha portato a termine durante il suo periodo milanese, abbia anche trovato il tempo per esplorare e descrivere le Alpi. La SEM è ben felice di consigliare la lettura di questo libro interessante che ci porta a scoprire i pensieri dell a i a e dello scienziato Leonardo. Una ricostruzione degli scritti e delle località che visitò durante la sua vita. La lettura del libro è piacevole e soprattutto stimolante per chi, come noi milanesi ogni volta che il cielo è terso e Grigne e Monte Rosa sono visibili dalla città, prova la stessa voglia, come scriveva Leonardo di anda e in lochi campestri per monti e alli . Roberto Crespi Presidente SEM


Il portico del Santuario della Rocchetta, dal quale si può osservare un vasto panorama sulla valle dell Adda che va dalle Grigne, al Resegone, all Alben a, montagne ritratte da Leonardo.




Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitazioni delle città , e lasciare li parenti e amici, ed andare in lochi campestri per monti e valli, se non la naturale bellezza del mondo Leonardo, Libro di Pittura, § 23



Introduzione Le esperienze che Leonardo ha vissuto sulle Alpi hanno sicuramente avuto un importante riscontro nella sua opera. Lo testimoniano le numerose pagine dei suoi manoscritti a esse dedicate e le suggestioni suggerite dalla natura alpestre che ritroviamo in vari dei suoi famosi dipinti. Tuttavia nelle monografie a lui dedicate da biografi o da critici d a e non è mai stata affrontata in modo approfondito questa tematica. In effetti fu l alpini a britannico Douglas William Freshfield il primo a commentare gli aspetti relativi al mondo alpino contenuti nei manoscritti di Leonardo1. L occa ione fu la recensione pubblicata sul periodico della Royal Geographical Society, nel 1884, dell an ologia degli scritti di Leonardo curata da Paul Richter2 in due poderosi volumi, con la materia suddivisa per argomenti, la trascrizione dei testi e la loro traduzione in inglese a fronte. Questi furono pubblicati nel 1883 e costituirono a lungo la principale fonte per lo studio degli scritti di Leonardo. Il lavoro pionieristico di Richter presentava tuttavia varie lacune determinate dalla mancanza a quel tempo di analisi

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Douglas W. Freshfield The Alpine Notes of Leonardo da Vinci in Proceedings of the R. Geographical Society, VI, 1884, pp. 335-340. 2 Jean Paul Richter The Literary Works of Leonardo da Vinci compiled and edited from the Original Manuscripts by Jean Paul Richter, Ph. Dr., Knight of the Bavarian Order of St. Michael, &c. In two volumes. London, Sampson Low, Marston, Searle & Rivington, 1883


filologiche riguardo la trascrizione, l in e p e a ione e la cronologia dei manoscritti. Grazie alla sua esperienza alpina Freshfield ha potuto in parte correggere alcuni errori d interpretazione di Richter, ma è incorso in altre inesattezze. La principale delle quali fu individuare nel Monviso il mon boso e di indicarne una data di visita, il 1511, in base ad una breve annotazione datata in ell anno, che contiene una semplice citazione di località prossima al Monviso. Di poco posteriore è l a icola o saggio di uno dei primi importanti studiosi dell ope a di Leonardo, Gustavo Uzielli3, che lo pubblicò sul Bollettino del Club Alpino Italiano del 1889. Oltre all analisi dei manoscritti, molte problematiche vi sono state approfondite, in particolare quelle toponomastiche e storiche, con la conferma della corrispondenza tra mon boso e Monte Rosa, e quello della evoluzione cartografica della regione del Monte Rosa. Tuttavia le carenze ll indi id a ione cronologica dei testi di Leonardo e la pretesa di considerare come visitate di persona le località semplicemente citate, lo induce a cadere nel medesimo errore di Freshfield e datare al 1511 i vari viaggi alpini di Leonardo.

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Gustavo Uzielli Leonardo da Vinci e le Alpi Bollettino del Club Alpino Italiano,1889, vol. XXIII, n. 56. Torino 1890, pp. 80-156.


Questa indicazione venne ripresa da W. A. B. Coolidge4, il primo importante storico dell alpini mo e, grazie alla sua indiscussa autorità, si è ritenuta valida fino ai nostri giorni, confermata da Kenneth Clark5 nel 1968 e da numerosi altri autori in anni più recenti. Un importante svolta negli studi dei codici di Leonardo era peraltro già avvenuta nel 1909 con la pubblicazione da parte di Gerolamo Calvi6 della trascrizione e del facsimile del Codice Leicester, del quale dà anche una data di compilazione. Calvi ha successivamente esteso anche agli altri codici la sua indagine di attribuzione cronologica7. Citati per la prima volta da Bernard Berenson nel 19038, parzialmente riprodotti nel 19109, ampiamente divulgati in occasione della mostra leonardesca del 193910, illustrati da

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William Augustus Brevoort Coolidge Josias Simler et les origines de l alpinisme jusqu en 1600. Grenoble, 1904. 5 Kenneth Clark The drawings of Leonardo da Vinci in the collection of Her Majesty The Queen at Windsor Castle, London 1968. 6 Gerolamo Calvi Il codice di Leonardo da Vinci nella Biblioteca di Lord Leicester Milano, 1909 7 Gerolamo Calvi I Manoscritti di Leonardo da Vinci dal punto di vista cronologico, storico e biografico. Bologna, 1925. Riedizione a cura di Augusto Marinoni, Busto Arsizio, 1982. 8 Bernard Berenson The drawings of the florentine painters : classified criticised and studied as documents in the history and appreciation of tuscan art : with a copious catalogue raisonné London, J. Murray, 1903 9 E.W. Bredt, Die Alpen und ihre Maler, Leipzig, 1910, vi è riprodotto il foglio RL12410 10 Autori Vari, Leonardo Edizione curata dalla mostra di Leonardo da Vinci in Milano. IGDA, Novara 1939, dove sono ben riprodotti i fogli RL 12410 e 12414.


Arthur E. Popham nel 194611 e pubblicati in uno dei volumi della Edizione Nazionale a cura della Commissione Vinciana nel 1952, anche i disegni alpini della Serie Rossa sono diventati di dominio pubblico e negli anni successivi sono stati pubblicati molte volte12. Tuttavia l individuazione del loro reale soggetto ha avuto errate interpretazioni, con l a ib ione a volte al Monviso ma soprattutto al Monte Rosa. La ragione di questo fraintendimento è determinata dal fatto che, essendo stati i disegni eseguiti attorno al 1511 (uno dei pochi casi di sicura datazione risalente allo stesso Leonardo), sono stati associati alla ascensione al mon boso erroneamente attribuita già da tempo proprio a ell anno. Pur rendendosi conto della contraddizione con la data di compilazione del codice Leicester, anche Virgilio Ricci13, condizionato dalle deduzioni di autorevoli autori, sposava la tesi del viaggio al mon boso anche nell anno 1511, ( con Leonardo ormai quasi sessantenne, ma tuttavia

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A. E. Popham The drawings of Leonardo da Vinci, London 1946 In Aldo Audisio, Bruno Guglielmotto-Ravet, Panorami delle Alpi dalla Pianura, Ivrea, 1979, è ben riprodotto e ingrandito il foglio RL12410, che viene identificato con il Monviso. Anche in Franco Fini, Il Monte Rosa, Bologna, 1979, viene riprodotto il medesimo foglio in cui forse L. ha raffigurato il M. Ro a . Così pure in Ulrich Christoffel, La montagne dans la peinture, Club Alpin Suisse, 1963, in Philippe Joutard, L inven ione del Monte Bianco, Torino, 1993 e in AA.VV., Die Alpen in der Malerei, Rosenheim, 1981. Tutti i disegni della Serie Rossa sono ben riprodotti in Johannes Nathan e Frank Zoellner Tutti i dipinti e disegni di Leonardo da Vinci Köln, 2015. Virgilio Ricci L andata di Leonardo da Vinci al Monboso oggi Monte Rosa e la teoria dell a urro del cielo. Roma, 1977


prestante ), attribuendo di conseguenza anch egli i soggetti dei disegni della Serie Rossa al Monte Rosa. In occasione della mostra leonardesca al Castello Sforzesco dì Milano nel 1982 di numerosi disegni tra cui quelli della Serie Rossa, che ebbi occasione di visitare e ammirare, il relativo catalogo14 indirizzava verso una più corretta attribuzione dei soggetti, ma il suggerimento non ebbe seguito. Infatti poco tempo dopo fu pubblicato un ampio saggio che riprendeva tutte le precedenti errate ipotesi e attribuzioni15. Ciò mi convinse, anche grazie all in i o di Carlo Pedretti, a pubblicare un esauriente studio16 che chiarisse definitivamente l a gomen o e che ora in forma assai più ampia viene qui ripresentato, unitamente a testi già pubblicati sui fascicoli XXXV e XXXVIII di Raccolta Vinciana .

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Carlo Pedretti Kenneth Clark Leonardo da Vinci Studi di Natura dalla Biblioteca Reale nel Castello di Windsor. Firenze, 1982 Luigi Zanzi, Leonardo alpinista e la visione del Monte Rosa, in A. A. V. V., Monte Rosa la montagna dei Walser, Anzola d O ola 1994, pp. 301332, con deduzioni errate e fantasiose ancora ribadite in: L. Zanzi, Il Monte Rosa di Leonardo: un avventura tra visione, esplorazione e ricerca, in A. A.V. V., Il grande Monte Rosa e le sue Genti, Anzola d O ola 2010, pp. 32-33. Angelo Recalcati Le Prealpi Lombarde ritratte da Leonardo in Accademia Leonardi Vinci Journal of Leonardo Studies and Bibliography of Vinciana Edited by Carlo Pedretti. Vol. X, 1997, pp. 125-132, 8 cc. di tav.


L imbocco della grotta della Ferrera o dell Ac a Bianca, che si apre in Val Meria sul sentiero per il rifugio Elisa nel gruppo delle Grigne, dominato dalle pareti del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari


Leonardo: il sentimento della natura e la visione del territorio Il mondo alpestre è entrato a pieno titolo nel nostro orizzonte culturale all'incirca dall ini io del XVIII secolo. Precedentemente si sono avute solo alcune isolate ma sorprendenti eccezioni. La più significativa e affascinante è quella del precursore per antonomasia, Leonardo da Vinci che in questo scritto ci offre un esempio del suo mirabile sentire il mistero e il fascino della natura: E tirato dalla mia bramosa voglia, vago di vedere la gran copia delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura, raggiratomi alquanto infra gli ombrosi scogli, pervenni all'entrata di una gran caverna, dinnanzi alla quale, restando alquanto stupefatto e ingiorante di tal cosa, piegato le mie reni in arco, e ferma la stanca mano sopra il ginocchio, e colla destra mi feci tenebre alle abbassate e chiuse ciglia, e spesso piegandomi in qua e in là per vedere dentro vi discernessi alcuna cosa, e questo vietatomi per la grande oscurità che là entro era. E stato alquanto, subito salsero in me due cose: paura e desiderio; paura per la minacciante e scura spilonca, desiderio per vedere se là entro fusse alcuna miracolosa cosa. 17

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Codice Arundel foglio 155 r.


Con queste parole Leonardo da Vinci anticipa di due secoli la presa di coscienza di quella nuova sensibilità per la natura che verrà definita come l'estetica del sublime e che è all'origine della nostra attrazione verso il mondo alpestre. Questa sua pagina, come vedremo più avanti, non è solo un sorprendente testo letterario, come è stato giudicato, ma la possiamo riferire ad una esperienza ben definita, databile all'ultimo decennio del XV secolo e documentata nel Codice Atlantico. Gli scritti e i disegni di Leonardo costituiscono in assoluto la prima documentazione delle montagne alpine, in particolare lombarde, e assai precedono quella che è considerata la prima pubblicazione di una descrizione delle Alpi, l ope a di Aegidius Tschudi De prisca ac vera Alpina Raethia , Basilea 1538, che riguarda specialmente la regione retica. Tschudi faceva parte di quella stretta cerchia di storici e umanisti elvetici in cui è stato vivo e coltivato l in e e e per il mondo alpino, come Josias Simler, autore de Vallesiae Descriptio - De Alpibus Commentarius, pubblicata a Zurigo nel 1574, che è la prima globale descrizione delle Alpi. I loro testi sono i più significativi del XVI secolo, e non riportano solo dati attinti da fonti classiche, ma anche notizie e informazioni raccolte da esperienze dirette o da contemporanei. A questo circolo di umanisti apparteneva anche lo straordinario erudito Conrad Gessner che nel suo scritto De montium admiratione, pubblicato nel 1541, testimonia una sensibilità moderna nel suo apprezzamento delle bellezze alpine.


Tschudi è anche l a o e della prima importante e dettagliata carta geografica della regione elvetica e quindi di una buona parte della regione alpina. Conseguenza di una nuova sensibilità e attenzione alla descrizione del territorio, stimolata dalle crescenti scoperte geografiche, è la nascita e lo sviluppo nel XVI secolo della cartografia moderna. Leonardo, definito anche geometro e cosmografo 18, come dire cartografo e geografo, ebbe tra gli svariati compiti a lui assegnati anche quello di documentare e rappresentare il territorio con carte geografiche, prodotti anche allora considerati di alto valore strategico, fondamentali per il governo del territorio e per la conduzione delle campagne militari. Sia al servizio di Ludovico il Moro, fino alla sua caduta, che di Valentino Borgia, nei primissimi anni del XVI secolo, che della Repubblica fiorentina, Leonardo produsse numerosi esemplari estremamente dettagliati e accurati di carte geografiche che rivelano una grande conoscenza del territorio e cura nel rilevarlo. Quelle conservatesi e giunte sino a noi sono di una grande efficacia rappresentativa e pittorica e riguardano soprattutto la zona appenninica, toscana e laziale, ma si sono anche conservati vari schizzi topografici che riguardano i laghi della Brianza, le valli Bergamasche, il lago d I eo e la Valcamonica, questi ultimi

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Da Benedetto Varchi nel 1564. Si veda Carlo Starnazzi Leonardo Cartografo. Firenze, 2003.


eseguiti attorno al 1508, durante il suo secondo soggiorno milanese, al servizio dei francesi. Come afferma Machiavelli nella dedica al Principe, in un acuto paragone tra la capacità di giudizio del politico e quella del cartografo: poiché, così come coloro che disegnano e paesi si pongono bassi nel piano a considerare la natura de monti e de luoghi alti, e per considerare quella de bassi si pongono alti sopra e monti, similmente a conoscere bene la natura de popoli bisogna essere principe, e a conoscere bene quella de principi bisogna essere populare così Leonardo ha sicuramente percorso crinali e vette e grazie alle sue osservazioni dai luoghi alti ha acquisito le informazioni che ha tradotto nelle sue magnifiche carte. Visite delle alture appenniniche come il Falterona, con le sorgenti dell A no, il sasso della Vernia , il Montamiata o la Pietra Pana delle Apuane sono testimoniate da numerose citazioni in varie pagine sia del codice Leicester che di altri; inoltre sul codice di Madrid sono perfettamente delineati i profili dei Monti Pisani, ma sicuramente le sue testimonianze di descrizioni del territorio montano e delle ascensioni più significative riguardano la regione alpina.


Veduta dei monti Pisani dal Codice di Madrid

Veduta aerea dei dintorni di Arezzo.


Alba sul Monte Rosa dalle risaie del Vercellese, nei pressi del castello di Balocco.


“La sperienza di mon boso Percorrendo l ape a campagna della Pianura Padana specialmente le marcite o le brughiere lombarde o le risaie del novarese e del vercellese, quando il vento del nord spazza la foschia, non si può non essere ammaliati dalla grandiosa visione del massiccio del Monte Rosa. Emergendo nettamente sopra tutte le altre montagne è infatti l immagine stessa della potenza coinvolta nel sollevamento della catena alpina e lì appare come la risultante di poderose spinte da Sud e da Est a innalzarsi a formare un immenso pilastro che per la sua solennità è stato definito Al a e di Valpadana . Come non pensare che una simile visione abbia affascinato e incuriosito Leonardo osservandola non solo da Milano, ma anche da più vicino, come dalla Cascina Sforzesca, tenuta ducale nei pressi di Vigevano e sua frequente residenza, o tra il novarese e il vercellese, quando ne percorse il settore pedemontano fino a Ivrea in qualità di intendente delle opere idriche della zona. Questa sua esperienza estetico - scientifica sulle alture del Monte Rosa, sorpassa per importanza di significato tutte le precedenti storiche testimonianze di ascensioni su vette alpine. Volendo citare alcune delle più note, quella di Bonifacio Rotario d A i sul Rocciamelone nel 1358 fu essenzialmente un esperienza nata per un impulso


religioso, l adempimen o di un voto per il felice ritorno da una Crociata. Per Petrarca sul Ventoux, nel 1336, fu una faticosa esperienza culminante in un insegnamento morale: la curiosità dell a ce a è solo un aspetto della vanità umana. Infine la macchinosa ascensione del Mont Aiguille di Antoine de Ville e sei compagni, tra cui un carpentiere e un costruttore di scale, nel 1492 e quasi contemporanea a quella di Leonardo, fu l e ec ione di un comando del re Carlo VIII, e più che una scalata fu un assedio militare in piena regola. Gli stimoli che portarono Leonardo sulle alte pendici del mon boso sono invece mode ni ; egli è infatti tirato dalla bramosa voglia, vago di vedere la gran copia delle varie e strane forme fatte dalla artifiziosa natura , della quale studia i fenomeni naturali e ne cerca la spiegazione, e nello stesso momento ne ammira e contempla la vaghezza . Quella che lui chiama sperien a ha perciò un particolare significato considerandolo nel processo della lenta evoluzione del sentimento della Natura Alpestre che caratterizza la civiltà occidentale. Le montagne erano da sempre considerate loc ho id , così definite dall'estetica classica nei cui canoni rientrava solo la natura addomesticata dall'uomo: il giardino, la campagna ben coltivata, ciò che veniva definito loc amoen . Solo dalla fine del XVII secolo gli inediti stimoli espressi dalla nuova estetica del sublime, associati al successivo interesse che le Alpi potevano avere dal punto di vista scientifico, hanno prodotto un


nuovo e attraente richiamo verso il mondo alpestre. Tuttavia la piena consapevolezza di una partecipata visione intensamente drammatica della natura alpina è già chiaramente espressa in molti scritti di Leonardo e nelle sue più importanti opere pittoriche. Questa sua è la prima testimonianza nota di una salita nelle alte regioni alpine motivata da stimoli estetico-conoscitivi. Egli fu quindi un precursore nel ede e le montagne e la natura in genere con lo stesso occhio indagatore e con la stessa sensibilità dell'uomo moderno, e fu pienamente consapevole di aver vissuto un'esperienza del tutto inedita. ...E questo vedrà come vid'io, chi andrà sopra mon boso giogo dell'Alpi... Con questa frase del Codice Leicester, in cui traspare l'accento epico che rimanda ad un'esperienza allora straordinaria, Leonardo ha voluto confermare, a chi ne fosse stato scettico, la sua avventura alpina e le considerazioni sui fenomeni naturali osservati, e fugare dubbi e incredulità legittimi al suo tempo, dal momento che l e pe ien a dell al a montagna cesserà di essere raro e singolare episodio per diventare patrimonio comune solo tre secoli dopo19. Episodio singolare e significativo nell'evoluzione del sentimento della Natura Alpestre, merita quindi di essere chiarito fin dove è possibile in quegli aspetti, in particolare 19

I e i cla ici ll'an ica f e en a ione delle Alpi ono: F. G ibble, The Earl Mountaineers, London, 1899 e W. A. B. Coolidge, Josias Simler et les origines de l'Alpinisme jusqu'en 1600, G enoble, 1904. Pi ecen i di ono elli di: P. Jo a d, L'inven ione del Monte Bianco,To ino, 1993, e E. Pe ci, La montagna del cosmo. Per una estetica del paesaggio alpino, To ino, 2000.


cronologici, sui quali abbondano affermazioni inesatte o fantasiose come molto spesso accade per Leonardo, anche a causa della scarsitĂ di riferimenti biografici che ritroviamo nei suoi manoscritti e del carattere spesso impersonale con cui localitĂ vengono citate nelle sue annotazioni, il che non implica automaticamente una sua conoscenza diretta. La e imonian a di Leona do con en a nel Codice Leice e , che ha pe ema la Na a e i oi fenomeni, in pa icola e il mo o delle ac e, ma anche l'a onomia, la geologia ed al i emi conne i. a almen e co i i o da 18 bifogli20 e la pa e che pi ci in e e a i o a nella Ca a 4A, foglio 4 , econdo la n me a ione di Ca lo Ped e i21, ed in i ola a Del colore dell'aria . Ecco il b ano pe noi pi ignifica i o: Dico l'a urro in che si mostra l'aria non esser suo proprio colore, ma causato da umidit calda, vaporata in minutissimi e insensibili attimi, la quale piglia dopo se la percussion de' ra i solari e fassi luminosa sotto la oscurit delle immense tenebre della regione del fuoco22, che di sopra le fa coperchio. E questo vedr come vidi'o, chi andr sopra mon boso giogo dell'Alpi che dividono la Francia dall'Italia la qual montagnia ha la sua basa che 20 21 22

Il codice, gi ilega o come n ol me di 72 pagine, a o lega o ed o a co i i o da 18 ca e ciol e (bifogli), come p obabilmen e e a in o igine Ca lo Ped e i, The Codex Hammer of Leonardo da Vinci translated in English and annotated b C. Pedretti., Lo Angele , 1987. Singola e acco amen o a na ao dina ia an icipa ione della eo ia della diff ione ele i a della adia ione l mino a e la conce ione co mologica cla ica, che a l'a mo fe a e la L na in e pone la fe a del f oco .


parturisce li 4 fiumi23 che rigan per 4 aspetti contrari tutta l'Europa, e nessuna montagnia ha sue base in simile alte a; questa si leva in tanta altura che quasi passa tutti li nuvoli e rare volte vi cade neve, ma sol grandine d'istate quando li nuvoli sono nella maggiore alte a, e questa grandine vi si conserva in modo, che se non fusse la raret del cadervi e del montarvi nuvoli che non accade 2 volte 'n una et , e' vi sarebbe una altissima quantit di diaccio inal ato da li gradi della grandine, il quale di me o luglio vi trovai grossissimo; e vidi l'aria sopra di me tenebrosa e 'l sole che percotea la montagnia essere pi luminoso quivi assai che nelle basse pianure, perch minor grosse a d'aria s'interponea infra la cima d'esso monte e 'l sole. Pe p o a e la e idici delle e affe ma ioni, del o inedi e ai oi empi, Leona do nelle ighe eg en i del codice in i a a o e a e come il f mo di legna ecca i o con o na pe ficie c a ia a ognolo. Con il mede imo copo pe a i o, in n'al a pagina del codice (Ca a 1B, foglio 36 ) Leona do ci a anco a il o iaggio al mon boso, c i e infa i: sperien a che mostra come l'aria ha dopo s tenebre e per pare a urra e con in a de c i endo l'e pe imen o fa o b ciando legna e o e ando con a ie modali l'effe o del colo e del f mo per mostrare che l'a urro dell'aria causato di oscurit che sopra di lei, e d nnosi li predetti esempi a chi non

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Leona do li indica alla Ca a 10A, foglio 10 del mede imo codice come il Rodano, il Reno, il Dan bio e il Po.


confermasse la sperien ia di mon boso . Ci che e iden iamo bi o in e e pagine il fondamen o pe imen ale delle e in e p e a ioni. La sapien a figliola della sperien ia24 n mo o che pe o ico e nei oi c i i ed no dei ca a e i pi di in i i del o abi o men ale, p i o di mol i di ei condi ionamen i c l ali e di me odo del o empo che ne a ebbe o limi a o o impedi o na elabo a ione in elle ale libe a ed o iginale, do e Scien a e A e ono le componen i e en iali nel ende e ad na fo ma di cono cen a c ea i a o ale. Ri ela o e di e a conce ione in pa icola e il Libro di Pittura , l' nica a ope a eo ica che, di e amen e o no, abbia a o ampia diff ione25. In e a Leona do dedica ampio pa io alla i ione della mon agna, i o iamo infa i a a i di e i a gomen i conne i, come Delle ombrosit e chiare e dei monti , capi oli 791-821; Da chi nasce l a urro dell aria , al cap. 243 e amen e lega o alla op aci a a pagina del Codice Leice e , come p e il cap. 226; Del colore delle montagne al cap. 260. Nei cap. 518 e 519 i anali a la i ione lon ana dei mon i ia da n p n o ele a o che dal ba o e nel cap. 747 i diano le omb e di na mon agna.

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Codice Fo e III, 14 . Reda a dall'allie o F ance co Mel i (Codice U bina e la . 1270 nella Biblio eca Va icana), f diff a in a ie copie mano c i e e dal 1651 in edi ioni a ampa come Trattato di Pittura . E' del 1817 ella ba a a l Codice U bina e. Edi ione con l a a: Leona do, Libro di Pittura, Ped e iVecce, Fi en e, 1995.


Q e e n me o e en ncia ioni p o ano la a di e a e pe ien a dell ambien e alpino, g a ie alla ale ha po o ded e la p incipale o e a ione da c i con eg e la maggio pa e delle e i e po e: la den i e la empe a a dell a ia dimin i cono con l al e a (cap. 799), con la d plice con eg en a ia nei ig a di della i ione della mon agna, con le a ia ioni di l ci, omb e e colo i a econda dei di e i piani i i i, ia dell a pe o della na a alpina, con il m amen o dei ca a e i della ege a ione e dei fenomeni me eo ologici con l al i dine. Solo l'e pe ien a di e a gli po gge i e le e i i nicchi (i fo ili), lla a ifica ione delle occe, lla fo ma ione delle mon agne e lla lo o e o ione da pa e delle piogge e dei fi mi (cap. 804, 805, 806), conce ioni in a monia con la a i ione dinamica ed e ol i a della pe ficie e e e e che i o iamo in n me o e pagine del Codice Leice e . Solo alla fine del XIX ecolo a a da a na piega ione cien ifica del colo e del cielo pe me i o di Lo d Ra leigh che ha dimo a o che l in en i della l ce diff a pe diff a ione in e amen e p opo ionale alla a a po en a della l nghe a d onda, e ci piega la agione della maggio diff ione della l ce a a, a endo e a na l nghe a d onda a ai mino e i pe o gli al i colo i. Leona do ipo a omma ie no i ie di e en i me eo ologici e iden emen e accol e in loco: rare volte vi cade neve, ma sol grandine d'istate quando li nuvoli sono nella maggiore alte a, e questa grandine vi si conserva in


modo, che se non fusse la raret del cadervi e del montarvi nuvoli che non accade 2 volte 'n una et , e' vi sarebbe una altissima quantit di diaccio inal ato dali gradi della grandine, il quale di me o luglio vi trovai grossissimo . Mi emb a pi co e o in e p e a e et come na abb e ia ione di est , e a e nel diale o lomba do, e non come ado o in ingle e age o, meno anco a, generation 26, ad ione non compa ibile con le ca a e i iche me eo ologiche alpine, p con ide ando il clima di el empo. Dalle pa ole cce i e (diaccio... il quale vi trovai grossissimo) po ibile ded e che Leona do pi che agli effe i di n empo ale e i o i po a e e e o a o da an i ad n ghiacciaio, con la a ipica a ifica ione co i i a dai depo i i della ne e dei di e i anni che, p ima di a fo ma i in ghiaccio, a me n a pe o g an lo o, imile a g andine (inal ato dali gradi della grandine) do e grado, lemma che ignifica g adino, p e e e in e p e a o come a o 27. Si con ide i anche che in al a mon agna la g andine co i i a da ne i chio ghiaccia o (g il) e non a me la con i en a di chicchi di g o o ol me che al ol a i i con ano in pian a.

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J. P. Rich e , The Literar Works of Leonardo da Vinci, London 1883, ol I, p. 161 ad ce con age , ma nel commen o a p. 246 del ol. II lo in e p e a come estate ( mme ) . In M. Ba a a Leonardo da Vinci ed i Problemi della Terra, To ino, 1903, a p.70 in e p e a o come e(s)t . In E. Mc C d The Notebooks of Leonardo da Vinci, Ne Yo k, 1955 a p. 400 ado o con age . C. Ped e i in The Codex Hammer of Leonardo da Vinci..., a p. 30 ad ce con generation . Co in C. Ped e i, The Codex Hammer of Leonardo da Vinci... a p. 30 la ers of heil ; e p e in E. Mc C d The Notebooks of Leonardo da Vinci...p. 400 la ers


e vidi l'aria sopra di me tenebrosa e 'l sole che percotea la montagnia essere pi luminoso quivi assai che nelle basse pianure, perch minor grosse a d'aria s'interponea infra la cima d'esso monte e 'l sole . i ill aa chia amen e la pe ce ione del a ia e della den i dell a ia con l al e a, e pe ien a i a da Leona do anche in al e occa ioni, come nei oi iaggi lle P ealpi e Alpi Lomba de e a a a nei oi mano c i i come nel Codice Fo e , nel Lib o di Pi a e in a ie pagine del Codice Leice e . Do e Leona do ha compi o la a a cen ione? Al empo di Leona do la f e en a ione delle al e egioni alpine e a limi a a al pa aggio dei adi ionali g andi alichi: e pe ien a fa ico a, pe icolo a e d amma ica, do a a nece i mili a i, di comme cio, di de o ione eligio a o pe imp o ogabili impegni di iaggio pe onali. A o e pi ele a e, come nelle e a e delle alli a o no al e an e me idionale del Mon e Ro a, i po e ano pinge e olo le popola ioni locali che, a endone di oda o e e o col i abili i e eni alle o e meno ele a e in dalla fine del XIII ecolo, e ende ano le lo o a i i fino alle pi al e one di pa colo ed ol e pe an i a e gli al i pa i di collegamen o a le alli adiacen i. Co ac i endo na cono cen a del e i o io e na capaci ali da po e lo pe co e e con ic e a, e di en a e pe ci g ide e pe e, delle ali anche Leona do po ebbe e e i gio a o pe ali e in ell'a p o e i o io. Il aggi ngimen o di o e ele a e, op a i 3000 me i, po e a allo a e e e facili a o anche dal fa o che fino a


o il XV ecolo le Alpi i o a ano in na i a ione clima ica ca a e i a a da empe a e medie pi ele a e con la con eg en e fo e id ione delle pe fici glaciali ed n innal amen o dei limi i di o a pe le pecie ege ali, men e n b co aff eddamen o del clima a o doc men a o dopo il 150528. Q e o a pe o clima ico po ebbe piega e anche la agione della p e alen a col empo del oponimo Mon e Ro a i pe o all'an ica denomina ione di mon boso , come pi a an i i mo e . La pi an ica e imonian a oponoma ica l Mon e Ro a a ife i a ad n ope a o ica del 1365, il De Bello Canepiciano di Pie o A a io29, da a alle ampe olo a o ecoli pi a di. Q e o e o con iene na de c i ione del Cana e e in c i i ci a ...Montanea Boxeni, qu montanas partes Lombardi superexcellit, & de qua nives & glacies numquam recesserunt a principio Mundi 30. La denomina ione di mon boso la egi iamo nel ecolo cce i o. Infa i la i o iamo ci a a nell ope a geog afica di Fla io Biondo, Italia Illustrata, la c i p ima

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H. Hol ha e , Le grand glacier d'Aletsch, in Le Alpe Cl b Alpin S i e, Be n,1988, p.164. Ad e empio Gio anni And ea P a o nella a Storia di Milano, Fi en e, 1842, p. 281, ico da ecce ionali e di a o e ne ica e a gennaio e me febb aio 1511, p op io nel pe iodo da alc ni ipo i a o pe n iaggio di Leona do l Mon i o... P. A a io (1312-1367), De Bello Canepiciano, edi o da L. A. M a o i, Milano, 1771, p. 334. Indi id a o e ci a o in G. e L. Alip andi, Le Grandi Alpi nella cartografia 1482-1885, I ea 2007, Vol II, p. 207, che ip od ce le pagine del codice o iginale con e a o alla Biblio eca Amb o iana e dell'edi ione a ampa. Te o di ife imen o pe la o ia della ca og afia delle Alpi Occiden ali Il Monte Bosseno, che oltrepassa tutte le parti montuose della Lombardia, e dalla quale la neve e i ghiacci mai si ritirarono dalla origine del mondo


eda ione, in la ino, i ale al 1451, e la p ima edi ione a ampa nel 1507. Nel capi olo ig a dan e la Lomba dia (alla ale il Mon e Ro a appa en o fino ai p imi anni del XVIII ecolo) l a o e de c i e il monte Boso come il pi alto d Italia e sempre anche nel me o dell estate coperto di spesse nevi e non vi si pu per via alcuna del mondo andar su . Q e a denomina ione iene ip e a anche da Leand o Albe i nella a Descritione di tutta l'Italia... che ha a o n me o e edi ioni dal 1551, e che indica anche n i ine a io in o a l ngo il o e an e me idionale. Si no i che dalla fine del XVII ecolo lle ca e o iamo pe o affianca i i oponimi Boso e Rosa, men e nella econda me del XVIII ecolo p e a defini i amen e la denomina ione Rosa. T a le n me o e ipo e i e imologiche, ella pi 31 acc edi a a pe mon boso la a de i a ione da Bosus, che nel la ino dei ba i empi a pe Bosco e ci ben co i ponde al fa o che e o oponimo fo e a ib i o al ma iccio mon o o le c i ommi e ano icono ci e come cope e da ne i pe pe e, ma il c i a pe o pi ca a e i ico emb e ebbe ia a a la fi a col e bo co a che ne icop i a i fianchi del e an e me idionale. A ai pi fol a e pi e e a in al i dine, fo e fino ai 2800 me i, che nei ecoli cce i i al XVI ecolo, ando il clima ini i n aff eddamen o che con in ino alla me del XIX ecolo. 31

G. U ielli, Leonardo da Vinci e le Alpi, Bolle ino del Cl b Alpino I aliano pe l anno 1889 , ol. XXIII, pp. 80-156. A p. 110 i il capi olo Storia etimologica del Monte Rosa.


Silvius Mons l'an ica denomina ione da a al Colle del Teod lo e anche allo e o Mon e Ro a32 e al o non che la ad ione nel la ino degli e di i mani i el e ici del XVI ecolo di Mont Servin che nei diale i f anco p o en ali ha il ignifica o di mon e delle el e , del o analogo indi a ello pi p obabile di mon boso. Si p indi affe ma e che l e e a p e en a della ege a ione bo chi a ino alle al e o e, fa o i a dalle condi ioni me eo ologiche p e en i fino all ini io del XVI ecolo, e a la ca a e i ica pi e iden e del e an e me idionale della ca ena alpina a la Valle d Ao a e la Val e ia, che in o an a il alico del Teod lo e il e an e me idionale del ma iccio del Mon e Ro a eni ano indica i con oponimi dal ignifica o imile. Il p e ale e nel ma iccio mon o o della denomina ione Rosa che, com' no o in Val d'Ao a, ma anche in Engadina, indica mon agne cope e da ne e e ghiaccio, i e ifica p op io con l accen a i dei igo i clima ici, che de e mina n no e ole abba a i del limi e della ege a ione e n deci o acc e cimen o dei ghiacciai. La de c i ione ia dell ambien e che dei fenomeni me eo ologici incon a i da Leona do fanno p e me e il o aggi ngimen o di o e medio-al e, a i 3000 e 3500 me i. I e i e i doc men i ca og afici del empo indicano col oponimo mon boso op a o il e an e me idionale del Mon e Ro a, ma iccio comple o e con il ppa e di ama ioni di c e e che acchi dono n me o e alli. In

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G. e L. Alip andiI, Le Grandi Alpi..., Vol II, pp. 205-206. J. G e , La Montagne et ses noms. Ma ign 1976, p. 200.


pa icola e po iamo p i ilegia e la po ibili che Leona do abbia i ali o na delle d e alla e p incipali del e an e S d-o ien ale del ma iccio, la Valle del Se ia, pi acce ibile, o ella dell'An a che da Mac gnaga bocca in Val d'O ola, a el empo en ambi facen i pa e del d ca o di Milano. Da i a ie ono le po ibili che Leona do ia ali o op a gli al i alpeggi, o na delle n me o e e meno ele a e cime che fanno da co ona alle e e maggio i, o abbia a a e a o no dei con ig i al i alichi33. Solo dal XIX ecolo, con l'a en o della p a ica dell'alpini mo ando i ci a la ali a di na mon agna implici o il gi nge e lla a cima, e indi il sopra mon boso di Leona do non de e in ende i ife i o alle e e ma ime del Mon e Ro a. infa i da e cl de e la lo o ali a, poich a icina e olo dalla econda me del XVIII ecolo e aggi n e nel XIX. N lla di pi p e ee ipo i a o che, in a en a di n o i doc men i, non ia f o di fan a ie p i e di fondamen o. In pa a o, non emp e con ponde a e a, f ono ipo i a e come me e aggi n e da Leona do a ie cime, a comincia e dal Mon i o p opo o da Do gla W. F e hfield34, fo e infl en a o dalla aga omiglian a a

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C. Gallo, In Valsesia, To ino, 1884, a p. 297 egnala n g affi o lla c e a a mon e del Col d'Olen, a Val e ia e Valle del L ol e i 3000 m da a o 1615. D. W. F e hfield, The Alpine notes op. cit.


La Est del Monte Rosa. Una possibile località visitata da Leonardo può essere stata l Al e Pedriola facilmente raggiungibile da Macugnaga. La foto è stata ripresa nelle vicinanze del rifugio Zamboni Zappa della SEM.


mon boso e Mon i o e dalla no a di Leona do da a a 2 gennaio 151135 lla pie a ba giolina che i ca a dal Mon e B acco a na en ina di chilome i dal Mon i o, e olendo co egge e Jean Pa l Rich e 36 che in ece co e amen e p opone a il Mon e Ro a. Il aggio di G a o U ielli37 ipo la di c ione in n ambi o pi doc men a o, iden ificando il mon boso col Mon e Ro a, ma a enendo i dall'indica e na p eci a locali a ione. W.A.B. Coolidge38 p opo e in ece di iden ifica e il mon boso col Mon e Bo 2556 m che i al a a il Bielle e e la Val e ia. Accenniamo che nelle e icinan e c' p e n Mon e Bo di Val e ia 2071 m, po o poco a NW del p imo. Recen emen e ale po ibile me a a a con ide a a anche da Philippe Jo a d39. T a ia e a ipo e i, ba a a lla emplice a onan a con mon boso, ife i a a na cima del o ma ginale e di ambien e ipicamen e p ealpino che non i acco da con la e imonian a p e amen e alpina dei fenomeni o e a i. L iden ifica ione del mon boso di Leona do col Mon e Ro a po ebbe e e e me a in di c ione laddo e lo defini ce giogo dell'Alpi che dividono la Francia dall'Italia la qual montagnia ha la sua basa che parturisce li 4 fiumi40 che rigan per 4 aspetti contrari tutta l'Europa. Q e a 35 36 37 38 39

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Leona do M . G., f. 1. J. P. Rich e , The Literar Works .... ol II, p. 246, e ando pe l ignifica o del oponimo Mon e Ro a. G. U ielli, Leonardo da Vinci e le Alpi ...op. ci . W.A.B. Coolidge, Josias Simler ... op. ci . p. XXXVI. P. Jo a d, L'inven ione del Monte Bianco... op. ci . p.34. Leona do li indica alla Ca a 10A, foglio 10 del Codice Leice e come il Rodano, il Reno, il Dan bio e il Po


affe ma ione di Leona do, che i ela na non chia a cono cen a della a o o-id og afica di ella egione alpina, pe al o in el empo a ai poco indaga a, lega a alla conce ione Tolemaica di pa iac e, opinione allo a com ne e che pe d fino al XVIII ecolo, econdo c i i maggio i fi mi delle Alpi i o igina ano dalle mon agne pi ele a e. Poich alla egione del Go a do ono ife ibili le o gen i di di e i dei maggio i fi mi e opei, i a l ngo i en o che nella ona del Go a do a e e ede il e o delle Alpi. P e ando nell ambi o di e a conce ione Leona do a egna in ece ale ca a e i ica al mon boso - Mon e Ro a, e p imendo in ci na con in ione l p ima o di al e a del mon e, ma a a con l e pe ien a pe onale di o a aggi n a lle e pendici e affo a a dalla e iden a con c i la la ga ma a della mon agna pe a pe al e a e imponen a ogni al a e a delle Alpi ando i a da a e one della Pian a Padana. Q ando Leona do effe e o iaggio alpino? Nel o e o abbiamo olamen e l'indica ione di me o luglio , ma non l'anno. Q e o po e e e dedo o olo app o ima i amen e, in n pe iodo da gi ifica e dopo n anali i c i ica delle ipo e i fin i e po e. Il p imo dio o a compie e n app ofondi a indagine lle e pe ien e alpine di Leona do f G a o U ielli41. Nel o e e o aggio commen a i pa i dal Codice 41

G. U ielli, Leonardo da Vinci e le Alpi... op. ci .


A lan ico pe le anno a ioni lle P ealpi e Alpi Lomba de e dal Codice Leice e pe l'anda a al mon boso. Con n'ampia anali i lla ca og afia del Mon e Ro a e ll'e ol ione della a e imologia confe ma la co i ponden a a mon boso e Mon e Ro a. T a ia accan o ad a en e, igo o e e p n ali di amine di doc men i i o iamo anche ppo i ioni p i e di na e a e ifica doc men ale e pe o ba a e olo deboli indi i. In pa icola e, alla fine del p imo pa ag afo, U ielli affe ma che Comunque sia molti argomenti, che non qui luogo di sviluppare, inducono a credere che egli facesse sovente, verso il 1511, viaggi nelle Alpi . P oppo i molti argomenti di U ielli non ci ono no i e an o meno i l ano da l i il ppa i al o e. Ma l'indica ione con en a in ella f a e da allo a iene con ide a a come a oda a, e ifica a. Viene p e a pe b ona da W.A.B. Coolidge nella a mon men ale ope a o ica42 e vers 1511 po o nel i olo del b e e capi olo dedica o a Leona do e al mon boso. L'a o e ole a di Coolidge ale che a i i i commen a o i che eg i anno l'accoglie anno come n concorde assunto . Ecce o F anci G ibble43 che, p e al co en e degli di di U ielli, pe ima the Alpine excursion undertaken b Leonardo da Vinci, toward the end of the fifteenth centur . Ma anche in e o ca o l'affe ma ione en a na mo i a ione. A lo o gi ifica ione i con ide i che a ei

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43

W.A.B. Coolidge Josias Simler , pp. 179*, 23** e p. XXXVI. F. G ibble, The Earl Mounaineers... p. 25.


empi gli di i codici inciani e ano anco a in na fa e ini iale. P n o di ol a, in pa icola e pe l'anali i del Codice Leice e f , come de o, l edi ione c a a da Ge olamo Cal i nel 1909. In ba e a e i e agli l e io i app ofondimen i di Ca lo Ped e i po iamo fa e le eg en i con ide a ioni:

A) Dall'anali i di callig afia, inchio i, filig ane delle ca e e al i indi i come ife imen i a fa i o ici (ad e empio il e emo o a Bologna nel 1505) a o po ibile indi id a e il pe iodo di eda ione del Codice Leice e . Cal i o iene la tesi ch'esso non si dovesse credere cominciato prima del 1503, ma si potesse ritenere scritto tra il 1504 e il 1506. 44 Nella a edi ione del Codice, Ca lo Ped e i po a pi a an i l'ini io, al 1506 a Fi en e e la concl ione della compila ione in o no al 1508 a Milano, e ile a che la filig ana dell'a ila che ca a e i a le d e ca e 1 e 4 che ci ano il mon boso mol o imile a ella che i o a di p epa a o i pe la Ba aglia d'Anghia i, come nel di egno 12326 con e a o a Wind o 45. Leona do f impegna o in ella fo na a commi ione dal 1504 alla a pa en a pe Milano. B) Inc ociamo e e ded ioni con alc ni doc men a i 46 a pe i biog afici . Leona do i iede e a Milano p e o la

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45 46

G. Cal i, I manoscritti di Leonardo da Vinci, B o A i io 1982, p. 151. C. Ped e i, The Codex Hammer..., p.181. L.Bel amiI, Documenti e memorie riguardanti la vita e le opere di Leonardo da Vinci, Milano 1909, pp. 108-125. C. Ped e i, Leonardo & io, Milano, 2008, pp. 335-336.


co e d cale dal 1482 fino alla fine del 1499 ando, confi o L do ico il Mo o, il d ca o cadde in mano f ance e. Dopo na b e e pe manen a nel Vene o, dall'ap ile del 1500 i o n a Fi en e. Negli anni cce i i comp n me o i po amen i a Romagna e cen o I alia ma la a e iden a ima e Fi en e, do e il o impegno p incipale con la Signo ia f la eali a ione del g ande dipin o dedica o alla Ba aglia d'Anghia i. Dalla me del 1506 i o n a Milano ichiama o dai p e an i in i i del go e na o e Cha le d'Amboi e. Il pe me o acco da o dalla Signo ia e a olo pe e me i, ma f di ol a in ol a p ol nga o fino alla p ima e a del 1507, ando Leona do o n b e emen e a Fi en e. Ma p e o f di n o o a Milano pe ole e del e di F ancia L igi XII che, gi n o i il 24 maggio 1507, de ide a a incon a lo. Q i i a enne fino a e emb e, ma con na ignifica i a a en a a o no a l glio pe po e c a e a Fi en e la ca a legale con o i f a elli. Sol an o dal e emb e 1508 f abilmen e a Milano, do e ima e fino al 24 e emb e 1513, ando pa pe Roma e mai pi f a Milano e non con b e i i i e. C) Il ca a e e del Codice Leice e ello di n'ope a di compila ione effe a a o dinando ed elabo ando app n i e anno a ioni p eceden emen e c i i in a i acc ini di fo ma o a cabile, al fine di ende e ad na e po i ione pi o ganica e meglio f ibile della g an ma a di app n i e o e a ioni a ia i imi a gomen i i i egi a i. P oppo i acc ini a ociabili al Codice Leice e ono o a pe la g an pa e pe d i. Q e a modali ope a i a di


a c i ione e plici amen e dichia a a da Leona do e o47, pe al o ded cibile dalla ela i a omogenei degli a gomen i a a i in e o codice e dalla pa icola e c a nel a c i e li. Q indi p e mibile che le icende i i de c i e abbiano p eced o di alche empo, anche di alc ni anni, la eda ione del codice.

D) Poich Leona do indica in di me o luglio il pe iodo del o iaggio al mon boso, la a p e en a nel d ca o di Milano in el me e o iamen e ce a fino al 1499, poi nell'e a e del 1506 e dal e emb e 1508 al 1513. Dalle con ide a ioni fa e lle icende biog afiche, lla da a ione del codice, l o ca a e e, l fa o che il iaggio al mon boso i i de c i o da Leona do come a en o in n pa a o emo o, e iden e l'impo ibili che po a a e lo effe a o nel 1511 ed anche dal 1509, poich il codice Leice e e a o mai gi a o eda o. E cl de ei il 1506 ia pe la agione C), ia pe il fa o che la a pe manen a a Milano in ei me i, pe me a con difficol dalla Signo ia, do e a e e e limi a a e e amen e lega a agli impegni a n i col go e na o e d'Amboi e. Ri engo indi che l' nico pe iodo pla ibile nel ale Leona do abbia po o compie e il iaggio al mon boso i po a colloca e olamen e d an e il p imo oggio no milane e, allo a nel pieno della a igo ia fi ica e in empi a ai meno a aglia i di elli d an e

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Codice Al an ico, f. 571 a, gi f. 214 -d. Anno a ione i alibile al 15071508.


l'occ pa ione f ance e. In el pe iodo i ol e o anche elle gite ( ) da fare nel mese di magio 48 che lo po a ono a i i a e le P ealpi e le Alpi Lomba de. U ielli non e plici a la agione pe la ale ha ipo i a o il 1511. I commen a o i pi ecen i in ece a ociano il 1511 all'anda a al mon boso pe ch all'inci ca a ell'anno ono a ib ibili i di egni della co idde a Se ie Ro a che i aggono pae aggi mon ani, di egni che non e ano anco a a i di lga i e dia i al empo di U ielli. Chia iamo e a a ib ione c onologica. Gli anni del econdo pe iodo di e iden a a Milano di Leona do f ono pa icola men e bolen i e i F ance i occ pan i i o a ono ad aff on a e a ie offen i e ol e a caccia li dal d ca o e a ein edia e gli Sfo a. In pa icola e nel 1511 ini ia i a di Gi lio II i fo m la Lega San a, alla ale ade i ono gli S i e i. Q e i, capi ana i dal ca dinale di Sion Ma h Schine , cala ono in Lomba dia a fine no emb e e a me dicemb e po e o Milano o o a edio. In e a occa ione Leona do di egn gli incendi degli abi a i p o imi a Milano appicca i dalle olda aglie i e e apponendo i anche l'o a e il gio no dei fa i o e a i49. Pe e o ili no di ei fogli che, pe analogo ipo di ca a e di p epa a ione, i i engono coe i e co i i cono la Se ie Ro a , co pe me endo na da a ione anche agli al i di egni di pae aggi mon ani, in 48

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Codice A lan ico, f. 573 b, gi f. 214 -e. Vedi C. Ped e i, Leonardo e la lettura del territorio, in A.A.V.V., Lombardia. Il Territorio l'ambiente il paesaggio, Vol I, Milano, 1981, p. 238. RL 12416 nelle colle ioni di Wind o .


pa icola i elli con e a i a Wind o RL12410, RL12414, RL12411-12413.

e ca aloga i

T a i a i o eni o i della da a ione del iaggio di Leona do nel 1511, pe o a o i di c i i d'occa ione, p i i di i con o doc men ale50, me i a in ece a en ione Vi gilio Ricci, a o e di n com n e in e e an e ol me51. Egli affe ma (a pag. 21) che infatti concorde assunto che Leonardo, quasi sessantenne ( indi nel 1511 nd ) ma tuttavia prestante (!?! nd )... affrontasse la pi ardua delle sue esperien e alpine... , ma (a pag. 32) endendo i con o che e da attribuirsi agli anni 15041506 la composi ione del Codice Leicester allo a ne ded ce che Leona do l mon boso c' anda o d e ol e!! Una p ima del 1499 e n'al a nel o econdo pe iodo di oggio no a Milano, forse nel luglio 1511 se esatta la attribu ione al ricordato anno dei disegni 12410 e 12414 della Biblioteca Reale di Windsor rappresentanti studi di catene di montagne . Q i Ricci pe a alo a e e confe ma e e a ipo e i ipo a il gi di io dell a o e ole c i ico Kenne h Cla k, che gi dica ei di egni e eg i i during Leonardo's expedition to the mountains dividing France and Ital , and to Monte Rosa wich he calls 50

51

Ad e empio L. Zan i, Leonardo alpinista e la visione del Monte Rosa, in A. A. V. V., Monte Rosa la montagna dei Walser, An ola d'O ola, 1994, pp. 301-32, con ded ioni e a e e fan a io e anco a ibadi e in: L. Zan i, Il Monte Rosa di Leonardo: un'avventura tra visione, esplora ione e ricerca, in A. A.V.V., Il grande Monte Rosa e le sue Genti, An ola d'O ola, 2010, pp. 32-33. V. Ricci, L'andata di Leonardo da Vinci al Monboso oggi Monte Rosa e la teoria dell'a urro del cielo, Roma, 1977.


Monboso 52. Q indi l'ipo e i che Leona do ia a o al mon boso nel 1511 aa e amen e lega a alla con a a ione che i ogge i dei di egni della Se ie Ro a i ife i e o al Mon e Ro a. In ca o con a io la conge a di n l e io e iaggio nel 1511 a ebbe del o p i a di al ia i fondamen o. Infa i co : i ogge i di ei di egni a ang igna non hanno n lla a che ede e col Mon e Ro a, ma ono chia amen e e en a ince e e ife ibili e cl i amen e alle P ealpi Lecche i e ono a i e eg i i da Leona do o e andole da Milano (il RL12410) e dalle i e del fi me Adda, alc ni km a No d della illa Mel i di Vap io, da l i l ngamen e f e en a a (pe il RL12414). Q e o infa i il i l a o dell e a ien e dio53 da me effe a o i d e di egni op a ci a i pi ello co i i o dalla coppia RL12411-12413. Q indi il iaggio al mon boso di Leona do non p che e e e colloca o d an e il p imo pe iodo milane e. Una ipo e i che p eci i meglio la da a dell a en a al mon boso la i p fo m la e con ide ando il fa o che Leona do nel 1498 f nomina o da L do ico il Mo o ingegne e came ale, il c i inca ico, e ple a o pe meno di d e anni, con i e a nel o in ende e alle ope e id a liche, o e o alla c a dei fi mi, dei na igli, dei canali pe l i iga ione e allo f amen o economico delle ac e. Da a l impo an a economica lega a alla e e id ica del D ca o po ibile pen a e che Leona do i 52 53

K. Cla k, The Drawings of Leonardo da Vinci in the Collection of Her Majest The Queen at Windsor Castle, London, 1968, Vol I, p. 62. Angelo Recalcati Le Prealpi Lombarde ritratte da Leonardo


impegna e in e e i op all oghi pe po e e ifica e l efficien a della e e. So o e o a pe o i ela ice na no a del Codice A lan ico (f. 563, e 211 .) che i ife i ce a n op all ogo al na iglio d I ea e n accenno alle mon agne d I ea54 che p o ano che Leona do ha pe co o l e e a ona i iga a pedemon ana che dal no a e e i e ende al e celle e, egione domina a dalla g andio a mole del Mon e Ro a. Come non ipo i a e indi che in no di e i op all oghi, a a o dalla magnificen a di ella i ione, non abbia poi i ali o il Se ia pe gi nge e fino alle e o gen i e alle al e egioni del Mon e. Q e a ipo e i e o imile e coe en e con la da a ione del Codice Leice e ; indi Leona do po ebbe a e compi o la a sperien a di mon boso a me l glio del 1498 o 1499, poco p ima di la cia e il D ca o pe la cad a defini i a delle fo ne del Mo o.

ipla lled ogoig osob nom (mon boso giogo dell al i)

54

Solmi Edmondo Scritti Vinciani. Firenze 1924. p. 113.


Il mon bo o - Monte Rosa visto dalla brughiera nei pressi di Gallarate, subito dopo un forte temporale.

La pagina del Codice Leicester intitolata Del colore dell a ia che contiene la testimonianza del viaggio al mon bo o .


Il foglio 573b del Codice Atlantico con le annotazioni sulle regioni Lariana e Valtellinese.


“gite da fare nel mese di maggio” Nel 1482 Leonardo trentenne lasciò la natia Toscana e i suoi dolci colli verdeggianti di vigne e cipressi e giunse a Milano al centro della Valle Padana, piana umida e fertile dai lunghi filari di pioppi e gelsi immersi nella tipica atmosfera stagnante e nebbiosa. Vi giunse però in una delle non frequenti giornate in cui il vento del nord spazza la foschia, scoprendo all'orizzonte la gran cerchia delle Alpi. Quale maestosa visione! A un tempo promessa e stimolo di nuove prospettive, nuovi studi e nuove esperienze. Questa suggestiva immagine poetica, suggerita da Gerolamo Calvi55, ha ovviamente un significato esclusivamente simbolico, non essendoci alcun riferimento biografico che a essa si riferisca. Eppure negli oltre vent'anni che trascorse complessivamente a Milano, Leonardo ha certamente avuto la possibilità di familiarizzarsi con questa visione che, quantunque insolita, si presenta per diversi giorni all'anno. Di ciò siamo ora certi: infatti uno dei tratti più significativi di questo panorama gli fu non solo familiare, ma lo interessò al punto da osservarlo e studiarlo a lungo e fissarlo in un disegno. Leonardo fu il primo che alzò lo sguardo indagatore verso questa grandiosa corona di 55

Gerolamo Calvi Vita di Leonardo, Brescia, 1936, p. 58. Pubblicazione postuma recensita da Enrico Carusi in «Raccolta Vinciana», XV-XVI, 1935-1939, pp. 321-323.


vette. Dopo lui dovranno trascorrere ancora quasi tre secoli prima che dalla Pianura Padana altri, avvertissero la ricchezza di conoscenze, esperienze e bellezza che potevano offrire le Alpi56. Il co e iden e p ofilo delle e e alpine, a el empo ine plo a e, o a occio e o a inne a e, f ce amen e no imolo a in ap ende e elle gite [...] da fare nel mese di maggio 57 che lo po e anno ad adden a i nell'a ea delle P ealpi e Alpi lomba de a c i i ife i cono le anno a ioni nel foglio 573 b del Codice A lan ico58 che ono a e da a e ai p imi anni dell l imo decennio del XV ecolo. Ma anche d an e il econdo pe iodo milane e (1506 1513) doc men i e di egni e imoniano la a p e en a in a ie locali del e i o io lomba do. Viaggi in ap e i non olo mo o da in e e i e plo a i i o e e ici, ma p obabilmen e op a o lega i a ini ia i e d cali ol e ad na maggio e p e a di co cien a delle ca a e i iche fi ico-economiche del e i o io e della a alo i a ione economica. Il che compo a a la i i a alle minie e, ai 56

57 58

Nelle arti figurative le Alpi e la montagna sono state un soggetto soprattutto per artisti dell a ea nordica, come Konrad Witz, Dürer, Altdorfer, Pieter Bruegel. Una eccezione è Tiziano che, nato nel cuore delle Dolomiti del Cadore, talvolta sembra ricordarsi dei paesaggi della sua infanzia, come le Marmarole perfettamente delineate nello sfondo della Presentazione della Vergine al tempio. Ma per trovare una testimonianza figurativa che, dopo Leonardo, riguardi significativamente le Alpi bisogna attendere la metà del XVIII secolo (1744) con il quadro di Bernardo Bellotto, Veduta di Gazzada e della Villa Melzi d Eril, che ha sullo sfondo la catena alpina e il Monte Rosa. Codice Atlantico già f. 214 r-e. Ivi.


bo chi e in pa icola e op all oghi ai co i d ac e e alla lo o canali a ione, ol e al con ollo del lo o ili o, p oblema iche pe le ali Leona do a e a compi o n me o i di e p oge i. Con anno a ioni e emamen e conci e, nel Codice A lan ico Leona do de c i e l oghi della ona La iana, delle P ealpi di Lecco, della Valle Spl ga e della Val ellina. Sono dei emplici app n i ill a i i che pe la lo o e en iali po ebbe o anche emb a e no i ie a e da al i, ma a ie anno a ioni e imoniano p op io le c io i e le e pe ien e i e dal iaggia o e di ei l oghi. Inol e il fa o che le d e pagine del codice iano c i e in modo o dina o fa ppo e che iano a e a e, ad na e e i c i e in bella copia da app n i dai a i acc ini di piccolo fo ma o che Leona do e a oli o po a e in iaggio. Lag di C m Val di Cia enna Su per lago di Como, di ver Lamagna, valle di Ciavenna, dove la Mera fiume mette in esso lago. Qui si truova montagni sterili e altissime, con grandi scogli. In queste montagne li uccelli d acqua detti marangoni. Qui nasce abeti, larici e pini, daini, sambuche, camo e e terribili orsi. Non ci si p montare se none a 4 piedi. Vannoci i villani a tempo delle nevi, con grande ingegno per fare traboccare gli orsi gi per esse ripe. Queste montagni strette mettano in me o il fiume. Sono a destra e a sinistra per ispa io di miglia 20, tutte a detto modo. Truovasi di miglio in miglio bone osterie. Su per detto fiume si truova cadute d acqua di 400 braccia, le quale fanno bel vedere. Ecci bon vivere


a 4 soldi per iscotto. Per esso fiume si conduce assai legname. Con Lamagna Leona do indica i e i o i impe iali a No d E della Val ellina, che ini ia ano col Ti olo. I marangoni ono i co mo ani, ccelli ac a ici, che popola ano il lago di Como, che i inol a a a ai pi a No d e che da allo a i ido o a ca a delle all ioni del fi me Me a e dell Adda che hanno de e mina o la fo ma ione del Lago di No a e Me ola. A el empo e ano anco a, e pe poco, p e en i gli ambecchi, ein odo i olo pochi decenni fa; gli o i, o mai e in i da pi di n ecolo, non anco a Sono o a n me o i a Chia enna e din o ni i c o i do e i fa bon vivere a co o (iscotto) mode a o. Sic amen e in Valle Spl ga, co ben de c i a nel o a pe o di alle e a da mon i dalle pa e i co ce e, Leona do a a o imp e iona o dalla imponen e ca ca a di Piana o al a 200 me i (da l i ima a 400 b accia che ono ci ca 240 me i) e dalle al e n me o e ca ca e come ella dell Ac a F aggia nella icina Val B egaglia, di al e a mino e. Val a ina Valsasina viene di verso la Italia. Questa quasi di simile forma e natura. Nascevi assai mapello, Ecci gran ruine e cadute d acque . Mapello il nappello (il eleno o aconitum napellus). Le pi di G igne e Pi o della Pie e, la ca ca a della T oggia, la gola del Pio e na che e mina con l O ido di Bellano, ono gli a pe i na ali pi ca a e i ici della Val a ina.


Cascata dell Ac a Fraggia nei pressi di Piuro, a pochi chilometri da Chiavenna. (foto Gabriele Zerbi)


Va e d I( ) Questa valle produce assai abeti e pini e larici. dove Ambrogio Ferreri fa venire il suo legname. In testa della Voltolina le montagne di Borme, terribili e piene sempre di neve; qui nasce ermellini. La Valle di I(n)tro o co i ponde alla Val Va one al c i imbocco In o o, po o poco op a De io l Lago di Como. Valle icca di bo chi e a ai ope o a, il o cen o abi a o P emana ha na l nga adi ione di a i i mine a ie e me all giche, oa e e l ime mol o a i e. Il fa o che in e a no a ia poi a a a ocia a anche la Val ellina e le mon agne di Bo mio, ind ce a ipo i a e alla po ibili che Leona do abbia i ali o la Val Va one in e amen e e, a a e a a la facile Bocche a di T ona e di ce a la Val Ge ola, abbia aggi n o Mo begno e da l abbia i ali o la Val ellina fino a Bo mio. Nella ed a pano amica della ang igna RL 12410 po iamo ile a e le d e cime del Pi o Va one, che o gono a S d della Bocche a di T ona. Mode e ma ca a e i iche, Leona do le ha di egna e acc a amen e. A endole o e a e da icino, le ha icono ci e anche da Milano, da do e i di ing ono appena. Amb ogio Fe e i e a n pe onaggio di ilie o della Co e D cale del Mo o, commi a io gene ale delle m ni ioni e dei la o i p bblici. Il fa o che lo ci i ci fa ppo e che lo abbia accompagna o nei oi iaggi nella ona la iana. A Bellagi A riscontro a Bellagio castello il Fiumelaccio, el quale cade da alto pi che braccia 100, dalla vena donde nasce


a piombo nel lago con inistimabile strepito e remore. Questa vena versa solamente agosto e settembre. A Bellagio il Ma che ino S anga, po en e pe onaggio della co e d cale, a e a co i o na illa in c i f o pi e Leona do, e da i p a e o e a o la bianca chi ma del b e e e m l o o co o finale del Fi mela e. Eme gendo dal o pe co o ca ico, co e impe o o olo nei me i p ima e ili ed e i i. V l lina Voltolina, com detto, valle circundata d alti e terribili monti, fa vini potenti e assai, e fa tanto bestiame, che da paesani concluso nascervi pi latte che vino. Questa la valle dove passa l Adda la quale prima corre pi che 40 miglia per Lamagna. Questo fiume fa il pescio temere il quale vive d argento, del quale se ne truova assai per la sua rena. In questo paese ognuno po vendere pane e vino e l vino vale el pi uno soldo il boccale e la libbra di vitella uno soldo e l sale 10 dinari e l simile il burro, ed la loro libbra 30 once, e l ova un soldo la soldata. Il pescio temere il emolo, e i anno a la leggenda popola e che fa de i a e le e l ccican i ame dal n i i d a gen o, ma nell Adda non c a gen o ben l abbondan e mica delle e abbie. Le anno a ioni di ca a e e p a ico di e o pa ag afo ono ic amen e la e imonian a della a p e en a in ei l oghi. Soldata na an i che pe alc ni co i ponde a na do ina, pe al i a na en ina. chia o che c i endo pi che 40 miglia d olo na indica ione mol o app o ima i a della l nghe a del pe co o dell Adda in Val ellina.


A B mi A Bormi sono i bagni. Sopra Como otto miglia la Priniana, la quale cresce e dicresce ogni 6 ore, e l suo crescere fa acqua per due mulina e n avan a, e l suo calare fa asciugare la fonte pi su due miglia. E n essa terra dove cade uno fiume con grande empito per una grandissima fessura di monte. Queste gite son da fare nel mese di maggio; e i maggior sassi scoperti, che si truovano in questi paesi, sono le montagne di Mandello, visine alle montagne di Lecco e di Gravidonia, inverso Bellin ona 30 miglia a Lecco, e quelle di valle Ciavenna; ma la magiore quella di Mandello, la quale ha nella sua basa una busa di verso il lago, la quale va sotto 200 gradini, e qui d ogni tempo diaccio e vento. Ol e ai bagni di Bo mio, alla in e mi en e fon e Pliniana , ci a a anche nel codice Leice e , e alla icina ca ca a di Ne o, l in e e e di Leona do i pecialmen e i ol o alle mon agne della egione. In pa icola e a o a a o, ol e che dalle a p e mon agne dell Al o La io, dalle g andi pa e i occio e del Sa o Ca allo e del Sa o dei Ca bona i, pode o i a anco pi della pi al a G igna Se en ionale ( ma la maggiore quella di Mandello ). Li ha indi id a o anche, o mai a i e an enne, o e andoli da Milano e di egnandoli nella bella ang igna RL 12410. Ce o non po e a immagina e che e i maggior sassi scoperti a ebbe o di en a i il ea o delle imp e e ia degli o ici alpini i Ricca do Ca in e Nino Oppio che delle l ime gene a ioni di a ampica o i. alla lo o ba e che Leona do ha i i a o na no e ole


g o a, ella che o a chiama a della Fe e a 59. Si o a nella Val Me ia, alle che focia di e amen e nel lago ( di verso il lago ) p op io a Mandello. co i i a da n nico ambien e, na imponen e ala l nga ci ca 180 me i e la ga 50, e cende pe n di li ello di 37 me i (e indi va sotto 200 scalini na indica ione app o ima i a, ma co e a). Il o acce o l comodo en ie o che po a al Rif gio Eli a e la pe co ibili in e na facile, ai ando i con na b ona o cia. L o e a ione lla p e en a di ghiaccio, i po ibile olo fino alla p ima e a, l nico elemen o a fa o e della a ib ione alla Ghiacciaia di Monc deno60, fa a da di e i a o i61. Ma e a i o a a 1640 m l e an e e en ionale che d in Val a ina e indi non di verso il lago , inol e le dimen ioni di e o ambien e ipogeo ono a ai pi mode e (30 25m). L indica ione va sotto 200 scalini da a i commen a o i ife i a e oneamen e alle la ghe g adina e di n b on a o della m la ie a della Val Me ia, la ale o iamen e a op a e non o o ed anche di co ione a ai ecen e. molto p obabile che p op io la i i a a e a go a abbia i pi a o a Leona do il pen ie o co mi abilmen e e p e o l fa cino e le emo ioni che ci off e il mi e o dell artifi iosa natura e che a o ipo a o a pag. 17.

59

N° 1502 Lo Co dell In en a io speleologico della Lombardia. Cfr. Natura in Lombardia: le grotte. Regione Lombardia, Milano, 1977, p. 180. 60 La Ghiacciaia di Moncòdeno, N° 1506 Lo Co dell In en a io speleologico della Lombardia. Cfr. Natura in Lombardia: le grotte. op. cit. 61 A esempio in Virgilio Ricci, op. cit., p. 15; Mario Cermenati, La Ghiacciaia di Moncòdeno, in «Rivista del Club Alpino Italiano», 1899, p. 55, e anche gli autori dell In en a io appena citato a p. 46.


Il Sasso Cavallo e il Sasso dei Carbonari addossati al Grignone nella Val Meria. Leonardo li definĂŹ i maggior sassi scoperti che si trovino in questo ae e e tanto ne fu impressionato che ben li riconobbe osservandoli da Milano, rilevandoli e disegnandoli con diverse luci nella sanguigna RL12410.

Interno della Grotta della Ferrera in Val Meria nel gruppo delle Grigne che Leonardo visitò rilevandone le giuste dimensioni. (Foto Mauro Lanfranchi).


In Val a ina In Valsasina, infra Vimogno e Introbio, a man destra entrando per la via di Lecco, si trova la Trosa, fiume che cade da uno sasso altissimo, e cadendo entra sottoterra e l finisce il fiume. 3 miglia pi in l si trova li edifi i della vena del rame e dello ar ento, presso a una terra detta Pra Santo Petro, e vene di ferro e cose fantastiche. La Grignia pi alta montagna ch abbi questi paesi, ed pelata. La Trosa il o en e T oggia che cende pe la al Biandino e confl i ce nel Pio e na a Vimogno e In obio, ma poco p ima fo ma na imponen e e oboan e ca ca a. Poco pi a alle, ll al o fianco della alle P a o San Pie o, all imbocco della Valle dei M lini e nei c i p e i e ano col i a e minie e di fe o, ame e a gen o. Il go e no delle ac e e le minie e e ano le agioni dell in e e e che il d ca o a e a pe e a alle. La p e en a di minie e a ai a i e po ebbe e e e a a na delle ca e del di bo camen o delle G igne, gi i con abile all epoca di Leona do.

Ingresso della grotta della Ferrera, o dell Ac a Bianca.


Veduta invernale delle Prealpi Lecchesi dal tetto del Duomo di Milano con sovrapposto il particolare centrale del RL12410 (foto del 1998).

La corona dei monti alla testata della Val Meira, nel gruppo delle Grigne.


Le tre vedute delle Prealpi Lecchesi Se le no e del Codice A lan ico nelle pagine p eceden i ono le p ime de c i ioni che i ife i cono alla egione la iana e al elline e e alle lo o mon agne, e delle n me o e ang igne62 con e a e nella biblio eca eale di Wind o , ono in a ol o i p imi e i i a i delle mon agne alpine. Sono infa i ce amen e eali ed e alpine e non emplici di p epa a o i pe gli fondi mon o i di alc ne delle e ma ime ope e pi o iche. Sono e piccoli fogli e angola i poco pi g andi di na ca olina c i con egno fe mo e p eci o Leona do ha delinea o c e e, pa e i, alloni, g glie con na a en ione alla mo fologia mon ana mai p ima i con a a. Nella o ia della pi a i p fo e ci a e n olo p eceden e: n dipin o del pi o e a do-go ico Kon ad Wi "La pesca miracolosa del 1444. Infa i in e o la cena e angelica ambien a a lle i e del lago di Gine a e llo fondo ono dipin e le e e ghiaccia e del Mon e Bianco. Ma in e o p belli imo olio le mon agne ono olo cenog afia lon ana che i en e anco a delle ili a ioni go iche, men e nei di egni di Leona do il pae aggio mon ano non fondo, ben il ogge o p incipale, e ci che op a o ci colpi ce il eali mo e

62

I fogli di carta sono preparati con un fondo di tempera rossa su cui con una punta d a gen o si tratteggia un disegno.


l'efficacia con c i lo delinea. In e i e di egni l a i a i i ela al e i io dello cien ia o, dimo ando na n o a en ibili e n a eggiamen o nell o e a ione della eal fi ica della Na a che p el dono a elle che mol o pi a an i po e anno alla me odologia cien ifica . L'e ec ione condo a nel ma imo i pe o della eal , a i a gge i e na ip e a fo og afica . Fo me, l ci e omb e ono almen e fedeli che pe me ono na ic a iden ifica ione non olo delle mon agne, ma anche del l ogo da c i ono a e ip e e e pe ino del momen o del gio no e fo e anche della agione. Q e o ipo di ip e a fo og afica ha n di e o ife imen o nel Libro di Pittura. Gi nei capi oli 100, 97 e 90 i anali a la ecnica di ip e a dal e o, p oponendo a i ai i ecnici, dal filo a piombo, al e icolo a l'ogge o e l'occhio, allo che mo a pa en e c i delinea e l'immagine i a con n olo occhio (o a a e o n piccolo fo o come nel famo o p o pe og afo di egna o l Codice A lan ico). Nel capi olo 797 i aff on a poi il p oblema della ip e a di n immagine lon ana e della difficol di indi id a e le eali dimen ioni di ogge i lon ani. Si gge i ce l'indi id a ione di n campo i i o (che i l a di ci ca 25 ) o en o di an iando di me o b accio dall'occhio na fine a di n a o di b accio (15 cen ime i) che lo delimi i, e g ale a e a fine a de e e e e la dimen ione del dipin o e o. Ci conco da col fa o che, ia nella Se ie Ro a che in ella dell'Adda, pae aggi e ed e ono e eg i i fogli di analoghe dimen ioni. Si i o ne pi a an i ad anali a e


na pa icola i ip e a.

p obabilmen e lega a alla ecnica di

Ca a e i ico in e i di egni il egno p eci o e anali ico con c i Leona do ha po o di egna e min coli pa icola i, pe o app e abili olo con na len e. p op io il egno che i con iamo anche nei oi di di ana omia, meccanica e id a lica ed no men o e en iale del o me odo d indagine e del o app ofondimen o della eal fi ica. La agione pe c i le mon agne di Leona do ci appaiono co e e a nel fa o che egli il p imo pi o e ad a e ne dia o a fondo la mo fologia e la na a geologica, p op io come non a ebbe po ibile i a e efficacemen e e eali icamen e n co po mano non cono cendo l'ana omia. I e di egni che con ide e emo, o a nelle Colle ioni Reali di Wind o , ono ca aloga i come RL 12410 (10,5 16 cen ime i), RL 12414 (15,9 24 cm) e RL 12411-12413 (5,4 18,2 cm 7,2 14,7 cm). P bblica i inn me e oli ol e ia in lib i ll'ope a di Leona do, ia in di l appo o a Leona do e le Alpi e in a ie monog afie Mon e 63 Ro a, Mon e Bianco o i pano ami alpini . Sono indi 63

Il Corpus dei disegni di Leonardo è stato illustrato e studiato da Carlo Pedretti, in The Drawings and Miscettaneous Papers of Leonardo da Vinci in the Collection of Her Majest The Queen at Windsor Castle. Vol I. Landscapes..., Lond a, Ne Yo k, 1982, abb e ia o in Windsor Landscape. Ul e io i p eci a ioni nel ca alogo della mo a effe a a a Milano: Ca lo Ped e i, Kenne h Cla k, Leonardo da Vinci Studi di Natura dalla Biblioteca Reale nel Castello di Windsor, Fi en e, 1982; e nel aggio di Ca lo Ped e i, Leonardo e la lettura del Territorio in Lombardia: il


ben no i anche nell'ambi o di chi i in e e a di c l a alpina e di o ia dell'alpini mo. Ma nono an e i fo e gi da empo indi i a i e o na co e a indi id a ione dei ogge i, i o na i anche ecen emen e a ede i le e e del Mon e Ro a. In e e pagine de ide o indi da e n in e p e a ione ic a, a gomen a a e defini i a di e i di egni, fo nendo di e i na de aglia a e ce a de c i ione dei ogge i e na indi id a ione del p n o di ip e a. Alla ba e dei i l a i po i i i di e a ice ca c emplicemen e la mia cono cen a e la l nga familia i col p ofilo delle Alpi da Milano e con i pae aggi delle G igne e delle P ealpi lomba de. Q ando appa e il lib o di Vi gilio Ricci lle e pe ien e alpine di Leona do e idi pe la p ima ol a ei di egni, i iconobbi bi o i eali ogge i, e endo immagini impresse nella sua mente, non meno che lo sia l aspetto de suoi pi familiari come il Man oni affe ma ife endo i p op io a ei mon i in n memo abile pa o de I p ome i po i . Pe no o ico o c i ico d a e che non a e e a o familia i con i p ofili delle Alpi a ebbe a o difficile a i a e all'e a a concl ione. Il foglio ca aloga o RL 12410 il pi no o, pe ch dia o e p bblica o f e en emen e, ce amen e pe la a pi territorio, l ambiente e il paesaggio, a c a di Ca lo Pi o ano, Milano, 1981. In Aldo A di io, B no G glielmo o-Ra e , Panorami delle Alpi dalla Pianura, I ea, 1979, ben ip odo o e ing andi o il foglio 12410, che iene iden ifica o con il Mon i o; i ono ip odo i anche i pano ami delle Alpi dal D omo di Milano dello Z coli e del Bo oli. Anche in F anco Fini, Il Monte Rosa, Bologna, 1979, iene ip odo o il foglio 12410 in c i fo e L. ha affig a o il M. Ro a . In Ul ich Ch i offel, La montagne dans la peinture, Cl b Alpin S i e, 1963, i ono ip odo i ia il foglio 12410 che La pesca miracolosa di Kon ad Wi ,


acc a a e ec ione. In e o i di ing ono e ogge i: (a) n l ngo pano ama che i e ende nella pa e cen ale, (b) n piccolo chi o nella pa e cen ale infe io e e (c) n pano ama meno e e o nella pa e pe io e de a. Q a i emp e ono a i indica i come alte vette alpine coperte di neve a ol e emergenti da un mare di nuvole e ife i i al Mon i o o, op a o, al Mon e Ro a64; ce amen e pe l'infl en a della pagina del Codice Leice e ela i a al mon boso , iden ifica o con il Mon e Ro a. Il olo Ca lo Ped e i gi amen e di en e: eppure nel disegno centrale si intravede un accenno alla pianura sottostante: non si tratta dunque di vette al di sopra di banchi di nuvole, ma dello stesso tipo di montagna rappresentato in RL 12414 , cio mon agne del paesaggio nei dintorni del Lago di Como a nord di Lecco 65. Infa i co , ma di ce o non i o pe a a il o p enden e p n o di o e a ione. 64

65

In A.A.V.V., Monte Rosa. La montagna dei Walser, Fondazione Monti, 1994, si incorre in un infortunio mac o copico. Il ol me con iene n ampio aggio di L igi Zan i Leona do alpini a e il Mon e Ro a. In en a pagine di g ande fo ma o (pp. 301-32) di p o a e di a, con le o ime ip od ioni a colo i del empo ale alpino RL 12409 e dei e fogli i anali a i (a en ione pe alle dida calie, do e i n me i di ca aloga ione di RL 12411-12413 e RL 12414 ono cambia i), i iden ificano e i come ed e del Mon e Ro a effe a e da Leona do (allo a a i e an enne!) in na e c ione- epo age alpina al an o b a co a (col empo ale di RL 12409!) e ce amen e impegna i a (Colle del Mon e Mo o-Colle delle Locce-Colle del T lo). A p. 317, lo i defini ce il pi a en ico i a o del Mon e Ro a ! Ded ioni e a e e fan a io e anco a ibadi e in: L. Zan i, Il Monte Rosa di Leonardo: un'avventura tra visione, esplora ione e ricerca, in A.A.V.V., Il grande Monte Rosa e le sue Genti, An ola d'O ola, 2010, pp. 32-33. Carlo Pedretti, Kenneth Clark, Leonardo da Vinci Studi di Natura dalla Biblioteca Reale nel Castello di Windsor, op. cit., p. 49, e Carlo Pedretti, Windsor Lanscapes, p. 75.


I soggetti di questo disegno, RL 12410 a volte attribuiti al Monviso e piÚ frequentemente al Monte Rosa si riferiscono in realtà alle Prealpi lombarde. Ben riconoscibili nel panorama centrale, con la luce del sole in arrivo da sinistra, dopo l'appena accennato Pizzo Stella, il Cornizzolo, il Monte Pilastro, la piramide sommitale del Legnone, le due Grigne, il Pizzo Rotondo, e il Monte Melaccio; piÚ in primo piano il Monte due Mani e alla estrema destra il Pizzo dei Tre Signori. Al centro in basso del foglio Leonardo disegnò il tratto tra il Legnone e la Grigna settentrionale, illuminato dal sole del tramonto, evidenziando le pareti del Sasso Cavallo e del Sasso dei Carbonari, a lui ben note. In alto a destra del foglio si riconosce la piramide del Pizzo Arera.


Diagramma identificativo dei monti disegnati da Leonardo.

Veduta invernale delle Prealpi lombarde dal tetto del Duomo di Milano.


F ono infa i i e eg i i da n p n o i a o nel cen o di Milano e Leona do dedic alla lo o e ec ione l'in e o a co della gio na a. Fo e o e le mon agne da alche o ione del Ca ello Sfo e co, opp e - e ale miglio e ede a i p immagina e? - dal e o del D omo in co ione, n l ogo da l i ce amen e f e en a o pe il o doc men a o p oge o di ib io. Q e o e o l ogo di en o poi celeb e pe o e a e il pano ama delle Alpi. Nei To de c i i dai Baedeke dell'O ocen o e a con ide a o na appa obbliga a66. I e ogge i che Leona do di egn app e en ano: (a) na ed a delle P ealpi lecche i che a dal Co ni olo (a

66

Possiamo infatti ricordare le testimonianze scritte e disegnate di Rodolphe Töpffer nei suoi Voyages en Zig Zag, di Alfred Tennyson nel poemetto The Dai , di John Ruskin nel quinto volume di Modern Painters, dove riproduce un suo disegno del Monte Rosa effettuato dal tetto del Duomo al tramonto, dopo un temporale estivo; e i dettagliati panorami della catena alpina da qui ripresi da Heinrich Keller, Leone Zucoli e da Edoardo Francesco Bossoli. Quello del Keller, disegnato sul Duomo nel 1816, inciso all ac a in a da F. Schmid e pubblicato a Zürich da Füssli, è lineare e misura 165x1914 mm. È la prima immagine che si conosca, il disegno risulta molto accurato, ma l indi id a ione delle cime risente ancora dell app o ima i a conoscenza che in ell epoca si aveva delle Alpi. Infatti vi sono nominati solo quarantaquattro monti, ma diciannove lo sono erroneamente. Il panorama disegnato e inciso da L. Zucoli e pubblicato da G. Pirola nel 1845 c., 422x420 mm, è invece circolare ma di modesto interesse per lo scarso dettaglio del disegno. Infine quello in litografia di E. F. Bossoli, pubblicato da G. Pirola nel 1878 è lineare e misura 135x1505 mm. È il più dettagliato e preciso essendoci oltre 180 indicazioni di toponimi alpini. Purtroppo non è conosciuto essendo diventato rarissimo. Bossoli fu uno specialista di panorami alpini e, tra il 1872 e il 1881, ne pubblicò una quindicina. Ricordiamo infine, del Bossoli, il Panorama delle Alpi Orobiche, ingrandimento di un limitato settore del panorama generale dal Duomo, che fu allegato alla guida di Antonio Curò, Guida alle Prealpi Bergamasche..., Milano, 1877. Ci interessa particolarmente perché vi è ben delineato il Pizzo Arera, cioè il medesimo monte disegnato da Leonardo in alto a destra di RL 12410.


ini a) al Pi o dei T e Signo i (a de a) con al cen o le d e pi amidi gemelle delle G igne; (b) n pa icola e del e o e cen ale di (a); (c) il Pi o A e a nelle P ealpi be gama che. La p eci ione e la c a del de aglio ono pefacen i, Leona do a i e an enne do e a e e e anco a do a o di na i a ac i ima. In (a) i icono cono mol e e e; le pi e iden i, da ini a: il Co ni olo, con ben indi id a i e delinea i i alloni del e an e me idionale; il Mon e Pila o; con mino e chia e a i Co ni di Can o; poi l'eme gen e pi amide ommi ale del Legnone con il e an e d-e ill mina o dal ole ma ino, infa i ben e iden e in (a) la l ce p o enien e da de a, indi la e a del G ignone, i no i ill mina o il li cio e an e d-e ; poi la G igne a con a me della c e a a de a i To ioni Magnaghi; indi il Pi o Ro ondo e il mon e Melaccio; in ba o, o gen e dalla pian a ed e iden ia o in p imo piano, il mon e D e Mani. E a amen e poco op a i di ing ono - inc edibile - d e p n e del Pi o Va one ( edi a pag. 54) e infine il Pi o dei T e Signo i. In (b) Leona do idi egn il a o pe io e di pano ama che a dal Legnone al G ignone, indi da e cl de e la maraviglia di vette emergenti da un mare di nuvole 67. O e ando poi i e an i ill mina i - l ce p o enien e da ini a - i ded ce che f ip e o nel a do pome iggio, ando il ole aden e e iden ia i pa icola i. Spiccano il Sa o dei Ca bona i e il Sa o Ca allo, che Leona do, come abbiano gi i o, o e da icino

67

Come indicato in A.A.V.V., Monte Rosa. La montagna dei Walser, op, cit., p. 314, e da altri.


e endo i inol a o, come c i e nel Codice A lan ico, op a Mandello del La io a i i a e la g o a della Fe e a in al Me ia che i ap e ai lo o piedi. Q e e montagne di mandello le defin gi amen e come i maggior sassi scoperti che si trovino in questo paese , ife endo i non an o all'al e a a ol a, infe io e a ella del Legnone, ma alla dimen ione delle e occio e, pe la ale nella egione non hanno i ali. La po i ione ela i a del Legnone, che in eal i o a 16 chilome i pi a no d delle G igne, ci fo ni ce n l e io e confe ma del p n o di ip e a del pano ama. infa i fficien e po a i di n chilome o a e o a o e dal cen o di Milano pe ede na conde i il Legnone die o il G ignone o fa i o appo e dal Mon e Pila o. E indi ale e non il D omo - che o ge a dominando la ci come na colo ale mon agna di ma mo e c i Leona do a ce amen e fa o l nghi op all oghi pe il o p oge o di ib io - po e a e e e n ideale p n o di o e a ione? In (c) i indi id a ben delinea o il olo Pi o A e a, con appena abbo a a la cima di Menna a ini a. Come mai e a mon agna, non ce o mol o pi e iden e di al e, e ce amen e mol o meno del Mon e Ro a, ando e o i ibile da Milano? Fo e la agione che, come pe le pa e i delle G igne, le e fo me gli e ano no e, an i familia i. Infa i nei f e en i iaggi a Vap io lo po e a o e a e di f on e a , o ando i i pe o a Milano gi o nella di e ione di Vap io. P op io come o a il Pi o A e a, nelle gio na e limpide, fa da a i eale fondo a ia Pado a e do ebbe e e e familia e ai f e en a o i


non di a en i di e a a e ia emp e conge iona a. Anco a oggi la i p pe co e pe imbocca e la S a ale Padana S pe io e che cond ce a Vap io. Un al a o e a ione ig a da la l meggia a di biacca alc ni e an i e lle c e e. P obabilmen e le mon agne a e ano b o na p a a di ne e e i e a indi nella agione in e nale o p ima e ile. Ci po ibile, e endo e i i miglio i pe iodi pe o e a e le Alpi da Milano: in ali agioni ando il cielo e eno l'a ia pi limpida, inol e con l ci pi aden i e con la ne e i de agli ono e iden ia i maggio men e. Un pa icola e che po ebbe f ggi e lo i p ile a e o e ando con a en ione l e ema ini a del foglio. Eme gen e dalla c e a occiden ale del Co ni olo, accenna a con n egno mol o legge o, di egna a n al a mon agna a fo ma iangola e, e a co i ponde e a amen e al Pi o S ella, la bella e a a no d di Chia enna. T o ando i llo pa iac e p incipale delle Alpi i ibile con pi difficol , pe ch ando i e ificano le condi ioni me eo ologiche fa o e oli - en o da no d - le mon agne dello pa iac e ono pe o cope e da n bi. Infine n ipo e i lla ecnica di ip e a gge i a ia dall'e ema p eci ione nel de aglio, ia dal fa o che nel di egno i ilie i mon ani ono pi lancia i che nella eal . So apponendo il di egno ad na fo o i p con a a e la pe fe a collima ione - en o il millime o - della po i ione delle e e e di con o na e iden e accen a ione della cala e icale nel di egno. Ci gge i ce l'impiego da pa e di Leona do o di na ecnica di ip e a de c i a nei


ci a i capi oli del Libro di Pittura o anche del p o pe og afo di egna o nel Codice A lan ico68, con la pa icola i che lo che mo c i p oie a a l'immagine da ile a e non ia a o e icale, ma lo fo e legge men e inclina o, con la con eg en a di all nga e la dimen ione e icale. Un al o pano ama alpino di egna o da Leona do ello delinea o l foglio RL 12414. In e i l foglio e ne ono d e, dei ali il pe io e poco pi che abbo a o e l'infe io e pi ifini o. La mino c a che i no a i pe o a RL 12410 ci fa pen a e a chi i p e i d an e n iaggio. La confe ma di ci la fo ni ce anche il ogge o l foglio compo o dai d e f ammen i RL 12411 e 12413. Q e i di egni po ebbe o infa i ill a e na o a di viaggio pittoresco lungo la riva occidentale dell'Adda , e endo i i a e le P ealpi lecche i ip e e da p n i mol o p o imi alla i a milane e dell'Adda. Fo e Leona do a a effe ando op all oghi pe i oi di id a lici del Na iglio di Pade no, di c i a e a p oge a o la famo a chi a, o a a ol an o effe ando na emplice e c ione. S l foglio RL 12414, il ogge o p incipale il pano ama delle P ealpi lecche i nel a o che a dalle G igne (a ini a) all'Alben a (a de a) ed a o ip e o l ciglio occiden ale del p ofondo can on dell'Adda in na locali ci ca d e chilome i a mon e di T e o, e indi a oli ei dalla illa Mel i di Vap io, p e o la ale Leona do f l ngamen e o pi a o. P ocedendo da de a icono ciamo la l nga co ie a dell'Alben a con ben delinea i i a i co oni che cendono 68

CA, f. 1 bis r-a (giĂ f. 386 v-a).


a d-o e ; poi il mon e Te o o p ecede l'acciden a a c e a del Re egone, che da i i p e en a a ai di p ofilo; indi, ol e il olco della Val a ina, ecco il li cio e an e d-e del G ignone e l'acciden a a G igne a con le e g glie e infine a ini a con o il cielo ecco la c e a o e . Chiama a C e a Segan ini e f e en a a dagli alpini i lomba di, fedeli imamen e delinea a con gli adiacen i o ioni, a i ali i di ing e ce amen e la po en e To e Cecilia. Il l ngo c inale con macchie di albe i che i e ende pe a la l nghe a del foglio, cop endo le ba i delle mon agne op aindica e, e che ha la a ommi in co i ponden a del Re egone, il mon e Can o, alla c i ba e me idionale c So o il Mon e Gio anni XXIII, e a ella e en ionale la Pon ida del famo o gi amen o. Q e a al a, che i o a co a a alc ni chilome i pi a d della ca ena p incipale, ci pe me e di indi id a e l'e a o p n o di o e a ione di Leona do, che ello da c i la a ommi i po i iona o o la e a del Re egone. Anche in e o ca o il pano ama eale al an o pi pia o . An i i la diffe en a mol o pi ma ca a, an o da ende e non e iden e al p imo g a do la co i ponden a a di egno e fo o. Men e nel ca o di RL 12410 la di an a con lo cena io di egna o pe io e ai 50 chilome i (il campo i i o ci ca 15 ), i le mon agne ono a ai pi icine, infa i le pendici dell'Alben a o gono a olo 15 chilome i. Ne con eg e che il campo i i o, pe po e con ene e n


Le Prealpi Lecchesi e Bergamasche osservate dalla riva occidentale dell'Adda, a 2 Km a monte di Trezzo, sono il soggetto principale di questo foglio RL 12414. Da destra si riconoscono l'Albenza, il Monte Tesoro, il Resegone, il Grignone con il suo liscio versante SE e l'accidentata Grignetta con il dentellato profilo della cresta Segantini.

Diagramma identificativo dei monti disegnati da Leonardo.


Questa foto, che riprende i monti disegnati da Leonardo nella sanguigna 12414, è stata scattata dal bordo del lato lombardo del profondo canyon in cui scorre l Adda a circa 2 chilometri a monte di Trezzo, e a 6 chilometri da Vaprio d Adda frequente luogo di residenza di Leonardo, presso la villa Melzi.


a o ignifica i o di pano ama, de e e e e a ai pi ampio (ci ca 45 ). Ma nono an e Leona do abbia a o n foglio pi g ande ha do o, in modo mol o pi e iden e che in RL 12410, accen a e la cala e icale e e inge e ella o i on ale. Oggid la no e ole el a iche a del l ogo ende difficol o o o a e a la ege a ione no pa io libe o pe o e a e la ed a. Nella pa e pe io e de a del foglio i o e a na e ie di chi i di a ie locali a lo o non collega e. Si ile ano alc ne colline di c i na o mon a a da na o e che po ebbe e e e la collina di Mon e ecchia o il colle B ian a con il famo o Campanone, l'an ica o e di Teodolinda allo a anco a in eg a. Il p ofilo pi lancia o emb a e e e ello del Mon e Ba o o e a o da S d. Poi anco a al e iden ificabili con le G igne: ono infa i icono cibili le linee acciden a e della G igne a, op a la ale eme ge la c e a pi egola e del G ignone e, pi a de a anco a, i indi id ano i p ofili del Re egone e del mon e Te o o, i ip e i da na po i ione non mol o di e a da ella della ed a p incipale. L'a pe o p ealpino di e e ed e, me o in e iden a dalle l nghe c e e ond la e, e a a o indi id a o da a i i i commen a o i69, con l ecce ione di na a ib ione al 69

Carlo Pedretti, Kenneth Clark, Leonardo da Vinci Studi di Natura dalla Biblioteca Reale nel Castello di Windsor, op. cit., p. 49: Il carattere delle montagne rocciose fa pensare al paesaggio dei dintorni del lago di Como a nord di Lecco , che conferma quanto espresso in Carlo Pedretti, Windsor Landscape, op. cit., pp. 79, 85. Anche in V. Ricci, op. cit., p. 43: rappresenta un gruppo di montagne dell area prealpina, sicuramente di quella lombarda .


oli o Mon e Ro a i a o nien e meno che dall'alpe Bo in Val Se ia70. Il e o c i o nel ma gine infe io e del foglio i ife i ce al colo e e all'a mo fe a a ina che a olge le mon agne, op a o nelle lo o one d omb a, e all'infl en a della ege a ione e delle pie e nel colo e delle mon agne. Recen emen e decif a a con l'ai o della fo og afia a aggi inf a o i, in in onia con analoghi e i del Libro di 71 Pittura . No iamo infine che i pe o ai empi di Leona do alco a, p oppo in peggio, cambia o: o a l'Alben a, come p e il Co ni olo, ol e ad e e e de pa i da n me o e an enne ono de a a i da colo ali ca e che alimen ano i icini cemen ifici. Co il b che o che Leona do a e a fa o pe ca a e alche nicchio , e che mi e in g an bb glio i o pe o i abi an i del l ogo72 di en a o n immane ba a o in pe enne a men o. La e a ed a ella di egna a l foglio compo o dai d e f ammen i ca aloga i RL12411 e 12413. Q e a ed a la e imonian a ben i ibile dell inc ia e del andali mo che i Codici di Leona do hanno bi o dopo la mo e del lo o e ede F ance o Mel i. Mol i fogli e di egni enne o infa i aglia i e a po a i dalla lo o colloca ione o igina ia olo pe po e ne fa e maggio e pec la ione 70 71 72

In A.A.V.V., Monte Rosa. La montagna dei Walser, op. cit., p. 314, dove Alpe di Bors viene associato a mon boso". Carlo Pedretti, Windsor Landscapes, p. 85, e Leonardo e la lettura del territorio, op. cit,, pp. 252 e 263. V. Ricci, op. cit, p. 13. Ad una cava di pietre sul monte Albenza fa diretto riferimento lo stesso Leonardo nel testo scritto nella parte inferiore del foglio: vedesi alcuni liniamenti traenti al bianco, le quali son miniere di pietra [ ...] . Una cava in attivitĂ da cinquecento anni!


Ricostruito con due frammenti RL 12413 e RL 12414, questo disegno raffigura il Resegone; nella parte inferiore si intravede il corso dell Adda.

Diagramma identificativo dei monti disegnati da Leonardo.


Veduta del Resegone e della valle dell'Adda dal Santuario della Rocchetta sopra Airuno (si confronti con le figure precedenti).


economica. Il ogge o app e en a o l' nico che fino a ia a o indi id a o. Rapp e en a infa i, come affe ma p den emen e Ca lo Ped e i un profilo scabroso, caratteristico delle montagne sopra Lecco, cio il noto Resegone, che probabilmente si riconosce nel disegno ricostruito 73. S , p op io il mon e ogge o del famo o lap ca d cciano! In n lap anco a pi e iden e i inco e laddo e iene nega a e a co e a iden ifica ione, a ib endola alla egione del oli o Mon e Ro a74, a enendo i pe dal p eci a e il ogge o e il p n o di o e a ione. Q e o in ece e a amen e indi id abile lla Rocche a p e o Ai no, na ca a e i ica ommi pano amica che o a a l'ampio meand o dell'Adda, di c i i in a ede nella pa e infe io e del di egno il co o o o o fiancheggia o da albe i. Gi a ampo o della Rep bblica Vene a, e a al a a egica f anne a al D ca o di Milano nel 1450. O a i o ge n pi o e co San a io e dal o bel po ica o i ha n e e a ed a lla alle dell'Adda e lle P ealpi, dalle G igne al Re egone e all'Alben a. Mol i al i di egni di Leona do hanno pe ogge o mon agne, pe lo pi occio e. Ri engo pe i debbano 73

74

Carlo Pedretti, Kenneth Clark, Leonardo da Vinci Studi di Natura dalla Biblioteca Reale nel Castello di Windsor, op. cit., p. 48. In Carlo Pedretti Windsor Landscapes, la corretta deduzione è nell in od ione di p. 79: he rocky mountain called Resegone, possibly represented on 41 , e non a p. 87: the range represents the Grigna over Lecco on Como Lake . In A.A.V.V., Monte Rosa. La montagna dei Walser, op. cit., p. 313.


con ide a e di p epa a o i pe gli fondi delle e impo an i ope e pi o iche e non ip e e dal e o. Anche il d amma ico pae aggio alpe e con empo ale in RL 12409, do e in na conca acchi a da al e mon agne occio e po o n agglome a o bano, n pae aggio di ce o f o di fan a ia, p e i pi a o dalle n me o e eali e pe ien e i e in ambien i alpini e p ealpini. In e o la fo ma e la di po i ione delle mon agne hanno n pa o e na cala che i pondono pi alla libe a c ea ione e che i o iamo imili in RL 12405. Si p anche a i a e na b ona analogia con il pae aggio nella pa e al a a ini a del ad o della San Anna. Ba a n emplice conf on o con i e fogli che ono a i i anali a i pe con ince i che olo e i ono ce amen e di dal e o: in e i il egno ne o, e en iale e anali ico, negli al i f ma o, pi finali a o a e igen e c ea i e che doc men a ie. D n e, ono delle P ealpi lomba de i e i i a i delle Alpi di Leona do. La ela i a icinan a di e i mon i con le e e iden e di Milano e Vap io, l'a e ne pe co o le pendici, i i a e le con ig e alli, i bo chi, le minie e e le c io i na ali ha ic amen e la cia o nell'animo o n dolce en imen o di familia i . Una en a ione che i inno a in i colo o che amano le mon agne ando le a i ano da lon ano. Leona do nel 1511, o mai a ia o e o la ecchiaia, co gendole da Milano in na limpida gio na a di ole, o d an e na gi a l ngo l'Adda ha fi a o il ico do di lon ane


Temporale alpino R L 12409


e pe ien e, fo e anche a en e, elle ang ign che, pe le lo o dimen ioni, ono a i impa icamen e defini i ca oline- o eni 75. Un ce o amma ico ci coglie e pen iamo in ece alla mancan a, almeno fino a, di e imonian e g afiche della co mi e io a e affa cinan e ali a al mon boso . Il en a i o di a ocia e i di egni della Se ie Ro a a e a a cen ione i indi i ela o ano. Se alla galle ia dei i a i del Mon e Ro a ono en i a manca e e i nobili e empla i d A o e al no o gigan e alpino non impo e poi g an che, la a g ande a e il o fa cino e ano gi g andi e ali ono ima i. Ma in compen o ai po e i, mode i, ma o ia i e iolen a i Co ni olo e Alben a e almeno n piccolo f emi o d'o goglio.

75

Carlo Pedretti, Le cartoline del Vinciano, in ÂŤIl Sole-24 OreÂť, 30 giugno 1996, p. 29.


Particolare del Foglio Resta 35 r su cui Leonardo ha disegnato i monti della Valsassina.

Diagramma identificativo dei monti disegnati da Leonardo.


Una immagine dei monti della Valsassina Assai meno conosciuto rispetto le tre sanguigne conservate a Windsor e prima descritte è invece e un piccolo disegno di paesaggio che riguarda soprattutto le montagne della Valsassina, custodito nelle raccolte dell'Ambrosiana a Milano. Il disegno fa parte del Codice Resta, un monumentale in-folio (cm 54x40x12) che il collezionista milanese Sebastiano Resta (1635-1714) ha costituito con 284 degli oltre 3500 disegni che in una vita aveva raccolto in oltre trenta volumi e ora per la quasi totalità dispersi. Tra i pochissimi che si sono salvati dalla dispersione, quello conservato all'Ambrosiana è il più ricco e lo stesso Resta lo aveva definito Galle ia Po a ile , contenendo opere dei principali artisti del Rinascimento e del Barocco. Il disegno di Leonardo si trova nell angolo superiore sinistro del recto della carta 35 r76 del codice, una classica sanguigna, ovvero una carta preparata con tempera rossa, ricavata da una particolare pietra caratterizzata da ematite, su cui eseguire il disegno con una matita rossa; la dimensione del foglio è circa 25x18 centimetri. Gran parte del recto del foglio è però occupato dal disegno di un 76

Il più recente ed esaustivo studio sul foglio Resta è di C. C. Bambach e L. Montalbano, Leonardo da Vinci, Profilo di monti; Giovanni Francesco Melzi (?), Studio di piede (recto), Leonardo da Vinci, Appunti con disegni (verso), scheda, in Leonardo e Raffaello, per esempio Disegni e studi d artista, Catalogo della Mostra (Firenze, Palazzo Medici Riccardi, 26 maggio-31 agosto 2008), a cura di C. Frosinini, Firenze, Madragora, 2008, pp. 86-92.


piede, molto probabile opera più tarda dell'allievo di Leonardo Francesco Melzi, mentre sul verso si hanno fitti appunti autografi di Leonardo. Il profilo montano occupa un settore marginale di circa 5x10 centrimetri e in queste pagine si vuole precisare e approfondire l'identificazione dei luoghi ritratti.

Già Augusto Marinoni vi aveva riconosciuto una regione facilmen e individuabile: il Resegone e le G igne 77, ma quando anni fa Carlo Pedretti, uno dei maggiori studiosi di Leonardo, sapendomi conoscitore di quelle montagne mi mostrò una riproduzione di quel disegno e mi sollecitò a studiarlo, non esitai ad affermare che non vi vedevo né le Grigne né il Resegone e accarezzai la speranza di trovare qualche inedita località ai piedi delle Alpi dove Leonardo avesse potuto fare sosta e disegnarne il panorama. L'intrinseca difficoltà di lettura della sanguigna è determinata non tanto dalle sue piccole dimensioni, quanto dalla perdita di definizione dovuto soprattutto al tratto leggero originario e alla successiva scomparsa di sostanza, determinata dall'abrasione causata da un uso poco accurato della delicata superficie del disegno fatto nei secoli. Per l'insufficiente qualità delle riproduzioni disponibili nella bibliografia, naturalmente non approdai ad alcun risultato plausibile finché non mi procurai dalla Biblioteca Ambrosiana una riproduzione ingrandita del solo paesaggio, ma anche così il disegno non risultava di

77

A. Marinoni, Ancora sul foglio Resta , Raccol a Vinciana , fascicolo XVIII, 1960, p. 113.


facile lettura e solo dopo averlo elaborato, ad esempio togliendo il piede di Melzi che tra l'altro si sovrappone un poco al disegno di Leonardo, e cercando, con un forte aumento dei contrasti, di far emergere meglio le linee del disegno, mi potei avviare alla soluzione. Un aiuto determinante alla sua interpretazione è stata la familiarità col disegno di Windsor RL 12410 che ritrae le Prealpi Lecchesi dal centro di Milano e il suo confronto col foglio Resta. Il risultato in parte conferma e in parte smentisce l'individuazione di Marinoni. In effetti si tratta di un panorama di quelle montagne delle Prealpi Lecchesi e delle Alpi Orobie che, osservate da una località un poco a nord-nord-est di Milano, si posizionano tra le Grigne a sinistra e li Resegone a destra; ma le Grigne non vi sono state disegnate da Leonardo (si situerebbero a sinistra appena fuori dal foglio), mentre il Resegone è percepibile sul disegno con difficoltà perché solo accennato con un tratto leggero al suo limite destro. Quelle meglio distinguibili sono quindi le montagne che delimitano in buona parte la Valsassina, e la Val Varrone78, regioni sicuramente frequentate da Leonardo e sulle quali ci ha lasciato varie annotazioni nel Codice Atlantico (pag. 54). Marinoni fa riferimento alla sanguigna RL12410 per una possibile datazione, e proprio questo disegno ha anche fornito la certezza della giusta localizzazione. Infatti il monte Due Mani, così ben evidenziato nel RL12410, e il Pizzo dei Tre Signori alle sue spalle, si ritrovano simili nelle

78

Da Leonardo chiamata Valle di Trozzo in Codice Atlantico, f. 573 b, già 214r-e


forme anche sul foglio Resta. Si noti che qui le alture Briantee nascondono buona parte della base del Due Mani, ciò significa che Leonardo si trovava alquanto più a nord-nord-est del centro di Milano, da dove venne disegnato il RL12410. Sa emmo tentati di ricercare l'esatto punto della pianura milanese, da cui la vista di quelle montagne corrisponde al disegno, ma... , accolgo invece questo suggerimento di Marinoni e, come d'altra parte lo trovai possibile per le sanguigne di Windsor, anche in questo caso può essere individuato l'esatto luogo di ripresa, grazie alla precisione del segno di Leonardo ed alla sua straordinaria capacità visiva, mantenutasi intatta anche a tarda età. Lo si può collocare a poco meno di una decina di chilometri a nord-nord-est dal centro di Milano, nei pressi di Sesto San Giovanni. Possiamo immaginare Leonardo cavalcare nell'aperta campagna milanese in una bella e limpida giornata quando al libero orizzonte boreale fanno (o meglio facevano) magnifica mostra di sé le Alpi. Forse la meta della gita era la Bicocca degli Arcimboldi79, la bella villa, assai vicina al luogo di ripresa dello schizzo, costruita attorno al 1490 dall'arcivescovo Guido Antonio Arcimboldi, da poco tornato dalla missione papale presso Mattia Corvino, re d'Ungheria e figura molto vicina alla corte sforzesca e particolarmente a Ludovico il Moro. Questo luogo diverrà poi campo di battaglia il 27 aprile 1522 tra gli 79

L. Grassi, L. Cogliati Arano, La Bicocca degli Arcimboldi, Milano, 1977. Vedi anche C. Pedretti, Leonardo & io, Milano 2008, p. 489 su una possibile relazione tra l'arcivescovo Arcimboldi, Lodovico Sforza e Leonardo.


imperiali guidati da Prospero Colonna e i francesi del maresciallo Lautrec, la cui sconfitta segnò la fine dell'egemonia francese nel ducato di Milano. Il fatto che il disegno, chiaramente uno schizzo rilevato sul campo, occupi solo una parte, iniziando dall'estremità sinistra del foglio, può suggerire l'intenzione di Leonardo di rilevare un completo panorama che sarebbe continuato verso Est con l'Albenza e il Pizzo Arera, a lui noti e già ritratti. Forse si stava facendo tardi e i compagni di gita gli avranno fatto fretta e così purtroppo lo ha interrotto con il Resegone solo leggermente accennato... Un piccolo disegno, ma di grande importanza al pari dei tre già citati perché, come detto, sono in assoluto i primi veri realistici ritratti delle Alpi e testimoniano in Leonardo una sensibilità e una consapevolezza nei riguardi della natura alpestre del tutto nuove e in anticipo di secoli a quelle poi determinate dall'affermarsi della nuova estetica del sublime e della visione illuminista della natura. significativo che i soli disegni di Leonardo che si possano finora con sicurezza attribuire a reali vedute di montagne alpine, i già descritti RL 12410, 12411-13, 12414 di Windsor e questo, siano tutti riferibili alle Prealpi di Lecco e dintorni. una prova evidente della sua ripetuta frequentazione di questa regione, quindi di un rapporto di familiarità con queste montagne, e che in tal modo abbia potuto ben riconoscerle anche se intraviste da lontano, e di ciò ne sono consapevoli tutti coloro che anche oggi le frequentano e le amano e che proprio nell'osservarle anche da lontano le riconoscono e rammentano i momenti


lÏ vissuti. Questa potrebbe essere stata pure la disposizione dell'animo dell'ormai anziano Leonardo nel delineare il disegno, che è stato datato come vicino a quelli di Windsor, collocati attorno al 1511.

Telefoto da Milano che riprende i monti della Valsassina disegnati sul foglio Resta. Il probabile luogo da cui Leonardo fece il disegno è presso l al o edificio che si vede in basso a destra, all ini io di Sesto San Giovanni.


Appendice

Gli incendi del 1511 L'impo an a del di egno RL 12416 che affig a d e incendi a en i nel dicemb e 1511, da a i da Leona do e o, e la agione pe c i ne endiamo i con o, ol e a ella o ica, a nel fa o che, appa enendo al mede imo g ppo di ed e alpine gi ill a e nelle pagine p eceden i, e eg i i i ca e con analoga p epa a ione a ang igna (e pe ci engono indica i come la Se ie Ro a ), ne ha pe me o la com ne da a ione a o no a ell anno. Ho trovato utile a una sua migliore descrizione e analisi accostare il disegno di Leonardo alle parole di un cronista coevo. Due testimonianze dello stesso avvenimento: una scritta e l al a fo og afica , quasi Leonardo si fosse trasformato in un fotoreporter di guerra! Tuttavia le sue annotazioni originali sulla sanguigna sembrano ormai perdute. Forse con le moderne analisi si potrebbero recuperare. Le annotazioni soprascritte da Francesco Melzi posteriormente, come vedremo, non mi paiono infatti del tutto corrette. L'anno 1511 a Milano cominciò e finÏ proprio male. Non che i precedenti anni fossero stati molto meglio; da un decennio infatti il Ducato di Milano era occupato dai francesi di Luigi XII che avevano spodestato Ludovico il Moro, ormai morto miseramente in prigionia. Venuto il


novello anno millecinquecentoundici, cominciando al giorno cinque di Genaro, poi sucessive sino a dì 12 Febraro venne si alta la neve, che nova cosa fu a grande recordacione de viventi; et molti tecti, non potendo il tanto peso sostenere, non senza morte di alcuni ruinorno Così inizia la cronaca di quell'anno Giovanni Andrea Prato80 testimone del ventennio 1499-1519, periodo storico tra i più travagliati. Era in pieno svolgimento la reazione degli stati italiani contro i francesi, con il papa Giulio II a capo della Lega Santa, et il Sancto Patre, ultra modo acceso d'ira contra Francesi, ordinò de fare uno generale consiglio a loro perdicione e pensossi di novo aiuto; cioè de tirarsi Elveci (o Sviceri che dir vogliamo) al soldo suo...alla caccia dei Galli. Et così stabilito il pensiero, mandò da loro Sviceri sue ambascerie, offrendoli onorevole stipendio, et de fare cardinale il vescovo Valese, loro primario, se al soldo suo venire volessero; unde...conclusero di accettare la partita; et per capara de ciò ricepettero cento mille ducati rogorini, con promessa di venire all'impresa . Nuvole di tempesta si stavano perciò avvicinando di nuovo a Milano e certi spaventevoli segni inquietavano. Ma prima che più che avanti col calamo scorra, dirò si como il giorno quarto di Settembre, a ore due di nocte, et anche alle septe, apparve in aere in Milano un tal splendore di corrente foco, che parea refarsi il giorno; et da alcuni entro vi fu veduto una similitudine di grossa testa: il che diede 80

Giovanni Andrea Prato Storia di Milano dal 1499 al 1519. Vieusseux, Firenze, 1842; pp. 281 - 287.


alla città gran meraviglia e spavento; et simile ancora accadette la nocte seguente, alle nove ore. Poi dopo pochi giorni, ultra al fiume Adda cascorno da cielo molte prede, le quale, raccolte nel Cremasco, de libre undici et de libre octo, di colore simile di pietra arsa (meteoriti?)... Ma alli Sviceri ritornando, dico, come avendo egli uno exercito di venticinque mille pedoni in ordine, posto in servicio del Papa, se vennero al confine di questo stato, et con poca resistenzia, el giorno ultimo di novembre non senza danno de' ricevitori, introrno in Varese . Controllati a distanza dai Francesi, gli Svizzeri con a capo il vescovo di Sion Ma h Schiner, novello cardinale per meriti mili a i , avanzavano verso Milano inesorabilmente. Che facessero sul serio lo si capì quando a Milano ripararono di schioppo feriti Monsignor Lutrech, Monsignor de la Palisse et altri valenti soldati. Unde a Milano per si novo evento naque grandissimo spavento, et si ordinò una tassa de diciotto mille ducati, la quale si riscosse per assoldare sei milla fanti in augmento del campo Francese, acciò tutti insieme fussero sufficienti a contrastare a questi inculti barbari. Li quali, il giorno duodecimo di Decembre, essendo il campo dei Francesi retirato nel Borgo di Porta Comasina, se ne vennero a Rho; et finalmente, vedendo egli non esser dal nemico aspectati, se deliberarono venire a Milano: E così el giorno decimoquarto del nominato mese, con grande abondanzia di freddo et carastia de victualia (fuorché di rape), circa alle refossi de Milano s'accamporno. Unde nella città ognuno stava in arme, et le bastie furono redrizzate, et il ponte di Sant'Angelo et alcuni altri furono rotti...


Le munitissime difese della città, la stagione inclemente, la mancanza di comeato conseguenza della miseria in cui era caduto il territorio milanese spensero gli ardori bellici degli Svizzeri, che vedendo nullo utile proficuo operare, vennero in S. Angelo a parlamento coi Francesi. Et finalmente non più di Papa Julio ricordandosi, se ne ritornorno a casa loro; non però egli fra di loro egualmente concordevoli. Et che vero fussi, ne lo andarsene verso l'alpe septentrionali, parte de loro, con barbaresco animo (che tanto è a dire barbaro, quanto che crudele inculto et matto), dierno el foco alla Casa Bianca a Bresso, a Aforo, ad Niguarda... e via via incendiarono i paesi e villaggi incontrati nella loro ritirata. E Leonardo? In quei drammatici giorni è presumibile che se ne stesse al sicuro entro la ben difesa Milano. Dopo averla lasciata nel 1499 alla caduta del Moro, vi era tornato dal 1506 per brevi periodi e stabilmente da ormai tre anni e l a ebbe definitivamente lasciata due anni dopo. Da un osservatorio privilegiato e protetto, quale un torrione del Castello Sforzesco, poteva quindi agevolmente osservare i movimenti delle truppe svizzere giunte ad accamparsi appena fuori le mura il 14 dicembre. Non è plausibile ipotizzare una residenza di Leonardo in quei giorni alla Villa Melzi di Vaprio, lontano oltre 30 chilometri dal teatro delle violenze, troppo per poterle distinguere e disegnare in modo così dettagliato. Dopo una breve trattativa iniziò quindi il 16 dicembre la ritirata degli Svizzeri che scatenarono una feroce violenza sui poveri villaggi a nord di Milano iniziando quel mattino


dal villaggio di Bresso, secondo le indicazioni della cronaca di Giovanni Andrea Prato. Leonardo da questo fatto iniziò a fissare su un foglio a sanguigna i drammatici momenti della loro ritirata, disegnando anzi, fo og afando in presa diretta in due giorni successivi i due barbari incendi appiccati ai poveri villaggi a Nord di Milano. Il disegno è ora conservato nelle collezioni Reali di Windsor col numero di catalogo R L 12416. Accanto alle apocalittiche volute di fiamme e fumo Leonardo ci ha lasciato anche due annotazioni relative ai rispettivi incendi, ma poiché le annotazioni di Leonardo col tempo si stavano deteriorando (e ora sembrano illeggibili), Francesco Melzi le sovrascrisse a penna. La prima a sinistra relativa al primo incendio così recita: Adì 16 di dicembre a ore 15 fu apicato il fuocho In basso a destra si trovano le scritte di Melzi relative al secondo incendio: Adì 18 di dicembre 1511 a hore 15 fu fatto questo secondo incendio da svizzeri preso a Milano al luogo dicto Dexe Rileviamo quindi, in armonia coi tempi riportati dal Prato, le date del 16 dicembre a "ore 15" (ovvero le 9 del mattino, dal momento che in quel tempo le ore si contavano dall'"Angelus", n o a circa dopo il tramonto, che a dicembre accadeva verso le 6 di sera) per il primo incendio


La sanguigna di Leonardo che riprende gli incendi del dicembre 1511

Posizione relativa delle localitĂ di Desio, Vaprio Bresso e Niguarda. Carta del Ducato di Milano di G. A. Magini, 1620.


che probabilmente si riferisce a Bresso (il primo villaggio indicato dal cronista Prato) e il 18 dicembre per il secondo incendio (sempre a "ore 15") che Melzi attribuisce a Dexe (Desio?), ma si dovrebbe attribuire più correttamente al sobborgo di Niguarda, a destra rispetto a Bresso e più vicino a Milano, proprio come rappresentato nel disegno e, come indica il Prato, avvenuto subito dopo. Non sembra corretta l'indicazione aggiunta da Melzi sull'incendio del 18 dicembre di Dexe, interpretata come Desio, in quanto troppo distante da Milano (oltre 15 chilometri) per essere l'incendio così visibile come nel disegno (inoltre avrebbe dovuto esser disegnato assai più lontano del primo e non più vicino all o e a o e), mentre Bresso e Niguarda distano solo 7 e 5 chilometri. Probabilmente la maggiore rilevanza dell'abitato di Desio, e quindi la maggiore risonanza del fatto, si era mantenuta nella memoria del Melzi, suggerendogli al momento del suo intervento, assai posteriore, quella attribuzione. L incendio appiccato dagli Svizzeri a Bresso è rimasto a lungo nelle memorie locali e spesso citato, anche dal Cantù nella sua descrizione del Lombardo Veneto81. L'importanza di questo disegno, oltre a quella storica, sta nel fatto che è uno dei rari documenti datati di Leonardo e che, appartenendo a un medesimo gruppo eseguiti con analoga preparazione a sanguigna (e perciò vengono indicati come appartenenti alla Se ie Ro a ), ne ha permesso la comune datazione attorno al 1511.

81

Cesare Cantù Illustrazione del Lombardo Veneto. Corona e Caimi, Milano 1858; Vol. I p. 453.



INDICE Pag. 11

Introduzione Pag. 17

Leonardo: il sentimento della natura e la visione del territorio Pag. 23

La sperienza di mon b Pag. 49

gi e da fare nel mese di maggi Lago di Como Val di Ciavenna Valsasina Valle di I(n)trozzo A Bellagio Voltolina A Bormi In Valsasina Pag. 61

Le tre vedute delle Prealpi Lecchesi Pag. 85

Una immagine dei monti della Valsassina Pag. 91

Appendice

Gli incendi del 1511





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