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Cronaca extraeuropea

Brothers in arms

Una stagione con finestre di bel tempo incredibili. Lunghe e numerose. Che hanno consentito quest’anno a tante cordate di portare a termine i propri obiettivi sulle guglie patagoniche

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Tra i traguardi raggiunti c'è Brothers in Arms, la bella linea che Matteo Della Bordella, Matteo “Giga” De Zaiacomo e David Bacci hanno aperto al Cerro Torre. 30 lunghezze di 7a/A2, 90°, per 1200 metri in stile alpino. Tutto il Diedro degli Inglesi lungo la Est, quindi sulla Nord fino in cima, dal 25 al 27 gennaio scorsi. Un sogno lungo anni. Anche le temperature sono state eccezionalmente alte, però, con elevato rischio di scariche di ghiaccio e sassi. Condizioni che, seppur con tutte le attenzioni e gli accorgimenti da parte degli alpinisti, sono state causa di gravi incidenti. Come quello che ha coinvolto la forte ed esperta cordata italo-argentina di Corrado Korra Pesce e Tomás Roy Aguiló, travolta da un’enorme scarica di ghiaccio e sassi dopo l’apertura de La Norte, alla Nord del Cerro Torre. Corrado vogliamo ricordarlo con questa loro straordinaria linea nel prossimo numero anche attraverso il resoconto che ci ha gentilmente inviato il compagno Tomy, sopravvissuto alla tragedia. Pesce e Aguiló stavano appunto ultimando la loro linea quando Matteo Della Bordella, Matteo De Zaiacomo e David Bacci si sono portati sulla Nord il 27 gennaio scorso, partendo dalla Est il 25 gennaio. Ed è con questi ultimi che Korra e Tomy condivideranno la parte finale della loro linea e la cima. La cordata di Matteo Della Bordella, raggiungendo la vetta del Cerro Torre, ha così a sua volta realizzato una gran bella linea. «Non percorre tratti mai scalati ma, per come la vedo io, il valore di questa salita è l’aver realizzato una parete così in stile alpino», ha ricordato Della Bordella. I tre hanno voluto dedicare Brothers in Arms a «Matteo Bernasconi, Matteo Pasquetto, Korra Pesce e a tutti i nostri fratelli mancati sulle montagne che tanto amiamo».

LA LINEA ITALIANA

Qui di seguito la relazione tecnica della linea italiana con le parole di Matteo Della Bordella. «È bastata una singola perturbazione passata nei giorni scorsi per appiccicare la neve sulle placche della Est e renderle inscalabili. Siamo giunti al Noruego oggi. In serata il vento rinforza. Ma l’indomani, la mattina del 25 gennaio, le condizioni meteo risulteranno inaspettatamente perfette, le temperature basse, il vento calato. Sono ormai le 11,30 quando attacchiamo la Est. I primi tiri della nostra via sono quelli della via Americana alla Torre Egger, quindi, oltre il cosiddetto “nevaio triangolare”, seguiamo per circa duecento metri le placche de El Arca de los vientos. Avendo già percorso questi primi 500 metri di parete in due precedenti tentativi nel 2019 con Matteo Pasquetto, riuscirò a essere abbastanza veloce. Nel frattempo David e Giga svolgeranno un lavoro titanico nell’issare tutto il nostro materiale. Siamo pesanti ma, alle 19,30 circa, raggiungiamo il luogo prescelto per bivaccare, proprio di fianco al famoso “box degli inglesi”». Il 26 gennaio la prima parte del diedro fin

quasi a metà verrà salita da De Zaiacomo e Bacci. Giga risolverà la prima lunghezza sopra il bivacco, nonché lo strapiombo che porta all’entrata del diedro, scalandolo in artificiale. David affronta i due primi veri tiri del Diedro degli Inglesi, off-width che lo obbligheranno a una scalata molto fisica. «Arriviamo nella grossa nicchia quasi a metà del diedro. Insieme a Pasquetto nel 2019 ci eravamo spinti un tiro oltre, prima del dietro-front. Ora è di nuovo il mio turno avanzare su terreno per noi incognito. Dalla mia ho i nuovi Camalot #7 e #8 fortemente voluti da Giga e che si riveleranno fondamentali, dati l’angolo del diedro strapiombante e il particolare stile di scalata. Anche con questi a disposizione, però, mi dovrò ingegnare non poco per progredire, alternando tratti in libera a svariati resting e sezioni di artificiale». Alla fine del faticoso e impegnativo diedro i tre bivaccheranno nella portaledge appesi nel vuoto. Nessuna cengia, e solo un litro e mezzo di acqua ottenuta a suon di piccozza da alcuni blocchi di ghiaccio nel fondo di una fessura. «Ripensando a Phil Burke e Tom Proctor, che nel 1981 avevano salito tutto questo diedro e ancora una decina di tiri sulla Nord, non posso che “togliermi il cappello” davanti a una performance mostruosa e assolutamente visionaria per quegli anni».

L’INCONTRO CON TOMY E KORRA

Il 27 gennaio è nuovamente De Zaiacomo a partire. Percorrerà l’arco rovescio di artificiale che conduce fuori dal grande diedro con sosta proprio sullo spigolo che divide la Est dalla Nord. «L’angolo della parete cambia e finalmente riusciremo a scaricare un po’ i piedi. La Nord tuttavia si preannuncerà difficile e carica di incrostazioni di ghiaccio e neve». Traversati una trentina di metri la cordata, in piena parete nord, troverà appunto Korra Pesce e Tomy Aguiló. La cordata italo-argentina ha scalato tutta la notte ed è davanti a loro. «La sorpresa che ha dato la svolta alla giornata e alla salita. Tomy e Korra ci propongono di seguirli fino alla vetta del Torre lungo la loro via, La norte, che stanno aprendo sulla Nord. E noi, dopo un rapido consulto, siamo ben felici di accodarci a due alpinisti come loro, dall’enorme esperienza e conoscenza della parete. In un ambiente del genere è meglio per tutti stare uniti e non disperderci». Bacci, da primo, ripercorrerà le due lunghezze appena salite

Nella pagina a fianco, durante l'apertura in stile alpino di Brothers in Arms, 1200 m, 7a/A2, 90°, al Cerro Torre, Patagonia (25-27/01/2022, foto Matteo Della Bordella). Sopra, da sinistra nella foto, Matteo Della Bordella, David Bacci e Matteo De Zaiacomo in cima al Cerro Torre (foto Matteo Della Bordella)

da Aguiló e Pesce: roccia e un’esile goulotte di ghiaccio. «È già quasi mezzogiorno, giornata stupenda. Ma il caldo che si sta alzando personalmente mi preoccupa. Siamo tutti consapevoli di trovarci in un luogo molto esposto. Sul tiro dopo sono io a seguire da primo la cordata italo-argentina». Sul successivo, che sembra più difficile, Della Bordella deciderà di passare la sua corda a Tomy, di farsela fissare e di risalirla. «Il tiro non sembra per nulla facile ma, onestamente, più che la difficoltà mi preoccupa la possibilità di scariche. Voglio solo uscire da questo dedalo di funghi di ghiaccio il prima possibile. Lassù, in cima, inizia a vedersi il fungo di neve sommitale, ma ci separano almeno 150 metri da quest’ultimo». Scalato un tiro più facile, ai tre spetta un’altra lunghezza impressionante: «Dove Korra passa sotto un gigantesco fungo di ghiaccio, che sembra possa cadere da un momento all’altro attaccato così com’è solo da un lato. Per la seconda volta mi faccio fissare la corda e la risalgo. Non ho rimpianti di averlo fatto, ma è giusto essere onesti e precisarlo, nel rispetto di Korra che invece questi tiri li ha aperti e scalati da primo». La cima è ora a due lunghezze. La prima lungo una ripida goulotte di ghiaccio, superata da Della Bordella. Quindi il fungo finale, in comune con la via dei Ragni. «Circa 40 metri di neve verticale, senza grandi possibilità di proteggersi. David li affronterà senza indugi per sbucare con grande maestria sul plateau sommitale a pochi metri dalla cima del Torre». Vetta raggiunta dai tre poco prima delle 18.00 del 27 gennaio 2022. Anticipati di mezzora dalla cordata Pesce-Aguiló. «Korra e Tomy ci proporranno di scendere con loro. Hanno pianificato la discesa notturna lungo la Nord per ridurre al minimo il pericolo di crolli e scariche. Ma noi siamo esausti. Abbiamo portato in cima una portaledge, cibo in abbondanza, un sacco di attrezzatura tecnica pesante e perfino il drone, che ci teniamo a far volare in tutta calma al tramonto. Il piano è di scendere la mattina per lo spigolo sud-est. Difficile dividerci, ma salutiamo i nostri amici». Dopo un terzo bivacco in cima al Cerro Torre, il 28 gennaio Matteo Della Bordella, Davide Bacci e Matteo De Zaiacomo, ignari dell’incidente occorso la notte a Pesce e Aguiló, discenderanno lungo la via Maestri del ‘70 per giungere alla base del Torre alle 17,00. A terra i tre scopriranno del tragico incidente che ha colpito Pesce e Aguiló. La cordata si unirà prontamente alle operazioni di soccorso. «Qui inizia una seconda avventura, ancora più impegnativa e per me più importante della prima». Di questo parleremo appunto nel prossimo numero.▲