Caccia Passione gennaio 2018

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ANNO VII nr. 01- Gennaio 2018

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia

Caccia di selezione:

• I recuperatori delle Alpi Carniche

Caccia in Palude: • Rallidi e cani

Canna liscia:

• Benelli 828 U: a caccia di innovazioni


ANNO VII nr. 01 - Gennaio 2018

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia

in copertina I RECUPERATORI DELLE ALPI CARNICHE

Caccia di selezione:

• I recuperatori delle Alpi Carniche

Caccia in palude:

A distanza di 9 anni dalla sua fondazione, il Gruppo Conduttori Cani da Traccia del Friuli Venezia Giulia rinnova il suo consiglio direttivo e ritorna attivo sul campo.

• Rallidi e cani

Canna liscia:

• Benelli 828 U: a caccia di innovazioni

SOMMARIO Anno VII Nr. 01

www.cacciapassione.com

8 S peciale cinghiale: I cinghiali del Pollino

Pg 6 News ed eventi venatori

a cura della redazione

Pg 8 Speciale cinghiale: I cinghiali del Pollino

14 Caccia in palude:

Rallidi e cani

20 Caccia di selezione:

I recuperatori delle Alpi Carniche Caccia Passione 2

Vincenzo Frascino

Pg 14 Caccia in palude: Rallidi e cani

Roberto Aguzzoni

Pg 20 Caccia di selezione: I recuperatori delle Alpi Caniche

Pina Apicella

Pg 26 Cani da caccia: Primato italiano all'Hegewald

Roberto Aguzzoni


Sommario Pg 66 Digiscoping: Digiscoping e selecontrolori

Riccardo Camusso

34 Fucili canna liscia:

42 Fucili canna rigata:

Pg 34 Fucili canna liscia: Benelli 828 U: a caccia di innovazioni

52 Munizioni:

Benelli 828U: a caccia di innovazioni

Emanuele Tabasso

Pg 42 Fucili canna rigata: Kimber Ascent Mountain in .300 WSM: leggerezza e potenza

Emanuele Tabasso

Pg 52 Munizioni: Purdey calibro 12/67: carica leggera da 1 oz.

Purdey calibro 12/67: carica leggera da 1 oz.

58 Ottiche:

il lungo occhio dello smartphone

Costantino Ramolfi

Pg 58 Ottiche: Il lungo occhio dello smartphone

Kimber Ascent Mountain in .300 WSM

Riccardo Camusso

66 Digiscoping:

Digiscoping e selecontrollori Caccia Passione 3


Il sovrapposto PROGRESSIVE COMFORT

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CHIUSURA IN ACCIAIO

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Garantisce il massimo bilanciamento all’atto dello sparo per un equilibrio ideale

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Editoriale LA TEMPERANZA DEL CACCIATORE MODERNO.... Che poi è l’arte della moderazione, del giusto equilibrio, ossia di tutto ciò che manca molto in questi momenti così scanditi inesorabilmente da un mondo Social sempre più strillone e ciarlatano. Ed è ovvio che parlo di social e web, considerando che ci sono immerso sino al collo e che grazie al web ho un lavoro che mi piace e che mi ha dato molto più di quello che mi aspettassi, che chiedessi, che immaginassi. Ogni volta mi trovo a pensare che ciò che scrivo sia una metafora di quello che accade fuori: d’altronde il 4 marzo si va a votare e mai come adesso si dovrebbe invocarla, la temperanza. Ma il nostro portale Caccia Passione non è un contenitore ne di attualità ne politico ne tantomeno lo diverrà mai. Qui si resta leggeri. È un contenitore di Lifestyle creato quasi 15 anni addietro per chi ha la passione della caccia, da molto prima che tante wannabe trasformassero il loro blog da outdoor a Lifestyle. Ma come fare ad emergere in un contesto dove si strilla senza ritegno autoincensandosi, dove si promettono risultati che mai arriveranno, dove si copia non un mood – che quello sarebbe ottimo – ma le idee degli altri facendole proprie? Starò certamente invecchiando e francamente mi prendo il lusso – riservandomi la prima fila – di guardare ciò che accade nella selva dei Palazzi della politica, ove smodatamente si sgomita per abbrancare quanto più possibile, ingorda di proposte e programmi che poi però finiscono nel dimenticatoio della quotidianità, perché ciò che conta è apparire, mica essere un’identità riconoscibile e con carattere. Non conta essere, conta avere, sempre. Conta ostentare e (di)mostrare, conta l’apparenza futile di una cometa che, come accade nello spazio, tu vedi brillare ma di fatto già non esiste più. Come se parlassimo di un asterismo di stelle esclusivamente prospettiche in un penta stelle molto luminoso, facile da inquadrare, ma poi sotto la lente del telescopio quel penta stelle non brilla più di altre, anzi, chi vive la Caccia come Lifestyle, oppure per gli oltre 800.000 posti di lavoro in Italia correlati a questa discussa passione, queste non sono certo delle buone stelle. E allora io mi allontano da tutto questo strepitare, da questa confusione insopportabile che inizia a montare in attesa del 4 marzo; ben venga tutto questo se tiene lontano da una folla che segue la corrente a seconda del vento, che urla invece di parlare. Io ne resto assai lontano. E quando mi chiedono come fare, come distinguersi, io dico. Vince chi rallenta. Vince chi osserva da lontano, chi sorpassa senza fare rumore, chi con delicatezza dice no. Vince chi preferisce essere italiano e prendere posizione su sicurezza, chi non ha paura di porre limiti nel moderare un’invasione migrante e chi, per quel che ci riguarda, vede il PIL annuo prodotto dall’indotto caccia e la sua utilità sociale ed ambientale. Vince chi pratica l’arte della moderazione in tutto: dalle parole al mostrarsi. Vince chi sussurra e sfiora. Vince chi la pratica con maestria. La temperanza. Pierfilippo Meloni


Controllo dei cinghiali, la Prefettura di Brescia riconosce il ruolo dei cacciatori La Federcaccia provinciale ha riassunto la riunione di pochi giorni fa in cui si è parlato del piano triennale di abbattimento. dine, il consigliere delegato della Provincia e il comandante della Polizia Provinciale. Si è parlato del controllo selettivo dei cinghiali, animali per i quali la Provincia ha deciso di dare il via libera al piano di abbattimento valido fino al 2020. La competenza del piano è provinciale e possono essere impiegate figure autorizzate, sicuramente diverse dalle guardie provinciali e dagli agenti venatori. Ecco perchè l’associazione ha sottolineato come siano state accolte le proprie richieste, visto che la Prefettura bresciana ha riconosciuto il ruolo di utilità sociale dei cacciatori. Federcaccia Brescia si è quindi detta soddisfatta, a Federcaccia provinciale di Brescia ha reso noto auspicando allo stesso tempo che altre prefetture italo svolgimento della seduta del Comitato per liane seguano lo stesso esempio. Il piano di abbattil’Ordine e la Sicurezza, presieduta da Annunziato mento a cui si è fatto riferimento in precedenza (in Vardè, Prefetto della città lombarda. La riunione è vigore proprio da quest’anno) ha ricevuto il parere stata molto importante e ha visto la partecipazione positivo da parte dell’Istituto Superiore per la Protedei rappresentanti dell’Assessorato all’Agricoltura zione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), un passagdella Regione Lombardia, oltre alle forze dell’or- gio che in questi casi è fondamentale e necessario.

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FIDC Brescia, nuova edizione dell’Academy per neo-selettori FIDC Brescia, Academy per neo-selettori in Ungheria. La prima esperienza di questo tipo è quella dello scorso anno che ha visto partecipare 15 persone.

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a prima edizione è stata un grande successo, dunque la Federcaccia provinciale di Brescia ha deciso di riproporre l’Academy per gli interessati a conoscere e approfondire la caccia di selezione. Si tratta di una opportunità che riguarda un trasferimento molto istruttivo in Ungheria, in modo di studiare diversi argomenti. Le lezioni teoriche avranno a che fare con la taratura delle armi, l’accostamento degli animali, come ci si muove a caccia, il trattamento delle carni, la cerca e l’aspetto. La sperimentazione sul campo, poi, sarà caratterizzata da quattro uscite di caccia. Nella prima edizione i partecipanti sono stati quindici e tutti hanno avuto la possibilità di raggiungere il paese magiaro, per la

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precisione la città di Kaposvar. L’occasione si è concretizzata nuovamente grazie alla collaborazione con Swaroski Optik Italia e Walter e Judit Ress della WJ tiREX Kft, i quali ospiteranno i neo-selettori presso il loro castello. Lo scorso anno l’associazione venatoria ne ha parlato non come di un normale corso di perfezionamento, ma di una opportunità pratica per mettere in atto i concetti studiati, un’esperienza sul campo davvero indelebile. Le quote di iscrizione (1050 euro per i soci FIDC e 1100 euro per i non soci) includeranno la possibilità di abbattere due caprioli maschi. Per informazioni si può sfruttare il numero di telefono 0302411472, il fax 0302411466 e l’indirizzo di posta elettronica fidc.brescia@fidc.it.


News venatorie HIT Show 2018. Anche quest'anno Fiera di Vicenza dal 10 al 12 Febbraio 2018 ospiterà una nuova edizione. Hit Show 2018 - Organizzata da Italian Exhibition Group, la prossima edizione si svolgerà dal 10 al 12 febbraio 2018. Hunting, Target Sports, Individual Protection e Hit Dog Show

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ta per tornare l’appuntamento con HIT SHOW, il Salone internazionale per caccia, tiro sportivo, individual protection e cinofilia venatoria organizzato da IEG – Italian Exhibition Group, in programma da sabato 10 a lunedì 12 febbraio 2018 nel quartiere fieristico di Vicenza. Un appuntamento ben consolidato, che ha chiuso l’edizione 2017 con un +14% di espositori, +25% di aree espositive rispetto al 2016 e con indice di soddisfazione complessiva intorno all’80% sia da parte expo che visitatori. HIT Show si afferma sempre più come la più importante piazza di incontro per le community di appassionati e piattaforma di business per il comparto delle armi per uso civile e sportivo, tra i più strategici appuntamenti in chiave d’internazionalizzazione. Per l’edizione 2018 HIT Show conferma il format rivolto prevalentemente al grande pubblico di appassionati grazie al coinvolgimento di top brand di settore italiani e stranieri e prevede un’importante crescita per la componente business e dealer nazionale, con un bacino ulteriormente allargato, e internazionale, con la presenza di visitatori professionali da Paesi dell’Alpe Adria e dell’Est Europa. La manifestazione vedrà il coinvolgimento delle principali associazioni venatorie italiane ed estere, consorzi, federazioni sportive e partner istituzionali. In particolare, HIT Show si svolgerà in partnership con ANPAM (Associazio-

ne Nazionale Produttori Armi e Munizioni Sportive e Civili), con il supporto di CONARMI (Consorzio Armaioli Italiani) e ASSOARMIERI (Associazione del Commercio Civile Europeo delle Armi). Quattro le community merceologiche a disposizione degli oltre 38.000 visitatori attesi: hunting, target sports, individual protection e hit dog show. HUNTING sarà la sezione dove tutti gli amanti della millenaria arte venatoria potranno approfondire le tecniche e prassi corrette nell’utilizzo delle armi e delle munizioni, tenendosi allo stesso tempo aggiornati sui nuovi prodotti. Novità della prossima edizione sarà l’implementazione della community della “canna rigata” nella Hall 6. Attrezzature e abbigliamento tecnico per atleti e appassionati di tiro sportivo saranno collocati all’interno della community TARGET SPORTS, dove saranno presentate anche le soluzioni più innovative per migliorare le performance sportive. Confermato l’appuntamento con l’intenso calendario di corsi di armi e tiro. Per la community INDIVIDUAL PROTECTION quest’anno i corsi saranno suddivisi in due parti: gli incontri riservati agli operatori professionali (forze di polizia locali e nazionali, forze armate, guardie particolari giurate) e i convegni aperti agli appassionati. Confermata la presenza di HIT DOG SHOW, il grande appuntamento per famiglie e bambini organizzato in collaborazione con il Circolo Cinofilo Vicentino.

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I CINGHIALI DEL POLLINO

A cavallo fra la Calabria e la Basilicata il Parco Nazionale del Pollino costituisce la piĂš estesa area protetta d'Italia Caccia Passione 8


Speciale Cinghiale

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I CINGHIALI DEL POLLINO Testo e foto di Vincenzo Frascino

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egli ultimi anni l’argomento “cinghiale” ha assunto numerose sfaccettature e si è arricchito di molteplici aspetti. Il contenimento dei danni con metodi ecologici non si è dimostrato efficace per la maggior parte dei contesti in cui è stato applicato, configurando sempre più spesso la necessità di un contenimento numerico della specie. Le operazioni di controllo che sono state implementate hanno scatenato le più disparate reazioni da parte del mondo agricolo e venatorio: c’è chi le ritiene insufficienti, chi da intensificare, chi un’estensione dell’attività venatoria “fuori stagione”, chi nemiche della tradizionale braccata, e così via. Sta di fatto che il problema sussiste, anzi, s’ingrandisce, e nelle aree non vocate la densità pari a zero è solo un lontano, irraggiungibile miraggio. Nelle aree protette, come i parchi nazionali, il discorso è ancor più delicato: la conservazione dell’ecosistema e l’integrazione con attività antropiche quali particolari colture, rendono la presenza del cinghiale un delicato compromesso da rispettare. In tal senso il Parco Nazionale del Pollino si è collocato da diversi anni come apripista nel controllo della specie cinghiale, attraverso l’istituzione di un gruppo di selecontrollori cui sono affidate le operazioni di contenimento. A cavallo fra la Calabria e la Basilicata, inserito fra il Tirreno e lo Ionio, il Parco nazionale del Pollino costituisce la più

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Il Dott. Domenico Pappaterra, presidente del Parco Nazionale del Pollino


Speciale Cinghiale

Il pino loricato, emblema del Parco Nazionale del Pollino Caccia Passione 11


Dopo una prima fase di prelievo esclusivamente all'aspetto c'è stata l’introduzione della modalità della girata con cane limiere

estesa area protetta d'Italia, per un totale di 190.000 ettari, condivisi dalle province di Cosenza, Potenza e Matera. Il parco, che prende il suo nome dal Massiccio del Pollino, comprende 56 comuni. Il patrimonio principale del Pollino sono le foreste che si estendono per circa 40.000 ettari di superficie: sulle pendici delle montagne prevalgono boschi di faggio, castagno, cerro. Alle quote più basse s’incontra la foresta di latifoglie, a cui subentra la foresta di conifere. L'associazione vegetale più caratteristica del parco è rappresentata da boschi di larice, abete rosso, cembro. Oltre a questi, anche se meno numerosi, troviamo una delle rare stazioni appenniniche di abete bianco e il pino mugo. Al limite della vegetazione arborea, s’incontra la boscaglia di rododendri. La caratteristica di maggiore interesse è la presenza, alle quote più alte, della principale stazione italiana di pino loricato, specie rarissima in Italia: questo vero e proprio fossile vivente è un albero robusto e massiccio che cresce non troppo alto, tozzo e contorto a causa delle condizioni atmosferiche Caccia Passione 12

che deve sopportare. Il patrimonio faunistico del Parco del Pollino comprende l'aquila reale, il lupo appenninico, il capriolo di Orsomarso, il picchio nero, il falco pellegrino, il gufo reale e il corvo imperiale e, non da ultimo, il cinghiale. Il Parco del Pollino ospita anche numerose attività agricole, spesso seriamente danneggiate dai cinghiali presenti. Poiché per molto tempo gran parte del bilancio attivo del Parco è stato stanziato per il rimborso dei danni subito dagli agricoltori, l’ente Parco ha intrapreso un’iniziativa di controllo mediante abbattimenti. Ho avuto modo di incontrare personalmente il Dott. Domenico Pappaterra, presidente dell’Ente Parco. Con ineguagliabile cortesia e competenza ha voluto rispondere alle domande che gli ho posto. Riporto di seguito un estratto della nostra chiacchierata. “Il problema cinghiale è tutt’ora molto sentito su tutto il territorio nazionale. I media ci forniscono quotidianamente immagini di suidi che si spingono fin nel cuore delle grandi città. Qui nel Parco la presenza del cinghiale continua ad essere un problema aperto,


Speciale Cinghiale

Il Parco Nazionale del Pollino si è collocato da diversi anni come apripista nel controllo della specie cinghiale, attraverso l’istituzione di un gruppo di selecontrollori

sebbene negli ultimi anni la gestione messa in atto abbia apportato tangibili miglioramenti. Quando sono arrivato, nel 2008, mi sono scontrato con una vera e propria situazione di emergenza: gli agricoltori erano in forte difficoltà, la loro attività produttiva era fortemente danneggiata dalla presenza del cinghiale. In quel momento abbiamo dovuto far fronte alla situazione intraprendendo un’attività di contenimento mediante abbattimenti, il tutto però in assenza di una reale stima della popolazione e di studi tecnico-faunistici. In quel momento era necessario agire con tempestività ed efficacia. Sono stati coinvolti cacciatori formati all’uopo a cura della provincia di Cosenza per quanto riguarda la Calabria e dall’ente Fauna Selvatica per quanto riguarda la Basilicata. Contestualmente all’implementazione della caccia di selezione in termini di controllo sono stati adottati anche mezzi di contenimento ecologici, come i così detti chiusini. Quest’ultima metodica non ha però sortito gli effetti sperati. Le gare d’appalto per l’acquisizione dei chiusini sono andate più volte deserte e gli stessi dispositivi non erano in grado di catturare un numero congruo di animali. Probabilmente l’estensione del Parco non è favorevole a queste metodologie. Dopo la prima fase 2009-2011 ci siamo resi conto che i metodi adottati non erano sufficienti e, in collaborazione con l’ISPRA, è stato stilato un nuovo

piano: l’introduzione della modalità della girata con cane limiere ha notevolmente migliorato i risultati dei prelievi in termini numerici, superando i 5000 capi dall’introduzione del nuovo piano faunistico venatorio. Parallelamente l’entità dei danni rimborsati agli agricoltori si è ridimensionata di oltre il 50%, con grande soddisfazione degli agricoltori. Le somme risparmiate grazie alla riduzione dei danni non sono state traslate in altre voci di bilancio ma sono state reinvestite nello stesso ambito, finanziando parte delle recinzioni di cui gli agricoltori si sono attrezzati. Questo è stato un investimento strategico, dal momento che, gli stessi agricoltori sovvenzionati nell’adozione di metodi ecologici di contenimento dei danni, non si ritroveranno ad ingrossare le file di chi chiede i risarcimenti annuali. Alla luce dei numeri elevati di abbattimenti realizzati stiamo valutando per il futuro la possibilità di istituire un sistema di gestione delle carni di selvaggina, e questo richiede una stretta integrazione con le ASL e altri enti deputati alla sicurezza alimentare. In conclusione posso esprimere una grande soddisfazione personale e di gruppo per i risultati ottenuti e per la proficua collaborazione col mondo venatorio che, con la sua cultura, tradizione e passione per la natura, si è messo a servizio della tutela di questo enorme e meraviglioso Parco Nazionale”. Caccia Passione 13


Tipico ambiente umido favorevole ai rallidi, con canneti e acque profonde. Caccia Passione 14


Cacce di palude

RALLIDI E CANI

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RALLIDI E CANI Cacce démodé per lo scarso interesse verso il selvatico, oggi cinegeticamente “soppiantato” da specie dall’appeal più coinvolgente. Eppure i ralli, selvatici di grande impegno sul terreno, trasmettono atmosfere di pura selvatichezza. E, dulcis in fundo, sono tutt’altro che disprezzabili in cucina. di Roberto Aguzzoni

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rallidi rovinano il cane, gli fanno perdere la ferma! Diffusa affermazione al tempo in cui lo spadulamento, connesso alla parimenti diffusa presenza di zone umide grandi o piccole, era caccia consueta in molte parti del Paese. Che l’affermazione avesse fondamento tout-court e senza appello era poi da dimostrare. Sta di fatto comunque che i luoghi comuni, e perché no anche alcune esperienze personali, tenevano (tengono ancora?) banco nelle convinzioni del cacciatore codaiolo che privilegiava la selvaggina cosiddetta “nobile” stanziale da piuma e la classica quaglia. Selvaggina, questa, cacciata perlopiù con cani di razza pura, o con uno dei famosi meticciamenti “ufficiali” del tempo, il classico braccopointer. Al contrario, il cacciatore “povero” di palude, che doveva fare carniere per la tavola con cartucce ricaricate finchè il bossolo di cartone aveva fatto il pelo, si faceva precedere da un cane meticcio quasi sempre su base spinone. Condizioni che fanno ormai parte di un passato elegiaco della caccia. Convinzioni,

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al contrario, forse non del tutto passate, anche se l’interesse venatorio verso gli “uccelli neri” si è molto ridotto a seguito della ricchezza di altre specie cacciabili. Certo che una gallinella, e soprattutto un porciglione, fanno arrabattare il cane nel tentativo di sbrogliare la matassa nell’intrico del canneto, dopo che la loro emanazione lo ha irretito. E qui sta il nocciolo dell’affermazione e/o convinzione di cui si diceva all’inizio. Però più che una questione di selvatico è forse più una questione di momenti e una questione di cane. L’emanazione dei rallidi è forte, attraente, stuzzicante, difficile da ignorare. Perché non sfruttarla? Per un cane giovane già iniziato, ma da entusiasmare, qualche rallide ad intervalli giusti serve ottimamente per dargli motivazione. Serve ottimamente per abituarlo, sulla scia del selvatico nel canneto, a prendere confidenza con il fittume della vegetazione e con l’ostacolo da superare che ne deriva. Reazioni-risposte che traspaiono anche dall’espressione degli occhi, dalle orecchie tese, a volte perfino dall’espres-


Cacce di palude

Per la caccia ai rallidi, il cane deve necessariamente saper lavorare in acqua

sione di disorientamento di fronte ad un’emanazione che pare emani dall’acqua, quando, come talvolta accade, il rallo si è immerso e attende, con le zampe ancorate alla vegetazione del fondo, che il cane sia passato oltre. E per il cane maturo, se intelligente (qualità sempre in cima alla lista), rotto alle astuzie sul terreno di caccia, una gallinella non disdice per tenerlo “aggiornato” sulle difficoltà e sugli imprevisti del lavoro. E deve essere coerente in questi casi, da parte del cacciatore, evitare di snobbare il selvatico e mantenere l’attenzione necessaria per concludere e dare la giusta soddisfazione al cane, che trarrà stimolo ad impegnarsi, non ultimo anche per riportare o recuperare un selvatico in condizioni non sempre facili. In sostanza, non esistono cani da rallidi (se parliamo di cani da ferma), ma i rallidi sono selvatici per il cane (anche da ferma). Possiamo quindi oggi prendere i rallidi

come un momento di stimolo, per vedere se il cane ha predisposizione ad usare la testa e “gestire” il selvatico. Vedere cioè se acquisisce intraprendenza e strategia, e se all’occorrenza allarga la cerca per riagganciare il selvatico che gli si è sottratto, invece di insistere a cercare ostinatamente sul punto del primo contatto. Zoè, gordon eclettica correttissima su quaglie e starne, anche sui rallidi usava molto il naso con un portamento di testa alto. Poi s’intrufolava se riceveva “messaggi” interessanti, ma non dava mai l’impressione di forzare, di rompere sulla ferma. Aveva anche realizzato che non bisognava disdegnare di dare una scandagliata pure dalla parte dell’acqua, e cioè di annusare dall’acqua verso terra facendo alcuni tratti a nuoto. Essendo un’acquaiola impenitente, non aveva difficoltà in questo senso. Di tanto in tanto le andava bene, e così ci credeva ancor di più e lavorava con intraprendenza, Caccia Passione 17


La gallinella è di passo e nidificante in Italia. Si trova in tutte le zone umide e i corsi d’acqua che abbiano acque sufficientemente profonde per l’immersione.

ma sempre con garbo. A parte la folaga che si caccia principalmente dagli appostamenti, oggi i rallidi cacciabili con il cane sono rimasti il porciglione e la gallinella, che peraltro se la debbono vedere con le nutrie e con il degrado ambientale più che con cani e cacciatori. Sono selvatici di tutto rispetto, selvatici nel vero senso della parola, che impegnano atleticamente e mentalmente il cane. Selvatici degni di rispetto anche in cucina. Ottimi senz’altro per preparare risotti, accompagnati da un buon vino rosso di carattere, come tanti se ne trovano in tutte le regioni italiane. Per finire, a proposito del cane, alla fine di una cacciata in acqua non dimentichiamo di asciugarlo per bene. Un’asciugata allunga la vita, non è solo una battuta.

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Il risotto è pronto per la tavola, e il camino manda un piacevole calore.



Il neo presidente Nicola Rotaris durante un'azione di recupero Caccia Passione 20


Caccia di selezione

I RECUPERATORI DELLE ALPI CARNICHE Caccia Passione 21


I RECUPERATORI DELLE ALPI CARNICHE A distanza di 9 anni dalla sua fondazione, il Gruppo Conduttori Cani da Traccia del Friuli Venezia Giulia rinnova il suo consiglio direttivo e ritorna attivo sul campo. di Pina Apicella

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l Gruppo Conduttori Cani da Traccia del FVG è stato costituito nel 2009 grazie ad un gruppo di appassionati CacciatoriConduttori che, con l’intento di promuovere e far conoscere l’attività di recupero della selvaggina ferita, si è riunito e ha dato vita a questo sodalizio. Alla nascita il gruppo era costituito da 16 membri e in Friuli Venezia Giulia fu il primo gruppo riconosciuto a livello regionale. Sono state organizzate diverse manifestazioni, prove di lavoro e piccoli convegni. I conduttori del gruppo hanno partecipato a diverse esposizioni e prove per abilitare i propri ausiliari e avere cosi la possibilità di operare sul campo. Con gli anni, a causa di diverse vicissitudini, il gruppo ha avuto un periodo di flessione tralasciando tanti aspetti soprattutto a livello organizzativo. E’ proprio così che nel Dicembre 2016, con il nuovo Consiglio Direttivo e il neo presidente Nicola Rotaris, il gruppo ha intrapreso una nuova strada cercando di ridare una nuova immagine a questo sodalizio che da tempo aveva perso un po’ di stimoli, di iniziative e soprattutto la voglia di fare gruppo per promuovere, programmare e incentivare la propria attività. Innanzitutto sono ripresi con frequenza regolare gli incontri dei comCaccia Passione 22

ponenti del gruppo. E’ stato deciso di fare un restyling del logo, cercando di mantenere comunque l’emblema del gruppo ovvero il cane da traccia. Per pubblicizzare il gruppo e il suo operato sono state ideate per i conduttori abilitati del gruppo le divise di rappresentanza e le maglie da intervento. Mentre per i soci sostenitori sono state pensate delle magliette con il logo del gruppo. Inoltre, dopo alcuni anni di inattività si è deciso di riorganizzare una prova di lavoro OPEN per cani da traccia per il primo semestre del 2018 in Carnia, innanzitutto per dare la possibilità a tanti conduttori di abilitare i propri ausiliari e secondariamente per continuare una tradizione che era iniziata anni fa con la costituzione del gruppo stesso. L’intento principale dell’intero gruppo è quello di riuscire attraverso la pubblicità, il lavoro sul campo e piccoli convegni, a promuovere e far conoscere l’importanza dell’utilizzo del cane da traccia e del suo impiego sia al mondo venatorio che al semplice cittadino. Purtroppo, ancora oggi, nonostante l’attività di recupero sia ben nota e pubblicizzata su tutte le riviste di settore, esiste una grande reticenza a contattare i recuperatori abilitati. Per questo motivo le attività del gruppo sono atte a


Caccia di selezione sensibilizzare e incentivare il più possibile sia i cacciatori a richiedere sempre l’intervento del cane da traccia qualora l’esito del tiro fosse apparentemente errato, che gli organi di pubblica sicurezza in caso di investimenti stradali, con la finalità di recuperare il più possibile capi di ungulati che purtroppo andrebbero persi sprecando cosi un patrimonio di tutti. Non potendo operare come in altre realtà molto più ben strutturate e con alle spalle anni di esperienza come ad esempio centri di pronto intervento e cacciatori-conduttori professionisti, il gruppo formato da appassionati che dedicano il loro tempo a questa attività, nel suo piccolo modo di operare ha creato un memorandum da di-

stribuire ai cacciatori con un Numero UNICO di chiamata e altri numeri utili da contattare h 24, al fine di poter coordinare tra loro l’uscita e avere sempre a disposizione nel più breve tempo possibile un conduttore pronto a partire in caso di necessità. Al momento si riesce ad avere una buona copertura su tutto l’arco della settimana per tutto il periodo venatorio. Oltre a qualche intervento occasionale nel basso Friuli, il gruppo opera gran parte nella zona montana dell’alto Friuli, soprattutto in Carnia. Al momento il gruppo Conduttori cani da traccia FVG è composto da 13 Soci Conduttori tutti regolarmente abilitati. Di questi sono 9 gli equipaggi operativi sul territorio con i

Nicola Rotaris al termine di un'azione di recupero su cinghiale ferito

L'abbigliamento ideato per i soci del gruppo Caccia Passione 23


propri ausiliari (4 Hannoveriani e 5 Bavaresi) anch’essi abilitati in prove riconosciute. Una delle prerogative per essere soci a tutti gli effetti del gruppo, voluta dal nuovo Presidente, è proprio di avere all’interno dell’associazione un binomio abilitato e riconosciuto per poter intervenire sul territorio. Facciamo un grande in bocca al lupo al neo gruppo, consci del dovere morale dell’attività di recupero dei capi feriti.

Sotto: Franco Delli Zuani e l'hannover Lea al termine del recupero di un cinghiale a 30 ore dallo sparo

In programma in Carnia per il primo semestre del 2018 una prova di lavoro OPEN per cani da traccia

Il Gruppo Conduttori Cani da Traccia del FVG Caccia Passione 24


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Il maschio Saigo IV° del Zeffiro, allevato da Zeffiro Gallo, posizionatosi secondo con 237 punti. Il valore dell’allevamento del Zeffiro si era già espresso nelle edizioni 2011- 20122013 dell’Hegewald con al vittoria di cani di allevamento tedesco ma provenienti da genealogia del Zeffiro. Caccia Passione 26


Cani da caccia

PRIMATO ITALIANO ALL’HEGEWALD Caccia Passione 27


PRIMATO ITALIANO ALL’HEGEWALD di Roberto Aguzzoni

L’edizione 2017 della prova speciale polivalente di caccia che ogni anno si tiene in Germania, ha visto al primo e al secondo posto della classifica due drahthaar dell’allevamento italiano del Zeffiro.

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otizia storica per la cinofilia italiana: in Germania, a Straubing, all’edizione 2017 dell’Hegewald svoltasi dal 27 al 30 settembre, il primo e il secondo posto della classifica sono stati meritato appannaggio di due Deutsch Drahthaar allevati in Italia. Risultato senza precedenti, se si pensa che nella storia delle 84 edizioni dell’Hegewald, la prima nel 1920, 82 sono state vinte da Deutsch Drahthaar allevati in Germania. Unica eccezione nel 1983, quando vinse un Drahthaar allevato in Olanda, ma per tutto il resto è stata egemonia tedesca con prodotto tedesco. Il 2017 è stato l’anno del botto italiano: Quenthar IV^ del Zeffiro (1° class. - f ) - cond. Fritz Birkeneder, e Saigo IV° del Zeffiro (2° class. - m) - cond. Josef Petz, hanno sbaragliato un campo di 200 cani in rappresentanza di 14 nazioni. Grande l’emozione dell’allevatore Zeffiro Gallo di S. Donà di Piave per quanto avvenuto, frutto di una lunga e paziente selezione genealogica condotta attraverso la cosiddetta “Mutter linie”, cioè la linea genetica che privilegia la corrente materna. Caratteristica che ben si evince dai peCaccia Passione 28

digree tedeschi, che riportano nel quadro superiore del certificato la genealogia della fattrice e in quello inferiore la genealogia dello stallone. L’Hegewald si sviluppa su parametri differenti dalle prove di lavoro del tipo che conosciamo in Italia. Si tratta di un esame di caccia polivalente, per cani di età non superiore ai ventiquattro mesi. E’ finalizzato ad evidenziare le qualità del cane in funzione della riproduzione (da qui il limite dell’età), nell’ottica di un cane da caccia che nasce principalmente come cane da ferma, ma con le peculiatità anche per altre funzioni. Alla priorità del cane da ferma debbono aggiungersi caratteristiche venatorie complementari, derivanti dall’ottica mitteleuropea secondo la quale non si debbono lasciare selvatici morti o feriti sul campo. Dunque un Drahthaar indirizzato verso le pratiche sulla selvaggina tradizionale, ma “elasticizzato” su alcune specifiche della caccia agli ungulati: la pista, il recupero e quant’altro insito nella tipica gestione faunistica mitteleuropea. In estrema sintesi, un fedele “compagno di caccia” rotto a tutte le evenienze. L’esame a cui vengono sottoposti i cani all’He-


gewald tedesca si esplica su tre scenari: l’esame del pelo e della forma del corpo, il lavoro in acqua, il lavoro sul campo. Il cane viene esaminato per uno o più giorni secondo un profilo molto pratico. Non si parla cioè di stile di razza, di percorso nella nota, di estrema eleganza e tatto nella presa del punto e così via. Nell’esame dell’Hegewald si va al sodo del discorso venatorio, a quell’aspetto essenzialmente pratico che interessa al cacciatore tedesco sul terreno. L’ottica è pertanto quella di un cane da caccia, da ferma, che per l’accertamento in funzione di un sicuro recupero deve mettere obbligatoriamente il naso per terra e dettagliare minuziosamente, proseguendo in tal modo e risolvere tracciando quasi a mo’ di segugio “a cottimo” o di perfetto recuperatore. Deve rompere la ferma per sfondare, ad esempio, in un

Cani da caccia

Foto di Hegewald (pseudonimo letterario di Freiherr Sigismund von Zedlitz e Neukirch; 1838- 1903). Sua l’idea originaria degli esami che dovevano validare il cane da caccia, come razza documentata e valutata regolarmente.

Logo dell’Hegewald 2017 – Straubing.

roveto per alzare la selvaggina precedentemente fermata, che diverrà solo in tal modo disponibilile al fucile. Sono rimasti dunque inalterati i concetti della cinofilia venatoria tedesca di fine ‘800 - inizi ‘900, che in una rigorosa visione della caccia vedevano il cane da ferma come cane da utilità venatoria. Cioè un ausiliare in grado, a partire da un’obbedienza di base perfetta, di supportare il suo conduttore in tutti gli ambienti di caccia, sia prima che dopo lo sparo, perchè il peccato mortale per un cacciatore germanico era non riuscire a recuperare un capo ferito. La storia dell’Hegewald e dei suoi ideatori (Hegewald e Lauffs), e sui Pudel-pointer che furono all’origine del Drahthaar, è lunga ed articolata, quantunque affascinante, e meriterebbe una trattazione a parte che lo Caccia Passione 29


spazio in questo momento non consente. Ci limitiamo quindi alla notizia cinofilo-giornalistica della vittoria dell’allevamento italiano, frutto della ricerca e della selezione che l’allevamento “del Zeffiro”, esclusivamente amatoriale, ha condotto per anni. Va detto a completamento che, guardato dallo stretto punto di vista di allevamento, il risultato in Germania è stato perfino più vasto. Da notare infatti che i due soggetti primi in classifica (Quenthar IV^ del Zeffiro e Saigo IV° del Zeffiro), nascono da due cucciolate differenti, così come da notare che all’evento 2017 erano

Una fase di lavoro in acqua (foto d’archivio). Caccia Passione 30

presenti altri quattro cani con affisso “del Zeffiro” di tre diverse cucciolate, in mano a conduttori sia italiani che tedeschi, tutti entrati in classifica con ottimi punteggi. A questo si aggiunga che già nelle edizioni 2011 – 2012 – 2013 dell’Hegewald erano risultati vincitori cani di allevamento tedesco ma provenienti da genealogia “del Zeffiro”. I risultati non sono mai scontati, ma la costanza e la conoscenza premiano e la doppia vittoria all’Hegewald dei Drahthaar italiani costituisce un vanto per la cinofilia nazionale. Il made in Italy vince anche in cinofilia.


Cani da caccia

Drahthaar - (foto d'archivio)

Drahthaar a lavoro durante un recupero in acqua.

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Benelli 828 U: a caccia di innovazioni

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Fucili canna liscia

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Benelli 828 U: a caccia di innovazioni di Emanuele Tabasso

Il sovrapposto 828 U mantiene quell’aura di novità che resta in Casa Benelli come un filo conduttore della filosofia progettuale e costruttiva aziendale regalando agli appassionati una serie di peculiarità che si apprezzano appieno soltanto sul terreno di caccia

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’è da provare a caccia il sovrapposto Benelli 828 U e quindi ci si rivede alla AFV di Arborio, terreno di elezione per sondare quel che si racchiude in questo fucile che ha già fatto scorrere molte parole fra gli addetti ai lavori. La curiosità è tanta, la dedizione mentale verso il lavoro, inteso in senso lato, della Benelli è di pari entità, quel diavoletto critico che si cela in ogni collezionista armiero nei confronti delle novità è tenuto a freno e messo in condizioni di non falsare alcun giudizio sul nuovo che più nuovo… non si può. I preliminari sono quelli usuali, gratificanti e piacevoli com’è prassi in questa azienda faunistica, accompagnati dal miglior clima autunnale immaginabile: in breve si raggiunge la zona a noi riservata e passa qualche tempo prima di chiudere le canne poiché a tutti interessa osservarne le soluzioni meccaniche, ben visibili a fucile scomposto nelle sue tre componenti. Una parte di classicità si coniuga con l’adozione di impianti reinventati di bel nuovo a cui poi si sommano soluzioni completamen-

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te diverse: si incerniera il gruppo canne sulla bascula iniziando a pensare sommessamente come quest’ultima sia figlia di un pensiero che fino ad oggi ha espresso semiautomatici di vertice per soluzioni tecniche, per espressività del disegno architettonico, per eleganza e raffinatezza dell’esecuzione. Ci rallegra tutto questo perché mostra, meglio di ogni indagine, che il gusto del bello non è morto e nemmeno confinato in qualche latebra del pensiero, ma vive in un cospicuo numero di cultori che dimostrano, con le loro scelte negli acquisti, di riconoscere come la bellezza sia un fattore di forte incidenza per le cose di cui amiamo circondarci. La bascula e il gruppo canne E’ fuor di dubbio che l’osservazione di una tale novità comporti un parallelo con le fatture classiche e proprio la bascula crea quella immediata dissonanza nella mente dove stazionano quali parametri le linee di Boss, Merkel, Browning, Beretta: quando una diversità ha il fine di stupire si va poco lontano, ma se la diversità possiede un


Fucili canna liscia

Il gruppo di scatto in polimero comprende ponticello e guardia entro cui sporge il grilletto ampio e lucidato che comanda gli sganci

Il complesso delle superfici, degli angoli a diedro, delle linee e delle modellature fanno di questa realizzazione un unico su cui è scritto un brano di innovativa storia dell’archibugeria

Le canne sono predisposte per ricevere gli strozzatori intercambiabili. Al di sopra viene montata la bindella in carbonio: si rivela utile per alleggerire il fucile, per evitare l’onda di calore e supportare il mirino in traslucido rosso. Aggraziato l’accattivante

Il noce di grado elevato conferisce ulteriore signorilità al fucile; l’inserto applicato al dorso smorza le vibrazioni e le piastrine interposte fra impugnatura e bascula consentono di variare lunghezza e piega

carattere dove siano sommati gli elementi estetici e di funzione la strada percorribile sarà molto lunga. Caliamoci idealmente in questa sostanza dove la tecnologia Benelli ha posto al centro il sistema di vincolo e chiusura delle canne mutuato dallo Jäger, ma con migliorie che ne hanno consentito uno specifico brevetto, dotato quindi del blocchetto a L pivotante che funge con la parte longitudinale da aggancio e con quella verticale da chiusura al vivo di culatta delle canne stesse: un pezzo in acciaio duro, sagomato e incastrato tra fondo e fianchi, lo mantiene stabilmente in posizione. Due cilindretti fuoriescono dalla parete verticale fissa inserendosi in appositi recessi ricavati nel vivo di culatta del monobloc. La proiezione in avanti delle canne viene quindi

contrastata dall’aggancio inferiore a semianello sgravando i semiperni che sono due particolari, ancora in metallo duro, riportati entro le pareti di bascula. Lo scostamento del vivo di culatta dalla piastra di chiusura è impedito dai due archi di cerchio del rilievo superiore posti a incastro nel bordo dell’estensione di culatta del monobloc; i due cilindretti poi contrastano la rotazione. L’idea diversa è stata innanzitutto di racchiudere in un guscio in lega leggera dall’elegante e inedita forma il cuore del sovrapposto insieme a tutti i particolari che nella concezione tradizionale si legano fra loro con le appendici delle due codette di bascula e della parte del calcio ad esse sottesa: vediamo quindi la chiave di apertura dal profilo arcuato che nel suo moCaccia Passione 35


vimento arma anche le batterie, nascoste internamente con i percussori e il gruppo di scatto, mentre nella zona superiore risalta il tasto della sicura con il selettore di sparo. Nella parte anteriore di questa innovativa entità sono ricavati i semiperni su cui, tramite i relativi orecchioni, si incavalca il gruppo canne giuntate con il monobloc di culatta: in questo sono inseriti i gambi degli estrattori comandati da proprie molle per attivare l’estrazione primaria mentre due aste con lunghe molle coassiali poste lungo le canne danno impulso agli eiettori automatici: lo sgancio avviene tramite due denti pivotanti mossi dalla pressione dei gas prelevati da due minuscoli fori nelle canne. Nei particolari osserviamo la bindella in fibra di carbonio, leggera e a bassa trasmissività del calore, il gruppo di scatto in sintetico con monogrillo selettivo, ampio e liscio con sganci sufficientemente netti, l’aggancio dell’astina al dente sotto alla canna inferiore dotato di brugola per la regolazione del tiraggio e il meccanismo interno a pompa per lo svincolo dall’astina: occorre premere il legno insieme al pulsante evitando così movimenti fortuiti. Sul dorso del calcio si trova un inserto in sintetico per smorzare le vibrazioni mentre il calciolo Progressive Comfort, brevetto aziendale, coniuga l’estetica, con il suo preciso inserimento nel legno, e la funzione di assorbimento dell’energia di rinculo grazie all’ingegnoso sistema della lamelle a pettine. Di ottima resa le corrugature impresse al legno nei punti di presa: l’effetto a squame di pesce riprende l’analogo aspetto di una parte del castello /bascula. Così al tiro Il peso contenuto in 2.955 g con canne da 71 cm pare ancora inferiore grazie a una bilanciatura molto corretta e alle giuste sezioni dei punti di presa. L’arcuatura della chiave favorisce la manovra di apertura delle canne con l’armamento delle batterie, comodi l’inserimento cartucce e la richiusura che richiede un po’ di sforzo dovuto alla giustezza dei giochi a fucile nuovo. Imbracciatura, messa in mira, assetto al tiro anche Caccia Passione 36

Il calciolo Progressive Comfort reca al suo interno un’astina con lamine elastiche alternate fra cui si interpongono altre lamine analoghe fissate alla struttura: allo sparo la loro flessione smorza decisamente il rinculo. La possibilità di montaggio in un calcio in legno senza interferire sulla linea è un deciso vantaggio.

La corrugatura nei punti presa è data da un disegno a rilievo simile alle squame di un pesce in analogia con quanto ripreso in alcuni punti sul metallo della bascula: una personalizzazione notevole e assai funzionale

La linea dell’asta vede una sezione tondeggiante raccordata a due lunghi sgusci longitudinali su cui le dita fanno presa nel movimento in brandeggio


Fucili canna liscia Monobloc di culatta con l’estensione superiore, gli estrattori, il rilievo inferiore a semicerchio che si aggancia all’incavo corrispondente del blocchetto a L, il meccanismo degli eiettori automatici attivato a sottrazione di gas, l’orecchione destro e, fra le canne, una delle lunghe molle di comando che provvedono a espellere i bossoli

Vivo di culatta delle canne con evidenti le due porzioni superiori aggettanti del monobloc entro cui sono ricavati sia i due settori dell’incavo ad arco per l’incastro delle parti corrispondenti del blocchetto a L, sia i due recessi per i puntoncini tondi posti nella parte fissa verticale della bascula

Testa e fianco di bascula con il monobloc: si apprezzano le linee nuove e gradevoli date ai diversi particolari dove primeggia la rastremazione della canna superiore e la sua giunzione ad arco alla testa di bascula Caccia Passione 37


su coppiola denotano immediatamente come questo sovrapposto sia pensato per la caccia: intanto rigiriamo l’arma fra le mani mentre i cani compiono il loro lavoro e apprezziamo come in Benelli la funzione sia sempre unita alla forma e

come si sia riusciti a distinguere il nuovo dal tradizionale mantenendo il gusto e la classe nelle linee e nei particolari che suscitano l’apprezzamento degli appassionati.

La chiave posta nella testa di bascula ha un profilo studiato per minimizzare lo sforzo dell’apertura e insieme dell’armamento delle batterie. Incassata nel piano si trova la slitta della sicura in cui è inglobato il tasto del selettore di sparo Mantenendo le diciture tradizionali osserviamo il dorso di bascula caratterizzato da piani e raccordi angolati su cui spiccano le diciture aziendali, compreso il Made in Italy, e dove viene incassato il robusto blocco in polimero del gruppo di scatto

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Fucili canna rigata

KIMBER ASCENT MOUNTAIN IN .300 WSM: LEGGEREZZA E POTENZA

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KIMBER ASCENT MOUNTAIN IN .300 WSM: LEGGEREZZA E POTENZA I prodotti della famosa azienda statunitense sono ora distribuiti dalla Paganini di Torino anche per quanto attiene al reparto armi lunghe dove le scelte tecniche, la precisione esecutiva insieme ai materiali impiegati forniscono carabine ampiamente affidabili di Emanuele Tabasso

I

pregi dei fucili rigati prodotti dalla Kimber di Yonkers (NY – USA) sono ben noti agli appassionati: la distribuzione affidata alla Paganini di Torino, da anni importatrice delle superbe armi corte di questa ditta, avvalora la propensione a investire su una carabina uscita da questa azienda. L’azione di base è ricavata dalla K 98 e dalla Winchester 70, due pietre miliari del settore, proseguendo con l’allestimento di canne di accurata foratura camerate per molti calibri fra cui alcuni che si distinguono per le caratteristiche che vedremo tra poco. La calciatura è l’elemento cardine di questo modello Ascent Mountain che colpisce per l’effetto estetico e poi si fa notare il peso complessivo assolutamente fantastico per chi abbia in mente la caccia in montagna. La calciatura - Osser-

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viamo per prima proprio la calciatura ricavata da uno stampaggio in kevlar e fibra di carbonio la cui superficie morbida data dalla finitura W.L. Gore Optifade aderisce alle mani offrendo una presa adeguata in ogni situazione: l’aspetto è quello classico dei fucili statunitensi con asse molto dritto e linee tese, dorso con spessore e conseguente curvatura comoda per l’appoggio della guancia, nasello alto che porta l’occhio in allineamento con il cannocchiale, pistola ampia e arcuata valida indistintamente per mani piccole e grandi, fusto e asta con fianchi arrotondati e fondo spianato che ferma l’arma sull’appoggio o ne consente il serraggio con la mano debole nel tiro in movimento. I pioli porta cinghia sono presenti insieme a un calciolo Pachmayr in gomma morbida che attenua bene il rinculo


Fucili canna rigata

Ben visibile il castello con anello tondo e ponte posteriore a due diametri con l’otturatore dal corpo centrale spiralato

La leva della sicura è nella posizione intermedia con cui si bloccano percussore e scatto mantenendo la manovra dell’otturatore per estrarre senza problemi la cartuccia camerata

La precisione delle lavorazioni si nota anche nel passaggio a filo sopra al nasello dell’otturatore; interessanti gli alleggerimenti apportati al manubrio, alla nocca e alla lamina elastica dell’estrattore Caccia Passione 43


La cartuccia .300 WSM poggiata entro al castello e quasi pronta per essere camerata: prima è d’obbligo inserirla nel caricatore evitando eventuali danni all’unghia dell’estrattore

La testa dell’otturatore con l’estrattore collegato al corpo centrale dall’anello intermedio e dal dente di scorrimento nella guida a semicerchio

Il Leupold VX 3i 4,5-14x50 si presta adeguatamente alle necessità di un simile fucile garantendo insieme alle doti e ai valori ottici anche dimensioni e peso molto contenuti come gli attacchi Talley qui impiegati Caccia Passione 44

e mantiene la posizione contro alla spalla. Innovativo l’aspetto con un fondo color crema su cui si distendono minuscoli rettangoli in grigio chiaro, antracite e verde spento con un effetto simile a ciò che appare su uno schermo televisivo quando il segnale è disturbato: sarà una cosa un po’ strana, ma a noi piace molto e, ripetiamo, l’imbracciatura e la tenuta sono esenti da difetti. La giunzione poi con il castello avviene tramite un glass & pillar bedding adeguato a mantenere costanti i rapporti fra le due entità. La parte meccanica La Kimber costruisce per questo modello quattro azioni dimensionate su media, lunga, magnum e WSM, fatto che già di per sé si rivela altamente qualificante, impiegando un acciaio inox con finitura superficiale Kimpro a protezione di ossidazioni e urti, Come abbiamo accennato l’impianto di base è simile al K 98 quindi con anello tondo e ponte posteriore a due diametri, fianchi ben dimensionati, finestra ampia come si conviene a un’arma da caccia per rapidità di inserimento delle cartucce nel caricatore fisso, leva a bilanciere sul fianco sinistro in pezzo unico con il tassello di arresto e svincolo dell’otturatore a fondo corsa. L’otturatore riprende proprio l’insuperata tecnica del predecessore, senza dimenticare di aggiungere alcune migliorie che non sfuggiranno agli appassionati: alle due alette in testa leggermente retrocesse si abbina la faccia con un ampio cercine aggettante nella mezzeria superiore che centra bene il fondello davanti al foro del percussore; in basso si nota la fresatura che, senza interferire con l’aletta sinistra, consente il passaggio della lamina dell’espulsore, parte a sé stante incassata all’interno del ponte; l’estrattore positivo con la lunga lamina elastica è il particolare assai apprezzato, l’unico che veramente mantiene salda la cartuccia nella presa dell’unghia fin dall’inizio della spinta quando ancora è nel caricatore fino al mo-


Fucili canna rigata La parziale scanalatura della canna unisce alle valenze tecniche anche un effetto estetico assolutamente non trascurabile

Il freno di bocca a fori radiali prosegue consequenzialmente la dimensione della volata e quindi non stona esteticamente

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mento di espellerla con un lancio lungo arretrando velocemente il manubrio o facendola appena sporgere dal fianco per prelevarla con due dita (la finezza richiesta dai ricaricatori) retrocedendo con cautela. Il corpo centrale è un cilindro profondamente incavato a spirale, togliendo materiale e peso, con un occhio di attenzione alla riduzione delle flessioni. Nel tappo di coda sporge il codolo del percussore quale segnale di meccanica armata ed è inserita la sicura simile a quella delle Winchester 70: è composta dalla levetta orizzontale con perno ortogonale e da un cuneo interno che si interpone in una fresatura pratica nello

stelo del percussore per un bloccaggio senza rischi. Questa sicura a tre posizioni si rivela rapida e silenziosa consente l’estrazione della cartuccia camerata in perfetta tranquillità o di muoversi con tutto bloccato: si aggiunga il montaggio basso dell’ottica senza interferenze alla sua manovra. L’operazione poi di alleggerimento apportata alla nocca, al braccetto e financo alla lamina dell’estrattore ragguaglia sull’attenzione posta dal costruttore alla finalità del minor peso. La canna, lo scatto e la prova

Il fianco sinistro del castello con le diciture aziendali e, verso l’apice posteriore, la leva a molla per lo svincolo dell’otturatore a fondo corsa Caccia Passione 46


Fucili canna rigata

Nella guardia in lega di alluminio spicca il largo grilletto con superficie di ingaggio lisciata: su questa il dito agisce con ottimi risultati

Le scritte identificative sono macchinate con precisione

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La canna da 61 cm, molto sottile e avvitata nell’anello, presenta in buona parte della sua lunghezza le scanalature di alleggerimento per mantenere la dovuta rigidità favorendo insieme il raffreddamento. Al vivo di volata è montato un freno di bocca a fori radiali. L’interno che si può fregiare della dicitura Match Grade vede la rigatura a sei principi con passo 1:10” adatto alla pregevole cartuccia camerata: la .300 WSM usufruisce del dimensionamento specifico dell’azione sempre in omaggio alla leggerezza e alla rigidità. La forma del bossolo, basso e ampio, favorisce la regolarità di combustione consentendo l’impiego di un minor quantitativo di polvere per raggiungere il risultato dovuto rispetto ai magnum di piena lunghezza. Lo scatto ha un peso medio di 1771 g, quello che negli USA è considerato adeguato, e lo si padroneggia

adeguatamente grazie alle doti del meccanismo pronto, netto e assente da vizi e al grilletto ampio su cui il dito lavora bene. Nella prova infatti queste particolarità risalteranno adeguatamente così come altre piccole cose quali la facilità d’inserimento delle cartucce nel caricatore, la manovra liscia e scorrevole dell’otturatore, la presa di posizione in mira dove l’ottica Leupold VX 3i 4,5-14x50 svolge appieno il suo compito. Il rinculo è ben poco avvertibile anche togliendo il freno di bocca: e qui balza agli occhi l’equilibrio di una simile arma perché, e lo diciamo solo a questo punto per meglio valorizzarlo, il suo peso senza accessori è limitato a 2.300 g: una carabina, e che carabina, con il peso di un kipplauf.

La calciatura presenta dimensioni e forme che consentono una buona imbracciatura a complessioni fisiche ben differenti fra loro: l’aspetto estetico decisamente innovativo risulta molto gradevole Caccia Passione 48


Fucili canna rigata

La Kimber Ascent Mountain in .300 WSM Caccia Passione 49


L’autore ringrazia Giorgio Rosso e Kevin del poligono di Carrù per la solita, cordialissima ospitalità nel corso delle prove Scheda tecnica Costruttore: Kimber – Yonkers NY – USA – www.kimberamerica.com Importatore: Paganini srl – corso Regina Margherita 19 bis – 10124 Torino– sito Internet www.paganini.it Modello: 8400 Ascent Mountain Tipo: carabina a canna rigata Calibro: .300 WSM (altri a richiesta) Funzionamento: otturatore girevole scorrevole a ripetizione ordinaria Castello: blocco in acciaio inox fresato dimensionato per cartucce WSM Otturatore: acciaio inox - tipo Mauser K 98 a due alette anteriori - manubrio riportato con giunzione a caldo Canna: lunga 61 cm rotomartellata a freddo - 4 righe destrorse con passo di 1/10 . freno di bocca a fori radiali Percussore: lanciato con molla elicoidale coassiale Alimentazione: magazzino fisso da 3 cartucce Congegno di scatto: diretto con grilletto singolo regolabile Estrattore: positivo a unghia con molla a lamina Espulsore: fisso a lamina incassata nel castello Linea di mira: mire metalliche assenti - quattro fori filettati per montaggio basi ottica Sicurezza: a tre posizioni con levetta zigrinata nella coda dell’otturatore Calciatura: pezzo unico stampato in kevlar rinforzato da fibra di carbonio con impugnatura a pistola e sottocanna arrotondato e a fondo piano - canna montata flottante – pillar & glass bedding Finiture: Kimpro con effetto satinato per le parti meccaniche inox – calciatura Gore Optifade Open Country soft touch treatement Lunghezza totale: 1.150 mm Peso: 2300 g circa senza ottica

Tre colpi a 100 m con le cartucce Winchester supreme dotate di palla Accutip DA 180 gr Caccia Passione 50

Eccellente questa serie di tre colpi, sempre a 100 m, ottenuta con le Norma dotate di palla Nosler Ballistic Tip da 150 gr


Fucili canna rigata

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Purdey calibro 12/67: carica leggera da 1 oz. Caccia Passione 53


Purdey calibro 12/67: carica leggera da 1 oz. di Emanuele Tabasso

Importate dalla Paganini di Torino le cartucce della Purdey inglese sono un classico nel panorama delle cariche equilibrate e dai brillanti risultati dove la ricerca investe l’insieme delle prestazioni e non certo la massima potenza

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on La mania dei cartuccioni è sempre stata una prerogativa italiana, ma non tutti i cacciatori italiani la pensano allo stesso modo, o almeno in molti operano un discernimento fra le diverse situazioni e affidano oggi alla carica pesante i compiti di lunghi tiri agli acquatici e domani si presentano a una battuta con il cane da ferma o a un drive all’inglese curati di tutto punto nello spirito, nell’abbigliamento, nel fucile e, da ultimo ma non ultimo, nelle cartucce. Gli inglesi si sono sempre distinti per una sobrietà a volte snobistica, a volte cocciuta, ma sempre elegante perché certe loro scelte sono il prodotto di tutta una serie di valenze dove nessuna primeggia sulle altre, ma tutte concorrono a renderne l’applicazione sul campo un qualcosa di estremamente funzionale. Ovvio come tali peculiarità diano il loro massimo quando si rimanga in un ambito come dire… molto British dove sono banditi gli eccessi di

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ogni genere e dove la classe e la misura sono il metro di giudizio degli astanti. Ora non è che si vada a caccia per raccogliere i pareri di chi ci sta attorno, ma osservare il galateo specifico è sempre un buon mezzo per venire apprezzati e magari godere di qualche benevolenza venatoria che non guasta di certo. Tutto questo prologo per illustrare le cartucce che la Purdey mette a disposizione, grazie all’importazione della Paganini di Torino, anche agli italici cultori della misura intesa quale virtuoso star nel mezzo fra due estremi. Sulle cariche delle cartucce a pallini si sono spesi fiumi di inchiostro, sovente per riconfermare quanto nella terra di Albione era stato codificato da decenni e anche più. Per il calibro 12 oramai è standardizzata la camera da 76 mm anche se poi si usano correntemente cartucce da 70 mm: qui si è ancora legati alla camera da 65/67 mm e leggiamo sulla bella scatola in cartoncino verde scuris-


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simo le prescrizioni anche il lingua francese per cui le cartucce contenute sono impiegabili in quei tantissimi fucili che ancora vivono oltre Manica e in giro per il mondo e sono così camerati. Si prescrive di non impiegare fucili dal cattivo funzionamento e di attendere almeno 30 secondi in caso di mancato fuoco prima di aprire l’arma, indirizzata opportunamente dove non vi siano pericoli per uno sparo accidentale. La cartuccia è adeguata in ogni particolare allo stile cui si richiama quindi si tocca con piacere un bossolo in bel cartone rosso con scritte brune dove marca, entità della carica, numerazione dei pallini sono ben leggibili; una concessione al divenire delle cose è la chiusura stellare a sei pliche con orlo a becco di civetta, una “modernità” che ci richiama alle belle cartucce da piattello degli Anni 60 caricate da Oderda di Ceva (CN) con la polvere Cooppal. Il peso dei pallini, qui del n. 7 quindi da 2,4 mm, si Caccia Passione 55


attesta sulla mitica oncia, i nostri 28 g, che a onor del vero è la carica naturale del calibro 16 e da un po’ di tempo quella da piattello per le categorie subalterne. La borra non la si vede, ma solo leggere com’essa sia in feltro ci fa assaporare un qualcosa che rischia di finire nel dimenticatoio: è vero che non ha la funzione protettiva della colonna di piombi che strusciano così sull’interno della canna, ma è pur vero come stipare 28 g in luogo dei 36 costringa meno le piccole sfere a schiacciarsi deformandosi e guastando un poco la rosata; parimenti lo sfruttamento dell’elasticità del feltro attutisce il colpo d’ariete con i vantaggi che oramai tutti conoscono. Insomma queste cariche di Purdey fanno sicuramente un figurone dal punto di vista estetico e storico conquistando insieme il gradimento del tiratore che saprà comportarsi di conseguenza con gli ingaggi dei selvatici: si ha il favore della velocità di uscita della carica, un’apprezzabile prerogativa, e del rinculo quasi inavvertibile: anche dopo tanti, tantissimi colpi non si ha la spalla indolenzita e lo zigomo paonazzo: cose che farebbero esclamare a ragione oh my God!

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IL “LUNGO” OCCHIO DELLO SMARTPHONE.

L’adattatore Swarovski Optik PA-i5s si monta facilmente sullo smartphone. Caccia Passione 58


Ottiche

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IL “LUNGO” OCCHIO DELLO SMARTPHONE Tramite gli specifici adattatori Swarovski Optik, possiamo collegare lo smartphone al telescopio o al binocolo che ci accompagnano nelle battute di caccia. di Riccardo Camusso

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ggi, tutti usiamo uno smartphone, più o meno “intelligente”. Questo straordinario strumento ci permette di fare moltissime cose nel campo della comunicazione allargata e ci offre anche ottimi risultati video-fotografici, grazie alla fotocamera interna. Come accade con tutte le fotocamere digitali, la qualità finale delle immagini non dipende soltanto dal sensore della fotocamera incorporata ma, soprattutto dalla “lente”, cioè dall’obiettivo, ossia dal telescopio o binocolo. Gli smartphone, tuttavia, cedono le armi se chiediamo loro maxi-ingrandimenti. Tutto bene per i programmi balistici, per le regolazioni delle ottiche, per i selfie, per le foto di rito e per le fotografie tradizionali, ma, quando dobbiamo riprendere un soggetto lontano e non avvicinabile entra in gioco l’esigenza di abbinarvi un binocolo o un telescopio da osservazione terrestre. Certo: i migliori smart hanno zoom (digitali) che consentono di “avvicinare” (relativamente) il soggetto, ma la perdita di qualità e nitidezza è rilevante. Come nella fotografia tradizionale, ci vorrebbe un super-teleobiettivo, capace di forti ingrandimenti (ottici) e lunghezze focali imCaccia Passione 60

portanti. Ma è assolutamente impossibile, collegare lo smartphone a un classico teleobiettivo fotografico (che non può essere usato per pura osservazione ed ha bisogno di un buon corpo reflex). In una parola, occorre abbinare lo smartphone con uno strumento ottico da osservazione, come un binocolo, un’ottica da puntamento o un telescopio da osservazione (il “lungo”). Ciò avviene – in afocale, cioè senza lenti interposte fra i due strumenti – tramite gli specifici adattatori Swarovski Optik, che mettono in asse e in solido contatto l’obiettivo dello smartphone con l’oculare dello strumento ottico. L’occhio umano che osserva attraverso le lenti viene sostituito dall’obiettivo del cellulare. In questo contesto, noi cacciatori siamo ancor più favoriti. Non soltanto per il fatto che conosciamo bene gli strumenti ottici utilizzati a caccia (che in alcuni posti sono obbligatori). L’obiettivo fotografico (in cristallo di zaffiro) degli smartphone - e in particolare degli iPhone®- offrono molte cose alla nostra sconfinata passione venatoria. La video-fotocamera dei nuovi telefonini diventa a tutti gli effetti il nostro terzo occhio: prima, durante e dopo lo sparo. In pratica, il cellulare – oggi - non ser-


Ottiche ve soltanto per la classica foto di rito e per il Weidmannsheil, ma si dimostra un formidabile compagno di caccia anche per i censimenti, per tenersi in contatto con la squadra, per coordinare ogni azione di caccia, per i tiri (veri e di prova), per consultare le tavole balistiche, per la sicurezza, per consultazioni in rete, per valutazioni, per orientarsi con la bussola e con le carte, per “navigare”, per registrare, per panoramiche video-fotografiche, per il meteo, gli orari, le classi di sesso/età dei selvatici, per vedere la TV, per scrivere, per giocare, e per mille altre applicazioni; compresa quella che riteniamo fondamentale: il Digiscoping, reso possibile dagli adattatori fotografici Swarovski Optik. Gli ingrandimenti possibili – ovviamente identici a quelli del lungo - raggiungono i 70x, cioè 70 volte la realtà e con lunghezze focali ben superiori (oltre 3.000 mm.) a quelle dei pesanti e cari super-teleobiettivi fotografici. Nella pratica, possiamo toccare semplicemente lo schermo e scattare in automatico un’ottima immagine o un bel video, senza dover impostare nessuna opzione particolare. A

Un capriolo in velluto, fotografato con lo smartphone.

Un camoscio in amore, anch'esso fotografato con lo smartphone. Caccia Passione 61


Lo smartphone si fissa stabilmente e in asse perfetto sull’oculare del telescopio.

tutt’oggi, gli adattatori SwarovskiOptik specifici sono dedicati agli iPhone®, da abbinare ai lunghi e binocoli Swarovski, ma presto il campo verrà allargato ad altri tipi di smartphone. Questi adattatori (nei diversi modelli PA-i5; PA-i6s; PA-i7) sono afocali (cioè senza alcuna lente) e rispettano il principio di base: quello di mantenere stabilmente, centrato e in asse perfetto l’obiettivo dell’iPhone® con l’oculare. Tutto ciò offrendo al cacciatore la possibilità di avere le mani libere e di poter agire soltanto sui pulsanti specifici. L’abbinamento è davvero semplice: basta inserire l’iPhone® nell’apposita gabbia in alluminio che calza come un guanto e serrare la chiusura di sicurezza; al centro dell’obiettivo della fotocamera un apposito anello - diverso e intercambiabile a seconda che si usi il binocolo o il lungo – si inserisce a pressione sulla conchiglia oculare gommata dei binocoli e telescopi SwarovskiOptik. Il gioco è fatto: l’iPhone® resta nella posizione voluta (orizzontale o verticale); non ci resta che agire sull’icona fotocamera e inquadrare Caccia Passione 62

il soggetto, orientando il lungo o il binocolo come d’abitudine. Null’altro e senza perdere la testa nei menù. Nuovi i miracoli di questo tipo di Digiscoping: innanzitutto, non è più necessario focheggiare di precisione sulla ghiera del lungo: alla messa a fuoco fine ci pensa l’AF automatico dello smartphone, sia in funzione matrix che spot, lavorando cioè su una griglia che suddivide lo schermo in 9 settori separati. In pratica, se il soggetto sta nel settore centrale, viene messo a fuoco in modo automatico; se sta (o si sposta) in uno dei settori laterali non resta che “toccarlo” – in touch-screen- nel punto dove sta. Eseguita la messa a fuoco automatica, si preme delicatamente il pulsante di scatto e la foto viene subito registrata nella scheda di memoria. Visibile in tempo reale. Condivisibile, anche live, in rete o su altri monitor connessi. A seconda delle situazioni, possiamo effettuare una zoommata non virtuale (oltre a quella iniziale per eliminare la vignettatura) semplicemente “pizzicando” lo schermo. Se, poi, manteniamo premuto il pul-


Ottiche sante di scatto, l’iPhone realizzerà una raffica di foto, fra cui sceglierà quella migliore. Gli Iso sono automatici e si lavora prevalentemente in P programma automatico. L’automatismo è totale e lascia fare tutto al minicomputer, oppure si possono impostare alcuni parametri base, compreso il fuoco manuale. TECNICA E DOCUMENTAZIONE Fermo restando che gli smartphone fanno tutto da soli, liberando il cacciatore da ogni pensiero di menu, possiamo dire agli appassionati di tecnica e fotografia che, come si addice alle moderne fotocamere digitali, lo smartphone ha la funzione HDR, la possibilità di “lavorare” in rapporto 1:1, lo zoom in touch reale in ripresa e in riproduzione, la griglia per i settori AF e tanto altro. Il tutto con una velocità di scatto davvero impressionante. Completano in quadro il panorama assistito, valido e intuitivo (basta spostare lo smart lungo il panorama e tutte le immagini saranno racchiuse in un solo file), il flash (non in Digiscoping) e la possibilità di “lavorare” bene anche nelle ore crepuscolari, in autoISO. Dal punto di vista tecnico, il diaframma più luminoso della fotocamera incorporata ha un’apertura da f/2.2 e un nuovo sensore più grande con 15MP: ciò significa grandi prestazioni anche con scarsa luce. Il processore ISP, integrato nel chip, rende l’autofocus due volte più veloce, sia nell’acquisizione delle immagini che nelle sequenze.

La stabilizzazione automatica si apprezza soprattutto nelle foto con zoom elevato. Assai interessante, infine l’opzione video, anche in slo-motion (full HD e/o fino a 4K). Chiaramente, Il Digiscoping con fotocamere reflex e la caccia fotografica di qualità sono cosa diversa dal digiscoping praticato con gli smartphone. Ciò, tuttavia, non significa affatto negare il grande valore della documentazione (prioritaria sulla forma) che lo smart offre in modo impareggiabile – e impensabile in un recente passato – ai cacciatori e agli amanti della Natura. Anzi. Le prestazioni degli smartphone in Digiscoping appaiono assolutamente straordinarie ed offrono molto in chiave operativa e documentale. Lo riconosciamo senza problemi. Il gap si è ridotto di molto, ma il digiscoping con fotocamere digitali (reflex e tanto più le mirror-less) offre, indiscutibilmente una maggiore qualità. Il sensore degli smart è molto piccolo e può contenere minori informazioni e dettagli; si rivela ancora piuttosto “debole” sulle alte luci; e, in generale, non offre menu, impostazioni e regolazioni paragonabili alle moderne fotocamere digitali. E tanto altro ancora. Approfondiremo bene questo tema nella prossima puntata, anche esaminando le diverse app fotografiche a disposizione e testando la possibilità di realizzare fantastici filmati (in 4K) che sfruttano in modo straordinario la qualità ottica degli strumenti ottici e adattatori SwarovskiOptik.

Lo smartphone montato sull’oculare del telescopio SwarovskiOptik. Caccia Passione 63


Dopo i primi scatti, si può zoommare su singoli capi, valutando classe d’età e sesso.

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Digiscoping

DIGISCOPING E SELECONTROLLORI

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DIGISCOPING E SELECONTROLLORI La sfocatura e il micromosso sono le due diverse ‘malattie’ del Digiscoping di qualità e, come tali, richiedono due ‘medicine’ ben differenziate tra loro. Testi e foto di Riccardo Camusso

I

l lungo durante e, soprattutto, prima del prelievo selettivo. Certo: questo strumento ottico non sostituisce la carabina ma si dimostra fondamentale quando/se finalizzato alla gestione e all’attività dei selecontrollori. Possiamo illustrare questo concetto attraverso due significativi esempi, sul “campo”. 1.Caprioli a fine inverno. Nei primi mesi dell’anno, ai caprioli piace raggrupparsi in piccole “colonie”, generalmente compatte e uniformi. Nei prati aperti, sgombri di neve, nasce la prima erba novella. Gli animali non resistono a questo richiamo. Per i selecontrollori, questo e un periodo dell’anno assai importante: l’imperativo è definire al meglio la composizione della colonia e il riconoscimento delle classi d’età e sesso. Forse ancor più che durante i successivi censimenti. Il “problema”, tuttavia, consiste nel fatto che risulta molto, molto difficile avvicinare questi gruppi compatti. Senza sbrancarli. In più il riconoscimento delle classi d’età e sesso, non è sempre facile, a distanza: i capi adulti hanno abbozzato il primo velluto; alcuni possono essere ancora “calvi”; per le femmine ci si basa Caccia Passione 66

Dopo i primi scatti, si può zoommare su singoli capi, valutando classe d’età e sesso.


Digiscoping

La colonia di 12 caprioli citata nel testo come esempio.

La colonia di caprioli si allontana seguita dal digiscoper.

sulla falsa coda e sull’altezza al garrese per distinguere le “sottili” dalle adulte. Questi ed altri elementi sono riconoscibili soltanto con un’osservazione più documentata. La documentazione, in sintesi, è l’imperativo prima del prelievo e della caccia di selezione. Tutto ciò si rivela indispensabile per un prelievo corretto da parte dei selecontrollori. Documentiamo – in foto e video – la situazione, usando un lungo ATX95 30-

70x. Nella prima foto il gruppo compatto: per eseguire questi scatti, manteniamo una distanza di “sicurezza”: nel nostro caso 560mt. I caprioli restano ben raggruppati; possiamo, innanzitutto, contarli: 12 soggetti nel totale. Ma non solo: fra questi possiamo distinguere – in diretta e, ancor meglio, in un file foto/video – 2 maschi adulti; 3 maschietti giovani; 3 femmine adulte e 4 femmine “sottili”!. Acquisito questo primo Caccia Passione 67


Nel display della fotocamera il primissimo piano di un camoscio maschio adulto.

approccio a distanza (dove l’occhio umano e financo il binocolo non offrono questi dettagli), possiamo approfondire ci restano due possibilità: “isolare” qualche soggetto particolare con maggiori ingrandimenti del lungo (vedi foto), oppure cercare un ulteriore avvicinamento fregandosene del rischio di sbrancare il gruppo. Ogni selecontrollore sa bene quanto queste informazioni siano utili e fondamentali. Censimenti, gestione e prelievi corretti compresi. Il tutto racchiuso anche nella memoria dello smartphone e/o della fotocamera digitale. Senza parlare del piacere di vedere, rivedere, ingrandire, valutare anche a casa, sul PC. 2. L’età dei camosci. Il principio fondamentale della caccia di selezione agli ungulati riguarda il riconoscimento delle classi d’età e sesso. In vita, naturalmente. Non si spara più – fortunatamente – al primo selvatico che venga a tiro, bensì a un capo “assegnato”, contraddistinto da precisa classe d’età/sesso. Caccia Passione 68

Ecco derminata l’età: 6 anni compiuti.


Digiscoping

Per i selvatici dotati di corna (non palchi) permanenti – camosci, stambecchi, mufloni – il sesso e l’età si “leggono” soprattutto (ma non solo) sulle corna e sugli anelli di crescita. I più esperti cacciatori di montagna rispettano, anzi rispettavano, questo compito attraverso le lenti di un buon binocolo. Oggi, invece, perché non affidare – meglio, molto meglio - questo compito al Digiscoping? Le corna del camoscio, inquadrate anche a distanze utili per il tiro, sono un vero e proprio libro aperto: nel file fotografico, ingrandito e senza preoccuparsi della qualità, gli anelli di crescita si contano alla perfezione. Non serve, per ora, la mandibola. Documentiamo questo concetto (vedi foto) utilizzando uno smarthphone abbinato all’ATX85,25-60x. Prima un totale con 25x, poi a 50x e ulteriore crop in postproduzione. Davanti noi, a circa 300 mt di distanza, un bel camoscio immerso nella neve. All’inizio si vedono spuntare soltanto le corna; poi, lentamente, il muso e parte del Caccia Passione 69


collo. Tanto basta a stimare prima di tutto il sesso (uncinatura e sezione delle corna) e successivamente, l’età. Abbiamo così di fronte un bel maschio adulto di 6 anni d’età: per chi ha questa tipologia di camoscio assegnato, non ci sono problemi: il prelievo sarà comunque corretto! Di esempi venatori come questi potremmo citarne molti altri. Inutile sottolineare, quindi, che il binocolo e il lungo si rivelano fondamentali nell’attività dei selecontrollori. Considerando che oggi non si spara al primo selvatico a tiro della carabina, il riconoscimento e la valutazione

del capo – in vita – rappresentano una pratica (obbligatoria in alcuni paesi) assolutamente doverosa per eseguire prelievi corretti. Ma non solo: scattare qualche foto e/o realizzare brevi filmati in Digiscoping dei nostri soggetti preferiti risulta estremamente utile alla gestione. Non soltanto nei censimenti (che sfruttano la possibilità di comunicare live dati assolutamente documentati), ma anche nel monitoraggio quotidiano e costante della situazione ambientale entro cui svolgiamo la nostra attività di controllo e di caccia di selezione.

Digiscoper in azione con la nuova testa PTH SwarovskiOptik Caccia Passione 70


Digiscoping

Caccia Passione 71


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CACCIA PASSIONE Anno VII – N° 01 – Gennaio 2018 www.cacciapassione.com

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