Caccia Passione febbraio 2018

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ANNO VII nr. 02 - Febbraio 2018

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“PIANDISPINO - STORIE E STARNE” Eventi:

• HIT Show 2018 - Fiera di Vicenza

Ungulati:

• Quattro camosciari in Maremma

Canna liscia:

• Benelli Super Black Eagle 3 in 12/89


ANNO VII nr. 02 - Febbraio 2018

CACCIA PASSIONE Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

“PIANDISPINO STORIE E STARNE” Eventi:

• HIT Show 2018 - Fiera di Vicenza

Ungulati:

• Quattro camosciari in Maremma

Canna liscia:

• Benelli Super Black Eagle 3 in 12/89

in copertina

“PIANDISPINO - STORIE E STARNE” Pubblicato dal Gruppo Cinofilo Forlivese un interessante libro sulla storia della Zona Addestramento Cani di Piandispino...

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SOMMARIO Anno VII Nr. 02

8 Ungulati:

Quattro camosciari in Maremma

16 Eventi:

HIT Show 2018 - Fiera di Vicenza

www.cacciapassione.com

Pg 6 News ed eventi venatori

Pg 8 Ungulati: Quattro camosciari in Maremma

“PIANDISPINO - Storie e Starne” Caccia Passione 2

Pina Apicella Vincenzo Frascino

Pg 16 Eventi: HIT Show 2018 - Fiera di Vicenza Emanuele Tabasso

24 Cani da caccia:

a cura della redazione

Roberto Marra

Pg 24 Cani da caccia: Piandispino - Storie e starne

Pierfilippo Meloni Roberto Aguzzoni


Sommario

Pg 64 Photogallery: Chiusura alla maremmana

4 Fucili canna liscia:

Vincenzo Frascino

Pg 70 Veterinaria: Diabete: Cause, diagnosi e terapia nel cane

a cura della Redazione

Benelli Super Black Eagle 3 in 12/89

Pg 34 Fucili canna liscia: Benelli Super Black Eagle 3 in 12/89 Emanuele Tabasso

Pg 42 Fucili canna rigata: Haenel Jäger Mod. 10 Pro in .270 Win. e Meopta 2,5-15x56 R2

42 Fucili canna rigata:

Haenel Jäger Mod. 10 Pro in .270 Win. e Meopta 2,5-15x56 R2

Emanuele Tabasso

Pg 54 Munizioni: Baschieri & Pellagri: la cartuccia Extra Magnum per il 12/89

54 Munizioni:

Baschieri & Pellagri: la cartuccia Extra Magnum per il 12/89

Costantino Ramolfi

Pg 60 Digiscoping: Portata, diaframmi e profondità Riccardo Camusso e Andrea Castellini

64 P hotogallery:

Chiusura alla maremmana Caccia Passione 3


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Editoriale QUELLE STELLE NELLA TEMPESTA.. Vorremmo tornare ancora una volta sull’affermazione: alla fine di questo lungo periodo preelettorale la caccia in Italia dovrà avere un processo di trasformazione in cui noi cacciatori saremo molto diversi o non saremo! Dobbiamo prendere atto che siamo dentro una tempesta mai vista e stiamo già trasformandoci. Tutto il settore della caccia ma anche il comparto armiero è in ebollizione, sta valutando e ripensando, assumendo orientamenti innovativi. Questo comporta immediatamente scelte precise nel mondo venatorio. La situazione delle continue fake news a opera di gruppi organizzati simpatico animalisti, entra in una fase che preoccupa e che pone urgenze inevitabili; anche se il cacciatore segue una sua etica e non si pone al pari di chi neppure sa cosa sia la caccia, etiche che pensavamo inossidabili, siamo ormai oltre i “segnali”. Lo stesso settore armiero che, stando ai tradizionali parametri di valutazione, non desta timore per la sua positività dell’export, ha bisogno di continuare a interrogarsi soprattutto alla luce dell’evoluzione del concetto di caccia, inoltre le vendite in Italia non convincono le aspettative. Esprimiamo la preoccupazione che, nonostante da molti anni il nostro tentativo sia stato quello di richiamarci tutti alla coniugazione fra scelte di reciproca convivenza tra mondo animalista moderato e quello venatorio, il nostro futuro prossimo al momento contenga il rischio di una divaricazione. Anziché discutere con serenità e disponibilità al cambiamento (da parte di tutti, nessuno escluso), i Palazzi romani fanno in modo di dividerci fra tecnocrati e idealisti. I primi che davanti alle difficoltà oggettive reagiscono con crescente “fastidio” ai richiami di strategia culturale, come per i danni da ungulati all’agricoltura qualcuno propose la pillola anticoncezionale per caprioli e cinghiali, e i secondi che negano i cambiamenti e le innovazioni necessarie non interessando i cacciatori nel contenimento di fenomeni come, poiché ne abbiamo citato uno, i danni da ungulati. Vogliamo nuovamente invitare tutti noi, sia quando prendiamo carta e penna o quando rilasciamo dichiarazioni sia quando facciamo analisi nelle sedi proprie, a farci “aiutare” dalla ricerca alle fonti non basando semplicemente su notizie apprese, poiché potrebbero celare la temibile fake news. Oggi questo è di estrema attualità e spinge la comunità venatoria a diventare un soggetto in grado di pensare alle nuove forme di convivenza. Il mio auspicio è che possiate rivestire di novità la continuità venatoria nel corretto messaggio al fine di un buon ricambio generazionale.. Tecnocrate o idealista?

Pierfilippo Meloni


La caccia parla agli italiani con uno spazio pubblicitario su 13 quotidiani L'annuncio è stato pubblicato su importanti testate per far riflettere e pensare chi non conosce bene l'attività venatoria.

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l mondo venatorio sta proseguendo il proprio impegno ai fini della diffusione di una immagine corretta e giusta della caccia e cosa rappresenta per l’Italia e la società. Gli aspetti principali vengono troppo spesso travisati, di conseguenza la cabina di regia che si è formata in occasione delle elezioni

politiche del prossimo 4 marzo e composta da diverse associazioni riconosciute ha deciso di pubblicare ieri, domenica 25 febbraio 2018, uno spazio pubblicitario. Quest’ultimo è stato reso pubblico sul Corriere dell’Umbria, Gazzetta del Sud, Gazzetta del Mezzogiorno, Il Mattino, il Giornale di Brescia, Il Gazzettino, Corriere Adriatico, Brescia Oggi, La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno, Repubblica (edizione Centro Italia) e Metro Roma. Si tratta di poche informazioni, ma tutte vere e inconfutabili, come si può leggere chiaramente nell’immagine che correda questo articolo. In questa maniera anche chi non è cacciatore potrà avere qualche elemento in più per giudicare la caccia e le persone che la praticano. L’obiettivo non è convincere che il possesso della licenza di caccia è necessario, ma invitare la gente riflettere e rispettare un’attività che soltanto in Italia è vittima di campagne che arrivano fino all’odio vero e proprio contro i cacciatori.

CONARMI ripropone il corso per imparare a riparare i calci dei fucili Le lezioni si svolgeranno a Gardone Val Trompia e permetteranno di migliorare la manutenzione delle armi.

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ONARMI (Consorzio Armaioli Italiani) ha deciso di riproporre anche per questa primavera il corso manuale della propria officina-laboratorio, in programma il 17 e 18 marzo e il 7 e 8 aprile 2018. Il protagonista assoluto delle lezioni sarà il legno, visto che si apprenderanno le tecniche per riparare e garantire la manutenzione delle parti delle armi realizzate con questo materiale, come ad esempio calcio, calciolo e astina. I docenti saranno sempre artigiani professionisti del settore, nello specifico Katy Gipponi, Amedeo Palini ed un associato armaiolo per la levigatura, tiratura e lucidatura del calcio. In questa maniera gli appasionati potranno imparare a curare, conservare e conoscere meglio le loro armi, così da gestire con precisio-

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ne e cura le manutenzioni future. La sede sarà quella dello stesso Consorzio a Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia, mentre il corso sarà aperto a un numero di partecipanti compreso tra 12 e 16. Gli orari, invece, andranno dalle 8:30 alle 12:30 e dalle 14 alle 18. Quali saranno gli argomenti da analizzare nei due fine settimana di marzo e aprile. I partecipanti studieranno la posizione da tenere alla morsa, l’affilatura e la creazione degli utensili (scalpelli, cacciavite piatto e altro ancora) e l’uso dello scalpello per l’incasso delle parti in ferro. Inoltre, gli argomenti comprendono le riparazioni di graffi e scheggiature, il ripristino del calcio, il cambio del calciolo, la pulitura del legno, la levigatura del calcio a olio e colore e la realizzazione e riparazione della zigrinatura.


News venatorie Assoarmieri organizza i corsi per la vendita e la riparazione di armi Le lezioni si svolgeranno a Lograto (Brescia), per la precisione presso la sede della Scuola di perfezionamento armi, caccia, esplosivi e munizioni.

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ssoarmieri ha reso note le date ufficiali dei prossimi corsi di formazione che si svolgeranno nel prossimo mese di aprile. L’associazione dà grande importanza alla formazione professionale degli operatori di settore e per questo motivo organizza lezioni per gli aspiranti armieri e tutti coloro che hanno intenzione di riqualificarsi, aggiornarsi o arricchirsi dal punto di vista tecnico, culturale e imprenditoriale. La sede scelta per i prossimi due corsi sarà quella di Lograto, in provincia di Brescia, per la precisione a Via Crocefisso 1 (presso la sede di SPACEM, la Scuola di perfezionamento armi, caccia, esplosivi e munizioni). Il 7, 8 e 9 aprile si terrà il corso propedeutico al rilascio dell’abilitazione per le licenze di pubblica sicurezza, in particolare sulla legislazione e norma-

tiva per l’attività di minuta vendita di armi comuni e materiali esplodenti (seguendo ovviamente le disposizioni del TULPS). Oltre a questa formazione professionale, l’8 e il 9 aprile ci sarà un corso che approfondirà l’intera legislazione per le attività di fabbricazione, assemblaggio e riparazione delle armi. La certezza dello svolgimento delle lezioni arriverà una volta raggiunto il numero minimo di partecipanti, cioè 8. La domanda di adesione, da presentare entro il 23 marzo, potrà avvenire in qualità di appassionato, tiratore, agonista, cacciatore, collezionista e aspirante armiere.

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Antonio, Giovanni, Luigi e Lucia in Maremma, per la loro prima braccata della vita Caccia Passione 8


Ungulati

QUATTRO CAMOSCIARI IN MAREMMA Caccia Passione 9


QUATTRO CAMOSCIARI IN MAREMMA Caccia al cinghiale. Un weekend in Maremma con degli ospiti speciali farĂ incontrare nella macchia due mondi venatori molto lontani tra loro. Testo di Pina Apicella Foto di Vincenzo Frascino

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Ungulati

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lmeno una volta l’anno facciamo un salto in zona Alpi per assaporare l'emozione, il fascino e la fatica della caccia alpina. Cambiare ambiente e tecniche di caccia è un'esperienza bellissima. C'è molto da imparare, da chiedere, è tutto nuovo, nulla scontato. Per noi cacciatori di collina alcune situazioni montane sono spesso proibitive, non solo per il clima, ma lo sforzo vale decisamente pena. Ma cosa accade quando sono i cacciatori alpini a scendere a valle? E quando la forma di caccia in questione è la caleidoscopica, rumorosa, collettiva braccata? Abbiamo ospitato Antonio, Giovanni, Luigi e Lucia in Maremma, per un weekend di caccia tipicamente toscano. "Ma che postiiii!" esclama Lucia appena scesa dall'auto davanti al casale.

Tutti alle poste..

"Colline verdissime, dolci pendii, campi e boschi! Un territorio bellissimo e anche molto interessante dal punto di vista venatorio!". La loro meraviglia fa eco alla nostra quando arriviamo da loro in Cadore e le vette taglienti delle Alpi ci accolgono maestose. Giacche imbottite, scarponi pesanti con predisposizione ai ramponi, cappelli avvolgenti, sono il look dei nostri amici quando arrivano, e i 12 gradi della tiepida serata maremmana dissuadono dal tener su tutto. "Siete pronti per domani ragazzi?" chiede Vincenzo a cena. "Io ho portato la carabina" dice Giovanni, "Io il mio vecchio calibro 12" aggiunge Lucia, "non lo adopero da molto, e a palla praticamente credo di non averci mai sparato" aggiunge sorniona. "La mia vecchia Ruger con l'ottica è ferma da una vita!" aggiunge Luigi. "Che ingrandimenti ha?" chiede Vincenzo. "è una vecchia ottica, un 6x fisso....". "Ma nooooo!!! Gigi ti consiglio vivamente di toglierla! I tiri in queste zone sono molto corti, si caccia nella macchina mediterranea, non ci sono distanze idonee a un 6x!" commenta Vincenzo. A cena è tutto un turbine di domande e chiarimenti, per i nostri amici cacciare in Maremma equivale quasi a un safari! "Beh, un ultimo bicchiere di vino e poi a letto presto ragazzi, domani a che ora è la sveglia? Le 5?" sollecita Lucia. Una risata collettiva risponde all'unisono. Ci si vede al rialto alle otto, possiamo svegliarci tranquillamente alle sette! Su in montagna a quell'ora si son già fatti almeno due ore buone di cammino! Ci chiediamo che effetto farà alla squadra vedere arrivare questa combriccola di cacciatori con il loro abbigliamento sobrio e caldo, il loro accento veneto, i loro sguardi curiosi e quasi spauriti....e invece già dai primi minuti il gemellaggio si rivela un successo! Qualche tocco di arancio, una carezza a un maremmano nel carrello, un tiro di sigaro et voilà, i nostri amici alpini sono perfettamente integrati! L'assegnazione delle poste ci vede tutti vicini. La speranza è che almeno ad uno di loro la sorte assegni un bel cinghiale. Si legge sui loro volti l'emozione ogni volta che una canizza si avvicina. Loro sono Caccia Passione 11


Le canizze mantengono alta l'adrenalina alle poste

abituati a tiri lunghi ma molto meditati, preparati. Il tiro di stoccata su un bolide in corsa è quanto di più lontano dalla loro mentalità ed esperienza. Probabilmente non tutti loro hanno visto un cinghiale dal vivo, figuriamoci sparargli. Le canizze si susseguono ad ondate ma le ore passano senza che ci portino animali. L'attesa alla posta ha dei momenti di adrenalina ed altri di noia, ma siamo sempre in piedi con l'arma in mano. "Ho la schiena a pezzi!" commenta Antonio. " Da noi Caccia Passione 12

c'è da camminare tanto, e in salita anche, ma la stanchezza che sento stando fermo in piedi non l'avevo mai sentita!". Anche gli altri concordano, in effetti stare alla posta benché non richieda sforzi olimpici è comunque impegnativo! Ogni forma di caccia ha le sue difficoltà.... Gli abbai delle mute, gli spari delle bracche, il rombo dei fuoristrada, i berci dei canai...creano un rumoroso e folkloristico concerto che lascia a bocca aperta i nostri ospiti abituati al silenzio e alla so-


Ungulati

litudine, suscitando in loro lo stupore di un canto di guerra dei Masai. La tromba di fine battuta annuncia che si avvicina il momento del pranzo. Molti amici cinghialai si avvicinano ai quattro camosciari per sentire i loro commenti a caldo sulla battuta. Nonostante l'inevitabile innato egoismo di ogni cacciatore sono in molti a dispiacersi per il mancato battesimo di uno di loro. “Peccato sia andata così, perché non vi fermate ancora qualche giorno per tentare qualche altra

battuta?!” incalza il capocaccia. “Sarebbe bello, grazie, ma...le nostre Alpi ci aspettano” risponde Giovanni con gli occhi che gli brillano al pensiero. Ci sarà certamente per loro un’altra occasione di abbattere un cinghiale, nel frattempo resta il simpatico ricordo di quattro camosciari in alta visibilità.

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Nonostante sia mancato il battessimo rimarrĂ per loro sicuramente un'esperienza indimenticabile Caccia Passione 14


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Eventi

LA HIT DI VICENZA È UN APPUNTAMENTO ATTESO NEL PANORAMA FIERISTICO DELLA CACCIA E DEL COMPARTO ARMIERO.. Caccia Passione 17


LA HIT DI VICENZA È UN APPUNTAMENTO ATTESO NEL PANORAMA FIERISTICO DELLA CACCIA E DEL COMPARTO ARMIERO.. Testo di Emanuele Tabasso Foto di Roberto Marra

Nei giorni 10, 11 e 12 febbraio la Fiera vicentina ha accolto un cospicuo numero di persone con un incremento notevole di presenze rispetto alla già entusiasmante edizione dell’anno precedente

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ei diversi padiglioni in cui si articola la Fiera di Vicenza ci si muove oramai con speditezza e la distribuzione delle visite nei tre giorni previsti pareva quasi regolata per non intasare i corridoi e gli stand di maggior richiamo: in effetti e come logico la mattinata della domenica ha visto forse un po’ più di afflusso, ma in tutti e tre i giorni le presenze sono state pressoché costanti con la possibilità di operare oculatamente da parte degli addetti ai lavori, gli armieri in particolare. Molto interessanti i comparti a tema come quello della cinofilia con esemplari stupendi di ausiliari e appassionati allevatori e conduttori, assai frequentate le proposte di mercato dove dall’abbigliamento agli accessori di ogni genere c’era davvero da perdersi in una vastità di idee sbrigliata e innovativa. Le munizioni dei maggiori produttori nazionali ed esteri consolidano le esperienze e sottopongono all’attenzione dei

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Eventi

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clienti le novità, frutto dei più recenti studi in termini di balistica, di sicurezza e di prestazioni: nel campo della canna liscia come in quello della rigata sussiste soltanto l’imbarazzo della scelta. Nell’arma lunga, quella a cui dedichiamo le nostre attenzioni, spuntano alcune novità che si potranno osservare scorrendo la dotazione di immagini allegata: anche qui partiamo dalla canna liscia dove la suddivisione maggiore vede da un lato i fucili per le tante, interessanti specialità di pedana, dall’altro le proposte per la caccia, entrambe assai rappresentate dalle firme nazionali a cui si contrappongono quelle estere di alto livello. Nelle canne rigate l’ampiezza dell’offerta è stupenda, con rendimenti elevati anche per le quotazioni di ingresso al mercato: al panorama estero si unisce quello nazionale dove una firma in particolare ha saputo percorrere la non facile strada, specie nel campo agonistico, raggiungendo primati impensabili fino a pochi anni addietro. A chiusura merita sottolineare la riuscita di questa manifestazione e il Caccia Passione 20


Eventi

piacere di aver osservato fra i tanti visitatori un numero cospicuo di gentili signore, interessate al tema della caccia e del tiro, cosĂŹ come una presenza massiccia di giovani: le speranze per il futuro.

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Starna in volo. Oggi si raccolgono giĂ i primi frutti del lavoro di reinserimento. Gli agricoltori danno testimonianza della nascita e della sopravvivenza di alcune covate, e le prove di caccia pratica che si sono svolte in queste ultime stagioni, hanno confermato con il numero degli incontri che l’impegno è stato premiato. Caccia Passione 24


Cani da caccia

“PIANDISPINO - STORIE E STARNE” Caccia Passione 25


“PIANDISPINO - STORIE E STARNE” Pubblicato dal Gruppo Cinofilo Forlivese un interessante libro sulla storia della Zona Addestramento Cani di Piandispino. Le pagine, seguendo il volo delle starne, raccontano eventi nazionali e internazionali, personaggi e momenti della cinofilia e della caccia in Italia, progetti faunistici e tanto altro ancora … Testo di Pierfilippo Meloni Foto di Roberto Aguzzoni

A Piandispino, con il sostegno dell’Enci e con gestione affidata al Gruppo Cinofilo Forlivese, è in corso il reinserimento della starna all’interno del programma nazionale Life Natura Perdix. Caccia Passione 26


L

a cinofilia moderna deve saper vestire diverse giacche. Oltre al lato prettamente sportivo, può e deve essere anche un tramite per parlare di territorio e degli uomini che lo abitano, e di conservazione della fauna. Una nuova way-of-life, compagna di viaggio delle attuali politiche della valorizzazione ambientale e della biodioversità. Senza per questo dimenticare il percorso a monte, anzi facendo tesoro, in un senso e nell’altro, della storia dei luoghi e delle esperienze di chi ha precedentemente operato. Questo il filo conduttore del libro “Piandispino - Storie e starne", di cui parleremo poco più avanti, curato dal nostro collaboratore Roberto Aguzzoni, pubblicato nel 2017 dal Gruppo Cinofilo Forlivese con il sostegno dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana. La Zona Addestramento Cani di

Cani da caccia Piandispino. La Zona Addestramento Cani di Piandispino è riconosciuta fra le più belle e valide zone di addestramento cinofilo d’Italia. Caratterizzata da peculiari panoramiche di ambiente calanchivo di coinvolgente appeal fotografico, insiste sui comuni romagnoli di Meldola, Civitella di Romagna e Sarsina, in Provincia di Forlì/Cesena, e si estende su circa 1300 ettari complessivi di bassa e media collina. Scarsamente antropizzata, è caratterizzata da seminativi cerealicoli ed erbacei, pascolo e macchie di bosco ceduo. Data la varietà e la natura dei terreni, la zona rappresenta un ambiente molto probante per le prove cinofile di lavoro. Sui terreni di Piandispino si svolsero i Campionati del Mondo di Caccia del 1983, e si sono svolte e si svolgono numerose prove internazionali di caccia pratica. La sua costitu-

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Tipico paesaggio di calanco a Piandispino. La zona Addestramento Cani insiste sui comuni romagnoli di Meldola, Civitella di Romagna e Sarsina, in Provincia di Forlì/Cesena, e si estende su circa 1300 ettari complessivi di bassa e media collina.

zione risale ai primi anni ’70 del secolo scorso. Mentore fu Elio Alfonsi, personaggio della cinofilia forlivese e della Federcaccia nazionale di quegli anni, che insieme ad un piccolo gruppo di pari appassionati, militanti sia nel Gruppo Cinofilo Forlivese che nei ranghi della Federcaccia, si adoperò con grande impegno e in accordo con gli agricoltori per annettere i terreni alla cinofilia italiana. La zona alberga spontaneamente un buon contingente di fagiani assolutamente indigeni, e fino ad un non troppo lontano passato conteneva anche alcune belle brigate di starne. E’ noto il trend che la starna ha registrato negli ultimi decenni, giungendo, stante la constatazione oggettiva, ad essere oggi cacciabile solo a fronte di una documentata consistenza di popolazione (quindi in alcune province non è cacciabile). Anche Piandispino, al pari di altri siti italiani ed europei, ha registrato nel tempo un regresso della specie. Ma essendo le potenzialità della zona oggettivamene tali da non poter accettare Caccia Passione 28

di non vedervi più volare la starna, la cinofilia ha messo in atto un progetto lungimirante e strutturato per recuperare questo meraviglioso selvatico. Con tale obiettivo davanti, la vecchia collaborazione tra Federcaccia e Gruppo Cinofilo Forlivese, proseguita negli anni fino ad oggi, ha ulteriormente affinato il rapporto quando, nel 2014, all’epoca del rinnovo della concessione da parte della Provincia di ForlìCesena, sotto la spinta di alcuni consiglieri del Gruppo si è pensato di coinvolgere l’Enci in prima persona nella gestione di Piandispino. In sintesi, è stato presentato un progetto mirato alla salvaguardia e all’ammodernamento della gestione della zona e, contemporaneamente, alla reintroduzione della starna di ceppo italico. Firmata quindi un’intesa con la Federcaccia provinciale di Forlì/Cesena (FIdC detiene tuttora la titolarità della Zona), si è formulato il progetto d’intervento presentandolo al Consiglio Direttivo dell’Enci, che lo ha approvato riconoscendone la validità per l’in-


Cani da caccia serimento nel più vasto programma nazionale Life Natura Perdix. Ne è conseguita la stipula di una convenzione annuale e rinnovabile tra Enci e Gruppo Cinofilo Forlivese (con gestione affidata al Gruppo Cinofilo Forlivese), e l’erogazione dei primi finanziamenti con i quali, nell’autunno del 2014, sono partiti i lavori preventivati, coinvolgendo da subito anche gli agricoltori proprietari dei terreni. Il lavoro è partito con un’immissione “assistita” di gruppi di starne, e contemporaneamente sul territorio sono stati stati allestiti degli apprestamenti a terra in numero ritenuto idoneo. Costruiti con rete metallica a prova di intrusione di volpe e altri predatori di simili dimensioni, gli apprestamenti fungono da stazione di ambientamento per le starne immesse sul posto. L’apprestamento è costituito da due camere, una con acqua e cibo e l’altra, particolarmente protetta, con due starne-richiamo che servono

a trattenere nei dintorni le congeneri lanciate finchè non abbiano preso possesso e conoscenza del luogo, momento nel quale i richiami vengono tolti definitivamente. Le maglie della rete di protezione, di larghezza tale da consentire l’accesso e l’uscita delle starne lanciate che vogliano bere e alimentarsi, nello stesso tempo hanno dimensioni tali da fermare i predatori. Oltre agli apprestamenti, sulla zona sono stati allestiti vari “punti di ristoro” costruiti con identica tecnica (con cibo e acqua, ma senza le starne-richiamo), dislocati “a salire di quota” sulla zona, per indurre le starne a muoversi sul territorio guadagnandone anche la parte alta, impadronendosi quindi di tutta la zona. Conseguenza naturale è l’aumento graduale dell’autosufficienza della brigata anche dal punto di vista della ricerca di cibo sul terreno, sicchè gli apprestamenti restano di semplice, pur sempre importante, supporto. Un lavoro

Piandispino in primavera. La zona mostra panoramiche di coinvolgente appeal fotografico. Caccia Passione 29


di organizzazione e realizzazione in campo che è equivalso ad un grosso impegno in termini di lavoro e di uscite di ispezione e verifica per il gruppo di appassionati collaboratori coordinato da Piero Frangini, esperto giudice Enci e profondo conoscitore della zona. Oggi si raccolgono già i primi frutti del lavoro. Gli agricoltori, insostituibili riferimenti sul territorio, danno testimonianza della nascita e della sopravvivenza di alcune covate, e le prove di caccia pratica che si sono svolte in queste ultime stagioni, hanno confermato con il numero degli incontri che l’impegno è stato premiato. La starna è da sempre metro di misura elettivo per le prove cinofile, non è selvatico che si possa perdere. E’ importante inoltre il flus-

so di informazioni verso l’ISPRA, riguardante la presenza di fauna sul sito, che trae valore scientifico dall’accordo siglato in tal senso fra l’Istituto e l’Enci. Il libro Il libro, muove le mosse dal progetto sopra descritto. Le pagine del libro narrano tutta la storia di Piandispino, dalla sua costituzione in zona protetta in accordo con gli agricoltori e in gestione a Federcaccia, alle manifestazioni internazionali che là si sono tenute e si tengono, alle immagini del luogo e alle testimonianze di tante persone che lo hanno frequentato e lo frequentano, non ultimo ponendo anche alcune riflessioni sugli aspetti della cinofilia sportiva connessa al turismo alternativo e alle

Muta di segugi italiani che hanno Turno dilacoppia una delle tante prove di caccia pratica che si tengono a Piandispino. reperito passatadilavorabile

Piandispino è teatro di prove nazionali e internazionali di caccia pratica. Qui un gruppo di partecipanti ad una delle ultime prove per inglesi. Caccia Passione 30



economie di nicchia dei piccoli centri. Le pagine regalano testimonianze di numerosi personaggi italiani della cinofilia, della caccia e dello sport di ieri e di oggi. Storie e immagini in bianco e nero di giorni passati, insieme alle immagini a colori di oggi. Immagini di personaggi storici, di dilettanti e di noti professionisti del circuito delle prove. Pagine di colore dei raduni internazionali dei diversi club di razza, dagli spinoni ai pointer. Pagine di cronaca dei primissimi campionati internazionali che si svolsero a Piandispino, con le relazioni dei giudici. E naturalmente pagine dedicate a sua maestà la Starna, sia nel campo cinofilo-

venatorio che nell’iconografia e negli aspetti tecnico-gestionali. Una “rosa” di ricordi e di attualità di piacevole lettura che ruota intorno ad un luogo, Piandispino, dal fascino intrigante, particolare. Il libro viene distribuito gratuitamente. Chi fosse eventualmente interessato ad averne copia, può ritirarla presso il Gruppo Cinofilo Forlivese (via V. Locchi 5/E - 47122 Forlì - tel. 0543/704441 – orari: Lunedì 9.00-12.30, Mercoledì 16.00-18.00, Venerdì 9.00-11.00 (su appuntamento), mail: info@ gruppocinofiloforlivese.it), oppure riceverla via posta con spese di spedizione a carico del destinatario.

Turno al Raduno Internazionale Spinoni, una delle prove di più vasta partecipazione internazionale. Alla prova convergono infatti anche cinofili stranieri di diversa provenienza.

Ecco la signorina Valentina Muffolini alle prove di tiro: è una delle partecipanti ai corsi di tiro che la Casa di Gardone ha promosso per le giovanissime leve e Turno ad unal’impostazione prova continentali Trofeo Passatore, manifestazione apprezziamo in del pedana undel attimo prima del pull annuale di grande richiamo. Caccia Passione 32


MAGNUM

Dove gli altri non arrivano Potenza, controllo e leggerezza

benelli.it

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Fucili canna liscia

Benelli Super Black Eagle 3 in 12/89 Caccia Passione 35


Benelli Super Black Eagle 3 in 12/89 di Emanuele Tabasso

Il Supermagnum è decisamente un calibro per selvaggina astuta e resistente a cui si deve sparare con cariche sostanziose in grado di fermarla anche a lunghe distanze: il peso ha rappresentato finora la diffusione settoriale, ma l’ultimo modello proposto da Benelli amplia ulteriormente il raggio d’azione

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i dice semiauto Benelli e vengono alla mente gli Ethos e i Montefeltro, tanto per citare due degli epigoni della produzione urbinate, poi sovente si tralascia il modello di vertice, il Super Black Eagle oggi arrivato alla sua terza edizione. Abbiamo avuto modo di osservarlo attentamente all’esposizione della HIT di Vicenza e, prima ancora, di provarlo sul campo durante una battuta di caccia a La Stoppa, AFV della Montefeltro. Per la verità anche noi facevamo parte del folto gruppo di appassionati per cui il supermagnum era un di più rispetto alle esigenze tradizionali: un fucile studiato per le oche e i tacchini, quindi con destinazione principale nel Nord America, Stati Uniti e Canada in particolare, dove in effetti il gigante della Benelli marca un segno vistoso nelle vendite e negli impieghi. Qui da noi, o in molte zone europee dove si insidiano gli acquatici, si va con buona tranquillità sul magnum tradizionale, quindi con camerature 12/76, paghi di quanto

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i moderni, strabilianti caricamenti mediamente consentono: la balistica intesa come capacità del binomio fucile e cartuccia di inviare a lunga distanza rosate in grado di fermare il selvatico talvolta fa premio sulle capacità del tiratore di calcolare il giusto anticipo. Alla Benelli si sono posti una domanda: il cliente acquista il magnum perché oramai è un classico tradizionale, non necessita di una massa elevata grazie al semiautomatismo che dissipa in buona misura la sensazione di rinculo e, più ancora, grazie ai sofisticati sistemi studiati in azienda proprio per sgravare ulteriormente il cacciatore da tale fastidio. L’insieme che va sotto al nome di Comfort Tech comprende il calcio collassabile, il nasello e il calciolo in materiale creato specificatamente per assorbire l’energia e le vibrazioni, e ancora il calciolo con retroazione direzionata per migliorare, anche nei piccoli particolari, queste sensazioni. Forti di questa base di partenza si è pensato di offrire il Super Black Eagle in questa


Fucili canna liscia

Il castello irrobustito vede il coperchio mobile con una diversa linea di giunzione. La superficie esterna viene ricoperta dalla pellicola protettiva detta Realtree Max 5

La linea dell’asta e il campo di presa basato sulla dinamica delle sfere assicurano il massimo comfort insieme a una tenuta salda in ogni condizione, anche con mani bagnate o addirittura infangate Caccia Passione 37


versione N. 3 con le caratteristiche adeguate a un impiego ad ampio raggio affiancando ai ben noti modelli camerati 12/76 questo 12/89 che poco si differenzia in quella che rimane l’entità ineludibile (la fisica ha le sue regole), ma che in Benelli hanno dimostrato aggirabile: il peso. Limando in alcuni particolari, irrobustendone altri con materiali sofisticati e innovazioni tecniche, salta agli occhi come in 3200 g si abbia disponibile un fucile in grado di competere su ogni settore della caccia: questa è la magia che si percepisce già ad una prima presa di contatto quando si giostra fra le mani un’arma che non fa rimpiangere altri prodotti con un paio di ettogrammi in meno perché la bilanciatura è ottimale e anche la lunghezza di canna, scelta tra i 26” e i 28” in funzione della cartuccia e quindi dell’uso, non crea alcun impedimento; sono disponibili gli strozzatori, anche adeguati ai pallini di acciaio. Nella prova effettuata a La Stoppa su fagiani di taglia robusta e ottimi volatori abbiamo verificato per prima cosa la maneggevolezza, la facilità di porto e di messa in mira impiegando alternativamente cartucce da 70 e da 76 mm; in un secondo tempo, concedendo ai selvatici molto spazio dopo l’involo, abbiamo potuto constatare come la portata utile delle cartucce Baschieri & Pellagri Extra Magnum 63 sia davvero eccezionale consentendo abbattimenti puliti a distanze per noi totalmente inusuali. Insieme a tutto questo la sensazione del rinculo è decisamente accettabile quindi l’abbinamento peso e tecnologia funziona: il Super Black Eagle 3 può sicuramente rappresentare il fucile tuttofare e non soltanto lo specialista per un settore estremo. Caccia Passione 38

Scendendo nei particolari si inizia dalla punzonatura dei calibri impiegabili riportata sul fianco destro della canna, quindi 12/89, 12/76 e 12/70 o, in pollici, 3½,” 3” e 2¾”. Immancabile, soprattutto per il mercato USA, la prescrizione di leggere il manuale di istruzioni prima dell’impiego dell’arma

Il calciolo fa parte della struttura studiata per diminuire la sensazione di rinculo e agisce in compressione e, grazie alla struttura interna, in deviazione per distribuire meglio la forza nel contatto con la spalla


Fucili canna liscia

Il particolare che differenzia la calotta mobile superiore del SBE 3 da quella tradizionale: la curvatura assicura una migliore distribuzione dello sforzo e quindi una maggiore resistenza

La bindella sopraelevata con zoccolini assicurati direttamente alla canna si rivela elegante e funzionale: la realizzazione in carbonio limita il peso e l’effetto miraggio. Notare il mirino intermedio in ottone, utile per impostare adeguatamente il fucile evitando torsioni e conseguenti deviazioni del punto battuto dalla rosata. Pratico il tappo apicale zigrinato Caccia Passione 39


Volata della canna con il mirino in materiale traslucido rosso, il profilo raccordato della bindella, lo strozzatore M - *** avvitabile a mano grazie alla doppia banda zigrinata e poi bloccabile tramite la chiave apposita

Scheda tecnica:

Costruttore: Benelli Armi S.p.a. via della stazione 50, 61029 Urbino (PU) – Tel. +39 0722 3071 – Fax +39 0722 307207 – www.benelli.it – marketing@benelli.it Modello: Super Black Eagle 3 Tipo: fucile semiautomatico a canna liscia Calibro: 12/89 con possibilità di impiego di cartucce 12/76 e 12/70 Funzionamento: inerziale Inertia Drive System Castello: blocco in ergal fresato Otturatore: a due alette rotanti anteriori – chiusura con sistema Easy Locking Bolt Canna: in acciaio con trattamento criogenico Crio System - lunga 26” o 28” (66 o 71cm) – strozzatori Criochoke con chiave Percussione: cane con molla elicoidale e percussore flottante interno all’otturatore Alimentazione: caricatore tubolare metallico sotto alla canna da 2 cartucce (89 mm) o 3 cartucce (76 e 70 mm) – sistema Easy loading per l’inserimento facilitato delle cartucce Congegno di scatto: del tipo diretto con grilletto singolo montato su blocco in polimero – guardia disegnata per un facile accesso al grilletto, alla sicura a traversino e al cut-off Estrattore: a unghia con molla interna inserita nella testa dell’otturatore Espulsore: pistoncino a molla nel fodero di culatta Linea di mira: bindella ventilata in carbonio, mirino anteriore LPA in fibra ottica rossa e mirino intermedio in ottone Sicurezza: a due posizioni con tasto rigato nella guardia – blocca lo scatto Calciatura: in tecnopolimero composta da due pezzi - impugnatura a pistola e sotto canna sagomato – campi di presa con zigrino Air Touch– calciolo Air Cell – distanziali e variatori di piega per ottimizzare l’impostazione del fucile Finitura: mimetizzazione Realtree Mark 5 – in alternativa nera, brunitura opaca, anodizzazione nera del fodero di culatta Peso: 3200 g con canna da 66 cm (variazioni in base alle tolleranze dei componenti)

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Fucili canna rigata

HAENEL JÄGER MOD. 10 PRO IN .270 WIN. E MEOPTA 2,5-15X56 R2 Caccia Passione 43


HAENEL JÄGER MOD. 10 PRO IN .270 WIN. E MEOPTA 2,5-15X56 R2 Nel panorama delle canne rigate proposte oramai da diversi anni sotto il famoso marchio Haenel troviamo una carabina a otturatore girevole scorrevole dotata di molti vantaggi fra cui l’apprezzabile precisione e il prezzo favorevole: qui la esaminiamo con una pregevole ottica della Meopta di Emanuele Tabasso

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oniugare un’elevata precisione intrinseca e un basso prezzo pare sia divenuto l’obiettivo comune dei costruttori carabine: alcuni sono votati a tale formula con cui reggono la fetta di mercato dove hanno deciso di battersi, altri non disdegnano di affiancare a modelli di maggior pregio e prestigio, anche delle realizzazioni così concepite. La Haenel è stata una delle firme più prestigiose, soprattutto nel periodo della II GM, quando ha sviluppato gli studi per il fucile d’assalto, una delle tante intuizioni tedesche di quegli anni. Lasciata per parecchio nel limbo delle aziende sparite dalla circolazione ha ripreso nuova vita sotto la struttura finanziaria che, tra altri marchi e produttori, annovera Merkel, nome di cui non occorre tessere le lodi rimanendo forse l’unico produttore in Germania ad occuparsi di ogni branca della canna lunga, liscia e rigata. Quando si verificano tali apparentamenti occorre suddividere per ogni firCaccia Passione 44

ma il campo operativo e alla Haenel è toccato quello interessante del prezzo molto contenuto, ma dai contenuti ben estesi sotto i punti di vista della qualità di fondo fornita dai materiali e dalle lavorazioni, della funzionalità derivata da una progettazione di solide basi, della precisione di tiro, consequenziale a quanto precede. La Modello 10 Jäger nasce come base per diversi allestimenti e il Pro si rivela dotato di particolare accuratezza per ciò che attiene alla classe del legno impiegato nella calciatura. Castello e otturatore Classicità e garanzia: il castello viene ricavato da operazioni di fresatura da una barra di acciaio tonda con anello e ponte di notevole lunghezza, L’anello reca internamente una filettatura a passo fine in cui si inserisce la canna e al di sotto sporge lo zoccolo integrale per lo scarico delle forze mentre nel profilo rastremato che prosegue dietro al ponte vengono ricavati lo scasso per il manubrio otturatore


Fucili canna rigata

L’otturatore in chiusura: si nota la nocca in legno ri- Nella posizione di fuoco l’otturatore può venire aperto portata sul manubrio e il tasto della sicura con sotto- e qui lo si vede retratto per una parte della sua corsa posta la levetta di svincolo

La sicura è inserita e con la levetta aggiuntiva si può aprire l’otturatore estraendo, in tranquillità, la cartuccia eventualmente camerata

L’ottica Meopta Meostar R2 2,5-15x56 RD montata sulla Haenel si presta a molti impieghi venatori come di tiro in poligono: il reticolo sottile consente aggiustaggi di finezza

La testina dell’otturatore è dotata di tre lunghe alette e di un estrattore composto da un blocchetto di aggancio incassato in una di queste e registrato da una molla in filo armonico

La spessa tacca di mira è montata con un incastro a coda di rondine sul supporto consentendo le regolazioni in deriva. La visuale a U viene evidenziata da tre puntini gialli in materiale traslucido Caccia Passione 45


Il fondello del caricatore riporta il marchio aziendale e sui fianchi due alette favoriscono la presa: lo sgancio avviene premendo la leva a farfalla posta a cavallo della guardia

Il caricatore è composto dal fondello e dalla suola elevatrice in sintetico mentre il perimetro è in spessa lamiera imbutita con le pliche di irrigidimento e tenuta delle cartucce

Il calcio evidenzia un noce di buona qualità e lavorato correttamente con dorso lineare, nasello alto e appoggia guancia. Il calciolo in gomma morbida smorza decisamente il rinculo Caccia Passione 46

e il passaggio durante la fase di apertura. Nei fianchi si osserva a destra la finestra di espulsione oblunga, di ampiezza contenuta e dai bordi correttamente bisellati, mentre a sinistra la parete chiusa viene spianata raccordandola alle due rotondità estreme. Inferiormente la sede del caricatore presenta una maggior ampiezza dovuta alla disposizione bifilare delle cartucce. L’otturatore ricavato dallo stesso materiale si compone del corpo cilindrico di notevole diametro a cui si giunta a incastro la testina fermata da uno spinotto: le tre alette anteriori, ben dimensionate in spessore, sono ricavate entro la sezione del corpo e con profilo esterno arrotondato facilitando le lavorazioni: si nota in una di esse la linea posteriore in sbieco che comanda l’estrazione primaria. Nella faccia ribassata si pratica il foro del percussore inserendo a fianco il nottolino elastico dell’espulsore; garanzia di funzionalità per l’estrattore con base quadrotta incassata in una delle alette, unghia di notevole ampiezza, molla di contrasto in filo armonico avvolto con una mezza spira sul cilindro e dietro alla testa, piegata a 90°, inserita in un tunnel praticato nell’apposita aletta per terminare nel foro dell’unghia. Un sistema di estrema garanzia quanto a funzione e durata, mutuato da armi automatiche militari. Posteriormente un tappo sagomato in analogia con l’esterno del castello chiude il cilindro e racchiude un bottone rosso che, a meccanica armata, si solleva dalla propria sede dando avviso della situazione. Il manubrio cilindrico rastremato viene inserito probabilmente a caldo nel corpo: la nocca tonda viene ricavata dallo stesso legno della calciatura conferendo un tocco di eleganza all’insieme. Da ultimo vediamo il fissaggio meccanica calciatura realizzato da una brugola che attraversa il fusto impegnandosi nel prisma di scarico delle forze, integrale con l’anello, e due viti trasversali, sempre nel fusto, per irrigidimento.


Fucili canna rigata

Anche il mirino è in plastica traslucida, rossa: il movimento pivotante permette la regolazione in altezza. Il vivo di volata viene protetto da un arrotondamento

Nella guardia spicca il grilletto di contenute dimensioni e molto pratico; senza stecher il peso di sgancio è pari a 1260 g, mentre inserendolo si posiziona su 324 e 370 g, senza filature o collasso di retroscatto

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La canna e le mire Si è scelta la facilità di porto e quindi la maneggevolezza montando una canna cilindro conica di 56 cm, realizzata per rotomartellatura a freddo con sei righe dai piani lucidati e dagli spigoli netti, protette alla volata da un ribasso arrotondato e ben in asse con la camera di cartuccia che rende bossoli senza deformazioni. La precisione con la cartuccia .270 Win. camerata nell’esemplare di prova si è rivelata ottimale: il calibro solitamente è in grado di ben figurare con pesi di palla tra i 100 e i 150 gr, quindi con un ampio ventaglio di impiego. Sul castello sono praticati i fori per il fissaggio dell’ottica e non mancano, secondo la regola tedesca, le mire metalliche montate su zoccoli sopraelevati: la spessa tacca con visuale a U, evidenziata da tre pallini gialli in materiale traslucido, ha la base a coda di rondine, quindi regolabile in deriva, mentre il mirino è un cilindretto in identico materiale di colore rosso, pivotante con vite di registro per le correzioni in elevazione. L’esemplare è dotato di un cannocchiale Meopta Meostar R2 2,5-15x56 RD, una soluzione per caccie impegnative sia per i valori crepuscolari che per gli ingrandimenti forniti, in grado di padroneggiare il selvatico in braccata come un tiro lungo in montagna. Calciatura, caricatore, scatto e sicura Un noce di buona qualità viene impiegato per la calciatura in pezzo unico con asta e fusto di sezione prismatica e spigoli arrotondati: lo schnabel sottolinea un po’ troppo la provenienza, ma non guasta. Ben allungata e con sezione a campana l’impugnatura a pistola, adeguata a mani di conformazione diversa; classico e funzionale il calcio con asse dritto che minimizza il rilevamento sotto sparo, appoggia guancia, dorso lineare e nasello evidente così da porre l’occhio in asse con il cannocchiale. Le magliette portacinghia fisse, il calciolo in gomma morbida e lo zigrino nei punti di presa completano la dotazione. Un preformato in sintetico nero, posto nella parCaccia Passione 48

te inferiore del fusto e collegato alla guardia, funge da bocchettone per il caricatore: questo è composto dal fondello e dalla suola elevatrice in sintetico, dalla molla elevatrice a W e da un perimetro sagomato in acciaio imbutito: labbri spessi e ben disposti non sono soggetti facilmente a pieghe e consentono la facile introduzione delle cartucce. Lo sgancio è assicurato da una doppia leva a farfalla posta davanti alla guardia. Lo scatto dotato di stecher alla francese si rivela molto accurato: il Lyman indica in 1260 g lo sgancio diretto, mentre con lo stecher si leggono valori fra 324 e 370 g con prontezza, costanza e assenza di difetti. La sicura è azionata da un tasto posto a destra del castello, dietro allo scasso del manubrio: due le posizioni, ma in quella di bloccaggio delle tre funzioni si può agire su una levetta per sbloccare l’apertura dell’otturatore estraendo il tranquillità la cartuccia camerata. Particolari ben eseguiti e indici di una giusta attenzione alla sicurezza. Da ultimo osserviamo ancora il tasto a bilanciere incassato nel fianco sinistro del castello per svincolare l’otturatore.

Le tre alette a profilo esterno arrotondato facilitano la lavorazione; l’estrattore con moto ortogonale e ampia unghia di presa ricorda l’horse shoe usato nelle BSA e nelle Mauser Europa 66


Fucili canna rigata

L’otturatore con il corpo cilindrico vede la testina a tre alette ricavate entro la sezione massima. Il braccetto di manovra pare inserito a caldo senza apporto di saldatura; sul tappo spicca il bottone rosso che avvia della meccanica armata

Tre colpi a 100 m sparati nel tunnel della Bignami con munizioni commerciali RWS, palla HIT da 8,4 g (130 gr), stanno in 20 mm

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La prova di tiro Al momento della prova abbiamo focalizzato l’attenzione sulle peculiarità di questa carabina dal prezzo assai conveniente, ma dotata di tutto quel che serve per ottimizzare il risultato: certamente la rigidità del castello, la giunzione della canna e la sua foratura, insieme alla resa del gruppo di scatto concorrono all’ottenimento di buone rosate così come aiuta nell’opera il cannocchiale R2 della Meopta, luminoso e con reticolo finissimo. Con le RWS con palla HIT da 8,4 g (130 grs) classificata come Green™ quindi senza piombo, la rosata di tre colpi a 100 sta in 20 mm: considerando il prezzo ci pare che il marchio Haenel sia qui rappresentato più che degnamente.

SCHEDA TECNICA Costruttore: Haenel C.G. GmbH – Schützenstraße 26, D-98527 Suhl – info@ cg-haenel.de – www.cg-haenel.de Distributore: Bignami spa, via Lahn, 1 – 39040 Ora (BZ) – info@bignami.it Modello: Jäger M.10 Pro Tipo: carabina a otturatore girevole scorrevole a ripetizione ordinaria Castello: in acciaio con anello anteriore e ponte chiuso posteriore Otturatore: a tre alette in testa con chiusura nella culatta della canna Canna: in acciaio speciale rotomartellata - profilo cilindro conico lunga 560 mm - flottante Serbatoio: mobile da 4 cartucce in lamiera, molla al silicio, suola elevatrice e soletta in polimero Calciatura: in noce Congegno di scatto: grilletto singolo con stecher alla francese Estrattore: a unghia con moto ortogonale e molla a filo inserita nel corpo otturatore Espulsore: a nottolino elastico Sicura: a tasto posto sul fianco destro del castello – blocca percussore, scatto e otturatore – seconda levetta per sblocco otturatore a sicura inserita Mire: tacca a U con tre riferimenti giallo-verdi registrabile in deriva - mirino in plastica rossa regolabile in elevazione – fori per attacchi ottica Finiture: brunitura delle parti metalliche – corpo otturatore lucidato - calciatura con verniciatura a olio mezzo lucido Lunghezza: 1.120 mm Peso: 3200 grammi circa senza attacchi e ottica

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Munizioni

Baschieri & Pellagri: la cartuccia Extra Magnum per il 12/89

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Baschieri & Pellagri: la cartuccia Extra Magnum per il 12/89 di Costantino Ramolfi

Abbiamo già visto in tempi recenti una carrellata della produzione di cartucce specifiche per diversi tipi di caccia che la Casa emiliana, ben nota per le sue polveri, pone a disposizione degli appassionati: oggi osserviamo il rombo di tuono, la cartuccia per il calibro supermagnum 12/89

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onsideriamo questa cartuccia Extra Magnum 63 un prodotto di nicchia visto che in Italia il calibro 12/89 non è certo diffuso quanto il classico 12/70 o l’incalzante 12/76: può essere una soluzione specifica per quelle caccie dove la mole della preda e la distanza a cui solitamente le si spara richiedono un braccio operativo di maggior lunghezza e una cessione di energia più cospicua e risolutiva. Prendere in esame questa gagliarda cartuccia viene a proposito insieme all’esame del Benelli Super Black Eagle 3, presentato di recente dalla Casa di Urbino e che mostriamo in altro spazio della rivista. L’esame della cartuccia parte dalla confezione in elegante scatola di cartoncino con fondo color oro e inserimenti di rigature e bande verde oliva: sul fronte campeggia la sigla B&P a cui segue, in bel corsivo, la duplice scritta Extra Magnum 63 ripetuta in bianco e, poco sotto, decisamente maggio-

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rata nel verde suddetto. Al bordo superiore una striscia ancora in verde riporta in oro le diciture gauge 12 – altezza 89 mm – lenght 3½” - G 63 – oz. 2¼ con un misto di inglese e italiano, comunque comprensibile a tutti. Aperto il coperchietto appare su una delle due alette interne di chiusura la dicitura con la sede dell’azienda i numeri telefonici e del fax, più il collegamento a internet. Sul retro si ripetono le diciture viste sul fronte mentre nei due fianchi più corti si aggiunge la scritta Gordon System, riferita alla costruzione del bossolo che molti ricorderanno come novità di parecchi anni addietro relativa a questa azienda. Ancora su uno dei fianchetti appare un riquadro bianco su cui viene riportato il numero dei pallini adottati: col tempo la scritta tende a svanire. Sul fondo della scatola sono leggibili le prescrizioni di sicurezza fra cui ben evidente quella relativa all’impiego di tali cariche solo in fucili dotati della giusta


Munizioni

Sul fianco della confezione appare, insieme alle altre scritte, quella relativa al bossolo realizzato secondo il Gordon System per cui tubo e buscione in sintetico sono inseriti nel fondello metallico di cui diventano parte integrante

cameratura e che abbiano superato la prova di 1370 bar. Le dieci cartucce contenute esibiscono una fattura esente da qualsiasi pecca e un intento puntiglioso di porre a disposizione del cacciatore tutti i dati utili con grafia facilmente leggibile anche in non perfette condizioni di luce e con vista non proprio da falco. Osserviamo quindi le cartucce caricate con polvere molto progressiva, innesco a doppia forza, borra contenitore ammortizzante e pallini nichelati: il famoso Gordon System ha come prerogativa di mostrare una corona circolare del materiale sintetico con cui il bossolo viene formato, comprensiva della sede dell’innesco e su cui viene riportato il logo aziendale: il fondello ottonato, con i suoi 18 mm di altezza, calza su tale entità e la racchiude conferendole la giusta resistenza allo sforzo. Il tubo riporta delle minuscole striature verticali che facilitano lo scollamento dalla camera e quindi l’estrazione. Le Caccia Passione 55


scritte in oro sul fondo verdone indicano la B&P sotto alla dicitura Extra Magnum 63, a seguire 3½” e 89 mm, in due distinti riquadri ancora G 63 e N° 2, riferito naturalmente ai pallini contenuti; c’è poi la dicitura Max 1050 BAR per tener desta l’attenzione sul valore della pressione sviluppata. Anche se il colore verdone del bossolo rende un poco difficoltosa la ricerca dei bossoli finiti sul terreno erbaceo, lo stile e l’eleganza fanno premio e a noi piacciono proprio così. Quanto alle prestazioni nulla da eccepire: specie per chi, come noi, non è uso all’impiego di queste cariche fa un certo effetto osservare i mirabolanti esiti sulla selvaggina.

Ancora un particolare con la parte superiore della scatola su cartuccia e della carica

La chiusura a pliche termosaldate e la peculiarità del bossolo Gordon System dove appare la fattura integrale di tubo, buscione e fondello in sintetico a cui si aggiunge poi l’inserimento nella parte di fondello in metallo ottonato Caccia Passione 56


Munizioni

u cui appaiono le diciture e le specifiche della

Poste affiancate ecco le tra cartucce calibro 12 con lunghezza decrescente da sinistra a destra: la supermagnum con bossolo da 89 mm, la magnum da 76 mm e la normale da 70 mm. In peso di pallini valgono 63 g, 50 g e 36 g Caccia Passione 57


In quest’immagine di due caprioli in duello, che stanno sullo stesso piano, la messa a fuoco e la profondità di campo si giocano in una ventina di centimetri. L’erba in primo piano e lo sfondo sono (volutamente) poco leggibili. Questo effetto è la peculiarità del Digiscoping. Caccia Passione 58


Digiscoping

PORTATA, DIAFRAMMI E PROFONDITÀ Caccia Passione 59


PORTATA, DIAFRAMMI E PROFONDITÀ Fra le domande più ricorrenti da parte dei digiscopers, la portata del lungo, il suo diaframma e la profondità di campo sono quelle che meritano risposte tecniche adeguate. A grande richiesta riproponiamo questo scritto sul digiscoping già pubblicato su Caccia Passione..

Testi e foto di Riccardo Camusso e Andrea Castellini

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mmancabile la prima domanda che molti fotografi ci pongono: a quale distanza può arrivare il Digiscoping? La risposta è semplice ed articolata al tempo stesso: Il lungo parte da una distanza minima di 3/4 metri e può “arrivare” a chilometri di distanza. In pratica si può fotografare a pieno fotogramma sia il piccolo insetto a pochi metri da noi sia la luna e quant’altro. Parlando, però, di fotografia terrestre, non esistono formule fisse. Occorre, cioè, considerare il tipo di fotocamera/adattatore usati ed è difficile tradurre gli ingrandimenti del lungo in lunghezze focali equivalenti a quelle dei teleobiettivi. Troppo grande è la differenza fra lo schema ottico di un telescopio e quello di un supertele. Nel lungo la luce passa attraverso lenti e specchi (necessari per ridurre l’ingombro Caccia Passione 60


Digiscoping generale). Se la luce arrivasse direttamente all’oculare, ingrandimenti nell’ordine di 9002000 e più mm. (espressi in lunghezza focale) richiederebbero strumenti con enorme lente finale e lunghezze improponibili. Indichiamo, comunque i dati ufficiali e un modo empirico per “trovare” le lunghezze focali. I dati ufficiali, ci dicono che i 30x di un ATX95 (con TLSAPO30) equivalgono a 900mm. Se spingiamo a 70x, l’equivalenza è di circa 2100 mm. E così via. Il modo empirico, poco scientifico, ma immediato ed efficace, è porre ad una distanza qualsiasi un oggetto o un cartello con una precisa misura in centimetri e fotografarlo con un obiettivo fotografico (di cui conosciamo la lunghezza focale) e con il lungo a diversi ingrandimenti. Basta quindi fare un’equazione con tre dati conosciuti e con una sola incognita, cioè la lunghezza focale equivalente agli “x” del lungo.

Circa la questione del diaframma - tipica domanda dei fotografi evoluti - serve precisare che Il lungo non può regolare il diaframma o, meglio, ha un diaframma fisso, non regolabile. Considerando però grande differenza fra gli schemi ottici dei lunghi rispetto ai teleobiettivi, non si può fornire il valore preciso del diaframma. In fotografia, il diaframma controlla l’apertura dell’obiettivo e la quantità di luce che raggiunge il sensore della fotocamera. Insieme al tempo d’esposizione e alla sensibilità ISO, l’apertura di diaframma è uno dei parametri fondamentali che controllano l’esposizione dell’immagine. I fotografi utilizzano i valori “f ” per indicare la dimensione dell’apertura e il rapporto tra la lunghezza focale e l’apertura. Maggiore è il numero, minore è l’apertura. In Digiscoping, tuttavia, l’apertura non può essere modificata. Essa è infatti prestabilita in base al campo visivo e al diametro dell’obiettivo del lungo, che fa entrare più o meno A sinistra, il diaframma della fotocamera privilegia luce nello strumento. Lavorando in manuale il camoscio; a destra, il diaframmo molto più chiuso e mettendo a contatto diretto il corpo della consente di rendere più leggibile lo sfondo. fotocamera con il lungo (tramite TLSAPO) la fotocamera non è in grado di rilevare la presenza di un telescopio d osservazione o di un telescopio con una lunghezza focale molto lunga; occorre quindi soltanto regolare il tempo d’esposizione, in rapporto alla luminosità e agli ISO. Se, invece, sulla fotocamera è montato un obiettivo (in combinazione con un adattatore basculante DCB II), è possibile sfruttare gli automatismi e regolarne l’apertura di diaframma della fotocamera, anche se ciò ha un effetto poco significativo sulla luminosità dell’immagine. In genere, si usa l’apertura massima del diaframma, anche perché lo zoom del lungo fa variare la quantità di luce che entra nel sistema. Fermo restando l’alto indice di luminosità (86), questi sono comunque i valori nominali: Lo Swarovski ATX95, al minimo ingrandimento (25x) ha, per esempio, un diaframma Caccia Passione 61


I due caprioli sono vicini ma non sullo stesso piano: nell’immagine a sinistra la focheggiatura è sulla femmina adulta in secondo piano; nell’altra foto, viceversa, il fuoco è sulla femmina giovane. Impossibile, in Digiscoping mettere a fuoco entrambi i soggetti.

f/11.5; al massimo ingrandimento (70x) ha f/27,5 ; L’ATX 85 a 25x ha f/8.8; a 60x f/21.2; L’ATX 65 a 25x ha f/9.5 e, a 60x ha f/22,1. Grazie all’alto indice di luminosità l’impressione visiva è più elevata, sia in osservazione che in Digiscoping anche (e soprattutto) con poca luce. L’alto valore crepuscolare dei lunghi di qualità è un fattore fondamentale nella fotografia naturalistica rivolta ad animali selvatici, anch’essi prediligono le ore crepuscolari dell’alba e del tramonto. La profondità di campo, nella fotografia normale, è in relazione diretta con il diaframma. Ma in Digiscoping, rapportata ai maxi-ingrandimenti è assai scarsa e poco regolabile pur con la fotocamera dotata di obiettivo. Ciò a dispetto dei diaframmi “chiusi” e fissi

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del lungo. Il soggetto viene esaltato al massimo, trascurando e/o rendendo poco leggibile lo sfondo. Volutamente. Ciò esige un’accurata messa a fuoco nel punto voluto: tipico l’esempio di un capriolo (frontale): muso a fuoco e fondoschiena un po’ “sfocato”; oppure, quando si hanno due soggetti vicini ma non sullo stesso piano: se la focheggiatura si concentra su uno dei due soggetti, l’altro rimane “sfocato”, e viceversa. In pratica, la profondità di campo diventa un elemento creativo: esaltando un camoscio a scapito dello sfondo si ottiene l’immagine di un camoscio nel suo habitat montano; viceversa, diaframmando al massimo per leggere lo sfondo, otterremo un’ottima immagine della montagna con un camoscio che vi abita.


Digiscoping

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Chiusura alla maremmana Caccia al cinghiale. Photo-reportage di una grande braccata di fine stagione nella bassa Maremma Toscana. di Vincenzo Frascino Organizzata dall’Armeria Metelli e con il puntuale supporto logistico della squadra Terzo Mondo di Pescia Fiorentina (GR), sabato 27 gennaio si è svolta una splendida braccata di fine stagione presso l’AFV LA CAPITA, una delle più belle aziende della bassa Maremma Toscana. Oltre 100 cacciatori provenienti da più parti dello stivale si sono ritrovati ad insidiare i cinghiali nel fitto forteto della maremma. Non sono di certo mancate le emozioni suscitate da intensi abbai a fermo e adrenaliniche canizze. Il ricchissimo carniere, la perfetta organizzazione e il conclusivo momento conviviale hanno reso la giornata indimenticabile per la maggior parte dei partecipanti.

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Photogallery

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Veterinaria

Diabete: Cause, diagnosi e terapia nel cane

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Diabete: Cause, diagnosi e terapia nel cane di Redazione

Non tutti lo sanno, ma il diabete non è un problema che riguarda solo l’uomo. Anche i nostri animali possono esserne colpiti e in quel caso meritano cure e attenzioni specifiche. Scopriamo insieme come comportarci con un cane affetto da diabete.

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e il cane soffre di diabete lo si capisce presto: normalmente inizia a bere molto più del solito, urina con molta frequenza, ha molta più fame e dimagrisce in maniera sospetta e anomala. Un’attenzione in più va riservata alla situazione nel caso in cui il cane abbia fra i 6 e gli 8 anni, periodo durante il quale normalmente il diabete si manifesta con maggiore frequenza (da notare che comunque il diabete può comparire, secondo quanto ci dicono i veterinari, dai 4 ai 14 anni). Se tutte le condizioni dette sono valide, ma anche se si ha semplicemente il sospetto è bene portare il cane dal veterinario. La diagnosi precoce è importante visto che il diabete, se tralasciato può causare complicazioni anche piuttosto gravi.

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Quale diabete? Ce ne sono almeno di due tipi diversi: il mellito, il pià classico, e l’insipido che è più raro ma non meno complicato. L’una e l’altra forma di diabete hanno davvero pochissimo in comune. Oggi ci concentreremo sul mellito, causato da un deficit di un ormone che secerne il pancreas, la famosa insulina. Lo scompenso in questione provoca condizioni anche molto gravi di disordine metabolico degli zuccheri. A loro volta queste comportano un aumento pericoloso della glicemia con tutti i problemi che ne discendono. La presenza degli zuccheri nelle urine a quel punto diventa allarmante e urge una soluzione già che il diabete è una patologia che può portare, se trascurata, alla morte.


Veterinaria

La diagnosi Non tutti lo sanno, ma è una malattia molto diffusa fra i cani adulti; ne soffrono 1 cane su 200 e colpisce molto più le femmine rispetto ai maschi. In realtà la scienza non individua razze più o meno soggette alla patologia anche se a livello statistico sono le razze più piccole a soffrire di diabete mellito con maggiore frequenza. Per quanto non si abbiano certezze in merito, è sicuro che a causare la malattia siano una serie di condizioni che si verificano insieme: - predisposizione genetica; - obesità; - infezioni; - farmaci; La diagnosi precoce è importante e l’unico a

poterla fare è il veterinario. Il cane dovrà essere sottoposto ad esami del sangue e delle urine. L’importante è che sia a digiuno. Il tasso di zuccheri riscontrato con le analisi nel sangue e nelle urine darà una risposta certa. La terapia Dopo gli esami di routine potrà essere previsto il giusto iter terapeutico che varia per ciascun cane. In genere la terapia farmacologica è indispensabile: consiste nella somministrazione sotto cutanea di insulina. Ce ne sono di diversi tipi ma pare che la più efficace per i cani sia quella di origine suina. E’ da ricordare che l’insulina dà nel cane effetti diversi rispetto a quelli dati all’uomo. Questi sono infatti molto più rapidi ma anche meno duraCaccia Passione 71


turi, e questo elemento non va sottovalutato. La terapia farmacologica non risolve da sola la situazione. Il cane deve essere sottoposto ad una serie di attenzioni alimentari con l’obiettivo di: - eliminare il problema obesità; - determinare una precisa frequenza dei pasti; - determinare sessioni giornaliere di esercizio fisico; - precisare un apporto calorico quotidiano da rispettare.

muscoli. Il proprietario dal canto suo dovrà portar con sé zuccherini, frutta candita o acqua zuccherata visto che il rischio di ipoglicemia è dietro l’angolo. I segnali principali che ci avvertono del calo glicemico sono la debolezza improvvisa del nostro ausiliare, testa costantemente piegata, crisi convulsive o nel peggiore dei casi collasso.

Alimentazione del cane diabetico Senza voler scendere nel dettaglio, visto che ogni cane fa storia a sé, è bene ricordare coLe complicazioni munque che in commercio esistono mangimi Se la terapia non è repentina o rispettata con pensati per chi soffre di diabete, contenenti precisione le complicazioni possono essere tutti i nutrienti indispensabili per una terapia anche molto preoccupanti: si può incorrere alimentare efficace. ad esempio in chetoacidosi diabetica, perdita drastica di peso, cataratta, infezioni batteriche, pancreatiti. Insomma tutte ulteriori patologie da non sottovalutare. Diabete nel cane da caccia Quando a soffrire di diabete mellito è il cane da caccia le attenzioni devono aumentare. Non tutti sanno ad esempio che durante i periodi di intenso lavoro le dosi di insulina vanno ridotte. Durante la giornata di caccia infatti l’esercizio fisico riduce la presenza di glucosio e migliora la mobilizzazione dell’insulina visto il maggiore afflusso di sangue nei Caccia Passione 72



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