Mostro Cinema

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Mostro Cinema di Sebastiano Barcaroli

Illustrazioni: Federico Milella Art direction e grafca: Sebastiano Barcaroli

Prima edizione: Novembre 2024 © 2024, Solone srl

Tutti i diritti riservati Collana Saggistica, 6

Ordini e informazioni: info@burno.it burno.it

Stampato in Cina, Novembre 2024

La casa editrice e gli autori con questa opera intendono assolvere a una funzione di informazione. A tal riguardo ogni illustrazione originale assolve al compito di omaggio all’importanza del flm, dell’attore, del personaggio o dell’oggetto ritratti.

sebastiano barcaroli illustrazioni di federico milella

STrO CI mA

guida illustrata alle più terrificanti creature del grande schermo

introdu one

LLA PAROLA “MOSTRO” HA UN’ORIGINE INTERESSANTE E COMPLESSA, RADICATA NELLA STORIA E NELLA LINGUISTICA. Deriva dal latino monstrum, che significa “prodigio”, ma anche “anormalità”, e proprio questo termine a sua volta proviene dal verbo monere, ovvero “ammonire”. Nel contesto dell’antica Roma quindi, un monstrum era considerato un presagio degli Dei, visto come un avvertimento che qualcosa di straordinario o insolito stava per accadere. Questi eventi o esseri ritenuti fuori dall’ordinario potevano essere sia positivi sia negativi. Solo il tempo, e la paura, ha fatto prevalere la connotazione negativa. L’idea stessa di qualcosa che ammonisce si è evoluta nel tempo fino a includere qualsiasi cosa considerata anormale, innaturale o deformata, sia fisicamente che moralmente. Così, un “mostro” è diventato qualcosa di temuto e spesso associato a qualità negative, come la pericolosità, la malvagità o la deformità. Questa evoluzione semantica riflette il modo in cui le società umane tendono a percepire e reagire a ciò che è sconosciuto o inaspettato. UN “MOSTRO” NON È SOLO UNA CREATURA SPAVENTOSA O UN ESSERE DEFORME, MA RAPPRESENTA ANCHE LE PAURE E LE ANSIE COLLETTIVE RIGUARDO ALL’IGNOTO E ALL’INCOMPRENSIBILE. Temiamo ciò che non comprendiamo, come ben sapevano E.A. Poe, H.P. Lovecraft e in tempi più moderni Stephen King e Clive Barker, per rimanere in ambito letterario. Oggi quindi la connotazione di “mostro” è negativa, ma è anche un termine che rivela il pregiudizio intrinseco di chi lo usa. Un “mostro” è ciò che per chi lo guarda è difficile da categorizzare: è un’aberrazione nell’ordine naturale, e diviene quindi naturale, per contrapposizione, il terrore che infonde realizzare l’esistenza di questo corto circuito con la “normalità”, o con ciò che noi consideriamo tale.

Cosa ha fatto il cinema horror, sin dagli arbori, se non raccontarci l’ignoto, l’imponderabile, l’impossibile? Quando si pensa ai “film di mostri”, crediamo di sapere cosa aspettarci: un gigantesco insetto nucleare che calpesta una metropoli moderna, una bestia disumana che perseguita un gruppo di campeggiatori, un demone che si impossessa di una povera adolescente, e così via... MA UN “FILM DI MOSTRI” È PRIMA DI TUTTO IL RACCONTO DELLA BATTAGLIA DELL’UOMO CONTRO LA SUA ORIGINE, L’ETERNA LOTTA DELL’INTELLETTO CHE CERCA DI SCONFIGGERE LA BESTIA CHE È IN NOI. Solo arrivati alla parola “Fine” scopriremo se il protagonista ha accolto o rinnegato la sua mostruosità.

Alieni, demoni, dinosauri alti 30 metri, esseri mutati, serial killer, ma anche clown assassini, macchine infernali e persino bambole di pezza: la minaccia o il fulcro di un film di mostri deve essere quindi qualcosa di non-umano. E se il mondo del cinema ha sempre avuto una relazione speciale con l’ignoto e il terrificante, intrecciando le nostre paure più profonde con la magia della narrazione visiva, i mostri che hanno calcato le scene del grande schermo, grazie a quel loro fascino oscuro che ha catturato l’immaginazione di milioni di spettatori, sono il non-umano reso cult. Mostro Cinema vuole essere un viaggio allucinante attraverso l’evoluzione di questi mostri sul grande schermo e cerca di raccontare film dopo film – senza anelare alla completezza, d’altronde ognuno dei mostri citati meriterebbe un libro tutto suo! – come queste creature fantastiche abbiano incarnato le paure e i desideri di diverse epoche, culture e generazioni.

La figura del mostro nel cinema infatti ha attraversato un’evoluzione complessa e multiforme, rispecchiando le paure, le ansie e i desideri della società in diverse epoche storiche. ANALIZZARE QUESTA FIGURA SIGNIFICA ESAMINARE COME IL CONCETTO DI “MOSTRUOSO” SIA STATO UTILIZZATO PER ESPLORARE TEMI PROFONDI E UNIVERSALI. Nella prima metà del XX secolo, i mostri classici del cinema riflettevano le paure e le ansie di quel periodo. Questi mostri rappresentavano l’Altro, l’inconoscibile e l’incontrollabile, elementi che minacciavano l’ordine stabilito. La creatura di Frankenstein esplorava i temi di creazione e responsabilità, riflettendo le paure legate ai rapidi avanzamenti scientifici e tecnologici, il conte Dracula incarnava la paura (ma anche il fascino) dell’esotico e del sessuale, rappresentando una minaccia alla moralità e alla purezza della società occidentale. Negli anni Cinquanta e Sessanta invece, con l’avvento della Guerra Fredda, i mostri diventano metafore per la paura nucleare e il terrore dell’invasione. Il gigantesco Godzilla rappresenta il terrore dell’energia atomica, gli alieni che si impossessano dei corpi di ignari cittadini ne L’invasione degli ultracorpi (1956) riflettono le ansie dell’infiltrazione comunista, con i mostri che rappresentano l’omologazione forzata e la perdita dell’identità individuale. Con il passare del tempo, il cinema comincia a esplorare il mostro interiore, le paure psicologiche e l’oscurità della mente umana. Un film come Psycho di Alfred Hitchcock sposta l’attenzione dai mostri esterni a quelli interiori, portando gli studi psichiatrici alla portata di spettatore. E ancora gli anni Ottanta e Novanta, quando i mostri furono utilizzati per rappresentare l’alterità e portare all’attenzione un mondo fatto di discriminazione e marginalizzazione. La Mosca esplora il terrore della degenerazione fisica e dell’isolamento, rappresentando la fragilità del corpo umano, The Elephant Man tratta la deformità come metafora per la malattia, la disabilità e l’ostracismo sociale: l’impegno civile entra di diritto tra i temi dei film dell’orrore, non più relegati a semplice intrattenimento.

Negli ultimi decenni, il concetto di mostro si è ulteriormente evoluto, diventando più complesso e sfumato. I mostri non sono più semplicemente antagonisti, ma diventano spesso figure tragiche o antieroi con storie e motivazioni complesse. I film di Tim Burton e Guillermo Del Toro hanno per protagoniste creature che evocano sia orrore che compassione, quando non addirittura ilarità: il cinema dei mostri ci ha insegnato che si può anche ridere della paura.

LA FIGURA DEL MOSTRO NEL CINEMA

È

QUINDI UN RIFLESSO DELLE PAURE E DELLE ANSIE COLLETTIVE, TRASFORMANDOSI NEL TEMPO PER RISPECCHIARE I CAMBIAMENTI CULTURALI, SOCIALI E PSICOLOGICI. Dalla paura dell’ignoto e dell’invasione esterna, alla lotta con l’interiorità e la comprensione della diversità, i mostri del cinema continuano a essere potenti strumenti narrativi che ci permettono di esplorare l’umanità in tutte le sue forme, che mostruoso paradosso!

Mostro Cinema è una mappa da seguire per un viaggio tra pellicole di ogni Paese ed epoca, orientando le proprie paure verso le migliori visioni: centinaia di titoli divisi per categorie che elencano visioni imprescindibili per esplorare come il mostro è stato rappresentato al cinema. Mostro Cinema però non si concentra solo sui mostri visibili sullo schermo, ma racconta anche quei “mostri di bravura” che stanno dietro la macchina da presa: i registi, gli sceneggiatori, gli artisti degli effetti speciali e tutti quelli che negli anni hanno dato vita a queste creature. La passione, l’ingegno e il talento di questi creatori sono gli ingredienti segreti che hanno reso i mostri cinematografici tanto indimenticabili. Attraverso aneddoti, dietro le quinte e una ricca collezione di illustrazioni che richiamano i celebri poster disegnati che hanno reso famosi tanti mostri, ci immergeremo nel mondo affascinante e inquietante di queste creature cinematografice, spesso tanto famose da oscurare la luce delle star con cui condividevano la scena. Scopriremo come il cinema ha saputo trasformare l’orrore in arte, regalando agli spettatori un’esperienza catartica che riflette le nostre paure più recondite e i nostri sogni più audaci.

MOSTRO CINEMA È UNA CELEBRAZIONE DEL TERRORE, DELLA MERAVIGLIA E DELL’INFINITA CAPACITÀ DEL CINEMA DI TRASPORTARCI

IN MONDI SCONOSCIUTI, DOVE I MOSTRI NON SOLO SPAVENTANO, MA ANCHE AFFASCINANO, INCANTANO E, IN UN CERTO SENSO, CI SVELANO QUALCOSA DI PIÙ PROFONDO SU NOI STESSI.

Buona lettura e… mostruosa visione! Sebastiano e Federico

I STrI C SSICI

vampiri , licantropi , mummie e altri brividi : come il cinema ha raccontato le creature pi ù celebri del firmamento del terrore

GNI LUOGO AL MONDO HA IL SUO VAMPIRO. Ci sono gli Strigoi romeni, i Vrykolakas greci, i Vampir bulgari, i Mjertovjec russi fino agli Impundulu africani, i Manananggal filippini e i Jiang shi cinesi. Ogni vampiro ha le sue peculiarità e solo una li accomuna tutti: vogliono il nostro sangue. Ma qual è la loro origine e perché rappresentano il mostro più celebre della società contemporanea?

Volgendo lo sguardo verso l’antichità, troviamo demoni della notte che piegano alla loro volontà gli innocenti anche nella mitologia greca, in quella babilonese (Ekimmu) e quella ebraica (Lilith), ma a diffondere la leggenda di creature immortali, pallide e ghiotte di sangue furono le malattie e le guerre che imperversarono nell’Est Europa del Settecento. La rabbia, per esempio, che si trasmette con un morso e altera il ritmo sonno-veglia e la sensibilità alla luce, o la pellagra, che dona un colorito cadaverico. In quell’epoca poi, con il moltiplicarsi delle leggende sui nosferatu, i non morti, le persone, convinte dalle prime pagine dei giornali che annunciavano l’imminente invasione dei vampiri, cominciarono a disseppellire i cadaveri e trafiggerli con paletti di legno e decapitarli perché non si rianimassero. Chi ha traghettato la figura del vampiro dalle credenze popolari alla cultura di massa? Crediamo erroneamente che sia stato Bram Stoker, con il romanzo Dracula del 1897, ma il primo racconto breve di una certa influenza fu Il vampiro di John Polidori, pubblicato nel 1819, in cui per la prima volta la figura del vampiro abbandona le sue vesti selvagge e indossa i panni di un elegante e fascinoso gentiluomo. Sembra incredibile, ma Polidori scrisse il suo racconto proprio nelle stesse notti in cui Mary Shelley compose Frankenstein o il moderno Prometeo. Oggi i vampiri hanno conquistato il mondo e ovviamente anche il grande schermo, che del mondo è il narratore, in migliaia di forme diverse.

«la notte Nosferatu affonda

i suoi denti nelle vittime e si nutre con il sangue che costituisce un infernale elisir di vita. »

Nosferatu il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau

D C A DI B M S R

(1992) DI FRANCIS FORD COPPOLA CON GARY OLDMAN, WINONA RYDER, ANTHONY HOPKINS

RRESUSCITERÒ DALLA MIA MORTE PER VENDICARE LA SUA CON

TUTTI I POTERI DELLE TENEBRE. Sono queste le parole che il Conte Vlad, l’impalatore, bardato con un’armatura che ricorda muscoli tesi in battaglia, grida furente ai sacerdoti che gli si parano di fronte, prima di conficcare la sua spada in una croce dalla quale sgorgherà sangue.

Il film di Coppola, uno dei grandi successi horror degli anni Novanta, è ispirato al romanzo originale di Bram Stoker – anche se la presenza del suo nome nel titolo è dovuta al semplice fatto che la Universal detiene i diritti del semplice “Dracula” – ma la storia del cavaliere partito per combattere le Crociate per conto di Dio, che rinnegherà una volta scoperto che l’amata moglie, credendolo morto, si è uccisa, assume in questo film una carica disperata che non aveva mai avuto prima.

La trama sceneggiata da James V. Hart si svolge tra una Transilvania gotica e monumentale che dorme malsana nel suo passato e una Londra dove l’età moderna è agli albori, proiettata verso il futuro industriale. Dracula rappresenta il passato che scopre il futuro e ne assapora la linfa vitale, diventandone insaziabile.

«Ho attraversato gli oceani del tempo per trovarti.»

Il Dracula di Coppola è un’orgia di decadenza visiva, un film vertiginoso, girato da un maestro che ha un senso del cinema visionario e immerge lo spettatore nel divertimento dell’incubo, come quando presenta il vampiro in tutte le sue forme possibili, dal perfido vecchio con una capigliatura canuta a forma di cuore, al fascinoso gentiluomo in cilindro, non rinunciando al mostruoso pipistrello antropomorfo, bandendo gli effetti speciali generati al computer e giocando alla pari con l’impressionismo di Murnau e il Technicolor delle produzioni Hammer. Anche le scenografie sono un’opera grandiosa, in cui la stravaganza gotica si intreccia con la Londra vittoriana di lumini a gas e strade avvolte nella nebbia. Il film è una parata di star anni Novanta: oltre al Dracula di Gary Oldman, in cui rivivono il fascino di Lugosi, la ferocia di Lee e la mostruosità di Kinski, c’è l’innocenza di Winona Ryder, l’esaltazione di Anthony Hopkins e la tenerezza di Keanu Reeves. «L’uomo più fortunato che calpesta questa Terra è chi trova il vero amore», dice Vlad guardando una foto di Mina, incarnando l’atroce guerra tra Eros e Thanatos, Amore e Morte, i due sentimenti che alimentano la non-vita senza fine e redenzione del vampiro, mostro che più di ogni altro conosce la disperazione dell’immortalità, ed è contemporaneamente carnefice e vittima della sua sete di sangue.

trama

Anno 1462. Dopo aver conquistato Costantinopoli, il feroce conte Dracula rinuncia a Dio e abbraccia un’eternità di orrore diventando un vampiro, vinto dalla rabbia per l’ingiusta morte della sua contessa. Centinaia di anni dopo, lascia il suo castello in Transilvania per acquistare una proprietà nella Londra vittoriana, dove si trasferisce nella forma di un sinistro dandy, e si mette sulle tracce di una donna identica alla sua defunta moglie: l’innocente Mina.

ATTORI

bela lugosi

È stato un attore ungherese, maschera unica dell’horror anni

Trenta e Quaranta, recitando in decine di film tra cui Il dottor Miracolo, L’isola degli zombies, The Black Cat, Il raggio invisibile e L’uomo lupo Specializzatosi in ruoli di personaggi sinistri, dal carattere perfido e dalla gestualità enfatica, solo in rarissime occasioni Lugosi poté allontanarsi dai cliché di genere – memorabile in questo senso il ruolo nella commedia Ninotchka, accanto a Greta Garbo. Sottoposto a cure mediche, Lugosi divenne dipendente dalla morfina e, dopo che tale dipendenza fu nota ai produttori, perse ogni ingaggio. Concluse la carriera recitando in film a basso costo, l’ultimo dei quali fu Plan 9 from Outer Space di Ed Wood, la cui lavorazione è raccontata in uno dei migliori film di Tim Burton, Ed Wood del 1994, in cui Lugosi è interpretato da Martin Landau, che per il ruolo vinse un premio Oscar, consegnato simbolicamente anche al grande Lugosi.

d cula

USA, 1931 DI TOD BROWNING

UNO DEI FILM SUI VAMPIRI PIÙ ICONICI E

INFLUENTI NELLA STORIA DEL CINEMA. La trama segue la storia del conte Dracula, un vampiro centenario che arriva in Inghilterra dalla Transilvania in cerca di nuovo sangue, fino al momento in cui conoscerà la bella Mina Harker. Tratto in maniera poco fedele dal Dracula di Stoker, vede Bela Lugosi nel ruolo del conte, un personaggio con cui l’attore sarebbe stato per sempre associato, anche se forse era destino, visto che prima di questo film lo aveva interpretato per ben 261 repliche a Broadway. Il suo principe delle tenebre è elegante, sofisticato, soave ed è ancora oggi sinonimo di vampiro. L’accento distintivo, il trucco (che l’attore si faceva da solo), le dita contratte, i capelli impomatati e il mantello sono diventati iconici e hanno plasmato l’idea che il pubblico ha tuttora della figura del vampiro. Il successo del film arricchì la Universal e diede il via a una serie di film con protagonisti mostruosi considerati dei capisaldi del genere horror.

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COREA DEL SUD, 2009 DI PARK CHAN-WOOK

NEL NOME DEL PADRE, DEL SANGUE E DELLO SPIRITO SANTO. Sang-hyun è un prete devoto che viene punito per la sua devozione: offrendosi volontario per aiutare i soccorsi gli viene fatta una trasfusione di sangue, non fosse che quello era sangue vampirico. Da devoto a condannato nel giro, dovrà pregare di resistere alla sete di sangue che si fa strada dentro di lui. Si innamorerà di una giovane donna e insieme esploreranno cosa comporta davvero essere dei vampiri, ovvero vivere ai margini della civiltà cercando di non uccidere le persone. Desolante ma riflessiva, grottesca ma piena di speranza, questa triste favola horror si rivela un thriller romantico con un triangolo amoroso originale tra un vampiro, una donna e Dio.

sciami entrare

SVEZIA, 2008 DI TOMAS ALFREDSON

L’ISOLAMENTO DELL’INFANZIA, L’EMOZIONE DEL PRIMO AMORE, IL DESIDERIO DI SANGUE. Alcuni film sui vampiri sono spaventosi. Alcuni sono cruenti o visivamente sorprendenti. Alcuni sono cerebrali. Alcuni emotivamente risonanti. Lasciami entrare ha tutte queste qualità. Il film racconta la storia di Oskar e della sua amicizia con Eli, una strana ragazzina appena arrivata nel quartiere. Quello che non sa è che la sua nuova amica è in realtà un vampiro antico. La cupa malinconia che avvolge il rapporto tra i due bambini è tra le più realistiche mai catturate sullo schermo, e trasforma il film non solo in un grande horror, ma in un vero e proprio capolavoro.

ammazzava iri

USA, 1985 DI TOM HOLLAND

E SE IL VICINO FOSSE UN VAMPIRO? È esattamente ciò che si chiede Charley quando l’enigmatico Jerry si trasferisce nel quartiere. Quando nessuno gli crede, Charley tenta di raccogliere prove che il suo nuovo vicino vuole segretamente mangiarlo. Anche se alcuni effetti gridano “ANNI OTTANTA” a squarciagola, il film si distingue per il suo approccio ironico, nonché per la disinvolta interpretazione di Chris Sarandon nei panni del vampiro della porta accanto Il film ha dato vita anche a un videogioco per AMIGA, oltre a due sequel e un remake.

Per favore, n mordermi sul collo!

UK/USA, 1967 DI ROMAN POLAŃSKI

UNA COMMEDIA HORROR CHE MESCOLA ELEMENTI DI VAMPIRISMO CON IL TIPICO UMORISMO NERO DI POLANSKI. Il film segue le avventure del vampirologo Abronsius e del suo assistente Alfred. I due si di-

rigono verso il villaggio alla ricerca di prove che dimostrino l’esistenza dei vampiri. Una volta nel villaggio, si trovano coinvolti in una serie di eventi bizzarri e spaventosi che li portano a confrontarsi con una famiglia di vampiri. Il film è noto per il suo umorismo nero, tipico del regista, che sa alternare momenti comici con scene di vera suspense. Per trovare le giuste location, dopo l’iniziale scelta di girare tra le montagne dell’Austria, il set venne trasferito sulle Dolomiti italiane, presso Ortisei e sull’Alpe di Siusi. Ad aggiungere una nota tragica è la presenza di Sharon Tate, una delle attrici principali e all’epoca moglie del regista. Di lì a pochi anni sarebbe stata tragicamente assassinata dai membri della setta di Charles Manson.

nosfera il vampiro

GERMANIA, 1922 DI FRIEDRICH WILHELM MURNAU

UNA PERFORMANCE LEGGENDARIA PER QUELLO CHE SI PUÒ CONSIDERARE IL PRIMO FILM DELL’ORRORE. La trama di Nosferatu segue in gran parte quella del romanzo di Stoker, con il conte Orlok (il nome fu cambiato per questioni di diritti) che si trasferisce in una piccola città tedesca e comincia a diffondere il terrore, mordendo i cittadini e propagando la sua maledizione. Il film è noto per la sua atmosfera cupa e inquietante, con una fotografia suggestiva e una scenografia gotica che contribuiscono a creare un’atmosfera di terrore impareggiabile. Il film è oggi considerato una pietra miliare del cinema espressionista tedesco ed è ricordato per l’iconica interpretazione del suo attore protagonista, Max Schreck –che in tedesco vuol dire “massimo terrore” – che nel ruolo dell’orrido conte Orlok ha reso leggendaria la caratterizzazione spettrale e spaventosa del vampiro. La lavorazione del film fu a dir poco travagliata, sia per le diatribe legali (gli eredi di Stoker citarono il regista e un tribunale ordinò che il film venisse completamente distrutto), che per i comportamenti misteriosi di Schreck.

La lavorazione fu così turbolenta da essere raccontata nel film L’ombra del vampiro. Ma l’eredità di Nosferatu non finisce qui: nel 1979 esce nelle sale Nosferatu, il principe della notte, un omaggio di Herzog a quella che per lui era “la pellicola più importante mai prodotta in Germania”. Il fatto che Klaus Kinski interpreti il conte significa che la follia è ai massimi livelli. Questo remake si crogiola nella bellezza dell’orrore ed è indimenticabile quanto l’originale.

dal t monto all´alba

USA, 1996 DI ROBERT RODRIGUEZ

QUESTO NON È UN FILM, MA SONO DUE! Quentin Tarantino non si accontenta mai di raccontare solo una storia, ma deve sempre accatastare sulla trama principale talmente tanti personaggi, accadimenti, citazioni e depistaggi che non ci sta tutto, e infatti il primo tempo di questo film è un drama su una coppia di fratelli rapinatori e sociopatici in fuga verso il Messico che prendono in ostaggio una famiglia. Una volta superato il confine, scatta l’interruttore horror (che ha la forma di un locale di spogliarelli chiamato Titty Twister) e si trasforma in un cruento western sui vampiri. Entrambe le metà sono rocambolesche e divertenti, e regalano più di una scena iconica, dallo spogliarello con serpente di Salma Hayek alla mattanza sanguinolenta dell’ultima mezz’ora. Il cast vede protagonisti George Clooney, lo stesso Tarantino, e anche l’esperto di effetti speciali Tom Savini si ritaglia lo spassoso ruolo di Sex Machine. A raccontare il background dei bestiali vampiri ci penseranno i due sequel e le tre stagioni della serie TV. solo gli a nti

GERMANIA/UK,
sopravvivono

2013 DI JIM JARMUSCH

LO STRAZIO DELLA MORTE IMPOSSIBILE

E L’EDONISMO DELL’AMORE IMMORTALE. Adam e Eve sono amanti vampiri da più

EFFETTI SPECIALI tom savini

Durante la Guerra del Vietnam, Tom Savini fu un fotografo sul campo: la violenza e la morte vissute in quell’esperienza, a suo dire, lo spinsero verso Hollywood e verso l’horror, genere che i trucchi di Savini contribuirono a rendere sempre più truculento. La sua prima grande occasione gliela dà Romero, che gli affida il trucco di Wampyr del 1978 e poco dopo la creazione di un esercito di morti viventi in Zombi Anche attore e regista, ha diretto diretto, tra gli altri, La notte dei morti viventi, remake del film di Romero.

STUDIOS hammer

Casa di produzione cinematografica britannica fondata nel 1949, è famosa per la serie di horror prodotti dalla fine degli anni Cinquanta. Grazie alla “formula Hammer”, la casa riuscì a rendere famoso l’horror in tutto il mondo con pellicole dai colori estremizzati e protagonisti mostruosi sempre sopra le righe, in totale contrasto con i mostri Universal.

ATTORI

christopher lee

Divenuto famoso per l’interpretazione del conte Dracula, fu anche Francisco Scaramanga in Agente 007L’uomo dalla pistola d’oro e in tempi più recenti il Sith Conte Dooku nella trilogia prequel di Guerre stellari e l’oscuro mago Saruman il Bianco nelle trilogie de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. Fu uno degli attori più prolifici della storia del cinema, la sua carriera conta infatti quasi 280 film, a cui accostò una carriera di cantante. Una volta disse: «È ciò che non si vede, non quello che si vede, che fa paura».

tempo di quanto loro stesso ricordino. Vivono, o sopravvivono, mentre la storia gli passa accanto, affogando il dolore, se mai possano ancora provarne, nell’edonismo e il sangue. Protagonista del film, ancora più dei due vampiri, è la città in cui i due non morti ammirano un’umanità che li evita mentre loro si muovono barcollando in un vasto crepuscolo di ambizioni e promesse tradite. Il fatto che Jarmusch abbia scelto di far abitare le sue creature nelle ombre della notte di Detroit è un colpo di genio: è la città perfetta per chi è impermeabile al dolore.

d cula il vampiro

A SFOGGIARE I FAMOSI CANINI! Esatto, fu proprio in questo film prodotto dalla mitica Hammer che la figura del vampiro acquisì per la prima volta una delle caratteristiche che sarebbe diventata forse quella principale, ovvero i due canini che si allungano donando al suo carismatico sorriso un aspetto famelico, fino a lasciare la loro impronta sul collo della vittima. Il film ha come protagonista Christopher Lee nel ruolo del Conte ed enfatizza il gioco del gatto e del topo tra il cacciatore di vampiri Van Helsing e Dracula. Le interpretazioni dei due protagonisti (Van Helsing ha il volto incredibile di Peter Cushing) sono entrambe iconiche. Il film è noto per la sua fotografia accesa (che avrebbe caratterizzato tutta la produzione horror della Hammer), per i set gotici e per un approccio più esplicitamente sessuale e violento rispetto ai film precedenti su Dracula, insomma un vero cambio di tendenza con le versioni in bianco e nero prodotte dalla Universal. Lee interpretò Dracula un totale di dodici volte, diventando il volto di riferimento per il personaggio per oltre un ventennio, anche in film non prodotti dalla Hammer, come Il conte Dracula, gira-

to in Spagna da Jesús Franco e con Klaus Kinski nei panni di Renfield. Negli anni molti attori hanno interpretato il famoso vampiro, con alterne fortune. Il Dracula di Frank Langella datato 1979 è affascinante, erotico e spietato, quello di David Niven nella commedia Vampira è un donnaiolo circondato di playmates, quello di George Hamilton in Amore al primo morso si ritrova sfrattato dal suo castello e in cerca di fortuna a New York, quello di Udo Kier in Dracula cerca sangue di vergine... e morì di sete!!! si trasferisce in Italia e trova ad aspettarlo (oltre ai sempre ridicoli titoli) un nobile squattrinato. Negli ultimi tempi si è passati da picchi altissimi come Dracula: Pages from a Virgin’s Diary di Guy Maddin, originale opera musicale in bianco e nero in cui il Conte è l’attore orientale Zhang Wei-Qiang, al picco più basso dell’intera filmografia “draculiana”, ad opera (duole dirlo) di Dario Argento, che con Dracula 3D propone un baraccone insostenibile che vale la pena recuperare solo per chiedersi “Perché?”, e poi un redivivo Nicolas Cage è un Dracula perfido datore di lavoro per il suo famiglio nell’action-comedy Renfield.

A GIRL WA S HOME ALONE AT NIGHT

USA, 2014 DI ANA LILY AMIRPOUR UNA DICHIARAZIONE SULLA SOCIETÀ, LA SESSUALITÀ E IL MATERIALISMO. Il debutto di Ana Lily Amirpour è ambientato in una città fantasma iraniana sconvolta da un ribollire politico e sociale, in cui diversi cittadini privati dei diritti civili incontrano una misteriosa donna vestita con chador che si scopre essere una vampira assetata di sangue e di riscatto di genere. Presentato in un ammaliante bianco e nero e con una colonna sonora elettro-pop, il film si afferma come un nuovo standard per gli horror d’essai.

USA, 1958 DI TERENCE FISHER
IL PRIMO DRACULA CINEMATOGRAFICO

ma in

USA, 1977 DI GEORGE A. ROMERO

PER ROMERO UNA DEVIAZIONE DAL SUO TIPICO GENERE ZOMBI CHE ESPLORA GLI

ASPETTI PSICOLOGICI E SOCIALI DELL’OR-

RORE. Martin, interpretato da John Amplas, crede di essere un vampiro. Si trasferisce così dal suo anziano cugino Cuda, il quale, convinto che Martin sia un vero vampiro, cerca di distruggerlo utilizzando tutti i metodi tradizionali. La condizione di Martin è ambigua, non scopriremo mai se sia veramente un vampiro o soffra semplicemente di un disturbo psicologico, e questa ambiguità rende il film affascinante. Martin è incentrato sull’alienazione del suo protagonista, che supera continuamente le linee sottili tra realtà e illusione.

IN RVISTA COL VAMPIRO

USA, 1994 DI NEIL JORDAN

TOM CRUISE. BRAD PITT. ANTONIO BANDERAS. IL VAMPIRO DIVENTA UN SEX SYMBOL

ANNI NOVANTA. Il romanzo gotico di Anne Rice del 1976 sui vampiri della Louisiana diventa un film che ha fatto scuola e ha lanciato nel firmamento delle star Brad Pitt. Louis è un vampiro dallo sguardo triste che racconta la sua storia a un giornalista, storia iniziata tra le strade di New Orleans, la “città dei morti”, nel lontano XVIII secolo. Il racconto di come il vampiro dandy Lestat lo abbia sedotto e vampirizzato è densa di decadentismo e raffinatezza. Il regista Neil Jordan, in collaborazione con il direttore della fotografia Philippe Rousselot e lo scenografo Dante Ferretti, cattura l’esistenza notturna dei due vampiri con sfumature edonistiche e illumina ogni cosa con lanterne soffuse che si proiettano su corpi sempre contratti per la tensione omo-erotica che si respira in ogni singola scena. Una preadolescente Kirsten Dunst cattura l’attenzione nei panni di un’orfana diventata una succhiasangue bambina. Nel 2013 Neil Jordan

tornò a raccontare un’altra storia dall’alta carica sensuale con Byzantium, questa volta descrivendo l’amore tra due donne vampiro.

e addiction

Vampiri a New York

USA, 1995 DI ABEL FERRARA

LA DIPENDENZA DAL SANGUE È COME-

QUELLA DALLE DROGHE. Lo sperimenta Kathleen (Lili Taylor), una studentessa di New York che una notte viene morsa da una vampira. Il suo deterioramento e la sua sempre maggiore necessità di “assumere” sangue, vengono usate da Ferrara – con il suo tipico stile sporco e inquieto – come spunto per riflessioni esistenziali: il vampirismo diventa sostituto del decadimento che deriva dalla vita metropolitana e dalla dipendenza. L’ambientazione newyorkese fa il resto.

ILIGHT

USA, 2008 DI CATHERINE HARDWICKE

I VAMPIRI PIÙ FAMOSI TRA LE TEENAGER

DEGLI ANNI DUEMILA. Ovviamente la saga dei vampiri vegetariani che luccicano sotto il sole non è di quelle che hanno fatto la storia del cinema, e neanche dei vampiri, ma questo aggiornamento del mito in chiave sdolcinatamente teen-romance è stato un fenomeno, prima letterario e poi cinematografico, che non si può ignorare. Senza contare che, anche se sembrano passati cent’anni, ha lanciato il novello Batman, Robert Pattinson. Se siete in vena di gridolini e banalità pseudo-romantiche, eccovi serviti…

BLACU

USA, 1972 DI WILLIAM CRAIN

MASSIMO ESPONENTE DELLA BLAXPLOITATION HORROR E PRIMO VAMPIRO AFROAMERICANO NELLA STORIA DEL CINEMA. Una coppia di arredatori acquista una bara in Transilvania come arredamento per il loro appartamento a Los Angeles. Non sa che la bara contiene il principe vampiro

GENERI

Blaxploitation

La blaxploitation – fusione delle due parole inglesi black (nero) ed exploitation (sfruttamento) –nacque nei primi anni Settanta per attirare il pubblico afroamericano in sala. I film avevano protagonisti e registi afroamericani e colonne sonore soul o funk. Sebbene criticati dagli attivisti per i diritti civili a causa del loro uso di stereotipi, riscossero grande successo. Il termine blaxploitation è stato sempre contestato dagli attori e dai registi che ne presero parte. Tra gli altri horror del genere anche Blackenstein, versione “black” della famosa creatura.

REGISTI

jesÚs franco

Quarantanove anni di attività, oltre centosettanta lungometraggi, la carriera di questo regista spagnolo è costellata di film improbabili e ipnotici, erotici ma politici, stranianti eppure banali, in una parola: incatalogabili. Quando disse: «La mia marginalità non mi ha mai pesato. È sempre meglio che essere il favorito del sistema. L’unica e sola morale è quella della tua coscienza, ed è quella che devi rispettare. Io la notte voglio dormire, non mi piace andare a letto con l’idea di essere un bastardo o un traditore.» riuscì a riassumere la sua intera poetica.

africano Mamuwalde, trasformato in succhiasangue, anzi bloodsucker, da Dracula in persona. Il principe e la moglie Luva scopriranno così il gusto del sangue hollywoodiano. Blacula – oltre al titolo che già è tutto un programma – è il classico film che rivisto oggi fa un effetto terribile, eppure è diventato un cult, grazie al suo protagonista e alla trama improbabile su ogni livello.

Va yros Lesbos

SPAGNA, 1971 DI JESÚS FRANCO

VERSIONE AL FEMMINILE DEL DRACULA

DI STOKER, AMBIENTATA NELLA ISTANBUL

MODERNA E BASATA SU UN INTRECCIO DI

PSICANALISI, EROTISMO E METAFISICA. Il film è una celebrazione psico-sessualizzata della tradizione softcore omosessuale dei vampiri. Come in tutti i film del regista, erotismo e horror si mescolano, in scene oniriche pervase da una colonna sonora psichedelica. Certi film diventano cult per il solo motivo di esistere, altri per veri meriti cinematografici. La carriera di Franco è la terza via: le sue pellicole sono cult per la sola esistenza del loro regista.

le tti di salem

USA, 1979 DI TOBE HOOPER

IL SECONDO ROMANZO DI STEPHEN KING, DATATO 1975, LANCIÒ IL SUO AUTORE NEL GOTHA DEI NUOVI MAESTRI LETTERARI DELL’HORROR. Hollywood si affrettò a trarne vantaggio, e uno dei primi adattamenti di King fu questa miniserie della CBS del 1979 diretta dal Tobe Hooper di Non aprite quella porta. Il prodotto finale è tutt’altro che perfetto: il protagonista è di legno e le troppe trame rendono il film tortuoso, ma c’è un momento così inquietante e spaventoso da giustificare da solo la visione: un vampiro bambino bussa delicatamente a una finestra e chiede di farlo entrare (i vampiri possono entrare nelle case altrui solo se invitati). Innocenza e terrore, da incubo.

30 GIO I DI buio

USA, 2007 DI DAVID SLADE

UNA PICCOLA CITTÀ DELL’ALASKA CADE PREDA DI CREATURE FAMELICHE, E LA PROSSIMA ALBA È A UN MESE INTERO DI DISTANZA… All’epoca andavano di moda i vampiri emo e scintillanti di Twilight, quindi l’uscita di questo adattamento per il grande schermo della miniserie a fumetti di Steve Niles e Ben Templesmith fu balsamo per i veri appassionati di vampiri. Qui i vampiri, guidati dal feroce Marlow, sono ghoul selvaggi, spietati e succhiasangue. L’ambientazione innevata e desertica è utilizzata al meglio.

raga i pe RDuti

USA, 1987 DI JOEL SCHUMACHER

UNA STRAORDINARIA CAPSULA DEL TEMPO PER GLI ANNI OTTANTA E UNO DEI PIÙ

GRANDI FILM SULL’EROISMO INFANTILE DI QUEGLI ANNI. L’adolescente Michael e suo fratello minore, Sam, sono appena arrivati in una nuova città – l’immaginaria località costiera californiana di Santa Carla – con la madre single Lucy e il burbero nonno. Durante una fiera sul lungomare, Michael rimane affascinato da una bellissima ragazza, che lo porta a frequentare una strana e carismatica banda di motociclisti guidata da David. Ma perché David e i suoi strani amici escono solo di notte? Sam si insospettisce e, aiutato da una coppia di specialisti di fumetti horror e autoeletti vampirologi locali, i fratelli Ranocchi, scoprirà una terribile verità, che riguarda anche il nuovo spasimante della madre. Pettinature punk, edonismo, corse in auto e sprezzo della vita altrui, ma anche tanta disperazione: i “vampiri perduti” del film sono, per certi versi, una rivisitazione anni Ottanta dei “ragazzi perduti” del Peter Pan di J.M. Barrie e, nel loro modo sexy-goth, ci ricordano che essere per sempre giovani, come ti assicura il vampirismo, può essere un vero inferno.

mpyr il vampiro

FRANCIA/GERMANIA, 1932 DI CARL THEODOR DREYER

UN FILM DI QUASI CENTO ANNI FA, NOTO PER LA SUA ATMOSFERA SURREALE E IL

SUO STILE UNICO, CHE ANCORA HA MOLTO

DA INSEGNARE. Il film prende come punto di partenza le storie di Sheridan Le Fanu, quindi antecedenti al Dracula di Bram Stoker, e ha come protagonista mostruosa una donna vampira. La trama segue la storia di Allan Grey, un giovane viaggiatore che arriva in un piccolo villaggio francese. Grey inizia a sospettare che il villaggio sia infestato da vampiri e si impegna nella lotta contro le forze oscure che minacciano la comunità. La trama è sospesa tra il mondo reale e quello soprannaturale, creando un’atmosfera inquietante e onirica. Dreyer sperimenta l’uso della luce, delle ombre e del montaggio per creare un’atmosfera tra sogno e terrore. Il film presenta anche effetti visivi sorprendenti per l’epoca, come la trasformazione del vampiro, e si chiede com’è essere morti e risponde nel modo più tragico: indistinguibile dall’essere vivi.

miriam si s glia a mezzanotte

UK, 1983 DI TONY SCOTT

SENSUALITÀ SAFFICA E CAST STELLARE,

IL DEBUTTO IPEREROTICO DI TONY SCOTT

È ELEGANTE E SPAVENTOSO. Catherine Deneuve sfoggia la sua gelida eleganza nei panni di una vampira tentatrice vecchia di secoli stanca del suo ultimo amante/pasto, David Bowie, che a sua volta si rivolge al medico Susan Sarandon per trovare una cura al suo rapido invecchiamento. Adattato dal romanzo di Whitley Strieber, The Hunger (questo il titolo originale, al solito molto più significativo di quello italiano) è un film violento e affascinante, girato con una serietà insolita per il regista (fratello minore di Ridley e autore di film action

come Top Gun e L’ultimo boy scout) e un ritmo glaciale. Il film vanta una fotografia particolarmente ricercata, probabile conseguenza dell’ampia esperienza pubblicitaria di Tony Scott. Importante il ruolo del montaggio in tutta la prima parte, nella quale si avvicendano le immagini del tramonto, la performance dei Bauhaus, la coppia e le scimmie impazzite, e che in seguito ricostruiranno un passato lungo oltre quattromila anni.

Daybrea rs l´ultimo vampiro

USA/AUSTRALIA, 2009 DI MICHAEL E PETER SPIERIG

IN UN FUTURO NON TROPPO LONTANO I

VAMPIRI HANNO CONQUISTATO IL MONDO. MA FORSE ESISTE UN MODO PER TORNARE INDIETRO. Il mondo è stato conquistato dai vampiri e gli umani vengono allevati per il loro sangue. L’ematologo Edward Dalton sta cercando di trovare un sostituto del sangue umano che, secondo lui, potrebbe cambiare l’intero destino della razza umana. Con le sue influenze fantascientifiche che vanno da Philip K. Dick ai romanzi young adult di moda negli ultimi anni, Daybreakers rappresenta un’originale anomalia action, data anche la mancanza di veri e propri “film di fantascienza sui vampiri”.

yakuza apoca pse

GIAPPONE, 2015 DI TAKASHI MIIKE KAMIURA È UN VECCHIO E RISPETTATO BOSS YAKUZA CON UN SEGRETO: È UN POTENTE VAMPIRO CHE, AVENDO DECISO DI NON NUTRIRSI PIÙ DI CIVILI INNOCENTI, È SEMPRE PIÙ DEBOLE. Takashi Miike è uno dei registi più coraggiosi e ambiziosi di sempre, e i suoi oltre 100 film sono lì a dimostrarlo. Yakuza Apocalypse è una combinazione di generi in cui i vampiri fanno cose che la loro specie non ha mai fatto prima in un film, tra cui combattere contro un otaku vestito da rana gigante

ALTRI FILM el conde

2023 DI P. LARRAÍN

E se il dittatore cileno Augusto Pinochet fosse un vampiro centenario?

dark shadows

2012 DI TIM BURTON

La coppia Burton/ Depp sforna una commedia stralunata con protagonista il confuso vampiro Barnabas.

underworld

2003 DI LEN WISEMAN

Primo di una infinita seire di film con protagonista la vampira in latex

Selene. Coatto, ma in fondo divertente.

videoblog di un vampiro

2013 DI LEE/PROWSE

Mockumentary ben realizzato su due amici il cui “viaggio della vita” prende una piega vampiresca.

demeter

il risveglio di dracula

2023 DI A. ØVREDAL

La Demeter era la nave che trasportò Dracula dalla Transilvania in Inghilterra. Ecco cosa successe durante quel viaggio…

zora la vampira

2000 DI MANETTI BROS. Dracula raggiunge Roma per trovare i suoi eroi televisivi, incontra invece Micaela Ramazzotti e Carlo Verdone.

stress da vampiro

1989 DI R. BIERMAN

Nicolas Cage è un vampiro nevrotico, e si trasforma nel famosissimo meme.

«Si sbaglia,

quel corpo non è un cadavere, quel corpo non ha mai vissuto, l'ho creato io dal niente! L´ho fatto io con le mie stesse mani, con i corpi che ho sottratto dalle tombe, dalle forche, dappertutto!»

frankenstein di James Whale

C F S IN DI

Molte novelle gotiche dell’orrore iniziano così, ma la vera storia della genesi di questo celebre mostro è più oscura di qualsiasi invenzione, una storia iniziata oltre duecento anni fa, in una piovosa notte del maggio 1816, quando Mary Shelley, l’autrice di Frankenstein o il Prometeo moderno, ha soli diciannove anni.

Mary ha una vita agiata, ma non per questo scevra di dolori: la madre è morta poco dopo il parto e ha già perso un figlio. Con questo fardello, e di nuovo incinta, Mary raggiunge insieme al marito Percy Shelley e all’amico Lord Byron, esponenti del Romanticismo, la tetra Villa Diodati, sulle Alpi svizzere. Durante la prima notte, ispirati dalla lettura di storie di fantasmi, il gruppo decide che ognuno comporrà il proprio racconto dell’orrore. Al mattino Mary aveva delineato il suo, incentrato su uno scienziato, il dottor Victor Frankenstein, che con l’intenzione di prolungare la vita, crea un essere umano costituito da parti del corpo raccolte da tombe. La creatura di Frankenstein è nata.

Il sottotitolo del romanzo evoca il primo scienziato della mitologia greca che ruba il fuoco a Zeus e lo dona all’umanità. Zeus lo punisce facendogli strappare il fegato da un’aquila per sempre. Nel romanzo, Frankenstein crea la vita e quindi sfida Dio, e per questo viene punito per aver osato tanto in nome del progresso. La parola “mostro” ha due funzioni: rappresenta una creatura mai amata, che può solo avere un “non nome” (e l’esperienza del figlio perso deflagra nella tematica principale); la seconda funzione sta nella sua etimologia: moneo, cioè “ammonire”.

La Creatura ci ricorda ancora oggi che la Scienza è fatta di dibattiti morali e di responsabilità a cui deve sottendere ogni scoperta, anche la più rivoluzionaria.

Nella cinematografia, questo potere comunicativo è venuto meno e la Creatura si è trasformata – tranne rarissime occasioni – nella quintessenza del male.

trama

Il film espande il romanzo gotico originale di Shelley. Sedotto dalle proferte di un vecchio collega, il dottor Frankenstein torna con riluttanza al laboratorio dove aveva dato vita alla Creatura – che intanto scopriamo essere sopravvissuta al finale del primo film – e le costruisce una compagna per sottomettere la sua orribile creazione ai suoi voleri. Le conseguenze saranno persino più disastrose del precedente esperimento.

U U

NO DEI PIÙ NOTI ESEMPI DI SEQUEL CHE SUPERANO

L’ORIGINALE. Al giorno d’oggi, è praticamente scontato che un film di successo abbia un sequel, ma nel 1931 non era così. Solo gli esorbitanti incassi del Frankenstein di James Whale convinsero la Universal a dare un seguito alla storia della Creatura, regalando al mondo uno dei migliori horror di sempre e a creando di fatto il primo universo condiviso della storia del cinema.

La moglie di Frankenstein si basa sulla premessa che il mostro sia sopravvissuto al tentativo della folla inferocita di distruggerlo alla fine del primo film. Ferito e disperato, il mostro vaga finché non incontra un eremita cieco, che calma la bestia suonando il violino e le insegna a parlare. Verrà poi catturato dal dottor Pretorius, un eccentrico scienziato che comanda un’orda di minuscoli homuncoli e convince il dottor Frankenstein a dare vita a una nuova mostruosità, questa volta dalle fattezze femminee. I due scienziati animano la loro nuova creazione dalla bellezza grottesca e dall’alta chioma corvina caratterizzata da un fulmine bianco, ma anche lei respinge il mostro urlandogli contro inorridita.

Annunciato solo come “Karloff” nei titoli di coda e nei poster, Boris Karloff affina la sua interpretazione della Creatura (anche se l’attore si oppose all’idea di far parlare il mostro), ma la vera e indimenticabile protagonista del film è Elsa Lanchester, che pur apparendo per meno di cinque minuti nel disperante finale, rimane un personaggio indelebile nella storia di Hollywood. La Lanchester ha persino un doppio ruolo: il film si apre infatti con un prologo in cui l’autrice della novella, Mary Shelley in persona, è in salotto con il marito Percy e Lord Byorn, dichiarando a loro e allo spettatore che c’è altro da raccontare dopo la parola “Fine” del suo romanzo. Il titolo suggerisce l’importanza vitale del ruolo della Moglie, e la sua breve apparizione anti-climatica conquista, per usare le parole dello scrittore Neil Gaiman, “la rilevanza principale in una pellicola ricca di simbolismo cristiano, interpretazioni queer – Whale, regista apertamente gay, voleva incoraggiare il pubblico a simpatizzare con il mostro come metafora dell’emarginato – e temi femministi, facendole guadagnare il diritto di essere il personaggio più importante del film”. Sembrava impossibile l’impresa di creare un’icona horror nel sequel di un film che già ne aveva vista nascere una e nel giro di una comparsata, eppure l’urlo straziante della moglie di Frankenstein ancora riecheggia nelle nostre orecchie.

«io voglio amica come me!»

G E DI F S IN

(BRIDE OF FRANKENSTEIN) USA (1935) DI JAMES WHALE CON ELSA LANCHESTER, BORIS KARLOFF, COLIN CLIVE

STUDIOS universal

Fondato nel 1912, è il più antico studio cinematografico degli Stati Uniti. Viene idolatrato dagli appassionati dell’horror per la creazione, tra gli anni Trenta e Cinquanta, di un universo (oggi diremmo condiviso) di mostri “classici” che hanno segnato l’iconografia di ognuno di essi. Cessata la produzione di horror dopo gli scarsi incassi di commedie che ormai ridicolizzavano la figura del mostro, negli anni Duemila la casa di produzione decise per un reboot dei personaggi, partendo dal fallimentare La mummia con Tom Cruise, che però stroncò il progetto sul nacere. Negli ultimi tempi, L’uomo invisibile è il primo passo per un nuovo universo mostruoso.

ATTORI

boris karloff

Britannico e dal viso indimenticabile, fu uno dei più grandi divi del cinema horror. Il suo è di diritto il “vero” Frankenstein, ma fu capace anche di spaziare fino ai dischi di fiabe di Andersen per bambini.

FRANKENS IN

USA, 1931 DI JAMES WHALE

FORSE SUPERATO DAI SUOI PRIMI DUE SEQUEL, L’ESORDIO DELLA CREATURA INTERPRETATA DA BORIS KARLOFF RIMANE IL PIÙ

ICONICO FILM DELLA UNIVERSAL. Tecnicamente superiore e con una regia assai più coinvolgente del Dracula con Bela Lugosi, questo film ha ovviamente la sua punta di diamante nella grande interpretazione di Boris Karloff nei panni del “mostro”, forse la prima volta in cui gli spettatori provarono per un ruolo del genere il pathos che il cinema horror può donare. Il trucco della creatura fu studiato e ristudiato per settimane e ha stabilito più di ogni altri un’iconografia mostruosa che non si è mai più cancellata dall’immaginario (e ancora oggi il suo copyright è proprietà della Universal). Karloff si sottoponeva a ore di trucco, a opera del grande Jack Pierce, responsabile del reparto trucco della Universal), e per tutta la vita portò delle cicatrici dovute all’applicazione dei finti elettrodi ai lati del collo. Il costume pesava 22 chili e sotto i vestiti nascondeva una struttura metallica che rendeva l’incedere del mostro rigido e spaventoso, completavano il tutto le scarpe, ognuna del peso di 6 chili. A differenza dei sequel si può dire che in realtà non esiste un vero antagonista nel primo film: il mostro è una figura pietosa che si scaglia contro un mondo che istintivamente lo condanna nel momento in cui gli posa gli occhi addosso. La creatura di Frankenstein è la forma mostruosa che assume il fallimento dell’umanità con la sua arroganza e mancanza di empatia.

FRANKENS IN DI MARY SHELLEY

USA/UK, 1994 DI KENNETH BRANAGH

L’ADATTAMENTO PIÙ ACCURATO DEL ROMANZO PIONIERISTICO HORROR DI FANTASCIENZA DI SHELLEY FINO A OGGI. Il film fa parte di una serie di classici horror che furono prodotti dalla TriStar Pictures negli

anni Novanta, tra i quali figurano Dracula di Bram Stoker, Wolf - La belva è fuori e Mary Reilly, che tentavano di riportare in auge le figure del vampiro, dell’uomo lupo e del Dottor Jekyll. Nel 1794, l’avventuroso Capitano Walton guida una spedizione al Polo Nord. Quando la loro nave rimane intrappolata nel ghiaccio, Walton e il suo equipaggio incontrano il misterioso Victor Frankenstein, che inizia a raccontare la sua raccapricciante storia… Il film è famoso per aver scelto Robert De Niro nei panni rattoppati e nel viso ustionato della creatura. All’epoca questa scelta causò più di un’alzata di sopracciglio, ma rivisto oggi De Niro è senza dubbio la parte migliore del film: scandaglia le profondità del personaggio e riesce a trovare una vera anima nel suo mostro. La scena della Creatura nella capanna nel bosco di un umile contadino, il centro tematico ed emotivo del romanzo di Shelley, acquista sfumature mai così emozionanti proprio grazie all’interpretazione di De Niro.

Go ic

UK, 1986 DI KEN RUSSELL

UNA RIVISITAZIONE NEVROTICA DELLE NOTTI IN CUI LA GIOVANE AUTRICE MARY SHELLEY SCRISSE IL SUO CAPOLAVORO. Quello che fu probabilmente uno degli eventi più importanti della storia letteraria dell’orrore, viene raccontato con un tono frenetico e con una prospettiva grandangolare a volte sconnessa ma sicuramente d’impatto. Natasha Richardson fa un lavoro esemplare nel ritrarre Mary, dando al pubblico un personaggio che funge da unica àncora emotiva nel susseguirsi di incubi, visioni e scene da videoclip. Gothic punta tutto sulla sua confezione fuori dai binari, presentata come fosse una raccolta di storie dell’orrore che richiama la Phantasmagoria, ovvero quella che agli albori di ciò che poteva essere considerato cinema era una forma di teatro horror nota per terrorizzare

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