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Quale ambientalismo contro la crisi climatica?

- Giovani Federalisti Europei
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2 Eureka GFE - Giovani Federalisti Europei•Dicembre 2022 S ommario Per collaborare con noi, contattaci a: gfe.verona@gmail.com! Rivista del gruppo studentesco GFE - Giovani Federalisti Europei Con il contributo dell’Università degli studi di Verona. Responsabile del gruppo studentesco: Maddalena Marchi. Direttore: Tommaso Cipriani. Co-diretto re: Andrea Zanolli. Collaboratori: Gianluca Bonato, Giacomo Brunelli, Carlo Buffatti, Tommaso Cipriani, Lea Dietzel, Gabriele Faccio, Francesco Formigari, Alberto Gasparato, Maddalena Marchi, Filippo Pasquali, Andrea Stabile, Alberto Viviani, Filippo Viviani, Sofia Viviani, Andrea Zanolli. Redazione: Via Poloni, 9 - 37122 Verona • Tel./Fax 045 8032194 • www.mfe.it • gfe.verona@gmail.com • Progetto grafico: Bruno Marchese. GFE - Giovani Federalisti Europei Articolor Verona srl Via Olanda, 17 37135 Verona Tel. 045 584733 Fax 045 584524 P.I. C.F. 04268270230 REA 406433 Articolor Verona srl ComuniC azione GrafiC a Via Olanda, 17 - 37057 Verona Tel. 045 584733 email: articolor@articolor.it Stampato da Editoriale Eureka: un numero speciale pagina 3 Rubrica Erasmus: Praga (Repubblica Ceca) pagina 14 In favore dell’azione: Extinction Rebellion secondo Lorenzo Masini pagina 10/11 Con Ultima Generazione ho scelto la disobbedienza civile pagina 4/5 Qual è l’interesse nazionale? pagina 12/13 Nei meccanismi amministrativi per cambiare le cose: intervista a Tommaso Ferrari pagina 6/7 Elisa Lista: l’incontro e l’ascolto per la causa ambientale pagina 8/9 Attività di sezione: cosa abbiamo combinato negli ultimi mesi pagina 15

Editoriale Eureka: un numero speciale

• Tempo di lettura: 4 minuti

In questi ultimi mesi, è aumentata la visibilità delle attività estreme messe in atto da certi militanti ambientalisti. I bloc chi stradali e gli imbrattamenti delle opere d’arte hanno raggiunto sia le prime pagine di tutti i maggiori quotidiani europei, sia i pensieri e le chiacchiere dei cittadini comuni. Anche all’interno della nostra sezione, ci si è posti la do manda sull’opportunità di tali gesti e, di conseguenza, la do manda sulla migliore strategia per contrastare il cambiamento climatico. Così, abbiamo pensato di dedicare un’edizione speciale di Eureka su questo argomento.

La riflessione a cui si vorrebbe introdurre in questo numero nasce dagli interrogativi sui vari metodi che i militanti metto no in campo contro il cambiamento climatico. All’interno del ventaglio di militanti che contrastano la crisi climatica, infatti, si ritrovano diversi metodi di azione in vista dello stesso obiettivo. E nelle ultime settimane lo si è visto bene, con la contrapposi zione fra chi scende in piazza sull’esempio di Greta Thunberg e chi imbratta la sede della RAI.

Il nostro obiettivo, quindi, è quello di mettere a confron to, tramite delle interviste, tre diversi metodi di azione di quattro militanti veronesi. Nella speranza che risaltino le differenze, abbiamo pensato di affiancare l’intervista ad Ales sandro Berti, militante di Ultima Generazione impegnato nel corso degli ultimi mesi in azioni drastiche (sciopero della fame, blocco del traffico…), l’intervista a Tommaso Ferrari, attual mente Assessore all’ambiente del Comune di Verona e l’intervista a Elisa Lista, militante di Fridays for future impe gnata nella sensibilizzazione tramite azioni che potremmo de finire classiche (manifestazioni, dibattiti, flash mob…). Infine, ci sarà spazio anche per l’intervista a Lorenzo Masini, membro di Extinction Rebellion e di Scientist Rebellion che ha pas sato anche un periodo di detenzione in Germania per le sue manifestazioni.

Fin d’ora va specificato che non è nostra intenzione prende re posizione. La posizione federalista, infatti, non interferisce con alcuna delle scelte degli intervistati. E, peraltro, anche le scelte e le azioni degli intervistati non sono fra loro in comunicabili. Eppure, in questo editoriale, vorremmo dedicare comunque poche righe a un paio di punti che fanno parte della teoria e dell’azione federalista, riprendendo in particolare alcu ni dei temi toccati dagli intervistati. Innanzitutto, una posizione chiara va presa sulla necessità di costruire istituzioni che possano affrontare i problemi del nostro tempo. Le buo ne intenzioni e le esortazioni non bastano: sono le istituzioni a poter agire efficacemente e durevolmente. Questo vale anche

nel caso della lotta al cambiamento climatico: per quanto lo sforzo di gruppi di cittadini possa agevolare il processo, le de cisioni fondamentali devono passare dalle istituzioni. A questo si aggiunga che la dimensione del cambiamento climatico, che non conosce confini e che richiede urgenza, mostra quanto sia necessario procedere con interventi strutturali che vincolino gli stati e i cittadini con azioni congiunte. In altri termini, solo un governo (o un ministro per l’ambiente) europeo e, addirittura, mondiale, possono affrontare sistematicamente questa que stione. Se il governo mondiale appare oggi ancora lontano, il governo europeo no e la questione ambientale, al contrario, potrebbe essere la spinta motrice per il cambiamento istituzio nale che permetterebbe all’Unione Europea di superare i mec canismi malfunzionanti del metodo intergovernativo. Oltre a uno spicchio di sovranità, tale governo europeo dovrebbe avere un potere fiscale autonomo. È questa, infatti, la riforma fondamentale che può cambiare la storia dell’Unione Europea (come cambiò, nel 1913, la storia degli Stati Uniti).

Infine, un ultimo punto su cui si basa il nostro Movimento. Per noi la politica non è solo quella delle elezioni. Nella storia del nostro Movimento, infatti, si è ritenuto che il metodo di azio ne migliore per la nostra battaglia fosse quello del movimento e non del partito. Non è nel nostro interesse immischiarci in ogni singola e divisiva questione di stampo nazionale, come è richiesto a un partito. Il nostro obiettivo è semmai quello di unire il fronte di chi ritiene che l’Europa sia da integrare e da unire, rivolgendoci sia ai cittadini sia alle istituzioni. In poche altre parole, la politica non la fa solo chi si candida. E, anzi, va affermato con convinzione che sono soprattutto le proposte, le idee e i movimenti politici dal basso a fare la differenza

Eureka 3 Dicembre 2022•GFE - Giovani Federalisti Europei
diAndrea Zanolli

Con Ultima Generazione ho scelto la disobbedienza civile

«C• Tempo di lettura: 5 minuti da persone che sbagliano a porsi e sbagliano le moda lità di azione».

iao! Sono Alessandro Berti, ho 40 anni, abito a Verona e lavoro in una piccola azienda agricola locale». Si racconta così Alessandro, attivista del collettivo di ambientalisti “Ul tima Generazione”.

Anche se non concorda affatto con questa defini zione: «Non mi piace essere definito attivista ambien talista. Non porto avanti una battaglia per l’ambien te, ma per la vita delle persone in questo ambiente. “Attivista” rischia di scollarmi dalla realtà. Mi defini sco piuttosto un cittadino preoccupato. Non approvo nemmeno chi parla di battaglia ambientalista, di lotta contro la crisi climatica: sono perifrasi inutili. Battaglie e lotte vengono portate avanti da anni senza successo,

A proposito di azione, Alessandro, ti sei ripreso dopo gli ultimi 26 giorni di sciopero della fame?

«Mi sento bene, sto mangiando normalmente da un mese. Seguendo qualche piccolo accorgimento, ho re cuperato in fretta. Sono sparite le insonnie notturne».

Com’è nato il tuo – se non vogliamo definirlo attivismo ambientalista – impegno civico collega to alla crisi climatica?

«Mi sono avvicinato ad Extinction Rebellion durante il primo lockdown dovuto al Covid. Quindi essenzialmente dal periodo marzo-giugno 2020. Mi hanno attratto le tre richieste: dire la verità (quindi denunciare la crisi climati

4 Eureka GFE - Giovani
Europei•Dicembre 2022
Federalisti
diGiacomo Brunelli Alessandro Berti durante il suo sciopero della fame

ca), agire ora (ovvero abbassare le emissioni di gas serra), assemblea dei cittadini. Prima mi interessavo di attualità politica e ambiente, senza occuparmene in prima perso na. Gestivo un giornale online di civil journalism».

I Fridays For Future però sono attivi dal 2018. Perché non ti sei unito a loro?

«Ciò che fanno i Fridays For Future non mi convince. Vanno avanti a protestare dal 2018 e i risultati sono stati minimi. Credono che basti piantare alberi, ridurre i consumi, utilizzare le borracce e i bicchieri di carta, passare ad una dieta vegetariana/vegana. Trovo sba gliato puntare il dito sulle scelte del singolo cittadino. È il governo che deve prendere queste decisioni. Ma il governo non vuole ascoltarci e allora le marce non ser vono, i cortei neppure. Solo le azioni di disobbedienza civile sono un valido strumento per ottenere l’ascolto necessario».

Ed è per questo che hai deciso di unirti ad Ulti ma Generazione?

«Esatto. Mi sono avvicinato ad Ultima Generazione appena è nata, circa un anno fa, perché le sue richie ste sono più specifiche e hanno maggiore possibilità di successo rispetto a quelle di Extinction Rebellion (dire la verità, agire subito). Il destinatario è chiarissimo: il governo italiano. Le richieste sono: rispettare la chiusu ra delle centrali a carbone, blocco delle trivellazioni in mare e a terra, implementare eolico e solare. Per otte nere che queste richieste vengano soddisfatte, portia mo avanti azioni di disobbedienza civile non violenta».

Ecco, a proposito di queste azioni che richiami spesso, non hai paura delle conseguenze penali a cui potrebbero portare?

«Sono consapevole delle conseguenze. Ho già de nunce a mio carico. Ogni disobbedienza civile è un rea to. Ho un foglio di via da Roma di un anno e da Padova da tre anni, ma questo non mi impedisce di tornare a Roma o Padova. Finché non ci sarà un processo grave andrò avanti. E anche qualora ci fosse un processo, sa rei contento, perché si processerebbe un normale citta dino che si impegna per un futuro migliore per sé e per la società. Non sono un delinquente e non commetto reati per mio interesse personale. È l’unico modo per raggiungere gli obiettivi».

Quanto tempo dedichi alle attività con Ultima generazione?

«Quando fai lo sciopero della fame o le azioni di disobbedienza, lo fai 24 h su 24. Ho trascorso gli ultimi due mesi tra Milano e Roma con i ragazzi di Ultima Ge nerazione. Per due mesi non ho fatto altro».

Non credi che sia possibile abbandonare queste iniziative estreme e seguire una via più istituzionale? D’altronde, è quello che cerchiamo di

fare noi della Gioventù Federalista, in tema di crisi climatica: rivolgersi direttamente alle istituzioni, in particolare quelle europee ed internazionali, poiché crediamo che, per quanto sia importante un intervento anche italiano, l’Italia da sola può fare poco e per questo sia necessario un corag gioso intervento degli organi sovranazionali. Che ne pensi?

«Sono esterrefatto, non capisco proprio come si possa ritenere vincente questo comportamento. È da trent’an ni che ci si rivolge alle istituzioni italiane, europee, mon diali senza ottenere nulla. Le cose vanno sempre peggio. Noi siamo in Italia e protestiamo in modo convinto con azioni di disobbedienza civile non violente affinché il go verno italiano ci ascolti e faccia qualcosa. Se tutti i citta dini protestano rivolgendosi a tutti i governi del mondo si potrà ottenere qualcosa. Finora G8, G20, COP varie sono state del tutto inutili. È troppo tardi per aspetta re accordi con entità europee o internazionali, bisogna agire subito. Ormai non mi fido più delle istituzioni: tutti pensano al negazionismo hard di Trump e Bolsonaro, ma c’è anche il negazionismo soft, silente e insito in tutti i governi. Tutte le maggioranze degli ultimi anni, infatti, indipendentemente dal colore politico, hanno portato avanti azioni contrarie alla crisi climatiche, dalla sinistra alla destra, emettendo decreti legge che ci incatenano al carbone, bloccando i progetti per rendere la Sardegna completamente rinnovabile e portarvi invece il metano, riattivando i rigassificatori».

Ma hai comunque deciso di inviare delle lettere ai segretari di partito. Perché?

«Per mostrare che la via istituzionale è stata tentata e che non funziona, e per questo portiamo avanti le azioni di disobbedienza civile.

La mia richiesta era molto semplice: un incontro pub blico sulla crisi climatica, dato che in campagna eletto rale non se ne è quasi mai parlato. Non è stata accolta».

Non temi che i cittadini che si trovano blocca ti nel traffico, o che speravano di poter fare una tranquilla visita agli Uffizi (per la quale hanno magari chiesto ferie e che hanno prenotato da tempo) anziché ascoltarvi non vengano solo infa stiditi? In altre parole, non temi che ci sia il rischio di ottenere, con queste azioni, l’effetto inverso ri spetto a quello sperato?

«No, non credo. I cittadini si fermano e mi danno ragione. Il nostro obiettivo è costringerli a riflettere sulle conseguenze della crisi climatica, anche se non vogliono. Loro aspettano solo 20 minuti: il tempo che serve alla polizia per arrivare, rimuoverci dalla strada e far riprendere il traffico. Credi che sia peggio arrivare 20 minuti in ritardo al lavoro o la desertificazione di un quinto dell’Italia? Deve esserci meno odio e più apertu ra e confronto. Se questo avviene, le nostre azioni non sono più un fastidio per nessuno».

2022•GFE - Giovani Federalisti Europei

Eureka 5
Dicembre

Nei meccanismi amministrativi per cambiare le cose: intervista a Tommaso Ferrari

Anche se da poco in carica, Tommaso Ferrari sembra muoversi già come un esperto all’interno delle mura di Palazzo Barbieri, dove da qualche mese occupa l’ufficio dell’Assessorato all’ambiente.

Sarà probabilmente per la sua forte con vinzione con cui si approccia a questo ruolo, dal quale sente di poter imprimere il proprio marchio per il bene della comunità. In amicizia e consapevoli della sua capa cità comunicativa, abbiamo deciso di intervistarlo come «l’uomo delle istituzioni» nella lotta al cambiamento cli matico nella nostra città. Quel che ne esce è una decisa idea di politica come lavoro in prima persona dentro alla macchina amministrativa, senza la paura di doversi buttare nella mischia o di dover prendere direttamente le decisioni decisive.

Presentati, dicci chi sei.

«Sono Tommaso Ferrari, Assessore a transizione ecologica, ambiente e comunità del Comune di Vero

na. Sono ingegnere ambientale e, professionalmente, mi sono occupato di consulenza aziendale, soprattutto su energie rinnovabili, efficienza energetica e processi di decarbonizzazione».

E quando hai iniziato la tua attività politica? Dove, come, in che contesto?

«Sono stato eletto consigliere comunale a Verona nel 2017 in opposizione e la mia attività politica è co minciata lì, perché non ero stato attivo precedentemen te a livello partitico. Sono stato eletto allora e anche nel 2022 con la lista civica Traguardi. Ho avuto poi altre esperienze di politica attiva in età studentesca, sia come rappresentante di istituto che come rappresentante di facoltà a Padova».

Come sai, abbiamo scelto di intervistarti per il tuo impegno politico all’interno delle istituzioni. In altre parole, la tua voce in questo numero di Eureka è la voce di chi ha scelto di candidarsi e di prendere parte alle tornate elettorali per cercare

6 Eureka GFE - Giovani Federalisti Europei•Dicembre 2022
Tommaso Ferrari tra i banchi del Consiglio Comunale di Verona

di occupare i posti di potere. Quindi, quello che vorrei chiederti è perché ritieni che per contrastare il cambiamento climatico abbia senso e valore far parte di un movimento civico che si presenta alle elezioni?

«Io credo che servano entrambi i punti: serve una società civile che sia il più possibile frizzante e consa pevole, ma serve anche una politica che allarghi questa consapevolezza. Come sappiamo è la politica che de cide gli strumenti con cui una città, in questo caso, si adatta ai cambiamenti climatici e li contrasta. E quindi essere dentro significa tentare concretamente di cam biare le cose. Ma il ruolo della politica, secondo me, è anche quello di allargare il campo delle persone che si ano sensibilizzate e consapevoli rispetto alle problema tiche legate ai cambiamenti climatici. Le manifestazioni servono tantissimo, così come i momenti di dibattito fuori dalla politica, ma poi serve anche una politica che sia consapevole: la politica non è solo assessori, la poli tica è anche la macchina amministrativa. È chiaro che in tutte le pubbliche amministrazioni serve maggior con sapevolezza: essere dentro significa portare un proprio contributo».

Quindi se incontri un giovane appassionato di politica, magari già politicamente attivo, per esempio in un’associazione apartitica, tu gli con siglieresti assolutamente di candidarsi e di cercare un varco nelle maglie del potere?

«Certo! Io credo che la politica sia il massimo impe gno civile che una persona possa avere. Io credo anche che la delegittimazione che abbiamo dato alla politica negli anni abbia fatto malissimo. Serve invece riportare sempre più gente consapevole rispetto ai cambiamen ti climatici all’interno della politica, così che si possano cambiare veramente le cose. Non credo che chi non faccia politica sbagli, credo però che la politica sia un bel modo di impegnarsi a livello pubblico. Non si tratta quindi di un’attività obbligatoria, ma la consiglierei mol to, anche perché di politici sensibili al tema ce n’è molto bisogno».

Venendo ai fatti di questi mesi, vorrei chiederti una riflessione sulle azioni più estreme e radicali che si stanno diffondendo in questi mesi da parte di al cuni militanti ambientalisti, come blocchi stradali o imbrattamenti di opere d’arte. Cosa ne pensi?

«Io credo che ci siano vari metodi per contrastare il cambiamento climatico. Ognuno può scegliere il suo metodo, ma io non credo molto nell’imposizione di pen siero. Credo più nell’accompagnamento e nella consa pevolezza, perché lo scontro secondo me porta quasi sempre a pochi risultati. Lo scontro dà sicuramente vi sibilità al tema, ma non sono convinto che crei quella consapevolezza in più di cui abbiamo bisogno. Dobbia mo ricordarci che la transizione ecologica deve essere anche giusta, quindi noi dobbiamo pensare anche a chi non ha i mezzi per fare questa transizione. Parlo per esempio di spostarsi in maniera più smart, perché ba

nalmente l’autobus non passa o non si hanno i soldi per comprare una nuova macchina o non si ha accesso alla pista ciclabile. Quindi va evitata la colpevolizzazione di chi non ha i mezzi per fare un cambio di stile di vita. E per questo il processo deve essere di coinvolgimento e non di rottura. Certo la rottura, anche drastica, ci deve essere dal punto di vista di cambio di politiche, penso al tema energetico, a come ci muoviamo e a come consu miamo. È chiaro che ci deve essere un tema di rottura rispetto a uno status quo insostenibile, ma piuttosto, come via efficace, renderei obbligatorie ore a scuola sul tema. Poi è chiaro che servono azioni concrete e le manifestazioni dure a cui assistiamo secondo me sono anche sintomo del richiamo di un’attenzione che effet tivamente la politica non sta avendo. Basti vedere come finiscono tutte le COP oppure cosa ci dice la scienza e cosa non stiamo facendo. Sostanzialmente non mi pia ce definire il mondo in bianco e nero e credo che ci sia bisogno di azioni concrete ora, ma tali politiche sono efficaci nel momento in cui capiamo chi dall’altra par te ha determinate abitudini, perché le ha e perché tali persone non accedono a determinate scelte, non sanno o non sono sensibilizzate. Il punto di partenza per me è dunque tirare in barca più gente possibile: questo è il mio primo obiettivo».

A questo punto, allora, parlando del tuo lavoro nelle stanze del potere del Comune di Verona, ci sai dire quali sono gli obiettivi del tuo assessorato e che cosa effettivamente pensi si possa fare dalla tua posizione?

«Adesso il Comune di Verona sta facendo un pia no per la transizione ecologica, all’interno del quale ci saranno vari piani specifici: economia circolare, raccol ta differenziata, mobilità sostenibile, tema energetico, tema di adattamento ai cambiamenti climatici, tema di guida su come tali azioni si possono espletare all’inter no del Comune di Verona. Su quest’ultimo punto, pen so per esempio alle varie manifestazioni che si svolgono a Verona e sulle quali è necessario riflettere per capire l’impatto che hanno. Quindi ci stiamo muovendo con un piano strategico che potremmo definire un piano ombrello sotto al quale vengono racchiusi singoli piani, con l’obiettivo e l’ambizione di centrare gli obiettivi eu ropei della neutralità climatica. E soprattutto l’obiettivo è rendere la transizione ecologica non un fattore sola mente dell’Assessorato all’ambiente, ma che coinvolga tutta la città.

Questa sfida si supera nel momento in cui non solo il Comune, ma anche cittadini e imprese sono coinvol ti. Con questo piano vogliamo quindi connettere i vari mondi della città per affrontare una sfida che è obbli gatoria, ma che può anche portare vantaggi alla città. Tutti i singoli piani di questo grande piano strategico puntano alla riduzione delle emissioni di CO2 e all’adat tamento ai cambiamenti climatici, ma lo fanno in ma niera trasversale e uscendo dalla logica per cui lo debba fare solo l’Assessorato all’ambiente».

Eureka 7 Dicembre
2022•GFE - Giovani Federalisti Europei

Elisa Lista: l’incontro e l’ascolto per la causa ambientale

«Sono Elisa Lista, “Lista” come li sta della spesa, te lo dico perché spesso si sbagliano. Ho 19 anni e studio Sviluppo e cooperazione internazionale a Bologna; sono al primo anno di università e faccio parte di Fridays for Future (FFF)». Si presenta così Eli sa all’inizio della nostra intervista. La conosco il 12 no vembre in piazza dei Signori a Verona, dove, munita di cartelloni e megafono, è con altri militanti di FFF a un presidio per i diritti umani in occasione della COP 27. Come definisci l’attuale situazione che stiamo vivendo? Alcuni parlano di crisi climatica, altri an cora di cambiamento ambientale, qualcuno persi no di cicli solari… Tu come ti poni in merito alla questione?

«Noi la chiamiamo “crisi climatica”. Abbiamo smes so da tempo di chiamarla cambiamento climatico. Ciò per simboleggiare proprio l’emergenza che abbiamo davanti: non è un naturale cambiamento ciclico del cli ma come tanti dicono. È una crisi determinata dalle azioni umane e che se non risolviamo avrà delle gravis sime conseguenze, e ce le ha pure adesso. Però io dico che è anche un periodo di crisi al singolare e al plurale contemporaneamente: sentiamo parlare sì di crisi cli matica, ma anche di crisi energetica, crisi sociale, crisi politica, crisi sanitaria, crisi dei flussi migratori. Quello che diciamo noi di FFF è che tutte queste crisi sono una sola crisi, che è frutto di un sistema di sviluppo che non funziona poi così bene: un sistema che mette spesso il profitto di una stretta cerchia di persone sopra il be nessere di tutte le altre, e che impiega risorse naturali e umane, che vengono considerate come dei capitali da sfruttare, come se fossero infinite».

Come sai, in questo numero di Eureka abbiamo deciso di confrontare i diversi tipi di azioni politiche in favore dell’ambiente per comprendere i motivi e le modalità che spingono i militanti ad attivarsi per la causa ambientale. La prima domanda che ti faccio in merito è: perché hai scelto di far parte di un mo vimento che non si presenta alle elezioni? Ad esem pio, perché non entri o non hai deciso di entrare in un partito come quello dei Verdi, o altri movimenti che hanno l’ambizione di farsi eleggere?

«Penso che sia sempre più evidente che la politica molto spesso non sia in grado di rispondere alle crisi a cui stiamo andando incontro. Ci sono tantissimi mec canismi che portano le persone che ci sono dentro a mantenere lo status quo: questo può avvenire per via della grandissima pressione da parte dei gruppi che han no il potere. Ad esempio, le grandi multinazionali che spendono miliardi di euro per fare lobbying e mantenere invariata la situazione. Per questo, per fare in modo che la politica possa sganciarsi da questi meccanismi, penso che sia necessario un movimento dal basso, che permet ta di creare nuove connessioni e cambiare il modo di concepire la politica e di fare politica. Adesso si sente tanto dire che la democrazia è in crisi, ed è quello che penso pure io. Perché ultimamente la democrazia vie ne vista semplicemente come un andare a votare, che è essenziale, ma non è l’unico strumento che la società

8 Eureka GFE - Giovani Federalisti Europei•Dicembre 2022
Elisa Lista (prima da sinistra) insieme ad altri militanti di FFF

civile può portare avanti. Perché la democrazia è anche partecipazione dal basso e sta nell’ascoltare i territori e le comunità di persone»

Non è forse un errore vedere la politica come un qualcosa di distante? Sembrerebbe esserci un divario incolmabile tra il basso e i “piani alti”: non è for se il caso di pensare la politica come un qualcosa di cui facciamo parte e, quindi, entrare all’interno dei meccanismi democratici?

«Penso che siano i “piani alti” che si devono avvici nare ai movimenti dal basso e alla società civile piutto sto che il contrario. La politica si fa nelle istituzioni, ma anche per strada, si fa nelle scelte che facciamo ogni giorno. Quello che diciamo noi di FFF è che sono essen ziali entrambi. Si dice che noi di Fridays diciamo sempre di no, che siamo sempre contro. Ma questo non è vero: le proposte le facciamo anche noi. Solo che quando di ciamo di no a qualcosa c’è molta gente che ci ascolta, quando invece proponiamo qualcosa non veniamo con siderati. Il punto è che se un movimento dal basso arriva a accettare dei compromessi, allora rimaniamo sempre così come siamo. Sta a noi, movimenti dal basso, il ruolo di alzare, anche di tanto l’ambizione. È ovvio che magari nell’attuale è più difficile. Non diciamo che sia un pro cesso semplice, assolutamente. Però sta a noi a creare quel conflitto sano che serve per spingere di più e alzare l’asticella dell’ambizione politica».

Pensi che il metodo migliore di portare avanti la causa ambientale sia il tuo? Perché tra i gruppi apartitici hai scelto FFF e non una di quelle realtà che compiono azioni più radicali? Mi vengono in mente, ad esempio, quelli di Extinction Rebellion (XR) o di Ultima Generazione (UG) che in questo momento stanno facendo molto scalpore per le loro azioni: bloccano il traffico, imbrattano i quadri dei musei…

«Non ho l’ambizione di dire che Fridays sia il movi mento migliore: credo che sia uno dei vari movimenti es senziali per la lotta climatica. Dobbiamo essere tutti alle ati, perché i “nemici” sono altri. Non possiamo metterci a cercare di essere uno sopra l’altro tra i movimenti che

lottano per lo stesso scopo. Siamo semplicemente grup pi che utilizzano metodi diversi. UG ha alzato l’asticella della radicalità e secondo me è stato importante anche per smuovere le realtà come FFF a fare qualche passo in più. Quindi da essere un gruppo di ragazzini con i car telloni ad essere più sicuri e rompere con azioni più forti. FFF può essere un trampolino di lancio per poi entrare in movimenti come XR o UG e intraprendere azioni più radicali. Fridays è infatti fondamentale per coinvolgere di più le masse, essere più inclusivi e dare spazio a tutti. Ho fatto anche delle azioni con XR Verona e mi sono trovata bene perché comunque si trattava di azioni che non troppo radicali e senza grandi conseguenze legali. Io, francamente, non mi sento ancora pronta di compie re azioni ambientali con conseguenze legali più gravi. Proprio per come sono fatta io, il mio carattere».

Nella tua vita quotidiana quali azioni intrapren di per essere rispettosa dell’ambiente?

«Allora, intanto faccio parte di Fridays ed è una cosa importante. Poi se parliamo di comportamenti indivi duali, forse le azioni più importanti che faccio e possia mo fare sono, ad esempio: ridurre di molto il consumo di carne o eliminarlo, scegliere come muoverci (principal mente evitare l’aereo) e scegliere in quali banche inve stiamo i nostri soldi; poi votare, che, per quanto appunto non sia l’unico mezzo, è uno strumento comunque po tentissimo che abbiamo. È determinante fare pressione e partecipare attivamente alla società civile. Poi teniamo sempre conto che per quanto le nostre azioni individuali possano essere importanti è necessario in contempora nea il cambiamento del sistema in cui viviamo. Faccio un esempio: per andare al lavoro in bici piuttosto che a piedi, serve comunque la disponibilità da parte delle istituzioni di mettere a disposizione le piste ciclabili. Io non posso pretendere di andare di andar al lavoro in bici e di avere un impatto minore se devo farlo in una strada trafficata in cui non c’è una pista ciclabile. Bisogna ve nirsi incontro».

Probabilmente in questo “bisogna venirsi incontro” finale sta il nocciolo dell’intera questione.

Eureka 9 Dicembre 2022•GFE - Giovani Federalisti Europei

diFrancesco Formigari

In favore dell’azione: Extinction Rebellion secondo Lorenzo Masini

• Tempo di lettura: 6 minuti

Ipiù tangibili effetti derivanti dall’innalzamento delle temperature globali, posti a margine gli strampalati complottismi appoggiati da taluni, costituiscono una realtà inquietantemente presente alla mente dei più.

In questa sede, si è ritenuto opportuno offrire uno spa zio a chi agisce in favore dell’ambiente con dedizione e serietà. L’europeismo, infatti, individua uno dei suoi più solidi pilastri nello sguardo polivoco e lungimirante con il quale si rivolge a tutte le sfide della contemporaneità che interessino il cosmo europeo e il suo contesto globale. Di qui, la scelta di affidare la parola a Lorenzo Masini, attivi sta facente parte delle associazioni “Extinction Rebellion” (XR) e “Scientist Rebellion” (SR). Laureato in Biotecnolo gie vegetali presso l’Università di Torino, Lorenzo è tra co loro che hanno scelto di non raccontarsi menzogne e di porsi al servizio di una battaglia dall’alto profilo civile: fare il possibile per evitare il tracollo.

La galassia composta dai movimenti ambienta listi è vasta e variegata. Che cosa ritieni che con traddistingua le attività di tale associazione diffe renziandole da altre tipologie di attivismo?

«Uno degli elementi ai quali XR dedica più atten zioni è la cosiddetta ‘cultura rigenerativa’, cioè una serie di pratiche che riguardano sia le attività interne al movimento sia le attività che si rivolgono all’ester no: gite, momenti di condivisione collettiva, etc. So stanzialmente, ‘cultura rigenerativa’ significa tentare di costruire uno spirito di gruppo: XR è un movimento aperto a chiunque, un movimento che tenta in manie ra costante di imparare da tutti coloro che vi apporta no un contributo. In questo senso, XR è un’autentica comunità più che una mera associazione: farne parte significa includere l’attivismo in una dimensione che in globi anche la quotidianità e la socialità del singolo. Più generalmente, poi, la questione relativa alla ‘cultura ri generativa’ e alle sue implicazioni deriva dal fatto che XR è un movimento orizzontale che non richiede alcun tesseramento: noi siamo favorevoli a una base larga, fatta di liberi cittadini uniti dai medesimi scopi».

A proposito di attività: che cosa significa, con cretamente, stare in XR e quali sono, finora, le esperienze più interessanti tra quelle che hai potuto vivere con l’associazione?

«Le azioni che alle volte si vedono sui social oppure in televisione rappresentano soltanto la punta dell’iceberg:

in realtà, le attività di cui il movimento ha bisogno sono molto più ampie e complesse di quanto non si pensi. La preparazione è fondamentale: occorrono lavori di ricerca e di predisposizione dei materiali utili a tutti i membri del movimento. Quanto alle azioni in sé, una delle più en tusiasmanti per me è stata quella avvenuta nel settem bre dello scorso anno durante la pre-COP26. Eravamo a Milano. In forma simultanea, più gruppi di attivisti sono entrati in una decina di sedi legate a varie testate gior nalistiche e hanno presentato loro la richiesta di parlare della crisi climatica. Era un’azione non violenta e silen ziosa: gli attivisti si limitavano a sedere all’interno delle sedi esponendo dei cartelli. Una richiesta pura e sempli ce. L’esito è stato buono: tutti i media coinvolti hanno parlato dell’azione, diffondendo il nostro messaggio».

Il tuo impegno, tuttavia, non riguarda soltanto XR: sei anche un membro di SR. Di che si tratta?

«SR è un movimento basato sugli stessi principi di XR: tra i due esiste un rapporto di fratellanza. La pecu liarità di SR risiede nel fatto che ha lo scopo di rivolgersi agli enti accademici, quindi a coloro che strutturano la cosiddetta ‘comunità scientifica’. Generalmente, SR accoglie tutte le persone in grado di comprendere e interpretare testi e dati scientifici».

E la questione dei camici?

«Chi, come me, ha compiuto studi specificamen te scientifici è chiamato a indossare il camice duran te le azioni. Questo fatto rientra in una riflessione di più ampio respiro sul ruolo dello scienziato nel mondo odierno. In primo luogo, si tratta di una persona che ha avuto il privilegio di poter studiare e conoscere deter minati problemi. In secondo luogo, noi pensiamo che lo scienziato di oggi non possa essere soltanto il de positario di determinate competenze, ma anche il de positario di un preciso dovere. Oggi, lo scienziato non può starsene sul divano. Noi crediamo che lo scienziato debba sfruttare la propria autorevolezza e le proprie capacità comunicative per confrontarsi e interagire con la cittadinanza».

Muovendo verso l’ambito politico, invece, pensi che esistano delle convergenze tra la sensibilità di un attivista legato ad XR e quella propria di un europeista legato alla causa federalista?

«In questo caso, penso che siano importanti due premesse. La prima è che XR non costituisce un’asso

10 Eureka GFE - Giovani Federalisti Europei•Dicembre 2022

ciazione politica: parlerò, quindi, a titolo meramente personale. La seconda è che, come ti dicevo, XR non è un movimento soluzionista: il dialogo è sempre aperto con tutti. Per quanto mi riguarda, non tutto ciò che è stato stabilito dall’Unione europea mi trova in accordo. Ad esempio: dichiarare, come ha fatto l’Unione, che il gas sia una fonte verde di energia ha scatenato una re azione avversa da parte mia e da parte del movimento. Lo stesso si può dire a proposito della riconferma della PAC, fatto che ha nuovamente concesso enormi privi legi a un piccolo insieme di grandi aziende».

Abbandoniamo per qualche momento pesi massimi come l’Unione europea. Tu credi che il singolo individuo, nella propria quotidianità, possa compiere delle azioni utili alla tutela am bientale?

«All’interno di XR sosteniamo il seguente slogan: “No blame, no shame”. Ogni membro del movimento può compiere le scelte che preferisce: non puntiamo il dito contro nessuno. Generalmente, siamo consapevoli del fatto che il sistema in cui tutti viviamo è un sistema tossico. Noi pensiamo che sia troppo tardi per riuscire a convincere milioni di persone a compiere determinate scelte: colpevolizzare i singoli non è una strada sensata. Benché le buone abitudini non guastino mai, l’obietti vo di XR è quello di rivolgersi al livello istituzionale: le nostre azioni di protesta sono uno strumento per otte nere l’attenzione e l’impegno di quegli enti che posso no agire su larga scala»

Che cosa pensi, invece, del futuro? Ritieni che sia realmente possibile mitigare gli effetti del cambiamento climatico?

«La realtà dei fatti, volendo parlarne con onestà, è drammatica. Anche se domani chiudessimo ogni fab brica e neutralizzassimo qualsiasi forma di inquina mento, le temperature continuerebbero ad aumentare. Secondo alcune previsioni, nell’arco di vent’anni aree

come la Pianura padana non saranno più coltivabili. Generalmente, la situazione è peggiore di quanto non dicano modelli e grafici: ciò perché non disponiamo di un quadro di dati completo. Penso che possiamo sol tanto tentare di farci meno male possibile».

La tecnologia non può giocare alcun ruolo, in questo ambito?

«Credo che dovremmo uscire dalla mentalità per la quale la scienza svilupperà una magica innovazio ne capace di risolvere miracolosamente il problema. In realtà, il tempo a disposizione è poco e delle soluzioni utili esistono già, anche se spesso ignorate dai governi: dalla riduzione del consumo globale di carne all’imple mentazione di sistemi che consentano l’accumulo di riserve d’acqua. Le tecnologie in grado di catturare la CO2 dall’aria, ad esempio, sono affascinanti e promet tenti, ma al momento esistono soltanto in laboratorio e il loro impiego comporta un forte dispendio di energia. Intanto il Po è in secca...».

Ti pongo un’ultima domanda: qual è, tra le tante possibilità, il metodo di contrasto al cambiamento climatico che per te potrebbe condurre a una società in grado di resistere e sopravvivere?

«Molti processi legati al pianeta possono essere rappresentati attraverso delle equazioni. Volendo ge neralizzare, credo che la situazione globale possa esse re paragonata proprio a un’equazione: da un parte, si registrano consumi estremamente elevati; dall’altra, si rileva una produzione sempre più carente. Io penso che per intervenire in maniera significativa sullo sbilancia mento di questa equazione dovremmo diventare tutti più produttori e meno consumatori. Ritengo che per evitare la vulnerabilità dell’individuo odierno sia fonda mentale un processo che renda le persone più indipen denti: in futuro, badare soltanto alle proprie otto ore lavorative e confidare in una società ormai atomizzata sarà insufficiente».

Eureka 11 Dicembre 2022•GFE - Giovani Federalisti Europei
Lorenzo Masini insieme ad altri militanti di XR

Qual è l’interesse nazionale?

diGianluca Bonato

• Tempo di lettura: 5 minuti

3febbraio 2018. Luca Traini si aggira nel cen tro di Macerata sparando con una pistola contro persone di origine subsahariana, fe rendone sei e mirando anche alla sede locale del Partito Democratico. Episodi di violen za e intimidazione politica si susseguono nei successivi giorni di campagna elettorale: a Perugia si verificano aggressioni fra militanti di Forza Nuova e Potere al Popolo; a Pavia adesivi con la scritta “Qui abi ta un antifascista” sono affissi in svariate case da parte di estranei; a Bologna avvengono scontri fra polizia e militanti antifascisti che avevano occupato una piazza per protestare contro un comizio di Forza Nuova.

La sera del 4 marzo 2018, a seguito delle elezioni politiche, nessun partito o coalizione riesce a ottene re la maggioranza dei seggi. La tendenza tripartitica (Movimento 5 Stelle, coalizioni di centro-destra e cen tro-sinistra), che si era affermata una prima volta alle elezioni del 2013, anche nel 2018 impedisce il rapido formarsi di un nuovo governo. In questo quadro, più del 55% dei voti è ottenuto da partiti che non escludo no l’uscita dall’euro (in primis M5S, Lega, Fratelli d’Ita lia). Dopo settimane di trattative fra M5S e Lega, esce una prima versione del “Contratto per il Governo del Cambiamento” che propone la cancellazione di € 250 mld di debito italiano verso la BCE e ventila la possibi lità di uscire dall’euro. Tali intenzioni sono suffragate il 27 maggio successivo dalla proposta dei “giallo-ver

di” di nominare Ministro dell’Economia Paolo Savona, noto anti-euro. A seguito del rifiuto di Mattarella a tale nomina, Luigi Di Maio minaccia di impeachment il Pre sidente della Repubblica. Pochi giorni dopo, il governo Conte I prende forma con la nomina del moderato Tria al posto di Savona.

Può bastare questo rapido resoconto della campagna elettorale del 2018, dei suoi episodi di violenza, delle sue tendenze a sovvertire le istituzioni nazionali ed europee, per mettere in prospettiva i toni e il livello con quelli della campagna per le elezioni del 25 settembre scorso. Le asprezze non sono certo scomparse dalla politica italia na, ma il contesto si presenta come fortemente mutato: violenza fisica non più all’ordine del giorno, uscita dell’I talia dall’euro e dall’UE non più rivendicata da nessuno dei maggiori partiti, formazione del nuovo governo or dinata e senza contraccolpi istituzionali.

Cos’è cambiato in questi quattro anni e mezzo? Le elezioni del 2018 capitarono nel contesto di un’on data populista e nazionalista che dominava il dibattito pubblico. Il 23 giugno 2016, contro i pronostici, il Leave prevalse nel referendum britannico sull’uscita dall’UE (in una campagna che vide anche l’omicidio di Jo Cox da parte di un militante di estrema destra), pochi mesi dopo Trump diventò Presidente degli USA. A quel qua dro, si aggiungeva la specificità italiana di una fragilità istituzionale cronica, di una fiducia nei confronti del sistema partitico nazionale persa durante Tangentopoli e mai più tornata, di una conseguente tendenza dei singoli partiti a diventare personalistici, senza più un forte sostrato ideologico e con una accentuata volatili tà del loro consenso.

Tali elementi e le pulsioni populiste e nazionaliste non sono scomparse da allora, ma diversi accadimen ti hanno modificato il quadro. Innanzitutto, le elezioni europee del 2019 hanno respinto l’assalto al potere da parte delle forze euroscettiche. In seguito, allo scoppio della pandemia di covid hanno fornito una risposta le istituzioni europee, pur in un quadro decisionale sem pre intergovernativo, con il piano Next Generation EU e il coordinamento europeo nell’acquisto dei vaccini. È così che l’evolversi dei governi in Italia ha avuto un che di spettacolare (come da tradizione della po litica nazionale): dopo che il Movimento 5 Stelle nell’a gosto 2019 ha abbandonato la Lega nelle intenzioni di

12 Eureka GFE - Giovani Federalisti Europei•Dicembre 2022

espandere i cordoni della spesa pubblica oltre i limiti di sopportazione della capacità di finanziamento sui mer cati, la Lega stessa nel febbraio 2021 ha accettato, con l’ingresso nel governo Draghi, i € 250 mld del PNRR. Infine, l’invasione della Russia di Putin in Ucraina ha dato l’opportunità a Fratelli d’Italia, pur stando all’op posizione del governo Draghi, di dimostrare il proprio allineamento alle posizioni pro-europee di sostegno all’Ucraina e ferma condanna dell’aggressione di Putin.

Dunque, il tentativo portato avanti nella scorsa le gislatura da alcuni leader politici di scegliere la via na zionalista e rompere con l’UE è andato in fumo. Ma il mantenimento dello status quo può bastare all’UE di oggi? Il Next Generation EU è stato vagliato come misura una tantum, così entro il 2026 bisognerà decidere se mantenere o meno una forma di debito europeo. La capacità dell’UE di far pesare i propri valori e i propri interessi in politica estera è inesistente e la sicurezza dell’Europa è appaltata agli USA, tanto che l’elezione di Trump o Biden può determinare il grado di sicurezza goduto dagli europei. In tema di migrazioni, la gestione europea dei flussi migratori, tanto richie sta dall’attuale governo, non avviene fintantoché non si trasferisce competenze in materia all’UE. Un livello adeguato e uniforme di investimenti nella transizione ecologica e digitale non può avvenire se non con un piano europeo. La lista di quanto ci sarebbe bisogno di fare come Europa politica oggi potrebbe proseguire ancora.

Dunque, su queste, che sono le urgenze più pres santi di oggi, la linea di divisione più significativa non è quella fra destra e sinistra, ma fra chi propone un avanzamento nel processo di integra zione europea e chi vuole restare ancorato allo Stato nazionale. Solo una volta approntati strumenti, competenze e risorse europee, avrà senso dividersi fra

come spendere i soldi a livello europeo, quale politica estera, quale politica migratoria adottare.

In quest’ottica, che Fratelli d’Italia e Lega abbiano abbandonato velleità di uscire dall’UE non basta. Serve un nuovo slancio di riforma dell’UE verso un’Europa con un governo europeo, verso gli Stati Uniti d’Euro pa. L’occasione, peraltro, è sul tavolo: la chiusura della Conferenza sul Futuro dell’Europa (svoltasi fra maggio 2021 e maggio 2022) ha portato a un report con 49 proposte di riforma dell’UE. Il Parlamento Europeo ha risposto presente chiedendo al Consiglio europeo (vale a dire ai governi nazionali), con una risoluzione appro vata a larga maggioranza il 9 giugno scorso, di convo care una Convenzione per la riforma dei trattati.

I governi nazionali hanno poi fermato il treno. Ma la forte urgenza dell’Europa è sempre lì ed è anche nell’interesse nazionale dell’Italia far ripartire quel treno.

Eureka 13 Dicembre 2022•GFE - Giovani Federalisti Europei

diAlberto Gasparato

Rubrica Erasmus: Praga (Repubblica Ceca)

• Tempo di lettura: 3 minuti

La mia esperienza Erasmus nasce alcuni anni fa nelle intenzioni, ma è iniziata effettivamente solo quest’anno. Come studente di relazioni internazio nali, mi è sempre sembrato naturale e necessario, oltre che affascinante, svolgere un Erasmus durante gli anni universitari. Nel mio corso di laurea a Gori zia era ed è quasi una tradizione che la maggior parte degli studenti parta per un semestre o due nel terzo anno di corso. Questa tradizione è stata messa alla prova dalla pandemia che ha ritardato molti scambi e ne ha cancellati altri. Do vendo partire inizialmente nell’autunno del 2020, decisi di rimandare il mio Erasmus alla magistrale.

L’attesa ha portato i suoi frutti, anche se in maniera in parte inaspettata. Una prima esperienza con l’Erasmus che vorrei citare è infatti iniziata già quest’estate, quando con vinto e spinto da una ottima amica, ho partecipato a uno scambio di giovani Erasmus. Questo tipo di progetto è organizzato da associazioni di vari paesi europei (solitamente 4-5). Queste associazioni scelgono poi dei giovani del pro prio paese, e questi hanno l’occasione di passare una o due settimane con altri ragazzi e ragazze di altri paesi europei con lo scopo di imparare e lavorare su progetti comuni, at traverso laboratori, esercitazioni, dibattiti e in generale l’apprendimento informale. Questa esperienza, seppur breve, mi ha insegnato moltissimo e mi ha permesso di conoscere nuove persone di paesi che vorrei visitare e scoprire presto. Gli scambi di giovani sono un’opportunità incredibile anche e, in particolare, per chi non frequenta l’università e non può quindi fare quel tipo di esperienza che è conside rata il “normale Erasmus”, che invece è solo uno dei tanti progetti possibili.

Il mio Erasmus universitario ha avuto inizio il 25 settem bre, quando, dopo aver compilato e consegnato numerosi documenti a partire dallo scorso inverno, sono finalmente partito per Praga. Il mio viaggio è stato carico di molte aspet tative ed emozioni. Da molto sapevo di voler vivere un periodo all’estero, in un altro paese europeo, come modo per scoprire un po’ del mondo e un po’ di me stesso. Come studente di relazioni internazionali prima e studi europei dopo, ritenevo da tempo necessario vivere in un altro paese, per capire se sarei stato in grado di farlo e se mi sarebbe piaciuto. Allo stesso tempo stavo lasciando a casa le persone che amo, dalle quali sarei stato separato a lungo.

La prima impressione che ho avuto di Praga ha confer mato gli ottimi commenti che ne avevo avuto prima di par

tire. Il centro della città è stupendo e ben organizzato. Ciò che posso apprezzare ancora di più è la disponibilità dei mezzi di trasporto pubblico, che permettono di muoversi per tutta la città di giorno e notte, anche nelle zone più periferi che. Un’altra ottima sorpresa è stato il sistema universitario. Molto più leggero di quello italiano dal punto di vista delle lezioni, riesce a “insegnare a fare da sé” grazie ai compiti distribuiti durante i corsi e alla necessità di produrre proprie analisi e interpretazioni.

La parte più eccezionale dell’esperienza è dovuta però alle relazioni che si creano con tutte quelle fantastiche persone che si incontrano. Una volta partiti, si crea quasi una vita parallela con nuovi amici, conoscenti e abitudini. Avendo la consapevolezza che questa vita insieme ha una fine con una data certa, ci possiamo permettere di vivere qua con spensieratezza e leggerezza. Ho incontrato mol tissimi altri ragazzi e ragazze, entusiasti di potersi conoscere, scoprire le proprie storie reciproche e quanto più possibile l’uno dell’altro, considerato il tempo limitato che si ha a di sposizione.

Infine, sto trovando interessante osservare come i grup pi di persone e amici siano nati seguendo spesso delle chiare linee nazionali, che piano piano si allentano e diventano via via meno importanti e limitanti. La mia speranza è che sia una metafora per i popoli europei all’interno di quell’esperienza che è l’UE dell’”Unità nella diversità”

14 Eureka GFE - Giovani Federalisti Europei•Dicembre 2022

Attività di sezione

25 AGOSTO

Alla Casa d’Europa abbiamo ospitato un dibattito con i ragazzi di Fridays for future e con i partecipanti al Seminario estivo di Canazei su Il ruolo dei giovani fra elezioni politiche e crisi climatica. Ha parte cipato all’incontro anche Tommaso Ferrari, Assessore all’ambiente del Comune di Verona (per chi non lo conosce, vi rimandiamo all’intervi sta delle pagine 6-7).

10 SETTEMBRE

Abbiamo organizzato, insieme al MFE Verona, un flash mob Per un’Italia europea in Piazza Cittadella per ribadire la necessità del posi zionamento europeo dell’Italia.

16 SETTEMBRE

Abbiamo organizzato un dibattito con i candidati alle elezioni di settembre nella Sala Civica Tommasoli. Hanno partecipato gli espo nenti di tutti i principali partiti: Andrea Bardin (M5S), Paola Boscaini (FI), Enrico Bruttomesso (Verdi-SI), Ciro Maschio (FdI), Danilo Monta nari (Az.-IV), Anna Lisa Nalin (+E), Paolo Tosato (Lega) e Diego Zardini (PD).

22 OTTOBRE

Durante la nostra Assemblea di sezione abbiamo rinnovato le cari che. Queste i nuovi incarichi: Tommaso Cipriani (Segretario e Direttore di Eureka), Andrea Zanolli (Presidente), Alberto Gasparato (Tesoriere), Carlo Buffatti (Vicesegretario), Maddalena Marchi (Vicepresidente). Questo il nuovo Direttivo di sezione: Gianluca Bonato, Benedetta Boz zoli, Carlo Buffatti, Tommaso Cipriani, Gabriele Faccio, Alice Ferrari, Andrea Fiori, Alberto Gasparato, Maddalena Marchi, Filippo Paquali, Alessandro Gabrielli, Laura Spazzini, Elisa Treglia, Sofia Viviani e An drea Zanolli.

24 NOVEMBRE

Dopo qualche anno di stop forzato, siamo tornati a intervenire nelle scuole. Il 24 novembre, abbiamo tenuto un intervento sulla Car ta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea con gli studenti di due classi quinte dell’Istituto Calabrese-Levi a San Pietro in Cariano.

PODCAST DI SASSO D’ADIGE

Dalle elezioni amministrative veronesi del 2022, è nato il proget to – indipendente e molto coinvolgente – di racconto della politica veronese Sasso d’Adige. Con grande piacere abbiamo accettato la proposta di Alessandro, il promotore di Sasso d’Adige, di partecipare al suo nuovo podcast, intitolato Dieci Veronesi. Il primo episodio è stato dedicato a noi e alla nostra sezione tramite l’intervista a Gian luca Bonato. Se volete ascoltare il podcast, cercatelo sulle varie app o passate dal nostro profilo Instagram (@gfe_verona) o da quello di Sasso d’Adige (@sassodadige).

Dicembre 2022•GFE - Giovani Federalisti Europei

Eureka 15
22 OTTOBRE 25 AGOSTO 10 SETTEMBRE 16 SETTEMBRE
Cosa abbiamo combinato negli ultimi mesi

«[...] La grande posta in gioco non è un governo di sinistra o di destra in tale o tale paese. La posta è la rinascita della libera civiltà democratica europea che può avere luogo solo sulla base di una Europa unita». Dal discorso tenuto da Altiero Spinelli al 1° Congresso UEF del 27 agosto 1947

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