Rivista settembre ottobre 2014

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MEDICAL

PERIODICO DI INFORMAZIONE SU SALUTE - BENESSERE - BELLEZZA a cura di Promo Service - Anno VII - SETTEMBRE-OTTOBRE 2014

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Promoservice di Isabella Pavone / Editore: Pietro Cardea - Impaginazione grafica: Brian Cardea - Tipografia: Seven Seas S.R.L. Via Tonso di Gualtiero 12, San Marino (RSM)

Croce Rossa Italiana Comitato Provinciale di Rimini

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Immigrazione sì, immigrazione no Spesso si sente parlare di società multietniche, ma secondo me non esistono, o quanto meno non possono coesistere. Nonostante ci sia la buona fede o l’ingenuità in coloro che si affannano in questi giorni ad affermare il contrario, una società multietnica non può esistere per una ragione: perché una “società” non è data dalla somma di singoli individui, ma dal loro appartenere e vivere in una “cultura”. Ognuna di essa possiede una sua “forma”, creata da particolari caratteristiche che distinguono un popolo dall’altro e che si comportano secondo una diversa visione del mondo, con diversa sensibilità nei confronti della natura, una diversità di lingue, di religioni, arti, costumi e sentimenti. Ciò che mantiene in vita una cultura è la “personalità di base” del popolo che l’ha creata, quell’ insieme di comportamenti che ci fa dire con molta semplicità: “gli Inglesi sono fatti così”, “gli Spagnoli fanno così”, e che ci permette di riconoscere immediatamente, anche senza conoscere il nome dell’autore, come “tedesca” una sinfonia di Wagner e come ”italiana” una sinfonia di Rossini. Credo inoltre che la diversità delle culture costituisce la maggiore ricchezza della storia umana. Ma le culture muoiono. La storia ci dimostra che anche le più forti, le più ricche, le più potenti, ad un certo punto spariscono e non sempre perché distrutte da conquistatori di guerra. E’ sparita quella straordinaria dell’Antico Egitto di cui ci rimane, oltre all’immensa ammirazione per le piramidi, anche la consapevolezza di essere talmente diversi da non sapere come abbiano fatto a costruirle; è sparita quella di Omero, questo dimostra infatti che sono gli uomini i creatori ed i portatori di una cultura; non appena sopraggiungono altri uomini, portatori di un’altra personalità di base, e quindi di un’altra cultura, quella invasa deperisce e muore. Non è necessario neanche che gli invasori siano numericamente in maggioranza: l’invasore è sempre

il più forte per il fatto stesso che è riuscito ad impadronirsi del territorio di un altro e che si aggrappa, molto più che a casa propria, ai costumi, ai cibi, ai riti, alla religione della sua cultura nel timore di perdere la propria identità. La morale è che spetta a noi italiani convincerci che la nostra cultura va salvaguardata, tengo a precisare che questo nulla ha a che vedere con il razzismo o pregiudizi di alcun genere, tanto è che credo che si possa essere molto più utili in modi diversi.

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Rubrica

CHIRURGIA ESTETICA

Chirurgia Estetica Rubrica a cura del Dottor Federico Greco

Rinoplastica:

Dai piccoli ritocchi all’ intervento più completo. Rimodellare in naso non vuol dire sempre e solo sottoporsi ad un intervento chirurgico in anestesia generale al fine di cambiare completamente la morfologia della piramide nasale. Rimodellare il naso infatti sempre più spesso vuol dire effettuare piccoli interventi in anestesia locale o semplici iniezioni di “filler” o grasso ( rinofiller ) per rendere più gradevole e armoniosa la piramide nasale. - La rinoplastica è l’ intervento chirurgico che permette di rimodellare in toto il naso; la rinosettoplastica invece è l’ intervento che oltre a migliorare l’ estetica del naso , raddrizzando il setto nasale, permette di ripristinare una corretta respirazione. L’ intervento viene il più delle volte effettuato in anestesia generale, anche in day-hospital. Con la rinoplastica di solito viene modificata la punta del naso, viene corretta la linea del dorso del naso asportando l’ eventuale gibbo, viene sollevata la punta, vengono ridotte o raramente aumentate le dimensioni della piramide, tutte operazioni atte a ricreare una armonia tra le varie parti del viso. L’ intervento dura circa un’ ora, anche due o tre ore nei casi più complessi in cui sia necessario effettuare innesti di osso o cartilagine. Il periodo post operatorio è caratterizzato dalla presenza di una mascherina contenitiva per la durata di una decina di giorni, che permette alle ossa nasali di guarire nelle sue 4

linee di frattura. Con l’ aiuto del computer durante o successivamente alla visita preliminare è possibile valutare quali cambiamenti effettuare e soprattutto quale forma di naso a seguito di tali cambiamenti è più armoniosa nel contesto del viso del paziente. - Con “mini-rinoplastica” si intende invece un piccolo intervento in anestesia locale associata ad una modesta sedazione al fine di non sentire dolore, della durata di circa 30-45 minuti, che permette Rinofiller con di rimodellare la acido ialuronico punta del naso, riducendone le dimensioni, modellandola ed eventualmente sollevandola. Possono essere corrette anche depressioni ed irregolarità. Non si modificano invece le ossa nasali ed il setto in quanto tali manovre richiedono una anestesia generale. La mattina successiva all’ intervento il paziente può da solo asportare un po’ di cotone o garza che viene lasciato all’ interno delle nari-


ci come emostatico. Dopo 5/7 giorni si tolgono i cerottini contenitivi. E’ un intervento veloce, ambulatoriale, poco costoso, che in casi selezionati concede grandi soddisfazioni ai pazienti.

vata dall’ orecchio, modellata o ridotta ad una poltiglia e poi impiantata . Il padiglione auricolare conserva la sua vecchia forma e la cicatrice rimane nascosta dietro l’orecchio, quindi non percepibile. Non ci sono cicatrici visibili nemmeno sul naso es- Con rinofiller si intende il rimodellamento sendo le stesse nascoste all’ interno delle nadella piramide nasale mediante iniezioni di rici filler riassorbibili Sono entrambi piccoli interventi chirurgici (acido ialuronico ambulatoriali , in anestesia locale, della durao idrossiapatite ). ta di un’oretta Tali iniezioni permettono in casi selezionati di correggere alcune deformità del naso ridando armonia al naso. Il riempimento può essere effettuato con aghi o cannule a seconda del difetto da colmare. Le aree più trattate sono la radice del naso (A) al fine di correggere il gibbo nasale, la punta (B) , per aumentarne la proiezione, la columella ( C ) per aumentare l’ angolo naso labiale e sollevare la punta del naso. Il trattamento dura 1-2 minuti, viene fatto ambulatorialmente e dopo poco il paziente può uscire senza che nessuno si accorga di nulla. Il trattamento viene generalmente ripetuto Dottor Federico Greco una volta all’ anno. -Lipofilling – Microinnesti cartilaginei Nel caso in cui il paziente voglia ottenere un risultato definitivo al posto dei filler riassorbibili possono essere utilizzati anche il grasso (lipofilling) o micro innesti cartilaginei. Nel primo caso il grasso viene asportato con una microcannula, centrifugato e poi reimpiantato nel naso con una semplice iniezione. Nel secondo caso la cartilagine viene prele-

Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Plastica

Chirurgia Plastica, Chirurgia Estetica, Medicina Estetica Bologna - Cesena - Riccione - Pesaro Numero diretto: 348.2626705 e-mail: federico@federicogreco.it Bologna - Studio Via Dante, 17 - Tel. 051. 231033 Bologna Casa di Cura Villa Regina - Via Castiglione, 115 Cesena Casa di Cura San Lorenzino - Tel. 800.856056 Riccione Poliamb. Oasi delle Terme - Tel. 0541.602005 Pesaro Centro Clinico DIagnostico - Tel. 0721.27586 Iscritto all’ordine dei Medici di Bologna - n. 12066

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Dallo Psicologo...in famiglia!

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La terapia familiare sistemico-relazionale mira alla risoluzione del problema in tempi brevi ed è l’intervento di elezione quando il disagio, che può riguardare in maniera diretta anche un solo componente del nucleo, adulto, bambino o adolescente, si ripercuote sulla famiglia mettendone in crisi l’equilibrio. Le difficoltà specifiche si possono esprimere attraverso canali diversi: sintomi psichici, comportamentali, somatici di un componente, disagio familiare o/e elevata conflittualità e segnalano problematiche all’interno del nucleo che necessitano di essere affrontate tempestivamente e risolte in modo adeguato. Di fronte alla necessità della famiglia di superare il disagio che sta sperimentando, la terapia familiare sistemico-relazionale è il trattamento d’elezione per apportare un cambiamento nella situazione in atto. Nella terapia familiare, il problema che la famiglia porta in terapia viene contestualizzato e compreso nel suo significato alla luce di più livelli di osservazione: quello delle relazioni che in essa intercorrono, della sua storia evolutiva, della fase che si sta attraversando, delle storie personali dei suoi componenti e delle famiglie d’origine. Il percorso di terapia familiare è volto ad eliminare le difficoltà, intervenendo sulle dinamiche interattive disfunzionali in atto e facendo leva sulle risorse e potenzialità latenti della famiglia per condurla alla soluzione delle problematiche e ad un nuovo equilibrio che possa consentire il benessere personale dei suoi membri e quello dell’intera famiglia. La terapia familiare sistemico-relazionale è molto indicata per le difficoltà della coppia coniugale, della famiglia e per i disagi dell’infanzia e dell’adolescenza. E’ infatti possibile comprendere il significato di una difficoltà in età evolutiva, sia espressa in termini comportamentali che psichici o/e somatici, attraverso la conoscenza dei contesti nei quali il bambino, o l’adolescente, è calato e le dinamiche relazionali che sostengono o amplificano il disagio intervenendo su esse. All’inizio di ogni terapia, il terapeuta formula, congiuntamente alla famiglia, il “contratto terapeutico”, un accordo inerente a obiettivi terapeutici, durata approssimativa della terapia, cadenza delle sedute , onorario. Attualmente nell’immaginario collettivo è ancora molto diffusa l’idea del ricorso allo psicologo come “ultima spiaggia”: spesso solo quando si avverte di aver esaurito tutti i tentativi di soluzione del problema e prevale la confusione mista all’incertezza, si affaccia nella nostra mente il pensiero di ricorrere all’aiuto di uno psicoterapeuta. L’inizio di una psicoterapia, a volte viene erroneamente vissuto come la certificazione del passaggio da una condizione normale ad una condizione patologica, che necessita di una “cura”.

a cura della Dott.ssa Roberta Bongiorni

Questa convinzione fa riferimento ad un atteggiamento che tende ad assimilare la professionalità dello psicoterapeuta a quella del medico, circoscrivendo il suo ambito di competenza esclusivamente alla patologia. Questo modo di pensare ha notevolmente favorito la difficoltà ad accettare gli aspetti della propria personalità che giudichiamo “anomali” solo perché non coincidono con la rappresentazione ideale alla quale cerchiamo di assomigliare, in altre parole, noi ci percepiamo diversi da come vorremmo essere e, da questa distanza tra il sé ideale e il sé reale, deriva una sensazione di inadeguatezza che spesso è alla base del disagio o della sofferenza. Ad esempio, una persona che sta affrontando una separazione/divorzio, non necessariamente presenta disturbi psicopatologici, ma ciò non esclude che egli possa ugualmente aver bisogno di uno specialista che l’accompagni durante una fase significativa della sua storia personale. Il confronto con lo psicoterapeuta offre l’opportunità di vivere un’esperienza emozionale correttiva, di avere uno spazio “protetto” (rapporto con il terapeuta), nel quale poter sperimentare modalità relazionali efficaci, che poi potranno

essere utilizzate nell’affrontare le difficoltà che ciascuno di noi vive all’interno delle relazioni significative della la propria storia. Se è vero che si apprende dall’esperienza, perché il processo comunicativo possa dirsi terapeutico bisogna che il terapeuta si ponga per il cliente come opportunità di fare un’esperienza diversa rispetto a quella (o quelle) che lo portarono ad imparare a stare al mondo ...male, troppo per potere,come si suol dire, andare avanti così. Dire un’esperienza diversa è come dire un’esperienza tale da permettere di imparare qualcos’altro rispetto a quello che è stato imparato fino ad oggi ai vari livelli, sui quali ognuno di noi si dibatte per stare al mondo: quello cognitivo (io penso così perché...), quello emotivo (sento che ...provo questo perché...). Rivolgersi ad uno psicoterapeuta significa essere accompagnati in un viaggio di esplorazione nel nostro mondo interiore, incontrare la propria sofferenza che finalmente troverà uno spazio e un luogo in cui essere ascoltata, accettata, compresa e che,“illuminerà” quelle parti di noi di


cui non siamo pienamente consapevoli e, grazie alle quali, è possibile trovare nuove chiavi di lettura della propria storia. A volte durante la nostra vita ci sono delle “battute d’arresto”, momenti in cui avvertiamo una “dissonanza” tra la nostra esperienza interiore e le situazioni che ci troviamo ad affrontare nella vita. Ad esempio una persona pur credendo delle proprie capacità non si sente sufficientemente considerata dai familiari o dai colleghi sul luogo di lavoro e ciò, inevitabilmente, si ripercuote sulla sua autostima, generando un abbassamento del tono dell’umore associato ad una sensazione di inadeguatezza. Chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta non vuol dire ammettere la sconfitta definitiva, delegando all’altro il compito di risolvere il problema, ma al contrario, avere l’umiltà di mettersi in discussione, assumendosi la responsabilità di orientare consapevolmente il proprio processo di crescita personale; significa darsi l’opportunità di incontrare i propri limiti, riconoscerli e individuare le risorse necessarie ad affrontare in modo proattivo le situazioni che creano difficoltà e rendono faticosa l’espressione delle potenzialità individuali. Un pregiudizio molto diffuso è quello relativo ai costi elevati della psicoterapia, pregiudizio derivante dall’iniziale diffusione dellapsicoanalisi che prevedeva almeno tre sedute settimanali e si prolungava a volte anche per più di un decennio ; attualmente, con il diffondersi di altri approcci psicoterapeutici e il proliferare di ricerche scientifiche che hanno individuato i fattori di efficacia dell’intervento psicoterapeutico, si è verificato un profondo cambiamento in questo scenario. Infatti oramai da molti anni si è verificata un’inversione di tendenza che ha condotto ad un ridi-

mensionamento generale sia della frequenza delle sedute (quasi sempre a cadenza settimanale ma in anche mensile nelle psicoterapia familiari), sia della durata complessiva della psicoterapia. Il primo passo è il primo colloquio, durante il quale c’è la possibilità di esprimere i propri vissuti nel “qui ed ora”, l’esperienza attuale e le difficoltà che le persone incontrano, di far emergere i propri bisogni e le aspettative rispetto al percorso psicoterapeutico. I primi colloqui sono molto importanti perché consentono ad entrambi (terapeuta e cliente/i) di valutare se esistono i presupposti per la costruzione di un’alleanza terapeutica, in fondo si tratta di una scelta reciproca che non si basa tanto sulla competenza del terapeuta riguardo al problema specifico del cliente, quanto piuttosto sulla capacità del terapeuta di promuovere un processo di cambiamento che coinvolga attivamente il cliente in un percorso di crescita personale. Solitamente io consiglio ai clienti di non decidere al termine del primo colloquio se proseguire o meno il rapporto professionale, poiché ritengo sia importante concedersi un tempo minimo per lasciar “sedimentare” dentro di sé le emozioni, a volte molto intense scaturite durante il colloquio e, lasciar affiorare eventuali sensazioni positive o negative legate alla propria esperienza. In questo modo già dalla prima seduta la persona viene invitata ad assumersi la responsabilità della propria scelta e a focalizzare la sua attenzione sul carattere di unicità che caratterizza la relazione tra “quel terapeuta” e “quella persona o quella coppia o quella famiglia”. Andare in psicoterapia è un’esperienza che cura l’esperienza!

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LA SANA ALIMENTAZIONE LA SANA ALIMENTAZIONE

LA SANA ALIMENTAZIONE

In Viaggio tra Biologico, Km 0 e Presidi Slow Food Fare la spesa è un’azione che compiamo tutte le settimane e, alcuni di noi, anche quotidianamente. Tuttavia spesso ci troviamo a dover scegliere tra prezzo e qualità, senza avere per altro la certezza della seconda. Come districarsi dunque tra le varie proposte del supermercato o del mercato? I PRODOTTI BIO Per alcune persone è una filosofia di vita, per alcuni una moda del momento. Sebbene i ricercatori della Stanford University, a seguito di una revisione sistematica della letteratura scientifica, abbiano concluso che non ci sono ad oggi dati sufficienti per attribuire al consumo di alimenti biologici ruoli benefici per la salute, è indubbio che scegliere alimenti bio significa ridurre l’esposizione a pesticidi, contaminanti e batteri resistenti agli antibiotici. Il marchio “biologico” si riferisce infatti ad alimenti prodotti e trasformati senza l’uso di pesticidi sintetici, fertilizzanti, antibiotici, ormoni della crescita, irradiazioni e OGM. Devono essere biologici soprattutto gli oli, i grassi, i cereali, le spezie e le uova. Le uova da agricoltura biologica sono le migliori anche per il contenuto di sostanze nutritive. Per quanto riguarda frutta e verdura, bisogna fare qualche precisazione: se la carota si può spazzolare bene e un cetriolo si può lavare, con le foglie verdi (in particolare spinaci, cavolo e lattuga) non si può fare più di tanto. Qualunque spray venga spruzzato su di esse viene consumato quando mangiamo ed è impossibile rimuoverlo. Quindi sarebbe meglio acquistare al biologico o comunque in un mercato o da un contadino di fiducia almeno questi prodotti. Un’altra regola è comprare al biologico l’alimento che si consuma più spesso. La mela, ad esempio, è il frutto più coltivato e, ahimè, è anche quello più irrorato di pesticidi. Il 98% di tutti i campioni convenzionali di mela esaminati aveva residui di pesticidi. Inoltre le mele biologiche hanno più polifenoli e una maggiore capacità antiossidante rispetto alle mele convenzionali. LA FILIERA CORTA E I PRODOTTI A KM 0: TANTI VANTAGGI PER TUTTI Vengono definiti “a Km 0” gli alimenti e le bevande a filiera corta, prodotti e venduti nella stessa zona geografica ristretta. Si tratta dunque di alimenti freschi e di stagione, che passano spesso direttamente dal campo alla tavola,

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A cura della Dott.ssa Cecilia Scalabrino Biologa Nutrizionista

garantendo sia il contenuto di nutrienti che la qualità. Per le verdure, ad esempio, è da sottolineare come il taglio produca un progressivo depauperamento delle sostanze antiossidanti a noi tanto care; consumare insalata recisa da qualche giorno o addirittura tagliata e conservata in busta, spesso può voler dire fare il pieno di radicali liberi e sostanze ossidate! Senza contare il fatto che molti disturbi gastro-intestinali che spesso ci regalano pance gonfie e stipsi derivano dal fatto che la nostra flora intestinale non riesce più a sostenersi adeguatamente a causa del consumo di verdure sterili (pessima, da questo punto di vista, l’abitudine di lavare l’insalata con amuchina o bicarbonato!). Alimenti più “ruspanti”, colti a maturazione e consumati entro breve tempo, ci garantiscono quindi salute e sapore. Altro importante fattore da sottolineare è l’importanza del-

Ecco i canali di vendita a Km0 più diffusi sul territorio: – i Farmer’s market: a differenza dei mercati rionali dove il venditore è in genere un intermediario, nei farmer’s market è il contadino a vendere direttamente i propri prodotti – i Gruppi di Acquisto Solidale (GAS): nascono come aggregazioni spontanee di famiglie e singole persone che si organizzano per individuare piccoli produttori selezionati che possano rifornirli di prodotto freschi e/o biologici – i mercati di Campagna Amica: raccolgono i produttori del territorio che aderiscono al progetto di Coldiretti di costruire filiere di prodotti agroalimentari di origine esclusivamente nazionale – i Mercati della Terra: sponsorizzati da Slow Food, propongono prodotto freschi e trasformati prodotti entro un raggio di 40 km dal luogo di mercato


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la stagionalità. Non è un caso che la natura ci metta a disposizione carciofi e cardi (piante utili alla depurazione del fegato) piuttosto che asparagi (ottimi drenanti) nei cambi di stagione, quando depurare l’organismo risulta necessario; non è un caso che cavoli e cavolfiori (ricchi di Vit.C e composti organici di zolfo che stimolano la termogenesi) crescano in inverno e pomodori, peperoni (ricchi di carotene), cetrioli, zucchine, anguria (ricchi di acqua) ci vengano in aiuto in estate. Il nostro organismo si è evoluto in stretto rapporto con l’ambiente circostante ed è quasi banale vedere come il cibo di stagione ci fornisca esattamente quello che ci serve nel momento in cui ci serve! Date dunque la precedenza a frutta e verdura scegliendo quella di stagione e preferibilmente a Km 0. Se avete voglia di prodotti “fuori stagione” allora acquistate quelli surgelati piuttosto che quelli di importazione. Cercate di alternare frutta e verdura di tutti i colori per sfruttare al meglio le proprietà di ciascuno e verificate che non presentino segni di deperimento (muffe, rigonfiamenti, parti annerite, ammaccamenti). I prodotti a Km 0, inoltre, premiano i tanti piccoli produttori di cui il nostro Paese è ricco e che, pur lavorando eticamente e nel respetto del territorio, non possono sostenere i costi della certificazione bio. Tuttavia, essendo “a portata di mano”, è facile per il consumatore visitare l’azienda e valutare di persona la qualità dei prodotti e delle persone che ci sono dietro. I PRESIDI SLOW: TRA CULTURA E QUALITA’ Marchio di garanzia per produttori e consumatori, i presidi Slow Food garantiscono qualità e cultura. Per Slow Food bisogna tornare a dare il giusto valore al cibo, rispettando chi lo produce, chi lo mangia, l’ambiente e il palato. Dal 1986 la Fondazione sostiene e promuove un’agricoltura sostenibile, rispettosa dell’ambiente e delle tradizioni dei territori. Per questo, tra le sue iniziative, ha istituito i Presìdi, degli esempi virtuosi di economie di nicchia di prodotti agroalimentari provenienti da piccole comunità territoriali e da piccoli produttori. Il motto di Slow Food è buono, pulito e giusto. Tre aggettivi che definiscono in modo elementare le caratteristiche che

deve avere il cibo. Buono relativamente al senso di piacere derivante dalle qualità organolettiche dell’alimento; pulito, ovvero prodotto nel rispetto degli ecosistemi e dell’ambiente; giusto ossia conforme ai concetti di giustizia sociale negli ambienti di produzione e di commercializzazione. L’impegno sta quindi nella salvaguardia di un cibo tradizionale, sostenibile e di qualità. Per questo tutelare la biodiversità agroalimentare e culturale è di fondamentale importanza. Anche se questa sorta di certificazione non è ufficiale (è assegnata da un comitato scientifico di Slow Food), conservando le specificità del cibo locale e delle tradizioni contadine, i saperi delle comunità possono giocare un ruolo fondamentale per proteggere gli ecosistemi e per promuovere una produzione sostenibile.

Dott.ssa Cecilia Scalabrino Biologa Nutrizionista Studio Eirene via F.lli Rosselli 25, Cesena tel. 377.23.21.480 Poliambulatorio Rimedical via F. Montevecchi 18, Santarcangelo tel. 0541.199.99.09 Ospedale Privato Villa Laura via Emilia levante 137, Bologna tel. 051. 62.46.411 Poliambulatorio Csp via T. Edison 19, Castel San Pietro Terme tel. 051 4126356

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Epilazione Laser : l’Alexandrite rappresenta “l’eccellenza” per l’eliminazione dei peli superflui L’epilazione laser permanente con Alexandrite, o alessandrite dal nome del minerale, garantisce la maggiore efficacia rispetto a tutte le altre tecnologie studiate per l’eliminazione dei peli superflui e della peluria. Scegliere questa metodologia significa ottenere il risultato desiderato con un numero di sedute ridotto, avere una pelle sempre liscia e perfetta, risparmiando tempo e denaro. Non è solo un parere dei medici che lavorano con soddisfazione presso i Medikal Beauty Institute bensì ciò che emerge dai più recenti Congressi sulle metodologie di epilazione permanente. Il laser ad Alexandrite emette una radiazione di lunghezza d’onda ottimale per l’epilazione definitiva (755 nm), eliminando oltre ai peli superflui e l’antiestetico effetto “ricrescita”, anche il problema di follicoliti e peli incarniti. Il principio impiegato nell’utilizzo del Laser ad Alexandrite è quello della selettività termocinetica, indicato per colpire le concentrazioni di melanina del pelo senza ledere i tessuti circostanti, pertanto senza creare alcun danno alla pelle. In sostanza il Laser Alexandrite ha come bersaglio la melanina contenuta nei peli, il raggio catalizza l’energia esattamente sui bulbi fino ad arrivare alla distruzione selettiva dei peli superflui e del follicolo. Il trattamento è efficace quando il follicolo è in fase di crescita (anagen), tale fase non è contemporanea nei follicoli, indipendentemente che siano presenti o meno nel medesimo sito anatomico, vengono pertanto effettuate sedute di trattamento, intervallate solitamente da 4 settimane o alla comparsa della prima ricrescita. Il beneficio atteso si raggiunge generalmente con un numero di sedute che varia da 6 a 9, può succedere che sia necessaria qualche seduta ulteriore rispetto a quanto inizialmente previsto considerando la soggettività del trattamento. Il risultato ottenuto si può considerare come un’ epilazio-

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ne che permane per diversi anni, potrebbe eventualmente rendersi necessaria, nel tempo, qualche seduta di mantenimento. Il Laser ad Alexandrite è dotato di un manipolo direzionale, funziona in modalità pulsata ed è necessario che la durata e l’intensità degli impulsi sia variabile, così da poter essere adattata alla tipologia di peli da trattare. Il medico prima di procedere al trattamento dovrà effettuare una breve anamnesi e stabilire in base al fototipo, la tipologia e densità del pelo le impostazioni dell’apparecchiatura per effettuare il trattamento in assoluta sicurezza e per produrre il miglior risultato. L’epilazione laser all’ Alexandrite, è di esclusiva pertinenza medica, tali apparecchiature laser sono infatti di classe 4, possono quindi essere utilizzate soltanto da medici all’interno di strutture ambulatoriali. E’ importante affidarsi a mani esperte, in strutture ambulatoriali sicure. I Medikal Beauty Institute da sempre all’avanguardia nel settore dell’epilazione, da tempo hanno adottato questa metodica con soddisfazione, con personale medico altamente esperto nell’utilizzo del laser, come dimostrano gli ottimi risultati ottenuti su tanti pazienti contenti per aver risolto il problema del loro inestetismo. Il costo del trattamento con Laser Alexandrite potrebbe apparire più elevato rispetto ad altri sistemi di epilazione permanente che si trovano sul mercato, ma, in realtà, in questo ambito, il vero risparmio lo ottieni pagando il giusto prezzo per la giusta tecnologia: la ricerca del prezzo a seduta più basso si tradurrà inevitabilmente in una moltiplicazione del numero di sedute o, addirittura, in uno spreco di danaro non ottenendo il risultato sperato, a causa di metodologie inadeguate o personale inesperto. L’unico “neo” di questa metodologia è


l’inefficacia sui peli chiari o addirittura bianchi, essendo gli stessi scarsi o privi di melanina viene inficiata l’azione del laser basata proprio sull’ elevata ricettività della melanina. Sottoporsi al trattamento di epilazione laser è semplice e richiede poche precauzioni, solitamente è ben tollerato, comporta una minima dolorabilità, non lascia esiti cicatriziali. Godranno di maggiori benefici le persone con pelle chiara e peli scuri in quanto la melanina presente a livello epidermico può interferire con l’assorbimento del raggio laser da parte del follicolo. La cute deve essere integra ed occorre evitare l’esposizione solare o lettini abbronzanti nel mese precedente e nei due mesi successivi al trattamento. l peli trattati devono essere visibili, ed avere una lunghezza di pochi millimetri rispetto alla cute. Durante la seduta è indispensabile indossare appositi occhiali di protezione. La durata, di ogni seduta, dipende dalle dimensioni della superficie che deve essere trattata e dalla densità dei peli presenti. Altri sistemi di epilazione permanente sono il laser Neodimio Yag chiamato anche Nd Yag che è costituito da un cristallo di granato di alluminio e ittrio drogato con neodimio, la sua lunghezza d’onda è di 1064 nm, il laser a diodo, che permette un’emissione di 810 nm di lunghezza d’onda o la luce pulsata, proposti per l’epilazione permanente, producono meno benefici essendo meno ricettivi nei confron-

ti della melanina, non garantiscono pari efficacia rispetto all’Alexandrite. Si trovano poi in commercio anche piccoli strumenti portatili a luce pulsata per un uso domiciliare ma i risultati non sono minimamente confrontabili con le apparecchiature professionali, inoltre, l’ utilizzo non corretto di tali apparecchi potrebbe comportare rischio di scottature e ustioni cutanee. Meglio quindi affidarsi a strutture medicali serie che vantano competenza ed esperienza. Attenzione quindi a non farsi trarre in inganno da prezzi bassi e false promesse!

Medikal Beauty Institute non è solo epilazione, ti segue a 360° nel percorso della forma e benessere del tuo corpo. Metodologie innovative per combattere sovrappeso, rilassatezza, invecchiamento del corpo e del viso, trattamenti tricologici con particolare riguardo all’ anti-caduta dei capelli. Medikal Beauty Institute ascolta e capisce le tue necessità e desideri, applica le metodologie migliori per la tua persona e ti accompagna nel percorso, con la massima cura, igiene, sicurezza e sempre sotto controllo medico.

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Troppe vitamine in cereali e snack, dosi eccessive per bimbi Indagine Usa su cibi fortificati con aggiunta di nutrienti Tra cereali per la prima colazione, barrette e altri alimenti i bambini sono a rischio di assumere troppe vitamine rispetto alle dosi consigliate per la loro età, specie se a questi cibi fortificati da vitamine e minerali si aggiunge la somministrazione di integratori per bocca. E’ l’allarme lanciato dal gruppo Environmental Working Group (EWG), a Washington D.C., capitanato da Renée Sharp che ha condotto un’indagine a tappeto su 1.556 cereali per la prima colazione e 1.025 snack e barrette energetiche. Il problema principale è che le dosi di vitamine e minerali aggiunte rispecchiano la dose giornaliera raccomandata per un adulto che è

maggiore del fabbisogno di un bambino. Negli ultimi anni si è andata sempre più diffondendo la pratica di fortificare gli alimenti - specie quelli per bambini - con vitamine, anche con un chiaro intento commerciale perché il prodotto viene percepito più sano e nutriente da chi lo acquista. Ma a giudicare da questo rapporto Usa potremmo essere arrivati a un eccesso. Dall’indagine è emerso che 114 cereali esaminati sono fortificati con una quota del 30% maggiore o anche di più rispetto alla dose raccomandata giornaliera per un adulto di vitamina A, zinco e niacina (nota anche come vitamina B3 o PP). Inoltre è emerso che 27 snack e

barrette energetiche sono fortificati con concentrazioni il 50% o più superiori per almeno uno dei tre suddetti nutrienti. Alcune di queste sostanze, spiega Sharp, possono dare problemi a lungo termine se costante-

mente ingerite in eccesso: per esempio la vitamina A in eccesso può affaticare e ‘intossicare’ il fegato, lo zinco interferire con l’assorbimento di altri nutrienti importanti con il rame e con il sistema immunitario.

Rischio ustioni bambini alto nei week end e all’ora di cena Nei fine settimana è bene che mamma e papà prestino un po’ più di attenzione ai propri bimbi specie intorno a forno o fornelli e all’ora in cui si prepara la cena. Infatti uno studio pubblicato sulla rivista Burns svela che il rischio di scottature o ustioni per i bambini in casa aumenta nei week end e soprattutto alla sera in concomitanza con la preparazione della cena. Lo studio è stato coordinato da Amber Young del Frenchay Hospital di Bristol. Le ustioni sono un frequente motivo di accesso di bambini e ragazzi ai pronto soccorso; in Inghilterra si contano oltre 5000 casi l’anno tra bambini e ragaz-

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zi under-16 che richiedono accesso alle strutture sanitarie per scottature. Capire quali sono i momenti più pericolosi della giornata e della settimana può aiutare non solo i genitori a correggere comportamenti a ri-

schio, ma può essere utile anche in fase di programmazione dei servizi sanitari di emergenza in base al flusso di utenza nelle diverse ore del giorno e nei diversi giorni della settimana. Gli esperti hanno considera-

to 1480 casi di ustioni in età pediatrica e, analizzandoli per giorni della settimana, per fasce orarie, per stagione e periodo dell’anno (feriale o festivo), è emerso che le ustioni di bambini e ragazzi si verificano più di frequente nel week end e sono frequentissime soprattutto nelle ore precedenti l’ora di cena, quando presumibilmente gli adulti sono ai fornelli a cucinare. Le ustioni più gravi (estese per oltre il 10% della superficie corporea) si verificano in gran parte dopo le 19. Non si riscontrano differenze nella frequenza delle ustioni tra i diversi mesi e stagioni dell’anno e tra periodi di vacanza e non.

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IL DIABETE OGGI: VECCHI PROBLEMI, NUOVE SOLUZIONI Intervista al Prof. Felice Strollo diabetologo ed endocrinologo A cura del Dottor Fernando Santucci

D. “Per dare risposta a questo problema abbiamo intervistato il Prof. Felice Strollo diabetologo ed endocrinologo* che a partire dal mese di ottobre sarà il Coordinatore Responsabile del Centro di Diabetologia del Poliambulatorio Valturio. Prof. Strollo, siamo lieti di poterla annoverare tra i nostri consulenti, e conoscendo la sua professionalità iniziamo subito con una domanda di grande attualità”: L’incidenza del diabete sulla popolazione è in continuo aumento, vorremo qualche informazione sulla sua diffusione e sulle conseguenze che questa patologia di tipo cronico può provocare in assenza di diagnosi e terapie adeguate.” R. La ringrazio e le snocciolo alcuni dati che si commentano da soli: • Il diabete è la patologia di tipo cronico più diffusa nel mondo, agisce in maniera subdola, colpisce più le donne degli uomini, ed è più diffuso nelle classe sociali medio basse; • La sua incidenza aumenta col progredire dell’età e cosa molto interessante circa il 10% della popolazione è diabetica ma non ne è a conoscenza; • Il diabete, non si esprime mai con sintomi chiari, ma sempre con complicazioni a carico di apparati ed organi di vitale importanza (apparato cardiovascolare, reni, occhi), lo possiamo paragonare ad un killer silenzioso che impiega tempo per colpire il bersaglio ma quando spara è preciso e inesorabile. D. “Grazie per questa risposta, adesso vorremmo conoscere l’importanza che gli stili di vita (dieta, attività fisica, controllo dello stress) hanno per frenare il decorso dellamalattia, e inoltre se la sola presenza del medico di medicina generale sia sufficiente per controllarne il decorso, o al contrario questo compito sia da demandare ad un pool di specialisti (nefrologo, cardiologo, oculista, ecografista vascolare) coordinati dal diabetologo.” R. “Direi che il concetto di gestione del diabete da parte di un singolo medico sia un’immagine che appartiene

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al passato remoto, se si vogliono ottenere risultati il paziente diabetico deve essere cogestito da una equipe che agisca in maniera integrata. D. “Ci elenchi i vantaggi legati a questo approccio altamente innovativo.” R. “Sarò breve: La collaborazione così organizzata (creazione di una rete tra medici di medicina generale, specialisti, paziente diabetico con coinvolgimento anche della famiglia) permette di migliorare la qualità di vita; naturalmente un tale tipo di gestione non può essere fatto in maniera artigianale, ma deve coinvolgere l’equipe di specialisti, che grazie all’informazione, in tempo reale in rete conosceranno l’evoluzione sia della patologia, sia delle complicanze ad essa collegate...”. D. “La cosa mi sembra davvero interessante, le sarei grato se potesse chiarificarmi il percorso con un esempio.” R. “Volentieri, una volta fatta la diagnosi, il paziente diabetico verrà preso in carico e gli verrà consegnato un piano di cura personalizzato con l’obiettivo di tenerlo informato sui comportamenti e gli stili di vita da seguire; seguendo questo protocollo il paziente diventerà attore protagonista, acquisendo, elementi di certezza necessari a convincerlo sul percorso da intraprendere per vivere con


minor ansia l’evoluzione della malattia .”. D. “Un po’ complicato, però molto importante, le chiediamo in sintesi come possiamo convincere un diabetico a gestire la sua patologia in maniera innovativa”. R. Fuor di metafora la gestione integrata è in grado di: • Informare il soggetto sul percorso da intraprendere • Modificare il proprio stile di vita con eliminazione degli errori commessi e riorientare in direzione giusta il proprio cammino • A seconda del grado di evoluzione delle complicanze, gli sarà spiegato come mantener in equilibrio l’assetto meta-

bolico • Chiarito questo sarà il diabetologo a stabilire il tempo dei controlli e le eventuali consulenze • Compito del diabetologo sarà poi quello di prescrivere una cura adeguata, tenere i contatti col medico curante che in ogni caso sarà continuamente informato sull’evoluzione e sui tempi dei controlli dei vari specialisti. D. “Grazie Prof. Strollo sono sicuro che la sua consulenza sarà portatrice di importanti novità nella cura e prevenzione di questa importante patologia, le saremmo grati se vorrà creare una rubrica apposita che sia di aiuto per la prevenzione e la cura di quella che può essere considerata

Per ulteriori informazioni siete pregati di contattare la reception allo 0541-785566, o tramite e-mail, chiedendo della Sig.ra Giusy Grimaldi. *Il professore Felice Strollo è specialista in endocrinologia, medicina aeronautica e medicina nucleare, ha partecipato e partecipa in qualità di relatore a importanti convegni nazionali e internazionali

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Cecità monoculare: cause e rimedi La cecità monoculare è un disturbo particolare e di natura transitoria che nasconde però cause più gravi da prendere in assoluta considerazione al fine di diagnosticare la patologia nel più breve tempo possibile ed evitare al paziente cure più severe o risvolti drammatici. Ecco quindi una breve descrizione del disturbo, dei suoi sintomi e delle visite necessarie per diagnosticarlo tempestivamente. La cecità monoculare, detta anche amaurosi fugace, ci suggerisce già dai termini la sua essenziale natura. In estrema sintesi si tratta di un disturbo transitorio della vista che può durare da pochi secondi a qualche minuto e colpisce solitamente un solo occhio. Alcuni sintomi che si accompagnano alla perdita transitoria della vista sono vertigini, diplopia ed intorpidimento. In realtà il problema non riguarda in maniera specifica gli occhi che rappresentano soltanto l’effetto di un disturbo che trae le sue origini da una insufficienza carotidea. In particolari momenti, insomma, nel paziente avviene una vera e propria interruzione dell’afflusso sanguigno alla corteccia visiva e a danno dell’emicapo destro o sinistro a seconda dell’occhio interessato. Simili episodi non compresi tempestivamente o mal curati possono portare ad ictus ischemico o infarto retinico. Come diagnosticare la malattia

a cura di Massimo Astolfi

Trattandosi di una patologia molto varia sia nei sintomi riportati dai pazienti che nella natura dell’evento stesso, non esiste ad oggi un’unica via percorribile per risolvere definitivamente il problema e scongiurare il rischio di una perdita permanente della vista all’occhio interessato. Nella maggior parte dei casi il medico suggerirà di eseguire innanzitutto un esame oculistico per accertarsi che non vi siano problemi come tumore della retina, glaucoma o altre patologie a carico dell’occhio. Se dagli esami non dovessero risultare disturbi oculari, si procederà all’identificazione del problema mediante indagini della carotide omolaterale, dell’aorta o della coagulazione. A rendere particolarmente complicata la diagnosi è anche l’impossibilità, soprattutto nei soggetti giovani, di risalire ad un disturbo oggettivo che sia la causa scatenante del malessere. Non trascurare i sintomi è l’unica arma efficace Per evitare che la cecità monoculare transitoria abbia delle complicazioni non prevedibili e non completamente curabili, sarà bene affidarsi tempestivamente al proprio medico di base o al più vicino Pronto Soccorso non appena uno qualsiasi dei sintomi sopra indicati faccia la sua comparsa accompagnandosi ad un calo oggettivo della vista, anche solo di pochi secondi.

La vitamina C essenziale per il benessere degli occhi La vitamina C svolge un ruolo essenziale per il corretto funzionamento di occhi e cervello. cE’ quanto emerge da uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience dai ricercatori dell’Oregon Health & Science University di Portland (Usa). Nel corso della ricerca, condotta sulla retina di alcuni pesci rossi - che ha una struttura biologica simile a quella umana - gli scienziati hanno rilevato che, per funzionare correttamente, le cellule retiniche hanno bisogno della vitamina C: in sua assenza, infatti, i recettori cerebrali chiamati GABA - che regolano la comunicazione tra le cellule del cervello - smettono di svolgere le proprie funzioni all’interno dell’occhio.

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a cura di Isabella Pavone

Omega tre e biancospino, alleati del cuore contro le aritmie

Breve ripasso di anatomia generale. Il cuore è un muscolo, il più importante dell’organismo. È diviso in due parti, destra e sinistra, e ogni lato, a sua volta, è formato da due camere, l’atrio e il ventricolo. Il sangue arriva al cuore attraverso l’atrio destro, che si contrae e lo pompa al ventricolo destro. Da lì passa ai polmoni, dove viene riempito di ossigeno. Quindi torna al cuore, all’atrio sinistro, che si contrae e lo spinge verso il ventricolo sinistro. E da lì, finalmente, viene pompato, con il suo carico di ossigeno, in tutto il corpo, attraverso l’aorta, la principale arteria dell’organismo. Le QUATTROcamere del cuore lavorano in sincrono: prima si contraggono gli atri, all’unisono, poi lo stesso fanno i ventricoli. Un ritmo preciso, incessante, che si aggira generalmente tra i 60 e i 100 battiti al minuto. Cioè la bellezza di centomila al giorno. Un lavoraccio, insomma. Quando il battito si fa irregolare E, infatti, non sempre il cuore batte con precisione svizzera. A MOLTE persone, prima o poi, capita di sentire battiti irregolari: a volte sembra che il cuore ne faccia di meno, a volte di più. Altre ancora si ha la sensazione che si fermi per qualche istante. «Circa il 5-10% della popolazione soffre di questi disturbi», spiega il Prof. Flavio Doni, responsabile Unità Operativa di Cardiologia e Unità Coronarica del Policlinico San Pietro a Ponte San Pietro, Bergamo. Si tratta di fenomeni spesso transitori, magari stagionali, più intensi in alcuni periodi dell’anno. «Quando si osserva un aumento anomalo dei battiti si parla di tachiaritmie o tachicardie, se al contrario si ha una diminuzione, si parla di bradiaritmie o bradicardie. In entrambi i casi ci si trova di fronte a un’alterazione del normale funzionamento dei circuiti elettrici che servono per la contrazione del muscolo cardiaco». Non c’è da spaventarsi, però. O ALMENO, non subito. Solo se il fenomeno diventa insistente è necessario approfondire. «Nella grande maggioranza dei casi», dice il Prof. Doni, «questi disturbi non dipendono da un cuore malato, ma da cause extracardiache che lo irritano. Le extrasistoli (la FORMA più semplice di tachiaritmia) possono comparire in persone sane, la febbre o lo sforzo fisico possono dare tachicardie, l’allenamento sportivo può dare bradicardie. D’altra parte qualsiasi malattia del cuore può dare origine ad aritmie e anche alcune malattie sistemiche come PER ESEMPIO le disfunzioni della tiroide possono indurre aritmie». È quindi importante prima di tutto stabilire la cause. Il

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primo esame da eseguire è un elettrocardiogramma: molto spesso è già sufficiente ad avere INFORMAZIONI sulla natura e l’eventuale gravità dell’aritmia. «Se le extrasistoli sono legate a malattie cardiache, allora possono diventare aritmie importanti», continua il cardiologo, «e vanno curate in modo estremamente aggressivo. Se invece compaiono in cuori sani, in realtà non sono pericolose. E di conseguenza la loro GESTIONE deve seguire dei canali meno aggressivi. Nel primo caso si danno farmaci anti-aritmci, che sono molto potenti e possono avere effetti collaterali anche importanti: se utilizzati in modo improprio possono causare seri problemi, a partire da un aggravamento delle stesse aritmie per cui vengono utilizzati. Nel secondo, già le rassicurazioni del medico possono essere terapeutiche. Se però queste non bastano, allora si possono somministrare dei sedativi, che hanno un effetto positivo sulle sensazioni sgradevoli provocate dalle extrasistoli. Ma anche questi trattamenti hanno degli effetti collaterali: sonnolenza e stanchezza, soprattutto. Gli stessi di un’altra categoria di farmaci che riducono la sensibilità e l’irritabilità elettrica del cuore, i cosidetti betabloccanti». Che fare dunque? Bisogna trovare soluzioni alternative, naturali. PER ESEMPIO gli Omega 3. Si tratta di acidi grassi polinsaturi di cui, già da anni, è nota l’importanza dal punto di vista della salute, in PARTICOLARE quella del cuore. Le parti attive di questo nutriente sono gli EPA (acido eicosapentaenoico) e i DHA (acido decosapentaenoico) che vengono metabolizzati dall’organismo e convertiti in NUMEROSE altre sostanze utili nel regolare i livelli ematici di colesterolo e trigliceridi nel sangue, riducendo di conseguenza il RISCHIO di infarto e ictus. «Le virtù degli Omega 3», spiega il Prof. Doni, «sono emerse da studi effettuati sulla popolazione eschimese, una popolazione fondamentalmente immune da disturbi cardiovascolari. Si è capito che questa peculiarità non dipende da una condizione genetica degli eschimesi, bensì dal loro regime alimentare, che prevede un massiccio consumo di pesce: 146 chili all’anno, contro per esempio i poco più di 10 degli italiani». Ma non ci sono solo gli Omega 3. «L’estratto di Biancospino, un arbusto molto diffuso nei nostri boschi, i cui componenti più importanti sono flavonoidi e procianidine, contribuisce alla regolare funzionalità dell’apparato cardiovascolare. E ha anche un effetto molto positivo sull’ansia provocata dalle extrasisoli. Ansia che a sua volta, come in un circolo vizioso, aggrava l’extrasistole». Il tutto senza effetti collaterali.


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FISIOMEDICA MONTECCHIO Srl Strada di Montecchio, 15 - 47890 San Marino Tel. 0549.992952 - Fax 0549.992952

a cura di Paolo Ganzerli

Che cos’è la Massoterapia? La massoterapia è una medicina riabilitativa e preventiva. Per massaggiare si usa comunemente olio, crema, o talco, prodotti selezionati in base alle finalità del trattamento e in relazione al tipo di cute da trattare. Un massaggio effettuato con sfioramento, frizione e pressioni leggere si trasforma quasi sempre in uno stato di rilassamento generale e di distensione psicofisica. una seduta di massoterapia non è determinabile esattamente nella durata in quanto questa varia a secondo della zona da trattare, della patologia in atto, di come risponde il paziente, della sua sensibilità , della sua età e condizione generale. La determinazione del numero delle sedute e della durata del singolo trattamento sono sempre da programmare in base ai progressi ottenuti, anche se generalmente e per convenzione si fanno pacchetti di dieci INCONTRI invitando il

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paziente a finire il ciclo anche se la sintomatologia è scomparsa, al fine di garantire un buon risultato duraturo. Se il paziente necessita di pi๠di dieci sedute si interromperà il ciclo per una decina di giorni prima di iniziare il successivo. Il primo trattamento non sarà di lunga durata e neanche di grande intensità . La massoterapia ha una larga applicazione non solo nelle cure dei traumi e delle malattie, ma anche nella eliminazione della fatica, per aumentare le capacità di recupero e di lavoro degli atleti e per indurre rilassamento nelle persone tese e stressate. Sulla cute il massaggio produce una riduzione dello strato corneo, una migliore vascolarizzazione e un miglior trofismo, migliora l’elasticità , aumenta le funzioni specifiche (secrezione sebacea), facilita la penetrazione di sostanze, produce una vasodilatazione di tipo attivo con conseguente arrossamento, migliora la sensibilità propriocettiva, dolorifica calorica. Sulla circolazione il massaggio ha un effetto prevalente sul circolo di ritorno, poco sui capillari. Sui vasi linfatici il massaggio ha un effetto favorevole. Migliorando la circolazione il cuore lavora meglio: aumenta la gittata

per aumento del circolo di ritorno, diminuisce la frequenza e si abbassano le resistenze sia dei grossi vasi che dei capillari. Sul tessuto muscolare, il massaggio aumenta il trofismo e la capacità di recupero in quanto il muscolo essendo riccamente vascolarizzato ed innervato trae beneficio dalle stimolazioni meccaniche che ne migliorano il tono. Sul sistema nervoso il massaggio agisce soprattutto sul dolore con effetto sedativo; lo scorrere delle manovre in modo calmo e continuo, determina un effetto rilassante per azione diretta sui muscoli. L’effetto migliore del massaggio è quindi quello rilassante che ha effetto sedativo e cinestesico coinvolgendo l’aspetto psichico. Tale aspetto è in stretta dipendenza dal rapporto che si instaura col terapista e l’ambiente. La massoterapia si può effettuare con varie manualità e tecniche di massaggio di vario tipo. SFIORAMENTO Lo sfioramento è la manovra con cui si inizia e si conclude il trattamento. Consiste in uno scivolamento della mano sulla cute senza esercitare pressione. Ha funzione sedativa e prepara alle manovre pi๠profonde. SFREGAMENTO Aumentando la pressione si ottiene lo sfregamento, che è la manovra pi๠importante in quanto precede e segue ogni altra manovra. IMPASTAMENTO L’impastamento è una manovra applicabile solo dove è presente massa muscolare. Tale tecnica consiste nel pinzare, sollevare e spostare trasversalmente il muscolo esercitando una pressione del pollice contro le altre dita della mano contrapposta. Si hanno due forme principali di impastamento: superficiale e profondo. Il pizzicottamento, è invece un tipo di impastamento che si esegue generalmente su piccole zone ed è praticato sollevando cute e sottocute fra il pollice, l’indice e le altre dita adeguando la presa alla superficie da trattare. Su zone estese, si usa di norma l’impastamento profondo, con il quale si esercita un’energica pressione sul tessuto muscolare da trattare. PRESSIONE Consiste in una pressione comprimente in senso perpendicolare alla cute del paziente. Si esegue con la mano che assume una forma diversa a seconda dell’estensione della ragione da massaggiare. Segue il rilasciamento lento per la durata complessiva di pressione depressione di 10 secondi effettuata sempre con gradualità e delicatezza. Si utilizza per facilitare il riassorbimento in caso di edemi e di deficit vascolari. Questa tecnica ha anche una azione riflessa secondaria di tipo sedativo e può essere applicata in caso di traumi recenti di tipo legamentoso in cui non vi sia versamento ematico. VIBRAZIONE La vibrazione consiste nel trasmettere movimenti brevissimi e rapidissimi.


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La salute dei nostri

DENTI

Spazzolare e passare il filo interdentale fra i denti di tuo figlio

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Quanto tempo impieghi a lavarti i denti? La maggior parte dei bambini impiega meno di un minuto per lavarsi i denti. I professionisti dell’igiene orale raccomandano di spazzolarsi i denti almeno dai due ai tre minuti. Può essere utile provare a mettere un timer nel bagno o dare a tuo figlio uno spazzolino con timer incorporato. In questo modo, il bambino sa per quanto tempo deve lavarsi i denti. Oppure gli puoi dire di lavarsi i denti per il tempo di una canzone, che in genere dura dai due ai tre minuti. È importante soprattutto che tuo figlio si lavi i denti prima di andare a letto la sera. Le 8/10 ore di sonno di tuo figlio concedono molto tempo ai batteri per fare un festino con i frammenti di cibo rimasti fra i denti e producono acidi che attaccano lo smalto. La salivazione, inoltre, è più bassa di notte perché ci sono meno probabilità di dover eliminare del cibo dai denti. Dentisti e igienisti raccomandano di cambiare lo spazzolino regolarmente, almeno ogni 3 mesi. La tecnica per spazzolare i denti di tuo figlio è la stessa a prescindere che lui se li lavi da solo oppure che sia tu a farlo per lui. Se tuo figlio è troppo piccolo per farlo da solo, forse è più facile cullarlo con un braccio e tenere libera l’altra mano per lavargli i denti. Consigli per spazzolare i denti di tuo figlio: - Posiziona lo spazzolino lungo i denti. Le setole devono formare un angolo di 45 gradi rispetto al margine gengivale - Muovi delicatamente lo spazzolino con un piccolo movimento circolare, pulendo un solo dente alla volta. Usa un metodo per essere sicuro di non dimenticare nessun dente. Ad esempio, potresti cominciare dall’ultimo dente posteriore dell’arcata inferiore andando a finire su quelli anteriori, e poi ripetere l’operazione dal lato opposto della bocca prima di passare all’arcata superiore - Spazzola le superfici di masticazione, assicurandoti che le setole penetrino nel solchi e nelle fessure. Pulisci il lato del dente che sta di fronte alla lingua compiendo lo stesso movimento circolare. Ricordati di spazzolare anche la parte interna dell’arcata superiore - Spazzola la lingua di tuo figlio delicatamente per rimuovere i batteri e avere un alito fresco - Chiedi a tuo figlio di sciacquarsi la bocca con acqua La maggior parte dei bambini non si pulisce i molari e il lato interno dei denti inferiori. Ti raccomandiamo un’attenzione particolare per queste zone. Usare il filo interdentale Non appena due denti di tuo figlio entrano in contatto,

è ora di cominciare ad usare il filo interdentale. Questa operazione aiuta a prevenire le carie rimuovendo la placca e i frammenti di cibo rimasti fra i denti. Dovrebbe essere una parte importante dei gesti di igiene orale quotidiana di tuo figlio. Tuo figlio dovrebbe potere usare da solo il filo interdentale quando raggiunge i 9 anni di età. Per usare il filo interdentale nei denti dei bimbi più piccoli, fateli sedere in braccio a

voi con il viso rivolto verso il vostro. La tecnica è la stessa, non importa chi la effettua. Per usare il filo interdentale su tuo figlio: - Prendi circa 45 cm di filo interdentale e arrotolane le estremità intorno a ciascun dito medio - Usando il pollice e l’indice per guidarlo, fai scivolare delicatamente il filo fra due denti, con un movimento a sega - Quando sei arrivato al margine gengivale, tira entrambe le estremità del filo nella medesima direzione in modo da formare una forma a “C” contro un dente. Tieni stretto il filo e portalo in su e in giù contro un dente - Tira il filo contro l’altro dente e ripeti il movimento - Ripeti questa operazione per ciascun dente. Assicurati di passare il filo su entrambi i lati dei denti nella parte più posteriore della bocca Ricordati, una buona igiene orale è una parte importante della salute generale di tuo figlio, che può cominciare subito bene seguendo questi semplici accorgimenti: - Effettuare regolari visite di controllo dal dentista - Lavarsi i denti con lo spazzolino due volte al giorno e usare il filo interdentale quotidianamente prima di andare a letto - Assumere la corretta quantità di fluoro Seguire una dieta sana con molta frutta e verdura.


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Nuova stagione per la Perla Verde Calcio Riccione Terza stagione agonistica quella 2014\2015 per la giovane società Riccionese della Perla Verde Calcio. Tante le novità ad iniziare dalla prima squadra con un nuovo gruppo gestionale e di una rosa calciatori completamente rinnovata che partecipa al campionato di terza categoria provinciale. Prima iscrizione per la categoria Juniores che con una rosa di ragazzi del 1996/97 si propone come vera novità della stagione , la squadra è allenata da mister Alberto Girotti e disputerà le gare interne il sabato pomeriggio al C.s. Perla Verde di Via Puglia, 12. Veniamo al piatto forte della compagine Riccionese il settore giovanile. Nella sua terza stagione di vita, la società ha fatto grosso investimento affidando la gestione tecnica all’ ex calciatore professionista Gigi Danova, uomo vero di calcio, che sicuramente dall’alto della sua pluriennale esperienza calcistica avrà tanti insegnamenti per tutti. Lo staff allenatori è completato dalla presenza di tecnici qualificati ed abilitati quali: Andrea Tentoni, Antonio Tonti, Raul Poletto e Mirko Simoncelli. A disposizione del giovane presidente Marco Morina, anche Roberto Fabbri e Tamara Tinti che gestiranno la società dalla segreteria sia tecnica che amministrativa. L’offerta che la perla Verde Calcio propone è senza dubbio qualitativa nel panorama provinciale delle scuole calcio, vuoi per l’impianto, il rinnovato cen-

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Cromoterapia Curarsi con i colori, questo è il principio della cromoterapia, che fa parte delle tecniche terapeutiche della medicina olistica o naturale, ma le cui origini sono remotissime. Già gli antichi egizi solevano aggiungere pigmenti colorati alle loro polveri medicamentose per potenziarne gli effetti. Ma la cromoterapia si è sviluppata soprattutto in oriente, dove si associa alla teoria dei chackra della medicina ayurvedica. Partendo dal presupposto che il nostro corpo sia attraversato da diversi punti energetici, si è visto che stimolandoli opportunamente è possibile prevenire e curare diverse malattie di natura psicosomatica. Stress, ansia, sentimenti non espressi come rabbia e tristezza, si accumulano in alcune specifiche aree del corpo inducendo stati morbosi. La cromoterapia sfrutta le qualità stimolanti e lenitive della gamma di colori dello spettro cromatico - lo stesso dell’iride, ovvero dell’arcobaleno - per riportare i chackra, e quindi l’intero organismo, in equilibrio. Naturalmente non si può pensare di guarire da gravi patologie solo ed esclusivamante usando i colori, ma senza dubbio molti disturbi si possono alleviare, senza contare che associare la cromoterapia, che non ha effetti collaterali, alle cure tradizionali farmacologiche, è utile per potenziarne gli effetti e per dar sollievo alla psiche. Vediamo i benefici che ogni singolo colore apporta, e come si possono sfruttare attraverso i diversi trattamenti: Rosso: colore caldo e stimolante per eccellenza, è utile contro la pressione bassa, aumenta la frequenza respiratoria, stimola l’attività epatica ed endocrina. Inoltre, favorisce la cicatrizzazione delle ferite, decontrae i muscoli ed è pertanto utile per alleviare contratture, stiramenti e infiammazioni delle fibre. Infine, il rosso aiuta a decongestionare anche le vie respiratorie e a ridurre e fluidificare muco e catarro. Sulla psiche ha un effetto energizzante, e stimola la libido un po’ “stanca” Arancione: è un colore caldo ma meno intenso del rosso. E’ ideale per gli sportivi, ma soprattutto risulta benefico sull’attività della tiroide, è antispastico e dona allegria. Per la psiche afflitta da depressione, paure, nevrosi e manie è estremamente positivo, così come sulle persone anoressiche, perché stimola in loro un naturale appetito e aiuta a ritrovare l’amore per la vita Giallo: colore caldo che aiuta ad alleviare tutti i disturbi

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a cura della Dott.ssa Rita Cardea

digestivi, in partcolare il gonfiore addominale da colite, depura il sangue e indice un senso di allegria e di positività. Inoltre aiuta anche la concentrazione mentale e la risoluzione dei problemi Verde: è un colore neutro che è considerato curativo ad ampio spettro. Ad esempio, è benefico sulla psiche sovraeccitata, dona serenità e induce calma in caso di ansia e di stress, calma i crampi e i disturbi dell’apparato gastrointestinale (soprattutto gastrite e ulcera), è un antibatterico e disinfettante naturale. E’ inoltre utile in caso di insonnia e disturbi del sonno Blu: colore freddo che aiuta a rallentare la pressione arteriosa e quindi utile per chi soffra di tachicardia e pressione alta. Il blu induce il relax e ha un effetto analgesico naturale. E’ considerato benefico per curare infiammazioni di vario tipo, soprattutto alla gola, alle articolazioni e ai denti, irritazioni della pelle, bruciature e punture di insetti. Inoltre, funge da febbrifugo e aiuta ad alleviare emicrania e cefalee Indaco: colore freddo situato tra il blu e il viola. E’ utile per tutti i disturbi che colpiscono la testa, in particolare occhi, naso e orecchie. Favorisce l’intuito, e inoltre calma la tiroide iperattiva ed è quindi utile in caso di ipertiroidismo Violetto: è un colore freddo dagli effetti molto potenti sulla psiche. Favorisce i sogni, l’intuito, l’ispirazione e la creatività. Dal punto di vista fisico, poi, è benefico sui nervi, stimola la produzione dei globuli bianchi e l’attività della milza, rinforza le ossa e le articolazioni. Aiuta in caso di malattie infiammatorie della pelle, ha un effetto cicatrizzante e analgesico in caso di nevralgie La cromoterapia si declina in vari modi. Nei Centri benessere e nelle Spa sono previsti molti percorsi sensoriali e trattamenti con irraggiamento cromatico. Ad esempio i bagni cromatici, sia “a secco” che in acqua, sono considerati molto benefici per tutto il corpo, ma si possono anche indirizzare i diversi colori a seconda dei loro effetti sui vari organi nei chackra di riferimento con la cromopuntura. Infine, anche l’alimentazione può sfruttare i benefici della cromoterapia. Soprattutto la frutta e la verdura ci aiutano a migliorare le nostre condizioni di salute in base ai loro colori. Secgliamo perciò di variare gli ingredienti dei nostri piatti anche in base alle tonalità dei cibi, in modo da garantirci tutti i possibili effetti curativi e riequilibranti dei colori.


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