Infomedical marzo aprile 2014

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INF In collabozione con

MEDICAL

PERIODICO DI INFORMAZIONE SU SALUTE - BENESSERE - BELLEZZA a cura di Promo Service - Anno VII - MARZO - APRILE 2014

Ritira la tua Infomedical Card

Promoservice di Isabella Pavone / Editore: Pietro Cardea - Impaginazione grafica: Brian Cardea - Tipografia: Seven Seas S.R.L. Via Tonso di Gualtiero 12, San Marino (RSM)

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La Card a disposizione del cittadino

CON LA QUALE SI USUFRUISCE DI TANTI RISPARMI ATTRAVERSO LE STRUTTURE E I NEGOZI CONVENZIONATI Attivatela inviando una mail a

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e

ditoriale

a cura di Piero Cardea

La storia di Infomedical Infomedical nasce da una mia idea che avevo come sogno nel cassetto fin dai tempi in cui svolgevo la professione di assicuratore. Era un sogno appunto, in quanto lo sviluppo di tale progetto aveva bisogno di una preparazione tecnica nonchè di coraggio per affrontare tutte le documentazioni che caratterizzano la categoria, compresa la parte burocratica che, oltre all’iscrizione all’ufficio delle imprese, prevede la richiesta di registrazione al tribunale e una documentazione che attesti l’iscrizione all’albo dei giornalisti per ottenere poi l’ulteriore iscrizione al ROC; poi, ovviamente, la capacità di individuare altri soggetti che completassero la struttura con diversi ruoli e con delle capacità notevoli per affrontare sia la parte commerciale che quella amministrativa, senza contare la parte logistica, quindi la costruzione grafica del giornale, la stampa, la distribuzione ecc. Diciamo che avevo quasi abbandonato l’ambiziosa avventura poichè anche l’investimento era notevolmente oneroso, finchè un giorno ebbi la fortuna di incontrare il dottor Marco Porticati, un uomo preparato, intraprendente e con un grande bagaglio culturale, al quale confidai tale idea e ricordo che fu proprio lui a persuadermi dalle incertezze, proponendomi di condividere il progetto e dimostrandomi da subito una immensa passione chiedendomi di metterci subito al lavoro per realizzare il progetto. Il primo numero fu distribuito nel dicembre 2007. Quasi immediatamente l’azienda denominata Publidea e costituita in SNC, si completò con collaboratori e venditori, una segretaria e collaborazioni con tipografie e studi grafici. Poco dopo si candidò come socio una terza persona, Romina Rinaldi, alla quale va riconosciuto l’impegno e la grande disponibilità che dedicò per la buona riuscita e per il successo del progetto. Oggi mio malgrado non collaboro più con queste persone,

Editore: Piero Cardea Direttore Responsabile: Brian Cardea Hanno collaborato: Dr. Federico Greco, Dott. Fernando Santucci, Dott.ssa Cecilia Scalabrino, Dr.ssa Francesca Perlini, Eugenio Bellettini, Dr.ssa Anna Focchi, Dr.ssa Elena Focchi, Stefano Bacchini, Massimo Astolfi, Higea Medical, Gabriele Benedetti, Loris Tamburini Concessionaria di pubblicità: PROMO SERVICE di Pavone Isabella Redazione: via del ciclamino, 20 - 47924 San Martino Monte l’Abate(RN)

per le quali tuttavia conservo un grande affetto ed un ricordo di cinque anni bellissimi, pieni di successi e a dire il vero anche di ostacoli. Se sto continuando ad ottenere grandi risultati e consensi, pur avendo cambiato direzione ed aver ampliato gli accessori del giornale stesso ed anche il tipo di organizzazione, è grazie anche a loro. Certo la strada da fare è ancora tanta. Voglio fare in modo che Infomedical diventi finalmente uno strumento di lavoro per aziende e strutture mediche e per tutti coloro che svolgono una professione in ambito di benessere in generale, così che si possano dare al cittadino informazioni assolutamente positive e che aiutino in qualche modo a conservare una buona qualità di vita. Spero di poter continuare cercando di dare sempre qualcosa in più a tutti, attraverso idee e nuove iniziative, come quella della Infomedical card, che darà a chiunque ne faccia richiesta la possibilità di usufruire di notevoli risparmi presso negozi e strutture convenzionate.

Registrazione: Tribunale di Rimini, n°20 - n°R.G 1410/2007 Iscrizione al ROC n°21756 Impaginazione Grafica: Brian Cardea Stampa: Seven Seas S.R.L. Via Tonso Di Gualtiero 12, San Marino Distribuzione: Promoservice di Isabella Pavone Canali di distribuzione: Ospedali e case di cura, farmacie ambulatori e poliambulatori, centri benessere, palestre

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Bambini e animali: i benefici di accogliere un cucciolo in casa C’è qualcosa di magico che lega bambini e animali, qualcosa che spesso i “grandi” non sono capaci di cogliere.

Tra cuccioli ci si intende, ed è sottile la linea che separa un cucciolo d’uomo da un cucciolo di animale. Entrambi sono esseri da crescere e di cui prendersi cura, e forse per questo c’è un legame speciale tra gli animali e i bambini. È come se sapessero entrambi di avere bisogno l’uno dell’altro e questo legame, se coltivato con le giuste attenzioni, è indissolubile. Tra i più frequenti desideri dei bambini c’ è quello di ricevere un cucciolo in regalo e davanti a questo è bene che i genitori, spesso scettici o semplicemente poco convinti, sappiano quanti vantaggi comporti accoglie-

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re in casa un nuovo ospite. La relazione tra bambini e animali ha effetti positivi sull’educazione e sulla crescita; prendendosi cura di un cucciolo il bambino impara a responsabilizzarsi e tende a sviluppare una capacità osservativa e empatica, in quanto sente il desiderio di interpretare i bisogni del nuovo compagno e prendersene cura. Interagire con un animale ha dei benefici anche a livello fisico, pensiamo all’attività motoria che un bimbo pratica assieme al cucciolo, e a livello sociale di un bambino, che insieme al suo animale cattura l’attenzione e impara a socializzare e re-

lazionarsi con gli altri. Fattore importante da non sottovalutare è l’età del bambino: bambini che hanno 2 o 3 anni possono essere attratti da un animale perché ne colgono la diversità fisica (grandi orecchie, pelo soffice, coda, strani e buffi movimenti …) ma allo stesso tempo non sono in grado di capire le esigenze specifiche del cucciolo. I bambini dai 4-6 anni possono essere più responsabilizzati e attratti da questa importante relazione. Sicuramente un bambino che fin da piccolissimo convive con un animale avrà dei benefici maggiori. L’animale più adatto per un

bambino è probabilmente il cane, soprattutto perché la sua storia evolutiva lo rende un animale domestico col quale si riesce a instaurare un vero e proprio rapporto comunicativo. A sostenere la tesi di quanto sia salutare far convivere bambini e animali, è da citare la “Pet-Therapy” ovvero un moderno sistema terapeutico definito “dolce”. Si tratta di una terapia che accompagna le tradizionali cure facilitando la riabilitazione e la collaborazione da parte del paziente verso le figure mediche. È fondamentale preparare il bambino ad accogliere il cucciolo ed è compito dei genitori preoccuparsi di insegnare al proprio figlio alcune regole. Prima fra tutte l’animale non è un giocattolo, ma è un essere vivente e ha determinate esigenze e necessita di attenzioni quotidiane. E’ normale che i bambini abbiano desideri improvvisi o temporanei, e spesso chiedono un animale perché probabilmente vogliono imitare il compagno di banco. Allora è dovere dei genitori affrontare una scelta ponderata e non regalare un cucciolo solo per soddisfare un capriccio. Quindi ricordate, un cucciolo è un impegno che comporta pazienza e spesso fatica, ma in cambio di poco riceverete tutta la fedeltà, la riconoscenza e l’affetto che solo un “amico a quattro zampe” è capace di offrire.


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La salute dei nostri

Denti bianchi e belli

Un sorriso smagliante illumina il viso ed è un ottimo biglietto da visita nelle relazioni interpersonali. Per questo motivo tutti vorrebbero avere sempre dei denti bianchi e belli. Il colore dei denti, al contrario di quanto comunemente si pensi, non dipende dallo smalto, che non possiede un colore proprio, è traslucido e lascia trasparire il colore della dentina sottostante. Purtroppo, però, con il passare del tempo lo smalto tende a macchiarsi, assorbendo pigmenti da cibi e bevande e a perdere lucentezza: i principali nemici del sorriso sono il tartaro, il fumo di sigaretta e i

DENTI sostanza sbiancante contenuta nel gel. La procedura dura da 30 a 90 minuti, a seconda della colorazione iniziale dei denti, e sono necessarie di solito una o due sedute. Nelle sedute con mascherine personalizzate viene fatto il calco delle arcate dentarie del paziente per realizzare la mascherina di silicone morbido (assicurando una perfetta aderenza sui denti). Le mascherine – sulle quali viene spalmato un gel sbiancante - vengono quindi applicate sulle arcate dentarie. La durata del trattamento viene stabilita dallo specialista. Le faccette ceramiche sono sottili lamine in ceramica che vengono applicate sulla superficie esterna dei denti; vengono applicate nei casi più difficili, in cui i denti sono talmente rovinati che nessun trattamento risulta efficace. Lo sbiancamento è destinato a durare per quattro o cinque anni, anche se i denti tendono ad ingiallire se nuovamente esposti al fumo e al caffè. Cosmetici

coloranti presenti in alimenti e bevande (the, caffè... ). Ma non bisogna disperare! I progressi nel campo dell’odontoiatria estetica permettono a tutti lo sbiancamento dei denti, un procedimento che prevede l’applicazione di un gel capace di decolorare lo smalto e la dentina, rendendo nuovamente i denti bianchi e luminosi. Sbiancamento professionale La prima operazione necessaria è una seduta d’igiene orale dal dentista. Eliminati placca e tartaro, lo specialista stabilirà il trattamento più consono per i vostri denti: sedute di laser, mascherine personalizzate o faccette di porcellana. Nelle sedute di laser, dopo aver applicato un gel viscoso ad elevata concentrazione di “perossido di idrogeno”, i denti vengono esposti alla luce di speciali lampade al plasma. La luce è in grado di accelerare l’effetto di penetrazione della

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Lo sbiancamento dei denti va affidato periodicamente al dentista, ma in commercio ci sono diversi prodotti che possono aiutare il nostro sorriso. I dentifrici con agenti sbiancanti agiscono sulle macchie che opacizzano lo smalto. Si trovano in commercio nelle farmacie e nei supermercati. Le mascherine “fai-da-te”, rivestite con gel sbiancante a base di “perossido di carbamide”, si applicano sulle arcate dentarie superiore e inferiore ogni sera prima di andare a letto e vanno tenute tutta la notte. Rimedi naturali

La buccia di limone è utile per sbiancare i denti e ridurre il tartaro. La polpa di fragole passata sui denti aiuta a renderli più bianchi e ad avere un alito più fresco. Anche il bicarbonato ha proprietà sbiancanti, ma va utilizzato non più di una o due volte al mese, perché potrebbe provocare abrasioni allo smalto dei denti. Infine, una speciale pasta dentifricia all’argilla si può preparare in casa mescolando una goccia di olio essenziale di menta, un cucchiaio di glicerina, un cucchiaio di acqua e due cucchiai di argilla.


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a cura di Paolo Ganzerli

Osteopatia: La terapia del benessere L‘Osteopatia è una metodo di valutazione e trattamento olistico del corpo umano che considera quest’ultimo come un’unica unità funzionale. Essa nasce alla fine del XIX secolo da un medico americano, il Dott. A.T. Still. E’ una medicina complementare e non alternativa fondata su basi scientifiche che si avvale di strumenti diagnostici e condivide i fondamenti scientifici della medicina istituzionale e ad essa si affianca. L’ Osteopatia è un metodo terapeutico manuale che non tratta la malattia come manifestazione patologica, ma la interpreta come sintomo legato ad un’alterazione del regolare processo delle nostre funzioni fisiologiche (omeostasi), ricercandone pertanto la causa di tale squilibrio. L’ Osteopatia è una scienza basata su una ricercata metodologia di trattamento manuale specifico applicato secondario ad un’accurata valutazione osteopatica dell’apparato neuro-muscolo-scheletrico e viscerale. Di qui, è facile intuire come il campo d’applicazione del trattamento osteopatico sia particolarmente vasto: è possibile curare una pletora di disturbi di cui fanno parte le affezioni muscoloscheletriche (ad esempio, cervicalgie, colpi di frusta, dorsalgie, lombalgie, lombosciatalgie, ernie, protrusioni, ecc…) e delle articolazioni periferiche (distorsioni, tendiniti, blocchi articolari, epicondiliti, pubalgie, ecc…), le problematiche di natura viscerale (ad esempio, stipsi, gastriti, colon irritabile, reflusso gastro-esofageo, ecc…) e tutti quei disturbi legati alla sfera cranio-sacrale (ad esempio, disturbi dell’equilibrio, cefalee, nausea,vomito, vertigini, disturbi del sonno, stati d’ansia, stress, ecc…). Che cosa cura l’Osteopatia? Il trattamento osteopatico ha un campo di applicazione vastissimo: esso è particolarmente indicato nelle affezioni muscoloscheletriche (ad esempio, cervicalgie, colpo di frusta, dorsalgie, lombalgie, lombosciatalgie, ecc…) e delle articolazioni periferiche (distorsioni, tendiniti, blocchi articolari, disturbi della deglutizione e dolori alla masticazione ecc…), ottimo per il miglioramento della funzionalità viscerale (ad esempio, problemi di gastriti, stipsi, colon irritabile, esofagiti da reflusso, meteorismo intestinale, problemi dell’appendice…), utile anche nei casi di cefalee, disturbi dell’equilibrio, insonnia, stress, ansia, gravidanza, dolori pre e post partum. Cosa succede durante la prima visita? Al paziente vengono poste domande specifiche, circa l’insorgenza, l’origine e la tempistica del suo problema, che serviranno per identificare la natura dello stesso. Pertanto, ciò permetterà di capire, prima di tutto, se il disturbo può rientrare all’interno dell’ambito osteopatico o se, invece, è consigliabile inviare il paziente allo specialista più idoneo. Si effettua un Esame Obiettivo, per risalire all’origine del disturbo, così strutturato: • Mentre il paziente è in ortostatismo, viene analizzato e

“studiato” in diverse angolazioni per verificare se vi è una corretta distribuzione del carico ed, in particolare, quale struttura del corpo “soffre”(sovraccarico funzionale) e tende a creare la sintomatologia riportata dal paziente stesso; • Si verifica, in seguito, se tale struttura genera dolore a causa di un problema intrinseco della stessa o se essa subisce influenze a distanza da altri distretti del corpo che ne alterano la corretta funzionalità; Si effettua una Valutazione Osteopatica del problema riportato: • Valutazione palpatoria manuale specifica della zona affetta dal dolore; • Valutazione della stessa tramite test specifici; Si stabilisce la modalità e la tempistica con le quali verrà effettuato il trattamento osteopatico, in virtù dei risultati ottenuti dalle valutazioni precedenti.

La seduta si conclude con un resoconto dell’osteopata sullo stato del paziente, con rassicurazioni su possibili reazioni terapeutiche, con eventuali consigli sulle abitudini posturali e con un secondo appuntamento per il proseguimento del trattamento osteopatico avviato o per un semplice controllo. E’ consigliabile quindi a tutti, a scopo preventivo, un trattamento osteopatico periodico, al fine di ripristinare tutti gli squilibri statici e dinamici dell’organismo, anche in assenza di un sintomo, tenendo conto che il ritmo di vita attuale, le posizioni viziate sul lavoro, e l’alimentazione sempre meno naturale sono i principali fattori implicati nell’insorgenza di disturbi. Come si svolge un Trattamento Osteopatico? Il Paziente che sceglie di farsi curare con l’Osteopatia sostiene una prima visita durante la quale l’osteopata valuta gli esami strumentali e attraverso un colloquio sugli antecedenti, si accerta che il caso sia di competenza osteopatica. Si passa poi ad un esame obiettivo osteopatico per individuare una o più zone che possano perturbare il benessere del paziente. Si passa quindi al trattamento vero e proprio delle zone individuate, seguendo un ordine e usando le tecniche più adatte al paziente e al suo problema.

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Rubrica

CHIRURGIA ESTETICA

Chirurgia Estetica Rubrica a cura del Dottor Federico Greco

Ritocchi soft in pausa pranzo

Approfittane del break di metà giornata per cancellare i segni del tempo grazie ad interventi dolci che non lasciano tracce Uscire dallo studio medico con un velo di fondotinta e tornare immediatamente a lavorare è ormai una esigenza per la maggior parte delle donne. Per questo motivo sono sempre più richiesti trattamenti soft, minimamente invasivi , capaci di correzioni sempre più durature e sicure. Tutti questi trattamenti infatti sono accompagnati dalla rapidità di esecuzione e dal fatto che il post trattamento lascia solo un modesto rossore facilmente nascondibile TOSSINA BOTULINICA Al di là di tutte le bugie dette contro la tossina botulinica, questo farmaco è sicuramente il miglior rimedio ed il più sicuro per distendere le rughe del terzo superiore del viso e per sollevare il sopracciglio. Le rughe di questa regione infatti nei giovani scompaiono non appena smettiamo di corrugare la fronte o aggrottare le sopracciglia. Ma non sempre è questione d’ età: anche lo stress e la stanchezza possono disegnare nuove rughe sul volto. Se i muscoli mimici lavorano troppo, quelle pieghe visibili si formano anche quaando il viso è rilassato. E può succedere che le rughe producano false emozioni, facendoci assumere un aspetto corrucciato o uno sguardo torvo anche quando non siamo arrabbiatio o preoccupati. Il botulino aiuta a ridurre le rughe di espressione presenti nel terzo superiore del viso, ma non solo. Utilizzato infatti esclusivamente da mani molto esperte il botulino può essere utilizzato anche nel resto del viso e nel collo. Nelle labbra riduce notevolmente il cosiddetto “codice a barre”, presente soprattutto nei fumatori ma non solo Nella guancia aiuta a risollevare sia lo zigomo che l’ angolo della bocca. Nel collo riduce notevolmente quelle antiestetiche “ban-

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de” dovute all’ attività del muscolo platisma. Se utilizzato nel muscolo massetere riduce notevolmente sia il bruxismo, cioè il fatto di digrignare i denti durante la notte, sia l’ eccessiva larghezza del viso a livello della mandibola. In pratica si “sfina” il viso. Recentissimi studi stanno inoltre provato che se utilizzato esclusivamente nel muscolo corrugatore, muscolo che aggrotta le sopracciglia, causa notevoli miglioramenti a livello dell’ umore. Le indicazioni della tossina botulinica stanno quindi sempre più aumentando, nonostante sia importantissimo come gia’ detto per queste ultime applicazioni affidarsi a mani molto esperte per non incorrere in temporanei ma sempre fastidiosi problemi. LASER Q-SWITCH L’ evoluzione tecnologica nel campo dei laser medicali ha portato a risultati fino a poco tempo fa impensabili. L’ avvento di un nuovo laser di ultima generazione chiamato QUALITYSWITCHED permette il trattamento e la rimozione completa dei tatuaggi di qualsiasi colore e delle lesioni pigmentate benigne del volto, del decoltè e delle mani. Il trattamento delle macchie è quasi indolore, non vi è necessità alcuna di utilizzare anestetici in crema o con infiltrazione. L’impulso così breve consente di lavorare con assoluta tranquillità, adottando, come unica accortezza, degli occhiali di protezione. Subito dopo il trattamento, il paziente potrà avvertire un lieve fastidio nella zona trattata e la macchia diventerà più scura, segno che il laser l’avrà colpita efficacemente. Dopo 10-12 giorni la pelle tornerà ad esser rosea. Per l’eliminazione dei tatuaggi sono invece necessarie mediamente 8 sedute, le quali vanno intervallate l’una dall’altra circa 45-60 giorni, tempo necessario al nostro


corpo, per eliminare in modo graduale e sicuro il pigmento , senza sovraccarico degli organi della depurazione. Il paziente potrà subito dopo tornare a svolgere tutte le attività sociali e relazionali . Particolare attenzione deve esser posta anche a tutti quei tatuaggi chiamati “da asfalto” o post traumatici, dove il laser con emissione Quality-switched, risulta essere la metodica di elezione nella risoluzione del problema. FOTORINGIOVANIMENTO CON LUCE PULSATA E’ un trattamento sempre più amato dalle donne perché permette in pochi minuti, senza oltretutto causare alcun rossore, di migliorare sia la eccessiva pigmentazione del viso , sia di migliorare la qualità della pelle attraverso una modificazione della texture ed un rinnovamento del collagene Il trattamento può essere effettuato nel volto, nel collo, nel decoltè e nelle mani. Puo’ essere utilizzato anche per il trattamento della rosacea, condizione questa, che affligge molti pazienti uomini e donne e che, nei casi più gravi, costringe molte pazienti a coprire l’inestetismo con un trucco pesante. FILLER DI NUOVA GENERAZIONE I filler sono sostanze che si possono iniettare per eliminare rughe e solchi o per ristabilire i volumi del viso. Acido ialuronico e idrossiapatite sono sicuramente i filler più conosciuti ed utilizzati con risultati spesso strabilianti. Zigomi, labbra, contorno mandibolare, dorso del naso , guance, mento, ma anche lobi auricolari, dorso delle mani, genitali esterni femminili, sono tutte aree che se moderatamente ritoccate possono dare un aspetto più giovanile e fresco. L’ arrivo sul mercato di prodotti più performanti, cioè con un notevole effetto volumizzante ha aperto nuove prospettive al chirurgo estetico . Grazie a questi prodotti infatti possiamo effettuare un rimodellamento dei contorni del viso e del naso, al fine quindi non solo di ringiovanire, ma anche di abbellire il viso. BIO-STRUTTURAZIONE CUTANEA CON FILI RIVITALIZZANTI

paziente può tranquillamente utilizzare il make-up senza problemi.L’effetto stimolante si comincia ad evidenziare dopo 2-4 settimane. Il suo effetto dura per 6-8 mesi ed il grado di soddisfazione del paziente è molto elevato. PEELING I peeling combinati o composti sono dei preparati che agiscono su i vari strati della pelle rinnovandola, ed aiutano a cancellare i segni del tempo che passa inesorabilmente. Ogni acido ha il suo bersaglio. Ad esempio: l’acido Salicilico è cheratolitico e seboregolatore, l’acido Piruvico è ortodermico e si usa per schiarire le macchie, l’acido Retinoico induce la produzione di proteine sane al posto di quelle malate con riduzione della rughe sottili, l’acido Tricloroacetico toglie le macchie e rinnova i tessuti e leviga le cicatrici, L’acido Mandelico non è fotosensibile e si può utilizzare anche con il sole. L’acido Tricloroacetico è indicato per togliere le macchie o per pelli molto rovinate essendo un forte cheratolitico. L’acido Tricloacetico è stato associato con il Perossido di idrogeno per diminuire gli effetti indesiderati ed aumentare la stimolazione profonda del derma con stimolazione fibroblastica. aiuta a cancellare i segni del tempo. LASER CO2 FRAZIONATO Il trattamento con Laser permette un miglioramento delle irregolarità cutanee superficiali del volto, quali rughe sottili, difetti di pigmentazione da danno solare, cicatrici da acne, attraverso l’asportazione selettiva degli strati superficiali dell’epidermide e del derma. La profondità del trattamento, che condizionerà l’entità del risultato ma anche il tempo di recupero estetico, è basata fondamentalmente sulla quantità di energia CO2 utilizzata dall’operatore e dal numero di passaggi eseguiti; il tipo di terapia laser viene quindi concordata con il paziente in relazione alle sue aspettative ed alla sua disponibilità ad affrontare un decorso post -trattamento più o meno prolungato. Nei trattamenti molto superficiali nel periodo post trattamento o c’è solo un leggero rossore. Nei trattamenti più profondi il rossore è associato anche al gonfiore per 3-4 giorni.

Dottor Federico Greco

Medico Chirurgo Specialista in Chirurgia Plastica Chirurgia Plastica, Chirurgia Estetica, Medicina Estetica Bologna - Cesena - Riccione - Pesaro L’utilizzo di fili in polydioxanone, una sostanza che si usa da anni in chirurgia, permette al chirurgo di effettuare un trattamento ristrutturante e biostimolante in pochi minuti e senza anestesia sia nel viso che nel corpo.Questa sostanza infatti , se impiantata nel derma profondo, ha un ottimo effetto biostimolante promuovendo una maggior produzione di collagene in profondità rinnovando tutti gli strati della pelle. Tale azione rende la pelle più giovane, elastica e vitale;; migliora l’aspetto delle rughe fini e tonifica il rilassamento cutaneo. Si tratta in pratica di un meccanismo di sollevamento biologico autoindotto. E’ un trattamento rivolto sia ai pazienti che presentano i primi segni di cedimento dei tessuti, ma anche quando sia necessario un trattamento preventivo. Le zone più trattate sono senza dubbio il viso, il collo, le braccia, le ginocchia, l’ interno coscia e i glutei.La tecnica è molto semplice, il dolore è trascurabile, non richiede tagli nè suture. Si può tornare alla vita sociale al termine della terapia e la

Numero diretto: 348.2626705 e-mail: federico@federicogreco.it Bologna - Studio Via Dante, 17 - Tel. 051. 231033 Bologna Casa di Cura Villa Regina - Via Castiglione, 115 Cesena Casa di Cura San Lorenzino - Tel. 800.856056 Riccione Poliamb. Oasi delle Terme - Tel. 0541.602005 Pesaro Centro Clinico DIagnostico - Tel. 0721.27586 Iscritto all’ordine dei Medici di Bologna - n. 12066

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Rimedi naturali per la congiuntivite La congiuntivite è un fastidiosa infiammazione delle mucosa oculare. Come segno esteriore più evidente compare un evidente rossore nell’occhio, le cui origini possono essere differenti. È possibile intervenire con alcuni rimedi naturali per ridurre il disagio legato alla sintomatologia. Tra i possibili sintomi della congiuntivite, oltre all’arrossamento oculare, anche lacrimazione e fotosensibilità, la difficoltà a tollerare le fonti luminose. A questi si aggiungono poi ulteriori “campanelli d’allarme” in relazione alla specifica causa. Possibili Cause Quattro sono le possibili cause per l’infiammazione oculare nota come congiuntivite. La prima è di origine batterica, il più delle volte responsabili sono streptococchi e stafilococchi. C’è poi la possibilità che la patologia sia di origine virale, provocata in alcuni casi dai virus Herpes simplex (herpes labiale) e Herpes zoster (responsabile tra l’altro del “Fuoco di Sant’Antonio”). Si raccomanda quindi di evitare di toccare gli occhi e la mucosa oculare, in caso di contatto con le ulcere cutanee dell’herpes labiale, senza essersi lavati le mani. Esistono poi altre due possibili tipologie di congiuntivite, quella irritativa (causati da agenti chimici, prolungata ed eccessiva esposizione a forti luci o corpi estranei come ciglia o polvere) e quella allergica (pollini, graminacee ecc.). In caso di forma virale avremo linfonodi ingrossati e secrezioni ucoulari scarse, mentre prurito e gonfiore caratterizzeranno la forma allergica. Particolare fastidio deriva dalla congiuntivite batterica, le cui manifestazioni sintomatiche prevedono una formazione giallastra (in alcuni casi tendente al verde) appiccicosa che tende a unire le ciglia rendendo difficile l’apertura delle palpebre. In questo come in altri casi soggetti a possibili controindicazioni si ricorda che il consulto con il proprio medico curante può aiutare a capire con certezza di quale forma si tratti e indirizzarvi quindi verso i rimedi naturli più adatti al vostro caso. Rimedi naturali Uno dei rimedi naturali più apprezzati per il trattamento della congiuntivite è la camomilla, un infuso molto utile anche in caso di mal di stomaco e acidità grazie alle sue proprietà calmanti e antispasmodiche. Basterà in questo caso mettere un cucchiaio di fiori in infusione per 10 minuti in circa mezzo litro d’acqua bollente, utilizzando poi il preparato per la pulizia dell’area intorno agli occhi. Discorso simile per quanto riguarda il miele, di cui potranno in questo caso essere sfruttate le proprietà antinfiammatorie e antibatteriche. Basteranno tre cucchiaini in due

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a cura di Massimo Astolfi

tazze d’acqua calda per ottenere una “lozione” per il risciacquo e la pulizia di viso e occhi. La preparazione anche in questo caso è semplice: sarà sufficiente sciogliere completamente il prodotto per ottenere il rimedio desiderato. Possibile anche il ricorso a un panno intriso di aloe vera per la pulizia e la disinfezione dell’area oculare. Questa pianta è inoltre spesso utilizzata per contrastare gli effetti dell’herpes labiale è quindi indicata soprattutto nei casi di congiuntivite virale. Il suo gel è poi ritenuto un toccasana anche per le scottature (domestiche o solari) e il trattamento dell’acne. Alleviare il dolore e l’arrossamento degli occhi è inoltre possibile pulendo l’area con un panno imbevuto di tisana

ai semi di finocchio o utilizzando quest’ultima per il lavaggio diretto del viso. È possibile volendo prepararne un po’ di più e consumarne una tazza, magari la sera: aiuterete così non soltanto i vostri occhi, ma anche la vostra digestione e il vostro intestino. Alimentazione e consigli utili L’alimentazione durante questo disturbo è bene che comprenda, come nella vita di tutti i giorni in realtà, molta frutta e verdura. Questo perché i prodotti ortofrutticoli contengono spesso buone quantità di vitamine e altre sostanze benefiche per l’organismo, favorendo uno stato di salute generale migliore e una più efficace risposta immunitaria. Sì quindi al mangiare sano con broccoli, kiwi, ciliegie e arance, carote e verza, così come frutta secca, cereali e spinaci. Bene anche consumare un vasetto di yogurt al giorno per mantenere in equilibrio la flora batterica. Benefici possono arrivare anche dal consumo regolare di alcuni tè come il Pu-Erh (proprietà immunologiche) e il tè giallo, ricco di vitamine (A, B2, C e P).


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Pollachiuria e ipertrofia prostatica Il disturbo della minzione più frequente è la pollachiuria associato o meno ad aumento volumetrico della ghiandola prostatica e alla diuresi complessiva, poliuria. In passato e mi riferisco ai primi anni della mia professione di urologo, questo sintomo nell’ambito maschile e nell’eta matura, veniva attribuito quasi sicuramente ed esclusivamente, alla ipertrofia prostatica che negli stadi iniziali dava sintomi irritativi vescicali prima di quelli più tardivi di tipo vero e proprio ostruttivo. Ma adesso che i sistemi diagnostici sono sempre più tempestivi e capillari, con il conforto della diagnostica ecografica sempre più diffusa e che completa quella obiettiva dell’esplorazione rettale, il sintomo pollachiuria ha preso altre strade, non sempre infatti si riscontra un significativo aumento di volume della ghiandola o altre patologie correlate. La pollachiuria, inoltre colpisce anche età più giovanili, uomini e donne e colpevole sembra non sia più soltanto l’ipertrofia prostatica ma la vescica stessa. All’orizzonte è comparsa una nuova entità nosologica che è quella del“la vescica iperattiva”. I sinonimi usati sono

a cura del Dott. Buono Girolamo

di volta in volta vescica iperriflessica, istabile, sindrome frequenza-urgenza, incontinenza da minzione imperiosa ecc che solo dimostrano come ancora questa condizione morbosa non trova una sicura e definita etiopatogenesi. I pazienti affetti sono tra i più eterogenei: recenti operati di chirurgia pelvica, diabetici, cardiopatici ma anche ansiosi, quelli in terapia con bronco dilatatori o antipsicotici, ipertesi che assumono diuretici, quelli affetti da disturbo del sonno, pazienti con cerebropatie vascolari croniche per dire le più comuni ma anche soggetti senza nessuna patologia delle precedenti menzionate e apparentemente sani ne sono affetti e afferiscono all’ambulatorio specialistico. Il primo passo per discriminare questi pazienti è quello di consigliare il paziente a compilare la carta delle minzioni per almeno tre giorni di normale stile di vita. Nel foglio vanno registrate il numero delle minzioni delle 24 ore e la quantità delle urine corrispondenti. E’ un esame semplice, molto indicativo e che, di questi tempi non guasta, non grava sulle casse del Servizio Sanitario Nazionale.

Visite Specialistiche l l l l l l l

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Allergologia: Dott. Pasotti Sergio Biologa Nutrizionista: Dott.ssa Pellegrini Mirella Cardiologia: Dott. Morelli Sante Chirurgia Vascolare: Dott. Manzo Leonardo Dermatologia: Dott.ssa Andryeyeva Svitlana Dietista: Dott.ssa Belli Silvia Ecodoppler: Dott. Manzo Leonardo Dott. Morelli Sante Ecografie/Diagnostica: Dott. Morelli Sante Dott. Zanarini Stefano Ematologia: Prof. Dott. Bergami Tiziano Gastroenterologia: Dott. Zanarini Stefano Immunologia: Dott. Pasotti Sergio Logopedia: Dott.ssa Rastelli Carla Medicina Interna: Dott. Pasotti Sergio Medicina Riabilitativa: Dott. Giombini Andrea Medicina Riabilitativa/Osteopatia: Dott. Signorini Danilo Medicina del Lavoro: Dott. Carrino Andrea Medicina dello Sport: Dott. Pasini Walter Medicina Estetica: Dott. Piccari Matteo Medicina Legale: Dott. Cimino Giuseppe Nefrologia: Dott. Piccari Matteo Neurologia: Dott.ssa Saba Emanuela Nutrizionista Clinico: Dott.ssa Casadei Simona O.R.L.: Dott. Venè Sandro Oculistica: Dott. Venè Andrea

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Oncologia:

Dott.ssa Casadei Simona Prof. Dott. Bergami Tiziano Ortopedia: Dott. Ricchiuti Mauro Ostetricia: Dott.ssa Montanari Bruna Ostetricia/Ginecologia: Dott. Raffaelli Rodolfo Dott.ssa Roncuzzi Alessandra Palestra Riabilitativa: Dott.ssa Sottile Sabrina Dott. Vincenzi Simone Pneumologia: Dott. Pasotti Sergio Psicologia: Dott.ssa Natoli Francesca Dott.ssa Bongiorni Roberta Radioterapia: Prof. Dott. Bergami Tiziano Senologia: Dott. Manzo Antonio Urologia: Dott. Buono Girolamo


Perchè rivolgersi ad una agenzia infortunistica Quando malauguratamente capita un infortunio a causa di terzi, bisogna rivolgersi ad un avvocato? Si, ma non ti tutela dal punto di vista sanitario. Bisogna rivolgersi ad una struttura sanitaria? Si, ma non ti tutela dal punto di vista legale. La soluzione è rivolgersi ad un team di professionisti che ti tutela a 360 gradi riuscendo a far ottenere il massimo del risarcimento da una disavventura.

SYNERGYE infortunistica la trovate anche presso il poliambulatorio Higea Medical e a San Marino presso Fisiomedica Montecchio 13


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Dormire bene aiuta a vivere meglio

Russamento e apnee ostruttive sono un problema per milioni di italiani

Intervista al Dott. Saverio Desiderio È stata celebrata il 14 marzo, la giornata mondiale del sonno con questo slogan: SONNO RIPOSANTE, BUON RESPIRO, CORPO SANO Su questo argomento che interessa milioni di italiani e in particolare sui disturbi del sonno abbiamo intervistato il Dott. Saverio Desiderio, pneumologo esperto di questa patologia e consulente del Poliambulatorio Valturio. D. “DOTT. DESIDERIO COSA SONO LE APNEE?” R. “Le apnee sono definite come una serie di interruzioni respiratorie che avvengono durante il sonno e se non vengono curate possono provocare gravi danni alla salute, sono situazioni molto frequenti ed il loro numero è ampiamente sottostimato, in generale nelle donne compaiono dopo la menopausa e negli uomini anche in età più giovanile (40 -50) anni.” D. “A cosa sono dovute?” R. “In genere sono causate da un’occlusione delle prime vie aree, si ha il russamento quando questa occlusione è parziale, se questa occlusione è completa si ha l’apnea , con risvegli che il più delle volte non raggiungono la soglia di coscienza”. D. “Chi è a rischio?” R. “In genere sono i soggetti brachitipi ,quelli con il collo corto e grosso, quelli che son più soggetti a questo tipo di patologia. (sopra i 41 centimetri nelle donne e 43 centimetri negli uomini), inoltre i soggetti che hanno la lingua grossa, chi ha un mento poco pronunciato, chi è dotato di tessuti molto molli; una segnalazione particolare va fatta per i bambini che hanno adenoidi e tonsille molto sviluppate”. D. “Quali sono i sintomi?” R. “Il sintomo principale è dato da un russare molto rumoroso accompagnato da una interruzione del respiro che in genere viene notata dal compagno di letto, dopo la pausa il respiro riparte sempre seguito dal russa mento, naturalmente questa situazione determina poi sonnolenza per buona parte della giornata con diminuzione dell’attenzio-

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ne, difficoltà a concentrarsi. Altri sintomi da ricordare sono la cefalea mattutina e la necessità di urinare più volte durante la notte”. D. “Se questa sindrome non viene riconosciuta e curata, quali conseguenze può avere?” R. “L’aumento della pressione massima e minima può avere gravi conseguenze a carico dell’apparato cardiovascolare, poi la scarsa ossigenazione può provocare alterazioni cognitive che possono sfociare nella demenza senile, ancora la possibilità di provocare incidenti d’auto, diminuzione della memoria , impotenza sessuale”. D. “C’è una terapia efficace?” R. • “E’ importante perdere peso; • Non dormire in posizione supina; • Utilizzare una pallina da tennis cucendola sul retro del pigiama in corrispondenza del collo; • Molto importante è l’utilizzo della CPAP,un piccolo compressore simile ad una mascherina che viene applicato sulla bocca e naso e immette aria , questo apparecchio risolve il problema nella maggior parte dei casi. Solo nei casi in cui sia necessario un avanzamento della mandibola si ricorre all’intervento chirurgico.” D. “Come è possibile fare una diagnosi precisa?” R. “Oggi è più facile farla con l’aiuto del polisonnigrafo ,un apparecchio che viene applicato la sera e viene tolto al


mattino ,questo apparecchio è come la scatola nera dell’aereo in quanto il computer di cui è dotato rileva tutte le alterazioni presenti durante il sonno e permette allo specialista che lo legge di praticare le più idonee soluzioni.” L’ apparecchio non è invasivo ed è ben tollerato. D. “In sintesi Dott. Desiderio ci schematizzi il profilo di coloro che avvertendo qualche sintomo possono essere candidati ad effettuare una polisonnografia.” R. “Molto volentieri , cercherò di essere conciso: • Chi è un russatore abituale • Chi è agitato durante il sonno ed è stanco al risveglio • Chi si sveglia di notte con fame d’aria • Chi ha sonnolenza anormale durante il giorno, perdita di memoria senza motivo,stanchezza e scarsa concentra-

zione • Chi ha calo del desiderio sessuale,o addirittura impotenza • Chi è irritabile, ansioso, o depresso senza ragione apparente • Chi ha frequenti palpitazioni, dolori toracici notturni, o pressione alta BALLERINA • Chi ha avuto incidenti stradali o sul lavoro legati a sonnolenza anormale • Chi e’in sovrappeso ed ha il collo corto e grosso (diametro superiore a 43 centimetri negli uomini o 41 nelle donne). “Grazie dottor desiderio per questa ottima intervista, molto chiara e completa sono sicuro che sara’ di aiuto a chi e’ affetto da questo tipo di patologia.”

Chi è interessato Può prenotare la visita dal Dottor Desiderio oppure prenotare una POLISONNOGRAFIA telefonando al numero 0541-785566 tutti i giorni dalle ore 7,30 alle 20,00; sabato dalle 7,30 alle 13,00

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A SANA ALIMENTAZION LA SANA ALIMENTAZIONE

LA SANA ALIMENTAZIONE A cura della Dott.ssa Cecilia Scalabrino Biologa Nutrizionista

Le calorie sorpassate

Le persone in sovrappeso sono spesso viste come incapaci di prendersi cura di sé, pigre e senza forza di volontà; ma non sempre la realtà è così semplice. Spesso gli errori che si commettono sono banali e derivano da convinzioni oramai antiche. MANGIARE POCO NON SIGNIFICA DIMAGRIRE Una di queste è il buon vecchio conto delle calorie: ciò che si ingerisce e non si consuma si accumula sotto forma di tessuto adiposo. Ne deriva che per perdere peso sarebbe sufficiente mangiare poco e se per “dimagrire” si intende vedere calare il numero registrato dalla bilancia, in effetti questo è quello che accade. La domanda è: quello che sto perdendo è il grasso in eccesso? Non fornire sufficiente glucosio all’organismo innesca meccanismi metabolici salva-vita che ci portano ad utilizzare gli amminoacidi (del muscolo in particolar modo) per sintetizzare glucosio; la massa magra, che, dopo il cervello, è l’organo che più consuma nel nostro organismo, si riduce e in un momento di carestia (carenza di glucosio) bisogna che il nostro motore consumi meno possibile. Tutto torna: il metabolismo basale si abbassa. Spesso chi cade in questi “tranelli metabolici”, determinati da diete fai-da-te o poco equilibrate, una volta abbandonato il regime dietetico perché l’obiettivo è stato raggiunto (o più verosimilmente per sfinimento!) ritorna alle vecchie abitudini. Tuttavia il fabbisogno energetico è drasticamente diminuito e quello che prima faceva mantenere il peso, adesso risulta eccessivo. Ecco innescato l’effetto yo-yo! QUELLA IRRESISTIBILE VOGLIA DI PENNICHELLA DOPO PRANZO... L’ormone sul banco degli imputati è l’insulina, che, regolando la glicemia, trasforma il glucosio in eccesso in trigliceridi in viaggio verso il tessuto adiposo. Suoi complici i tanti carboidrati raffinati (ad alto indice glicemico) che ormai affollano le nostre dispense e che ad ogni pasto fanno impennare così violentemente la glicemia da stimolare il rilascio immediato di tutta l’insulina disponibile. Molte persone, memori del tanto parlare che si

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è fatto di dieta dissociata durante gli anni ‘80/’90, hanno l’abitudine di mangiare un bel piatto di pasta o riso a pranzo, i più virtuosi condita con delle verdure o addirittura soltanto olio e parmigiano. Nessuno ha spiegato loro che questi sono alimenti ad alto indice glicemico che stimolano la produzione di insulina e li faranno dunque ingrassare; ma non solo: inducendo come risposta un drastico calo di zuccheri nel sangue, nell’arco di un’ora circa li faranno sentire intorpiditi e li indurranno a cercare altro cibo, innescando un circolo vizioso (vedi fig. 1). UNA CALORIA NON E’ UNA CALORIA: RISPOSTA METABOLICA E RUOLO DEGLI ALIMENTI Un adagio da nutrizionisti recita: “Il grasso si brucia al fuoco lento dei carboidrati”. Se infatti la cellula non presenta sulla propria membrana il recettore legato all’insulina, non è in grado di far entrare al suo interno gli acidi grassi trasportati dalle lipoproteine. I I carboidrati dunque risultano fondamentali. Il segreto sta nello scegliere quelli giusti e abbinarli nel modo corretto, così da innescare una risposta metabolica che non sia orientata all’accumulo, ma che al contrario metta l’organismo nelle condizioni di lavorare al meglio e dunque consumare energia. Questo porta a riconsiderare non solo la quantità, ma anche e soprattutto la qualità degli alimenti che scegliamo e l’effetto che questi cibi, in particolare i carboidrati, hanno sui processi che regolano l’accumulo di grasso nell’organismo. La lipogenesi è infatti il processo biochimico mediante cui l’organismo sintetizza acidi grassi (e successivamente lipidi) a partire dall’acetil-Coenzima A. Questa molecola viene prodotta durante il metabolismo dei vari nutrienti assunti con l’alimentazione; di conseguenza qualsiasi sostanza capace di trasformarsi in acetil-CoA è potenzialmente precorritrice di lipidi ed acidi grassi. Tra queste, alcuni tipi di carboidrati ricoprono un ruolo di primissimo piano. I TRE DELLA SINDROME METABOLICA Oltre a diventare più grassi, stiamo anche sviluppando un


NE maggior numero di disturbi metabolici, come il diabete di tipo 2 e la sindrome metabolica, strettamente correlati all’accumulo di tessuto adiposo nella zona addominale che è, a sua volta, strettamente legata ad una cattiva gestione dell’insulina. INSULINO-RESISTENZA: una dieta ricca di carboidrati ad alto indice glicemico induce un rilascio continuo di insulina nel sangue. È come se nel nostro organismo ci fosse una sirena di allarme sempre accesa: le nostre cellule, stanche del rumore, si tappano le orecchie e diventano molto meno sensibili al segnale. La glicemia non è più sotto controllo e presenta valori sempre alterati.

IPERCOLESTEROLEMIA: è ormai sotto gli occhi di tutti come l’eliminazione dei grassi dalla dieta poco serva ad abbassare i livelli di colesterolo. I grassi sono infatti coloro che danno palatabilità agli alimenti e, stimolando il rilascio di colecistochinina, inducono sazietà. Eliminandoli dalla dieta, per compensare tale mancanza si ricorre spesso ai carboidrati raffinati con conseguente produzione di insulina, la quale attiva un enzima specifico (lo stesso su cui agiscono le statine) attivando la sintesi di colesterolo. L’OMS indica dieta e attività fisica come gli interventi più efficaci nel controllo dell’ipercolesterolemia. IPERTENSIONE: l’aumento delle concentrazioni di insulina circolante favorisce la modificazione di fattori locali di regolazione del tono vascolare, con inevitabili ripercussioni sulla pressione arteriosa sistemica. NON SOLO INSULINA: IL CICLO DEL CORTISOLO Il cortisolo, insieme alla melatonina, sono i due ormoni che regolano il ciclo sonno-veglia.sono presenti nel sangue in alte concentrazioni in alcune ore e in basse concentrazioni in altre. E’ comprovato come il cortisolo contrasti l’azione dell’insulina inibendo la formazione di lipidi a partire dagli zuccheri e stimoli al tempo stesso la mobilizzazione e l’utilizzo dei grassi di deposito del tessuto adiposo. Non si tratta quindi di limitare solamente l’apporto di carboidrati, ma anche di distribuire la loro assunzione durante le 24 ore, concentrandola al mattino e al primo pomeriggio. Il pane e tutti i cibi ad elevato contenuto di carboidrati andranno pertanto assunti tra la colazione e il pranzo, poiché in questa fase della giornata l’azione liposintetica e anabolica dell’ insulina è contrastata dagli ormoni corticosteroidei (cortisolo). Non solo, le attività svolte durante il giorno consentono di metabolizzare gran parte dell’energia introdotta con gli alimenti nella prima parte della giornata. D’altra parte il profilo ormonale che si instaura nelle ore serali favorisce l’utilizzo dei grassi a scopo energetico e la costruzione di massa muscolare durante la notte, giustificando un maggiore apporto proteico a cena.

LA PERDITA DI PESO COME EFFETTO COLLATERALE Bastano poche accortezze di base, dunque, per far sì che il nostro organismo sia messo nelle condizioni di poter svolgere al meglio le proprie funzioni. A quel punto la perdita di peso diventa l’effetto collaterale di un sistema ormonale in equilibrio che non è più votato all’accumulo: scegliere i carboidrati giusti, a basso indice glicemico, e distribuirli con criterio nell’arco della giornata abbassare il carico glicemico del pasto mediante la combinazione carboidrati, fibre solubili e proteine ad ogni pasto svolgere quotidianamente attività fisica a media intensità, che, come in un motore diesel, ci porterà ad aumentare il consumo di grassi in quanto carburante a maggiore resa energetica nello sforzo non esplosivo. SEMBRA FACILE MA NON E’ Compito del nutrizionista è accompagnare il paziente in un processo di cambiamento delle abitudini alimentari e di stile di vita, trovando i giusti compromessi per superare le sue resistenze. Bisogna poi favorire la consapevolezza nel paziente che prendersi cura di sé non deve per forza voler dire privarsi dei paceri della tavola, ma piuttosto saper fare scelte intelligenti nel gestire la quotidianità come i momenti conviviali. La possibilità di formulare piani alimentari vari e non sacrificanti aumenta notevolmente la collaborazione del paziente e il suo senso di autoefficacia, a garanzia di un risultato duraturo. Risulta inoltre fondamentale istruire il paziente su quelle che sono le classi di alimenti, ma anche sul come gestire il proprio ambiente e le proprie emozioni, cosi che non ricada nelle vecchie abitudini errate. Fondamentale è poi l’addestramento all’attività fisica che, oltre ad alzare il fabbisogno energetico, contribuisce significativamente al controllo della glicemia, alla regolarizzazione del ciclo del cortisolo e all’abbassamento dei livelli di colesterolo ematico. Il percorso che ho ideato ha lo scopo di rendere totalmente autonomi i miei pazienti, toccando, nel corso di circa quattro o cinque mesi, tutti questi aspetti. La meraviglia delle persone che ho incontrato nel sentirsi lucide, energiche e vedere calare il proprio peso (un calo del 10% del peso iniziale corrisponde ad una diminuzione del 30% del rischio cardiovascolare) e rientrare i propri valori ematici senza sentire la fame, è una continua conferma della validità dei principi su cui ho basato il mio lavoro.

Dott.ssa Cecilia Scalabrino Biologa Nutrizionista Studio Eirene via F.lli Rosselli 25, Cesena tel. 377.23.21.480 Poliambulatorio Rimedical via F. Montevecchi 18, Santarcangelo tel. 0541.199.99.09 Casa di Cura San Lorenzino-Centro Obesità via N. dell’Amore 15, Cesena tel. 800.85.60.56 Poliambulatorio Csp via T. Edison 19, Castel San Pietro Terme tel. 051 4126356

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Terapia Cranio Sacrale Anche se la medicina moderna, negli ultimi decenni, ha enfatizzato sempre più la diagnostica strumentale a scapito del contatto manuale, ritenendo le macchine maggiormente affidabili rispetto alla capacità del singolo individuo, si sta diffondendo oggi la Terapia Cranio-Sacrale, basata su una una forma di contatto dove le mani del terapista diventano allo stesso tempo, strumento in grado di interrogare, ascoltare e rispondere a ciò che il corpo vuole comunicare. La Terapia Cranio Sacrale é una tecnica messa a punto dall’osteopata John E. Upledger, professore di Biomeccanica della Facoltà di Medicina Osteopatica presso l’Università del Michigan. Oltre trent’anni fa, nel corso di un intervento chirurgico, egli osservò un movimento delle membrane interne al cranio fino ad allora mai rilevato, e cominciò a studiarlo cercando una risposta. Fu così scoperto il ritmo cranio-sacrale, e dopo quasi vent’anni di ricerche fu messa a punto una metodologia fondata su questo movimento fisiologico. Questo ritmo garantisce la corretta e costante nutrizione del cervello, l’organo incaricato del mantenimento degli equilibri fisiologici e psicologici nell’essere umano, che appare modificato in presenza di patologie organiche o a traumi, fisici o psicologici. Il sistema cranio-sacrale prende nome dalle ossa che, insieme alle vertebre, circondano il sistema nervoso, cioè le ossa del cranio e l’osso sacro. Il cervello e il midollo spinale sono rico-

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a cura di Piero Cardea

perti da membrane protettive che formano intorno ad essi una sorta di involucro unico, nel quale circola il liquido cerebrospinale. Questo liquido viene prodotto e riassorbito all’interno della scatola cranica creando un ritmo, che si propaga in tutto il corpo come un movimento leggerissimo, sia in corrispondenza delle varie

ritmi corporei, piccoli segni di movimenti che sono l’espressione ed il riflesso di ciò che avviene nei “motori” energetici del nostro corpo. Ogni situazione della vita influisce sull’espressione di questi ritmi, dando origine ad asimmetrie, restrizioni, variazioni di ampiezza o ritmo, che possono rappresentare la somatizzazione

ossa del cranio e lungo tutta la colonna vertebrale fino all’osso sacro, sia nelle parti periferiche del corpo attraverso la fascia connettivale. Come funziona la terapia? È noto che il cervello e il midollo spinale coordinano tutte le nostre percezioni e i nostri movimenti e regolano tutte le funzioni corporee quali il battito del cuore, la digestione, la respirazione. Nel cervello inoltre si trovano importante centri che regolano la percezione della fame e della sete e hanno influenza sulla respirazione, sull’attività cardiovascolare, sul ritmo sonno-veglia, sulla produzione di ormoni sessuali. Nel corso di un trattamento quando il terapista craniosacrale entra in contatto col corpo di una persona, attraverso il contatto con le mani, pone la propria attenzione sulla presenza dei

delle tensioni accumulate attraverso la nostra vita, i traumi, le cicatrici che attraverso la nostra vita segnano il nostro corpo, portandoci a limitare l’espressione della nostra energia vitale e favorendo, perciò, la formazione delle malattie. Il ritmo cranio-sacrale viene riportato in equilibrio grazie all’allentamento di queste tensioni e delle restrizioni corporee, cosicché l’intero organismo possa riattivare correttamente i propri meccanismi di funzionamento. Con un movimento delicato, applicando una forza generalmente inferiore ai 5 grammi (il peso di una monetina), i terapisti eliminano le restrizioni nei tessuti sia all’interno del sistema cranio-sacrale sia nel resto del corpo, facilitando la circolazione del liquido cerebrospinale e migliorando il funzionamento neuronale.

Ciò contribuisce ad eliminare gli effetti negativi dovuti allo stress, a rafforzare la resistenza alle malattie, a rallentare i processi di invecchiamento e a migliorare globalmente lo stato di salute. La terapia Cranio Sacrale é praticata con ottimi risultati per risolvere disparati problemi di salute fra i quali: cefalee, emicranie, dolori al collo e alla schiena, disfunzioni all’articolazione temporomandibolare, stanchezza cronica, difficoltà di coordinamento motorio, problemi alla vista, depressione endogena, iperattività, sindrome da disfunzione celebrale minima, disturbi del sistema nervoso centrale, malattie infantili e molti altri. È, però, possibile che durante i trattamenti possano verificarsi delle reazioni di vario genere. In realtà queste indicano la messa in movimento delle energie interne di depurazione dell’organismo, necessarie per rimuovere le tossine. Possono avvenire reazioni immediate nel corso della seduta, come sudorazione improvvisa, sensazioni di caldo o di freddo, vibrazioni interne, irrigidimenti o tensioni momentanee. Può poi verificarsi che le reazioni si sviluppino tra una seduta e l’altra come un normale processo di assestamento. Infine può anche succedere di registrare un’improvvisa acutizzazione dei disturbi o dei sintomi lamentati. Il più delle volte, comunque, questo é da ritenersi un normale processo di depurazione dell’organismo che, attraverso tempi e modi che variano da soggetto a soggetto, cerca lentamente di riconquistare il suo equilibrio perduto.


RUBRICA

Arrivano la primavera e i boom di allergie: I consigli per difendersi Starnuti a raffica, naso che prude, lacrimoni agli occhi. In ufficio, in riunione, per strada, con la primavera tornano anche le allergie da polline. Nonostante le precipitazioni abbondanti di questi mesi, pioggia e neve non hanno messo gli allergici in salvo. Circa 9 milioni di italiani alle prese con tosse secca e naso chiuso. “Spesso sono sufficienti due giorni senza pioggia per scatenare i primi sintomi, perché il `risveglio` delle piante è andato avanti, nonostante un inverno particolarmente freddo”, spiega a Salute24 il professor Alessandro Travaglini, ricercatore dell’Università di Roma Tor Vergata e coordinatore della Rete di monitoraggio sui pollini dell`Associazione italiana di Aerobiologia (AIA). Primavera croce e delizia - Le insidie maggiori in questo momento dell`anno arrivano da cipressi, noccioli, e betulle. C`è poi la parietaria, chiamata “l`erbaccia dei muri” perché preferisce gli edifici abbondonati, “presente ormai quasi tutto l`anno in Italia”, ricorda lo specialista. Le giornate di sole improvvise possono “risvegliare” anche altre fioriture e “accanto ai pollini tipicamente invernali - continua Travaglini - possono fare la prima comparsa anche i pollini tipici della primavera, a cominciare dalle Graminacee (frumento, mais e gramigna)”. Un ottimo strumento per districarsi tra varietà botaniche, nasi che colano e week-end pasquali è il meteo pollinico. Con l`ingresso della primavera, domenica 21, l`AIA organizza anche al Giornata nazionale dei pollini, per informare e sensibilizzare sull`importanza degli studio e delle “previsioni” aerobiologiche. Ogni mercoledì sul sito dell`associazione, www.ilpolline.it, è presente il “bollettino pollinico” con la situazione stagionale divisa per regioni. Attenti alla “sindrome da Biancaneve”: nella gallery i consigli per difendersi I sintomi dell`allergia - I pollini di questa stagione possono provocare problemi fino alla metà di maggio. “Forse più spesso di altri tipi di pollini, quelli del cipresso provocano congiuntivite con prurito oculare intenso, che talvolta si estende alle palpebre o a tutto il volto”, ricorda Susanna Voltolini, allergologa dell`Ospedale San Martino di Genova e componente della Rete Aia. La pollinosi da alberi può rovinare anche il sonno. “Frequente è anche la tosse stizzosa, specie notturna - aggiunge -, che può precedere una vera e propria asma, oppure rimanere tale per settimane”. Il decalogo anti allergia Raffreddati o allergici? - Impossibile confondere i sintomi di un raffreddamento da una reazione allergica. Il primo “è preceduto da infiammazione della gola e presenta una tipica evoluzione, con una fase acquosa seguita da una fase

catarrale nel giro di qualche giorno”, precisa l`allergologa. Il raffreddore allergico da pollini invece compare all’improvviso e altrettanto all’improvviso può scomparire: “Basta un cambiamento di tempo o anche solo di direzione

e velocità del vento - continua -, mentre i sintomi sono prurito nasofaringeo, crisi di starnuti, secrezione nasale acquosa, naso chiuso”. Test e cure, che fare? - I test allergologici possono essere fatti in qualunque periodo dell`anno. La terapia iposensibilizzante specifica, invece “nel caso dei pollini, deve essere iniziata qualche mese prima della prevista diffusione del polline”, sottolinea Voltolini. La terapia, decisa dall`allergolo, è infatti l`unica in grado di “riequilibrare le risposte immunitarie alterate - spiega la specialista - a differenza di quella farmacologica che ha un effetto tipicamente sintomatico”. Per i ritardatari, esistono delle soluzioni parziali. “Alcuni tipi di terapia sublinguale vengono oggi consigliati anche in piena stagione, data la loro tollerabilità, ma in questo modo - ricorda il medico - non si sfrutta l’effetto di tipo `preventivo`”. I rimedi dell`ultimo minuto - Se invece prendere la parola durante una riunione, tenere una lezione, sbrogliare un problema in ufficio possono diventare compiti impossibili, “si può ricorrere ad un antistaminico di ultima generazione, privo di effetti sedativi - consiglia la specialista -, ad uno spray nasale cortisonico o, in casi estremi - conclude - una vasocostrittore nasale”. Per tutti valgono sempre i consigli di buon senso. Lavare spesso viso e capelli, dove possono depositarsi tracce di polline, proteggere gli occhi, evitare di aprire le finestre rivolte controvento e mai nelle ore più calde e, se possibile, evitare gite in prossimità dei boschi.

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a cura di Isabella Pavone

Artrite reumatoide: così frequente, così sconosciuta

Colpisce più o meno 10 milioni di persone nel mondo, oltre 300mila soltanto in Italia. L’artrite reumatoide è una delle patologie autoimmuni più diffuse in assoluto. Colpisce prevalentemente le donne (in misura del 75% circa) e determina un’attivazione fuori misura dei linfociti del sistema immunitario, che attaccano le articolazioni del corpo provocando in progressione rigidità, dolori, tumefazione e – negli stadi avanzati – calcificazioni che conducono all’invalidità. Eppure, nonostante la gravità e la diffusione, questa malattia è ancora poco conosciuta e – soprattutto agli stadi iniziali – i suoi sintomi vengono confusi con quelli di altre malattie di tipo reumatico. Un ritardo che si rivela particolarmente grave perché proprio la diagnosi precoce, e l’intervento tempestivo, sono determinanti per il decorso e per evitare l’insorgenza delle complicanze più gravi. I dati clinici dicono che con una diagnosi fatta entro 12 settimane al massimo dalla comparsa dei primi sintomi, e una terapia d’attacco iniziata comunque non dopo 16 settimane dall’esordio, la prognosi cambia sensibilmente. Nel 50-60% dei casi si possono ottenere remissione completa della malattia, limitazione delle alterazioni già in corso e scomparsa del dolore. Nel restante 40% dei casi, è comunque possibile un forte rallentamento del progredire della patologia. E una limitazione di quelle conseguenze che, appunto, diventano altrimenti fortemente invalidanti. Attenzione a quei segnali Posto quindi che rivolgersi subito al medico curante – e in seconda battuta a uno specialista reumatologo – è essenziale fin dalle prime manifestazioni, è importante sapere quali sono i campanelli d’allarme. Le cosiddette red flags, le bandierine rosse che non devono essere trascurate, sono principalmente due: Infiammazione, dolore e tumefazione (di diverso livello) soprattutto alle piccole articolazioni. A essere coinvolte sono principalmente quelle piccole di mani, piedi, polsi, gomiti e caviglie. Il dolore è simmetrico (coinvolge cioè entrambi gli arti, non solo il destro o il sinistro) e persiste anche dopo il riposo. Rigidità mattutina che si protrae per oltre 30 minuti. Al risveglio, le articolazioni in questione sono “bloccate”. La funzionalità riprende a poco a poco con il movimento, ma non prima di 30 minuti: l’aspetto temporale è molto importante per la diagnosi, perché rigidità di durata minore accompagnano altre patologie come per esempio l’osteoartrosi. A questi sintomi principali se ne aggiungono altri, eventuali, come la presenza di noduli sottocutanei (per lo più in

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vicinanza delle articolazioni colpite), o particolari valori rilevati dagli esami del sangue – di cui si dirà più avanti – tra cui il livello di fattore reumatoide. In ogni caso, è determinante non perdere tempo quando al mattino compaiono rigidità e dolore simmetrici. O quando si ha l’impressione di avere qualche, anche minima, difficoltà nello svolgere azioni banali come aprire una finestra o alzare una tapparella. Sarà il medico, a questo punto, a indirizzare da un reumatologo per una pronta diagnosi. Le causedell’artrite reumatoide Purtroppo non si conoscono ancora precisamente i meccanismi scatenanti dell’artrite reumatoide, ma gli studi più recenti fanno pensare che giochino un ruolo tanto la componente genetica (la familiarità aumenta notevolmente il rischio di sviluppare questa patologia) quanto eventuali fattori ambientali. Il processo che si innesca però è questo: i linfociti T attaccano i tessuti articolari, e in particolare il bersaglio è la membrana sinoviale che riveste l’articolazione. Questa membrana produce il liquido necessario per lubrificare e nutrire la cartilagine, e l’eccesso di produzione dovuto alla risposta immunitaria fuori controllo provoca gonfiore e danneggiamento, prima della cartilagine e in seguito dell’osso. I sintomi di cui abbiamo detto possono comparire gradualmente, ed essere in un primo momento a carattere periodico. Via via però gli intervalli di tempo si accorciano, e rigidità/dolore diventano più persistenti. Diagnosi e terapia. Oltre all’analisi dei sintomi riportati dal paziente, fin nella prima visita il reumatologo può valutare la funzione articolare, o rilevare iniziali gonfiori e arrossamenti delle aree interessate. L’esame obiettivo è indispensabile anche per una diagnosi differenziata rispetto ad altre patologie osteo-articolari. Vi sono poi una serie di esami del sangue indicativi, come il Fattore reumatoide, la VES (velocità di eritrosedimentazione) o la Proteina C reattiva che, se elevate, indicano un processo di flogosi interna. Sempre a livello ematologico, la presenza di alcuni anticorpi (come anti-citrullina e anti-CCP) conferma la natura autoimmune della malattia e ha una elevata specificità per l’artrite reumatoide. Infine, risonanza magnetica, radiografia e – di recente – sempre più spesso ecografia vengono utilizzate per evidenziare le lesioni articolari. Una volta ottenuta la diagnosi, la tendenza attuale è avviare subito una terapia d’attacco. Gli obiettivi sono due: agire sui sintomi e sul dolore, e ridurre il più possibile l’invalidità prima che i danni diventino permanenti.


Anziani:consigli pratici per una guida più sicura Quando si invecchia le capacità di reazione rallentano inesorabilmente. Per quanto si possa essere degli automobilisti esperti e prudenti, è inevitabile che a risentirne sia anche la sicurezza alla guida. Non a caso dopo i 70 anni il nu-

per non mettere in pericolo sia la propria salute, sia di chi si incrocia sul proprio percorso. Problemi al collo possono ad esempio rendere più difficile tenere sotto controllo ciò che succede al di fuori dell’abitacolo della propria vettura, impedendo

in contemporanea delle numerose indicazioni fornite dalla segnaletica stradale.

mero di incidenti gravi al volante aumenta significativamente, complici anche cali della vista, dell’udito e altri problemi di salute. Nemmeno l’aumento del rischio di ictus ed altri eventi improvvisi deve essere sottovalutato: a rimetterci non è solo l’incolumità altrui, ma anche quella di chi sta al volante.

di voltarsi adeguatamente a destra, a sinistra o indietro, mentre dolori alle gambe possono aumentare i tempo richiesto per spostare il piede dall’acceleratore al freno e braccia più deboli possono fare molta più fatica a manovrare lo sterzo. Dal punto di vista della reattività, a risentirne sono sia la capacità di reagire prontamente alle azioni degli altri veicoli, incluse eventuali brusche frenate di chi precede il veicolo di cui si è alla guida, sia quella di tenere conto

curezza anche durante la terza età. Il primo passo verso una guida responsabile è riconoscere i propri limiti e mettere in atto strategie per limitare i rischi. Meglio, quindi, evitare le possibili fonti di distrazione, come l’uso del cellulare o di navigatori satellitari, e, se possibile, scegliere autovetture dotate di cambio automatico, servosterzo e abs. Le precauzioni da prendere non finiscono però qui. Ecco quali sono gli aspetti da non trascurare.

Adeguarsi ai limiti imposti dal raggiungimento di questa nuova fase della vita è quindi fondamentale

Per tutti questi motivi è fondamentale non sottovalutare i possibili pericoli e le raccomandazioni degli esperti per una guida in si-

Le capacità visive. E’ indispensabile sottoporsi almeno una volta all’anno ad un controllo della vista. Indossare le lenti correttive più adatte al proprio caso è l’unico modo per vedere bene cosa succede dentro e fuori dalla propria automobile. Perché la visione sia la migliore possibile è inoltre importante mantenere sempre ben puliti parabrezza, specchietti e vetri dei fanali. Anche aumentare l’intensità delle luci del cruscotto può essere d’aiuto. L’udito. Anche in questo caso è bene sottoporsi ad un controllo almeno una volta all’anno. L’uso di apparecchi acustici eventualmente prescritti dal medico non è importante solo per sentire bene i suoni provenienti dal televisore o riuscire a partecipare alle discussioni, ma anche per percepire segnali importanti mentre si è alla guida del proprio veicolo. I farmaci assunti. Alcuni medicinali possono interferire con le capacità alla guida. Per questo è bene affrontare l’argomento con il proprio medico per evitare di correre inutili rischi. Il sonno. Un riposo adeguato è fondamentale per una guida sicura. Per chi assume farmaci per contrastare problemi di insonnia vale il consiglio precedente: discutere con il proprio medico dei possibili rischi alla guida associati ad alcuni medicinali.

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a cura di Gabriele Benedetti e Mantra Village

Allenamento funzionale: moda o realtà? Negli ultimi anni, nelle palestre italiane, sempre con maggior frequenza, si sente parlare di allenamento funzionale e sempre piu’ spesso si vedono aree dedicate a tale allenamento, dove a dettar legge non è piu’ il macchinario esteticamente bello e dal costo esorbitante, ma un ambiente spartano dove poter fare esercizi a corpo libero o / e con semplici attrezzi, come la fitball, palle mediche, TRX, kettlebell, sacche bulgare, clave, corde per il jump rope, sbarra per trazioni, ecc. A tal proposito vorrei che rifletteste sulla differenza economica che c’è tra l’allestire un area functional e allestire la stessa con attrezzi isotonici o addirittura cardio. GRANDISSIME differenze di investimento ma introiti che possono tranquillamente essere a favore del functional. Quindi: “SEMPLICITA’ e OTTIMA PROSPETTIVA LAVORATIVA”. Ma cos’è l’allenamento funzionale? Un movimento si dice funzionale quando rispecchia i gesti della vita quotidiana, movimenti naturali realizzati grazie alla contrazione sinergica di piu’ gruppi muscolari. Scopo di questo allenamento è viluppare un corpo bello, armonico e forte tramite esercizi che richiamano le funzioni base per cui è nato; per questo si vanno a creare percorsi che si avvicinino il più possibile a quello che il corpo umano fa per natura. Nella nostra vita quotidia-

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na non esiste l’isolamento muscolare tipico della sala attrezzi, qualsiasi cosa facciamo, dal semplice camminare all’alzare una busta della spesa, dall’arrampicata al salto, richiede movimenti permessi dalla sinergia muscolare. Il nostro corpo è nato per compiere movimenti - semplici e non - grazie al suo insieme e non settorializzan-

alle sue caratteristiche, va a sollecitare la muscolatura profonda che crea stabilizzazione articolare, a differenza del classico lavoro analitico che siamo abituati a svolgere in palestra. Questo lavoro di stabilizzazione previene molti infortuni e rinforza le articolazioni. Piu’ l’esercizio è instabile piu’ i muscoli profondi (tipico esempio è rappresentato

do ogni sua zona. Parliamo di esercizi caratterizzati da movimenti multiarticolari (piu’ articolazioni che sollecitano catene muscolari) svolti su diversi piani e assi. L’allenamento funzionale è un allenamento a 360° dove non viene richiesta solo una caratteristica, e dove non viene chiesta la specificità. Essere funzionali vuol dire essere forti, reattivi, agili, veloci, elastici, coordinati, grazie al fatto che si acquisiscono nuovi schemi motori attraverso esperienze motorie multiple e sempre piu’ difficili (la progressione è fondamentale nel functional training). Tale allenamento, grazie

dalla cuffia dei rotatori) devono creare stabilizzazione. Pensate alla difficoltà che si incontra nel passare, ad esempio, dalle distensioni con bilanciere alle distensioni con manubri. Sicuramente ai 100 Kg sollevati nelle distensioni con bilanciere non corrisponderà mai un peso di 50 Kg per braccio nelle distensioni con manubri. Ancora, se passiamo dalle distensioni a dei piegamenti effettuati su 2 palle mediche molto probabilmente non saremo in grado di fare nemmeno qualche ripetizione. E’ da questo principio cardine del functional, rappresentato dalla stabilizzazio-

ne, che nasce un termine molto utilizzato in questa disciplina: “Core training”. Esso si riferisce al rinforzo dei muscoli profondi del tronco e del bacino, al fine di ottimizzare qualsiasi gesto che richieda stabilità. Il core è il centro, ed è proprio dal centro del nostro corpo che parte il movimento. Con un core stabile e forte tutto sarà piu’ semplice e sicuro, dal salire sopra uno sgabello allo svolgimento di squat – affondi – military press ecc. A fronte di questi innumerevoli benefici, vi è da aggiungere un uso, a volte indiscriminato, dell’allenamento funzionale. È impensabile dare dei movimenti balistici o estremamente instabili a soggetti non allenati o addirittura con problematiche di base. In questo “nuovo” e affascinate mondo tanto c’è di buono; l’allenamento funzionale non rappresenta certo una moda del momento destinata a scomparire la prossima stagione. Inoltre, definisco il functional un’ottima attività, anche complementare ad altre discipline (dal bodybuilding all’atletica). Personalmente è da un po’ di tempo che inserisco nei miei “classici” allenamenti di ipertrofia, anche questi esercizi. Ho riscontrato in tutti i soggetti analizzati, un notevole aumento di forza (incrementi del carico sulla panca orizzontale sullo squat e altri). Senza parlare del netto miglioramento della performance che ho riscontrato in sport come il tennis e calcio.


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Fangoterapia La fangoterapia è una pratica terapeutica effettuata mediante l’applicazione di fanghi. Questi sono delle melme che scaturiscono da una commistione tra una parte solida, che è argillosa, ed una parte liquida, che è un’acqua termale, e vengono usati sotto forma di impacchi. A seconda della qualità della parte solida o liquida e a seconda dell’azione terapeutica, i fanghi vengono suddivisi in vari tipi. Osserviamo così che, per quanto riguarda i fanghi che hanno una componente liquida, essi si dividono in: fanghi solforosi, clorurati, salso-iodici, arsenicati, ferruginosi. Nella maggior parte dei centri di cure termali sono usati quelli sulfurei e quelli clorurati. In base, invece, alla loro azione terapeutica suddividiamo i fanghi in: stimolanti, sedativi, risolventi, ricostituenti. Il fango, prima di essere impiegato per le applicazioni, è sottoposto a un processo di maturazione, per cui, il fango vergine, cioè quello proveniente dalla sorgente o dal giacimento, viene sottoposto a macerazione per un periodo di tempo abbastanza lungo nell’acqua minerale. In tal modo i granuli di argilla subiscono delle rilevanti trasformazioni, per cui, nel corso del processo di macerazione, essi si caricano delle proprietà chimiche e chimico-fisiche dell’acqua minerale in cui erano immersi. Come avviene l’applicazione Per quanto riguarda le applicazioni fangoterapiche esistono delle regole ben precise. La temperatura del fango deve essere di circa 50 °C, con una media di 47 °C. La durata dell’applicazione non dovrebbe mai oltrepassare i 15-20 minuti e si effettua una sola applicazione giornaliera. Dopo l’applicazione, rimosso il fango, si effettua un bagno in acqua normale o minerale di 37-38 °C. Ogni quattro giorni è essenziale un giorno di riposo e tutto il ciclo di cura non deve superare dodici o quindici applicazioni. Effetto dei fanghi La fangoterapia porta dei profondi e complicati mutamenti sull’organismo. Da una parte è l’azione fisica del calore del fango a determinare un’azione iperemizzante collegata all’effetto della vasodilatazione, che si manifesta con arrossamento della pelle, procurando così un beneficio sui componenti l’apparato locomotore. Inoltre si generano dei cambiamenti interni a livello cellulare, mutamenti della funzione escretoria della pelle, specie

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a cura della Dott.ssa Rita Cardea nei riguardi dell’acido urico, di cui viene aumentata l’eliminazione favorendo così un’azione disintossicante. A volte, però, la soluzione della situazione clinica, specialmente della contrattura e delle deficienze funzionali, non è sempre immediata, in quanto può verificarsi la cosiddetta crisi termale. Si tratta di una riacutizzazione, stimolata dalle applicazioni fangoterapiche, della sintomatologia locale con aumento del dolore, delle insufficienze muscolari e della funzionalità. A volte può manifestarsi anche uno stato di malessere generale con ipotensione, inappetenza, astenia, febbre. Sono, in ogni modo, delle manifestazioni di poca durata, che tendono a regredire spontaneamente e, comprensibilmente, suggeriscono la sospensione della terapia in corso. Può sopraggiungere, una volta ripreso il trattamento, una seconda crisi e questa eventualità sconsiglia la continuazione della terapia. Effetti benefici Le patologie che ravvisano benefici dall’uso della fangoterapia sono principalmente le malattie reumatiche, le affezioni dolorose a sfondo reumatico come la miosite cronica, le nevralgie, le neuriti, gli esiti di affezioni ginecologiche. Per quanto riguarda le malattie reumatiche, come il reumatismo articolare acuto, bisogna considerare che la fangoterapia è sconsigliata nelle fasi acute della patologia. Essa diventa invece utile nel periodo di remissione della sintomatologia, quando, in ogni caso, siano passate quattro o cinque settimane senza alcuna manifestazione febbrile. Particolarmente indicata è la fangoterapia nel prevenire ulteriori riaccensioni dell’infezione reumatica. L’artrite reumatoide, e principalmente le forme a decorso lento con limitata tendenza a riacutizzazioni successive, trova giovamento nella fangoterapia. Un altro caso di applicazione è quello dell’artrosi, specialmente delle artrosi del rachide. In tutti questi casi la fangoterapia può risolvere piuttosto velocemente tale sintomatologia, permettendo anche molti mesi di benessere. Controindicazioni Sono principali controindicazioni l’età avanzata, l’arteriosclerosi, le malattie della pelle, le varici e le tromboflebiti, le manifestazioni emorragiche quali ulcera gastrica ed ulcera duodenale, le cardiopatie, l’epilessia, la gravidanza, le gravi nefropatie, la fase mestruale, le artropatie acute.


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