AGROALIMENTARE
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L'ARENA
Lunedì 6 Maggio 2019
Apienutrizione conunostudio dellaRegione
Uno studio sulla nutrizione delle api, per scongiurare che negli alimenti complementari in commercio, siano presenti tracce di sostanze tossiche. A promuover-
lo, la Regione Veneto, con uno stanziamento di 50mila euro, ed Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, che svolgeranno un’attività di osserva-
zione dei mangimi utilizzati negli alveari durante i periodi invernali, per aiutare la sopravvivenza delle colonie. Su indicazione della Consulta regionale per
ILPROGETTO. IlGruppo operativoperl’innovazione sta identificandonuovi approccidi difesa
Lottaallacimice asiatica Icosti per leaziende Ilmonitoraggiodell’insetto incampo pertrovarestrategie didifesaattiva epassiva come l’impiegodiretimultifunzionali Attilio Febi
Nuovi e interessanti risultati sul fronte della lotta alla cimice asiatica (Halyomorpha Halys), il pericoloso insetto che dal 2014 causa gravi danni agli agricoltori veronesi, in particolare sui frutteti, ha determinato costi aggiuntivi per la difesa attiva e passiva, nonché perdite di prodotto di entità variabile, a seconda delle zone, con importanti ricadute economiche sulle singole aziende e sull’intero territorio. Il progetto ha permesso innanzitutto di conoscere con esattezza la biologia e l’ecologia dell’insetto e del suo adattamento al territorio veronese. Per affrontare questa grave minaccia, tecnici, ricercatori ed imprese agricole si sono riunite in un Gruppo operativo per l’innovazione (Goi), e hanno avviato nel 2016 un progetto triennale, denominato Halys, per identificare nuovi approcci di difesa contro un organismo altamente nocivo, che provoca di-
sagio anche ai cittadini. È stato costituito un gruppo di esperti di alto livello tecnico-scientifico con il coinvolgimento dell’Università di Padova e del Servizio Fitosanitario regionale. Si tratta di un pool creato per fornire strumenti efficaci e affidabili a tecnici e agricoltori, per approntare un monitoraggio in campo della cimice asiatica e applicare strategie di difesa sostenibile da questo insetto esotico, limitando l’impiego di prodotti chimici. Il progetto ha permesso di conoscere la biologia dell’insetto e del suo adattamento al territorio, evidenziando che il picco delle presenze in uscita dallo svezzamento degli adulti si verifica tra aprile e metà maggio e si registrano due generazioni complete sovrapposte. Sotto il profilo della difesa è stata dimostrata l’utilità di tecniche di prevenzione fisica con l’impiego di reti multifunzionali, che rappresentano uno degli strumenti più performanti per proteggere le produzioni frutticole dalla
Campodisoia rovinatodalla cimiceasiatica
cimice asiatica, laddove applicate correttamente, vale a dire con copertura tempestiva dopo la fioritura. Il progetto ha inoltre mostrato il contributo offerto da alcuni predatori naturali presenti nel nostro ambiente, in grado di combattere efficacemente soprattutto gli stadi giovanili della cimice asiatica. Nel triennio della sperimentazione sono state valutate anche alcune trappole a ferormoni che hanno evidenziato una buona capacità di attrazione nei confronti di tutti gli stadi di sviluppo di questo insetto. La ricerca ha anche provveduto a saggiare diversi formulati insetticidi per valu-
tare l’attività contro uova, forme giovanili ed adulti di Halyomorpha Halys. I prodotti più attivi sono risultati quelli appartenenti alle classi degli organofosfati, piretroidi e neonicotinoidi; l’efficacia è basata principalmente sull’attività di contatto. Tra i prodotti testati ad oggi non è stata osservata una marcata azione ovicida, mentre più soddisfacenti sono le performance nei confronti degli stadi giovanili, anche per i prodotti biologici. In Cina vi è stato un equilibrio attraverso la diffusione massiva di un antagonista naturale, la Vespa samuray. • © RIPRODUZIONERISERVATA
l’apicoltura – che dà rappresentanza ad un settore da oltre 60 mila alveari, per una produzione di circa 1.500 tonnellate di miele - i fondi veneti a sostegno del
patrimonio apistico, saranno indirizzati a valutare le caratteristiche dei mangimi sul mercato utilizzati alla fine della stagione attiva. Va.Za.
ZOOTECNIA. Quattro bandi regionali
Inarrivo i fondi perlabiodiversità epergliallevatori Finalizzatialrecupero dirazze autoctonearischio diestinzione Una delibera, la numero 376 del 2 aprile, per l’apertura di quattro bandi da 26,75 milioni. L’ha approvata la Giunta veneta in attuazione al Piano di sviluppo rurale 2014-2020. Una delle misure riguarda la tutela della biodiversità e il sostegno agli «allevatori custodi», finalizzate a recupero e conservazione di razze autoctone che rischiano di estinguersi. «La diversità genetica animale è una risorsa che deve essere preservata per le generazioni future. Le dinamiche di mercato hanno spinto e spingono ancora gli agricoltori a scegliere le razze più produttive, standardizzate, omogenee e a stretta base genetica», ha riferito ai colleghi di Giunta l’assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Pan. «Gli allevatori possono però svolgere il ruolo di custodi della biodiversità a condizione che sia garantita loro una ragionevole redditività». Ecco spiegate quindi le ragioni del bando che stanzia 750mila euro per gli allevatori, cui è affidato il compito di preservare per cinque anni la diversità genetica degli animali. Le razze da preservare sono bovine (Burlina, Rendena, Grigio Alpina), equine
(Norica, Caitpr, Maremmana, Cavallo del Delta), ovine (Alpagota, Lamon, Brogna, Vicentina o Foza). L’attenzione viene anche estesa agli avicoli (Pollo, Polverara, Pepoi, Robusta Lionata, Robusta Maculata, Ermellinata di Rovigo, Padovana, Millefiori di Lonigo; Faraona Camosciata, Anatra Mignon e Germanata veneta; Tacchino Ermellinato di Rovigo e Comune bronzato; Oca Padovana). I beneficiari della misura sono operatori del primario, associazioni di agricoltori, enti pubblici che conducono aziende agricole. Il bando scade il 15 maggio; stesso termine per gli altri interventi finanziati. Uno per la «Gestione attiva di infrastrutture verdi», formazioni lineari arboreo-arbustive da utilizzare come fasce tampone e siepi con connessa area erbacea di rispetto e boschetti naturalistici (4 milioni). Un altro per la «Tutela ed incremento degli habitat seminaturali» (2 milioni), compresa la possibile conversione a prato di superfici seminative. Il maggiore plafond di risorse è per le indennità compensative per chi coltiva in zona montana (20 milioni). • Va.Za.
LucaBerti,Jako Wine
me bottiglie». Destinate, specifica Berti, a un target d’élite raggiunto anche attraverso un notevole lavoro di marketing e promozione sui social network. «Niente enoteche né grande distribuzione, ma ristoranti e hotel di lusso per un pubblico in grado di apprezzare un prodotto così ricercato». Testimonial di Jako Wine è Severino Barzan, storico patron dell’Antica Bottega del Vino, ora di proprietà delle Famiglie dell’Amarone. • F.L.
ENOLOGIA. Una produzionedi settemilabottiglie destinateahotel e ristoranti dilusso
JakoWinetra ValpolicellaeOltrepò DuerossiveronesiIgp duetipologiedi Pinotnero edue dibollicineper il targetdi élite diLucaBerti ACURADELLA REDAZIONE ECONOMIA economia@larena.it
Sei vini diversi, settemila bottiglie destinate a pochi hotel e ristoranti di lusso che si trovano a Londra, Miami, Milano, Roma. «Qualità ed esclusività», sono queste le caratte-
ristiche di Jako Wine, spiega il fondatore e proprietario, Luca Berti, già alla guida di Aerologistik, la società veronese che si occupa di logistica e gestione magazzino per conto terzi. «Ho voluto dare forma a una mia passione», racconta Berti, «rispondendo alla domanda di un preciso target di potenziali clienti che nel tempo ho potuto in-
contrare girando diversi Paesi attraverso la mia azienda». Berti ha quindi affittato vigneti nell’Oltrepò Pavese con le cui uve vengono prodotti due diversi Pinot nero, altri in Valpolicella per la produzione di due rossi veronesi Igp e a Sona dove nascono le uve per due diverse Bollicine. «Il progetto è iniziato alcuni anni fa, quando ho affittato i
primi vigneti dalle cantine», puntualizza l’imprenditore, spiegando che «l’azienda ha un enologo di riferimento che determina la densità del grappolo e programma lo sviluppo dell’acino per ottenere le uve perfette per le nostre etichette: il vino buono nasce nella vite. La prima nostra vendemmia è del 2015 e quest’anno presentiamo le pri-
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