Un palazzo per la Sapienza

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IL COLLEGIO BORROMEO, UN PALAZZO PRINCIPESCO “PER LA SAPIENZA” a contatto, in Roma, con le opere di Sangallo il giovane, Vignola e Michelangelo4. Il 19 giugno 1564 viene posta la prima pietra5, come risulta anche dall’iscrizione murata nell’angolo nord della facciata. Il cantiere rimane aperto per circa vent’anni: nel ‘66 viene compiuto il portale, nel ‘70 la facciata settentrionale. Dopo una pausa dal 1572 al 1576, viene realizzata la cappella, decorata nel 1579. Nel 1580, quando il cugino Federico giunge a Pavia, erano completati il lato occidentale con la relativa facciata verso la piazza e l’ala meridionale verso il fiume; nel 1585 viene compiuto il cortile e da quest’anno incominciano a comparire nei documenti i nomi di due altri architetti: Lelio Buzzi e Martino Bassi.

La collocazione II Collegio Borromeo è situato nel comparto sudorientale della città, in un’area che nella sua fascia più esterna fu inglobata dalle mura solo in epoca spagnola. Amena per la presenza di orti e la vicinanza del fiume, la zona risulta edificata fin dal medioevo1, con case, torri ed alcune interessanti emergenze, quali la chiesa romanica di San Giovanni in Borgo2. A determinare la felice collocazione del Collegio in questa parte della città, contribuì, certo in maniera decisiva, il fatto che la famiglia Borromeo possedesse già, proprio qui, case e terreni. La scelta, che comportò delle demolizioni, consentì di riorganizzare secondo un disegno unitario una vasta estensione di terreno, risparmiando davanti all’edificio una piazza proporzionata alla sua mole e, dietro ad esso, l’area per un grande giardino. Nel 1585 il disegno del Claricio, che evidenzia le tre cinte di mura della città e gli edifici più significativi contenuti da esse, riporta la massiccia mole del Collegio ancora privo del giardino, che comparirà invece nella pianta secentesca del Ballada e sarà poi registrato senza sostanziali variazioni nella cartografia successiva.

Quando, nel 1586, Federico lascia Pavia, i lavori possono considerarsi nel complesso compiuti. Altre due fasi edilizie daranno al palazzo l’aspetto definitivo. All’inizio del Seicento l’architetto Francesco Maria Richini interviene sulla parte orientale racchiudendo il giardino con due bassi avancorpi di portico architravato, l’uno aperto con colonne binate, l’altro costituito da una muratura continua, scandita da lesene binate, che maschera un cortiletto sussidiario (1616-1620) e valorizzando la cinta mistilinea con il nicchione e la fontana nel 16296. Vengono attribuiti al Richini anche i due grandi camini del salone al piano terra (realizzati da Giacomo da Castello nel 1620) e la cancellata dell’androne verso il giardino7 (realizzata nel 1619 dal fabbro Gabriele Nazario). Nel primo Ottocento, a seguito della demolizione della chiesa di San Giovanni in Borgo, Giuseppe Pollack completa il prospetto verso il fiume (1818-20) riprendendo i motivi decorativi adottati da Pellegrini per la facciata.

Cronologia dei lavori Ottenuti da donna Barbara Cornazzani Beccaria alcuni stabili che sorgevano nell’area scelta per il Collegio, Carlo Borromeo decide, nel settembre 1563, che è tempo di dare l’avvio ai lavori3. L’8 novembre viene stipulata una convenzione per 56 colonne, il 29 novembre il contratto per le opere di muratura e nella primavera successiva sono in corso i lavori di demolizione dei vecchi edifici. Finalmente, nel maggio dello stesso anno, giunge a Pavia l’architetto Pellegrino Pellegrini che, originario della Valsolda, si era formato in ambiente bolognese ed era venuto

4 Pellegrino Pellegrini “filius quondam domini Tibaldi” (15271596), attivo anche come pittore, è noto soprattutto come architetto; prima di essere chiamato a Pavia da Carlo Borromeo aveva lavorato ad Ancona e a Bologna. Sulla sua formazione si veda A. PERONI, Il Collegio Borromeo... cit., e la bibliografia ivi citata. 5 È l’architetto stesso che ne dà notizia in una lettera indirizzata a Carlo Borromeo, commentando “L’opera tornerà magnifica, bella e ben composta...” (cfr. G. ROCCO, P. Pellegrini ‘l’architetto di S. Carlo’ e le sue opere nel Duomo di Milano, Milano 1939, pp. 204-205). 6 Archivio Collegio Borromeo (ACB), cart. CLVIII, fasc. 33. Collaudazione fatta dall’ingegnere Francesco Maria Ricchini delle opere eseguite da Giacomo Castelli e Donato Tadeo intorno alla Prospettiva del Giardino, 1629. 7 ACB, cart. CLVIII, fasc. 29.

1 Sull’area in oggetto e sull’inserimento urbanistico del Collegio si veda A. PERONI, Problema della documentazione urbanistica di Pavia dal Medioevo all’epoca moderna, in “Atti del Convegno di Studio sul Centro Storico di Pavia 1964”, Pavia 1968, pp. 117-122. 2 La chiesa di San Giovanni in Borgo, di fondazione preromanica, fu demolita nel secondo decennio dell’Ottocento. Cfr. A. PERONI, La struttura del San Giovanni in Borgo di Pavia, in “Arte Lombarda”, 1969,1° semestre, pp. 21-34; 11° semestre, pp. 63-76. Si veda anche L. ERBA, Nuove acquisizioni su San Giovanni in Borgo e il Collegio Borromeo, in Annuario 1990, Pavia 1991, pp. 15-32. 3 Un’attenta descrizione delle varie fasi edilìzie in C. BARONI, Il Collegio Borromeo di Pavia, Pavia 1937 e A. PERONI, Il Collegio Borromeo. Architettura e decorazione, in I quattro secoli del Collegio Borromeo di Pavia, Milano 1961.

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