Tales From Beneath Your Mom - Traduzione

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INTRODUZIONE Non posso credere che siano passati dieci anni. Penso ancora ai blink-182 come se fossero relativamente nuovi, nonostante siano stati con me durante le superiori, il college, e oltre.

La prima volta che vidi Tom ero al secondo anno delle superiori. Ero in coda dietro di lui per usare il telefono. Volevo chiamare mia madre per avere un passaggio fino a casa. Tom aveva altre ragioni per usare il telefono. Origliando, capii che stava facendo uno scherzo telefonico ad un dentista. Mi guardai in giro, cercando il suo gruppo di amici ridacchianti, il suo pubblico. Ma non c’era nessuno, Tom non stava facendo divertire nessuno, se non se stesso. Aveva fatto la coda e usato i suoi soldi solo per farsi ridere. Capii che era qualcuno che avrei dovuto frequentare. Aveva un taglio di capelli stile skater-punk; una grande, brutta macchina color verde oliva; e non aveva fortuna con le donne. Era l’unico membro permanente della sua prima band, i Big Oily Men, amava disegnare forme falliche (per dirla in modo elegante) sui fogli di tutti i suoi compagni , ed era soprattutto un amico sempre leale.

Non mi ricordo il momento in cui conobbi Mark, naturalmente, ma ricordo perfettamente di quando il mio fratellone mi portava a scuola la mattina, di quando, per farmi giocare, mi costruiva una cucina intera con della scatole di cartone, e mi faceva piangere un milione di volte con il vecchio giochetto “smettila di picchiarti da sola”. Mi imbarazzò terribilmente davanti al ragazzo con cui ho trascorso il ballo studentesco, si prendeva cura di me ogni volta che qualcuno mi spezzava il cuore, facendomi ridere quando pensavo di non esserne capace. Presentai Mark e Tom nell’estate 1992. Mark si era appena trasferito a San Diego e stava cercando qualcuno con cui suonare. Tom quell’estate si lamentava ogni giorno del fatto che tutto quello che voleva era una sua band. Era logico metterli insieme. Organizzai un incontro in una sera di agosto, e il resto è storia.

Penso di essere una dei pochi scelti che hanno mai avuto l’opportunità di assistere ad un colpo di fulmine.

Non c’è altro modo per descriverlo, anche se sono sicura che i ragazzi preferirebbero un’espressione che non sappia così tanto di omosessualità.

Quella prima notte di agosto , Mark e Tom suonarono insieme per ore, le melodie che ne uscirono avevano già il suono tipico dei blink-182. Comunque mi sarei annoiata a morte quella sera se non fosse stato per le barzellette stupide che già venivano scambiate. E poi, naturalmente, Mark scalò il palo della luce davanti alla casa di Tom, solo per provare che ne era capace. Ce la fece fino in cima. Era il tornare indietro che non gli riusciva molto bene. Niente di serio, solo qualche settimana sulle stampelle.

E Travis… Non è mai stato chiaro se sono stati i blink-182 a trovare lui o se lui trovò loro. Ad ogni modo, si trovarono. Cosa avrebbero potuto chiedere di meglio i blink-182? In Travis hanno trovato il loro migliore terzo, un batterista eccezionalmente capace, un buon amico, e qualcuno, fortunatamente, un po’ più tranquillo degli altri due membri. Non si può dire niente su Travis, oltre ad essere un buon batterista e una brava persona, assolutamente appassionato di musica e con una grande cuore.

Da dieci anni i blink-182 sono la colonna sonora della mia vita. Suonarono durante la sera dei diplomi alla mia scuola superiore, fino a che gli fu ordinato di smettere. Apparentemente, stavano disturbando i ballerini dall’altra parte della palestra. Nella mia piccola stanza del college, c’era l’originale cassetta dei blink-182 suonata ancora e ancora che mi faceva sentire vicina a casa. Posso ancora sentire la mia compagna di stanza: “Hanno davvero detto ‘la puttana ha quattro pollici?’”. Poi mi toccò anche vendere magliette per la band in tour. Per sei settimane vissi con quei bastardi in luoghi molto stretti, dormendo sul pavimento, guidando attraverso tempeste di neve (e tempeste d’acqua e avvisi di tornadi), sentendo odori spiacevoli, pregando i sei ragazzi che venivano ai concerti di comprare qualcosa, per favore! Non cambierei l’esperienza con niente. Naturalmente, non lo farei neanche di nuovo.

Ho urlato la prima volta che ho sentito una canzone dei blink-182 alla radio, e ho pianto di orgoglio quando il loro secondo album è diventato disco d’oro. Ho sentito la mancanza dei miei amici quando erano in tour per mesi, mi sono preoccupata per loro, e ho aspettato che tornassero a casa a farmi divertire.

Ho guardato come i blink-182 hanno realizzato i loro sogni. Hanno fatto passi da gigante, dal suonare davanti a un pubblico di tre amici (e qualche vicino che non apprezzava) nel garage di Tom, a suonare per una folla di 16.000 persone al Great Western Forum. Dal piegare le copertine della loro prima cassetta autoprodotta, a firmare un contratto con una grande casa discografica e ricevere più volte il disco di platino. Dai tour con il furgone, ai tour con il bus. Da “Chi diavolo sono questi casinisti?” a “Oh mio Dio, sono i blink-182!”. Da barzellette giovanili sulle scoregge a, be’, barzellette giovanili sulle scoregge.

Il viaggio non è sempre stato facile. Mark, Tom e Travis hanno tutti investito straordinarie quantità di tempo, energia e cuore. Ma, facile o difficile, il viaggio è sempre stato incredibile. Sono grata di aver avuto l’opportunità di essere stata un partecipante e un passeggero. Ma sono particolarmente fiera di poter chiamare questi ragazzi i miei amici e la mia famiglia. Non posso immaginare la mia vita senza le emozioni, il divertimento, e le risate che mi hanno portato.

Okay, devo piantarla. In nessun modo mi lascerò emozionare da un gruppo di ragazzi ritardati che non sono mai maturati dalla quarta elementare! Oh yeah, cacca, pipì, tette, uccelli. Le ragazze non mi amano. Esseri provenienti dallo spazio vivono fra noi. Veramente divertente. Grande materiale. Non posso credere che mi stavano venendo le lacrime agli occhi per gli stessi ragazzi che hanno soprannominarono un amico “Labbra di Merda”, e poi dimenticarono il suo vero nome. Dai, stiamo parlando dei blink-182 qui…

E li amo.

Capitolo 1 “Ciao, sono Mark. Suono il basso e canto nei blink-182. Tom e io abbiamo iniziato la band nel 1992 senza possedere niente se non una chitarra, un basso, due peni, e sorrisi sulle nostre labbra. E Tom ama gli uomini. Ah, sì, a proposito, sono nato a Ridgecrest, in California, nel Marzo 1972 e sono cresciuto là.

Andavo alla William Burroughs High School a Ridgecrest, mi mettevo l’eyeliner a scuola e i ragazzi mi prendevano in giro. Ora vivo a San Diego e sono sposato. Ed è tutto”.

“Salve, il mio nome è Thomas Matthew DeLonge e sono nato il 13 Dicembre 1975. Sono un sagittario. La maggior parte della gente mi ama, mi trovano attraente. Mi trovano anche assolutamente fantastico a letto. Sono cresciuto a San Diego, in California, dove sono nato. Sono cresciuto facendo skateboard. Era tutta la mia vita. Quello e la musica. Ho ricevuto la mia prima chitarra come regalo di compleanno quando ero al primo anno delle superiori. Così mi sono seduto e ho fatto sentire a mia sorella, Kari, e a mio fratello, Shon, canzoni su qualsiasi cosa, dai brufoli, alle ragazze, al cibo. E ho provato a suonare canzoni dei Descendents. Sono il membro fondatore dei blink-182. Ma seriamente, sono veramente bravo a letto”.

“Penso che tutti sappiamo che il mio nome è Travis Barker. Sono nato il 14 Novembre 1975 a Fontana, in California. Suono la batteria. Ho iniziato a suonare la batteria quando avevo quattro anni e ho smesso quando ne avevo sette. Poi ho suonato il piano per un po’. Ho ripreso la batteria a diciassette anni. Ora, ho venticinque anni e suono ancora la batteria. Ho suonato con gli Aquabats per un po’. E mi sono unito ai blink-182 nel 1998”.

Capitolo 2 Tutto iniziò con i Big Oily Men. Cioè, tutto iniziò veramente con Tom DeLonge e la sua prima band, una formazione in perenne cambiamento chiamata Big Oily Men. Questa band in realtà consisteva in Tom alla chitarra e chiunque altro con uno strumento musicale che Tom riusciva a convincere a suonare nel suo garage. La musica di questa band era sconosciuta alla maggior parte delle persone, ma qualche residente di Poway, California, può aver visto il foglio di blocco note attaccato sul retro della macchina di Tom con la scritta in pennarello indelebile “Big Oily Men”. Questo foglio costituisce l’unico adesivo, l’unico volantino e, in realtà, l’unico materiale mai pubblicato dalla band. Comunque questa band non esistente è importante nella storia dei blink-182. Ha insegnato a Tom due lezioni importanti. Uno, amava suonare. E due, le band danno sempre risultati migliori se hanno dei membri. La ricerca iniziò.

Mark Hoppus viveva nelle terre sperdute del deserto della California nella piccola città di Ridgecrest, un posto che festeggiava ogni volta che un semaforo veniva aggiunto a una delle sue venti strade, una città lontana quattro ore da qualsiasi cosa che anche solo assomigliasse a civilizzazione.

Suonava il basso in una garage band chiamata Of All Things con due amici. Suonavano cover di band punk influenti come The Descendents e qualche canzone punk originale alle feste, ai falò nel mezzo del deserto e si esibirono anche all’Oasis, un locale del posto. Ma una città piccola come Ridgecrest non aveva abbastanza persone per sostenere una band, specialmente quando metà della popolazione era formata da inquietanti ingegneri che lavoravano alla base della marina nel centro della città. La band si trovò senza un posto dove andare. Lo stesso Mark pensò che Ridgecrest gli offriva poche possibilità. Stava cercando più emozioni di quelle che quella piccola città aveva da dargli. In più, c’erano molti serpenti e scorpioni e altra roba nel deserto. Ci si poteva far male. E, soprattutto, faceva molto, molto caldo.

Mark: “Grazie a Dio ho lasciato Ridgecrest perché era una città tremenda nel mezzo del nulla”.

Quindi, nell’estate del 1992 lasciò Ridgecrest per San Diego, un’istruzione al college (o almeno è quello che disse ai suoi genitori) e un lavoro in un negozio di musica. Mark portò il suo basso e il suo amplificatore con sé, ma la band restò dietro. Per un po’ provò a continuare con la band, tornando a Ridgecrest nei weekend. Ma presto il capo di Mark al negozio di musica non gli diede più il tempo. Forse iniziò a insospettirsi sulla copertura di Mark. Mark aveva detto al capo che lavorava con dei piccoli disabili mentali a Ridgecrest e che aveva bisogno dei week-end liberi per assistere alle loro piccole recite e cene. Il suo capo dovette iniziare a chiedersi quanti dannati spettacoli questi ragazzi avrebbero fatto.

Le visite di Mark a Ridgecrest si esaurirono e gli Of All Things morirono. Mark sentì la mancanza della musica quasi immediatamente.

Ciò avrebbe potuto segnare la fine della storia, se non fosse per un evento significativo. Un evento che veramente turbò i genitori di Tom a quel tempo, ma che si rivelò fortunato. Nel 1992 Tom fu cacciato dalla Poway High per aver partecipato a una partita di basket ubriaco. Tom provò a spiegare che essere veramente ubriaco rendeva il gioco più eccitante, ma l’amministrazione della scuola non voleva capirlo. Lo buttarono fuori.

Tom: “Quello che ricordo maggiormente della mia espulsione dalla Poway High era che eravamo all’inizio del secondo semestre. Avevamo appena iniziato le nostre nuove materie e io e il mio amico avevamo deciso di fare aerobica come educazione fisica: saremmo stati noi e qualcosa come sessanta ragazze in abiti attillati a saltarci intorno. Poi fui buttato fuori, quindi il mio amico si incazzò parecchio. Diceva ‘Idiota, questa merda è faticosa!’. E doveva stare lì da solo”.

Espulso dalla Poway High e dalle sue lezioni di aerobica, Tom fu obbligato a frequentare un’altra scuola della zona per un semestre. Fu lì, alla Rancho Bernardo High, la sua nuova scuola, che Tom divenne amico con lo skater-punk Kerry Key e, conseguentemente, con la ragazza di Kerry, Anne Hoppus (Sono io!).

Riuscite a vedere la trama che inizia a svilupparsi? Se non riuscite, be’, continuate a leggere! Ve ne accorgerete in seguito.

Tom: “Essere cacciato via da scuola è stato brutto, ma è stata anche la cosa migliore della mia vita. Perché nessuno di noi sarebbe qui ora. I blink-182 sono un milione percento in giro oggi perché sono stato cacciato via da scuola!”.

Tom, Kerry ed io passammo una grande quantità di tempo insieme nell’estate seguente al semestre di Tom alla R.B.H.S. Era un’estate tipica: andavamo al mare, facevamo skateboard e andavamo in giro ascoltando le “furbe” risposte di Tom (“Ehi, DeLonge!” “Oh, vedo che mi hai visto nudo!”). Ma questa tipica estate era contraddistinta da una costante: l’incessante lamentarsi di Tom. Lui voleva, voleva veramente una band. E su questo non si sarebbe mai zittito.

Mark stava allo stesso modo. Nuovo a San Diego, conosceva poche persone e spesso usciva con me, la sua sorellina e buona amica, con la quale, anche lui, spesso si lamentava della sua mancanza di una band.

In un disperato tentativo di farli stare zitti, e pensando che il loro mutuo amore per le barzellette stupide e il pop-punk sarebbe stato una buona combinazione, alla fine presentai Tom e Mark. E in una notte piena di fato nell’Agosto del 1992, i blink-182 si trovarono insieme per la prima volta. E, cavolo, ditemi se hanno fatto schifo.

I due si incontrarono nel garage di Tom. Tom tirò fuori un quaderno rosso dove aveva scritto musica e testi, probabilmente quando avrebbe dovuto fare qualcos’altro. Cominciando da pagina uno, Tom e Mark esplorarono tutte le canzoni che Tom aveva scritto. Poi suonarono le canzoni che Mark aveva scritto. Per ore, Mark e Tom suonarono basso e chitarra insieme. Anche in quella prima notte, i due iniziarono a scrivere insieme delle canzoni, canzoni che già avevano il suono della band che sarebbe stata i blink-182.

Un piccolo fatto conosciuto: “Carousel”, la canzone che in seguito sarebbe stata una delle preferite dal pubblico, in realtà trovò i suoi inizi quella notte nel garage di Tom. Tom: “Sentii istantaneamente che avevamo lo stesso stile musicale; semplicemente lo aveva su uno strumento diverso dal mio”.

Era un incontro avvenuto in paradiso. Una volta che Mark e Tom si conobbero, non rimasero mai separati a lungo. Mark era ancora a scuola, ma risistemò il suo orario in modo da avere lezioni solo due giorni alla settimana. Il resto del tempo era fuori con i ragazzi, andando sullo skateboard o esercitandosi alla chitarra, o mascherandosi e terrorizzando le persone dal fruttivendolo. La maggior parte di ciò è anche in videocassetta. Senza scherzare, Mark e Tom erano semplicemente fatti uno per l’altro. Si divertivano da morire.

Mentre Mark e Tom continuavano ad esercitarsi insieme, sapevano entrambi di voler portare la band a essere qualcosa di più di un modo per passare una notte estiva. E forse portare la loro relazione stessa al livello successivo, finalmente diventare qualcosa di più che semplici amici… I sentimenti c’erano, era solo tutto così confuso… Ma prima le cose più importanti: avevano bisogno di un batterista. Conoscevano il ragazzo giusto. Scott Raynor, a 14 anni, era un metallaro con i capelli lunghi e una passione per i Metallica.

Scott: “Ho conosciuto Tom al Rancho Bernardo High Battle of the Bands. La mia band suonava e Tom anche.

Lui cantò “Who’s gonna shave your back tonight?” acustica, davanti a centinaia di persone. Iniziammo a suonare insieme, uno strano miscuglio di metal e punk in stile Descendents che non sembrò mai funzionare, finché, poco tempo dopo, Mark non si aggiunse. Mark era il ponte perfetto fra Tom e me”.

Ma quando Tom lo vide suonare al R.B.H.S. Battle of the Bands, comprese che era anche un buon batterista. Era dentro.

Le sessioni di esercitazione si spostarono dal garage di Tom (cosa per cui la mamma di Tom fu eternamente grata) alla camera di Scott, che dovette essere insonorizzata per la salute della famiglia di Scott, un tipo di in sonorizzazione improvvisato che comportò il rivestimento delle pareti con scatole vuote di uova. (Tutti mangiarono molte dannate uova per un po’). L’equipaggiamento riempì la stanza, lasciando appena il posto per i musicisti. Chiunque volesse guardare e sentire doveva sedersi sotto il letto a castello di Scott che, in verità, era un letto a castello con il letto inferiore rimosso. Le sessioni erano calde, rumorose e rattrappite, ma nessuna fu mai cancellata. Si esibirono sempre. Questo era facile soprattutto per Scott. Dopotutto viveva lì.

Tom: “Scott si sbatteva sempre per qualunque cosa della band. Avrebbe fatto tutto, sarebbe andato dovunque. Aveva semplicemente bisogno di un passaggio perché era troppo giovane per la patente. Lo accompagnavo io dappertutto, e lo sfottevo così tanto per questo!”.

Con un batterista, la band sembrò maggiormente una realtà. Sembravano più vicini che mai a essere veramente musicisti. Volevano tutti esserlo. Mark, Tom e Scott si esercitavano tutti i giorni. Passavano ore scrivendo musica, ore immaginando, ore cercando di capire quale manopola dovevano girare sui loro amplificatori, ore provando a pensare a cose divertenti da dire quando avessero suonato un vero concerto, e ore provando differenti salti per vedere quale sembrava più cool, spesso scontrando nell’equipaggiamento e/o negli altri membri della band nel locale affollato.

Era durante queste molte ore di lavoro che la band giocò brevemente con l’idea di aggiungere un cantante al gruppo, trovando un front man.

Tom ricorda: “Sapevo che con un cantante avrei potuto fare cose più complicate con la chitarra”.

Mark non si ricorda. “Vedi, è per questo che abbiamo bisogno di scrivere un libro. Questo non me lo ricordo neanche”.

Tom: “Se scrivevo una canzone, volevo poterla cantare. E Mark e io eravamo così compatibili che non avevamo bisogno di nessun altro, in realtà”.

Quindi, la band stava in piedi con quello che avevano. Mark e Tom avrebbero entrambi cantato a turno.

Mark avrebbe suonato il basso, Tom la chitarra, e Scott la batteria. La formazione era solidificata.

La band ufficialmente diventò la cosa più importante nella vita di tutti e tre i membri. Ciò non andò bene alla ragazza di Mark. (Ci siamo dimenticati di menzionarla?). Gelosa della quantità di tempo dedicata a cose che non fossero lei, chiese a Mark di fare una scelta: lei o la band.

Mark: “La mia ragazza ed io vivevamo in un appartamento veramente spaventoso. Avevamo appena i soldi sufficienti per pagare l’affitto. Avevo dei risparmi e un giorno uscii e comprai un nuovo amplificatore e una nuova testata da basso. Ero così entusiasta perché era il primo equipaggiamento professionale che avevo mai avuto. Ma tutto quello che mi ricordo è di essere tornato a casa e di aver trovato lei a urlarmi di tutto.

Era incazzata, siccome avevo speso soldi per qualcosa di cui non avevamo bisogno. Continuai a dirle che era quello a cui veramente tenevo, che era la mia vita. Ma lei diceva no, devi decidere. Io o la band. E perse”.

Mentre la sua ragazza alla fine perse, all’inizio Mark decise di lasciare la band. Ma pochi giorni dopo, quando Tom gli disse che lui e Scott avrebbero registrato una cassetta, Mark seppe che aveva preso la decisione sbagliata. Voleva tornare nella band.

Tom: “Vidi nella faccia di Mark quanto gli pesava che l’avremmo fatto senza di lui. A quel punto, fece una scelta per se stesso, a prescindere da quello che pensava la sua ragazza. Divenne testardo, e tornò. Ma dovette passare nuovamente il colloquio, voglio dire, non poteva aspettarsi semplicemente di ritornare al suo vecchio lavoro!”.

A parte quel piccolo errore di giudizio da parte di Mark, non c’era dubbio sul fatto che la band veniva prima di ogni altra cosa. Sarebbe stata la loro vita. I blink-182 erano ufficialmente nati, solo che si chiamavano Duck Tape. E avevano come mascotte una bellissima papera. Questo nome durò solo per pochi giorni.

Sempre volubile, Tom annunciò poco dopo che avrebbe preferito di gran lunga il nome “blink”. Questo nome reggeva. E come mascotte avevano il più bel coniglietto mai visto. Il che era una scelta ovvia: niente è più strettamente associato con la scena punk che i coniglietti.

Era ormai l’inizio del 1993. La band aveva una formazione. Avevano canzoni. Avevano uno stile. Avevano un nome. Avevano un coniglio.

Presero tutto quello che avevano e lo portarono nella camera di Scott per registrare le quattro tracce la cui promessa aveva ricordato a Mark quello che veramente contava per lui.

La registrazione che ne risultò, se si può chiamare così, fu chiamata Flyswatter.

Mark: “Pensai che sarebbe stato grande chiamarlo Flyswatter. Non vuol dire niente, semplicemente suonava bene. E feci delle fotocopie a colori di un disegno di arte moderna, e quello era il lavoro artistico”.

Flyswatter in realtà era poco più di un insieme di originali canzoni con qualche copertina buttata dentro. Le canzoni erano registrate dal vivo, senza remix o qualsiasi cosa che faccia suonare bene le registrazioni. Poi Tom diede in giro un po’ di copie senza sapere quanto questo l’avrebbe perseguitato negli anni a venire.

(Dannata eBay!).

Tom vendette alcune copie a scuola durante il pranzo. Poi la produzione cessò.

Tom: “I ragazzi mi chiedono sempre dove possono trovare una copia di Flyswatter. Penso sempre, tipo, se solo sapessi cosa stai provando ad avere. È come cercare di ottenere un vero pezzo di feci. Sono semplicemente quattro tracce registrate in una camera da letto. Non eravamo capaci a cantare o a suonare. Non si riesce a sentire niente. È tremendo”.

Tremenda come era, la cassetta deve aver aiutato. Dopo averne mandato un po’ di copie, i blink-182 ottennero i primi concerti.

Il primissimo concerto dei blink-182 fu un martedì sera in un locale per soli maggiorenni, chiamato “Spirit Club”. Non era un locale musicale, era semplicemente un bar che qualche volta permetteva alle band di suonare. Non c’era pagamento garantito. Le band ricevevano i biglietti da vendere. La notte del concerto, la band avrebbe restituito tutti i biglietti che non aveva venduto. Erano autorizzati a tenere i soldi dei biglietti che erano riusciti a vendere. La notte del loro primo concerto, i blink-182 tornarono con tutti i biglietti che gli erano stati dati da vendere.

Tom: “Non conoscevamo nessuno che avesse più di 21 anni. Neanche noi avevamo 21 anni. Non potemmo neanche entrare finché non fu il nostro turno di suonare. Dovemmo star seduti fuori tutta la notte”.

Mark: “Non c’era nessuno. C’eravamo solo noi, il nostro amico Cam, che era l’unica persona che conoscevamo che fosse abbastanza grande da entrare in un bar, un ragazzo che era già ubriaco e i baristi. E basta. E per qualche ragione ero comunque nervoso”.

Il secondo concerto era una performance nel negozio, ora defunto, Alley Kast Records nel centro di San Diego. C’erano due band sul programma. I blink-182 erano in apertura. L’altra band era un tremendo gruppo hardcore di cui nessuno ricorda il nome. La folla per entrambe le band era circa di dieci persone. E tutte le dieci persone erano amici che erano venuti a supportare i blink-182. I blink-182 avevano lasciato volantini in tutte le scuole superiori locali. Gli headliner non avevano una singola persona. Nonostante questa ovvia mancanza di fan, la band gotica ridicolizzò i blink-182 come una garage-band di ragazzini e utilizzò uno spettacolo di luci molto elaborato per accompagnare le proprie canzoni.

Oltre a questo, i promoter erano veramente stronzi con i blink-182 e i loro amici. E Tom si emozionò troppo davanti al microfono mentre suonava, mandando le sue labbra in uno spasmo poco attraente proprio davanti alla ragazza che gli piaceva. La notte certamente non ebbe quel grande sapore rock and roll.

Ma a chi importava? Erano una band, avevano una cassetta, e finalmente stavano suonando concerti. I ragazzi erano sbalorditi. E dopo questi primi due disastri, i concerti divennero qualcosa di più frequente. Gli studenti della Poway High School, che già amavano Tom e l’avevano infatti eletto Re durante il ballo studentesco, stavano iniziando a interessarsi al gruppo.

I ragazzi erano orgogliosi di quello che avevano ottenuto. Dalla formazione nell’estate del 1992 avevano scritto canzoni, imparato a suonarle con pochi errori, e si erano esibiti davanti a persone reali. E avevano le palle per registrare queste prime canzoni e lasciarle sentire alla gente. Tutto questo conoscendosi da solo un anno. Le loro carriere erano iniziate. Sarebbero cresciuti e cambiati. In seguito Scott sarebbe stato sostituito da Travis Barker. La maggior parte delle canzoni scritte in quei primi tempi si sono perse nella storia. I seguenti concerti e le registrazioni migliorarono in quantità e qualità. Ma, nonostante gli anni trascorsi da quei primi giorni, i ragazzi che all’inizio suonavano nel garage di Tom e poi nella stanza di Scott sono gli stessi ragazzi che suonano nelle arene oggi. Si misero insieme lamentandosi e facendo schifo. E oggi continuano a fare lo stesso.

Capitolo 3 I primi concerti dei blink non erano così belli. Ma chi se ne importa?! I blink avevano fatto diversi concerti da allora. Il pubblico continuava a essere ancora composto principalmente da amici ma le cose iniziavano a cambiare. Oltre a qualsiasi festa che i blink riuscivano ad accaparrarsi, iniziarono anche a fare da opening band per diversi gruppi di San Diego al Soma, il locale più importante della città aperto anche ai minori di 21 anni. A quel tempo, il Soma era ancora nella sua posizione originale nel centro di San Diego, in Market Street. Gruppi importanti come i Green Day e i NOFX suonavano sul piano principale, mentre le piccole band erano relegate al piano terra, un’area amorevolmente indicata come “The Dungeon”. The Dungeon era una stanza scura e simile a una scatola con il palco rialzato solo pochi centimetri rispetto al pavimento.

C’era poco spazio per muoversi sul palco e poco più spazio per la folla. C’era solo una regola nel Dungeon, cioè che lo spazio fra i quattro pali che contornavano il palco doveva essere libero. Questa regola di solito era rispettata. Soprattutto perché poche band lì sotto attraevano così tante persone da allargarsi più di quanto era permesso. Nel Dungeon, anche gli headliner erano piccole band locali, con band di apertura ancora più piccole. I blink erano una di queste band più piccole.

La sera del concerto l’equipaggiamento della band era impilato nel retro del “Family Truckster”, la grande Station Wagon blu della mamma di Mark. Non era il tipo di veicolo che i tre giovani punk avrebbero voluto usare per andare ai concerti, ma era l’unico che avevano che fosse abbastanza grande da contenere la loro attrezzatura. Al locale, Mark, Tom e Scott trascinavano il pesante equipaggiamento giù per le scale che conducevano al Dungeon e lo mettevano in un angolo non protetto mentre aspettavano il loro turno per suonare. Un pubblico di 30 o 40 persone era un grande successo. Molti dei ragazzi presenti erano lì per vedere le altre band. Solo pochi guardavano i blink, e questi pochi erano quasi tutti amici.

Mark: “Mi ricordo che avevo sempre paura di sbattere la testa contro il soffitto sopra il palco perché era davvero basso. Ma comunque era sempre splendido suonare. Il Dungeon era magnifico. È bello avere un locale che dia una possibilità alle piccole band, band che attirano solo 20 o 30 persone”.

Tom: “Suonare al Dungeon era bellissimo. Mi ricordo che sedevamo fuori dal club così increduli di essere sul punto di suonare un vero concerto in un vero locale. Ma ero anche triste perché sapevo che entro un’ora la serata sarebbe finita e forse avremmo dovuto aspettare anche un mese per suonare di nuovo lì”.

Ma nonostante la felicità di suonare nel Dungeon, i ragazzi volevano sapere cosa si provava a suonare grandi concerti, a suonare al piano di sopra. Ma prima di tutto, avrebbero dovuto provare al Soma di essere una band da prendere seriamente. Avevano bisogno di guidare un proprio concerto nel Dungeon e far venire molte persone. Per essere considerati anche solo come opening band al piano principale, i blink dovevano dimostrare di essere una band che poteva attirare una grande folla. Avevano bisogno di un centinaio di persone, e sarebbero stati a posto. Se cento persone fossero venute a uno show e avessero detto “blink” alla porta, avrebbero finalmente potuto suonare al piano principale al Soma. Sarebbe stato un grande momento. Ma come cavolo fai a piacere a cento persone che non conosci, tanto che loro lo ammettano a un buttafuori in un club? Sfortunatamente, tutti i 3 membri dei blink-182 messi insieme non riuscivano a trascinare ai loro show cento amici. Erano fortunati se riuscivano a racimolarne dieci, che erano quelli che regolarmente li seguivano. O trovavano più amici (cosa che non sarebbe mai successa), o si facevano un nome. Avevano bisogno di concerti per ottenere più concerti.

Tom se ne era accorto. Mentre tutti i tre membri volevano che la band avesse successo, nel primo periodo era Tom ad essere veramente sulla strada giusta. Era disposto a fare qualsiasi cosa per la band. Tom portò un registratore per esercitarsi regolarmente e produsse cassette da mandare ai promoter dei club di San Diego. Chiamò questi promoter al punto di perseguitarli, pregando per qualsiasi intermezzo o concerto.

Chiamò le scuole superiori locali, dicendo ai presidi che i blink erano una band motivazionale con un forte messaggio contro la droga. Potevano i blink suonare alla loro scuola durante il pranzo o un’assemblea? Tom era instancabile e non aveva vergogna quando doveva lavorare per la sua band.

Tom: “Volevo suonare continuamente. Al lavoro passavo il tempo al telefono a chiamare gente. Davo volantini a scuola dicendo semplicemente ‘Ehi, siamo una band’. Ho mandato un milione di cassette. Dio, mi piaceva suonare ai concerti”.

Iperattivo, persecutore senza vergogna o qualsiasi cosa fosse, funzionò. I blink-182 suonavano regolarmente. E con i concerti arrivarono le persone. “blink” diventò un nome riconosciuto nella scena musicale a San Diego man mano che le persone ebbero l’opportunità di ascoltarli suonare quasi ogni weekend. I blink avevano il vantaggio di essere una band che stava a San Diego. Nella metà degli anni novanta, San Diego era conosciuta per le sue rock band, con artisti popolari come Rocket From The Crypt e Fluf Leading The Pack. Un’impertinente, politicamente scorretta band di skaters che parlavano di scoregge e uccelli fra veloci canzoni punk era destinata a ricevere attenzione. E i blink decisamente la ottennero.

Finalmente nel pubblico c’erano facce che nessuno conosceva. Molte.

I blink non ebbero mai la possibilità di suonare al piano principale del Soma in Market Street, ma non per la mancanza di cento persone. Prima di avere la possibilità di raggiungere quell’ambito palco, il Soma chiuse e si trasferì. Nel nuovo Soma il Dungeon fu sostituito da un palco laterale, ma il concetto rimase lo stesso.

Dopo la riapertura, i blink guidarono il proprio show sul palco secondario. Avevano lavorato a lungo e duramente per raggiungere questo punto, e diffusero la notizia del loro show il più possibile. Il Soma era il posto giusto dove suonare a San Diego.

Mark: “Il Soma era come la nostra seconda casa. Tutti i ragazzi punk rock a cui non fregava niente del calcio e dei balli andavano al Soma. Tutti gli sfigati andavano là per vedere gli amici, per dare un’occhiata a una band. Ci andavano ogni week-end. Era sempre splendido suonare al Soma”.

La notte del loro primo show da headliner, i blink catturarono il Soma. La folla di sfigati era tutta loro. La piccola area del palco laterale era piena di ragazzi e quando i blink iniziarono a suonare, l’intera folla si mosse.

Tom: “I ragazzi entravano e io non ne riconoscevo la metà. E loro continuavano a venire. Vennero qualcosa come 140 ragazzi quella sera. Metteva paura. Voglio dire, era il nostro concerto! Quei ragazzi erano venuti a vedere noi! Avevo paura che avremmo suonato male…”.

Ma i blink non suonarono male. Fecero un grande concerto. Fra veloci, forti, orecchiabili canzoni pop punk, Mark e Tom si scambiarono battute su masturbazione, cacca e, naturalmente, ragazze. Era come nella camera di Tom ma con 140 punk-rocker urlanti in più. Tutte queste facce sconosciute si mangiarono completamente lo show. C’era un casino tremendo. Non c’era un angolo sicuro dove nascondersi. Mentre la folla spingeva in avanti, la gente in prima fila andò avanti di tre passi e salì sul palco. I microfoni caddero.

La band poteva muoversi a fatica con le persone in più sul palco. Era totalmente punk. Era perfetto. E ebbero le loro cento persone. Il palco principale era finalmente loro, senza riserve.

Il loro primo grande show sul palco principale fu un giovedì sera, come opening band per i Face to Face.

Tom: “Era incredibile pensare che l’avevamo fatto”.

Mark: “Eravamo una band appena formata ed eravamo ancora ragazzi. Avevamo tutti sognato di essere in una band e lo stavamo veramente facendo. Tutto ci sembrava una gran cosa a quel tempo. Non ci importava se suonavamo di fronte a dieci o cento persone. Semplicemente ci divertivamo così tanto facendo tutto ciò. Forse questo aiutò, forse farlo semplicemente per divertirsi era il modo giusto di fare le cose, perché tutto continuò ad andare avanti nel verso giusto”.

Ora i blink potevamo chiedere legittimamente un seguito. Ma continuarono ad arrivare cose sempre più grandi.

Nel 1993 e nel 1994 i blink continuarono a suonare, suonare e suonare. Potevano essere trovati sul palco quasi ogni week-end, come headliner al Soma sul palco secondario, come opening band su quello principale, o in uno degli altri piccoli locali per tutte le età sparsi per San Diego (Qualcuno ricorda The Soul Kitchen a El Cajon? Quel club di spogliarelliste dove le band suonavano nell’area delle vetrine e la maggior parte del pubblico sedeva sui divanetti? I blink suonarono lì un paio di volte). Anche in YMCS Centers e Elks Lodges. Il solo posto in cui un fan non poteva beccare i blink erano i club per i maggiori di 21 anni, bastioni dei rocker con le loro giacche. Nonostante la crescente popolarità dei blink, questi club continuarono a voltare le spalle alla band. Questo andava bene ai blink. Oltre a essere tecnicamente illegale per il gruppo, ancora minorenne, il pubblico over 21 non aveva mai l’energia del pubblico di tutte le età. I ragazzi erano sempre il pubblico migliore. I blink erano più che contenti ad avere a che fare con loro.

Tom: “Noi eravamo come i ragazzi davanti a cui suonavamo. Andavamo a scuola, cercavamo di rimorchiare ragazze, andavamo in giro. Era ciò di cui cantavamo e ciò che facevamo, ed era ciò che i ragazzi del pubblico facevano. Penso che questo fosse il motivo per cui piacevamo alla gente. Ci conoscevano”.

In pochi anni, i blink avevano fatto grandi passi rispetto a quando suonavano nel garage di Tom. Erano una band “reale” ora. Avevano concerti e avevano fan. Ora volevano un album. Uno vero, qualcosa di non registrato nella camera di Scott.

Mark lavorava ancora al negozio di musica, se ciò che faceva si può chiamare lavorare. Il suo capo, Pat Secor, aveva un onesto amore per la musica. Aveva assunto la guida di quel negozio perché voleva imparare di più sul business del mondo musicale. Quando Mark non era troppo occupato a guardare la TV del negozio (mai permesso), mangiare il suo FunDip (niente cibo sul piano di vendita), trastullarsi con la sua T-shirt (mai portare maglie senza colletto), il suo cappello da baseball (niente cappelli) e capelli blu (niente colori innaturali dei capelli) e a ignorare i clienti, lui e Pat parlavano del mondo della musica.

Mark: “Il mio amico Pat, che era anche il mio capo al negozio di musica, ascoltava la stessa musica che ascoltavo io, e parlavamo tutto il tempo. Voleva creare una propria etichetta, e noi volevamo fare una cassetta. Quindi lui ci disse ‘Ehi, vi presto i soldi e divideremo i guadagni finché non mi avrete rimborsato’.

Quindi con parte dei suoi soldi e parte dei nostri andammo in studio”.

Scott: “Pat fu la prima persona ad avere fiducia in noi”.

Questa cassetta venne conosciuta come Buddha. Fu registrata ai Doubletimes Studios a Santee, in California. Jeff Forrest, il ragazzo con i capelli più cool del mondo secondo Mark, si occupò dell’album, facendo del suo meglio con solo tre notti di registrazione e un budget estremamente ridicolo. Oltretutto, Mark era molto malato e tutto dovette essere organizzato intorno agli orari di scuola e di lavoro. Ma lo fecero. Registrarono il loro primo lavoro.

Tom: “Ricordo che eravamo entusiasti degli effetti sonori che avevano allo studio. Registrammo in circa tre notti e utilizzammo ancora qualche ora per aggiungere applausi, risate e altri effetti sonori perché pensavamo che sarebbe suonato molto divertente”.

Le copertine erano fotocopie a colori prese dal nostro buon amico Cam Jones. Mark e Cam passarono un pomeriggio facendo fotografie artistiche dentro e intorno al cortile di Scott. Il Buddha nella foto era un regalo dal patrigno di Mark. Mark lo trovava cool e lo portò da Scott per fotografarlo. Quando le foto furono sviluppate, Mark e Cam le portarono a un negozio per farle fotocopiare a colori. Insieme, tagliarono, incollarono e risistemarono queste copie finché non ottennero un risultato che piaceva. I fogli dei testi erano della stessa pasta, scritti a mano e fotocopiati un migliaio di volte. Era decisamente una pubblicazione amatoriale.

Ma come in tutte le registrazioni, sono le canzoni che alla fine le fanno funzionare o meno. E queste canzoni erano grandi. Mark e Tom, anche se la loro espansività rende difficile immaginarlo, presero la composizione

dei testi molto seriamente. I testi erano la cosa per cui la band si sforzava di più per raggiungere la perfezione.

Mark: “Le canzoni erano decisamente ciò che importava. Era l’unico obbiettivo che avevamo veramente stabilito per la nostra band. Scrivere grandi canzoni. Potevamo non suonare ogni concerto perfettamente, potevamo sbagliare qualche nota, potevamo non avere la migliore performance, ma avevamo belle canzoni”.

Tom: “Penso che sia molto bello essere una band con cui ci si possa riconoscere. Scriviamo su cose che tutti i ragazzi conoscono. Ma è quasi altrettanto importante far ridere la gente. Alla fine di Buddha passammo più tempo ad aggiustare le nostre canzoni-barzelletta che le altre. Canzoni su mia madre che è un travestito, su noi che facciamo sesso con le nostre famiglie o su qualsiasi altra cosa. Ma avevamo già fatto le altre canzoni”.

Alcune di queste “altre” canzoni rimangono le preferite della band. E dei fan. Anni dopo l’originale registrazione, le canzoni erano ancora talmente forti da attrarre l’interesse della Kung Fu Records, che alla fine pubblicò l’album in formato CD e, per la prima volta, lo rese largamente disponibile.

Ma prima che i blink anche solo capissero cosa fosse la distribuzione, far avere la demo ai loro fan portò molto più lavoro. Mark e Tom andavano con la macchina a prendere le cassette, vere cassette in una scatola, confezioni per le cassette nell’altra scatola. Poi andavano al negozio per fare fotocopie della copertina e dei testi. Poi andavano a casa di Mark dove tutta la famiglia (sì, okay! Mark ancora viveva a casa, non c’è niente di male in ciò) passava ore guardando la TV. Beh, questo era abbastanza normale. La differenza era che in quei giorni, mentre guardava quelle ore di TV, la famiglia piegava e combinava pezzi e parti finché una completa cassetta di Buddha emergeva. Per una bella piega sul foglio dei testi, raccomandiamo di sedersi sopra alla carta. Provate. Comunque, una volta che le cassette erano insieme, venivano caricate sulla macchina di Mark, che le portava nei vari negozi di musica in giro per la città.

Mark: “Mi ricordo di quando andavo da tutti i negozi di dischi per lasciare cassette da vendere. Andavo da Lou’s Records, Off The Record e Music Trader. Era troppo bello, perché le cassette vendevano veramente, ed è per questo che dovevo andare tutte le settimane. Music Trader ne vendeva una, Off The Recor due, o qualcosa del genere. Ma voleva dire che la gente andava in un negozio e comprava qualcosa che noi avevamo scritto e registrato. Era stupendo”.

Le cassette vendevano anche ai concerti dei blink. I vecchi fan volevano una copia da mettere in macchina. I nuovi fan volevano riascoltare quello che avevano appena sentito. Qualunque fosse il motivo, i ragazzi volevano le cassette. Sempre più spesso, Mark e Tom andavano a prendere un’altra scatola, e poi ancora un’altra. Non potevano crederci.

In aggiunta al loro vivace commercio di cassette, ora i blink vendevano anche magliette. Tom e Mark comprarono una matrice per serigrafia e organizzarono un laboratorio nel garage della mamma di Mark.

Presto iniziarono a produrre T-shirt. Non le belle, professionali magliette di qualità delle band più grandi.

No, queste erano spaventose maglie dei blink fatte in casa con pezzi che mancavano dal disegno e scritte macchiate.

Stampavano abbastanza maglie da portare al prossimo concerto, e poi saccheggiavano la casa alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse trattenere l’inchiostro. Federe, lenzuoli, boxer, qualunque cosa fosse disponibile.

L’intero strano assortimento veniva appeso ad asciugare mentre i ragazzi pulivano la matrice e ricominciavano con un altro design. Il posto puzzava di inchiostro e candeggina per giorni interi. Quello sarebbe stato il periodo migliore per Mark e Tom per commettere un delitto. Non ebbero impronte digitali per un po’, gli agenti chimici della matrice le avevano bruciate. Ma era parecchio figo avere delle magliette.

Mark: “Le nostre magliette erano così divertenti. Non avevano alcun senso. C’era un disegno carino sul davanti e poi sul retro dicevano qualcosa tipo ‘Teenage Tit Freaks’. Non ho idea di cosa pensassimo.

Ricevevamo ordini speciali dai nostri amici tipo ‘Ehi, potreste per favore lasciar fuori il “tit freaks” dalla mia maglia?’”.

Anche con la cosa del Teenage Tit Freaks, le T-shirt vendevano. Sicuro, non se ne vendevano a migliaia, neanche centinaia. Ma non importava. Il fatto che un ragazzo amasse i blink abbastanza da indossare una maglia con scritto “Teenage Tit Freaks” sul retro era sufficiente per loro. Era incredibile.

La band sembrava solida a Mark, a Tom e a Scott. Era diventata quasi tutta la loro vita. Ma venne loro ricordato che altre forze esterne avrebbero potuto colpirli, con buoni e cattivi risultati. Proprio quando la band era veramente unita, i genitori di Scott vendettero la loro casa a Poway e si trasferirono a Reno, Nevada, portando il loro figlio (ancora in età da scuola superiore) con loro. I blink avevano perso il loro batterista. Lo sostituirono per un breve periodo con il loro amico musicista Mike Krull, ma la band non funzionava senza Scott. Dopo qualche mese iniziarono a risparmiare e a mettere Scott su un aereo ogni volta che c’era un concerto. Alla fine Scott riuscì a convincere i suoi a lasciarlo tornare a San Diego e vivere con la famiglia di Mark. La band era di nuovo unita e i ragazzi continuarono la loro serie di successi.

Scott: “L’estate in cui ho vissuto con Mark e la sua famiglia è stata probabilmente la più bella estate finora.

Sono andato via di casa a 17 anni, tornato a San Diego, abbiamo comprato un furgone, finito il nostro primo video. Avevo tutti quei sogni nella testa e stavano diventando reali”.

E Mark, Tom e Scott non erano gli unici a notare il proprio successo. Stavano per incontrare il buono che viene dalle forze esterne.

Capitolo 4 Quando i blink si stavano formando, San Diego era conosciuta come “La prossima Seattle”, aveva una fiorente scena musicale e il cuore di questa scena era l’etichetta indipendente locale, la Cargo Records.

Il sogno di ogni band è un contratto di registrazione. La Cargo Records stava per far avverare il sogno dei blink.

Sul fronte del contratto di registrazione, i blink avevano due alleati a lavorare per loro. Brahm Goodis era uno skater-punk a cui i blink erano stati consigliati da degli amici. Suo padre era Eric Goodis, presidente della Cargo Records. Brahm sapeva che suo padre voleva diversificare l’etichetta, per incorporare più generi musicali. Brahm pensò che i blink e il loro stile della California del Sud sarebbero stati perfetti e incoraggiò suo padre ad ascoltare una cassetta.

L’altro che si sbatteva per i blink era O, chitarrista dei Fluf. I Fluf erano grandi a San Diego ed erano anche la band che aveva dato la svolta alla Cargo Records, quindi O aveva una certa quantità di influenza nella scena musicale di San Diego. O vide il potenziale dei blink e li incoraggiò fin dall’inizio. Insieme, O e Brahm alla fine convinsero Eric Goodis ad andare a un concerto dei blink. Le ruote del contratto di registrazione iniziarono a girare.

La prima volta che Mark, Tom e Scott andarono negli uffici della Cargo Records erano completamente intimiditi.

Mark: “Noi eravamo immaturi ragazzi punk in una band e ora eravamo in un ufficio con telefoni che suonavano e vere scrivanie con persone sedute dietro di loro che non facevano niente se non lavorare nel settore musicale tutto il giorno”.

Eric Goodis si sedette con i tre nel suo ufficio e fece un’offerta. Le vendite di Buddha erano forti, la cassetta da una vendita occasionale era diventata un grande successo nella scena locale. Ma Eric voleva iniziare piano e la Cargo Records offrì di pubblicare un 45 giri con i blink. Nonostante fossero intimiditi, i blink erano intelligenti abbastanza da sapere che questo non era quello che volevano.

I blink avevano già messo le loro aspettative su un CD intero. Con o senza un’etichetta, erano preparati a farlo. Avevano risparmiato dei soldi e fatto alcuni accordi con un amico di un’altra band locale per registrarne e pubblicarne uno da soli se ci fosse stato bisogno. Non volendo perdere i blink, quando Eric sentì ciò, ritirò la sua offerta originale e la Cargo Records accettò di dare una possibilità di prova ai blink.

Cavolo. I blink avevano un contratto di registrazione.

Mark: “Eravamo così eccitati, penso che nessuno di noi abbia letto il contratto. Ce lo porsero e noi: “Bene, accettiamo”. Non lo facemmo controllare neanche ad un avvocato. Eravamo troppo scioccati per pensare a qualsiasi cosa d’altro se non firmare prima che qualcuno ci ripensasse e lo portasse via”.

Presero il contratto e lo firmarono, nessuna domanda. Tecnicamente Mark fu l’unico membro che in realtà firmò il contratto. Scott era ancora minorenne e non poteva stringere nessun accordo legalmente. E quel giorno Tom era al lavoro, trasportando pesanti sacchi di cemento, e non si poté trovare. Ansioso di completare il contratto, Mark fece compilare e firmare il contratto ad una sua amica, ehm, al posto di Tom. Nessuno alla Cargo parve notare che la firma di Tom sembrava un po’ da ragazza o che la sua firma non sembrò mai più così femminile.

Tom: “Eric Goodis fece una scommessa quando ci mise sotto contratto. Disse che avremmo venduto solo 3000 copie. Ora siamo vicino alle 250.000 vendute. Abbiamo vinto quella scommessa”.

Il contratto era stato appena completato quando i blink partirono per lo studio. Questa volta avrebbero registrato a Los Angeles, ai famosi Westbeach Studios. Mark e Tom erano fuori di sé dall’eccitazione.

Mark: “Era una terra consacrata. Era come andare in chiesa. Alcune delle band punk più grandi del mondo avevano registrato lì: Bad Religion, NOFX, Face to Face, Ten Foot Pole. Eravamo in estasi completa”.

Per aumentare il senso di estasi, Tom avrebbe registrato attraverso l’amplificatore del chitarrista dei Bad religion, Mr. Brett. L’intera band si sentì in qualche modo collegata al genio. Si sentirono anche più collegati quando accidentalmente ruppero uno dei microfoni di Mr. Brett. Ops! Lo studio era troppo gentile per chiedere alla povera giovane band di sostituire la costosa attrezzatura.

Mark: “Non so che cosa cavolo stavamo pensando. Il programma di tre giorni non aveva funzionato molto bene per Buddha, ora stavamo riprovando con un vero CD”.

I blink prenotarono lo studio solo per tre giorni, stavano di nuovo registrando sotto ristretti limiti di tempo.

Mark, Tom e Scott non erano pratici di Los Angeles e, mentre andavano allo studio il primo giorno di registrazione, si persero e arrivarono in ritardo. Terribilmente in ritardo. Tre ore in ritardo. Una volta che trovarono lo studio, si misero immediatamente al lavoro, sistemando la batteria di Scott e buttando giù le prime tracce.

Nonostante il tempo perduto e la pressione per le risorse limitate, la registrazione andò bene.

Mark: “Volevamo veramente fare un buon CD. Lavoravamo dieci o dodici ore filate, fermandoci raramente per mangiare o altro. E le persone che erano là ad aiutarci erano fantastiche”.

O, l’amico dei blink dei Fluf, produceva, e l’intero staff dello studio dava il loro meglio per fare questo album. Steve dei Ten Foot Pole era una presenza costante nello studio, andando in giro e aiutandoci quando poteva. E, contrariamente alle credenze popolari, non mangiò tutte le patatine dei blink.

Mark: “Era bellissimo avere Steve dei Ten Foot Pole là. Amavo la sua band, e ora lui era lì ad aiutarmi con la mia band, dicendoci che gli piaceva la nostra roba. Voleva dire molto per alcune ragioni”.

Tom: “La cosa che mi ricordo di più della registrazione di Cheshire Cat era uno degli ingegneri. Il suo nome era Steve, non dei Ten Foot Pole, un altro Steve. Quando mangiava, mangiava sul pavimento sulle mani e ginocchia e con il culo per aria. Era veramente strano”.

Dopo una lunga giornata di lavoro, la band si diresse verso la camera dell’hotel per un po’ di riposo veramente necessario. Avevano prenotato una camera con due letti doppi in un albergo non lontano dallo studio. Non sapevano che l’hotel che avevano prenotato era un incubo. Dopo essersi fatti strada fra drogati e prostitute che circondavano l’ingresso, i blink entrarono e scoprirono che non avevano due letti doppi come richiesto. Avevano un unico super lettone.

Dopo aver lavorato per 12 ore, Mark, Tom e Scott dovettero dormire in tre in un letto. Tom ebbe terribili incubi sullo sci di fondo. Continuò a spingere e dar colpi alle sue due racchette da sci, ma non arrivò da nessuna parte. Si svegliò ancora stanco. Al contrario, Mark e Scott si svegliarono di ottimo umore, con grandi sorrisi sulla faccia.

Miracolo dei miracoli, il CD fu terminato in soli tre giorni. Guardando indietro, i blink possono sentire che fu registrato in così breve tempo dalla qualità del suono. Ma a quel tempo era praticamente perfetto per la band. L’album includeva diverse canzoni che erano apparse sulla demo di Buddha, insieme ad altre nuove canzoni che erano anche migliori. Queste nuove canzoni erano veloci, allegre, e be’, semplicemente buone.

Ed erano tutte insieme su un CD che un ragazzo avrebbe potuto comprate nei negozi. Era pazzesco.

Mark: “Registrammo Cheshire Cat ed è un bell’album. Penso che le canzoni su quell’album siano grandi. Mi piacerebbe che la registrazione fosse migliore, ma a quel tempo non avevamo i soldi per prenderci più tempo o fare qualcosa di differente. Non potevamo affrontarlo. Volevamo solo pubblicare un CD. E queste erano le condizioni per pubblicarlo”.

Il CD fu chiamato “Cheshire Cat” dallo Stregatto di Alice nel paese delle meraviglie. La copertina mostra un gatto siamese con occhi blu intenso. La foto del gatto venne da un calendario che un venditore aveva lasciato al magazzino di Tom. La band chiese il permesso di usare la foto, ma la compagnia del calendario declinò la domanda. Non volendo un no come risposta, i blink usarono il dipartimento artistico della Cargo per ritoccare con il computer la foto finché la band fu salva dal copyright.

Era ufficiale, i blink avevano il loro primo vero CD. E presto sarebbero passati per la prima volta in radio.

“M&M’s” era una canzone che toccò una corda speciale con i fan e con Mike Halloran, DJ della radio 91X. Facendo della canzone una parte fissa della sua playlist, diventò il primo DJ al mondo a mandare i blink sulla radio. (Mark vorrebbe precisare “Molte persone amano sostenere di essere stati i primi a mandarci alla radio. Sentiamo ciò in tutto il paese. Ma non è vero. Era Mike di 91X”).

Quando Mark, Tom e Scott sentirono la loro canzone alla radio per la prima volta, impazzirono.

Per Mark fu un momento proprio come nel film “Music Graffiti”. Tom era in macchina quando la sentì, tirò giù il finestrino urlando a tutte le persone di accendere le loro dannate radio.

Tom: “L’ho urlato anche alle persone in bicicletta. Che stupido, di solito non hanno radio. Ma non mi importava, perché, cavolo, avevo una canzone alla radio!”.

Il successo della band continuò quando la Cargo le offrì un piccolo budget per girare un video. “Piccolo budget” è la parola chiave. La maggior parte dei video costa almeno mezzo milione di dollari. “M&M’s” fu fatto con meno di 10.000$. Darren Doane, che aveva lavorato precedentemente con MxPx e Pennywise, diresse il video e fece un ottimo lavoro. Seguì una storia elementare. Tutti e tre i membri si svegliano alla mattina con le loro fidanzate. Ogni membro della band ruba qualcosa alle ragazze. Poi sgusciano fuori di casa per incontrarsi, andare in giro a Belmont Park e fare gli idioti. Alla fine si dirigono al Soma per un concerto, dove le ragazze li stanno aspettando. Ne segue uno scontro a fuoco. I ragazzi combattono per arrivare verso il palco, solo per accorgersi che il concerto è stato rimandato, ahah!

Tom: “Volevo che nel video di “M&M’s” ci fossero 50 ragazzi in fila e che noi gli sparassimo alle palle. Un intero video di primi piani al rallentatore delle palle di questi ragazzi che esplodono. Ma immagino che fosse troppo costoso. Così alla fine facemmo questo”.

Mark: “Cose come fare un video sono quelle che ti fanno capire che hai fatto il colpaccio. Non avevamo previsto o fatto niente per quel video, speravamo solo che sarebbe stato qualcosa di meglio di un video sul surf, ma nonostante ciò mi sentii come una rock star quel giorno. Assumemmo delle modelle! Pagammo delle modelle perché uscissero tutto il giorno insieme a noi!”.

Il video fu veramente meglio di un surf video o due e fu incluso in diverse video compilation. Un impiegato malinformato della Cargo presentò il video anche a MTV dove buttarono via la cassetta appena videro le ragazze con le armi. I blink furono banditi da MTV. Con una base di fan leali, passaggi in radio e un video bandito, Cheshire Cat vendeva parecchio. Ragazzi in tutto il paese compravano il CD. Per la prima volta i blink non erano solo una band locale di San Diego, questo trio irriverente stava ricevendo attenzioni da tutta la nazione. E attirarono l’attenzione di Rick DeVoe. Rick DeVoe crebbe nella scena surf-punk del sud della California, andando alle feste e guardando le nuove band. Amava il mondo della musica punk e, anche quando venne tempo di crescere, rifiutò di lasciarlo.

Prese la sua passione per la musica e la trasformò in un lavoro, prima come uno dei più rispettati punk promoter in America e poi come uno dei più rispettati punk manager. A San Diego creò una compagnia di promozione chiamata Big Dummy sotto l’ala di Bill Silva Presents. Rick fu il primo a promuovere gli Offspring ed era amico dei Pennywise. Era anche il manager degli Unwritten Law, band originaria di San Diego. E ora stava chiamando a casa di Mark. Sembrava che volesse occuparsi anche dei blink.

I blink non potevano credere alla propria fortuna. Tom mise insieme un kit pubblicitario per Rick, che era poco più che fotocopie e fanzine, recensioni sui blink e alcuni cartoni dei blink disegnati da Tom. Tom: “Pregavo che potessimo fare dei concerti con questo tipo; era un fantastico punk promoter che aveva fatto dei bellissimi concerti con gli Offspring, i NOFX e i Pennywise. Organizzava tutti i grandi concerti punk.

Volevo così tanto che ci facesse suonare un concerto”.

Era un’accoppiata perfetta. Rick e i blink erano fatti uno per l’altro. Oltre ad essere un ammirato membro dell’industria musicale, era anche il risultato di un’infanzia stile surf-punk. Un perdente semplicemente ama i blink. Rick e i blink diventarono immediatamente amici. Prese la band quando erano nessuno. Giurò che avrebbe portato la band il più in alto possibile. È il migliore amico della band, il lavoratore più instancabile e il suo più forte alleato. Grazie a Dio per Rick DeVoe. Quando Rick DeVoe salì a bordo, portò la band all’attenzione del loro altro angelo protettore, Rick Bonde della Tahoe Agency. La Tahoe Agency, posseduta e mandata avanti dal team matrimoniale formato da Rick e Jean Bonde, era un’agenzia scritturazioni che lavorava con pezzi grossi della scena punk e ska come Sublime e Skanking Picke. Rick Bonde credette nei blink fin dall’inizio. Si offrì volontariamente di scritturare la band quando non aveva mai suonato un concerto fuori dal Sud California. In quei primi giorni, Rick e Jean passarono ore a programmare shows e minitour che spesso facevano guadagnare alla band solo 25 dollari.

Poiché i Bonde guadagnavano una percentuale di quello che i blink facevano, Rick e Jean ricevevano meno di 5 dollari per ore di duro lavoro. La loro generosità diede ai blink la possibilità di essere visti e sentiti fuori dalla loro città natale. Rick e Jean Bonde lavorarono con i blink fino al 2000, quando la Tahoe Agency si ritirò ufficialmente. I loro anni di servizio hanno avuto un ruolo insostituibile nelle vite e nella carriera dei blink.

Sfortunatamente, il successo di Cheshire Cat non attirò solo buone attenzioni. Catturò l’occhio degli altri Blink, una techno band irlandese che i blink di San Diego non sapevano esistesse. I Blink Irlandesi si opposero a condividere il loro nome e presentarono un ordine chiedendo alla punk band di smettere di usare il nome “Blink”. Non volendo iniziare una battaglia legale, la band di San Diego accolse l’ordine; comunque non avrebbero abbandonato il nome “blink” completamente. Avevano lavorato troppo duramente per farsi conoscere come “blink” per abbandonarlo del tutto. Per differenziarsi dalla band irlandese, la band di San Diego aggiunse un numero alla fine del loro nome. Il numero 182 fu scelto completamente a caso. Mark e Tom possono cercare di convincervi che non fu un caso, ma sono sporchi bugiardi. I blink-182 erano nati.

Capitolo 5 Tom: “Sono un ninja dell’arte masturbatoria”.

L’America era così innocente allora, così benedettamente ignara di quello che stava per essere scaricato sui loro figli e figlie. I blink erano liberi, e stavano per arrivare in una città vicino a voi. Era il 1995 e i blink erano pronti a prendere la strada per espandersi fuori dalla loro base in Sud California. Erano pronti, ma lasciare la città era molto più facile a dirsi che a farsi.

Logisticamente, questi concerti fuori città erano duri. I blink non avevano le risorse per comprare un furgone o qualsiasi altro mezzo di trasporto che avrebbe trasportato tutti e tre i musicisti con la loro attrezzatura. All’inizio Mark, Tom e Scott andavano separatamente con le loro automobili ai concerti, ogni millimetro pieno di attrezzatura, con appena il posto libero per l’autista. Ma nessuno voleva fare questo per i concerti che richiedevano lunghi spostamenti. E comprare un furgone non era una cosa da fare finché ai blink non fosse stato offerto un vero tour che avrebbe giustificato la spesa.

Ma i blink non avrebbero lasciato che qualcosa di stupido come la mancanza di un mezzo di trasporto impedisse loro di suonare in questi posti lontani. Avrebbero fatto tutto il necessario per raggiungere nuovo pubblico. Le loro opzioni? Prendere in prestito o affittare. Nessuna delle due possibilità funzionò molto bene. Per esempio, Tom e Mark affittarono un furgone dai loro buoni amici Unwritten Law per suonare un concerto a Reno, in Nevada. Il furgone degli Unwritten Law era una vecchia, marrone chiaro, dissacrata trappola mortale a cui ci si riferiva solitamente come al “The Cock”. (Il furgone guadagnò questo soprannome dopo un concerto a Salt Lake City, quando gli Unwritten Law disegnarono un grande pisello nella polvere su un lato del furgone per catturare l’attenzione della città, notoriamente conservatrice). Il furgone aveva solo il sedile del guidatore e un sedile per un passeggero, lasciando il resto dello spazio per il carico. Non aveva riscaldamento o aria condizionata. Ma si muoveva.

Mark, Tom ed io (che al tempo avevo il compito di vendere t-shirt), eravamo gli sfortunati tre che fecero questo viaggio. Scott era già a Reno, la città in cui viveva al momento. Bastardo fortunato.

Il viaggio fu estremamente affollato con l’attrezzatura della band che occupava praticamente tutto lo spazio nel furgone. Solo spingendo i due sedili del tutto avanti rimaneva un piccolo spazio per un terzo passeggero. Ma non era un posto comodo in cui sedersi. A parte la posizione accartocciata che uno doveva mantenere, c’era anche il problema ancora più grosso dei vacillanti amplificatori della morte. Ad ogni curva o frenata l’attrezzatura si spostava, arrivando pericolosamente vicino a rovesciarsi addosso al povero terzo passeggero, io.

A rendere il viaggio ancora più piacevole c’era il gelato clima invernale. Le montagne erano ricoperte di neve che brillava nella luce argentata della luna ma a Mark, Tom e me non fregava niente della luce argentata della luna perché stavamo ghiacciando e “The Cock” non aveva il dannato riscaldamento. La situazione era assolutamente artica e i Sud Californiani non erano preparati a ciò.

Tom: “Dio, quel viaggiò faceva schifo. Era tremendo. Ma avevamo un concerto. Niente ci importava, perché per noi era troppo importante suonare un concerto, soprattutto fuori da San Diego”.

Alla fine The Cock arrivò a Reno e i tre furono ripagati con un concerto incredibile. Quella sera i blink-182 suonarono con Face to Face in un piccolo club chiamato The Fallout Shelter. Face to face era una delle band preferite dei blink-182 e i ragazzi erano entusiasti di suonare con loro. Inutile dirlo, i ragazzi andarono totalmente fuori per i blink-182 e il tremendo viaggio fu dimenticato.

Fino a che non provarono ad andarsene e “The Cock” non partì… non si accese neanche. Niente. Un tecnico dei Face to Face notò i loro problemi e venne in aiuto del trio. Riuscì a far partire il furgone, ma avvisò che se fosse stato spento, non sarebbe mai ripartito. Quindi il viaggio verso casa non si rivelò meglio che quello verso Reno. Tom, Mark ed io guidammo per dodici ore filate, fermandoci per mangiare, fare benzina,

affrontare il freddo ancora una volta, senza spegnere il motore. Il viaggio fu segnato dalla preghiera costante che “The Cock” non facesse qualcosa di stupido, come morire completamente o esplodere. Fu la fine dei giorni della presa in prestito.

Mark: “Faceva paura. Dovevamo fare benzina col motore acceso. Mi aspettavo che esplodesse”.

I furgoni noleggiati erano meccanicamente migliori, ma avevano i loro problemi. Mark era l’unico ad avere l’età legale per guidare un furgone noleggiato. In un viaggio rompicollo attraverso la California e giù fino a Las Vegas e Phoenix, Mark guidò per ogni miglio del viaggio, andando avanti per quasi una settimana senza dormire più che qualche ora. Tom e Scott erano ben riposati e generalmente apprezzarono l’intera esperienza.

Mark: “Faceva schifo. Non ho dormito per tipo cinque giorni. Mi ha ucciso. Non c’era modo che riuscissi a continuare in quello stato”.

Proprio quando ai blink-182 non restava nessuna altra opzione per spostarsi, trovarono la giustificazione per comprare un furgone. Furono benedetti dal tour che stavano aspettando. Taylor Steele, il miglior dannato produttore di surf-video al mondo, e buon amico del manager Rick DeVoe, aveva un’offerta per i blink-182. Nell’autunno del 1995 avrebbe pubblicato un nuovo surf-video chiamato Good Times, e organizzò un tour nazionale con le band presenti nella soundtrack per promuovere il video. E così i blink182 si procurarono il loro primo e unico furgone, un Chevy Beauville che battezzarono “The Millenium Falcon”, in onore di Star Wars. La Cargo Records dovette co-firmare per il mutuo ma il furgone era tutto dei blink-182. The Falcon avrebbe portato i blink-182 in tante avventure.

La prima fu il Good Times Tour che iniziò nell’ottobre del 1995. Non sapendo cosa aspettarsi, i blink-182 caricarono la loro attrezzatura in un rimorchio, buttarono le loro valige nel retro del Falcon e partirono.

Come accompagnatori per la tournée e sostegno morale, i blink-182 portarono Mike “Cubal Missile Crisis” Lucena, “Castro” per abbreviare, e Cam “Vegan” Jones.

Il tour iniziò in California, passò attraverso il sud-ovest, negli Stati a sud inclusa la Florida, e fino alla costa orientale, finendo in New Jersey. Il Good Times comprendeva blink-182, Unwritten Law, Sprung Monkey e la leggenda del punk Seven Seconds. Tutte le band erano splendidi amici e i concerti furono fantastici fin dall’inizio. Come avrebbero potuto non esserlo con quell’incredibile line-up? Il primo tour dei blink-182 non sarebbe potuto andare meglio.

Mark: “ Il Good Times tour era splendido. Era il nostro primo tour e suonavamo con delle band così grandi.

Eravamo una piccola band da niente e suonavamo con le leggende del punk-rock. Ogni notte rimanevo incantato semplicemente a guardarli suonare. Ed erano tutti ragazzi simpaticissimi ed erano miei amici, il che era un grandissimo bonus”.

Tom: “Il nostro primo tour fu bellissimo. Era la nostra prima volta fuori, quindi tutto era nuovo ed emozionante. Anche i viaggi in macchina sembravano più corti in quel tour. In più, eravamo in tour con band che ascoltavo continuamente, band con le quali avevo sognato di suonare”.

A parte suonare con band così grandi, nei trenta giorni del Good Times i blink-182 si cacciarono in tanti guai e si divertirono più di quanto sia umanamente concepibile. I viaggi giornalieri da una città all’altra erano caratterizzati dalle imitazioni di Scarface di Castro e dalle pericolose manovre ad alta velocità per arrivare nella posizione perfetta per mostrare il sedere nudo ai furgoni delle altre band. Cam metteva su della musica orrenda che non piaceva a nessun altro, ma usciva con delle difese così divertenti che gli era permesso comunque ascoltarla. Almeno quando il resto degli occupanti del furgone dormiva. La band aveva l’abitudine di giocare alla lotteria, e di perdere, in ogni Stato che attraversavano, decorando l’interno del furgone con i biglietti grattati. Il retro del furgone era tappezzato di adesivi presi nelle aree di servizio per i camion con slogan come “Io freno per i ragazzi” (alla fine gli adesivi furono rimossi quando la band notò che venivano accostati troppo spesso). La band si stava velocemente abituando alla vita sulla strada.

Impararono a crearsi il divertimento se non riuscivano a trovarlo.

A Dallas i blink-182 passarono il pomeriggio esplorando la storica Dealy Plaza, dove fu ucciso il presidente Kennedy. (Tom giura che l’omicidio ci fu perché Kennedy aveva saputo degli alieni che vivono sotto la Florida). Più tardi quella sera, nel club di Dallas “The Engine Room”, la band incominciò la propria vita criminale. Nessuno ricorda chi per primo vide il cartone a grandezza naturale di Lenny Kravitz , ma l’intero team dei blink-182 seppe istantaneamente che dovevano averlo. Il problema era che il cartone apparteneva al promoter e si trovava nell’ufficio di quest’ultimo.

Mark: “Dopo aver suonato, caricammo la nostra attrezzatura, salimmo sul furgone, accendemmo il motore e facemmo correre indietro Castro a prendere il Lenny. Era così divertente! Castro rubò lo stupido cartone di Lenny Kravitz. Tornò correndo al furgone, trascinando Lenny, con i buttafuori che lo inseguivano. Appena saltò dentro partimmo. Non so neanche che fine abbia fatto quel cartone”.

Sempre ansiosi di incorporare un po’ di istruzione nelle loro vite, i blink-182 guardarono un razzo mentre veniva lanciato nello spazio da Cape Canaveral in Florida. “Ehi, pensavo che sarebbe stato veramente noioso ma in realtà fu abbastanza figo” ammette Mark.

E Tom, portando troppo in là la storia della vita da criminale, si fece arrestare. La notte di Halloween, al Milkbar di Jacksonville, Tom fece un grosso sbaglio. Nonostante l’avessero avvisato che la polizia di Jacksonville prendeva seri provvedimenti sui crimini della notte di Halloween, Tom, che al tempo era minorenne, bevve parecchio. Il che poteva ancora andare bene, se non fosse andato in giro per le strade con la sua bottiglia di birra fermamente in mano. I poliziotti lo presero in un secondo. Quando Tom non poté dimostrare di essere maggiorenne, chiamarono una macchina e Tom fu ammanettato e fatto sedere sul sedile dietro. Ironicamente aveva addosso una maglia Down-By-Law. Tom: “La cosa ridicola è che quando mi arrestarono, non mi ero accorto che ci fosse qualcosa che non andava. Il poliziotto venne da me e disse: ‘Qualcuno sta per andare in prigione’ e io pensai ‘Mi domando chi’. Anche quando mi misero le manette ero abbastanza sicuro che in qualche modo la situazione si sarebbe risolta. Mi misero nella macchina, ero ancora ok. Ma poi, quando la macchina partì guardai indietro e vidi i miei amici che mi salutavano con la mano ed è lì che pensai ‘Ehi, aspetta, va veramente male!’”.

Tom passò la notte in prigione e avrebbe potuto starci di più. Invece Rick DeVoe riuscì a fare un accordo per pagare la cauzione e dichiarare Tom colpevole dell’infrazione, risolvendo la situazione prima che il tour ripartisse con un gruppo in meno.

Tom: “La notte che passai in prigione fu tremenda. Prima mi perquisirono e mi fecero indossare i vestiti da carcerato. Poi mi chiusero in una stanza con 40 grandi, spaventosi criminali. Dovevo andare assolutamente in bagno e c’era un solo bagno nel centro della stanza senza carta igienica perché i grandi, spaventosi uomini la stavano usando come cuscino. Poi mi spostarono in una stanza più piccola dove c’eravamo solo io e un tipo di nome Roger. Roger continuò a dirmi che avrebbe mangiato il mio porridge di mais. Non sapevo neanche cosa fosse il porridge di mais! Amico, fu così brutto!”.

Fortunatamente il soggiorno di Tom in prigione fu limitato a quell’unica terribile notte e la band proseguì il tour.

La seguente avventura della band fu una rissa in un bar. A un concerto in Sud Carolina le band obbiettarono riguardo alla forza che i buttafuori usavano con i ragazzi. Furono scambiate parole, commenti sulle abitudini sessuali delle madri e l’attrazione di alcune persone verso i cani e la cosa seguente fu il vecchio West: volarono pugni, furono lanciate sedie e furono rotte bottiglie.

Mark: “Era fighissimo, come la Road House o qualcosa del genere. Il nostro tecnico Castro si beccò uno sgabello del bar sulla schiena. Guadagnò molti punti in credibilità punk per questo”.

C’era anche la guerra di candele romane in corso.

Tom: “Ogni giorno creavamo sempre più fuochi d’artificio. C’era una grande guerra fra noi e gli Unwritten Law. Ma alla fine era una lotta tutti contro tutti. Ci tiravamo candele romane ai rispettivi furgoni in autostrada, nei parcheggi, sulle spiagge. Era divertente”.

Ma non passò molto tempo prima che la maligna guerra chiedesse un’innocente vittima. Era tarda notte su una deserta spiaggia atlantica. Una candela romana lanciata a Castro atterrò nel cappuccio della sua felpa e iniziò a bruciare senza fiamma. Naturalmente Castro non poteva vedere dietro la propria testa e apparentemente non sentì l’odore del fumo, visto che non voleva credere alle urla di tutti che gli dicevano che stava prendendo fuoco. “Ahah, ragazzi, non cadrò in questo giochetto!” continuò a urlare mentre correva sempre più lontano dai suoi nemici che ora stavano cercando di aiutarlo. Alla fine, si accorse che non era stato un espediente per fargli abbassare la guardia. Stava veramente bruciando. Castro non si fece niente, ma la felpa si rovinò. Beh, comunque non era di Castro. L’aveva presa in prestito dall’altro tecnico, Cam. Cam è l’innocente vittima a cui mi ero riferita. Castro ebbe esattamente quello che si meritava.

E fra tutti gli scherzi scatenati e il divertimento, i blink-182 suonarono veramente dei concerti! Infatti suonarono molti concerti per molti ragazzi. E ai ragazzi piacevano. Andare in tour con band così importanti stava esponendo sempre più i blink-182 al pubblico. I ragazzi compravano Cheshire Cat e lo passavano agli amici. (Sappiamo chi siete, e sarete denunciati per infrazione del copyright). I blink-182 stavano decisamente avendo successo. Quel tour fece una grande differenza e, per la prima volta, i blink-182 potevano immaginare ragazzi in tutta l’America ad ascoltare la loro musica.

I ragazzi erano eccitati per la loro crescente carriera musicale, ma erano anche pronti per dirigersi verso casa. Sfortunatamente, per arrivarci i blink-182 dovettero guidare per settantadue ore filate dal New Jersey a San Diego e prendere un aereo per le Hawaii per l’ultima data del tour. Non che non ne valesse la pena.

I ragazzi avevano completato il loro primo tour. L’esperienza era stata educativa.

Mark: “Il tour è divertente, ma è anche duro lavoro. Quando lo sogni, non pensi che possa essere difficile. O non fai niente, seduto nel furgone annoiato da morire, o corri in giro come un pazzo cercando di fare le cose. O sei sul palco, che è sempre la cosa migliore”.

Tom: “Prima che facessimo il nostro primo tour, non pensavo che comportasse che devi stare seduto per ore. Ma chi sene frega, è comunque divertente”.

La vita sulla strada può essere parecchio ardua per un ragazzo. Soprattutto in quei primi tour. Immagina.

Sei fuori di casa per mesi. Passi la maggior parte dei giorni seduto in un furgone. E anche delle notti. Se non sei seduto in un furgone, sei seduto in un locale. E tutti i locali sono esattamente uguali. Anziché dormire nel tuo letto caldo, dormi nel furgone, o dormi sul pavimento della casa di qualcuno o, se sei fortunato, dividi una camera d’albergo con altre cinque persone. E per fare la cacca negli sporchi bagni dei locali tutti i giorni, ecco un trucco: usate il bagno delle ragazze. Di solito è più pulito e c’è la carta igienica. Tuttavia potresti volere che qualcuno stia lì a fare la guardia. Tutti i soldi guadagnati vanno direttamente nel fondo per la benzina. Hai solo 5 dollari e devono bastarti per mangiare tutto il giorno. Non mangi altro se non schifoso cibo dei fast food o, in una notte buona, di Danny.

Mark: “Quello che mi ricordo di più di questi primi tour è l’andare a letto affamato. Aspettavamo dopo il concerto per cenare, e poi era troppo tardi e non riuscivamo mai a trovare un posto dove mangiare”.

Fai la stessa cosa tutti i giorni, ma sei sempre in un posto diverso. Il cambio di scenario fa poco per alleviare la noia. Infatti, dopo un po’ non noti neanche i cambiamenti. Perdi completamente il senso delle proporzioni, è tutto una routine: guidi, aspetti, suoni, dormi, guidi, aspetti, suoni e ancora e ancora e ancora. Viene a mancare anche l’organizzazione su cui si basa il resto del mondo, il tempo viene misurato principalmente con la lunghezza dei viaggi. Il concetto di giorni della settimana e date viene praticamente perso in tour, allo stesso modo il luogo fisico. Chiedi a qualunque band sulla strada dove sono, o che giorno è, e probabilmente ti risponderanno “Non lo sappiamo”.

Siccome vivi in ambienti così ristretti con le stesse persone, la più piccola abitudine diventa una grande seccatura. Passi almeno qualche giorno ad odiare gli intestini della tua band. Ma nonostante i lati negativi, il tour non è male. Il tour è anche molto divertente. Perché fai cose come le guerre con le candele romane, e le persone che sono con te sono veri amici che passano l’inferno per aiutarti. Passi molto tempo a ridere in questi tour, anche se non c’è niente di divertente.

Scott: “Un mucchio di volte ho riso fino alle lacrime”.

Sfortunatamente, una volta che fai il tuo primo tour, sviluppi un gusto per esso. E, felici come erano i ragazzi di essere di nuovo a San Diego, dopo una settimana i blink-182 diventarono ansiosi. Erano pronti per il loro prossimo tour.

Il loro seguente tour fu in realtà lo stesso tour, ma su un diverso continente. Il Good Times Tour, con in più i Pennywise a fare da headliner, partì per l’Australia, dove le persone parlano in un modo buffo e urlano cose come “Go off!” e “Filth!”. In Australia i ragazzi sono decisamente più pazzi e la birra contiene molto più alcool.

I blink-182 quasi non riuscirono ad andare in Australia. Per una nuova band con pochi soldi, il prezzo dei biglietti dell’aereo era proibitivo. Finché le superstar del punk rock, i Pennywise, arrivarono a risolvere la situazione. I Pennywise sono sempre stati vicini alle nuove giovani band. Una band splendida, fatta di magnifiche persone, i Pennywise pagarono per tutti i biglietti aerei dei blink-182, permettendo alla band agli inizi di presentarsi nella terra laggiù. E questo non è il solo modo in cui i Pennywise diedero una generosa mano ai blink-182. Mentre il punk era un movimento affermato in altri posti nel mondo, stava semplicemente iniziando in Australia. Neanche i Green Day erano molto famosi in Australia. Ma i Pennywise furono i precursori del punk in Australia. Erano grandi. Poter suonare ogni notte con i Pennywise mise i blink-182 in cima alla lista dei punk dell’Australia. I blink-182 non poterono credere alla reazione della folla che ricevettero laggiù. Gli australiani furono recettivi per i blink-182 fin dall’inizio. L’Australia è ancora uno dei posti preferiti dai blink-182 per suonare.

Dopo il loro breve tour oltreoceano, i blink-182 ebbero solo una breve pausa prima di tornare sulle autostrade americane. Nonostante fosse sembrato lunghissimo arrivare a quel primo tour, ora che erano entrati nel mondo della vita on the road. I blink-182 passarono un periodo di tour quasi continuo, finendo il 1995 sulla strada.

Nel 1996 i blink-182 iniziarono a suonare con Pennywise e Unwritten Law in Alaska per la gara di snowboard King of the Hill. L’Alaska era bellissima. Tutti e tre i membri dei blink-182 erano cresciuti nella comunità surf-skate-snow ed erano eccitati all’idea di poter fare snowboard in Alaska, che erano abbastanza sicuri avesse neve migliore del sud California. Arrivarono in autostop ad una montagna dove passarono il pomeriggio a raggiungere la cima con un elicottero e a provare a stare in piedi sulle loro tavole fino in fondo. Mark è sicuro di essersi rotto il culo in due in una brutta caduta. Non tornò mai indietro a riprendersi la metà che si era lasciato dietro su quel picco nevoso. Più tardi quella sera Tom fece la poco saggia decisione di fare un piccolo scherzo a Fletcher dei Pennywise.

Tom: “Avevo sentito tutte queste storie su Fletcher, su quanto fossero pesanti i suoi scherzi. Ma pensavo fossero solo chiacchiere. Quindi Scott ed io decidemmo di andare nella sua stanza e rovesciargli addosso un secchio di neve. Pensavamo che sarebbe stato divertente e che non avrebbe fatto niente di troppo grosso in risposta. Ero in piedi fuori dalla porta dei Pennywise quando la porta venne aperta e fui colpito da un mucchio d’acqua. Mi beccarono prima che riuscissi a fare niente. Pensavo fosse finita”.

Tom si stava sbagliando. Era lontano dalla fine di ciò. Quella notte Mark, Tom e Scott decisero di essere cauti quando andarono a letto. Chiusero la porta, la sprangarono, misero il catenaccio e come ulteriore misura di sicurezza misero una pesante custodia della chitarra davanti alla porta. Nel mezzo della notte Tom sentì toccarsi una spalla. Era Mark. Svegliò Tom e indicò la porta.

Tom: “Guardai la porta che si stava piegando. Perché c’era un grosso (1.97 m per 135 kg) tipo dall’altro lato della porta che cercava di buttarla giù”.

E poi la porta si aprì.

Mark: “La cosa che veramente fa schifo è che la porta quasi resistette. Fletcher si arrese per un secondo perché la porta non andava giù. Poi le diede ancora una spinta e quella dannata cosa si aprì. Feci la cosa che ogni uomo farebbe. Corsi fuori in biancheria intima”.

Tom corse nel bagno e, nonostante i tre ragazzi cercassero di fermarlo, riuscì a chiudersi la porta dietro. Ciò lasciò il povero Scott, che stava ancora dormendo, ignaro dell’assalto, a subire la vendetta. Scott, finalmente sveglio e molto confuso, fu spinto in un angolo della camera dove fu bagnato di Mylanta, colpito con pistole ad acqua caricate con salsa, e scioccato con un aggeggio che Fletcher aveva progettato da una batteria della macchina. Alla fine, i Pennywise buttarono tutti gli averi dei blink nella neve fuori dalla finestra dell’albergo.

Tom: “Il nostro manager Rick era nella camera proprio sotto di noi. Nel mezzo della notte iniziò a sentire gente correre avanti e indietro nella nostra stanza. Poi guardò fuori dalla finestra e vide valige e vestiti volare giù. Capì che eravamo stati colpiti”.

Quando gli invasori se ne andarono, Tom e Scott aspettarono che le cose si calmassero prima di andare nella hall. Appresero che quella notte anche gli Unwritten Law erano stati molestati. I Pennywise avevano aperto degli estintori nella camera degli Unwritten Law, coprendo tutto di polvere bianca.

Tom: “Quando la security dell’hotel e la polizia locale arrivarono, c’erano cinque tipi con i culi completamente scalciati in piedi nella hall con addosso solo i loro boxer”.

Alle band fu permesso di rimanere nell’hotel per il resto di quella notte, ma non erano più i benvenuti. Il che andava loro bene. Il giorno dopo sarebbero volati a casa. Dopo l’Alaska, i blink-182 tornarono in tour nel febbraio 1996, suonando le due ultime settimane del Good Times Tour lungo la West Coast. Poi partirono immediatamente per il loro primo headlining tour attraverso l’America. Lo chiamarono Shitty Weather Tour.

Ormai abituati ai tour, i blink-182 sapevano cosa aspettarsi. Pensavano che questo tour sarebbe stato facile, ma in realtà finì con l’essere uno dei più “punk” dei tour punk-rock che fecero. Era solo il secondo tour dei blink-182 negli Stati Uniti e ora erano la band principale. Se i ragazzi fossero venuti allo show, l’avrebbero fatto unicamente perché attirati dai blink-182. Mentre i blink-182 erano già famosi in alcune parti del paese, altre parti ancora resistevano. C’erano concerti a cui parteciparono solo 30 ragazzi. Il furgone era particolarmente affollato in quel tour, oltre ai 3 membri della band: Cam come tecnico delle chitarre, io che mi occupavo dei soldi e del merchandise, e il nuovo arrivato in tour, Mike Fasold, come tuttofare. Non c’era abbastanza posto per stare comodi nel furgone e i viaggi in questo tour erano particolarmente lunghi. Con lo spazio ristretto, non c’era modo di evitare i germi uno dell’altro, e i malanni furono passati avanti e indietro per tutto il tour, inclusa una terrificante congiuntivite che risultò essere solamente psicosomatica.

E, naturalmente, come il nome può suggerire, il tempo fu terribile. A partire dal secondo giorno, i sud californiani si beccarono la neve, e vi rimasero per metà del tour. Un punto particolarmente basso fu a Chicago, dove i blink-182 suonarono con una band che si vestiva interamente con tute da ginnastica bianche e cercava di coordinare i propri movimenti con sequenze video pre-registrate.

Mark: “I nostri camerini erano collegati. Gli chiesi se avevano bisogno di aiuto per cambiarsi da quelle tute bianche ma loro non la presero bene, mi chiusero la porta in faccia”.

L’intero staff dei blink-182 era malato. Le strade erano ricoperte di neve o di ghiaccio, impedendo ai ragazzi di raggiungere il concerto, quindi solo un pugno di persone vi assistettero. Il locale dentro era freddo quasi come fuori e, nell’aerea del merchandising, il vento portava dentro la neve attraverso grandi rotture nel muro.

Anne: “Era troppo freddo. La mattina sono andata fino dal furgone dopo che mi ero fatta la doccia. Avevo ancora i capelli bagnati e, dopo 5 minuti, le mie trecce erano ghiacciate . Poi sono andata nel locale e volevano che vendessi magliette nel bel mezzo di ciò che era praticamente una bufera di neve. Niente da fare. Rifiutai”.

Non fu una buona serata. Per peggiorare la situazione, la band dovette ripartire appena il concerto fu finito per guidare per diciassette ore fino a Québec City, in Canada, per il loro concerto seguente. Naturalmente, il viaggio non sarebbe durato diciassette ore, se non fosse stato per la più grande tempesta di neve vista nel Nord Est in quarant’anni. La neve veniva giù così veloce e forte che era praticamente impossibile vedere la strada. Tom, che aveva guidato grossi camion al suo lavoro, per trasportare cemento, fu eletto come guidatore maggiormente qualificato, nonostante il fatto che avesse sbagliato più volte il test per la patente.

Guidò per tutte le diciassette ore.

Tom: “Era spaventoso. Non sapevo niente di come si guidasse nella neve, ma semplicemente mi fidavo più di me che degli altri per farlo. Continuai a guidare, guidare e guidare. Non si vedeva niente da quanto nevicava. E, quando beccavamo del ghiaccio, l’intero furgone scivolava. Era dura”.

Nessuno dormì per l’intero viaggio. Nessuno si rilassò neanche. Tutti sedevano ben dritti nei loro sedili, cinture fermamente allacciate, mani e piedi dentro al veicolo per tutte le 17 ore. Le condizioni erano così brutte, che i blink-182 iniziarono a pensare che sarebbero finiti fuori strada. Ma se si fossero fermati, non avrebbero mai fatto il concerto. Riflettevano sul fatto che i migliori guidatori al mondo fossero i camionisti.

Se i camionisti guidano ancora, vuol dire che le strade sono ancora percorribili. C’erano ancora camion, quindi i blink-182 continuarono ad andare. Quando smisero di vedere camion sulla strada, erano nel mezzo del nulla. Questa volta non ragionarono nemmeno. Continuarono ad andare. Quando finalmente la band emerse dalla bufera, era al limite del checkpoint per entrare in Canada dove dovettero aspettare per ore perché venissero rilasciati i loro permessi di lavoro canadesi e perché il loro furgone venisse perquisito prima di poter entrare in Canada dove le loro camere di hotel aspettavano. Erano esausti e affamati. La scocciatura alla frontiera non aiutò a rischiarare i loro umori. Non erano contenti. Per peggiorare la situazione, il solo altro veicolo che avevano visto sulla strada in quella tremenda bufera era una macchina della polizia. Una macchina della polizia che immediatamente accostò e diede loro una multa per aver guidato sotto il limite di velocità. Ma fecero il loro concerto.

Mark: “Ad un certo punto ci fermammo e chiamammo Rick, che ci stava aspettando in Canada. Non sapevamo se saremmo riusciti ad andare avanti con la macchina. Rick continuò a dire: “Ragazzi, non è poi così terribile, semplicemente dovete continuare ad andare avanti. Non rompete!” Poi, dopo questa merdosa, super spaventosa guidata, arrivammo in Canada e Rick era seduto nel backstage a bere cioccolata calda, tutto caldo e felice. Volevamo tutti prenderlo a calci nel culo”.

Il concerto valse la pena di tutto ciò. Era lo SnoJam, un festival famoso in Canada, e la line-up era piena di grandi nomi del mondo punk, fra cui Bouncing Souls, Ten Foot Pole, No Use For A Name e 88 Fingers Louie.

Nonostante i blink-182 non avessero mai suonato in Canada, nonostante i ragazzi parlassero principalmente francese e nonostante Mark indossasse una cintura da donna rosa di pelle finta, la folla non ne ebbe abbastanza dei tre punk di San Diego. Entro un’ora dall’apertura dei cancelli, io vendetti tutto il merchandise al tavolo delle t-shirt. Stanca di ripetere “Je n’ai pas plus”, che spero veramente voglia dire “Non ne ho più”, abbandonai il tavolo. Odiavo che i ragazzi se ne andassero senza niente, quindi iniziai a girare per il locale distribuendo adesivi. Ciò risultò essere un’operazione pericolosa. Ne distribuii due o tre prima di essere circondata da un mucchio di ragazzi, porgendo e borbottando finché non ce la feci più.

Lanciai gli adesivi in aria e corsi via per la mia vita, lasciando i ragazzi a litigarseli. Ma questi ragazzi ebbero i loro adesivi, e farebbero meglio ad apprezzarlo, cazzo.

Oltre ad essere uno show incredibile, il festival trattò bene le band, offrendo ai blink-182 la loro prima notte di sonno confortevole da quando il tour era iniziato. Lo SnoJam tour piazzò ogni band in un piccolo appartamento nello ski resort locale e diede loro gli skipass gratis per un giorno. Diedero anche ad ogni membro della band la stessa giacca rossa da snowboard, il che rese dolorosamente ovvio il giorno seguente sulle piste chi era con il tour e chi no. L’atrio era pieno di un esercito di punk con le giacche rosse. Era una cosa da vedere.

Dopo il Canada, i blink-182 e la neve si diressero giù per la costa orientale fino agli stati del Sud. Durante la strada, i blink-182 incontrarono piogge torrenziali, avvisi di tornado, e un’ondata di caldo da record. Era il Shitty Weather Tour. Alla fine, attraversarono il sud ovest e tornarono a casa a San Diego.

Capitolo 6 Mark: “Verdura. Una perdita di buon spazio nel piatto”.

Cargo Records aveva messo sotto contratto i blink-182 quando nessuno sapeva chi fossero. Avevano aperto le porte per la band, li avevano aiutati a comprare il loro primo furgone, ad andare in tour e avevano reso possibile per i ragazzi americani comprare il primo CD della band, Cheshire Cat. Ma la Cargo Records non era perfetta e i problemi iniziarono a nascere fra la band e l’etichetta.

I blink-182 non rimpiangeranno mai la loro iniziale decisione di lavorare con la casa discografica di San Diego. Ma alla fine del 1995 sapevano anche che era tempo di spostarsi. Eric Goodis, presidente della Cargo, era sempre stato dietro ai blink-182 e c’erano anche altri nell’ufficio a sostenere la band, ma la maggioranza dello staff guardava ancora ai blink-182 come a dei ragazzi senza niente di importante da dire, non come a dei musicisti.

Mark: “Non cambierei la nostra decisione di andare con la Cargo, ma c’erano solo tre o quattro persone che credevano in noi. Questo tipo di nome Jeff, Larry Monroe, Eric Goodis e Laura. E O cercava sempre persone che ci sostenessero ma la maggioranza della gente non ci amava. Lavoravano per noi solo perché era il loro lavoro, non perché gli piacesse la nostra band. Non gli piaceva quella roba punk-rock del Sud California!”.

Queste persone spesso passavano sopra ai blink-182 e sceglievano di lavorare con altre band dell’etichetta che sembravano prendersi più seriamente. In realtà, i blink-182 prendevano le loro carriere di musicisti molto seriamente. Era la musica ad aver ispirato Mark, Tom e Scott, che li aveva portati a creare una band, e fin dal primo giorno le avevano dato tutto ciò che avevano. La band stava facendo tour continuamente per presentare i blink-182 a ogni parte del paese. Furono turbati quando iniziarono a sentire sempre più ragazzi lamentarsi perché non riuscivano a trovare Cheshire Cat in nessuno dei negozi locali. Anche i tentativi di ordinare Cheshire Cat erano inutili. Semplicemente l’album non stava arrivando ai fan.

Cheshire Cat aveva due anni ed era tempo per i blink-182 di registrare un nuovo CD. Nel frattempo, avevano registrato due 45 giri con la Cargo, “They Came To Conquer Uranus” e “Lemmings”, entrambi contenenti nuove canzoni che i blink-182 avevano scritto negli anni dopo Cheshire Cat. Ma la band aveva molto materiale nuovo e l’interesse era alto. Ora era il momento di colpire l’audience con un nuovo CD. I blink-182 però erano preoccupati di pubblicare il nuovo CD con la Cargo. Erano preoccupati che la scarsità della distribuzione dell’etichetta avrebbe ostacolato la possibilità dei ragazzi di trovare l’album, come era successo con Cheshire Cat. Diverse etichette stavano corteggiando la band e i blink-182 iniziarono a considerare seriamente di andarsene. Scegliere un’etichetta è una delle cose più difficili e spaventose da fare.

Mark: “Scegliere un’etichetta è come decidere di sposarsi dopo un solo appuntamento”.

La cosa più importante per i blink-182 era mantenere il controllo sulla band. Avevano creato la band e sapevano dove volevano portare la loro creazione. Non volevano nessun altro a decidere il loro destino.

Volevano il completo controllo artistico e il potere di dire no a qualsiasi cosa sentissero sbagliato per la band. Il gruppo voleva anche un’etichetta che potesse piazzare il loro CD in ogni negozio musicale d’America. Volevano che un fan nel mezzo dell’Iowa potesse comprare un CD dei blink-182 facilmente come uno di Los Angeles. Volevano anche un’etichetta che li sostenesse, che li supportasse e facesse tutto ciò che in suo potere per aiutare la band a costruire una carriera nella musica. Dopo tutto, i ragazzi si stavano stufando di vivere con i loro genitori.

Dal Marzo del 1996, numerose etichette iniziarono a corteggiare la band, mandando A&R delegati ai concerti e invitando la band per dei pranzi di lavoro in ufficio. Fra gli interessati c’erano Epic, Atlantic, Interscope, Columbia ed MCA. E non furono solo le major a venirli a chiamare. Anche influenti etichette indipendenti stavano cercando di portare a bordo i blink-182, inclusa Epitaph Records, un’etichetta che

aveva fra i suoi artisti delle grandezze del punk come i grandi amici Pennywise e i giganti del punk, i Bad Religion. Con così tanto da considerare, i blink-182 passarono la primavera e l’estate del 1996 a contemplare le loro opzioni. Molte volte pensavano di aver raggiunto la decisione finale.

Tom: “Tom Whalley, il pezzo grosso dell’Interscope, ci stette attaccato per circa sei mesi. Era davvero un grande. Una volta venne ad un concerto a Las Vegas e la volgarità sul palco diventò veramente pesante – sperma di cane altre cose orribili. Vidi la sua faccia, e pensai che, se avesse passato quella notte, avremmo firmato il contratto con la sua etichetta”.

Tom Whalley resistette benissimo a quella notte, ma i ragazzi ancora non erano sicuri. I blink-182 considerarono seriamente anche Epitaph, avendo fiducia nell’abilità dell’etichetta di lavorare nel mondo punk. Ma fu una rivisita ad un’etichetta che avevano precedentemente escluso che avrebbe deciso la questione.

Quando la MCA all’inizio aveva fatto l’offerta, i ragazzi non ci avevano pensato molto. La casa discografica veniva da un periodo nero ed era derisa dall’industria musicale come “MCA, Musicians’ Cemetery of America”. Ma la MCA non si arrese e la loro tenacia e chiara sincerità iniziò a convincere Mark, Tom e Scott.

Tom: “La MCA stava comprando la Cargo e anche loro ci volevano veramente. Dissero che volevano che noi fossimo la loro storia di successo. Avevano un nuovo intero team di persone e volevano firmare qualcosa di nuovo e buono. Noi”.

La MCA capì le richieste dei blink-182 e garantì ai musicisti il completo controllo artistico. L’etichetta non aveva interesse a cambiare la band. Gli interessava prendere la band come era e fare il suo meglio per aiutarli ad avere successo. I blink-182 trovarono che lo staff della casa discografica era sincero, gente diretta in contatto con il mondo della musica, anziché uomini d’affari che mettevano più enfasi nell’aspetto che nel contenuto. Più i blink-182 parlavano a queste persone, più li apprezzavano. Quando un’offerta finale fu messa sul tavolo, la band la firmò. Dopo mesi di decisioni, erano fiduciosi di fare la giusta scelta. La MCA aveva una distribuzione incredibile. Era un’etichetta onesta con gente onesta che non avrebbe lasciato la band da parte. Avrebbero permesso ai blink-182 di rimanere fedeli a se stessi, dando alla band il controllo generale. Questa era, senza dubbio, la decisione migliore per la band. Il tempo avrebbe dimostrato che avevano veramente preso la decisione giusta. La MCA avrebbe aiutato a portare i blink-182 più in alto di quanto avessero mai sognato.

Darren Wolf, delegato della MCA: “I ragazzi hanno lavorato duramente per noi. Come etichetta li rispettiamo molto per quello che fanno per la loro band. Quando mettemmo sotto contratto i blink-182, loro si gestivano da soli. Facevano tour e avevano merchandise. Avevano già costruito la loro base di fan.

Non avevano veramente bisogno di noi. Facevano tutto bene come un’etichetta. Sono molto intelligenti, conoscono veramente il loro pubblico. Hanno fatto tutto il lavoro pesante. Noi abbiamo solo preso quello che già erano e l’abbiamo ingrandito. Loro avevano smosso le acque, noi abbiamo solo trasformato ciò in un’onda. Loro sono scemi musicali, noi siamo scemi di un’etichetta, e tutti gli scemi vanno d’accordo!”

La MCA mantenne la promessa di lasciare il controllo artistico alla band. Nonostante ciò, la MCA ha dovuto muoversi due volte: una volta quando i blink-182 volevano mettere una parodia della Macarena su Dude Ranch chiamata “Ehy, wipe your anus” e di nuovo quando proposero di registrare una canzone per Enema of the State chiamata “I want to fuck a dog in the ass”. La band ora umilmente ammette che la MCA aveva ragione in entrambi i casi. Quelle canzoni non erano delle buone idee. Nemmeno per i blink-182.

CAPITOLO 7 Mark Hoppus che coniuga “fellatio” come se fosse un verbo che significa “Tutti ci facciamo fare pompini”: “Fellatamos”.

Quando i blink-182 entrarono in studio alla fine del 1996, erano eccitati come delle scolarette. Sebbene la band avesse precedentemente registrato due demo ed un CD intero, avevano comunque trascorso soltanto meno di una settimana in studio. Questa volta la band aveva il tempo e i soldi per registrare l’album che avevano sempre desiderato.

Dure Ranch è stato registrato nel giro di un mese ai Big Fish Studio a Rancho Santa Fe in California durante un inverno grigio e cupo. In realtà, lo studio è un’ex-pensione su un’ampia proprietà in un’elegante zona di San Diego.

Mark: “L’intero processo di registrazione di Dude Ranch mi sembra nebuloso. Il tempo era così ogni giorno.

Era nuvoloso tutto il tempo. Quindi questo è ciò che ne penso”.

Per arrivare allo studio bisognava attraversare una strada stretta e piena di curve che passava a tratti tra zone boscose e fattorie. (Mark vorrebbe avvisare tutti che spesso lì ci sono poliziotti – si è preso una multa per eccesso di velocità andando in studio). Sfortunatamente, la zona si stava ancora riprendendo dai devastanti incendi che avevano distrutto la campagna pochi mesi prima. Il sentiero nero e bruciato correva a pochi metri dai Big Fish Studios, che per poche decine di centimetri non è stato completamente ridotto in cenere. Ovviamente, ciò che era una tragedia per gli abitanti nella zona, costituiva uno spunto per le battute di Mark e Tom. Durante le pause dalla registrazione, i due usavano spesso le tristi zone bruciate come sfondo per i “film” che giravano sempre con la nuova videocamera di Mark. Un esempio di queste eccellenti doti di regia dietro i Big Fish Studios può essere visto all’inizio di The Urethra Chronicles, in cui Tom è un narratore di film sulla natura e Mark interpreta la natura, correndo attraverso il paesaggio bruciato con addosso soltanto i boxer e sculacciandosi ripetutamente. Purtroppo, il comitato degli Oscar l’ha rifiutato.

Ma tra le riprese sul “set cinematografico”, i blink-182 avevano altre cose da fare in studio, come giocare a mah-jongg al computer e leggere gli articoli dai mille scaffali di Playboy che lo studio aveva premurosamente fornito.

Mark: “Seriamente, quel tizio aveva ogni copia di Playboy dal 1995 in avanti. Era fighissimo!”.

C’era anche cibo per pranzo, quasi sempre portato da Sombrero, e per cena, di solito cinese da Pick Up Stix a Encinitas.

Tra le altre cose, c’era anche un album da registrare. I blink-182 erano determinati ad ottenere per quest’album la qualità di suono migliore possibile, soprattutto poiché avevano atteso quasi due anni da Cheshire Cat. Prima di dirigersi ai Big Fish Studios, Mark, Tom e Scott trascorsero del tempo ai DML Studio a Escondido, in California, dove perfezionarono le canzoni di Dude Ranch. Le canzoni erano già state scritte periodicamente durante l’anno precedente nel soggiorno della casa della mamma di Tom, nel deposito dove Tom lavorava e in altri posti a caso del genere.

Tom: “Ricordo di aver scritto la maggior parte di quelle canzoni nel mio soggiorno, seduto su un marciapiedi, va be’. Ma ricordo sicuramente i momenti in cui scrissi quelle canzoni. A quei tempi, ogni canzone era scritta con una ragazza o un evento preciso in mente”.

Sia Mark, sia Tom erano molto eccitati all’idea di fare un nuovo album e componevano di continuo canzoni nuove. In quei giorni Tom era famoso per portare con sé una chitarra acustica quasi ovunque.

Mark stava attraversando la stessa fare creativa. La parte di chitarra di “Dammit”, la canzone che sarebbe diventata la loro prima hit di successo, venne in mente a Mark mentre stava suonando una chitarra acustica a cui mancavano due corde. Dovendo saltare le due corde mancanti, ha creato un suono interessante, e quel suono divenne il famoso riff di “Dammit”.

Oltre a contenere del materiale nuovo, Dude Ranch includeva anche versioni registrare nuovamente di due canzoni difficili da trovare per i fan. “Lemmings” era disponibile solo su un 45 giri e i blink-182 ritenevano che la canzone era troppo forte perché soltanto i fan con giradischi potessero ascoltarla. Fu anche inclusa “Degenerate” da Buddha, la loro rara demo su cassetta. Quella canzone, la storia di un ragazzo, di una mucca e di una notte trascorsa in prigione, faceva ancora ridere i blink-182, e volevano che più persone possibili ridessero con loro. Era molto meglio che essere derisi.

Dopo il loro periodo ai DML Studios, i blink-182 erano pronti a portare ciò che avevano creato dai Big Fish Studios. Al timone in qualità di produttore c’era Mark Trombino. I blink-182 adoravano il lavoro che aveva fatto con i Jimmy Eat World e, siccome era l’ex-batterista dei Drive Like Jehu, sapevano che avrebbe compreso le richieste dei musicisti. Era bravo al suo lavoro a lo prendeva seriamente. A volte troppo seriamente per Mark e Tom, che cercavano disperatamente di far ridere Trombino di loro.

Mark: “Non riusciamo ad essere seri troppo a lungo. Abbiamo sempre cercato di far scherzare Mark Trombino con noi, ma semplicemente non gli interessava. Saltavamo in giro nudi, ci comportavamo da ritardati, e lui se ne stava seduto lì. Immagino che non pensava che fossimo divertenti. Ma ciò ci faceva impegnare di più per farlo ridere”.

Forse ci hanno anche provato, ma i blink-182 non sono mai riusciti a far ridere Mark Trombino con loro. Era in gamba, ma molto tranquillo e molto sulle sue. Diceva poco durante le sessioni di registrazione, eccetto “Proviamoci di nuovo”.

Tom: “È stato molto divertente, ma eravamo là dentro per dieci o dodici ore al giorno a fare le cose ancora e ancora finché non le facevamo bene. Soprattutto le mie parti vocali. Non so cantare. Mi piace come suona tutto, ma allora ci mettevo un giorno intero per cantare bene un verso. Mi incazzavo così tanto che mi veniva voglia di rompere le chitarre”.

Tom non era l’unico membro della band che aveva delle difficoltà con la registrazione. Poco prima di entrare in studio, Scott si era rotto entrambi i talloni. Aveva trascorso del tempo sulla sedia a rotelle, senza poter mettere peso sui suoi piedi infortunati. Stando agli ordini dei medici, non poteva suonare la batteria. I blink-182 si erano rivolti al batterista dei tour dei Vandals Brooks Wackerman per sostituire Scott per un po’ di concerti, mentre egli guariva, ma non volevano che un altro batterista registrasse l’album.

La band prese in considerazione l’idea di posticipare la registrazione, ma era riluttante a farlo.

Fortunatamente, Scott si sforzò e migliorò, passando dalla sedia a rotelle alle stampelle quando giunse il momento di registrare. Non era guarito completamente, ma si sentiva abbastanza bene per registrare le parti di batteria.

Mark, come Tom, aveva problemi con le proprie parti vocali. Mark commise l’errore di scrivere la canzone “Dammit” appena al di fuori della sua estensione vocale, cosa che lo costrinse a sforzarsi per cantarla. Mark proseguì passo dopo passo per registrare correttamente la canzone. Gli ascoltatori potrebbero notare che il cantato della canzone ha un suono più grattato; questo fu il risultato di ore di sforzo vocale che distrusse del tutto le corde vocali di Mark.

Dopo aver finito “Dammit”, la band lasciò lo studio per un concerto natalizio con i Vandals a Irvine. Dopo il concerto e qualche giorno di riposo, la band ritornò in studio, in cui Mark doveva ancora completare altre parti vocali.

Il concerto natalizio stava andando benissimo, quando Mark sentì mancare la propria voce durante una delle ultime canzoni. Anche Tom lo notò, e prese prontamente il posto di Mark, cantando per il resto dello

show. Ma era troppo tardi; la voce di Mark era danneggiata. Non riusciva nemmeno a parlare. La combinazione dei giorni trascorsi a cantare per le registrazioni, del costante fumare di Mark, della sua mancanza di riscaldamento vocale e dello stress causato dallo sforzo per cantare “Dammit” avevano ucciso la sua voce.

Sebbene la band avrebbe dovuto finire di registrare la settimana seguente, furono costretti a cancellare il tempo in studio. Dovettero aspettare l’inizio del 1997 prima di poter finire Dude Ranch. Ma almeno riuscirono ad ottenere delle parti vocali molto diverse su “Dammit” in seguito a tutta questa esperienza.

Mark: “In realtà, mi piace molto la mia voce su “Dammit”. È molto grezza e figa. Ma non è una tecnica che consiglierei per ottenere un buon suono della voce. Sai, fumare, urlare, tutta quella roba lì”.

In effetti, l’esperienza spaventò Mark abbastanza seriamente. Non aveva mai fatto attenzione a prendersi cura della sua voce prima d’allora. Ora, tutt’a un tratto, aveva capito che doveva farlo. Dopo qualche altro spavento simile che risultò in concerti cancellati e visite mediche, si fece furbo. Si prese cura delle sue corde vocali e smise di fumare. Anche voi smettereste se il dottore vi ficcasse un’enorme roba metallica nel naso e nella gola per guardare le escrescenze sulle vostre corde vocali. Inoltre, Mark ha sempre voluto cantare come Whitney Houston, e ora è un passo più vicino alla realizzazione di quel sogno.

Anche con questi contrattempi, i blink-182 erano soddisfatti delle loro canzoni e di Dude Ranch. Erano sicuri della qualità sia delle canzoni, sia dell’album.

Tom: “Ero estremamente soddisfatto dell’album. Era la nostra prima registrazione decente, tutto suonava in maniera fantastica. Ora, ovviamente, ci sono cose che vorremmo cambiare, ma, allora, credevo che fosse perfetto”.

Mark: “Ricordo che quando finimmo Dude Ranch ero davvero orgoglioso. Era la prima volta in cui potevamo prenderci il tempo e tutto l’occorrente per fare un buon album. Lo ascolto adesso e sento cose che vorrei cambiare. Ma penso ancora che le canzoni siano fighissime. Non cambierei nessuna canzone, soltanto la qualità della registrazione”.

Per alcuni tocchi finali, l’amico e il frontman degli Unwritten Law Scott Russo donò delle tracce vocali all’album, e Mark Trombino permise ai blink-182 di giocare con la sua macchina degli effetti sonori per creare un po’ di battute stupide da inserire fra le canzoni. Con questi dettagli, l’album era completo.

Dude Ranch è comparso sugli scaffali nel Giugno del 1997, proprio quando i blink-182 stavano per terminare il Warped Tour. Con i fan che diffondevano la news e con i blink-182 che erano in tour senza sosta, le vendite dell’album andavano alla grande.

Nel Gennaio del 1998, Dude Ranch è diventato disco d’oro con 500.000 copie vendute negli Stati Uniti. I ragazzi erano sbalorditi; la band stava facendo bene, ma nessuno avrebbe mai immaginato che sarebbe andata così lontano.

A spingere l’album fino a diventare disco d’oro furono le prime due hit dei blink-182, “Dammit” e “Josie”, e i video in vero stile blink-182 che li accompagnarono.

Il primo singolo, “Dammit”, uscì nell’estate del 1997, e fece immediatamente colpo sul pubblico radiofonico. La canzone fu aggiunta alla playlist della losangelina KROQ, la stazione radio dal formato alternativo più influente d’America. Ben presto, la canzone veniva suonata in tutto il paese. Mark cominciò a presentarsi alle persone come “il tizio che ha scritto ‘da na na na na da na na na na, he fucked her’”.

Tom: “Quando sentii che Dude Ranch era diventato disco d’oro, ho pensato ‘Figo!’. Era una cosa importante, ma non mi colpì davvero. Quando andammo alla MCA Records e ci diedero un vero disco d’oro, capii cosa stava succedendo e ne fui davvero impressionato. Porca puttana, guarda! Un disco d’oro! Era un vero riconoscimento per tutto il nostro duro lavoro. Era fantastico”.

Il successo del singolo spinse, inoltre, la band a filmare un video. Nuovamente i blink-182 si rivolsero a Darren Doane.

Darrem Doane lavorava bene con i blink-182 perché condivideva il loro senso dell’umorismo ed era disponibile e capace di affrontare le difficoltà. Indipendentemente da quanto sia ben pianificato un video dei blink-182, avverranno comunque dei cambiamenti. Mentre le riprese hanno luogo, Mark e Tom cominciano improvvisamente ad avere queste idee brillanti: “Oh, amico, sai cosa sarebbe divertente?” è un’espressione comune.

Le riprese di “Dammit” non fecero eccezione. Quando la band stava filmando una scena nell’atrio del cinema, dove il manager Rick DeVoe doveva occupare lo sfondo nel ruolo dell’addetto allo snack-bar, non riuscivano a smettere di ridere del personaggio che Rick interpretava. Ridevano così tanto che insistettero perché Darren trovasse un modo per inserire il personaggio in più parti del video. Infine, Rick finì per monopolizzare lo show, essendo di gran lunga la parte più divertente del video. E il suo personaggio si prese la ragazza.

Tom: “’Dammit’ è stato proprio un video bizzarro. È stato divertente. Adoro quel video”.

Mark: “Dopo aver finito il video di ‘Dammit’, continuavamo a sentire tutte le voci di corridoio. Come il fatto che il poster nell’atrio del cinema è di un film in cui il protagonista viene castrato per permettergli di cantare note acute e che il nuovo fidanzato che mi insegue è un attore pornografico gay. Non so se queste voci siano vere o no, ma spero che siano vere. Perché renderebbero il video ancora più divertente!”.

Con “Dammit” che ancora piaceva alla gente, “Josie” venne rilasciato come secondo singolo. Anch’esso divenne una hit. La canzone è un resoconto di tutti i tratti che Mark stava cercando in una ragazza. Alla canzone fu dato il nome del cane di un amico, e la fidanzata era fittizia, ma la canzone piaceva lo stesso al pubblico. E, di nuovo, i blink-182 avrebbero filmato un video per assecondare il loro successo radiofonico.

Nel video di “Josie” appare Alyssa Milano nel ruolo della ragazza ideale di Mark. Eccetto Tom, tutti sul set erano emozionati all’idea di lavorare con la star. Quando erano dei preadolescenti, le sbavavano dietro mentre interpretava “Samantha” nella trasmissione televisiva “Casalingo Superpiù”. Tom preferiva Tony Danza.

Mark: “Alyssa – la chiamo per nome – è stata davvero grandiosa. Mi ha dato il suo numero. Mi sentivo davvero male per lei, perché è arrivata sul set e c’erano soltanto lei e un mucchio di pervertiti che non facevano altro che fissarle le tette. Non potevano nemmeno approfittarne”.

Un altro pezzo forte del video, sebbene meno eccitante di Alyssa Milano, fu la celebre scena della lotta col cibo.

Mark: “La scena della lotta col cibo è stata fatta tutta in una sola ripresa perché fu una vera catastrofe, il posto fu distrutto. Tutti quei ragazzi dovettero star seduti tutto il giorno in giro fuori di estate e, a fine giornata, furono ricompensati ricevendo il permesso di ricoprirci con tonnellate di cibo. È stato pazzesco.

Sono stato colpito da puré di patate proprio nell’occhio, e mi è uscito seriamente puré di patate dall’occhio per tre giorni. Pensavo che fosse uscito tutto, e poi, squish, e ne usciva di più. Era disgustoso”.

Malgrado l’occhio al puré di patate, sia la band, sia i loro fan hanno adorato il video, che ben presto raggiunse “M&M’s” e “Dammit” nelle classifiche di video cult. Per quanto nessuno fu mandato in onda spesso su MTV, tutti furono visti come successi incredibili per la band che stava diventando popolare.

Con un CD di cui la band era fiera e che il pubblico amava, con due hit e due video su MTV, i blink-182 stavano ottenendo tutto ciò che avevano desiderato. Merda, avevano un dannato disco d’oro! Ma il successo non era soltanto il sottoprodotto di una pubblicazione di una grande casa discografica. I blink-182 stavano lavorando sodo. Tra il tempo trascorso in studio e le riprese dei video, la band stava facendo ancora ciò che aveva sempre fatto – tour, tour, tour.

CAPITOLO 8 Travis Barker, prima di incontrare una ragazza che, per la cronaca, non odia la sua band: “Preferirei uscire con una ragazza che odia la nostra band”.

Quando Dude Ranch venne pubblicato, i blink-182 erano una band di viaggiatori esperti. Avevano attraversato in tour gli Stati Uniti per due volte ed erano stati in Australia ed Alaska. Credevano di essere tosti, ma non avevano ancora visto un cazzo. A partire dall’estate del 1997, i blink-182 entrarono in un periodo così esteso di tour, che la dura realtà di vivere sulla strada per così tanto tempo avrebbe cambiato alla fine il volto della band.

Nel 1996, i blink-182 avevano suonato ad una manciata di date del Warped Tour, un tour di lifestyle che promuoveva lo skateboarding e la musica punk-rock. Nel 1997, suonarono ad ogni data del tour in tutto il mondo. Da entrambi i lati, i blink-182 e il Warped Tour erano un abbinamento perfetto. Le subculture che il tour soddisfaceva erano le subculture in cui i blink-182 erano cresciuti. Il tour si autoproclamava un “camp punk-rock estivo” e divenne sempre più una festa ambulante. Le band diventavano amiche, la gente salvata su un pullman in una città e seguiva il tour fino alla fine, e come dimenticare i tradizionali BBQ postconcerto?

Tom: “Il Warped Tour è più che altro un BBQ ambulante di band. Stai in giro con le altre band tutto il giorno, suoni la tua scaletta, e dopo vai in giro di nuovo. Ed è fantastico, perché finisci con un centinaio di persone – tutti in tour – che sono tuoi amici. Se succede qualcosa, tutti ti supportano e sono pronti a lottare per te. Il che è un bene per la nostra band, perché tutti vogliono prenderci a calci nel culo”.

Mark: “Fai amicizia con tutti, indipendentemente dalla band cui appartengono. Non ci sono comportamenti da rock-star, niente stronzate”.

Il tour, per quanto divertente, era anche caldo, sporco e scomodo. Ha luogo nel bel mezzo dell’estate e i concerti sono spesso all’aperto, con le band costrette a suonare al sole con una temperatura di quasi 40 gradi con sporcizia, polvere e/o erba che vengono presi a calci dagli energici fan. I viaggi da un concerto all’altro sono lunghi. La maggior parte delle band del Warped Tour viaggia su pullman, riuscendo a dormire durante i frequenti viaggi notturni verso la città successiva. Nel 1996, i blink-182 non erano riusciti a permettersi la spesa per un pullman e dovettero viaggiare in un furgone. Dopo aver guidato a turno per tutta la notte, la band arrivava ai concerti all’alba. Scaricavano l’attrezzatura, guardavano il concerto, suonavano, caricavano l’attrezzatura e partivano immediatamente verso la città successiva. Per settimane, la band viveva grazie al suo furgone, senza potersi fare la doccia o poter dormire. A metà tour, la possibilità di passare una notte in albergo divenne ancora più irrealizzabile, quando gli interi profitti del tour – 6.000 dollari – vennero rubati.

Mark: “Il nostro tecnico andò in città con qualche ragazzino per comprare dell’attrezzatura – corde per chitarra, pelli per la batteria, ecc. Lasciò in macchina la cassetta portavalori con tutti i soldi. Dopo aver fatto compere in giro per un po’ di tempo, uscì a prendere i soldi e, ovviamente, qualcuno aveva fatto irruzione in macchina e aveva preso la cassetta. È stato assolutamente devastante. Era la cosa peggiore che sarebbe potuta capitare. Era il nostro tour di maggior successo fino ad allora – non vedevamo l’ora di dividerci i compensi e magari avere qualche soldo avanzato da spendere. Invece, tutt’a un tratto, eravamo in Canada a metà tour e non avevamo nemmeno un centesimo. È stato orribile”.

Ma qualunque fosse l’entità dello sconforto, gli aspetti positivi del Warped Tour superavano di gran lunga quelli negativi. Il vero elemento caratteristico del Warped Tour sono le legioni di ragazzi che si presentano anno dopo anno e le band di alto calibro che li attirano. Quando Kevin Lyman, fondatore del Warped Tour, e Darrel Eaton, attuale agente dei blink-182, diedero ai blink-182 un posto nel Warped Tour, diedero loro un’opportunità per suonare di fronte a migliaia di ragazzi ogni giorno sullo stesso palco di band come i LagWagon, i NOFX e i Social Distortion. L’esposizione portò benefici enormi alla band.

Il Warped Tour espose i blink-182 non solo al pubblico americano. Andarono anche oltreoceano in Europa, in Australia e in Giappone. Tutto sommato, i blink-182 avrebbero viaggiato con il Warped Tour per quattro mesi alla fine del 1997. Tra le date del Warped Tour, i blink-182 andavano anche in tour da soli. Tra la fine del 1997 e l’inizio del 1998, la band fu sulla strada per nove mesi di fila, tornando a casa per una manciata di giorni ogni volta prima di imbarcarsi nel prossimo tour. Non voglio sembrare la puntata di Behind The Music di turno, ma la stancante tabella di marcia stava cominciando ad avere un impatto negativo sulla band.

Tom: “Ricordo che la prima volta in cui andammo in Australia, il batterista dei Pennywise era così scocciato, che tutto ciò che voleva era tornare a casa. Non lo capivo affatto. Continuavo a chiedermi ‘Che problema ha questo tizio?’. È in tour in giro per il mondo con la sua band, e vuole andare a casa? Ma lui c’era dentro da molto, moltissimo tempo, mentre io stavo soltanto cominciando. Quando l’unica cosa che fai è essere in tour, è dura. Ti viene molta nostalgia di casa. Soltanto adesso capisco da cosa veniva. Quando facemmo il nostro tratto di tour più lungo, stavo giusto iniziando a frequentare la mia fidanzata. Ci eravamo appena messi insieme ed eravamo innamorati, e io sono dovuto partire. Le dissi ‘Ehi, ci vediamo fra nove mesi’. È stato proprio difficile”.

Tutti e tre i membri della band non vedevano l’ora di fare una pausa. Volevano una possibilità di tornare a casa, dove tutto era familiare, dove i loro amici erano a quattro passi da loro. Mark, Tom e Scott vivevano in uno strano mondo, in cui l’unica costante era il fatto che tutto era diverso da un giorno all’altro. Stressati e affaticati, i tre amici cominciarono a litigare. Si creò una tensione nella band, avevano bisogno di stare lontani l’uno dall’altro per un po’.

Ma non tutto andava male; i concerti stavano diventando costantemente più grandi. I tour erano strepitosi ed erano del tipo in cui i blink-182 avevano sempre voluto suonare. Come sempre, quando i blink-182 salivano sul palco, tutte le difficoltà della vita sulla strada scomparivano e il divertimento di suonare un concerto dal vivo prendeva il sopravvento.

Mark: “Essere in tour è difficile, ma suonare non lo è quasi mai. Puoi avere il giorno più merdoso di sempre – un viaggio orribile, odi gli altri nella tua band, e quant’altro. Ma quando sali sul palco, ti ricordi quanto sia fantastico guadagnarsi da vivere suonando, e la maggior parte di quei problemi se ne vanno. Ma appena scendi dal palco, tutto torna indietro”.

I blink-182 sono sempre stati prima di tutto una band che suona dal vivo, e non hanno mai perso il loro amore nel suonare per un pubblico. Un buon concerto poteva cancellare una settimana intera di tensione.

Le frustrazioni di cui non potevano liberarsi sul palco venivano trasformate in musica. “Adam’s Song” fu scritta in parte sulla solitudine che Mark provava in questi infiniti e duri giorni di tour. Con un po’ di tempo libero, la band sarebbe stata bene. Amavano i loro “lavori”, ma avevano semplicemente bisogno di una vacanza.

Con quella vacanza ancora a mesi di distanza, il malumore di Scott crebbe. Sempre tranquillo, divenne ancora più tranquillo e isolato. Non era d’accordo con Mark e con Tom su numerosi problemi e la band sprofondò in un periodo di lunghe litigate. Un tempo la band era sempre stata un fronte unito di amici. Ora, non si sopportavano più. Il più spesso possibile, cercavano di separarsi per alleviare la tensione che sentivano nella band.

La tensione raggiunse un punto critico nel Febbraio del 1998, quando la band si imbarcò comunque in un nuovo tour. Era lo SnoCore, una versione invernale del Warped Tour, che prevedeva che i blink-182 condividessero il palco con i Primus e con gli Aquabats. I blink-182 stavano ottenendo più successo che mai.

Nonostante ciò, il tour non stava andando bene per la band.

Tom: “Lo SnoCore è stato il nostro peggior tour in assoluto. Faceva freddo e i concerti non erano un granché. Era tutto troppo costoso per i ragazzi e non era esattamente il nostro tipo di pubblico. E c’era un’alchimia pessima nella band. Ha fatto abbastanza schifo”.

In quel momento, Scott aveva ben poco, se non nulla a che fare con la band, scomparendo prima e dopo i concerti e apparendo soltanto per suonare la scaletta. Ma non discuteva della situazione con la band. Si teneva a debita distanza e l’intera band soffriva in silenzio.

Mark: “Ricordo che volevo soltanto che il tour finisse. Avevamo toccato il fondo, il tour peggiore cui abbiamo mai preso parte. Tutto ciò che riguardava quel tour era oscuro – il tempo, l’umore. Tutto”.

Fatto sta che era difficile essere tristi, quando la band stava facendo meglio che mai. Dopo la fine dello SnoCore ci fu un breve minitour lungo la costa occidentale. Nuovamente, gli Aquabats suonavano con i blink-182. La West Coast, soprattutto la California Meridionale, è sempre stata tra i posti preferiti dei blink182 per suonare, e questo minitour non fece eccezione. I concerti erano affollati e il pubblico energico. Il minitour fu un successo innegabile. Ciliegina sulla torta, l’ultimo concerto era un grande concerto al Palladium di Hollywood, in California. Per anni, i blink-182 avevano sognato si suonare al Palladium, un palazzetto che aveva ospitato alcuni degli artisti più grandi della storia della musica. Ora, vedevano finalmente il sogno avverarsi.

Mark: “Per me, suonare al Palladium era tanto importante quanto qualsiasi altra cosa che avevo fatto con la band. Voglio dire, il Palladium era il posto in cui suonavano tutte le grandi band. Avevo visto i miei eroi suonare al Palladium. Ricordo che pensavo che se io avessi mai suonato al Palladium, allora ce l’avrei davvero fatta. Sarebbe stato il meglio che potessi mai fare. E, porca troia, eccoci qui, pronti a suonare al Palladium”.

Lo show fece sold out. I blink-182 non riuscivano a credere che avevano fatto il tutto esaurito al Palladium.

Ancora una volta, avevano raggiunto una tappa musicale fondamentale e avevano spaccato di brutto.

L’abilità della band di godersi il momento di trionfo durò poco, comunque, quando Scott annunciò alla sua band che stava abbandonando il tour. Sarebbe tornato in tempo per il concerto al Palladium, ma questo era tutto ciò che poteva promettere. Mark e Tom erano sbalorditi. Stavano per suonare ad alcuni dei concerti più grandi della loro carriera e all’improvviso si trovavano senza batterista. Due batteristi avevano sostituito Scott in passato, ma nessuno era disponibile con così poco preavviso. Fortunatamente, Travis Barker, il batterista degli Aquabats, si fece avanti e offrì i suoi servigi. Per il resto del minitour, Travis suonò la batteria per i blink-182 finché Scott fece ritorno sul palco del Palladium. Senza possibilità di provare con la band, Travis imparò le canzoni in quarantacinque minuti.

Tom: “Non sono sicuro di cosa significhi per le mie capacità di compositore. O scrivo canzoni molto semplici, o lui è davvero un batterista di talento. Preferisco credere la seconda”.

Qualunque fosse la ragione, Travis suonò perfettamente.

Travis: “La parte più difficile per me era il fatto che non ero molto familiare con il loro primo album. Quindi fu impegnativo, ma divertente. Fare da sostituto a quei concerti fu sicuramente divertente. Mi sono divertito”.

Mark e Tom erano impressionati. E grati. Senza Travis, i blink-182 avrebbero dovuto cancellare i concerti su tutta la West Coast.

Scott effettivamente tornò, ma continuava a mancare l’armonia. Mark e Tom sentivano che il cuore di Scott era nel posto sbagliato. Scott si trovò sempre più a disagio.

Scott: “Credo che Mark e Tom siano più adatti per ciò che stanno facendo. Io non c’entravo molto.

Combattevo sempre per proseguire in una direzione diversa e quel conflitto alla fine ha portato ad una rottura”.

Con poco meno di una breve pausa, i blink-182 partirono per l’Australia per qualche settimana di concerti.

La band era stanca e stressata, ma avevano pubblico che volva vederli suonare in tutto il mondo, e i blink-

182 non li avrebbero delusi. Tradizionalmente, il pubblico australiano dà spettacolo e i blink-182 erano alla ricerca di una serie di buoni concerti laggiù.

Sfortunatamente, mentre il pubblico dava spettacolo, la tensione all’interno band non passava. I litigi peggioravano. Era giunta l’ora di accettare il fatto che la band era cambiata per sempre.

Dopo il tour in Australia, la band ebbe finalmente del tempo per riposare. I blink-182 speravano che questa pausa avrebbe aiutato ad alleviare le brutte sensazioni tra i tre membri. Non fu così. Dopo incontri e chiamate ed altri seri tentativi di mantenere intatta la formazione originale, la band accettò l’inevitabile.

Non era proprio possibile continuare in quella situazione. Incapaci di risolvere le loro differenze, la formazione originale dei blink-182 si divise.

Mentre Scott voltò pagina per seguire altri sentieri della vita, Mark e Tom continuarono con i blink-182. Per un batterista, si rivolsero nuovamente a Travis Barker.

Travis dalla voce carezzevole era senza mezzi termini il miglior batterista che Mark e Tom avessero mai visto. Era rinomato in tutta la scena musicale. Era anche un componente a tempo pieno degli Aquabats, ma speravano che sarebbe stato disponibile a fare un cambiamento. Travis aveva suonato perfettamente con la band e anche la sua personalità si sposava bene con Mark e Tom. Travis e la band erano diventati amici stretti nel corso degli ultimi mesi in cui erano stati in tour insieme. Non era rumoroso o maleducato come Mark o Tom, ma i ragazzi andavano d’accordo. Come in seguito si scoprì, Travis era tanto interessato a suonare nei blink-182, quanto i blink-182 lo erano a farlo entrare nella band.

Travis: “Ero fan dei blink-182 da un paio d’anni. Pensavo che Mark e Tom erano davvero divertenti. Quando mi chiesero di entrar a far parte della band, ero eccitato. Era un’opportunità. È stato un bene il fatto che mi avessero chiesto di suonare nella band”.

E così, nell’estate del 1998, Travis Barker diventò un membro ufficiale dei blink-182. Con a mala pena un periodo di transizione, fu lanciato nella frenetica tabella di marcia della band, imparando allo stesso tempo le canzoni e le dinamiche della band.

Tom: “Quanto alla musica, Travis si inserì istantaneamente. Dal punto di vista della personalità, ci mise un po’ di più. Non era abituato a noi e noi non eravamo abituati a lui. È diverso avere una persona nuova nella band, cambia le cose. Ci abbiamo messo un po’ a capirci l’un l’altro. Sai, tutt’a un tratto, avevamo questa persona nuova nella band e per lui, tutt’a un tratto, era in questa nuova band. Cercammo di farlo sentire a casa, ma, in realtà, eravamo tutti estranei. Ma non abbiamo mai avuto litigi seri o sensazioni strane o quant’altro. E ora, le cose stanno molto meglio. Stiamo bene”.

Sebbene Travis fosse un nuovo arrivato nei blink-182, sicuramente non era estraneo alla musica. La musica fu una presenza costante durante la crescita di Travis. Quando aveva quattro anni, ricevette la sua prima batteria. E mentre la batteria costituiva la sua iniziazione musicale, la sua istruzione musicale non si limitava a quell’unico strumento. Travis suonò la batteria per qualche anno e poi la abbandonò per studiare pianoforte, chitarra e persino canto. Mentre gli altri bambini del quartiere facevano skateboard e correvano all’aperto, Travis stava spesso in casa a prendere lezioni su uno o sull’altro strumento. Niente lezione un giorno? Tempo per esercitarsi. Spesso Travis avrebbe preferito star fuori con gli altri bambini, ma le lezioni erano importanti per i suoi genitori, che dovevano lavorare molto duramente per pagarle. L’istruzione musicale di Travis era importante soprattutto per sua madre, che faceva spesso da traino ai suoi studi.

Tragicamente, le venne diagnosticato il cancro e morì non appena Travis cominciò le superiori. Prima della sua morte, implorò suo figlio di seguire il suo vero talento e vedere dove l’avrebbe portato. Con le parole di sua madre fresche nella mente, Travis si buttò a capofitto nella batteria. Suonava nella band della scuola, continuava a prendere lezioni, si esercitava ogni giorno, e alla fine diventò uno dei migliori batteristi al mondo.

Mentre l’abilità di Travis non è per nessuna ragione limitata a qualche particolare genere musicale (Travis è capace di suonare praticamente tutto – credeteci), il punk è sempre stato lo stile che ha catturato la sua

immaginazione. Be’, il punk e il hip-hop. Ma questo non c’entra. Era la musica punk che Travis amava suonare e quando decise di impegnarsi per entrare in una band, Travis cominciò il suo viaggio nel mondo punk. Al di fuori della sua istruzione prettamente formale sulla batteria, Travis prese a cuore le parole di sua madre e trasformò il suo talento nella sua carriera. Prima che i blink-182 lo trovassero, Travis suonò nei Feeble, una band di Fontana, in California. Da lì, Travis avanzò negli Aquabats, dove nelle vesti di Baron von Tito registrò un album con la band e andò in tour in lungo e in largo. Ma anche dopo essersi unito ai ragazzi dei blink-182, Travis continuò a suonare con altre band, tra cui per un breve periodo con le leggende punkrock The Vandals, dopo aver registrato le parti di batteria di Enema of the State. Travis non ha mai abbastanza della musica. Il che è un bene per i blink-182. Il talento, la versatilità e la grinta di Travis hanno rappresentato un contributo significativo per la band, aiutandola a raggiungere vette inimmaginate.

Travis sarebbe stato in tour con la band per il resto del 1998, suonando concerti sold out per tutta l’America con il Poo-Poo Pee-Pee Tour. In seguito, nel gennaio del 1999, entrò in studio con la band e la accompagnò in una nuova era per i blink-182.

CAPITOLO 9 Mark: “Hai soltanto pochi anni per comportati come un bastardo immaturo e per divertirti e venire pagato cifre ridicole per questo”.

Nel Gennaio del 1999, i blink-182 cominciarono a registrare un nuovo album. Erano passati nuovamente due anni dall’ultima volta in cui erano stati in studio. La band era ansiosa di registrare nuove canzoni, ma, nel periodo tumultuoso che era appena passato, la band aveva perso la cognizione del tempo.

Improvvisamente, il nuovo album incombeva su di loro.

I blink-182 fecero ritorno ai DML Studios per scrivere le nuove canzoni. Con Travis che arrivava in macchina da Riverside ogni giorno, la band si trincerò ed uscì due settimane più tardi, soddisfatta con il risultato.

Don Lithgow, proprietario e operatore dei DML Studios ricorda, “Ho lavorato con questi ragazzi per moltissimo tempo. Quindi è come se fossero degli amici che venivano a trovarmi. Li prendo per il culo.

Voglio loro bene. Sono dei ragazzi fantastici. L’ultima volta in cui sono venuti è stata diversa rispetto alle loro altre sessioni – c’erano ragazze che li aspettavano fuori, chiamando i loro amici al telefono. Tutti i ragazzi volevano autografi. Ma i blink-182 sono gli stessi, non sono cambiati dal fatto di essere rock-star.

Aprivano le porte e permettevano ai ragazzi di entrare in studio, cosa che la maggior parte delle band non farebbe mai”.

Anche la MCA Records aveva fede nella band e le diede il suo primo serio budget per registrare.

Dopo aver scritto e registrato delle demo, la band si diresse a Los Angeles per registrare le parti di batteria ai Chick Corea’s Mad Hatter Studios. Travis è stato incredibile, riuscendo a finire di registrare in pochi giorni.

Travis: “Sono semplicemente andato là dentro e ho fatto ciò che dovevo fare. Sai, è stato abbastanza facile.

Sapevo cosa volevo fare”.

Mark: “C’era tutta questa pressione su di noi per fare un buon album, perché Dude Ranch era diventato disco d’oro. La gente continuava a chiederci se avevamo paura di registrare un seguito. Ma noi non ci pensavamo nemmeno, scrivevamo soltanto buone canzoni”.

Per registrare quest’album, i blink-182 si rivolsero al produttore punk-rock Jerry Finn. I blink-182 decisero di caricarlo a bordo per il nuovo album dopo aver registrato “Mutt” con lui per la colonna sonora di American Pie. Jerry fece suonare la canzone in modo fenomenale. Jerry era anche famoso per il suo lavoro con grandi band come i Green Day. Era di sicuro l’uomo che volevano per il loro CD. Tom: “Capii che avevamo fatto la scelta giusta con Jerry quando ascoltai le prime tracce che avevamo registrato. Quelle tracce da sole, senza mixing o altro, suonavano fantasticamente. Sapevamo che questa sarebbe stata la miglior cosa che avevamo mai fatto”.

Mark: “Jerry è in primo luogo un essere umano davvero straordinario e in secondo luogo è un produttore incredibile. È cresciuto suonando in band punk-rock. Conosce la musica punk-rock. Sa che cosa funziona nelle canzoni. Vive nella musica, è tutto ciò che gli importa ed è in grado di ascoltare una canzone e stabilire ciò di cui ha bisogno in un secondo. Ha fatto sì che Enema suonasse da Dio”.

La band non lavorava bene con Jerry soltanto dal punto di vista della musica. Avevano anche trovato il produttore che andava bene con le loro personalità. Quasi un po’ troppo bene. La band si divertiva così tanto a registrare con Jerry, che c’erano giorni in cui ben poco lavoro veniva portato a termine.

Tom: “Jerry Finn è una comare di merda. È l’unico che io conosca che sa tutte le risposte alle domande di ‘Chi Vuol Essere Milionario?’, a qualsiasi curiosità. Sa qualsiasi cosa, ma la usa soltanto per criticare gli altri.

Fa troppo ridere e si ride in continuazione quando sparla delle altre persone e delle altre band, quando fa

queste batture orribili. Era la combinazione perfetta con noi. Ma entrava in studio e diceva ‘Volete mettervi al lavoro?’ e noi dicevamo ‘No’. Così facevamo qualcos’altro. Dio mio, era divertente”.

Mark: “Il processo di registrazione può diventare piuttosto monotono, ma almeno potevamo ridere con Jerry. Una giornata tipica comprendeva numerose registrazioni per una sola parte della canzone e poi ci denudavamo tutti e ci lanciavamo su Jerry”.

Tom: “Non abbiamo mai scelto di lavorare con nessun altro”.

Quando tutto era bello che fatto, i blink-182 erano enormemente orgogliosi del loro album.

Tom: “Quando era finito, eravamo elettrizzati. Era come un capolavoro per la nostra band. Che piacesse o meno alla gente, a noi piaceva. Ci sentivamo come Mozart; ovviamente abbiamo capito più tardi che eravamo più come Liberace”.

Mark: “Con Enema, per la prima volta ho ascoltato un nostro album dall’inizio alla fine e ho detto che questo è l’esatto modo in cui voglio che suoni”.

Anche Jerry Finn era impressionato per i risultati del lavoro suo e della band. “Pensavo che l’album era buono quando lo finimmo. Ora, dopo ripetuti ascolti, sono davvero orgoglioso. Sono tutte canzoni fenomenali; non se ne può saltare nessuna. All’inizio pensavo che fosse soltanto un buon album dei blink182, ora sento che è un grande album in generale”.

L’album non piaceva soltanto a chi ci lavorò. L’album, intitolato Enema of the State, fu un successo immediato. Faceva guadagnare i negozi e divenne disco di platino soltanto pochi mesi dopo. Attualmente, le vendite hanno raggiunto quasi le sei milioni di copie in tutto il mondo.

Travis: “Quando Enema of the State divenne disco di platino, era difficile da credere, ovviamente, ma non saprei. Sentivo che ce lo meritavamo. Era molto felice”.

L’album sfornò una serie di hit, tra cui “What’s My Age Again?”, “All the Small Things” e “Adam’s Song”.

Queste canzoni furono delle hit più grandi di quanto chiunque dello staff dei blink-182 avesse anticipato, entrando nelle Top 40 delle radio.

I video di tutte queste tre canzoni dominarono TRL su MTV, con “All the Small Things” che venne ritirata a causa dell’eccessivo successo. I video avevano tipico umorismo dei blink-182.

“What’s My Age Again?”, diretto da Marcos Siega, vede la band che corre nuda per le strade di Los Angeles, distruggendo pubblicità e passeggiando per i telegiornali. Il video conferì rapidamente ai blink-182 una reputazione per la nudità, che li ha afflitti da allora in avanti.

Tom: “Sai, quando stavamo filmando il video di ‘What’s My Age Again?’, il fatto della nudità fu divertente soltanto per dieci minuti. Poi, io ero quello che se ne stava nudo per strada a Los Angeles con gli autisti che mi passavano accanto e mi facevano il medio. È divertente guardare il video adesso, ma, allora, smise di essere divertente dopo dieci minuti e sicuramente non era divertente dopo tre giorni di riprese”.

“All the Small Things”, il video dei blink-182 che ottenne il maggior successo, è una parodia di boy band e video di musica pop.

Mark: “’All the Small Things’ mi ha dato la possibilità di far mostra delle mie mosse di ballo. In realtà, ciò che mi ricordo meglio del video di ATST è stato incontrare sul set la ragazza che ora è mia moglie”.

Travis: “Non sono esattamente un ballerino, e mi hanno costretto a fare alcune cose piuttosto stupide in quel video. Sono abbastanza timido quando mi ritrovo a fare cose del genere, quindi fu un po’ difficile per me. Ma, se ci ripenso, adoro quel video”.

Tom: “Il video di ‘All the Small Things’ è fantastico. Abbiamo soprattutto avuto modo di ridere delle altre band, invece di essere la band derisa. Per quanto, comunque, credo che tecnicamente la gente ci derida ancora. Non so. Merda”.

Indipendentemente da chi deridesse chi, il video fu una hit di straordinario successo e vinse sorprendentemente un premio Moon Man come Video Migliore di Gruppo agli MTV Video Music Awards del 2000.

Con immensi passaggi radiofonici e televisivi, i blink-182 attirarono legioni di nuovi fan. Per soddisfare le folle, i blink-182 si imbarcarono in due tour per arene, partendo con il Loserkids Tour nell’autunno del 1999. Questo fu il primo tour della band in posti grandi e, ciliegina sulla torta, facevano spesso e volentieri tutto esaurito.

Tom: “Il Loserkids Tour, il nostro primo tour per arene, fu di gran lunga il mio tour preferito. È stato fantastico, perché fu la prima volta in cui facemmo qualcosa di davvero grandioso. Mi sembrava una storia di successo. Fu straordinario”.

Mark: “Ogni sera ci si dimentica facilmente di quanto sia davvero grande un’arena. Poi sali sul palco e vedi tutti i ragazzi, e pensi ‘Porca troia!’. È fantastico”.

Dopo il Loserkids Tour, la band continuò a cavalcare l’onda del successo, con le vendite che continuavano e i singoli in cima alle classifiche. Nell’estate del 2000, i blink-182 viaggiarono per il mondo con il “Mark, Tom and Travis Show”, un tour per arene a tema vecchio drive-in. Questa volta, i blink-182 suonavano nei posti più grandi possibili e, ancora una volta, i concerti erano quasi del tutto sold out.

Mark: “Quando facemmo tutto esaurito al Great Western Forum a Los Angeles, sono salito sul palco e mi sono seduto là. Non riuscivo a credere che la mia band ce l’avesse fatta. Ero completamente sopraffatto, tutto emotivo e cazzi vari, perché pochissime band sono riuscite a far ciò. Non avrei mai pensato che saremmo riusciti a far una cosa del genere, ma ce l’abbiamo fatta. Ricordo esattamente come mi sentivo”.

Per festeggiare il successo del tour, che era così grande che anche Satana faceva delle apparizioni, i blink182 pubblicarono un album dal vivo in edizione limitata, intitolato “The Enema Strikes Back: The Mark Tom and Travis Show”, con alcune performance del tour The Mark, Tom and Travis Show. Restando fedeli ai propri concerti, il CD conteneva anche alcuni estratti dei famosi dialoghi dei blink-182 fra le canzoni.

Comprensibilmente, questi estratti fecero guadagnare alla band l’etichetta di contenuti espliciti.

Il successo dei blink-182 è innegabile e loro stessi sono stupiti da quanto lontano sia andata la loro band negli anni. Cominciando nel garage di Tom otto anni prima, la band sperava soltanto di suonare concerti veri, e ora stanno suonando nelle arene. Ma innanzitutto, la motivazione prima della band è divertirsi suonando buona musica.

Mark: “I blink-182 non hanno mai avuto dei veri obiettivi. Volevamo farcela, volevamo diventare famosi se riuscivamo, volevamo che mandassero le nostre canzoni in radio, volevamo fare video, volevamo fare tutto ciò. Ma il nostro unico vero obiettivo era scrivere buone canzoni, essere una buona band e, se la gente viene ai concerti, figo, se la gente compra gli album, bene. Vogliamo soltanto continuare a scrivere canzoni che ci permettano di stare in giro ancora un po’”.

Tom: “Tutti ci chiedono sempre se abbiamo una filosofia, quale significato ha la nostra band. Cerchiamo semplicemente di divertirci, facendoci ridere l’un l’altro e facendo ridere i ragazzi. Non abbiamo un messaggio più grande di questo”.

Travis: “Sono contento di come procedano le cose nella band. Mi piace il fatto che la band stia sperimentando di più a livello musicale, arrivando ad un punto più avanzato di dove era qualche anno fa.

Voglio vedere la band crescere in questa direzione. Mi piace”.

Oltre la band, tutti e tre i membri della band hanno case, cani e cari, non necessariamente in quest’ordine.

Il successo ha permesso loro di espandersi in altre aree.

Mark e Tom hanno lanciato un’azienda su Internet, di nome Loserkids, che vende cose da surf, skate e snowboard, così come musica. L’idea era di rendere queste cose accessibili ai ragazzi che non hanno il lusso di vivere in zone come la California Meridionale, dove negozi fighi si trovano quasi in ogni angolo.

Anche Travis si è lanciato nel mondo della vendita al dettaglio, aprendo un negozio a Riverside, in California, chiamato Famous Stars And Straps. Il negozio è specializzato in cinture e fibbie modificate, ma vende una vasta gamma di altra merce figa, dall’abbigliamento ai poster di Marilyn Monroe.

Sfortunatamente, la vetrina è stata chiusa dalla città, ma FSAS è lungi dall’esser finito. I prodotti FSAS sono venduti da altri negozi e si possono acquistare direttamente dal sito della Famous Stars And Straps.

Travis: “La Famous Stars And Straps è la mia piccola azienda. È quasi come la band, in un certo senso. Sai, la vedo crescere sin da piccola e so che è il mio lavoro a farla crescere”.

Oltre a dirigere la FSAS, Travis offre anche lezioni di batteria e presto aggiungerà appuntamenti per suonare al Guitar Center alla sua lista delle attività.

Travis: “Do lezioni di batteria per divertimento. In realtà, mi faccio pagare meno della maggior parte degli insegnanti, ma è divertente”.

Nel 1998, Mark tentò di diventare un manager musicale, occupandosi della nuova band Fenix TX. Quando la carriera della sua band decollò, si limitò ad una posizione di co-manager, dividendosi le responsabilità con il manager dei blink-182, Rick DeVoe. Come se non bastasse, i blink-182 sono famosi anche per aver fatto un paio di apparizioni sul grande schermo.

Tutti e tre i membri della band sono apparsi nel celebre film del 1999 American Pie. Da lì, Mark e Tom hanno fatto altre comparse. Tom ha avuto un piccolo ruolo in Idle Hands, dove interpretava un addetto ad un fast-food e non in modo troppo convincente.

Mark: “Tom merita sicuramente un Oscar per il suo lavoro in Idle Hands. Io modo in cui annuisce e dice ‘Va bene’ – Mi ha convinto! È stato puro genio”.

In seguito, Mark e Tom hanno fatto insieme un’apparizione nel film della CBS “Shake, Rattle, and Roll” nel ruolo dei musicisti surf Jan e Dean, oltre a registrare una versione della hit del duo, “Deadman’s Curve” per la colonna sonora del film.

Infine, Mark e Tom vorrebbero essere coinvolti maggiormente nell’industria musicale. I due hanno lavorato di tanto in tanto su una sceneggiatura per un film, il cui titolo dovrebbe essere “Burloni”, in cui due amici cercano di superarsi a vicenda nel farsi scherzi. È una storia familiare per i due cari amici. Un altro film, un piccolo progetto del regista dei video dei blink-182 Marcos Siega, con protagonisti i due frontmen dei blink182, è momentaneamente in sospeso a causa di obblighi tempistici. Ma tutte le parti sono d’accordo sul voler vedere il progetto realizzarsi.

Nel frattempo, Mark, Tom e Travis si stanno godendo i risultati di anni di duro lavoro e di sogni. La band ha in serbo un nuovo album che verrà pubblicato nell’estate del 2001. Nuovamente, i blink-182 spazzano via ogni pressione nel produrre un seguito. Invece, si concentrano sull’essere i migliori possibili, componendo nuove canzoni con le chitarre acustiche, finché chi sta loro intorno non è stufo, chiamandosi l’un l’altro per proporre nuovi divertenti titoli per l’album ed essendo semplicemente lo stesso gruppo di stupidi sfigati che sono sempre stati. I blink-182 sono sempre stati spontanei; non pensano davvero alle cose.

Tom: “Voglio soltanto vedere un UFO, davvero”.