Ka’a Pûera | 60. Exposição Internacional de Arte – La Biennale di Venezia

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WE ARE WALKING BIRDS

SIAMO UCCELLI CHE CAMMINANO

KA’A PÛERA

BRAZILIAN PARTICIPATION AT THE PARTECIPAZIONE BRASILIANA ALLA

60. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE – LA BIENNALE DI VENEZIA

La Biennale di Venezia is one of the most traditional institutions organizing cultural events in the world, with a century-long history of international encounters, offering a consolidated platform for the wealth and diversity of global contemporary art production. Being present at Biennale Arte 2024 not only puts Brazil once again in the midst of the most current creations and debates of our time, but also allows us to share our own national narratives and perspectives with the large audience that the event always attracts.

This year’s exhibition, entitled Ka’a Pûera: we are walking birds, is a testimony to the resistance and resilience of Brazil’s Indigenous peoples. The name of the Brazilian Pavilion in this edition, “Hãhãwpuá”, reflects the country’s understanding of itself as an Indigenous land, honoring the many nations that have inhabited this vast territory for many centuries before it was established as a State. This exhibition not only highlights the importance of preserving Indigenous cultures and traditions, but also invites us to reflect on the indispensable issues linked to them, such as environmental preservation and the strengthening of human rights.

The stories told by the artists’ work show significant pathways in the arduous process we have ahead of us. The present is experiencing a moment of convergence between the past and the future as a way of indicating possibilities for modes of existence that are more aligned with the re-establishment of relations between the individual and the collective, between communities and the nature that surrounds them, and between Brazil and Hãhãwpuá.

The prerogative of the Fundação Bienal de São Paulo to stage Brazil’s official participation at the Biennale is the fruit of a long-standing partnership with the Federal Government, in recognition of the Fundação’s work in promoting Brazilian culture abroad. Our ongoing collaboration reflects our mutual commitment to Brazilian art on a global scale, strengthening our position as leading players in the arts and promoting cultural dialogue and cooperation between nations – an imperative for building a more sustainable, diverse, and democratic future.

La Biennale di Venezia è una delle più tradizionali istituzioni che organizzano eventi culturali nel mondo, con una storia centenaria di incontri internazionali, e offre una consolidata piattaforma volta alla ricchezza e alla diversità di produzione dell’arte contemporanea globale. Essere presenti alla Biennale d’Arte 2024 non solo colloca il Brasile, ancora una volta, nel mezzo delle creazioni e dei dibattiti più attuali del nostro tempo, ma ci consente anche di condividere le nostre proprie narrazioni e prospettive nazionali con il vasto pubblico che l’evento attira da sempre.

La mostra di quest’anno, intitolata Ka’a Pûera: siamo uccelli che camminano, è la testimonianza della resistenza e resilienza dei popoli indigeni nel nostro paese. Il nome del Padiglione del Brasile, che in questa edizione verrà chiamato “Hãhãwpuá”, riflette la comprensione del paese come terra indigena, celebrando le molte nazioni che abitano questo vasto territorio sin da molti secoli, ancor prima della formazione dello Stato brasiliano. Questa mostra non solo mette in evidenza l’importanza della conservazione delle culture e delle tradizioni indigene, ma ci invita anche a riflettere sulle questioni indispensabili a essa collegate, come la conservazione della natura e il rafforzamento dei diritti umani.

Le storie raccontate attraverso il lavoro degli artisti puntano verso importanti strade nell’arduo processo che abbiamo di fronte. Il presente vive un momento di convergenza fra passato e futuro come possibili modi di esistenza più allineati con la rinegoziazione delle relazioni fra l’individuo e il collettivo, fra le comunità e la natura che le circonda, e fra Brasile e Hãhãwpuá.

La prerogativa della Fundação Bienal de São Paulo, nel realizzare la partecipazione ufficiale del Brasile alla Biennale, è frutto di una partnership di lunga data con il Governo federale brasiliano, un riconoscimento del lavoro della Fundação per la promozione culturale del nostro paese all’estero. La nostra continua collaborazione dimostra l’impegno reciproco con l’arte brasiliana a livello globale, rafforzando la nostra posizione come protagonisti nella scena artistica e promuovendo il dialogo culturale e la cooperazione fra le nazioni – un imperativo per la costruzione di un futuro più sostenibile, diversificato e democratico.

Culture and art are tools for transformation. Being inseparable, it is this aesthetic – and ethical – core of life that is uniquely capable of mobilizing hearts and minds around a national identity founded on diversity, justice, and citizenship. La Biennale di Venezia, an event with a long tradition in the art world, is the perfect stage for celebrating this identity. At this international gathering, we show our culture, our richest and most powerful assets, to our neighbors around the world, and through the dialogues established in these exchanges, we transform and are transformed.

The Ministry of Culture, like our national participation in Venice, is an achievement by the people for the people. Social and cultural development, the main objective of the Ministry of Culture, is only possible if it goes hand in hand with our multiple ethnic and historical roots. The Brazilian Pavilion, named Hãhãwpuá for this exhibition, is the home of our culture at the Biennale. There’s nothing better than being able to find within it a discussion with art about the most difficult and necessary issues of our time: marginalization, deterritorialization, and rights violations, reflecting on the resistance of indigenous peoples and their proposals for a more sustainable and civic world. Without this conversation, or without art, there is no Brazil – or future.

The Federal Government is proud of its long-standing partnership with the Fundação Bienal de São Paulo, an institution whose foundations are the promotion of culture and the democratization of art. The realization of projects such as Ka’a Pûera: we are walking birds is a way of contributing to a constant re-enchantment with our ancestry and strengthens the hope of a future that is increasingly open to everyone. May the talents present at the Hãhãwpuá Pavilion serve as inspiration for the transformation we dream of!

La cultura e l’arte sono strumenti di trasformazione. Inseparabili, compongono il nucleo estetico – ed etico – della vita, l’unico in grado di mobilitare cuori e menti intorno a un’identità nazionale fondata sulla diversità, sulla giustizia e sulla cittadinanza. La Biennale di Venezia, evento di grande tradizione nel mondo dell’arte, è il palcoscenico perfetto per la celebrazione di tale identità. In questo incontro internazionale, mostriamo ai nostri vicini di mondo la nostra cultura, ciò che abbiamo di più ricco e potente; e attraverso dialoghi stabiliti da questo scambio, trasformiamo e veniamo trasformati.

Il Ministero della Cultura brasiliano, così come la partecipazione nazionale a Venezia, rappresenta una delle conquiste del popolo per il popolo. Lo sviluppo sociale e culturale, il più grande obiettivo di questo dicastero, è possibile solo se in sinergia con le nostre molteplici radici etniche e storiche. Il Padiglione del Brasile, ribattezzato Padiglione Hãhãwpuá in occasione dell’esposizione, è la casa della nostra cultura presso la Biennale. Nulla è più significativo del poter ospitare, al proprio interno, dibattiti sui temi più difficili e necessari dei nostri tempi attraverso l’arte, come la marginalizzazione, la deterritorializzazione e la violazione dei diritti, promuovendo infine una riflessione sulla resistenza dei popoli indigeni e sulle proposte per un mondo più sostenibile e democratico. Per di più, senza questo dialogo, o senza l’arte, non c’è né Brasile né futuro.

Il Governo federale è fiero della sua partnership di lunga data con la Fundação Bienal de São Paulo, istituzione che si fonda sulla promozione della cultura e sulla democratizzazione dell’arte. La realizzazione di progetti come Ka’a Pûera: siamo uccelli che camminano è uno dei modi per contribuire al costante reincanto nei confronti della nostra ancestralità, oltre a rafforzare la speranza di un futuro sempre più aperto a tutte e a tutti. L’auspicio è che i talenti presenti nel Padiglione Hãhãwpuá fungano da ispirazione per le trasformazioni che tanto sogniamo!

In ancient Tupi, the Tupinambá language, Ka’a Pûera –or capoeira – are places used for planting crops. After the harvest, these spaces are left to rest, thus creating a place with lower vegetation, a regenerated forest. At first glance, this space may seem infertile and inhospitable, but it is in the capoeira that there is also a great variety of medicinal plants. Where there is apparently no life, there is the possibility of resurgence: with the soil recovering, it can soon become new plots for the community’s livelihood or a new forest.

Capoeira is also a small bird that flocks together in dense forests, with brown, orange, and gray feathers that provide camouflage on the forest floor. These are survival strategies against predators to defend their territories – and they are similar to the struggle of the Indigenous peoples, who are like Ka’a Pûera, birds that walk in forests that resurface.

The Hãhãwpuá Pavilion tells a story of Indigenous resistance in Brazil, of adaptations in the face of climate emergencies and of the body present in the retaking of the land. Hãhãwpuá is what the Pataxó call this great territory that was given the name Brazil, and which before the arrival of the colonizers was called by so many other names. It is important to recognize Brazil as Indigenous land and that the more than three hundred nations that live in this land continue their struggles today in defense of their memories and traditional knowledge. This resistance of Indigenous peoples as humans-birds-memory-nature is for us to remember those who are on the margins, dispossessed, invisibilized, imprisoned, and whose rights have been violated, because even in apparently infertile soil, there is always the possibility of resurgence and resistance.

Arissana Pataxó, Denilson Baniwa, Gustavo Caboco Wapichana Curators

From the territories of Serra do Padeiro and the Caramuru Paraguaçu Indigenous Land, in the state of Bahia, and Terra Nova, in the state of Alagoas, the artists in the exhibition convey a struggle for historical demands.

In lingua tupi antica, l’idioma dei tupinambá, Ka’a Pûera –o capoeira – sono luoghi di coltivazione. Dopo la raccolta, questi spazi riposano e lì sorge un campo dalla vegetazione bassa, rigenerata. Ad un primo sguardo, questo spazio può sembrare infertile e inospitale, però è proprio nella capoeira dove si trova anche una grande varietà di piante medicinali. Laddove, apparentemente, non c’è vita, c’è invece la possibilità di rinascita: con la rigenerazione del terreno, presto potrà esserci una nuova roça volta al mantenimento della comunità o una nuova foresta.

Capoeira è anche un piccolo uccello che cammina in branco all’interno delle foreste dense, ha zampette marroni, arancioni e grigie e si camuffa tra la vegetazione della foresta. Queste sono le strategie di sopravvivenza di fronte ai predatori nel difendere il proprio territorio – si somigliano, infatti, alla lotta dei popoli indigeni, che sono come i Ka’a Pûera, uccelli che camminano fra le foreste che risorgono.

Il Padiglione Hãhãwpuá narra la storia della resistenza indigena in Brasile, degli adattamenti di fronte alle emergenze climatiche e del corpo presente nelle riappropriazioni delle terre. Hãhãwpuá è come i Pataxó chiamano questo grande territorio che ha ricevuto il nome di Brasile, ma che prima dell’arrivo dei colonizzatori ne ebbe tanti altri. È importante riconoscere il Brasile come terra indigena e che le più di trecento nazioni che vivono in questa terra danno seguito alle lotte fino ai nostri giorni, in difesa delle loro memorie e saperi tradizionali. Questa resistenza dei popoli indigeni in quanto umani-uccellimemoria-natura è volta al ricordo di coloro che sono ai margini, deterritorializzati, invisibilizzati, incarcerati, violati, perché persino in un suolo apparentemente infertile, ci sarà sempre la possibilità di risorgere e di resistere.

Arissana Pataxó, Denilson Baniwa, Gustavo Caboco Wapichana Curatori

Dai territori di Serra do Padeiro e della Terra indigena Caramuru Paraguaçu, nello Stato di Bahia, e di Terra Nova, nello Stato di Alagoas, gli artisti della mostra raccontano una lotta di rivendicazioni storiche.

“There is a community that establishes itself around the making of the mantle, which reassembles the parts of the broken pot. It’s the village children who rediscover how to extract honey and beeswax from the forest in order to wax the thread. It’s the return of the birds in the woods and the possibility of catching them, naming them, and removing their feathers when they’re ready. It’s the knowledge of the elders, the grandmothers, the godmothers, the wise men that is once again heard, observed, and put into practice.”

glicéria tupinambá

“The earth represents the mother of humanity, the same that generates life and that will one day take us back, and again transform our energy into food for other beings. This is the magic of balance that allows all species to exist. Taking care of this planet, interacting respectfully with other living beings, is the only way to become civilized.”

olinda tupinambá

“[...] a field of conflict, of tension in the struggle to be alive, evoking relationships and reflections on the genocidal and ethnocidal processes that have been ongoing and renewed for 524 years. However, Cardume is above all about our originary strength, our existence and our resistance to the violence we suffer.”

ziel karapotó

“C’è una comunità che si raduna intorno alla creazione del mantello, che mette insieme di nuovo i frammenti del vaso rotto. Sono i ragazzi del villaggio che riscoprono come estrarre il miele e la cera dalle api nella foresta per poter lucidare il filo. È il ritorno degli uccelli nei boschi e la possibilità di catturarli, di dar loro un nome e di spennarli quando le penne sono mature. Sono i saperi degli anziani, delle nonne, delle madrine, dei saggi che tornano ad essere ascoltati, osservati e trasformati in opere d’arte.”

glicéria tupinambá

“La terra rappresenta la madre dell’umanità, colei che genera la vita e che un giorno se la riprenderà indietro, trasformando di nuovo la nostra energia in cibo per gli altri esseri. Questa è la magia dell’equilibrio che consente l’esistenza delle specie. Prendersi cura di questo pianeta, interagire con rispetto nei confronti degli altri esseri viventi è uno dei modi che ci permettono di diventare realmente civilizzati.”

olinda tupinambá

“[...] un campo di conflitti, di tensioni di lotta per rimanere in vita evocando relazioni e riflessioni sui processi genocidi ed etnocidi che si perdurano e si ripropongono da 524 anni. Tuttavia, l’opera Cardume è, oltretutto, sulla forza originaria, sulla nostra esistenza e resistenza di fronte alle violenze che subiamo.”

ziel karapotó

For more content on the Hãhãwpuá Pavilion, visit: kaapuera.bienal.org.br

Per altri contenuti sul Padiglione Hãhãwpuá visita il sito: kaapuera.bienal.org.br

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Glicéria Tupinambá

Glicéria Tupinambá

Olinda Tupinambá Ziel Karapotó

HÃHÃWPUÁ

Exhibition credits [Realizzazione]

Commissioner [Commissaria]

Andrea Pinheiro

president [presidente] Fundação Bienal de São Paulo

Curators [Curatori]

Arissana Pataxó, Denilson Baniwa, Gustavo Caboco Wapichana

Participants [Partecipano]

Glicéria Tupinambá, with the Tupinambá Community of [con la Comunità Tupinambá di] Serra do Padeiro and [e] Olivença, Olinda Tupinambá, Ziel Karapotó

Fundação Bienal de São Paulo

Antonio Thomaz Lessa Garcia chief operating officer [soprintendente esecutivo]

Felipe Isola, Joaquim Millan chief projects officers [soprintendenti progetti]

Caroline Carrion chief communications officer [soprintendente comunicazione]

Irina Cypel

institutional relations and partnerships manager [manager delle relazioni istituzionali e dei partenariati]

The Ministry of Culture, the Ministry of Foreign Affairs, Fundação Bienal de São Paulo and Itaú present Ministero della Cultura, Ministero Degli Affari Esteri, Fundação Bienal de São Paulo e Itaú presentano

MASTER SPONSORSHIP [SPONSORIZZAZIONE MASTER]

SPONSORSHIP [SPONSORIZZAZIONE]

OFFICIAL AGENCY [AGENZIA UFFICIALE]

SUPPORT [SUPPORTO]

CULTURAL PARTNERSHIP [PARTNERSHIP CULTURALE]

REALIZATION [REALIZZAZIONE]

BRAZILIAN PARTICIPATION AT THE BENICE BIENNALE [PARTECIPAZIONE BRASILIANE A LLA BIENNALE DI VENEZIA]

REALIZATION [REALIZZAZIONE]

AND VERY WISE WOMEN WHO HAVE GREAT KNOWLEDGE. I HAVE THIS FEMININE ENERGY FROM THAT PLACE, FROM MAKING.

Excerpt from the text “O manto é feminino” [The Mantle Is Feminine], written by Glicéria Tupinambá and published in the catalogue Kwá yapé turusú yuriri assojaba tupinambá, 2021. Tratto dal testo “O manto é feminino” [Il mantello è femminile], scritto da Glicéria Tupinambá e pubblicato nel catalogo della mostra Kwá yapé turusú yuriri assojaba tupinambá, 2021.
ALL’INTERNO DEL VILLAGGIO. ENTIVO
I FELT A VERY STRONG PRESENCE OF WOMEN, A FEMALE PRESENCE, OF AN ELDER, WITHIN THE VILLAGE. I FELT THAT THE MANTLES WERE MADE BY WOMEN. SENTIVO UNA PRESENZA MOLTO FORTE DI DONNE, UNA PRESENZA FEMMINILE, DI UN’ANZIANA
CHE I MANTELLI ERANO STATI FATTI DA DONNE. E DA DONNE MOLTO SAGGE CHE DETENGONO UNA VASTA CONOSCENZA. QUESTA ENERGIA FEMMINILE, IO L’HO PRESA DA QUEL LUOGO, DAL FARE.

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