IL BIELLESE CHE NON TI ASPETTI - 2022

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IL BIELLESE CHE NON TI ASPETTI

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EDITORIALE

IL BIELLESE CHE NON TI ASPETTI

Un anno fa, era il mese di dicembre 2021, il nostro Amministratore Delegato Alessio Laurenzano, il Direttore Marketing Giorgio Iegiani e il Direttore Commerciale Riccardo Galione, nell’affidarmi il ruolo di Coordinatore Editoriale di Eco, mi lanciarono una provocazione: perché non realizziamo un contenitore che, oltre a coinvolgere i lettori, possa avvicinare un gruppo di persone che siano «Amici» di Eco di Biella?». Quella provocazione, alcuni mesi dopo è diventata realtà. Così è nato BIellese (Green), l’inserto che tutti i lunedì abbiamo pubblicato su Eco. Ma, si sa, l’appetito vien mangiando e così ci siamo chiesti: Biella e il Biellese si possono definire sostenibili?

Una città e un territorio si possono definire sostenibili se ai propri cittadini garantiscono il diritto alla mobilità, l’integrazione tra le varie tecnologie, la connettività personale e gli spazi dedicati al verde urbano. Ma se il territorio non è «sostenibile», occorre innescare un cambiamento partendo da idee semplici ed efficaci. Ed è per questo che il volume che oggi vi accingete a sfogliare, cerca, senza presunzione e preconcetti, di fotografare il Biellese nei diversi settori, sperando di offrire qualche soluzione per trasformare il territorio nel Biellese del futuro. Come?

Prima di tutto cambiando i nostri Stili di Vita con maggiore attenzione e responsabilità. Questo è l’obiettivo di BIellese (Green). Per meglio comprendere che cosa si intende per sviluppo sostenibile, ci riallacciamo alla definizione fornita nel 1987 da Gro Harlem Brundtland, allora presidente della Commissione mondiale su Ambiente e sviluppo, nel suo rapporto Our Common

Future (noto come Rapporto Brundtland): «Lo sviluppo che è in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri». Quale sarà la nostra eredità alle generazioni future?

Le risposte arrivano ogni volta che vediamo lo scioglimento dei ghiacciai e la trasformazione della flora e della fauna, ma anche se analizziamo le conseguenze economiche e sociali sulle persone più povere. Nell’egoismo si soddisfano le proprie esigenze senza pensare, però, a quelle degli altri (e non solo in un’ottica futura).

Sostenibilità, infatti, significa rispetto dell’ambiente, dell’essere umano, dei modelli economici che producono una crescita, tutelando le risorse naturali.

C’è bisogno di una crescita che coinvolga tutti, senza abbassare lo sguardo. Il che, pertanto, ci porta a parlare delle tre colonne portanti dello sviluppo sostenibile: un sistema che comprenda la sostenibilità sociale: il rispetto dell’uomo; quella ambientale: la tutela delle risorse naturali; ed economica (intesa come crescita che migliori la qualità della vita nel rispetto dell’ambiente).

Cambiare i nostri stili di vita, con maggiore attenzione e responsabilità verso le risorse del pianeta, rispettare gli ecosistemi, evitare gli sprechi, essere anche sensibili e attivi nei confronti dell’altro, centellinare le risorse e scommettere sull’energia green e il nostro futuro, è quello che serve.

Il nostro invito, quindi, è molto semplice: sfogliate questo volume e chiedetevi se siete soddisfatti del territorio in cui vivete.

2 Coordinatore Editoriale EcodiBiella

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UN

VIAGGIO CHE PUÒ ESSERE BELLISSIMO

L’

abusata citazione secondo la quale la felicità non sta nella meta, ma nel viaggio intrapreso per raggiungerla, trova una sua bellissima espressione in questo libro che il nostro bravo Michele Porta ha realizzato avvalendosi del contributo di personalità e professionisti di altissimo livello. Prima di scrivere questo articolo mi sono letto d’un fiato il regalo che ci ha fatto il professor Andrea Rolando: una pragmatica lettera d’amore alla terra dove è nato.

Forse solo (o soprattutto) chi per i casi della vita, il lavoro o gli affetti ha dovuto lasciare il Biellese può capirne fino in fondo il suo valore, le sue potenzialità.

Io stesso triangolo per lavoro un migliaio di chilometri alla settimana, ma quando torno a Biella, in quelle mattinate terse dove le montagne, verdi o imbiancate, d’estate o d’inverno, si stagliano davanti a me, resto senza fiato. E mi succede sempre, da oltre vent’anni.

Da decenni e tuttora vediamo nell’isolamento del Biellese, nella sua distanza dai caselli autostradali (che sono poi venti minuti di macchina) l’origine di tutti i mali, senza capire che il «problema», in un contesto economico e industriale in fase recessiva, ma non irreversibile, si poteva risolvere migliorando le attuali vie di comunicazione, rendendole suggestive e appetibili. Oltre che simbolo di sostenibilità, apripista di una sensibilità che sta rapidamente evolvendo nel nostro quotidiano, nei nostri stili di vita, nelle abitudini sociali e alimentari. Trovate un altro territorio che possa vantare, a mezz’ora dal centro città piste da sci, laghi, parchi fluviali, sei campi da golf, due palazzetti dello sport, piscine olimpioniche e duecento chilometri di ippovie e mi fermo qui.

Molti dei contributi che arricchiscono il lavoro di Michele Porta vanno in questa direzione, farci scoprire le tappe di un viaggio che può essere bellissimo.

Buona lettura.

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Fotoarchivio Biellaturismo

PREFAZIONE

IL BIELLESE CHE NON TI ASPETTI

La crisi della carta stampata e la nascita di nuove forme di comunicazione non hanno scalfito l’interesse dei biellesi per i fatti che li riguardano più da vicino. Attraverso una ramificata e capillare diffusione delle notizie i giornali locali ci aiutano a conoscere meglio la nostra realtà, a riconoscerci come comunità e a collocarci nel mondo con la nostra identità. Per chi vive altrove, in Italia o all’estero, rappresentano un legame indissolubile con la propria terra. Il territorio vanta in materia un’antica e corposa tradizione. Le differenti culture: laica, socialista, cattolica, hanno sempre trovato ospitalità sui giornali del comprensorio. Un’offerta plurale, difficilmente riscontrabile in Piemonte se non, addirittura, in Italia. In questo contesto si colloca BIellese (Green), l’inserto del Lunedì di Eco di Biella Nato per mettere in evidenza i problemi della quotidianità, li analizza attraverso i dati statistici, talvolta impietosi, avvalendosi del contributo di eminenti personalità del mondo della cultura, del giornalismo, dell’economia e delle professioni per approfondirli senza preconcetti ideologici. Con la pretesa di offrire delle soluzioni. La disaffezione dei cittadini per la cosa pubblica e la severità con la quale viene giudicata la classe dirigente, politica e non solo, ha convinto i promotori dell’iniziativa - ai quali va riconosciuta l’originalità della proposta e una grafica accattivante - ad approfondire le principali tematiche di attualità: l’ambiente, il lavoro, i giovani, la scuola, la cultura in tutte le sue accezioni. I primi 19 numeri dell’inserto sono stati raccolti in volume. Il confronto con gli altri capoluoghi di provincia ci vede penalizzati in molti settori. La denatalità, l’invecchiamento della popolazione e la «fuga» dei giovani alla ricerca di condizioni migliori per il loro futuro ci impoveriscono. Un fenomeno che viene da lontano e che, fino ad oggi, non ha trovato soluzioni soddisfacenti. I tentativi per arrestare il declino, infatti, raramente ottengono i risultati sperati. Green ha una connotazione positiva e viene utilizzato per qualificare prodotti, approcci e stili di vita sostenibili. Tradotto dall’inglese significa verde, tradizionalmente il colore della speranza. Uno stato d’animo da condividere con i lettori. Ai quali offrire, con dati difficilmente confutabili, argomenti di riflessione. Per aggiornare le proprie conoscenze, modificare i propri comportamenti e, per chi governa, acquisire nuovi strumenti per rispondere concretamente alle esigenze della collettività.

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MARZIANO MAGLIOLA
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Fotoarchivio Biellaturismo

LA RUBRICA

IL PAESE CHE VORREI

Non voglio scomodare Sigmund Freud, il fondatore della psicanalisi, ma la definizione di sogno - « Il sogno è il tentato appagamento di un desiderio» -, attribuita al medico di Freiberg/Příbor (Repubblica Ceca) la trovo pertinente con il nome della rubrica. « Il Paese che vorrei». Per trasformare i sogni, e i desideri, in realtà. Cose concrete. Le aspettative dell’uomo della strada che negli ultimi decenni ha assistito ai profondi cambiamenti del tessuto economico e sociale del territorio, al ridimensionamento dell’industria tessile, all’invecchiamento della popolazione e al proliferare di capannoni vuoti. Chi scrive, ricorda con orgoglio il suo impegno a favore della comunità. Le decisioni che vengono prese a Palazzo Oropa mi coinvolgono ancora oggi emotivamente. Come « ex» e come cittadino. Mi riportano indietro nel tempo. Riaffiorano i ricordi. Momenti entusiasmanti, interminabili dibattiti, traguardi faticosamente raggiunti e progetti mai realizzati. Le delusioni agitavano il riposo notturno. I successi lo rendevano più sereno. E’ uno stato d’animo, ne sono certo, condiviso da tutti coloro che sono chiamati a governare, e a maggior ragione si trasforma in incubo quando i problemi appaiono insormontabili o di difficile risoluzione. Le idee e le proposte di chi i fatti li giudica dall’esterno non devono ridursi a sterili e inconcludenti polemiche. I «discorsi da bar» iniziano e finiscono davanti ad una tazzina di caffè, Pensare al bene collettivo significa superare le differenze, avere idee, offrire un contributo per realizzarle, essere propositivi. Con questo spirito dobbiamo segnalare le manchevolezze, che non sono poche, e a consigliare le soluzioni. A stimolare il dibattito su temi che dovrebbero coinvolgere tutti, accantonando le appartenenze. Attingendo alle personali esperienze e, perché no, alle esperienze mutuate da altre realtà. Copiare non è una diminutio, piuttosto la volontà di arricchirsi, adottando modelli già sperimentati altrove con successo. In Italia e all’estero. In fondo, è banale ricordarlo, tutto il mondo è paese. I problemi del traffico, dei trasporti pubblici mal funzionanti, dei centri storici che degradano, della carenza di parcheggi, delle insufficienze nella sanità sono mali comuni, non per questo dobbiamo rinunciare ad ispirarci a chi li ha in parte già risolti. Per quanto ci riguarda, la nostra spina nel fianco è la perdita costante di popolazione. Con le inevitabili conseguenze: la crisi del commercio, la mancanza di prospettive per i giovani, il basso costo degli alloggi.

«I sogni son desideri». Ve la ricordate? La cantava Cenerentola nel celeberrimo film della Disney: l’aveva già anticipata Freud.

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MAGLIOLA
MARZIANO

IL BIELLESE CHE NON TI ASPETTI

CLASSIFICA SETTORE PER SETTORE

La provincia di Biella in classifica rispetto alle 107 province italiane e agli 8 capoluoghi piemontesi

INTRODUZIONE

GUARDANDO IL BIELLESE, TRA TORINO E MILANO di Andrea Rolando

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DEBITO PUBBLICO

I Comuni sostengono la crescita facendo ricorso al debito buono

02 DISTRETTI URBANI del COMMERCIO

Si compra sempre più locale ma «pochi» i sostegni al commercio

03 ECOSISTEMA URBANO

Per Legambiente e Ambiente Italia Biella è 34a in Italia e terza in Piemonte

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INDICE DI SPORTIVITÀ

Tra le città più sportive d’Italia, Biella è 56a e recupera quindici posizioni

05 SALUTE

Il Biellese 80° in Italia e 102° per tumori

06 INDICE CLIMATICO...

Com’è cambiato il clima nel Biellese e in Piemonte negli ultimi sessant’anni

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... e il CLIMA

Corsa contro il tempo: si va di male in peggio

08 ENERGIA

Trama di una crisi annunciata: Lockdown energetico, la tempesta perfetta

09 LAVORO & DEMOGRAFIA

Senza lavoro anche gli stranieri fuggono

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Pag. 18

Pag. 28

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Pag. 50

Pag. 64

Pag. 76

Pag. 86

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INDICE DEI CONTENUTI

Very Important People - UIB

Un ruolo forte per cambiare il Biellese

QUALITÀ DELLA VITA

Pag. 118

Siamo anziani, benestanti e poco «smart» per tecnologie e cultura

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DEMOGRAFIA DI UN TERRITORIO

I tre target generazionali: bambini, giovani e anziani

BAMBINI DA 0 A 14 ANNI

Il Biellese è il miglior luogo dove far vivere i bambini

Pag. 145

Pag. 140 12

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GENERAZIONE «Y»

Millennials. I giovani tra i 18 e 35 anni assumano un ruolo di primo piano

Pag. 126 14

OVER 65

Chiamateli «Longennials», sono l’oro del Biellese

Pag. 168

Pag. 150 15

MERITOCRAZIA

Solo il merito potrà salvarci dalla mediocrità Pag. 182

QUALITÀ DELLA VITA DONNE

Biella sempre più «rosa», capaci, tenaci e carismatche: le donne biellesi sono al top in Piemonte

Pag. 194

CULTURA & TEMPO LIBERO

Il Biellese per spesa nei comuni per la cultura è la «Cenerentola» del Paese

Pag. 210 18

TURISMO & RICETTIVITÀ

Il turismo Biellese tra dubbi incertezze e tante speranze Pag. 232

IN POCHE PAROLE

di Marziano Magliola Pag. 252

Partner e sostenitori Pag. 254

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LA PROVINCIA DI BIELLA PER SETTORE

BIELLA IN ITALIA SU 107 PROVINCE E IN PIEMONTE SU 8 CAPOLUOGHI

ECOSISTEMA URBANO

Per Legaambiente e Ambiente Italia in base a 5 macroaree: aria, acqua, rifiuti, mobilità e ambiente

DISTRETTI del COMMERCIO

A sostegno delle attività commerciali locali e la spesa sostenuta dai comuni. Indagine Nielsen

INDICE DI SPORTIVITÀ

Per IlSole24Ore, in base alle 4 macroaree: struttura sportiva, sport e società, sport di squadra e sport individuali

INDICE DELLA SALUTE

Per IlSole24Ore, in base a 12 indicatori: dal tasso di mortalità alla morte per tumori e infarti dai pediatri alla ricettività ospedaliera

INDICE CLIMATICO...

Per IlSole24Ore, in base a 10 indicatori: dalle ore di sole alla piovosità, dagli eventi estremi ai giorni freddi

...e CLIMA

Per Legambiente e osservatorio cittàclima: dal solare pubblico, all’efficienza della depurazione fino al valore di ozono Su 12 settori presi in esame, il Biellese è per 8 volte in classifica sopra le 54 province tra le 107 in Italia e per 3 volte nelle prime 50 posizioni

10 4a SPESA FAMIGLIE 100a SPESA SOCIALE
classifica
MIGLIOR risultato in ITALIA PEGGIOR risulato in ITALIA
POSIZIONE in
GENERALE
56a 7a TURISMO E NATURA 107a SQUADRE TERRITORIO
80a 3a SPERANZA DI VITA 102a MORTALITÀ TUMORI
6a in PIEMONTE 7a in PIEMONTE su 107 province su 8 capoluoghi su 107 province su 8 capoluoghi 79a 12a ONDATE DI CALORE 102a PIOGGE, SOLE Eventi estremi
2a
PIEMONTE su 107 province su 8 capoluoghi 12a SOLARE PUBBLICO 74a EFFICIENZA DEPURAZIONE
in
... 34a 30a ALBERI PUBBLICI 65a VERDE URBANO
3a in PIEMONTE su 107 province 100a su 107 province

ALLE

QUALITÀ DELLA VITA...

Per IlSole24Ore, in base a 90 indicatori divisi per 5 macroaree: ricchezza e consumi, affari e lavoro, demografia società e cultura

QUALITÀ DELLA VITA DONNE

IlSole24Ore, in base a 12 indicatori che vanno dal tasso di occupazione alle violenze sessuali fino alle imprese femminili

CULTURA E TEMPO LIBERO

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59a 5a RICCHEZZA E CONSUMI 88a Demografia e SOCIETÀ
RISPETTO
107 PROVINCE ITALIANE
6a in PIEMONTE su 107 province su 8 capoluoghi 13a 5a SCUOLE con MENSA 106a PRESENZA PEDIATRI ...BAMBINI da 0 a 14 anni su 107 province 72a 38a LAUREATI e LAVORO 102a RUOLI COMUNALI ...GIOVANI DA 18 A 35 ANNI su 107 province 98a 17a Biblioteche 106a Dipendenza ANZIANI ...OVER 65 ANNI su 107 province 23a 2a Occupazione GIOVANILE 86a IMPRESE FEMMINILI POSIZIONE in classifica GENERALE MIGLIOR risultato in ITALIA PEGGIOR risulato in ITALIA
BIELLA IN ITALIA SU 107 PROVINCE E IN PIEMONTE SU 8 CAPOLUOGHI 1a in PIEMONTE su 107 province su 8 capoluoghi 70a 6a INDICE DI LETTURA 107a Spesa Comuni CULTURA
Per
Per IlSole24Ore, in base a 6 macroaree: librerie, verde storico, patrimonio museale, offerta e spesa cultura e indice di lettura 7a in PIEMONTE su 107 province su 8 capoluoghi 1a in PIEMONTE 7a in PIEMONTE su 8 capoluoghi su 8 capoluoghi su 8 capoluoghi 7a in PIEMONTE ... tra le migliori performance per 7 volte nelle prime 10 posizioni e per 9 volte nelle ultime sette posizioni in Italia 49a 18a START UP INNOVATIVE 106a CIG AUTORIZZATE
Per IlSole24Ore, in base agli indicatori nella macroarea: affari&lavoro su 107 province POSIZIONE IN ITALIA E IN PIEMONTE
LAVORO&INVERNO DEMOGRAFICO

ANDREA ROLANDO

Laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, è professore ordinario al dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, dove insegna Analisi e Rappresentazione della città, del territorio e del Paesaggio nei corsi di laurea in Urbanistica e di Land-LandscapeHeritage. Dal 2009 tiene un corso di «Architettura e Turismo» presso il corso di laurea in «Scienze del Turismo e Comunità Locale» all’Università di Milano Bicocca.

E’ membro del Collegio del Dottorato di Ricerca in Urban Planning, Design and Policy ed è responsabile scientifico del laboratorio E-Scapes del Politecnico di Milano.

Fa parte del comitato scientifico della Fondazione BIellezza.

Gli interessi di ricerca principali riguardano i sistemi urbani complessi, tra la scala urbana e quella regionale, con un’attenzione specifica sui territori di margine e sulle relazioni tra infrastrutture e paesaggio. Lavori recenti trattano dei processi di sviluppo spaziale ed economico generati dal turismo lento nei territori UNESCO, del concetto di Smart Region e del ruolo dei servizi digitali e delle ICTs come driver di innovazione territoriale.

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di ANDREA ROLANDO

Professore ordinario Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

GUARDANDO IL BIELLESE, TRA TORINO E MILANO

Ho vissuto nel Biellese fino a 25 anni. Di questi, 5 trascorsi in buona parte a Torino per studiare, facendo esperienze di lavoro e di studio in Finlandia, Norvegia, Olanda.

In seguito il lavoro di urbanista: a Torino dove mi sono laureato in ingegneria e dove abito e a Milano, dove insegno dal 1997 al Politenico.

Da più di 25 anni attraverso la pianura quasi ogni giorno della settimana, triangolando tra Torino, Santhià, Biella, Novara e Milano…

Questa è la mia esperienza. E ho coperto queste distanze tante volte a diversa velocità: con la mente e con il corpo, in treno, in macchina. Anche a piedi e in bicicletta: si può fare, ed è un’esperienza magnifica.

Vivere e lavorare in luoghi diversi è faticoso. Di certo ho dovuto imparare a considerare in modo diverso il rapporto con il tempo e con lo spazio, ed è di questo che vorrei parlare.

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INTRODUZIONE

GUARDANDO

UN TERRITORIO IN CRISI?

IL BIELLESE, TRA TORINO E MILANO

la densità di persone, l’intensità di iniziative e la velocità possono apparire minori, ma dove proprio spazio e tempo possono acquisire un significato nuovo.

Leggendo i giornali e frequentando il Biellese, percepisco un diffuso senso di attesa, di incertezza, di insoddisfazione. Naturalmente non voglio negare le difficoltà del presente, ma penso anche che ci siano al tempo stesso numerose ragioni che consentono di guardare con fiducia verso il futuro, passando oltre le ombre e mettendo in luce ad alcune particolari risorse, che possono offrire importanti opportunità.

E’ vero che molti indicatori non sono a favore di questa lettura. Tuttavia non credo troppo alle prospettive basate su statistiche, classifiche e analisi quantitative, a parte quelle, indiscutibili, sulla demografia e sull’invecchiamento della popolazione residente, che forse è il problema più grave. Soprattutto se pensiamo a come l’esperienza del Covid o le vicende attuali della situazione internazionale abbiano generato cambiamenti dei nostri stili di vita radicali e quasi del tutto imprevisti, avvenuti tra l’altro in tempi molto rapidi.

Sono però convinto che un atteggiamento pessimista non aiuti nessuno e che, in ogni caso, il Biellese sia un territorio, come si usa dire oggi «resiliente» cioè in grado di reagire alle difficoltà, forte di un’abitudine consolidata nel sapere trasformare i luoghi in modo positivo, con la consapevolezza di chi ha saputo costruire un paesaggio stratificato, ricco e straordinario, che integra natura e artificio.

Certo, non tutte le azioni dimostrano la loro validità nel tempo. Non tutte sono durevoli, e magari ad un certo punto possono divenire non più sostenibili. E come sappiamo la sostenibilità ha a che fare con la durata, con il tempo (sustain è il pedale del pianoforte, che estende nel tempo il suono di una nota), ma anche con il sostenere, nel senso di aiutare a crescere e nutrire i luoghi e le attività del territorio. Tempo e spazio, sono le due parole chiave.

QUALI RISORSE TERRITORIALI?

Il territorio Biellese è favorito dalla sua straordinaria posizione geografica. Se lo guardiamo dal satellite, si colloca tra Torino e Milano, le due maggiori città del Nord Italia, vicino al Monte Bianco, al Cervino, al Monte Rosa, ai Laghi, al Po e alle colline del Monferrato. Un vero e proprio Central Park, perfettamente accessibile, in poco più di un’ora in treno o in automobile, anche dai principali aeroporti. Uno spazio «tra», intermedio ai due poli principali, dove

In questo contesto, il principale capitale che mi sembra possa essere messo a frutto è quello della bellezza del paesaggio e della qualità della vita. Una visione che possa apprezzare con occhi nuovi il nostro territorio, mettendo al centro la natura, dimenticando i vincoli e le ristrettezze di visione imposte dai confini amministrativi. Molti studiosi portano avanti questa posizione, e mi sembra particolarmente interessante in questo senso il concetto di bioregione sviluppato dall’economista americano Jeremy Rifkin nel suo recente lavoro «Ripensare l’esistenza su una terra che si rinaturalizza» cambiando in modo radicale l’uso che facciamo delle risorse e del rapporto dell’uomo con la terra che abita… che qualche volta, invece di appoggiarvisi con rispetto, la calpesta.

Può essere utile il punto di vista, anche se solo parzialmente esterno, di chi si occupa di questioni di sviluppo territoriale e che le studia, anche in una prospettiva storica e di confronto con altri contesti simili.

Perciò, merita in primo luogo guardare al Biellese con un po’ di orgoglio, considerando la sua posizione baricentrica, che può offrire confronto e ispirazione con le due città che gli stanno a fianco. Con Milano, imparando come ha saputo andare oltre la tradizionale immagine di città dell’industria e della finanza, per conquistare nella geografia europea e mondiale una posizione di rilievo per la qualità della vita: mettendo a fuoco l’attenzione per i temi del rapporto tra città e campagna, una politica efficace per il miglioramento degli spazi pubblici e per la mobilità e per l’accessibilità a servizi di rango internazionale. Allo stesso modo, merita guardare a Torino, per la capacità di offrire una scena culturale e artistica di grande vivacità che, anche se a volte resta nascosta, vanta comunque un ruolo di livello globale, in particolare per l’arte contemporanea, il cinema, la letteratura. Un approccio di certo più lento e meno eclatante di Milano, ma più vicino al ruolo che può effettivamente giocare il Biellese, dove ad esempio l’arte contemporanea è già ben presente nel territorio, anche se qualche volta i Biellesi stessi tendono a dimenticarlo.

E’ evidente a tutti che le due Città sono tra di loro intrecciate e che le diverse caratteristiche sono complementari. Le stesse potrebbero estendere e radicare meglio le proprie iniziative nei territori e

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riverberare ancora di più in uno spazio intermedio e baricentrico come il Biellese, che potrebbe agganciare, consolidare e forse persino rilanciare ulteriormente queste relazioni.

La seconda opportunità riguarda la qualità del paesaggio e degli spazi aperti del Biellese che tra l’altro, aumentano sempre più la loro visibilità (Oropa, l’Oasi Zegna, la Baraggia, i laghi, le colline dei vini). Ma di tutte, sono in particolare due le risorse che il Biellese potrebbe sviluppare al meglio: l’intero paesaggio del torrente Cervo, che va dal lago della Vecchia fino alla Sesia, insieme all’arco di colline e montagne, ben visibile da chiunque percorra la pianura, attraversato dalla strada panoramica che va da Andrate a Trivero.

QUALE STRATEGIA?

Di certo non è possibile risolvere una questione così complessa come lo sviluppo del Biellese in queste poche righe, e di certo non basta nemmeno essere consapevoli delle opportunità che il territorio può offrire. Occupandomi di urbanistica, quello che sembra davvero mancare è un vero e proprio Piano Strategico (come hanno fatto molti territori, i casi di Barcellona, Bilbao o di Torino sono esemplari in questo senso), cioè uno strumento, o meglio un processo sul quale basare un progetto di futuro, un’idea di città e una visione di territorio collettiva e condivisa: dalla Politica, dagli Attori del territorio, dai suoi abitanti.

Mi pare che le possibili azioni si possano articolare su due livelli: il primo di carattere più diffuso, legato alla rivitalizzazione di luoghi esistenti, partendo dal mettere in luce la grande bellezza dei molti borghi e dei paesaggi del Biellese; il secondo concentrato su un progetto strategico più ampio, che metta a frutto la grande qualità del paesaggio in senso più ampio e contemporaneo.

Un paesaggio che ha caratteristiche uniche: che si definisce «produttivo», dove il rapporto tra natura e attività dell’uomo ha, da sempre, intessuto relazioni molto strette, che hanno prodotto una bellezza particolare, che merita di essere valorizzata. Un territorio che rappresenta in modo esemplare un’intelligenza collettiva che, attraverso i secoli ha portato ad un particolare equilibrio tra «fare» e «sapere fare», tra risorse naturali e loro trasformazione, tra «terra e telai», prendendo ispirazione dal titolo del libro di Franco Ramella: un tema che oggi sembra tornare di grande attualità. Senza dimenticare la posizione strategica del Biellese, tra Ivrea e il distretto del design per la casa. Ancora una volta, tra Torino e Milano, centro mondiale del design e della

moda. Un teatro perfetto per iniziative che sappiano allora anche «fare sapere», magari portando il paesaggio delle fabbriche in una chiave che superi quella della storia e dell’archeologia, per proiettarsi in una dimensione di architettura contemporanea, anche attraverso iniziative di turismo di prossimità e della conoscenza e modalità innovative, come quelle del turismo industriale.

INFRASTRUTTURE E SERVIZI: QUALE È IL PROBLEMA?

Il tema dell’accessibilità, declinato nelle diverse componenti di mobilità, servizi e infrastrutture è cruciale.

Alcune questioni relative alla sanità, all’educazione e alla cultura potrebbero essere migliorate, ma credo che molti siano d’accordo sul fatto che il Biellese presenta una dotazione tutto sommato di ottimo livello. Certo l’intero sistema infrastrutturale, che già esiste, va gestito in modo decisamente diverso e coordinato, facendo finalmente sentire le esigenze e il peso di tutta la comunità.

Ma forse andrebbe anche portata avanti una nuova idea di accessibilità, in particolare per quei servizi che possono essere digitalizzati e per quelli cosiddetti location based, cioè specifici per un certo luogo, che devono essere resi davvero più disponibili, attraverso una decisa e diffusa digitalizzazione, per arrivare a considerare il territorio intero in chiave digitale, passando dall’idea di smart city a quella, ben più articolato, di smart region.

Di tutte le questioni di accessibilità, quella delle infrastrutture e della mobilità è da anni al centro del dibattito sullo sviluppo territoriale del Biellese.

La pandemia ha incrementato in modo diffuso le pratiche di smart working. Per molti lavoratori, sarà sempre più frequente la possibilità di organizzare il rapporto tra lavoro e tempo libero in modo nuovo (3 giorni in azienda e 4 giorni a casa?). Oggi stiamo affrontando tutti un cambio radicale negli stili di vita, anche sotto alla giusta pressione che le nuove generazioni stanno esercitando per trovare un futuro diverso. Tutti siamo così diventati più consapevoli dell’importanza della qualità dello spazio che ci sta intorno e delle opportunità di mettere al centro delle nostre esperienze ciò che ci è più prossimo, tra casa, lavoro, tempo libero e famiglia.

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GUARDANDO

IL BIELLESE, TRA TORINO E MILANO

Occorre, spostare dunque gli interessi, mettendo al centro la qualità della vita, dando importanza a criteri ecologici e di rapporto con la natura, piuttosto che quelli solamente legati alla sfera economica; riprendere una relazione con la natura che consideri come l’uomo - homo sia intimamente legato alla terra - humus

Tornando al discorso del rapporto tra tempo e spazio, in particolare per la mobilità, dobbiamo tenere presente che l’efficienza del nostro tempo non si misura solo in velocità. Merita soprattutto migliorare l’esperienza del viaggio (comodità, accessibilità a wi-fi, prenotazione di servizi accessori, informazioni sul territorio). Tra l’altro, il viaggio da Torino e da Milano a Biella - soprattutto se fatto in treno, un mezzo che genera tempo, invece di sottrarlo, come l’automobile - offre scorci paesaggistici di grandissimo fascino. Considerare le due linee ferroviarie esistenti come (anche) turistiche può diventare, da elemento di debolezza, un’opportunità, soprattutto con tempi di percorrenza comunque dell’ordine dei 60-75 minuti. Gli stessi di chi si muove tra margini e centro della città di Milano.

Allo stesso modo, forse ancor più, è fondamentale il tema dei servizi alle persone. Questi dovrebbero costituire un sistema che riconsideri, in chiave contemporanea, i numerosi nodi già presenti in modo capillare in tutto il territorio: scuola, chiesa, ufficio postale, stazione ferroviaria, edicola, farmacia. Tutti possono tornare ad essere vitali, magari adattando orari di apertura e proponendo usi differenziati: la scuola o la chiesa che aprono i loro spazi per altre attività integrate nelle ore non direttamente utili alle funzioni specifiche. La farmacia che estende i suoi servizi a quelli di telemedicina e che diventa anche un punto di consegna per ordini on line, un ristorante che vende anche prodotti locali, un’edicola che offre servizi di biblioteca o di anagrafe (come per gli Idea Stores di Londra). Oppure una chiesa, una biblioteca o un luogo d’arte non presidiato che apre le sue porte con un sistema digitale (si veda il progetto «Chiese a Porte Aperte»).

UNA NUOVA IDEA DI RESIDENZIALITÀ…

E DI TURISMO?

In generale, il tema dell’accessibilità e della disponibilità di servizi innovativi può vedere nel turismo un ruolo di catalizzatore importante, soprattutto se produce vantaggi anche per gli abitanti.

Infatti, più che di turismo, sarebbe importante parlare di nuove forme di residenzialità: che cer-

chino un migliore equilibrio tra gli abitanti effettivi e possibili nuovi abitanti che potremmo definire temporanei, nel senso che soggiornano nei territori per un tempo limitato. Un tempo che dovremmo fare in modo che diventi più distribuito, integrandosi nella vita quotidiana ed evitando situazioni critiche e disequilibri.

Il turismo è, in questo senso, una risorsa e il Biellese può diventare davvero un campo di sperimentazione innovativo, in particolare puntando ad un nuovo modello di turismo della conoscenza e di prossimità, tra casa, lavoro e tempo libero, privilegiando le pratiche outdoor, con un programma integrato e complementare alle grandi città di Torino e di Milano. Proponendo un’offerta forse meno eclatante e magari più continua, evitando i picchi dell’overtourism che sono ormai un problema in territori come le Langhe o Matera, per fare due esempi che recentemente hanno dimostrato di sapere conquistare, rapidamente, un’attrattività di gran lunga superiore alle aspettative, per non dire di luoghi, ormai di fatto quasi del tutto snaturati, come sono le Cinque Terre, Venezia e altre città d’arte, teatro di una vita quasi del tutto artificiale.

Il turismo industriale, in questo senso, è un’opportunità innovativa e preziosa. Occorre però una startegia comune, perché le numerose imprese presenti nel territorio, spesso associate a marchi di rilevanza mondiale, sappiano valorizzare ulteriormente (alcuni già lo fanno, e molto bene) l’attrattività e il fascino consolidato dagli stabilimenti storici, introducendo però nuove componenti di qualità, anche architettonica (spazi di lavoro e di ricerca, di produzione artistica, di commercio di prodotti locali), ponendosi così al pari di territori in parte simili, come il Trentino e l’Alto Adige, la Savoia o il Voralberg. Cultura del lavoro, arte, cibo, se bene integrate in una nuova visione di paesaggio produttivo, sono le parole chiave.

QUALI AZIONI CONCRETE?

All’interno di una visione di lungo termine, un’azione strategica specifica potrebbe essere quella di valorizzare una risorsa, già disponibile e che davvero costituisce davvero un unicum a livello internazionale, nel quale l’intera comunità potrebbe riconoscersi e che già ora inizia ad essere fortemente comunicata a livello nazionale: la strada panoramica, quella grande balconata alpina che va da Andrate a Trivero, passando per Oropa, Rosazza, Bielmonte. Un esempio unico di stradaparco, capace al tempo stesso di essere di montagna, ma con lunghi tratti in piano, accessibili a tutti: uno scenografico balcone lungo il quale andare e

INTRODUZIONE
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stare, muoversi e affacciarsi sulla pianura del Po, tra il Monviso, le colline del Monferrato, Torino e Milano… ma dove ci si può anche, di tanto in tanto, fermare a guardare il panorama del Monte Rosa verso il confine con la Svizzera. Dove si trovano non solo l’Oasi Zegna, ma anche altre Oasi, come quelle spirituali dei santuari (da Graglia, alla Trappa), luoghi fortemente identitari del Biellese e ideali terreni di gioco per l’escursionismo estivo ed invernale, a piedi, in bicicletta, con gli sci.

Questo progetto potrebbe tra l’altro integrarsi con il grande parco del fiume Cervo, spina dorsale del territorio, che potrebbe diventare un modello nuovo di parco: dal lago della Vecchia, fino alla confluenza nella Sesia, sono molti i luoghi di pregio, puntuali (i magnifici paesi della valle, da Rosazza a Miagliano) oppure estesi ad una dimensione più ampia: a Biella, con un nuovo parco fluviale, che consenta di percorrere le sponde del fiume anche a piedi, tra il quartiere delle Fondazioni e il complesso del Lanificio Maurizio Sella, fino al Ricetto di Candelo e alla Baraggia. Si darebbe così al Cervo il ruolo che merita, cioè quello di tenere insieme i caratteri distintivi del territorio biellese: montagna e pianura, acqua, montagna, pietra, energia, attività e paesaggi della produzione. Dai prodotti della montagna alle attività produttive della tradizione tessile e dell’innovazione, ai luoghi del cibo fino al riso delle pianure. Questo progetto di parco, tra spazio urbano, paesi e paesaggio, dovrebbe poi fare parte di una strategia più ampia, di relazione tra i fiumi e le città, che si agganci anche allo spirito di iniziative già in corso nelle aree metropolitane di Torino (Corona Verde, riserve MAB UNESCO) e a Milano (Parco Agricolo Sud, progetto ForestaMI).

Una seconda azione concreta potrebbe essere quella che porterebbe a mettere il Biellese in luce come teatro di pratiche virtuose innovative sui temi più importanti di questi anni che riguardano i cambiamenti climatici, la tutela del territorio e il consumo di suolo. Tra quelle già storicamente consolidate e considerate esemplari, come per la gestione del patrimonio forestale e per la cura del paesaggio nell’alta Valsessera, oppure per la realizzazione e di progetti innovativi nel campo della riconversione del patrimonio industriale dismesso.

In questo campo, l’idea della rinaturalizzazione della strada Trossi, restituendo il più possibile alla terra il suolo consumato per costruire capannoni che oggi in molti casi non sono più utilizzati, rammendando e ricucendo i territori circostanti: un nuovo grande viale di ingresso alla cit-

tà, verde e dove possibile alberato, che dia spazio non solo alle automobili e ai camion e che vada oltre al mero concetto di potenziamento delle corsie. Non è un progetto impossibile e farebbe di certo un effetto di immagine clamoroso, che potrebbe trasformare il Biellese in un territorio pilota, in grado di sperimentare e offrire soluzioni utili ad altri contesti, su di un tema davvero cruciale nei prossimi anni. Queste (ed altre) proposte per il territorio cominciano a fare parte di un’agenda pubblica, e alcune idee iniziano ad essere sviluppate e discusse, ad esempio nell’ambito di Fondazione BIellezza. Sono convinto che meriti continuare su questa strada, strutturando però meglio le vari iniziative in corso, attraverso un vero e proprio Piano Strategico che possa essere discusso in un’agenda pubblica, stabilendo le priorità e mettendo insieme le risorse e le energie del capitale umano, che nel biellese sono ancora molte e preziose.

In conclusione, sono convinto che il Biellese possa davvero diventare un territorio di sperimentazione sulla qualità della vita, approfittando della vicinanza e delle relazioni con Milano e Torino, città dense che potrebbero anche essere direttamente interessate a diventare parte attiva di un processo di riequilibrio territoriale più ampio, secondo il principio dei vasi comunicanti: condividendo possibili soluzioni dei problemi e facendo tesoro delle esperienze. Aprendo connessioni migliori ma anche cercando di proporre una nuova geografia, basata su nuovi stili di vita e su una diversa interpretazione del rapporto tra tempo e spazio. Applicando principi di efficienza, durata e parsimonia, che sono i pilastri della sostenibilità. Con una battuta, lo stereotipo del «biellese», si rivelerebbe più pronto per questo cambio di prospettiva urgente, rispetto ad altri territori, che dovranno affrontare le stesse sfide. La natura in questo senso è maestra, e ci insegna che l’evoluzione persegue sempre la strada dell’efficienza, dell’uso razionale delle risorse, della parsimonia, appunto.

Pochi territori esprimono in modo così evidente questo equilibrio, positivo, tra etica ed estetica. In questo senso, il «sapere fare» del Biellese, rinnovando ed estendendo l’esperienza del distretto tessile, ha davvero una tradizione, un’immagine e un potenziale di sviluppo straordinario, che merita conoscere, fare conoscere e mettere a frutto nel modo migliore.

di ANDREA ROLANDO

Professore ordinario Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano

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IL DEBITO

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19 01 PUBBLICO Dati e testi pubblicati sull’edizione nr. 3 del 23 maggio 2022 su BIellese (Green) Il debito pubblico può anche essere «buono». Un debito pubblico si definisce sostenibile se «uno Stato è in grado di far fronte alle proprie obbligazioni presenti e future senza dover richiedere assistenza finanziaria o incorrere in una situazione di default»

LA SPESA PUBBLICA

I COMUNI SOSTENGONO LA CRESCITA FACENDO RICORSO AL DEBITO

«

BUONO

»

I

l debito pubblico può anche essere «buono». Secondo una definizione del Fondo Monetario Internazionale, un debito pubblico si definisce sostenibile se «uno Stato è in grado di far fronte alle proprie obbligazioni presenti e future senza dover richiedere assistenza finanziaria o incorrere in una situazione di default». Lo dimostra la recente pandemia e la crisi energetica che ha raccontato quanto sia importante poter contare sulla possibilità di indebitarsi, in particolar modo nel settore pubblico, per affrontare crisi i cui costi sarebbero altrimenti troppo elevati per poter essere supportati da una sola generazione. Anche l’Europa delle «regole ferree» lo ha compreso in fretta e, nonostante tutte le difficoltà, ha varato rapidamente un piano straordinario di investimenti pubblici, di cui l’Italia è uno dei maggiori beneficiari, finanziandolo con l’emissione di debito comune europeo. Ad oggi (21 ottobre 2022), il patto di stabilità con i vecchi parametri su deficit e debito è ancora sospeso. Ma lo scudo anti spread, varato dalla Bce dopo che ha ridotto l’acquisto dei nostri Btp, potrà intervenire soltanto se l’Italia rispetterà i paletti del patto di stabilità e andrà avanti con le riforme del Pnrr.

A volte, però, succede che le pandemie finiscono e che i debiti rimangono. Nel 2020 il debito pubblico italiano era di circa 2.573 miliardi di euro, pari a circa il 157,5% del Pil italiano, ad oggi, il debito italiano ha superato i 2.678 miliardi di euro, attestandosi attorno al 155% del Pil contro il 100% di dieci anni fa e, se si continuerà su questa strada, alla fine il debito si gonfierà a dismisura e tutti ci perderanno. Come siamo arrivati ad un debito così alto? Il nostro paese è sempre stato «povero» e finanziariamente fragile, con la necessità di indebitarsi all’estero per sostenere la crescita.

Nel 2020 l’indebitamento netto delle Am-

20

DEBITO PUBBLICO 2020

ministrazioni Pubbliche (-158.441 milioni di euro) è stato pari al 9,6% del Pil, in aumento di circa 130,7 miliardi rispetto al 2019 (-27.779 milioni di euro, corrispondente all’1,5% del Pil).

Il saldo primario (indebitamento netto al netto della spesa per interessi) è risultato negativo e pari al -6,1%

del Pil, con un peggioramento di 7,9 punti percentuali rispetto al 2019

Per diminuirlo, ci vuole una ripresa strutturale della crescita, che la riporti in linea con quella media europea.

Per questo è molto importante l’attuazione del Pnrr e, più in generale, l’adozione di politiche di bilancio strutturalmente più orientate a favo-

rire la crescita, anche in virtù di investimenti mirati per il futuro.

Investire quindi nel debito «buono» è una strada da percorrere, ma ad una sola condizione: serve attivare mutui o prestiti nelle politiche di sviluppo sul territorio, solo se le amministrazioni locali terranno sotto controllo la spesa per il debito pubblico.

LE SPESE DEL DEBITO PUBBLICO IN PIEMONTE

QUANTO

COSTA»

AI CITTADINI BIELLESI

L’INDEBITAMENTO NEI PROPRI COMUNI

Intempo di pandemia, ci siamo dimenticati dei vincoli europei sui conti pubblici, giustamente sospesi in quest’ultimo periodo. Quando torneremo alla normalità, però, si dovrà riprendere a rispettarli in virtù del famoso «Patto di stabilità esterno».

Per adempiere all’obbligo, le pubbliche amministrazioni dovranno prevedere che i conti siano sotto controllo e con il rispetto del pareggio di bilancio, che viene calcolato come differenza tra entrate finali e spese finali, comprese le spese da accensione e rimborso prestiti.

Da alcuni anni, il concetto legato al pareggio di bilancio ha assunto rilevanza costituzionale, ma l’indebitamento per le amministrazioni pubbliche non è necessariamente un fatto negativo. Contrarre mutui o prestiti, infatti, per un ente locale può significare anche la volontà di investire su infrastrutture. I comuni possono indebitarsi solo per gli investimenti e la costruzione di rilevanti opere pubbliche, ma non per le spese

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«
[segue a pagina 22] SPESA DEL DEBITO PUBBLICO SU 8 CAPOLUOGHI
Fonte Openpolis PROVINCIA SPESA x DEBITO PUBBLICO ABITANTI SPESA PRO
Debito pubblico
Alessandria
IN PIEMONTE
CAPITE
882.523 104.183 93.980 76.211 56.281 41.181 30.709 44.324 231.373.912 1.182.270 12.176.544 1.683.972 796.760 393.011 1.600.972 4.115.468 272,8 11,6 132,1 22,6 14,2 8,5 53,1 94,2 Torino Novara
Asti Cuneo Vercelli Verbania BIELLA SPESA x DEBITO PUBBLICO SPESA PRO CAPITE Debito pubblico 294.653.725 12.529.654 16.991.256 3.911.664 1.454.553 2.245.225 1.922.700 6.925.369 338,3 120,5 181,5 51,8 25,9 48,2 62,6 158,1 ANNO 2020 ANNO 2019

LE SPESE DEL DEBITO PUBBLICO Comune per Comune nel 2020

correnti, come quelle relative al funzionamento della macchina amministrativa o all’erogazione dei servizi ordinari nei confronti della cittadinanza.

Nel 2020, nel Biellese, la spesa per il debito pubblico ammontava a circa 9milioni di euro, con una media pro capite per abitante di circa 51,0 euro, cifra in linea con la media nazionale: 51,13 euro. Il report che oggi pubblichiamo (in base ai dati del 2020 e 2019), mostra per ogni comune la spesa totale e la spesa pro capite destinata a «Debito pubblico».

Nei bilanci delle amministrazioni comunali un’intera missione di spesa è dedicata al debito, spese necessarie alla restituzione delle risorse ottenute dall’ente per finanziare gli investimenti o la realizzazione di opere pubbliche.

In altre parole, nei bilanci viene considerata una «quota rateale», quota con la quale il comune rimborsa annualmente la cifra ottenuta in prestito, maggiorata degli interessi.

Tuttavia, va anche detto che nell’intento di controllare l’indebitamento netto dei comuni, si sono nel tempo stratificati molti vincoli sull’utilizzo delle entrate e sull’entità della spesa.

Per esempio, almeno il 50 per cento delle entrate da sanzioni per violazioni del codice della strada devono essere utilizzate esclusivamente per interventi di miglioramento della sicurezza stradale, gli oneri di urbanizzazione devono finanziare interventi di riqualificazione urbanistica o nuove opere pubbliche, le entrate da ‘alienazioni’ del patrimonio devono essere destinate esclusivamente a spese

Caprile

[da pagina 21] 184 136 1.178 180 1.367 511 349 562 44.324 1.080280 1.514 890 2.745 398 478 212 3.783 187 1.180 1.511 1.556 475 344 2.894 508 1.004 3.965 776 2.129 2.036 3.775 523 1.174 3.218 1.245 220 816 880

Callabiana Camburzano Piedicavallo Sordevolo Mezzana Mortigliengo Camandona Massazza Biella Strona Valdilana Ternengo Crevacuore Bioglio Lessona Magnano Veglio Torrazzo Ponderano Villanova Biellese Zubiena Graglia Pettinengo Curino Villa del Bosco Cerrione Piatto Valle San Nicolao Occhieppo Inferiore Sostegno Pray Brusnengo Gaglianico Campiglia Cervo Benna Andorno Micca Portula Vallanzengo Castelletto Cervo Roppolo

40.591 21.838 168.897 25.691 192.321 70.885 42.322 70.671 4.115.468 92.410 938.812 22.346 112.058 64.300 189.515 26.153 29.850 11.810 202.651 10.125 59.883 78.042 76.121 22.896 16.258 139.550 23.116 42.779 176.273 33.487 89.459 87.666 162.494 21.659 47.825 123.864 46.215 7.610 28.971 30.629

218.24 154.88 150.53 144.33 143.74 143.49 137.41 134.87 94.26 90.87 89.50 82.46 78.69 72.17 71.19 69.56 62.32 56.78 53.8 53.01 52.85 52.17 51.29 50.43 49.72 49.64 48.67 47.27 46.63 44.53 44.35 44.28 44.19 42.80 42.21 41.33 40.68 36.94 36.72 35.91

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Coggiola Borriana Netro Occhieppo Superiore Mottalciata Tollegno Zumaglia Verrone Tavigliano Zimone Gifflenga Casapinta Donato Masserano Pralungo Pollone Salussola Cavaglià Viverone Miagliano Sagliano Micca Dorzano Rosazza Cossato Ronco Biellese Sandigliano Candelo Valdengo Sala Biellese Ailoche Vigliano Biellese Mongrando Muzzano Quaregna Cerreto Trivero Valle Mosso Mosso Quaregna Soprana Cerreto Castello

1.818 889 982 2.728 1.378 2.469 1.024 1.254 932 410 114 405 707 2.092 2.406 2.100 1.949 3.653 1.406 584 1.610 520 90 14.633 1.537 2.665 7.548 2.502 577 332 7.738 3.800 5955.582 3.231 1.485 1.428 690 617

57.893 29.658 31.440 84.200 41.354 74.595 29.096 35.403 26.003 10.689 2.864 10.301 18.602 50.292 59.421 48.808 42.978 75.969 27.820 9.669 25.451 8.315 1.507 198.764 18.931 33.948 68.022 20.144 4.146 1.115 24.377 4.099 N.P. N.P. N.P. N.P. N.P. N.P. N.P. N.P.

34.60 34.05 33.88 31.81 31.21 30.79 29.48 28.76 27.75 27.27 26.28 26.28 26.13 25.94 25.75 23.94 22.81 21.53 20.01 17.17 16.43 15.43 14.49 14.05 13.17 13.04 9.32 8.43 7.40 3.51 3.17 1.11 N.P. N.P. N.P. N.P. N.P. N.P. N.P. N.P.

Fonte Openpolis

di investimento. E per quanto riguarda le spese, i comuni, per esempio, non possono sostenere più del totale della spesa del personale dell’anno precedente, non possono spendere in acquisti di beni e servizi un valore superiore al valore medio del triennio precedente e dal 2018 le spese di funzionamento relative al parco immobiliare, impiego delle auto di servizio e strumentazione informatica, devono essere ridotte.

Guardando i dati tra i capoluoghi piemontesi, con 272,80 euro pro capite, Torino è la città a spendere di più per le rate annuali relative alla restituzione del debito pubblico. Biella, con 94,26 euro pro capite è il terzo capoluogo del Piemonte, dietro ad Alessandria (132,1) e Torino.

Tra i comuni Biellesi, in testa c’è Caprile con 218,24 euro pro capite per abitante. Un costo elevato per i 184 residenti. Il comune che alla voce «debito pubblico» risulta tra i migliori, è invece Vigliano Biellese La spesa pro capite per i 7mila settecento abitanti è di soli 3,17 euro. Tra i comuni con una popolazione superiore ai 3mila abitanti, Cossato (14), Candelo (9,3), Occhieppo Inferiore (46,6), Ponderano (53,8), Gaglianico (44,1), Cavaglià (21,5), Andorno Micca (41,3) e Mongrando (3,17). In Italia, se guardiamo ai cluster regionali, i comuni che elargiscono annualmente più denaro si trovano in territori a statuto speciale, e cioè nella provincia autonoma di Bolzano (170,15), in Valle D’Aosta (115,08) e Friuli Venezia Giulia (107,98). Tutte cifre abbondantemente superiori alla media nazionale, pari a 51,13 euro pro capite. 

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DEBITO
PUBBLICO 2020

DEBITO PUBBLICO 2020

COS’È IL DEBITO PUBBLICO

Perfinanziare le attività di uno stato esistono diversi metodi, ad esempio le tasse e le imposte. Quando le uscite di uno stato superano le entrate questo può ricorrere a strumenti finanziari, creando così il debito pubblico. Gli strumenti che principalmente sono utilizzati per contrarre questo debito sono i titoli di stato, ovvero delle obbligazioni che vengono emesse sul mercato dal dipartimento del tesoro. Vengono inseriti all’interno di questo indicatore anche prestiti, depositi e monete. Questi elementi rappresentano delle passività finanziarie, ovvero degli impegni di pagamento che devono essere soddisfatti alla fine di un determinato periodo di tempo.

SPESE DEBITO PUBBLICO COMUNE DI BIELLA

DEBITO PUBBLICO 2020

Pagamento delle quote interessi e delle quote capitale sui mutui e sui prestiti assunti.

Quota interessi ammortamento mutui e prestiti obbligazionari (*)

Quota capitale ammortamento mutui e prestiti obbligazionari (**)

SPESE DEBITO PUBBLICO COMUNE DI BIELLA

DEBITO PUBBLICO 2019

Pagamento delle quote interessi e delle quote capitale sui mutui e sui prestiti assunti.

Quota interessi ammortamento mutui e prestiti obbligazionari (*)

capitale ammortamento mutui e prestiti obbligazionari (**)

(*) Spese per il pagamento della quota interessi su prestiti, mutui e titoli obbligazionari. (**) Spese per il pagamento della quota capitale su prestiti, mutui e titoli obbligazionari.

Il debito pubblico non va confuso con l’indebitamento netto. Questo è infatti la differenza tra le entrate totali e le uscite totali riportate nel conto economico consolidato e si registra in un arco di tempo. Al contrario, il debito pubblico rappresenta proprio l’ammontare complessivo dei debiti contratti.

Quando viene effettuato un prestito di qualsiasi natura il debitore è obbligato alla fine del periodo a restituire la quantità inizialmente versata più un compenso maturato da quando è nato il debito fino al suo appianamento. Questo elemento si chiama interesse. Si può trovare nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione una specifica voce di uscita, chiamata appunto spesa per interessi, che riguarda queste remunerazioni nei confronti dei creditori.

I DATI

Secondo Banca d’Italia, il debito delle amministrazioni pubbliche ammonta nel 2021 a 2.678,4 miliardi di euro. Nel 2020 questo valore era pari a 2.573,5 miliardi I vari strumenti finanziari sono considerati al valore facciale, ovvero viene considerato il valore che il debitore si è impegnato a rimborsare al momento in cui il debito è stato contratto. Quindi è misurato al netto degli interessi.

L’Istat stima che la spesa per interessi fosse stata pari a 57.317 milioni di euro nel 2020 per poi aumentare nel 2021 a 62.863.

L’incidenza sul Pil risulta sempre pari al 3,5%.

Per avere un’idea più concreta della salute economica di uno stato si calcola il rapporto debito/Pil. Questo indicatore misura nell’arco di un anno l’ammontare del debito pubblico in relazione al prodotto interno lordo, che detto in maniera sintetica è l’insieme delle attività produttive di uno stato.

In Italia, questo valore risulta in crescita dal 2016 al 2020 raggiungendo il picco del 155,3%. Nel 2021 questo rapporto riporta una diminuzione di 4,5 punti percentuali.

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4.115.468 € 94,26 PROCAPITE
€ 1.166.047 € 26,71 PROCAPITE
€ 2.949.421 € 67,55 PROCAPITE
6.925.369
158,07 PROCAPITE
€ 1.416.606 € 32,33 PROCAPITE Quota
€ 5.508.763 € € 125,74 PROCAPITE
2020 2019
Fonte Istat

SCUOLA DI ECONOMIA CIVILE

PARLA BECCHETTI: «PER ESSERE FELICI OGGI BISOGNA ESSERE GENERATIVI»

Giovedì

19 maggio si è svolta a Città Studi la seconda edizione della Scuola di Economia Civile a Biella, con cinque verticali di approfondimento sugli scenari futuri con cui il Biellese dovrà confrontarsi per non perdere le sfide della transizione ecologica e antropologica post pandemia e post guerra.

Il Prof. Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica di Roma Tor Vergata, fondatore della Scuola di Economia Civile, consulente degli ultimi due Ministri dell’Ambiente, esperto di finanza etica e responsabilità sociale d’impresa, ha fatto una diagnosi dei mali che affliggono la nostra società contemporanea, dal cambiamento climatico alla crisi energetica, dall’aumento delle povertà e diseguaglianze all’invecchiamento della popolazione, fino alla crescente domanda di senso nel mondo del lavoro, che riguarda tanto l’età di mezzo, quanto le giovani generazioni. Dice il prof. Becchetti che «...gli uomini sono cercatori di senso e infatti l’idea di salute e di benessere oggi è sempre più legata al concetto di vitalità e si fonda su felicità e capacità di generare». Disponiamo ormai di una enorme quantità di dati che ci dicono che, oltre una certa misura, l’aumento del reddito e della ricchezza non fanno la nostra felicità. Questo paradosso ci spinge a chiederci chi siamo come esseri umani e qual è il segreto di una vita generativa in tutte le dimensioni della nostra esistenza (biologica, parentale, sociale, politica, economica, culturale, spirituale).

La generatività altro non è che un movimento in quattro tempi: il primo è desiderare, è il desiderio che muove il mondo, a cui segue il far nascere qualcosa, il mettere al mondo, e il prendersene cura, l’accompagnarlo, fino poi al lasciarlo andare, nelle mani

di chi potrà portarlo avanti. Più le persone sono generative più sono felici, resilienti e hanno aspettative di vivere a lungo e in buona salute, con forti risparmi in termini di spesa sanitaria pubblica.

Obiettivo dell’economia civile è infatti costruire società generative, affonda il prof. Becchetti «perché l’ultimo miglio della nostra felicità non ha a che fare con le nostre dotazioni, ma con la nostra capacità di metterci in gioco per un fine che ci appassiona, è espressività orientata ad un fine». È un modo diverso di vedere la persona, l’impresa, il mercato e la politica economica.

In un tweet è cittadinanza attiva, imprese responsabili che creano impatti socioambientali positivi, istituzioni pubbliche levatrici dell’energie della società civile: è costruire comunità. «La cittadinanza attiva è il cuore caldo della nostra democrazia» e può esprimersi in quattro grandi canali: la progettazione e programmazione partecipata, il consumo e risparmio responsabile; la gestione collettiva dei beni comuni; le comunità energetiche per produrre e consumare energia in modo sostenibile.

Chi è Leonardo Becchetti

settore; con l’attivazione del volontariato; col sostenere la longevità attiva e lottare contro la discriminazione in base all’età; con la lotta alla riduzione dei Neet e del mismatch delle competenze in ambito lavorativo. Le imprese oggi sono chiamate a ripensarsi come organizzazioni positive, capaci di creare impatto, capaci di essere luoghi creativi e cooperativi, in cui attivare competenze complementari e attivare lo scambio di doni: significa fare qualcosa di più di quello che gli altri si aspettano da noi. Lo scambio stimola gratitudine e reciprocità e richiede di investire sull’arte delle relazioni e sulla creazione di capitale sociale. I dati dimostrano che gli imprenditori che hanno più successo sono quelli che lavorano sul dono e sulla gratuità e rispondono alla domanda di senso delle loro persone.

Il Prof. Leonardo Becchetti, ordinario di Economia Politica di Roma Tor Vergata, fondatore della Scuola di Economia Civile, consulente degli ultimi due Ministri dell’Ambiente, esperto di finanza etica e responsabilità sociale d’impresa

A livello territoriale, la generatività si può misurare con la capacità di facilitare la nascita di nuove imprese, start up, brevetti; con la fertilità delle organizzazioni sociali ed enti del terzo

Come? Investendo sul welfare dei dipendenti, sulla conciliazione lavoro e famiglia, sul team working per sviluppare le soft skills, sul coinvolgimento degli stakeholder nelle politiche di responsabilità sociale d’impresa, lavorando per il benessere del territorio, della comunità, dell’ambiente. Queste imprese risultano essere più competitive delle altre, con un valore aggiunto più elevato: la coesione vale 21.000 euro di valore aggiunto per addetto.

SPUNTI DI RIFLESSIONE
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IL PAESE CHE VORREI

FUNICOLARE: ANNI, MESI E GIORNI CALCOLATI AL 23 MAGGIO

L’

ascensore inclinato - questa la denominazione esatta della (ex) funicolare - è stato inaugurato il 10 Luglio 2018. Un Venerdì. Per gli amanti della precisione: 3 anni 10 mesi e 13 giorni fa. 1413 giorni di ininterrotte polemiche. Che non hanno risparmiato vecchi e nuovi amministratori, accusati - a torto o a ragione, a seconda delle appartenenze politiche - di avere affidato i lavori alla ditta sbagliata. E di non averla portata in tribunale, per reclamarne i danni. Le lamentele permangono e sono dovute alle ripetute fermate dell’impianto. I malcapitati restano chiusi nelle vetture fino all’arrivo dei soccorritori: gli addetti alla manutenzione o i Vigili del Fuoco, sperando che li tolgano dall’incomoda posizione il più in fretta possibile. Con il nuovo impianto le corse sono state rese gratuite. Il controllo affidato alle sole telecamere. Nonostante i miglioramenti, i disagi continuano. La pulizia non è mai puntuale. Nelle stazioni abbandonano mascherine, bottiglie, fazzoletti, mozziconi, resti di cibo. Sono frequenti gli atti vandalici: mai rilevati e tanto meno sanzionati: a che cosa servono, dunque, le telecamere? Resta, imperdibile, il panorama. Nel complesso, un imbarazzante biglietto di visita per chi sale al Piazzo. Per pareggiare la tariffa del trasporto urbano fissata dalla Regione, il Comune contribuiva con 60 centesimi per il biglietto di corsa semplice (1,20 euro) e con 1,20 euro per il biglietto di andata e ritorno (1,80 euro). La spesa totale annua era di 200mila euro. Un impegno gravoso per il bilancio. Con la funicolare, venivano mediamente trasportate 16.836 persone/mese, pari a 1,57 persone a corsa (dati 2016). Erano già salite a oltre 25mila nei primi trenta giorni del nuovo impianto. Con il sistema a chiamata le vetture raramente viaggiano vuote. I dati positivi? La rivitalizzazione del borgo. Lo testimoniano l’apertura di vinerie, ristoranti, un negozio di alimentari, il raddoppio dei passeggeri. Restano da risolvere «fastidiosi» inconvenienti, dovuti allo scarso senso civico delle persone. Cosa manca per rendere più sicura, e presentabile, la «funicolare»? La presenza di un addetto, innanzitutto, per il pronto intervento, in particolare nei fine settimana. L’installazione di tornelli, per regolare l’afflusso, e l’obbligo del biglietto, ad un costo contenuto, per accedere all’impianto. Una misura necessaria per recuperare, almeno in parte, le spese di manutenzione e garantire una maggiore sicurezza. L’edificio a fianco dell’ingresso a valle, da anni lasciato in abbandono, ospitava nei primissimi impianti l’abitazione del custode. Perchè non recuperarlo, trasformadolo in uno sportello turistico?

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