Emilio Sereni. L'origine dei paesaggi della Grande Liguria. Due inediti dei primi anni Cinquanta

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A parte questi elementi di estremo frazionamento e differenziazione, sui quali dovremo tornare a proposito delle forme d’insediamento e dell’organizzazione sociale dei Liguri, un’altra influenza che la montagna induce nelle società primitive è – come pure è stato sovente rilevato dagli studiosi di geografia, umana137 – un orientamento prevalente verso la caccia e la pastorizia, nei confronti delle attività agricole, più gravemente ostacolate dal rilievo orizzontale, quando esso superi determinati limiti; e, ancora, l’obbligato orientamento verso scambi e migrazioni in senso verticale, che fin dalle epoche più remote si è espresso nelle zone alpine nelle migrazioni stagionali dei cacciatori e dei pastori. Abbiamo già rilevato, anche in questo paragrafo, alcune tracce linguistiche di questi aspetti della vita montana, assieme a quelli della sua limitatezza locale e della sua relativa arretratezza; e su tutti questi motivi, dovremo tornare, per un maggiore approfondimento, nei capitoli seguenti. Ma vogliamo rilevare ancora – prima di passare ad un esame più generale del rilievo geologico e del paesaggio della Liguria antica – un’altra importante influenza della struttura montana sulla vita regionale: quella per cui essa assicura vere e proprie “zone di rifugio” a popolazioni primitive, che la pressione o l’invasione di genti più evolute o più agguerrite costringe ad abbandonare il proprio territorio od a restringersi su di esso. Anche questo aspetto dell’influenza di una struttura montagnosa è stato sovente approfondito dagli studiosi di geografia umana; ed esso appare con un particolare rilievo nella Liguria antica, anzi nella Gallia cispadana, ove Strabone credeva addirittura di poter distinguere le popolazioni liguri dalle galliche secondo 1’habitat alpestre degli uni, contrapposto agli insediamenti in pianura degli altri138. Il criterio di Strabone era, certo, troppo semplicistico, e dovette non di rado indurlo in errori di apprezzamento etnografico, di cui talora possiamo trovar traccia nei suoi scritti; ma è fuor di dubbio che, all’ingrosso, in epoca storica, il territorio abitato dalle tribù liguri era, per una buona parte, un territorio montano di rifugio, in cui esse si erano venute ritirando e difendendo contro l’invasione celtica. Tutti i dati archeologici, storiografici, etnografici, e particolarmente quelli toponomastici, ci confermano l’intensa celtizzazione delle genti e dei territori di pianura, di contro ad una persistente liguricità delle tribù e dei territori montani; ed anche in epoca assai più tarda, ad avvenuta romanizzazione, la distribuzione topografica ed altimetrica dei prediali e dei toponimi della Tavola di Veleia ci permetterà di rilevar le tracce di questa funzione di rifugio della montagna, anche all’interno di un territorio relativamente limitato139. Solo questa funzione di rifugio 137  Blache, L’homme et la montagne, p. 171 sgg.; Brunhes, Géographie humaine, p. 180 sgg. 138  Strabone V, l, 4. 139  Cfr. De Pachtère, La Table hypothécaire de Veleia. p. 31 sg. e passim. Vedi ancora le acute considerazióni sulla montagna come territorio di rifugio nel già citato Blache, L’homme et la montagne, p. 169 sgg. 85


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