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TEQUILA, SPIRITO LIBERO
from Weekly Enjoy #006
by BFCMedia
Il distillato messicano per eccellenza è nel pieno di un momento d’oro, con qualità e ricerca a livelli mai visti.
Lontani, per fortuna, sono i tempi in cui le menti dei bevitori, quando il tequila faceva il suo ingresso nelle conversazioni, volavano a bottiglie anonime con tanto di vermetto sul fondo, o temibili “shot” con sale e limone ad accompagnare. La sorsata messicana per eccellenza (articolo rigorosamente al maschile) è oggi uno dei prodotti più ricercati e richiesti dal mercato del bar, forte del rinnovato interesse da parte di bartender e consumatori.
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Derivato della pianta d’agave (solo l’Agave Weber, dal nome del botanico tedesco Weber Franz che ne definì le potenzialità, può essere utilizzato), il tequila è protetto da una vera e propria Denominazione d’Origine dal 1977, in base alla quale la regione di Jalisco e alcune delimitazioni limitrofe sono le uniche ammesse per la produzione, date le caratteristiche del suolo locale: vulcanico, ferroso, perfetto per donare al prodotto finale le sue note tipiche di verde, spezie, dolciastro e personalità. Le enormi piante (arrivano a poco meno di due metri) vengono raccolte a mano e cotte in forni dedicati: il parente stretto del tequila, il mezcal, deriva invece da agavi cotti in fossati e poi coperti di fogliame e altro materiale, da cui il sentore fumoso inconfondibile. Segue la macina della “piña” cotta, la fermentazione del liquido che se ne ricava e infine la distillazione, prima dell’eventuale “blend” e dell’invecchiamento. A seconda del tempo di maturazione si può avere un tequila blanco, reposado o añejo.
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